Tutti gli articoli di giuseppe

VIAGGIATORI (in)URBANI – 2

1421763033715253137

VIAGGIATORI (in)URBANI – 2

“Ma cosa sta a guardare quel signore? La giostra?”. Accade spesso che sull’ingresso alle rotonde vi sia un traffico intenso. Ed è così che il più timido, il più lento degli autisti si blocchi ad osservare il giro come fosse uno spettacolo, memori delle giostre infantili quando ci si fermava a prenotare con la mente e con gli occhi la macchinina, il cocchio, il cavalluccio ed altre attrazioni giostresche. Dietro di loro però, maestri e maestrine della guida sportiva brontolano e fanno squillare i loro clacson, infrangendo come ho già detto ieri il Codice della strada (“Ma no, quell’articolo – il 156 – recita “Il dispositivo di segnalazione acustica deve essere usato con la massima moderazione e solamente ai fini della sicurezza stradale. La segnalazione deve essere la più breve possibile.” E quindi lo si può usare in quella situazione; quei guidatori attentano alla sicurezza stradale e, poi, basta fare solo “pè” e non necessariamente “pè – pè –pè…..””).
Come ben si vede, ciascuno trarrebbe conclusioni che davvero diventano amene.
Ma sulle rotonde accade anche che vi sia un deficit nel segnalare il cambiamento di direzione. Per precisione si tratterebbe dell’Art. 154 del Codice della strada che recita “1. I conducenti che intendono eseguire una manovra per immettersi nel flusso della circolazione, per cambiare direzione o corsia, per invertire il senso di marcia, per fare retromarcia, per voltare a destra o a sinistra, per impegnare un’altra strada, o per immettersi in un luogo non soggetto a pubblico passaggio, ovvero per fermarsi, devono:

a) assicurarsi di poter effettuare la manovra senza creare pericolo o intralcio agli altri utenti della strada, tenendo conto della posizione, distanza, direzione di essi;

b) segnalare con sufficiente anticipo la loro intenzione”….e via dicendo.

Ebbene, capita che sulle rotonde (ma non solo…) l’auto che sta procedendo nella direzione opposta entri sulla rotonda e poi invece che procedere linearmente si sposti rapidamente sulla sua sinistra senza alcuna segnalazione. Occorre a quel punto essere buoni piloti per sventare il crash, essere piloti provetti ed alla pari con i concorrenti occasionali.
Certamente l’uso dei segnalatori di direzione laterali non è molto diffuso e sembra che lo sia con la giustificazione che così si risparmierebbe l’usura delle lampadine.
Ci sono però dei casi limite come quello che conosco molto bene, meglio di tutti voi, e cioè “il mio”: infatti sono un maniaco delle segnalazioni. Non me ne dimentico mai: anche quando da uno dei due lati c’è un muro o un marciapiede alto e non vi si accede, insisto ad accendere le luci per svoltare, ovviamente dall’unica parte verso la quale la strada prosegue.

Joshua Madalon

VIAGGIATORI (in)urbani

tumblr_mggxn2N6hL1qdm4tlo1_500
VIAGGIATORI (in)urbani

“Ohibò! Ma siamo a Napoli?” è il primo pensiero che mi sovviene non appena avverto quel rumore molesto nella stradina che qui a Prato da Piazza Ciardi conduce attraverso il senso unico di via Strozzi ad uscire dal centro verso il bivio via Curtatone – Battisti.

Non è neanche “gentile”. È imperiosa, arrogante quella strombazzata ed è inutile, anche perchè il signore che è in pole position – anche se non è proprio un campione, il quale probabilmente avrebbe potuto bruciare tutti sul colpo come fanno i grandi piloti di F1 (a me ne vengono in mente soprattutto due in un recente Gran Premio, quello di Singapore, e mi riferisco alla bella disastrosa partenza di Vettel e Raikkonen) – si è mosso rapidamente e non penso che lo abbia fatto grazie a quella signora che è più dietro di me. In fondo questa bella abitudine si è diffusa ed è ingiusto che io abbia pensato di essere a Napoli, dove questo forse è normale e quindi alla fin fine ci si è abituati. Anche se è forse il caso di ricordarlo a quella signora là dietro che “ai sensi dell’art.156 del Codice della strada le segnalazioni acustiche sono vietate, ancor più nei centri abitati”. E forse anche i tutori dell’ordine stradale e cittadino se ne dimenticano e continuano a comminare multe a volte incomprensibili, trascurando questo aspetto. Quel signore che, invece, era in pole position non ha aspettato di certo il clacson della collega e si è fiondato oltre il semaforo facendo invidia ai campioni sportivi che schizzano rapidamente proprio mentre lo starter preme il grilletto: in verità lo ha fatto quasi per vendicarsi di quell’automobilista che poco prima non gli ha permesso di passare con il “rosso”, e se ne è assunta la responsabilità, oltrepassandolo lui, venendo da via Curtatone. La signora, però, che era dietro di me è rimasta fregata da un altro piccolo impedimento. Con la coda dell’occhio mentre sfrecciavo via sul “giallo” (ma come sono brevi gli intervalli a quest’ora) ho intravisto un giovane forse neopatentato che nell’orgasmo della ripartenza si era bloccato e non riusciva a far muovere il suo veicolo: che ci sia una sorta di vendetta divina per chi trasgredisce? Non credo, ma un piccolo dubbio ci può anche stare.

