23 novembre – sulla Democrazia ed alcune applicazioni – un preambolo ed un primo approccio IN DEMOCRAZIA l’UNANIMISMO non è un valore parte 1

sulla Democrazia ed alcune applicazioni un preambolo ed un primo approccio – IN DEMOCRAZIA l’UNANIMISMO non è un valore parte 1

Un preambolo –    Con l’avanzare dell’età si accumulano, grazie alle esperienze non sempre positive ma nemmeno del tutto negative (il “saggio” suggerisce che da qualsiasi evento si impara qualcosa: si può imparare, avendo la capacità di non lasciarsi corrompere dalle ambizioni), si sommano – come annunciavo – conoscenze che ti consentono di mantenere una certa equidistanza e provare a formulare concetti validi per tutti coloro che vorranno prenderli in considerazione.

La conoscenza della Letteratura nell’accezione più ampia del “termine” consente anche di poter avere dei punti di riferimento. Ed è con questi “amici” della mia vita che vado districandomi nei meandri delle problematiche, anche quelle più “basse”, nella gerarchia della loro rilevanza, da quelle locali a quelle nazionali.

Esprimerò concetti che appariranno di certo banali, ma mi piace sempre ricordare, a coloro che vorranno avvalersi di tale concezione per contrapporsi con altrettanta facilità alle riflessioni che farò, la storiella degli “Abiti nuovi dell’Imperatore” e della funzione del “bimbo” che ingenuamente osserva una realtà che ad altri, tanti e troppi, sfugge.

Osservando una “realtà” contingente, mi viene da avanzare delle tesi su alcuni aspetti della “Democrazia” applicata. In qualsiasi forma associativa, ricreativa, culturale, economica e politica, coesistono – pur se inserite all’interno di un babaglio comune di valori – opinioni e pensieri molto spesso diversissimi tra loro; nondimeno esistono ambizioni diffuse tra i vari soggetti che partecipano alla costituzione di quel nucleo associativo, anche esse assai diverse e degne di essere prese in considerazione. Accade sia nei piccoli nuclei associativi così come in quelli medi e grandi, come possono essere le formazioni politiche a tutti i livelli. Dalla loro fondazione in poi, di tanto in tanto, si svolgono i Congressi per stabilire i ruoli apicali sia di Governo che di Controllo all’interno del perimetro associativo, composto dalle persone iscritte in tempi e con modalità previste da Regolamenti interni. Più grandi sono i contenitori più facilmente diverse sono le idee che si confrontano. Ovviamente, lo ripeto, a scanso di equivoci, vado riferendomi a contesti “democratici” laddove il confronto tra “diversi” pur appartenenti ad uno stesso gruppo può anche creare uno scontro dialettico veemente, sfociando poi però in una soluzione che, tenendo conto delle differenze, vada ad operare un’unità di intenti finale.   Se tuttavia il confronto-scontro non viene realizzato in modo aperto ma finisce per svolgersi nel chiuso delle piccole stanze, definendosi solo nelle spartizioni correntizie e prefigurando un unanimismo di facciata, la funzione della Democrazia viene ad essere negata, calpestata in nome di interessi molto parziali pur se interni a quelli “comuni” dei Gruppi di Potere. Peraltro quando si arriva ad accordi poco più che “segreti” (che sono ignorati dalla stragrande maggioranza dei partecipanti) si evidenza anche l’assenza di “coraggio” nel pronunciare le idee di ciascuno dei vari contendenti. E in definitiva si ha un’ “impasse” progettuale, che – neutralizzando di fatto i processi progressivi, quelli che possono condurre ad una più coerente applicazione dei progetti costitutivi – non consente di produrre azioni positive sui vari territori di competenza.

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