IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – il commento di Luigi XXXX e le mie riflessioni

Un amico commenta il mio post del 27 agosto, nel Blog dove metto a disposizione tutto me stesso per evidenziare il profondo imbarazzo che da alcuni anni mi coglie quando devo scegliere (a proposito, quello slogan “lettiano” così netto non ha in me un impatto positivo; non è un dolce invito, è quasi un’imposizione, un comando imperioso, forse “disperato”).  Ancora una volta di una cosa sono certo: “non voterò per il Partito Democratico”. Ho davvero difficoltà ad esprimermi in modo netto e non per tattica su quella che sarà il mio “voto” il 25 settembre; ad oggi potrei essere anche tentato di non partecipare o astenermi nel momento della “scelta”. Ciò a causa dell’inadeguatezza dell’offerta “politica” molto più al di sotto di quelle precedenti, che lasciavano intravedere “speranze”. E non mi fa “paura” la Destra: chi continua a sventolare quel “bau bau” offende – forse consapevolmente – l’intelligenza degli stessi “potenziali” elettori cui intende rivolgere la sua offerta. E quel Centro sinistra (C maiuscola e s minuscola a decretare le reali misure) è intriso di “ipocrisie” anche quando finge di essere contrario al “presidenzialismo” ma inneggia al “metodo Draghi” che rappresenta un anticipo di “presidenzialismo” finanziario e non solo, di cui non abbiamo bisogno. Per quanto riguarda la Destra o il CentroDestra, cui afferisce anche parte del Centro indistinto, per capirci la Ditta Calenda & Renzi, propone soluzioni demagogiche per noi inapplicabili, a meno che non si voglia preparare una vera e propria catastrofe sociale, umana. Sono degli “irresponsabili”.

Riporto il commento con un preambolo breve: Caro Luigi, concordo anche io su quel che scrivi e proseguirò a riflettere su quel che è accaduto e ciò che accade. E mi batterò per riunire le parti Sinistre che siano disponibili al dialogo. Non c’è altra strada!

Sei stato chiarissimo e condivido tutto, ma non è solo questione di coraggio e di senso di responsabilità, ma anche e soprattutto di mancanza di un’identità. Un partito in cui le varie correnti pensano solo al loro orticello non la si può ricostruire. Si dovrebbe ripartire dal recupero della natura popolare del PCI e DC, per amalgamarla con lo spirito che animò per qualche tempo l’Ulivo e proiettare il tutto nella realtà di oggi. La vedo difficile, quasi impossibile, a maggior ragione quando sento evocare i fantasmi del fascismo e la battaglia contro le destre. Se il programma è questo, hanno poco da sperare quanti non potranno pagare le bollette del gas e dell’energia elettrica, quanti troveranno le fabbriche chiuse perché non possono affrontare i costi, quanti non potranno curarsi perché la scelta è tra il pasto o il farmaco, quanti investimenti verranno a mancare in l’Italia se invece di far calare il peso fiscale, si parla di patrimoniale e di tasse sulle successioni. L’Italia è ormai una mucca senza latte o come si dice dalle mie parti, a cui sei sempre legato, in Italia “è morta zia pagnotta”. Ora il Re è nudo e non lo vedono nudo solo i bambini. P.S.: Un abbraccione.

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 32 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 31 vedi 23 AGOSTO