Joshua Madalon

ALLA “SINISTRA che verrà” – APPUNTI per venir fuori dal guado (e non farsi ingoiare dal fango melmoso)

– per chi è disponibile a discutere ed a confrontarsi a partire da essere “ALTERNATIVI” al PD –

APPUNTI per venir fuori dal guado (e non farsi ingoiare dal fango melmoso)

ALLA “SINISTRA che verrà”

Quella che chiamiamo “galassia” della Sinistra è formata da corpuscoli che, presi singolarmente, valgono dal 2 al 3% se va bene e l’autoreferenzialità può garantire a qualcuno (ma forse “meno” di uno) una propria visibilità personale, la qual cosa contraddice aspetti “fondamentali” dell’essere di Sinistra, quali la capacità di rappresentare una parte importante degli interessi e dei bisogni, ma direi pure dei “diritti negati”, a coloro che sono già, o rischiano di rimanere, “indietro”, cioè gli “ultimi”, quelli che stentano ad avere una vera e propria rappresentanza.
Il tentativo di mettere “insieme” una parte di, o tutto, quel mondo al quale peraltro chi scrive sente di appartenere, è un banco di prova utile a far crescere la consapevolezza in ciascun gruppo che “da soli non si va da nessuna parte” ed ogni affermazione di principio isolata corre il rischio di non poter essere realizzabile, mantenendo la sua connotazione di “utopia” inutile. Con il risultato di far crescere ulteriore disaffezione verso la Politica positiva, non populistica non demagogica ma ragionata, e procurare linfa negativa a forze contrarie al nostro pensiero, antistoriche, di Destra ed ambigue (al di là del fatto che il livello dell’astensionismo crescerebbe ulteriormente, fornendo spazio al nichilismo ed al disinteresse).

Quel che è accaduto l’altra sera (17 ottobre) al Circolo Risaliti di San Giusto è stato – al di là della confusione apparente – un momento di profondo chiarimento che a mio avviso contribuirà a rafforzare l’esigenza di andare avanti nella costruzione di un nuovo “soggetto” che avvierà il “percorso” in un “prima e dopo” che corrispondono necessariamente.

– CHI CI STA CI STA ED AGLI ALTRI AUGURIAMO BUON VIAGGIO!!! –

Un nuovo “soggetto” completamente alternativo al Partito Democratico, che ha evidenziato di non avere le qualità di autonomia territoriale per affrontare le principali questioni che necessitano di avere particolare attenzione: in primo luogo la “convivenza civile” (camuffata da “insicurezza”), le problematiche del lavoro affossate da una profonda incapacità di collegare le esigenze dei lavoratori con quelle dell’imprenditoria (anche perché a Prato mancano per ora figure “illuminate” che concepiscano l’impresa privata in senso cooperativo), la questione del Territorio, soprattutto quello delle “periferie” che finiscono per interessare soltanto i “predatori” ed i loro “protettori” politici, la questione della Sanità e dei servizi sociali diffusi e, dunque, le problematiche squisitamente ambientali, che subiscono l’attacco da parte di imprenditori immobiliari e cooperative che non hanno ancora compreso la necessità di riconvertirsi, pur permanendo nello stesso settore; la questione irrisolta del Decentramento dopo la soppressione delle Circoscrizioni; e, non ultima, ma per me personalmente prima e centrale, la funzione della Cultura e della Conoscenza, che non può essere prerogativa assoluta dei grandi contenitori “centrali” e deve essere invece diffusa su tutto il territorio.

Per tutto questo (e non solo: non pretendo di essere esaustivo e lascio spazio a ciascuno di noi) dobbiamo impegnarci nella costruzione di questo nuovo “soggetto”. “A SINISTRA” a me è parso molto chiaro: chi ha paura della parola (SINISTRA) rinnega la propria identità, che non può essere considerata negativa di per sè, ma deve assumere il valore distintivo di quanto si è perso soprattutto negli ultimi anni, a causa dei “fake” che circolano.
Coloro che hanno espresso perplessità ieri sera nei confronti sia di un soggetto che di un percorso “alternativo” si assumeranno la loro responsabilità come è logico, accodandosi al più volte vituperato PD in condizioni di marginalità programmatica. Non hanno imparato nulla dal “passato” recente e persistono in quell’errore. Noi non possiamo attendere il loro rinsavimento; sarebbe imperdonabile! Abbiamo bisogno di lavorare intensamente a questo progetto, per costruire una Piattaforma Programmatica di alto livello, per garantirci cooperazioni diffuse su tutti i territori e puntare ad un consenso elettorale significativo corrispondente alle proposte che saremo in grado di produrre.

