Verso il 25 settembre – reloaded significativo di un mio post del 17 luglio 2016 collegato al “reddito di cittadinanza”

Verso il 25 settembre – reloaded significativo di un mio post del 17 luglio 2016 collegato al “reddito di cittadinanza”

A CHI FA PAURA IL REDDITO DI CITTADINANZA?

Un Governo che si dica di Centro(Sinistra) dovrebbe avere una particolare cura nei confronti dei ceti più sofferenti ma continua ad avere un sostegno molto convinto da parte degli imprenditori e di quella parte della società che possiede la maggior parte della ricchezza del paese; lo stesso leader del Governo ha scalato il Potere utilizzando fondi la cui origine – ma su questo attendo smentite “documentate” – è per lo più ignota. Ed inoltre lo stesso Governo – pur attuando mediatici sforzi per fronteggiare la corruzione (vedi il lavoro dell’ex magistrato Cantone) – non è stato in grado di incidere positivamente nello scaricare la parte malata dell’Amministrazione pubblica, tanto che gli “scandali” (piccoli medi o grandi essi siano) si susseguono senza sosta, mettendo in evidenza l’abuso di parole come “rinnovamento” e “rottamazione”, che alla fine si sono scaricate solo sulla parte buona della società italiana.

Parlerò del “reddito di cittadinanza” come intervento per ridurre le ingiustizie sociali.

Il Governo si rifiuta di attivarlo, adducendo motivazioni che sono concrete e reali all’interno di una realtà che non ha vera intenzione di trasformarsi in meglio. Sono d’accordo che “il reddito di cittadinanza” non potrà funzionare in una società nella quale si fa di tutto per valorizzare la furbizia e il malaffare; ed allora di che parliamo? Il governo che rifiuta di attivare tale processo si arrende di fronte alle ingiustizie da se stesso – nelle sue strutture amministrative – provocate. Di che parliamo? lo ripeto! Di che cosa argomentiamo? Questo Governo si è presentato e tuttora si presenta come fortemente rinnovatore, come paladino delle giustizie sociali, come difensore dei deboli contro le stesse angherie della macchina dello Stato, che si dice di voler razionalizzare nell’ottica dell’equità. Ed allora perchè mai ci si ostina a criminalizzare uno dei pochi interventi che porterebbe giustizia ed equità sociale, come il “reddito di cittadinanza”?
Chi ne usufruirebbe? Tutti coloro che si attivino nella ricerca di un lavoro, offrendo la propria disponibilità attraverso organismi pubblici (gli stessi che dovrebbero sovrintendere all’erogazione del “reddito”) ad accettare un lavoro, anche temporaneo (stagionale), purché collegato a titoli di studio o abilità pratiche accertabili. Tale “reddito” si interrompe nel periodo lavorativo e riprende poi corso alla sua conclusione, e via dicendo: tale “reddito” deve avere una parte che va a coprire la previdenza e tutta la parte assicurativa. Il “lavoro” che viene offerto dovrà essere accettato se rispondente alle qualificazioni dei cittadini, pena l’esclusione definitiva del sussidio; allo stesso tempo il cittadino che svolgesse mentre usufruisce di quel “reddito” un’attività qualsiasi “in nero” si vedrebbe escluso da tale vantaggio.

Si comprende tra l’altro che con una simile legislazione lavorativa verrebbe a ridursi fortemente la parte di “lavoro in nero” o “sottopagato” che è una delle piaghe sociali del nostro Paese. Così come quell’immane spreco di risorse pubbliche che è l’Istruzione italiana troverebbe una limitazione significativa: parlo di quanto costi allo Stato la formazione dei nostri giovani e di come questi sempre più spesso siano costretti ad emigrare per cercare e trovare un lavoro che dia loro dignità e riconoscimenti economici.

IN QUESTI GIORNI SONO A SVOLGERE ATTIVITA’ DI PRESIDENTE DI COMMISSIONE PER GLI ESAMI DI STATO (quelli che chiamiamo “maturità”!) E MOLTI PIU’ GIOVANI TRASCURANDO I TIMORI DELLA BREXIT ALLA DOMANDA SU QUEL CHE FARANNO DOPO GLI ESAMI RISPONDONO CHE ANDRANNO IN INGHILTERRA, A LONDRA, ALLA RICERCA DI UN LAVORO – IL PRIMO CHE TROVINO – NON IMPORTA QUALE SIA – MA HANNO UNA CERTEZZA, CHE NON SARANNO TRATTATI DA STRACCIONI MISERABILI! (meglio lavare i piatti in una cucina che fare l’operatore di call-center)

E a questo punto il dubbio è formidabile! Questo giochino (del dire “no” al reddito di cittadinanza) non sarà mica indirizzato al mantenimento di “potentati” imprenditoriali di sfruttatori che vivono sul lavoro a basso reddito e su quello in nero?