Parte 32
prosegue e si conclude l’intervento del prof. Giuseppe Panella

Tutte le sue sceneggiature sono state pubblicate e molte, quasi tutte in vita a dimostrare l’importanza che per lui aveva la sceneggiatura come testo letterario. Se non l’avesse avuto e l’avesse pubblicate solo per motivi venali e può essere anche un motivo quello di pubblicare un libro che poi magari veniva venduto sull’onda della emozionalità e dell’interesse pubblico del momento, questi testi non sarebbero stati arricchiti da così tanto materiale aggiuntivo. E’ come se Pasolini avesse previsto la tecnica con la quale vengono costruiti oggi i DVD dei film tutti i materiali con i backstage, un le interviste. Se voi vedete la sceneggiatura di “Accattone”, ma anche di altri film, vedete che ci sono pagine di diario, riflessioni, viene ricostruito il film il modo in cui è stato fatto, quali sono le prospettive, voglio dire fa proprio un lavoro di spiegazione, di arricchimento e di integrazione della sceneggiatura per cui in effetti verrebbe fatto di pensare che queste sceneggiature per lui hanno un valore letterario forte. D’altronde, la stessa pubblicazione intorno al romanzo con Teorema, che è film e romanzo nello stesso tempo e sceneggiatura del romanzo nello stesso tempo, sembrerebbe far pensare ad un ritorno, ad una dimensione narrativa che però nello stesso tempo si integra con il linguaggio cinematografico e contemporaneamente con il linguaggio della poesia. Teorema, dico per chi non l’avesse letto, è composto da pezzi in prosa, da testi che diciamo ricordano le sceneggiature come scriveva Pasolini, ma anche con larghi squarci di poesia. Allora, per ritornare e fare appunto delle domande, per iniziare un percorso di discussione, io credo appunto che in Pasolini ci sia sicuramente questa idea del non finito o comunque di qualcosa che va integrato, di un confronto-scontro con il lettore al quale viene richiesto di partecipare. Però è anche vero che questo non è forse l’unica dimensione, l’unica cifra significativa di Pasolini, ma è qualcosa che Pasolini scopre nell’ultimo periodo cioè dopo l’abbandono della letteratura come strumento di lotta legata alle esigenze della dimensione politica, della grande discussione. Insomma non si capisce, a mio avviso, “Una vita violenta” se non si tiene presente la discussione sul contemporaneo e sul Metello di Pratolini, insomma il dibattito sulla letteratura neorealistica. Quindi da un lato c’è una modalità di operazione narrativa da parte di Pasolini che trova un muro, cioè si scontra contro la difficoltà di una totalizzazione dell’opera letteraria; dall’altro c’è la scoperta, non tanto la scoperta quanto l’utilizzazione del cinema come continuazione della dimensione narrativa, lo scrivere appunto con un’altra lingua, ma continuare lo stesso progetto, lo stesso processo.

E’ inevitabile poi che utilizzando gli strumenti, l’arma propria del cinema, Pasolini integri questa sua scoperta anche dal versante narrativo e dal versante poetico. Per cui il cinema va a costituire un linguaggio, una sorta di lingua speciale che si fa però progetto globale all’interno dell’opera di Pasolini. Cioè il cinema serve per compensare, per superare l’impasse del romanzo visto l’insuccesso diciamo così da un punto di vista letterario di “Una vita violenta”; dall’altro è il cinema che poi viene utilizzato, viene riverberato sulle altre forme espressive e quindi diventa uno strumento, una sorta di strumento principe per scrivere ancora poesia, per scrivere ancora narrativa, per arrivare ad un livello di determinazione della scrittura stessa che vada oltre il grado zero della scrittura, per citare il Barth a cui si alludeva, che sicuramente è uno dei punti di riferimento forti di Pasolini, ma come sempre in Pasolini anche come punto di riferimento critico, cioè c’è una adesione, ma anche una critica. Lo stesso direi insieme a Bazen un altro grande punto di riferimento dal punto di vista cinematografico di analisi della lingua del cinema è Godard, che Pasolini pubblica in quella stessa collana insieme a Bazen. Grazie. >>

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – e il senso di responsabilità

Dopo che la classe politica del Partito Democratico (anche e non solo, ma a me interessa particolarmente ciò che “non” fa la compagine partitica che ho contribuito a fondare) ha mostrato di non avere a cuore un ampliamento partecipativo generalizzato nell’avvicinarsi di un appuntamento elettorale significativo, i suoi leader (e i servi sciocchi “pappagalli”) si ostinano a richiamare l’elettorato di suo “presunto” riferimento al “senso di responsabilità”. Accade ciclicamente e quasi mai in periodi non esclusivamente connessi alle elezioni. Mai che si sia avvertito un ripensamento o un annuncio di presa in carico responsabile delle problematiche collegate alla profonda crisi di credibilità che quella forza poltica sta portando a conseguenze che possono essere pericolose per l’assetto democratico di questo nostro Paese, che ha già conosciuto periodi bui, che davvero non vorremmo far rivivere ai nostri figli e nipoti.