In definitiva, per ulteriore “sintesi” ritengo che “soggetto e percorso” debbano essere contemporanei, non essendo possibile un “percorso” in assenza di un “soggetto” e viceversa.

JOSHUA MADALON

ANNIVERSARI 1917 – 2017 – VERSO LA DISFATTA DI CAPORETTO

VERSO LA DISFATTA DI CAPORETTO

Non era certo una festa, come quella che sembrava alle folle osannanti degli interventisti e dei loro sostenitori inconsapevoli in quella fine di maggio del 2015, quando l’Italia abbandonata la Triplice Alleanza dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. I giorni, le settimane, i mesi erano trascorsi ed il morale delle truppe – costrette a subire i rigori dell’inverno in condizioni proibitive non solo climatiche nelle trincee alpine – era davvero ai più bassi livelli. Si diffondevano episodi di ribellione dovuti alla disperazione ed all’incapacità culturale di comprendere le ragioni di tanti sacrifici e tante sofferenze.

Il rigore nei confronti delle truppe viene delineato già nella Circolare n.1 del 24 maggio 1915 (il giorno della “entrata in guerra”). In essa preventivamente si legge: “la punizione intervenga pronta: l’immediatezza nel colpire riesce di salutare esempio, distrugge sul nascere i germi dell’indisciplina, scongiura mali peggiori e talvolta irreparabili”.
Ed il 28 settembre di quello stesso anno, probabilmente già a ragion veduta la Circolare m.3525 conferma: “chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere sarà raggiunto, prima che si infami, dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell’ufficiale”.
Nel novembre del 1916 una circolare di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta nipote di Vittorio Emanuele II re d’Italia ritorna a trattare con forza la questione evidentemente sempre più diffusa di “indisciplina”: “Intendo che la disciplina regni sovrana fra le mie truppe. Perciò ho approvato che nei reparti che sciaguratamente si macchiarono di grave onta, alcuni, colpevoli o non, fossero immediatamente passati per le armi”.

2nd_Duke_of_Aosta

E nove giorni dopo la tristemente nota circolare “delle decimazioni” da parte di Cadorna, la 2910 del 10 novembre 1916: “Ricordo che non vi è altro mezzo idoneo a reprimere reato collettivo che quello della immediata fucilazione dei maggiori responsabili e allorché l’accertamento personale dei responsabili non è possibile, rimane il dovere e il diritto dei Comandanti di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte. A codesto dovere nessuno che sia conscio di una ferrea disciplina di guerra può sottrarsi ed io faccio obbligo assoluto ed indeclinabile a tutti i Comandanti”.

Luigi_Cadorna_02

La vita in trincea era davvero dura ma più incomprensibili erano gli “assalti” cui erano costretti (molto spesso le “ribellioni” erano verso questi atti assurdi che comportavano la sicura morte per i poveri fanti che dovevano uscire allo scoperto facili bersagli dell’artiglieria nemica). In “Isonzo 1917” Edizioni BUR Mario Silvestri scrive:
“Uscire dalla protezione della trincea e lanciarsi nel vuoto, verso le armi che sputavano fuoco secondo uno schema studiato da mesi; la sopravvivenza determinata da un fatto puramente statistico: il non trovarsi sul percorso di una pallottola; una decimazione ripetuta tante volte, che alla fine di una serie di attacchi solo un piccolo gruppo di superstiti si guardava smarrito e terrorizzato: questo toccava il limite delle possibilità di sopportazione dell’uomo normale.
Ogni volta che un essere umano era sottoposto ad una simile prova, perdeva una parte della sua personalità, una parte della capacità di intendere e di volere. Dopo un certo numero di queste esperienze il giovane combattente era trasformato in un essere psichicamente malato.
Si diedero casi di suicidio, per la paura di dover andare all’assalto. La pazzia improvvisa era tutt’altro che infrequente”.

