31 ottobre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI parte 13 con un preambolo “aggiunto” agli interventi del Convegno del 2006

31 ottobre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI parte 13 con un preambolo “aggiunto” agli interventi del Convegno del 2006

Il 2 novembre del 1975 Pier Paolo Pasolini viene barbaramente ucciso all’Idroscalo di Ostia – in questi giorni ci sarà l’anniversario. Ai politici che molto spesso “giudicano” i comportamenti umani non violenti ma semplicemente afferenti alla sfera sessuale chiedo che evitino le consuete ipocrisie – a Pasolini dedicherò maggiore attenzione in questi giorni, pubblicando altre parti di quel Convegno del 2006 programmato per la ricorrenza del trentennale da quell’evento che sconvolse la vita di tanti giovani, come ero io non ancora trentenne. Il 3 novembre ripubblicherò un mio scritto su quei giorni.

continua l’intervento del prof. Antonio Tricomi, classe 1975

….Ora, non mi interessa il giudizio ovviamente di Pasolini su Tasso e Alfieri, ognuno la pensi come vuole, però in qualche modo qui Pasolini da subito segnala e vive sulla propria pelle un problema: ovvero che la tradizione per intenderci alta, la tradizione dell’umanesimo mostra la cosa in qualche modo gli autori che appartengono a quella tradizione lì, al giovane Pasolini annoiano. Non ovviamente tutti gli autori, non tutti allo stesso modo, non per quanto riguarda la loro intera produzione, però c’è un problema di trasmissione del sapere che Pasolini vive in prima persona, ma c’è anche un invecchiamento delle forme letterarie. Per cui Pasolini ventenne si accorge che c’è un problema della tradizione umanistica, umanistica ed in particolare letteraria. Ora tutta intera la sua opera culturale ed opera letteraria altro non sarà, a mio parere, che la risposta a questo specifico problema che dovessi riassumere in una formuletta potrebbe essere più o meno questo: come salvare una tradizione letteraria dallo (parola non comprensibile – VOCE FUORI MICROFONO)…una tradizione letteraria di riflesso alla cultura dell’umanesimo. Perché se ci pensate tutti i vari snodi dell’opera di Pasolini in fondo sono diversi modi di rispondere a questo stesso problema. Poi, ad un paio di questi snodi accennerò.

Allora dicevo si è eredi di una generazione che bisogna smentire, la generazione dei padri a cui bisogna in qualche modo disobbedire, che è erede di una tradizione letteraria invece (parola non comprensibile – VOCE FUORI MICROFONO). Dicevo che la rivista Eredi non nascerà mai, però in qualche modo lo stesso gruppo di Eredi sarà quello che pochi anni dopo darà vita ad Officina, una rivista che in qualche modo impone Pasolini all’attenzione delle critica letteraria e lo impone anche come critico letterario oltre che come poeta. Ed allora da questo atteggiamento di Pasolini verso la tradizione letteraria che è da svecchiare ed aggiornare ai contesti nuovi e a forme linguistiche nuove, io ho credo di poter definire l’atteggiamento di Pasolini e anche la sua cifra stilistica come un atteggiamento in qualche modo sadomasochistico. Rispetto alla tradizione letteraria cioè Pasolini ha una pulsione quasi di rifiuto e di violenza vera e propria: la tradizione letteraria sta invecchiando quindi bisogna in qualche modo aggredirla e quindi il sadismo di Pasolini verso la tradizione letteraria. Però anche l’atteggiamento masochistico di chi dalla tradizione letteraria e dalle forme letterarie completamente non vuole liberarsi mai e cerca anzi di (parola non comprensibile) a sé. Di recuperarle, di riscriverle appunto per tentare il salvataggio di cui parlavo prima.

Allora questo atteggiamento sadomasochistico in qualche modo è Pasolini stesso, e siamo ormai nel ’70-’71, a dichiararlo nell’autorecensione a “Trasumanar e organizzar”. Un altro breve inciso: è vero che Pasolini che tutti noi oggi ricordiamo è essenzialmente quello degli anni ’70, però questo stesso Pasolini, prima di quello che (parola non comprensibile) ha definito un colpo di teatro, guardate che è un autore in qualche modo che comincia ad essere (parola non comprensibile) Perché “Trasumanar e organizzar” non viene recensito da nessun critico letterario. Tenete presente che è il libro di un autore, Pasolini, che non era considerato autore. Cioè “Trasumanar e organizzar” non lo recensisce nessuno. Tant’è vero che Pasolini se lo autorecensirà.

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