Per la verità da più parti partendo da singoli cittadini e gruppi spontanei si era più volte sollecitato un atto formale di revisione dei percorsi, che fosse andato oltre la ritualità congressuale, costruito con obiettivi rigenerativi ricostituenti rifondativi con uno sguardo alle origini dei percorsi della Sinistra costituzionale, PCI PDS DS. Era tutto diventato molto più difficile con la scalata alla Segreteria di Matteo Renzi e suoi fidi, attraverso cordate più o meno al limite della irregolarità (che si aprivano al contributo di larga parte di figure locali appartenenti alle Destre). I dati elettorali avevano cominciato a segnalare questo stato comatoso ma non vi erano stati segnali di resipiscenza.

Lo stesso avvento alla Segreteria di Nicola Zingaretti, dopo le dimissioni di Renzi e l’interregno di Martina, che aveva creato delle speranze, si rivelava giorno dopo giorno come una delle tante utopie, fino a quando il Segretario non decise di “sbattere la porta” mettendo a nudo le “trame” interne del Partito Democratico. Ricorderete quel che scrisse Nicola Zingaretti il 4 marzo 2021 sui social prima di formalizzare quella scelta:

….Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.

Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere…..Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.

…..Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.

Se quelle parole avevano un senso, di certo confermavano quel che da alcuni anni, alcuni di noi andavano denunciando.

Nel prossimo post tratterò nuovamente i temi della “responsabilizzazione” politica, che ha valori etici, al di là delle “ipocrisie” purtroppo tipiche del mondo politico.

riprendo a trattare LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 5 (per la parte 4 vedi 2 settembre 2021

Riprendo a trattare temi di memoria storica locale. Con documenti “originali” dai quali espungo solo i nomi e gli elementi che afferiscono alla privacy di persone che si spesero per costruire punti di aggregazione e di partecipazione intorno al Partito Democratico in quel di Prato San Paolo poco più di dieci anni orsono

Sostenitori proposta

Apertura Circolo PD San Paolo

C\o Circolo ARCI

via Cilea, 3 – PRATO

A: Segreteria del Partito Democratico di Prato

     Comitato dei Garanti del PD

E p.c. Sig.

Prato, 24 giugno 2010

Un anno e mezzo fa abbiamo abbiamo iniziato a confrontarci a livello locale riguardo all’esigenza di aprire il Circolo PD a San Paolo.

Questa esigenza ha avuto, all’inizio, anche il supporto del coordinatore del Circolo PD di Borgonuovo ed insieme abbiamo condiviso la scelta di attendere, responsabilmente, la fine di tutte le fasi elettorali che hanno coinvolto la città e la regione.

In questi mesi gli incontri sono continuati e si è formato un numeroso gruppo di persone a sostegno dell’apertura del Circolo PD a San Paolo.

Così il 27 aprile 2010, finite appunto le fasi elettorali, abbiamo consegnato la richiesta formale, a codesta Segreteria, al Segretario Bruno Ferranti.

Ad oggi ci sembra opportuno presentare tale richiesta a tutti voi membri della segreteria provinciale, fiduciosi che in tempi rapidi sia messa all’ordine del giorno dei lavori della segreteria.