La disfatta di Caporetto era molto vicina

Joshua Madalon

Marcia_nella_valle_dell'Isonzo

UN SECOLO FA – Appunti, parole e immagini a cento anni dalla Rivoluzione – MONTEMURLO 6 – 13 E 20 NOVEMBRE 2017

UN SECOLO FA – Appunti, parole e immagini a cento anni dalla Rivoluzione – MONTEMURLO 6 – 13 E 20 NOVEMBRE 2017

UN SECOLO FA a Montemurlo

Come si svolgeranno le due serate dedicate alla Rivoluzione russa (nel centenario della Rivoluzione d’Ottobre – 7/8 novembre 1917) organizzate dal Comune di Montemurlo Biblioteca Comunale “Bartolomeo Della Fonte” nei giorni 6 – 13 novembre?
Preparate e condotte dal prof. Giuseppe Maddaluno con la collaborazione di Altroteatro Firenze del prof. Antonello Nave vedranno la presenza di quattro giovani (in ordine alfabetico: Serena Di Mauro, Davide Finizio, Serena Mannucci e Bianca Nesi) che si alterneranno nel ruolo di “tessitori” e “lettori”. I primi saranno impegnati nella narrazione degli eventi mentre i secondi utilizzeranno letture e testimonianze collegate ad essi. La scelta dei materiali è del prof. Maddaluno mentre quella delle immagini è di Chiara Gori, che ha enucleato alcuni passi tratti da documentari e film sul tema.

La prima serata è quella di lunedì 6 novembre ore 21.00 presso il Centro giovani in Piazza don Milani 3 a Montemurlo e seguirà le vicende nell’Impero russo dal 1861 (abolizione della servitù della gleba) al 1905 (prima rivoluzione russa); la seconda serata è prevista pe ril 13 novembre, sempre ore 21.00 e stesso luogo, riguarderà la partecipazione della Russia alla prima guerra mondiale e analizzando le vicende che condurranno alle due rivoluzioni del 1917, quella di febbraio con la caduta dello zar e quella di Ottobre ( per il calendario giuliano – Novembre per quello gregoriano).

corazzata1

Verranno proiettati, tra gli altri, alcuni brani da “REDS” di Warren Beatty che nel 1982 ottenne tre premi Oscar e segue la storia del giornalista statunitense John Reed, l’unico americano ad essere sepolto sotto le mura del Cremlino; da “Lenin in Ottobre” che è un film di propaganda sovietico del 1937, diretto da Mikhail Romm e Dmitriy Vasilev. Il film narra l’attività politica di Lenin seguendolo dal suo ritorno dall’esilio svizzero nell’aprile del 1917 fino alla presa del potere nel Palazzo d’inverno di Pietrogrado; da “La corazzata Potemkin” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Si tratta di una delle più note e influenti opere della storia del cinema, ingiustamente maltrattata dalla comicità di Paolo Villaggio e anche per questo poco conosciuta dalle giovani generazioni.

Layout 1

E’ poi prevista una terza serata il 20 novembre –ore 21.00 stesso luogo – con la presentazione del libro “1917 L’Anno della Rivoluzione” del prof. Angelo d’Orsi, che sarà presente. In quella occasione Altroteatro leggerà dei brani dal libro.

Joshua Madalon

DOCUMENTI per la città – come interpretarla da SINISTRA

DOCUMENTI per la città – come interpretarla da SINISTRA

Una nuova piattaforma per la città.
Il rilancio di Prato deve partire dalla valorizzazione della propria unicità. L’immigrazione è la caratteristica principale dell’attuale storia della città che nell’arco dei decenni ha cambiato il volto e i contenuti del nostro vivere quotidiano. Dobbiamo dare ad essa la centralità che merita nell’ambito del cambiamento generale, non più da subire, ma da studiare, analizzare e sfruttare in senso positivo per noi e per gli altri. Gli altri in questo caso non sono i nostri immigrati, che devono appartenere per ragioni logiche e territoriali alla categoria del “noi”, ma il resto del mondo, l’Europa prima di tutto. Questo riferimento è necessario per attivare il nostro modo di pensare intorno a un’idea che potrebbe diventare “esperimento sociale” da sottoporre al Governo nazionale come alla commissione europea. Prato potrebbe e deve diventare il centro europeo di sperimentazione più avanzata delle politiche di integrazione e ricevere per questo massicci finanziamenti da parte delle istituzioni. Tali istituzioni dovranno riconoscere lo status della nostra città come fattore unico di sviluppo delle relazioni integrative e come tale agire per una sorta di bene comune. L’urbanistica in questo senso avrà una grande importanza, al pari della scuola e della cultura. Creare le condizioni che questo avvenga sarà il ruolo della politica che altrimenti diventerà sempre più un terreno arido, finalizzato a chiudere semplicemente un ciclo in cui la stessa politica non ha trovato le risposte necessarie per sopperire ai propri deficit. La politica si salva con una nuova utilità anche sui territori di competenza, dove oggi i cittadini stentano a rinnovare la propria fiducia in essa. Non possiamo permetterci la fine della politica. Questo documento deve avere l’onere di alzare il dibattito sulla città e individuare, con l’ausilio di tutti coloro che vorranno partecipare, tematiche coerenti con il rilancio di Prato.

