17 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – leggasi “PREAMBOLO” per comprenderne il senso – 1

PREAMBOLO – nei prossimi giorni approveremo lo Statuto della nuova Associazione “IDEE IN CIRCOLO” – insieme alla CARTA D’INTENTI – da qualche tempo alcun* di noi avvertivano l’esigenza di rimettersi in moto, dal punto di vista civico, sociale, culturale politico sul nostro territorio (San Paolo di Prato) – nelle settimane scorse, anche per socializzare e condividere il mio pensiero avevo scritto alcuni post dal titolo “ASCOLTO”. In esso ho posto in evidenza la funzione precipua che vogliamo svolgere, al di là delle “ipocrisie” rituali che le compagini partitiche di tutti i colori hanno messo in pratica fino ad ora. Inoltre dobbiamo sottolineare come, in questo tempo “sospeso” pandemico e post pandemico, sia apparsa con ancor più evidenza la assurdità della chiusura delle Circoscrizioni (sappiamo che vi sono delle regole che non prevedono la loro presenza in Comuni al di sotto dei 250.000 abitanti, ma la volontà politica locale può – se non altro – chiedere delle deroghe in base a particolarità, come ad esempio la presenza di un importante Distretto industriale e quella di 124 diverse etnie che hanno scelto Prato per venirci a vivere). Il bisogno di “partecipazione” non è collegabile soltanto alla richiesta che viene esposta pubblicamente, che fino a questo momento non si rileva, ma soprattutto a quanto in questo ultimo anno e mezzo – ma già prima – è emerso come bisogno sotterraneo inespresso.

ASCOLTO

Riflessioni “quasi in diretta” – Un viatico per proseguire il cammino dopo la pandemìa

“I vecchi e i giovani”

Non credo di essere il solo ad avvertire un profondo bisogno di socialità. Questi mesi di pandemìa hanno costretto la stragrande maggioranza di noi a diradare i rapporti diretti. A soffrirne siamo stati tutti anche se in modo diversificato. I giovani hanno visto bloccati i loro naturali progetti di crescita; molti, tra gli adulti, hanno dovuto ridurre il loro tenore di vita in assenza di una retribuzione corrente. Gli anziani di diversa età, temendo maggiormente l’aggressione del virus, si sono tenuti distanti dalla vita attiva, cui potevano dedicarsi, rinunciando anche alla cura dei loro congiunti più giovani. Mentre il tempo scorreva, si annunciavano le difficoltà successive, collegate a contraccolpi psicologici. I più giovani, quelli che avranno davanti a loro oltre mezzo secolo di vita, potranno auspicare per se stessi un recupero felice e narreranno questi tempi ai loro figli e nipoti; i meno giovani, quelli che quel mezzo secolo ed oltre ce l’hanno alle spalle, nei prossimi anni stenteranno a riprendere un ritmo pari a quello precedente alla pandemia, anche perché avranno “naturalmente” meno energie da mettere in campo.

In tutto questo periodo abbiamo assistito all’appannamento dell’attività politica periferica, cui è corrisposto un attivismo frenetico da parte delle strutture centralistiche politiche ed amministrative, che hanno avuto mano libera in un campo sterminato di progetti. D’altra parte era inimmaginabile che la cittadinanza (quella che era stata “attiva” fino al febbraio 2019) potesse intralciare gli obiettivi poco, assai poco, collettivi e molto, assai molto, personali (pur condivisi con gruppi di interesse, che da sempre si aggirano nei pressi delle attività amministrative).

Ciononostante uno di questi “anziani” (chi scrive)  si è proposto, con l’aiuto di un gruppo di giovani e di altri più o meno coetanei, di rimettere in moto le energie sopite e, partendo dal proprio territorio, che diventa fulcro centrale dell’attività sociale, proverà a costruire nuove opportunità con l’esperienza degli anziani e le passioni di tutti, a partire dalle giovani generazioni.

Sarà necessario aprirsi all’ascolto. E su questo ho delle idee, che svilupperò in nuovo post.

Ora voglio anticipare il tema riportando una parte della canzone di Giorgio Gaber – il testo qui sotto riportato ha inizio al minuto 2 e 50″

…C’è solo la strada su cui puoi contare
La strada è l’unica salvezza
C’è solo la voglia e il bisogno di uscire
Di esporsi nella strada e nella piazza
Perché il giudizio universale
Non passa per le case
Le case dove noi ci nascondiamo
Bisogna ritornare nella strada
Nella strada per conoscere chi siamo.

C’è solo la strada su cui puoi contare
La strada è l’unica salvezza
C’è solo la voglia e il bisogno di uscire
Di esporsi nella strada, nella piazza
Perché il giudizio universale
Non passa per le case
E gli angeli non danno appuntamenti
E anche nelle case più spaziose
Non c’è spazio per verifiche e confronti….

Il mio tipo di approccio alle “realtà” è quello di un’ educazione permanente piena che corrisponde a quel che riporta il “Lessico del XXI secolo” nell’Enciclopedia “Treccani” e cioè “Qualsiasi attività avviata in qualunque momento della vita, al fine di migliorare conoscenze, capacità e competenze in una prospettiva personale, civica, sociale oppure occupazionale.” Non smetto mai di voler imparare e comunicare quel che acquisisco all’interno di un moto perpetuo. Ed è così che, mentre meditavo sulle scelte da intraprendere all’interno di un contesto così limitato come lo può essere una porzione di città e, addirittura, una porzione di una parte di città, mi è sopraggiunta la triste notizia della fine fisica di una delle figure più importanti dell’arte musicale popolare di levatura internazionale anche se relegata da decenni in quell’angolo di mondo che è Scandicci, piccolo comune di provincia. Mi riferisco a Giulia Lorimer, che ha prodotto nel corso della sua esistenza decine e decine di appassionati esecutori e cultori, soprattutto della tradizione celtica. Leader insieme a Stefano Corsi dei “Whisky Trail”, ha lasciato numerose tracce tangibili della sua arte.

https://www.facebook.com/563143130435173/videos/566398600109626

E’ stata Facebook a lanciare la notizia attraverso i suoi utenti. Una di questi, Cristina Trinci, ha postato un suo video del gennaio 2014 dove ella fa una lunga intervista all’artista. Il titolo del programma è “La strada” e sui titoli di testa che scorrono è inserita una parte della canzone di Giorgio Gaber, quella che ho riportato all’interno del post di ieri. Quei versi erano per me evocativi rispetto a quel che – qui a Prato in una periferia semi stordita dai postumi della virulenza patita – si ambisce a ricostruire pezzo su pezzo, mattoncino su mattoncino una socialità che risorga dalle macerie. Non è certamente fuori luogo il ricorso al “dopoguerra” che tanti osservatori – forse partendo da una visione “dal basso” – svolgono in questo periodo. In quei versi si respira questo anelito alla pratica della “strada”, il luogo dove entrare in contatto con gli occhi della gente, con le loro voci, le loro attese. Quella pratica dell’”ascolto” che è sventolata come espressione virtuosa da parte della Politica professionistica; ma è in definitiva strumentale e ipocrita, perchè viene posta al servizio di quelli che sono gli interessi particolaristici poco più che personali dei vari gruppi di Potere economici imprenditoriali immobiliari. Si dà spazio all’ascolto per concedere le briciole al popolo e grandi guadagni ai faccendieri di vario livello.

…1…