Cordiali saluti

I firmatari della richiesta di

apertura Circolo PD San Paolo

per contatti:

G. M. cell. 328XXXXXXX

Email xxxxxxxxxxx

M. G. cell. 329XXXXXXX

Email xxxxxxxxxx

Al coordinatore uscente
Al candidato coordinatore Congresso 17.10.2010
Al Segretario Provinciale uscente
Ai candidati alla segreteria Congresso ottobre 2010

Documento da presentare al Congresso del 17 ottobre 2010 – al Circolo Borgonuovo


I sottoscritti sostenitori della proposta di apertura di un Circolo PD nuovo nella sede del Circolo Arci in via Cilea 3 fanno presente che hanno inteso dimostrare in questa fase pre-congressuale senso di responsabilità e di unità
addivenendo ad un accordo provvisorio che veda una loro presenza in particolar modo nella lista “unitaria” del Circolo “per ora” denominato “Borgonuovo-San Paolo”.


La richiesta di costituire un Circolo nuovo sarà evidenziata sia nel corso del Congresso che si svolgerà il prossimo 17 ottobre sia a partire dal 18 ottobre 2010 e si  continuerà a portare avanti il progetto così come esplicitato nei mesi scorsi con opportuni documenti  presentati  correttamente e discussi con gli organismi statutari.

La presenza di alcuni membri dei suddetti sostenitori nella lista “unitaria” va interpretata – lo si ripete – come atto di responsabilità in questa fase non come rinuncia a portare avanti la nostra richiesta.


Allo scopo di far meglio comprendere la nostra proposta vi forniamo in allegato il Documento presentato agli organismi statutari e discusso – lo si ripete – anche nel Coordinamento Borgonuovo-San Paolo

Prato li 14.10.2010
Circolo San Paolo – Via Cilea

I sottoscritti

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – made in Prato (e…non solo)

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – made in Prato (e…non solo)

Dal 1982 abito e risiedo a Prato. E sono testimone di una parte della “storia” di questa città, avendo agito nel sociale, nel culturale, nel politico ed essendo stato, per ragioni professionali, impegnato nell’insegnamento come docente, la qual cosa mi ha consentito di conoscere migliaia di persone – e di essere da loro conosciuto. Ho attraversato le vicende che hanno coinvolto molte generazioni. Ho condiviso passioni giovanili, quasi sempre suddivise tra empiti utopici e cocenti disillusioni. Negli ultimi anni ho privilegiato percorsi pragmatici alla ricerca di una unità della Sinistra oltre il Partito Democratico. Operazione difficile ma affascinante e piena stracolma di significati; abbiamo in pochi cercato di dare un senso al nostro impegno. Forse non è stata resa esplicita nel modo necessario; di certo non è stata compresa a pieno. Esistono documenti da consultare, revisionare se si ritiene opportuno, rilanciare. Nel frattempo, “made in Prato”, la deriva di quella parte della società che fa riferimento in modo diretto al Partito Democratico ha proseguito nel suo corso, rivelando le immense ambiguità con le quali deve fare i conti, incapace di scrollarsele e definire in modo diverso il suo percorso. In soldoni, non si può pensare di governare una forza politica appesantendola con una serie di patteggiamenti e compromessi, collegati al desiderio prioritario di mantenere le leve del Potere locale, come se i tempi non avessero fornito indicazioni diverse. Lo si è continuato a fare nel corso delle alterne scelte congressuali come se niente fosse accaduto. Ovviamente solo chi è all’interno del recinto stretto del Partito, un numero ridotto, sempre più, di attivisti, può – anche se in parte – comprendere (senza necessariamente condividerle) queste riflessioni. Tutto il resto della società – in una città non piccola del Centro Italia – è stata esclusa, anno dopo anno – giorno dopo giorno – dalla “partecipazione”: chiuse le sedi e le strutture democratiche circoscrizionali, si è proceduto anche a ridurre i luoghi della discussione, come i Circoli. Questo aspetto ha lasciato dei vuoti sui territori, riducendo in modo netto il numero delle persone, che a questo punto sono dei veri e propri “privilegiati”, che possono interloquire con il Partito e con l’Amministrazione. Ovviamente la quantità non si combina facilmente con la qualità.