copiato/incollato da autore ignoto

ANNIVERSARI 2007-2017 il pd – non c’è molto da festeggiare

ANNIVERSARI 2007-2017 il pd – non c’è molto da festeggiare

In un flash-post su Facebook, di quelli coloratissimi ma sintetici, l’altro giorno mentre festosi una parte residuali dei fondatori (ma sono passati solo dieci anni, mica trenta-quaranta!) si impegnavano a ricordarne i natali, suggerivo di riflettere sui “disastri” compiuti in questi dieci anni in particolar modo dalla leadership che è “ancora” (e si spera per poco!) in sella a quel Partito che avoca a sè (e solo a sè) la rappresentanza della Sinistra.
E’ invece chiaramente spostata al Centro con ramificazioni solide verso la Destra la politica di quel Partito. Vedasi l’abolizione dell’art.18 che un Governo di Sinistra avrebbe esteso ( e dire che ci aveva provato senza riuscirci proprio quel Governo che tutti riconoscevano come espressione delle Destre); vedasi quell’intervento massiccio che chiamasi pomposamente “Job’s Act” che ha esteso la precarietà a dismisura crescente, garantendo il padronato ed umiliando il merito dei lavoratori; vedasi ancor più quell’altro intervento rovinoso che chiamano a dispetto dei risultati “La Buona Scuola”, che è intervenuta – forse a loro parere positivamente – solo sugli aspetti burocratici, senza però incidere sulla preparazione culturale, civica ed anche professionale dei giovani. Alcuni interventi positivi sono, sì, stati realizzati ma finiscono per essere delle “foglie di fico” ed in linea di massima rischiano di naufragare nel corso dell’applicazione, proseguendo in quelle modalità per le quali in questo dannato e sfortunato Paese le leggi non vengono applicate in mancanza di Decreti attuativi ed in qualche caso, come quello della Buona Scuola, con l’approvazione di decreti attuativi senza un vero e proprio confronto con le parti sociali.

L’altro giorno Eugenio Scalfari, probabilmente obnubilato da una forma di malinconica senilità, dalle colonne di “Repubblica” ha nuovamente tessuto gli elogi del “bamboccio di Rignano”: lo ha fatto riconoscendogli di aver ascoltato alcune sue critiche contornate da suggerimenti e paterni consigli
“primo tra tutti quello di non agire avendo in testa la formula “comando io da solo”, ma formando una squadra della massima autorevolezza che creasse al vertice una collegialità senza la quale è difficile chiamare democratico quel partito”; dopodichè Scalfari esulta affermando “Ebbene, questa collegialità è venuta fuori questa mattina con accenti che sono sembrati a tutti, e anche a me, genuini”. Anche io ho ascoltato – forse obnubilato da un astio pari alla malinconia di Scalfari – ma ho avvertito altrettanto livore nei confronti di coloro che avrebbero tradito. Vero è che ormai non è più possibile (anche se la Politica ci ha abituati a voltafaccia straordinari, camuffati dalla necessità) tornare indietro e non sarebbe nemmeno più credibile un atteggiamento diverso da parte di Renzi.
Scalfari giudica il suo discorso “non…fazioso” e probabilmente era in un sonno profondo quando veniva pronunciato oppure era subissato dagli applausi dei sostenitori accorsi appositamente a tale scopo.
Scalfari parla di “collegialità” che sarebbe emersa, ma non fa i conti con gli innumerevoli assenti, alcuni dei quali semplicemente perché “non graditi” non erano nemmeno stati invitati.
Nella parte conclusiva dell’editoriale di domenica 15 ottobre Scalfari ritorna a polemizzare con Zagrebelski asserendo che la democrazia non debba appartenere al popolo ma, pur non pronunciandone il nome, ad un’oligarchia rappresentata dai Partiti. E’ una posizione, peraltro espressa anche a ridosso del referendum del 4 dicembre 2016, allucinante.

Joshua Madalon

http://www.repubblica.it/politica/2017/10/15/news/ecco_perche_la_legge_elettorale_non_viola_la_democrazia-178317329/

ANNIVERSARI 1917 – 2017 VERSO CAPORETTO una testimonianza eccellente: Curzio Malaparte ( e sua sorella )

SIETE TUTTE/I INVITATE/I A PARTECIPARE AGLI EVENTI IN PROGRAMMA PRESSO LA BIBLIOTECA DI MONTEMURLO per ricordare il centenario dalla RIVOLUZIONE RUSSA

6 NOVEMBRE – ORE 21.00 – un excursus sugli anni che precedono la Rivoluzione russa con Serena Di Mauro – Davide Finizio – Serena Mannucci e Bianca Nesi a cura di Giuseppe Maddaluno (per ALTROTEATRO) – con la collaborazione di Chiara Gori – prima parte “Dal 1861 al 1905

