Su “Helgoland” ma non solo: l’eclisse della classe politica mondiale

Sempre stimolato dalla lettura del libro di Crespi di cui parlo nel post precedente, proseguo le mie riflessioni, necessariamente brevi per poter poi produrre “altri” contributi. Nessuno di noi può dirsi “solo”, anche se poi dobbiamo fare i conti con noi stessi quando è necessario.

In questo lungo periodo pandemico e post pandemico, con le illusioni che gran parte di noi avevamo costruito intorno alla possibilità di venirne fuori “migliori” di prima, ci si sta sempre più rendendo conto, che – come “illusioni” – le rosee prospettive si stanno sciogliendo come neve al sole.

Il testo del Crespi tratta “anche” di Cinema: infatti il titolo lo rivelerebbe. Pur tuttavia si tratta di un libro, molto “aperto” verso orizzonti di tipo sociologico con una grande attenzione verso la riflessione di Filosofia politica, quella “materia” ignota alla stragrande parte della classe politica cui con il nostro silenzio o con il nostro sostegno abbiamo consentito finora troppo spazio.

Sembra strano, ma Crespi con i riferimenti che utilizza parla anche di questi temi. Sono stato silente per motivi che ho cominciato a porre in chiaro da qualche giorno; ma sono stato appartato anche perché disturbato dal chiacchiericcio ideologico intransigente che la società “ufficiale” (quella che “appare”) ha messo in evidenza, contrapponendosi all’unica possibile via d’uscita: la pratica del “dubbio” per poter poi riconoscere quale strada percorrere.

Crespi in modo molto – potrei dire – “originale”, si riferisce ad un testo apparentemente lontanissimo dai temi culturali e artistici cinematografici. “Helgoland” di Carlo Rovelli tratta del percorso che porta alcuni giovani scienziati a scoperte importantissime, ancorché difficilissime da comprendere e spiegare a comuni mortali come siamo, relative alla fisica quantistica. Dal testo di Rovelli, Crespi enuclea però alcune parti di “saggezza” come quando l’illustre scienziato cerca di spiegare cosa sia la scienza: “un’esplorazione di nuovi modi per pensare il mondo”! Ecco, a me viene in mente che “questo obiettivo dovrebbe essere anche quello della classe politica”.

Cosa scriva Rovelli e cosa vada a pescare in quel saggio sulla storia della fisica quantistica un cultore dell’arte cinematografica come Alberto Crespi sarà l’argomento del breve post che pubblicherò nelle prossime ore.

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