E’ chiaro che alcune scelte, quelle più importanti, come le candidature per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre, non necessitano – purtroppo – di un coinvolgimento massiccio (soprattutto in una situazione emergenziale come quella che stiamo subendo da circa due anni e mezzo) della base: la stessa scelta delle “Primarie” non poteva essere espletata, dato i tempi molto stretti e questo impasse è apparso provvidenziale per l’ “apparato”. Ciononostante, molti aspetti della vicenda connessa a quelle “non” scelte andranno sviscerati.

parte 10 – POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE – parte 10 – 2022 – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti; e questa è “L’ Introduzione” della VII edizione, del 2007) (per la parte 9 vedi 8 marzo)

Riprendo a trascrivere alcuni testi collegati all’esperienza di POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE – Quelli che seguono sono riferiti al 2007 VII Edizione –

“Nel processo di sviluppo dell’umanità per lungo tempo non vi fu grande differenza fra gli animali; poi una parte di questi iniziarono ad affinare le tecniche primitive di comunicazione e l’uso della parola decretò la differenza iniziale. Nel corso del tempo tuttavia la “parola” ebbe un’evoluzione tale che portò alla stessa evoluzione della specie umana. Ma la “parola” era ancora allo stato grezzo e serviva essenzialmente ad esprimere i bisogni primordiali; ci volle molto tempo perché fosse usata per comunicare passioni, sentimenti, ideali. Quando questo accadde fu la rivoluzione più importante ed esaltante dell’umanità: nacque la poesia.

I poeti sono rivoluzionari, dunque, per concetto. Sono essi che hanno sospinto il mondo nei grandi momenti di cambiamento. Il poeta è un saggio che riesce a leggere, penetrandoli, i segreti del mondo; il poeta, anche per questo, è amato da pochi e odialto da molti, è inviso ai rozzi, deriso dagli incolti e da coloro che vivono gli ideali soltanto fino a che servono ai loro interessi. I poeti sono stati perseguitati ed a volte sono stati bruciati insieme ai loro versi.

In questa “rivoluzione” il pensiero poetico femminile è di certo quello considerato più sovversivo: ha dovuto “bucare” muri di silenzio lunghi a volte molti anni. La poesia era effetto di stregoneria perché assomigliava ad una alchimia di passioni, di dolcezze, di trasgressioni, e la donna non poteva esprimere simili astrazioni senza avere stipulato un patto con il diavolo. La donna, dunque, che strano oggetto! Le uniche donne che hanno “bucato” il tempo con la poesia sono fondamentalmente considerate diverse ma la loro sensibilità è profondamente riconoscibile.

Da sette anni la Circoscrizione Est dedica uno spazio, collegato alla ricorrenza dell’ 8 marzo, alle donne e alla poesia. Lo abbiamo chiamato “Poesia sostantivo femminile”.

Quest’anno ancor più che in altri precedenti il numero dei partecipanti è stato alto e di buon livello: molti i giovani e questo ci fa piacere perché ci rivela quanto sbagliata sia l’idea di tanti come me con i capelli bianchi che si stiano smarrendo i valori fondamentali dell’umanità.

La Circoscrizione Est dichiara ancora una volta la sua disponibilità a realizzare nel corso dell’anno altri momenti come questi in collaborazione con gruppi di poetesse e poeti.

Prato 8 marzo 2007

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 31 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 30 vedi 22 luglio

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 31 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 30 vedi 22 luglio

Nota: si tratta di una trascrizione della sbobinatura redatta da tecnici non sempre funzionali ai lavori del Convegno

Parte 31 prosegue l’intervento del prof. Giuseppe Panella

Non vorrei appunto, un sospetto, che anche in Pasolini giocasse questa suggestione che d’altronde viene rievocato proprio nell’introduzione, se non erro, cito così sulla base dei ricordi, proprio Gadh viene considerato uno dei grandi maestri di Pasolini insieme a (parola non comprensibile), c’è addirittura una fotografia. Quindi c’è da un lato appunto il problema del gaddismo di Pasolini che poi è il problema del gaddismo di Arbassino, di Testori ecc, ecc, coloro i quali sono gli scrittori che non a caso si sono formati in quella palestra straordinaria che è Paragone, una rivista di Longhi, cioè della moglie di Longhi cioè di Anna (parola non comprensibile) che aveva della scrittura una concezione radicalmente opposta rispetto a quella di Pasolini, ma che comunque considera Pasolini uno suo discepolo, un suo allievo.