13 NOVEMBRE – ore 21.00 seconda parte “Dal 1905 al 1917”

20 NOVEMBRE – ore 21.00 “INCONTRO CON IL PROF. ANGELO d’ORSI – autore del libro “1917 L’ANNO DELLA RIVOLUZI

Layout 1

La sconfitta ( la “disfatta”) di Caporetto era il segnale delle difficoltà nei rapporti tra le alte gerarchie governative e militari e migliaia di cittadini-soldati costretti a subire condizioni davvero inumane sia per disciplina che per ambiente. Curzio Malaparte ne la sua “La rivolta dei santi maledetti” (alias “Viva Caporetto”) ne traccia alcuni aspetti, rilevando come su tutti i fronti si andassero verificando episodi di ribellione, di diserzione, e di grande grandissima confusione dovuta alla impreparazione sia dei generali sia degli inermi indifesi militari.

Eravamo sul Grappa, quando ci venne l’ordine di scendere a Bassano, e di andare in Francia ad aiutare gli Alleati. Fummo destinati ai Campi di Mailly, di Saint-Ouen e di Saint-Tanche. Al Corpo d’Armata italiano venne l’ordine di andare a tappare il buco fra la Marna e Reims. Marciammo notte e giorno, a piedi, mentre lunghe file di camion, carichi di truppe inglesi, francesi, americani, tonchinesi e senegalesi, ci sorpassavano coprendoci di polvere. Gli Italiani a piedi, e gli Alleati, compresi i negri, in camion. Giungemmo nei boschi di Bligny […]. Di trincee e di camminamenti nessuna traccia: […] si camminava, si combatteva, si dormiva allo scoperto. Bisognava provvedere con estrema rapidità alla sistemazione difensiva di quel fronte improvvisato. […] Mi fu affidato il comando dell’ala sinistra. Poco prima dell’attacco il Comando francese fece distribuire ai nostri soldati dei bidoni di cognac. I fanti bevvero il cognac mescolato con etere, come usavano i Francesi per eccitare le loro truppe. Ci buttammo all’assalto vomitando l’anima nostra. Non ostante le forti perdite, riuscimmo ad aggrapparci alle linee tedesche, e a tener duro. Nella notte fra il 14 e il 15 luglio cominciò la grande offensiva di Ludendorff, l’ultima, la decisiva. […] Nulla potrà superare in orrore quel bombardamento. Fu un massacro. Seduti sull’erba, le spalle appoggiate ai tronchi degli alberi, in un terreno senza trincee, senza camminamenti, senza ricoveri, ci facemmo ammazzare allo scoperto, fumando una sigaretta dietro l’altra. […] Tutti i comandanti di battaglioni erano morti. Su ogni due mitragliatrici, ce n’era una fuori uso. All’alba […] attaccarono con le tanks […]. Era la prima volta che ci si trovava di fronte alle tanks. I Francesi, gli Inglesi, gli Americani, avevano i fucili anticarro. Noi Italiani non ne avevamo. Non si sapeva come fare. […] Non potendo far altro, facemmo miracoli. […] Alla fine ci venne l’idea di dar fuoco al bosco, davanti alle tanks, che erano così costrette a tornare indietro per paura che scoppiasse il serbatoio di benzina. Si combatteva in mezzo alle fiamme. […] Benché tagliati fuori, benché da tutte le parti ci sparassero nella schiena, tuttavia i nostri soldati resistevano coraggiosamente. Non si mangiava da ventiquattro ore. Impossibile evacuare i feriti. […] Verso sera rimanemmo quasi senza cartucce, senza bombe a mano. Le mitragliatrici Saint-Étienne non avevano più nastri, le Fiat avevano i caricatori vuoti. La nostra artiglieria aveva subito perdite spaventose. Il 10° da campagna era rimasto con due soli pezzi senza munizioni, e una ventina d’uomini in tutto. La battaglia si protrasse per tutta la notte. La mattina del 16 nuove truppe tedesche si buttarono allo sbaraglio, decise a farla finita, precedute da un violento bombardamento a gas yprite. Le nostre maschere, vecchie e tutte in cattivo stato, non ci servivano a nulla. Per tutto il bosco non si udiva che l’immenso rantolo degli agonizzanti. Dalle due del pomeriggio alle quattro respingemmo diciannove assalti tedeschi, e facemmo sette contrattacchi all’arma bianca. Io comandavo la 94° Sezione lanciafiamme d’assalto, e riuscii a fare qualcosa di buono. Al contatto con le fiamme, le bombe a mano appese alla cintura dei soldati tedeschi, scoppiavano. Verso il tramonto, l’artiglieria franco-inglese, giunta di rinforzo, e dimenticando che noi pure eravamo vestiti in grigioverde, come i tedeschi, si mise a spararci addosso. Nonostante tutto tenemmo duro e i tedeschi non passarono.

