18 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – in vista dell’incontro del 22 ottobre – 2

L’Ascolto deve avere due “strade”. La prima è quella quotidiana: L’ “Ascolto” deve essere attento, discreto al limite dell’invisibilità e deve preparare al soddisfacimento delle minute esigenze che si evidenziano sul territorio e che possono essere risolte con piccoli e significativi interventi pubblici. La seconda è quella invece che ci avvicina alle principali “agenzie” sociali del territorio: Scuole pubbliche e private, Circoli, Associazioni, Parrocchie, Organizzazioni sindacali, Pro loco e tutto ciò che è già presente e organizzato sul territorio.

In questi mesi ancor più che prima si è avvertita la mancanza di punti di riferimento “di vicinanza”. Non è fuori luogo chiedersi le ragioni per cui sono state smantellate completamente le strutture periferiche, a partire dalle Circoscrizioni; e ragionare su a chi è convenuto, il classico “Cui prodest?”. Intorno a questi temi già da molto tempo prima che si scatenasse il Covid19 avevo denunciato questa mancanza. Bisognerà riprendere anche in mano questi temi.

Mentre ci si addentrava nel procedimento costitutivo di una nuova associazione svincolata dalle forme partitiche, ci è stato dato modo di ascoltare quel che diceva, nell’ultima puntata di “In Onda” su La7, Fabrizio Barca intorno al tema della crisi dei Partiti, sempre più involuti internamente allo scopo di mantenere ben saldo quel poco di Potere che hanno, arroccati nei loro fortilizi sempre più isolati.                        Andando oltre la crisi, Barca accennava a quelle che a suo parere dovrebbero essere le soluzioni. Non le condivido negli esiti ma prendo il meglio dalle sue proposte. Non condivido soprattutto un meccanismo che include, anche se necessariamente, una forma di azione selettiva impostata dall’alto. A mio parere, se si vuole davvero partire dal basso, occorre mantenere questo livello in linea pressoché costante ed azionare una selezione che sia formulata da pari livello. Altrimenti il lavoro selettivo non si diversifica granché da quello utilizzato dai Partiti. Muovendomi su questo “territorio” (della pratica politica) potrei addentrarmi sul tema della chiusura dell’esperienza delle Circoscrizioni e di quel che, con quella scelta, è venuto a mancare; ma qui – oggi – non lo farò.                                                                                                                                                              Detto questo, però, mi piace accennare alle reazioni che al mio invito ad ascoltare Barca ha avuto una nostra amica-compagna. Recupererò poi il tema della “selezione” quando ritornerò a parlare di cosa intenderei io per “Ascolto”. Abbiamo conosciuto Barca nel 2013 quando ci appassionò con una serie di interventi che corrispondevano al nostro desiderio di rinnovamento. Fu una delusione e l’ho scritto in molti miei interventi sul mio Blog. Ma abbiamo sempre ascoltato chi con la “parola” ci infondeva coraggio per quel che dicevamo e facevamo. Abbiamo di certo commesso anche noi errori, in primo luogo dovuti a ingenuità. Forse anche per orgoglio e presunzione, bisogna ammetterlo. Ma abbiamo sempre cercato di dare un senso alle parole. E per noi quelle che avevano pronunciato i fondatori del PD e quelle di Barca erano state vera poesia per le nostre orecchie. Ma, al netto delle delusioni, ancor oggi quando Fabrizio Barca interviene sui temi della disuguaglianza e della diversità, quando sostiene che occorra far crescere una nuova classe dirigente nella Politica (immagino che si riferisca ad una Politica di Sinistra Democratica), attingendo alle energie vitali che si sono mosse e si muovono nei territori, noi avvertiamo una forte consonanza. Fermarsi a ciò che è avvenuto nel corso degli anni, le cui ragioni con il dovuto approfondimento fanno di Fabrizio Barca una vittima come lo siamo stati noi, è in sostanza limitativo della nostra stessa capacità e intelligenza. Rifiutare di ascoltare ciò che altri, ed in questo caso non avversari da combattere, affermano solo perché in alcune occasioni non ci sono piaciute le loro scelte o sanzionare tout court in modo definitivo alcune sortite, non appartiene al mio modo di essere; anche perché una volta chiusa la porta in modo netto è difficilissimo riaprirla, quando ci si accorgesse di avere commesso degli errori di valutazione.

Ho detto prima che avrei fatto una digressione per poi parlare di selezione e ascolto. Lo farò nel prossimo post.