Quindi da un lato c’è questa domanda appunto sulla possibile volontà di Pasolini di fare un’opera come quella di Gadh che ha ad esempio nel Pasticciaccio anch’essa volontà, velleità e propensione verso una scrittura di denuncia civile, nel senso appunto il Pasticciaccio come poi Eros e Priapo, come altre opere di Gadh avranno come bersaglio un bersaglio ben individuato nel Fascismo. Dall’altro in questa idea dell’opera, che si autocontraddice, cioè che appunto pone in sé stesso gli elementi del dubbio, del far deflagrare le contraddizioni dall’interno, credo però tipica di tutta la grande scrittura del Novecento. Cioè nel senso di un’opera che dovrebbe essere l’opera definitiva, finale, il grande romanzo finale, il grande testo definitivo della letteratura che però in realtà all’interno contiene i germi del suo superamento e della sua non essere tappa finale. Se qualcuno ha presente (parola non comprensibile) di Jois o “L’uomo senza qualità” di Musit sono grandi opere narrative, che vorrebbero essere il romanzo finale, per Musit era esplicito questo, ma proprio Perché è il romanzo finale questo romanzo non finisce, lascia aperta la possibilità ad una conclusione.

Io credo sicuramente Pasolini aveva per Petrolio, ma anche per altre opere, in testa una idea del genere di romanzo, anche se io diciamo meditando sul Pasolini che ancora crede nelle possibilità del romanzo come strumento di lotta ed anche di analisi delle contraddizioni politico-sociali, cioè in senso quasi lucaksiano , Pasolini ci aveva provato a scrivere il romanzo compiuto, il manufatto esteticamente realizzato, il romanzo che doveva essere contemporaneamente la prova di stile di scrittura, ma anche di impegno sociale. Se si pensa ad “Una vita violenta”, che è probabilmente un fallimento anche per Pasolini, però Pasolini ci prova e quindi è probabile questa volontà di scrittura non finita degli abbozzi di “(parola non comprensibile) gli occhi azzurri” che però contiene anche le sceneggiature, la sceneggiatura di “Una giornata balorda” quindi da un lato ha questo carattere di materiale abbozzato che non finisce; dall’altro però propone dei testi compiuti e qui apro brevemente una parentesi prima di concludere: Pasolini ha pubblicato praticamente tutte le proprie sceneggiature tranne quella di Salò.

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – un recupero datato 20 dicembre 2018 ( a memoria perpetua )

