GLI INTELLETTUALI E SANREMO 2022(SAN REMO TUTTO ATTACCATO PER INDICARE IL FESTIVAL) dopo il recupero di due post del 2020

GLI INTELLETTUALI E SANREMO 2022(SAN REMO TUTTO ATTACCATO PER INDICARE IL FESTIVAL) dopo il recupero di due post del 2020 – parte 1

Sono sempre più convinto che trascorrere circa 5 ore per cinque giorni (farebbero 25 ore) davanti allo schermo televisivo per seguire le evoluzioni del Festival di Sanremo sia una straordinaria perdita di tempo per chiunque abbia un minimo di buon senso; ma non ho alcuna intenzione di offendere. Forse in qualche minima parte le invidio, quelle persone, in quanto a tutta evidenza non hanno altro di meglio o più utile e necessario da fare. Ho ripreso l’altro ieri un post di due anni fa, proprio per aiutare la mia memoria: nel 2020 il Festival si è svolto proprio mentre in Italia apparivano i primi casi di Covid. Il popolo italiano era ancora inconsapevole dell’immane tragedia che di lì a poco avrebbe travolto il mondo intero.

Lo scorso anno eravamo ancora in piena pandemia ed era appena stata avviata la campagna di vaccinazione. Era in vigore ancora il divieto di partecipare ad eventi culturali e il Festival si è svolto in modo spartano senza pubblico in sala ma con le stesse identiche modalità del varietà, le stesse lungaggini, la stessa vacuità, intervallata con rari interventi memorabili. Ragion per cui ho ancora una volta scelto di utilizzare la modalità Replay cui Rayplay ci consente di accedere. E anche quest’anno sto utilizzando lo stesso meccanismo. Devo tuttavia aggiungere che, quest’anno, un po’ come nel 2020,  ci sono ricascato con la stessa identica reazione comune                                                                                                                                         (riporto nel virgolettato quello che ho scritto nel primo dei due post scritti da me e riproposti insieme l’altro giorno)                                                                                                                                                                                                    “E così accade che, in un momento di sconforto dico a me stesso, l’ultima sera, ed a mia moglie: “Dai, guardiamo com’è!”. Dopo tre esibizioni le palpebre tendono a chiudersi pesantemente.”

Con grande probabilità una delle responsabilità è da addebitare ad un imperfetto funzionamento dei microfoni di sala, inadatti soprattutto per le canzoni più moderne, che rappresentano infatti la maggioranza, oppure c’è  l’età che avanza ed il malfunzionamento dell’udito di un settantenne che rifiuta di recarsi ad un controllo, pur gratuito, dell’udito; o ancora l’incapacità di comprendere le novità musicali che non tengono più conto del gradimento di una popolazione che invecchia. A tale proposito, anche se potrà apparire una digressione, mi ritornano in mente i commenti delle mie nonne e delle vecchie zie di campagna di fronte ai prmi “urlatori” e capelloni nostrani che partecipavano ai Festival tra la fine degli Anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta. In quel periodo però eravamo tutti attratti dai nuovi mezzi di comunicazione; lo schermo televisivo era esclusiva di qualche bar e di qualche famiglia fortunata, che ospitava nugoli di giovani e meno giovani negli appuntamenti canonici come il Festival (mitici furono in modo particolare “Lascia o raddoppia” e “Il Musichiere”).

Se considero una perdita di tempo seguire le 25 ore del Festival, non per questo – come ho in qualche modo accennato prima – non sono attratto dalle performance di comici intellettuali e artisti che vi approdano. Negli intervalli di alcuni momenti impegnativi e seri della mia giornata smanetto su Raiplay e vado a cogliere gli estratti. Recupero anche qualche performance canora…..

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