E la sorella di Malaparte racconta:

Le maschere dei nostri militari erano empiriche, bisognava toglierle ogni dati minuti, per non soffocare. Inoltre non erano stati istruiti, non sapevano nemmeno che i gas erano inodori. Suckert vide i Francesi fuggire urlando: i gas! i gas! ma non sentendo nessun odore, credette che fosse una fuga e non volle lasciare il campo di battaglia: si rovinò per tutta la vita […] Uno dei suoi lanciafiamme Micciché in un ospedale di Milano, dove giaceva ferito, mi ricercò incaricato da mio fratello, che si trovava anche lui in ospedale a Parigi, perché ne avessimo notizie. E così mi raccontò come Curtino era rimasto sul campo di battaglia, fuori di sé, dopo la respirazione del gas. Il suo attendente, un calabrese, Carboni, ferito gravemente, tanto che ne morì, riuscì a trascinarlo fuori dalla zona invasa dall’yprite, e a collocarlo in una specie di incavo nel monte, un po’ rialzato. […] Quando fu all’ospedale da campo, egli raccomandò al medico che gli prestava le prime cure di ricercare il suo tenente che egli aveva riposto, privo di sensi, in quella tale buca del monte. L’addetto al recupero delle salme, nel buttarlo in una fossa insieme agli altri, sentì che non era diaccio e così, a un pelo, Curtino non fu sotterrato ancora vivo…

UN SECOLO FA a Montemurlo

a MONTEMURLO IL PROSSIMO 20 NOVEMBRE con due anticipi il 6 ed il 13 – ANNIVERSARI – 15 OTTOBRE 1917 – 15 OTTOBRE 2017 – un evento molto particolare

800px-Mata-Hari_1910

a MONTEMURLO IL PROSSIMO 20 NOVEMBRE con due anticipi il 6 ed il 13 – ANNIVERSARI – 15 OTTOBRE 1917 – 15 OTTOBRE 2017 – un evento molto particolare

Alle ore 6.15 del mattino il giorno 15 ottobre 1917 (era un lunedì) nel bosco di Vincennes nell’immediata periferia orientale di Parigi veniva eseguita la condanna a morte di una indiscutibile protagonista della storia “sociale” europea del primo ventennio del Novecento: Mata Hari.
Nel suo libro “1917 L’ANNO DELLA RIVOLUZIONE” edito da Laterza il prof. Angelo d’Orsi ne traccia il ritratto.

“E’ una donna bella, spregiudicata, che ha bazzicato ambienti dello snobismo internazionale, divenendone parte integrante…..Più che naturale che il mondo dell’epoca non potesse non accorgersi di lei……….”.

SIETE TUTTE/I INVITATE/I A PARTECIPARE AGLI EVENTI IN PROGRAMMA PRESSO LA BIBLIOTECA DI MONTEMURLO per ricordare il centenario dalla RIVOLUZIONE RUSSA

6 NOVEMBRE – ORE 21.00 – un excursus sugli anni che precedono la Rivoluzione russa con Serena Di Mauro – Davide Finizio – Serena Mannucci e Bianca Nesi a cura di Giuseppe Maddaluno (per ALTROTEATRO) – con la collaborazione di Chiara Gori – prima parte “Dal 1861 al 1905”

13 NOVEMBRE – ore 21.00 seconda parte “Dal 1905 al 1917”

20 NOVEMBRE – ore 21.00 “INCONTRO CON IL PROF. ANGELO d’ORSI – autore del libro “1917 L’ANNO DELLA RIVOLUZIONE”

ANNIVERSARI? a 10 anni dalla nascita del PD / il mio modo per festeggiarlo

marte-superficie

ANNIVERSARI (mah!)

a 10 anni dalla nascita del PD / il mio modo per festeggiarlo

Alle lettrici ed ai lettori del mio Blog

Non trovo assolutamente significativo in questo momento il festeggiamento del decennale dalla nascita del Partito Democratico (il 14 ottobre del 2007 l’idea che animava tante e tanti di noi era che si potessero cambiare i metodi della pratica politica: non solo non sono cambiati ma si è dato vita ad una forma reazionaria che ha riportato in auge coloro che erano “allora” in discussione e che si intendeva, a prescindere “dalla loro età anagrafica”, rottamare) se non per ricordare quale fu la posizione di un gruppo “minoritario” che sostenne Rosy Bindi.