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IL FUTURO DELLA SINISTRA

IMMAGINE 20 DICEMBRE 2018 GIUSEPPE LASCIA UN COMMENTO MODIFICA

sinistra

IL FUTURO DELLA SINISTRA

Ho speso molta parte del mio tempo a tracciare il mio pensiero politico sulle vicende degli ultimi anni. Sono da un po’ di tempo convinto, dopo essere passato per una serie di delusioni – o illusioni, che tutta la storia del Partito Democratico così come si è venuta a concretizzare, subito dopo – o addirittura “durante” – la sua fase costitutiva, sia stata una vera e propria beffa nei confronti di quella parte che aveva dato fiducia ad un progetto di rinnovamento dei metodi e delle scelte politiche, dopo gli anni della Prima Repubblica ed i tentativi di costituire un blocco progressista democratico di Sinistra. Non ho mai accettato la posizione dei compagni della Sinistra che non aderivano a quel progetto, anche perché probabilmente con il loro dissenso non hanno consentito al nuovo Partito di affermare con chiarezza i fondamentali valori democratici. Detto ciò, tuttavia, sono ancor più convinto, oggi, che non si sarebbe comunque riusciti a creare una forza politica davvero innovativa nei contenuti e nei metodi. Troppi e potenti erano gli interessi particolari in gioco per consentire al “nuovo” di emergere e cambiare il verso della Politica.
Per questi motivi ho assunto insieme ad altre ed altri una posizione critica anche se sempre condotta con moderazione, punteggiata da forme caratteriali personali di rifiuto silente o di protesta dirompente. Tranne che per brevi periodi la mia, e quella di altre figure a me affini, è stata una visione di minoranza, accentuata dal “golpe” interno del renzismo caratterizzato da una serie di scelte mortificanti. In questi frangenti non c’è stata da parte di chi oggi rappresenta l’opposizione interna la consapevolezza di essere corresponsabili in toto del disastro che si è generato nel Partito e nel Paese. Taccio per ora (anche se ho già trattato questo tema in altri post) su quel che ha significato il tradimento profondo di coloro che avevano sostenuto surrettiziamente e forse in modo ignobile la posizione di Civati.
Anche le riflessioni che ho – oggi -sottomano perché Marzio attraverso una delle rappresentanti della minoranza attuale me le ha inviate in file sono eleganti ma deludenti. A scuola l’avrei descritta come “aria fritta”. Si parla di “Sinistra”, presumendo di poterla identificare come “SempliceMente Sinistra”. Ma si capisce perfettamente che si vuole ancora una volta gabellare gli umili ingenui come sono stato io per tanto tempo. La Sinistra di cui si parla è in fin dei conti una costruzione che ha lo scopo di mantenere anche se in una posizione di minoranza un ruolo ed una funzione che non è in grado di svincolarsi dai rapporti di Potere con gruppi di interesse, lobbies e congreghe varie che non hanno lo scopo di livellare i profitti a favore di chi ha perso forza economica e potere d’acquisto.
Non funziona purtroppo nemmeno la parte critica verso l’attuale (s)compagine governativa perché pur riconoscendo che le risposte del sovranismo e del populismo sono sbagliat(issime)e, purtroppo dobbiamo rilevare che sono state – e sono – le “uniche” che tentano di collegarsi al mal di pancia diffuso nel Paese, che non è stato minimamente intercettato dai precedenti Governi.
In tutto questo certamente il futuro della Sinistra non può essere quello di una galassia indistinta di monadi impazzite ed autoreferenziali ma non può – oggi – ergersi a capofila una congerie di personaggi ormai screditati – a torto o a ragione, non spetta a me dirlo – dall’aver mantenuto il bordone alla maggioranza del PD per garantirsi qualche posizione, accettando a volte anche delle umiliazioni.
Sarà faticosa la traversata e forse ci si incontrerà in qualche oasi, sperando che si sia ritrovata l’unità “ideale” non a scopi personali ma per cambiare davvero questo nostro Paese, a partire da Prato e con uno sguardo all’Europa.

Joshua Madalon

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – proseguo il post del 4 agosto

In questo scampolo agostano, mentre imperversano le diatribe sulla composizione (e scomposizione -scompiglio) delle liste, in modo precipuo quelle del Partito Democratico, condizionato dalla necessità di ridurre più di altri (tranne il M5S, che si va attestando, secondo i sondaggi, ad un terzo rispetto ai risultati del febbraio 2018) le sue pretese, mi ritrovo a dover confermare il mio giudizio negativo intorno alla Dirigenza attuale – tutta – di quel Partito che ho contribuito in prima persona a costruire (vedasi documentazione abbondante su questo Blog): il Partito Democratico.

C’è un appiattimento su tematiche ideologiche, profondamente valide in una precondizione favorevole, ma del tutto vane ed intempestive in un tempo nel quale si vivono situazioni critiche profonde e se ne attendono di peggiori. Di fronte alla casa che brucia non ci si può sedere e meditare elaborazioni filosofiche; occorre decidere e agire con urgenza. Ci sono periodi in cui, anche per difendere posizioni ideologiche di primo fondamentale livello, occorre saper utilizzare la pratica: manca proprio la capacità elaborativa progettuale, la strategia che porti al successo attraverso posizioni pragmatiche. Si avverte che una parte della base Sinistra (del Centro S.)è consapevole di questi limiti ma non è in grado di sospingere chi dovrebbe promuovere altre scelte ad apportare una decisa virata, provvisoria ma concretamente adattata al bisogno.

