24 ottobre “IDEE IN CIRCOLO” una relazione intorno alla seduta fondativa del 22 ottobre parte 1

Introduzione – La sera del 22 ottobre, così come avevamo concordato, ci siamo ritrovati in una saletta del Circolo ARCI di via Cilea 3 per avviare il percorso di costituzione della nuova Associazione culturale “IDEE in Circolo”. A sottoscrivere l’atto fondativo sono state dodici persone che hanno inteso mettere a disposizione idee e tempo da dedicare alla cura del territorio.

Nell’articolo 2 si legge “L’Associazione è un  centro  permanente  di  vita  associativa  a  carattere volontario democratico unitario e antifascista.  IDEE IN CIRCOLO si presenta come spazio aperto non esclusivo, laico, nel quale ciascuno abbia la possibilità di esprimersi e costruire con gli altri progetti e iniziative”

Nell’articolo 3 tra gli “scopi e le finalità” viene indicato al punto a)  “partire dalle diverse realtà sociali, pubbliche o private, che insistono sul territorio di San Paolo e che rappresentino esperienze importanti (parrocchie, scuole, sindacati, associazioni di volontariato, associazioni di commercianti e cittadini, associazioni del terzo settore, realtà sportive e scolastiche, aziende)”   al punto b) porsi l’obiettivo di aiutare a migliorare le condizioni generali della cittadinanza, sul piano infrastrutturale ma soprattutto sociale, culturale, economico ed ecologico, stimolando e unendo tutte le energie sopite ancor più di quanto prima, in questo ultimo periodo; al punto c) creare  spazi di discussione, da cui far emergere proposte concrete per incidere sul presente e sul futuro del nostro territorio.

Preambolo

Vi sono dei “topoi” (τόποι) molto frequenti che tuttavia non posseggono una certezza assoluta nella loro riproducibilità: non solo si caratterizzano in forme diverse tra loro collegate alle contingenti situazioni, ma a volte non si concretizzano del tutto. Uno di questi esempi è dato dalla affermazione che “un territorio sguarnito da alcuni sia destinato ad essere occupato da altri”. Questo certamente può accadere in tempi normali; “può”, ma non sempre accade. Un territorio può conoscere invece l’abbandono per decenni, dopo essere stato curato, amministrato, governato da una parte della popolazione che ha assunto questa funzione di custodia amorevole, con il desiderio di costruire un progetto virtuoso per le future generazioni. Spesso però si verificano eventi imprevedibili, anche se temuti da tempo, che sconvolgono i piani positivi e costringono a marce indietro ed a soste insoffribili che provocano sofferenze indicibili, non solo materiali. E dunque avviene che per un tempo indistinto non vi sia alcuna “supplenza” nell’ambito della cura i quel territorio.  Un altro τόπος che possiamo chiamare in modo meno classico “luogo comune” è “nessuno è indispensabile”. Esso viene utilizzato soprattutto per biasimare alcuni comportamenti altezzosi da parte di alcuni “umani”, che pretendono di saperne più di tutti gli altri. Ma se consideriamo l’umile disponibilità dei “volontari” ad occuparsi della “cosa pubblica” che li circonda, quando costoro sono costretti per motivi vari a ridurre o lasciare quegli incarichi diventa ben difficile sostituirli: anche se accade – a volte – che vi possano essere dei miglioramenti nella gestione generale. Come si può ben vedere, la casistica è varia.

Ci ritroviamo a vivere uno di quei passaggi, che abbiamo imparato a descrivere come drammatici. La pandemia non è ancora debellata, anche se abbiamo orizzonti confortanti cui indirizzare e sospingere il nostro sguardo.

Il territorio su cui viviamo, su cui possiamo agire, è quello di San Paolo in Prato.

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