I REGALI DI NATALE – p.1

Faccio un passo indietro per descrivere quel che è il pregresso: le attese, le speranze, la voglia di recuperare un rapporto con la Madre Terra, o come meglio sarebbe dire “Terra Madre”, la terra natia: è di noi due ma in modo particolare e sorprendentemente da parte di nostra figlia. Decidiamo di partire il 22 dicembre, per evitare il rientro dei vacanzieri di fine anno, quelli in particolare collegati al mondo della scuola. Quando si parte, comunque si sia in due oppure in tre o quattro come questa volta, appariamo sempre una famiglia in trasloco e ci consola solo il fatto di non essere gli unici, felicitandoci del comune destino quando si incrociano altri veicoli ricolmi come un uovo. In realtà lo spazio è ridotto e i bisogni sono raddoppiati; in aggiunta si deve dire che tutte le vettovaglie che erano state lasciate nel gennaio del 2020 erano scadute e quindi dovevamo necessariamente portare con noi perlomeno i viveri di prima necessità.

Mi sono raccomandato con mia figlia affinché non si parta troppo tardi: voglio arrivare a Pozzuoli, in questo periodo di solstizio invernale, con un po’ di luce. Il mio desiderio, visto che sono considerato ormai un impenitente maniaco della precisione, viene esaudito; ma la speranza di trovare un traffico normale, no. Assistiamo inermi a lunghe file di centinaia di Tir che lottano arrancando per procedere in mezzo a chilometri di cantieri aperti. Si viaggia dunque quasi a passo d’uomo per molti chilometri. Per fortuna non fa tanto freddo e si possono tenere aperti anche se di poco i finestrini per aerare il poco spazio rimasto: c’è il rischio che qualcuno di noi covi il contagio, senza esserne consapevoli. E, poi, ho una strana tosse che mi scuote di tanto in tanto: a me sembra psicosomatica perché mi ritorna soprattutto se ci penso; ma il mio dottore ha detto che è collegata al reflusso gastro esofageo. Sarà; ma sono più o meno gli stessi sintomi che avvertivo nel marzo 2020 all’alba del Covid19.

Comunque, giusto per la cronaca, è proprio il gran traffico che mi impegna a mantenere desta l’attenzione ed anche la “tosse” non mi perseguita e di riflesso gli altri viaggiatori non hanno alcun motivo di preoccuparsi. I giovani ne approfittano per organizzare incontri e visite ad amici, luoghi da visitare e ristorantini dove rifocillarsi tutti insieme che diano garanzie di sicurezza. Mia moglie è intenta a seguire il traffico e di tanto in tanto distribuisce qualche snack. Il viaggio dopo le prime due ore e mezza da incubo procede abbastanza spedito; l’auto è revisionata ma non mi fido di lanciarmi oltre i 90 massimo 100 orari. Per fortuna non c’è più il gran traffico grazie anche alle corsie che da due sono tre, da Orte in giù. Ci siamo fermati solo per un parziale bisogno fisiologico; non mi sono mosso dall’auto. Arrivati a Santa Maria Capua Vetere, la sagoma del Vesuvio già si intravede sullo sfondo; poi sparirà e ritornerà dopo l’uscita dall’A1. Qualche altro chilometro e poi si entra nella bolgia infernale, che chi non è di queste parti non può immaginare (forse a Roma sarà la stessa cosa, ma qui a Napoli, entrare nella Tangenziale è il cordiale saluto della città e soprattutto dei suoi abitanti.

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