Si è persa la capacità concreta di ascolto: lo si fa, in realtà si crede di farlo, in modo pedissequo. Accademico. E’ il caso delle Agorà. Una forma “borghese” del tutto inutile, perché – lo si sa molto bene – si finge di ascoltare, semplicemente per avere l’attestato popolare, attraverso la stampa e con la partecipazione di uno scarso pubblico, del tutto autoreferente, che non possiede capacità contrattuali nei confronti di chi gestisce la macchina pubblica, che è a sua volta molto spesso inadatto ed incapace a confrontarsi con “poteri” ben più considerevoli dal punto di vista finanziario, economico e lobbystico.

GIORNI

GIORNI

Giorni uggiosi schizofrenici tra bassi e alti, alti e bassi, con lenti sonnacchiosi risvegli e serate che decollano troppo tardi, costringendoti ad addormentarti ad ora tarda dopo aver avuto colpi di sonno. Un giorno senti di essere molto più giovane di quanto sei ed addirittura senti dentro il desiderio di ritornare al lavoro che hai condotto per tanti anni; un altro subito dopo, un altro giorno, cammini lento portandoti dietro molto più peso di quanto dovresti. Capita per l’ appunto in modalità schizzata proprio in quel giorno in cui sei ritornato a scuola per una festa di commemorazione per un giovane ex allievo di tanti anni fa, che se ne è andato via, così all’improvviso: quello proprio il giorno giusto, no, per sentire dentro di te la vitalità! Roba da psicanalisti anche di quelli alle prime armi o di un counselor che come la mosca cocchiera si possa credere alla stessa altezza dei migliori professionisti. Certamente contribuisce a farti sentire vivo la tragedia di una vita stroncata anzitempo, anche se Menandro suggerirebbe che quella tragica fine sia cara agli dei. Ancor più la giornata mite tranquilla pur di un autunno maturo e l’incontro con docenti che non vedevi da tempo e che nella distanza “forse” hanno imparato ad apprezzare meglio quel che valevi e ti sorridono, mentre alcuni anni prima non erano così cordiali e felici di incontrarti. Ed ancor più la presenza di allievi di quelli ancora più giovani che, casualmente, incroci nei corridoi ti riconduce il desiderio di riprendere un rapporto più sereno e maturo.

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Il giorno dopo ti svegli più presto del solito. A fine novembre è ancora buio. Devo lavorare in casa prima di uscire. Devo farlo entro le 8.00 perchè per le 9.00 devo essere a scuola; non quella del giorno prima. Esco di casa dopo una mezza dozzina di caffè perchè non sono riuscito ancora a scrollarmi di dosso la sonnolenza. Per fortuna non piove. Fa freddo, sì, ma non piove e questo mi dà garanzie che non correrò il rischio di impallarmi nel traffico, come in altre occasioni. La città è come me sonnacchiosa. Esco presto anche perché parcheggio in un posto lontano dal luogo dove devo recarmi. Mi dà la possibilità di camminare, che per un settantenne è necessario terapeuticamente. Mi fermo in un parcheggio libero dove non c’è quasi nessun’ altra auto. Mi fermo e
prima di uscire nascondo alla vista qualsiasi oggetto che pur immeritatamente possa indurre in tentazione qualche ladruncolo di passaggio. E poi con una lentezza biblica come se dovessi attraversare un deserto mi avvio lungo la pista pedonale del Bisenzio andando verso il centro. Cammino, mi fermo ed osservo tutti i soggetti che la Natura propone. C’è un sole tiepido rinfrescato dal venticello della valle ma è straordinariamente piacevole prendersela comoda, ed avvertire la forza morale dell’età che si contrappone alla sensazione di un inevitabile lento declino.

Joshua Madalon