Joshua Madalon

2487,0,1,0,256,282,653,1,3,24,23,0,1,146,72,2246,2225,2258,149855
2487,0,1,0,256,282,653,1,3,24,23,0,1,146,72,2246,2225,2258,149855

Presentazione liste per le Primarie del 14 ottobre 2007
Le liste che oggi presentiamo si caratterizzano per la presenza equilibrata fra i generi con una lieve prevalenza complessiva delle donne (14 a 13).D’altra parte non sarebbe possibile fare diversamente visto che è prevista dal Regolamento che venga rispettata in modo anche molto precisa la parità fra i generi nella composizione delle liste: solo le liste che abbiano capolista donne sono effettiva garanzia per il genere femminile.
Per le due liste nazionali c’ è un perfetto equilibrio, mentre c’è una prevalenza leggermente superiore nelle due liste regionali (14 a 12). Peraltro, a conferma di quanto prima esposto, abbiamo posizionato come capolista tre donne su quattro liste.
Le liste si caratterizzano inoltre per l’assenza di personalità “politiche “forti: è un elenco di persone che rappresentano vari aspetti della cosiddetta “società civile”, ovvero di quella parte di cittadine e cittadini del tutto “normali” che vogliono occuparsi della Politica forse per la prima volta o intendono riprovarci dopo alcune esperienze passate.
Molti sono i volti giovani ed abbiamo voluto segnalare la loro presenza anche attraverso la proposta di Bruno Salvatore come capolista al Collegio 10 per l’Assemblea Costituente Nazionale.
La loro provenienza è variegata, così come lo è per gran parte dei 27 candidati totali.
Folta è la presenza di studenti universitari, docenti e dirigenti scolastici. Rilevante è dunque per noi la funzione essenziale della formazione e dell’istruzione.
Di grande rilevanza è la presenza di una donna ecuadorena che da alcuni anni opera nel settore dell’istruzione e della formazione ed in quello del welfare.
Anche il mondo del lavoro e delle professioni è rappresentato, così come quello dell’imprenditoria e dell’associazionismo.
Nelly Saquinga assume un ruolo molto importante nelle nostre liste perché segnala l’interesse nostro e della nostra candidata nazionale verso i problemi dell’immigrazione: come ben sapete in queste Primarie sarà possibile far votare tutti gli extracomunitari in possesso di un permesso di soggiorno. Così come vogliamo ricordare che possono partecipare al voto anche i sedicenni.

Le liste facenti riferimento diretto al Ministro della Famiglia del Governo Prodi Rosy Bindi vogliono essere il chiaro esempio di un progetto di Partito Democratico collegato con la gente, sempre aperto all’ascolto dei problemi e sempre pronto a confrontarsi con tutte le problematiche attraverso il metodo della “partecipazione diretta ed attiva” dei cittadini. Non ci sorprendono le recenti esternazioni populistiche e demagogiche di Beppe Grillo e dei tanti che hanno voluto partecipare alle sue iniziative; il PD è stato pensato anche per fornire risposte democratiche a queste istanze: la partecipazione negli ultimi anni è stata troppe volte sacrificata ad un decisionismo sterile (con scelte e decisioni attuate nel chiuso di piccole stanze) che ha finito sempre più per allontanare la gente dalla pratica della buona Politica.
Noi vogliamo praticare un metodo nuovo che preveda fasi di ascolto diffuso e momenti successivi dedicati alle scelte, senza mai interrompere il dialogo. Intendiamo rappresentare il “nuovo” e chiediamo alle cittadine ed ai cittadini di andare a votare il 14 ottobre considerando soprattutto il grande sforzo di totale rinnovamento che stiamo cercando di produrre.

Il Partito Democratico deve nascere con un forte atto d’amore e di fiducia verso la buona Politica; deve essere contrassegnato da una robusta dose di generosità nei confronti delle nuove generazioni e di quanti con umiltà vogliano avvicinarsi alla Politica senza considerarla l’unica attività della loro vita. Il Partito Democratico nasce con un obiettivo alto: riformare rinnovando la Politica.
Noi che abbiamo condotto questo Comitato abbiamo voluto interpretare a pieno questo ruolo di “guida” ed è anche per questo che alcuni si sono volontariamente fatti collocare in una posizione che non possa garantire in assoluto la loro elezione. Abbiamo tuttavia tutti chiesto almeno a Rita Frosini di accollarsi il ruolo di capolista nazionale nel collegio 9 per accompagnare gli altri eletti che noi ci auguriamo siano un buon numero (non riusciamo e non intendiamo fare previsioni) nel percorso nell’ Assemblea Costituente Nazionale.

Una mia Nota: Molte delle energie “positive” si sono smarrite, una parte è “passivamente” succube della linea del PD renziano, un’altra parte si è infilata nel tunnel dell’astensionismo, un’altra ancora esprime consensi variegati.
Cosa aspettano i tanti compagnucci sparsi della SINISTRA ad innalazare una nuova bandiera?

Joshua Madalon

Foto di Agnese Morganti