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NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE Parte 9

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE Parte 9


“Siete nella baia della spiaggia del Pozzo Vecchio, nell’isola di Procida! A destra avete una secca pericolosa! Noi vi vediamo perchè abbiamo sentito le vostre voci e le vostre luci le abbiamo viste già da un po’ avvicinarsi alla costa! Abbiamo già telefonato alla Capitaneria del Porto di Ischia ponte. Dovrebbero essere qui a minuti con una loro imbarcazione. Quasi certamente vi scorteranno fino a Ischia. Purtroppo da quel che sappiamo la nebbia nel canale di Procida è ancora molto bassa e fitta e non è consigliabile procedere in quella direzione.”

Era una voce di donna quella che proveniva da un’altura che la nebbia nascondeva; una voce precisa e sicura, esperta del mare, forse apparteneva ad una figlia, ad una sorella, ad una moglie di marinai o pescatori che ben conoscevano le leggi etiche del mare; ed erano lì, le donne, quelle donne, quella sera apparentemente tranquilla nella quale era però calata una nebbia possente per densità in assenza di correnti ventose che la potessero spazzar via.

Intanto, però, sulla terraferma, qualche ragazzo ed alcune ragazze erano stranamente già tornate alle loro case ed avevano raccontato ai loro genitori come era andata la gita a Ponza: facevano parte di quel gruppo di studenti che, quella mattina, si era organizzato autonomamente ed erano inutilmente stati attesi all’imbarcadero; quel gruppetto, accompagnato da maggiorenni “esterni” all’ambito scolastico, che avrebbe ben potuto con precisione descrivere invece la Reggia di Caserta ed il borgo medievale della stessa città “vecchia” lassù in collina. I genitori di quelle studentesse e di quei studenti avevano affidato i loro figli, per accompagnarli al porto, ai più grandi ma ignoravano che non fossero andati a Ponza: lo scoprirono quando furono contattati da altri genitori preoccupati della vicenda che stava coinvolgendo i loro ragazzi: come a confermare che le bugie sono con le classiche gambe corte.

La nave si fermò, ruotando di 180 gradi ai margini della secca a pochi metri dalla spiaggia, e per tranquillità il capitano la fece ancorare in attesa della motovedetta, mentre i viaggiatori continuavano a parlare tra loro, in qualche modo gustando e pregustando l’avventura. Si sentivano ormai tranquilli, anche quei pochi che avevano avuto crisi di ansia nelle ore precedenti. Era tardi, le 11 di sera, quando la motovedetta arrivò da Ischia ponte. La distanza era di circa tre miglia. Ci fu un breve colloquio tra i responsabili delle due imbarcazioni: viste le condizioni climatiche che non avevano subito modifiche sostanziali, si decise di dirigersi verso Ischia ponte, facendosi precedere dalla più piccola che, dotata di radar e di fari antinebbia senza troppo affrettarsi per motivi di sicurezza, procedette verso l’altra isola, la maggiore di quelle dell’arcipelago campano.

…fine parte 9…. continua…

J.M.

PRATOASINISTRA – che fare? FARE!!!

PRATOASINISTRA – che fare? FARE!!!

A Prato da alcuni mesi le diverse costole (di un corpo unico) della SINISTRA, cioè soggetti individuali e collettivi il cui cuore batte a Sinistra e la mente segue quei valori, così bene sintetizzati dai nostri Padri Costituenti, stanno discutendo ed elaborando di costituire un’Associazione di Politica e Cultura, alla quale hanno scelto di dare il nome di PratoASinistra – PAS.
E’ stata già approvata all’unanimità dei presenti (ed erano tantissimi al Circolo San Paolo) una Carta d’intenti ed una bozza di Statuto è stata più volte discussa, modificandola ed approvando tali modifiche.La Sinistra di Prato potrebbe dare un segnale al Paese, un segnale di UNITA’ per la costituzione di una forza a SINISTRA alternativa al Partito Democratico.
Poche ore fa, in coda ad un’inziativa sulla Piana, in modo informale alcuni dei rappresentanti della SINISTRA, sia a nome personale che in rappresentanza di soggetti collettivi, si sono interrogati su quanto fosse necessario un avanzamento del progetto PratoASinistra. Vi sono degli stimoli, alcuni dei quali ricevuti da consessi nazionali come il Brancaccio e Piazza Santi Apostoli altri collegati alla necessità di costituire un soggetto associativo unico per avviare un rapporto concreto e costante con le problematiche della città, attraverso il coinvolgimento di gruppi, associazioni, comitati, cittadine e cittadini, che avvertano il bisogno di trovare una rappresentanza per affrontare al meglio le tante questioni collegate ai temi del Lavoro, dell’Ambiente, del Sociale, della Cultura.
A questi stimoli bisogna dare risposte. Nelle prossime ore occorrerà stabilire una road map che porti innanzitutto alla costituzione di PratoASinistra ed alla sua ufficializzazione pubblica.

Giuseppe Maddaluno

SINISTRA E UTOPIA!

SINISTRA E UTOPIA!

Dire che la Sinistra debba fare la Sinistra non mi sembra un’affermazione così astratta da non essere presa in considerazione da chi, peraltro, dice di voler attuare politiche di Sinistra.
Beh, non perdo la volontà di spiegarmi meglio: se chi dice di voler rappresentare le istanze di Sinistra, semmai anche elencandone le priorità, poi si acconcia a fare da ruota di scorta – di Sinistra – ad una parte del mondo politico che nel corso degli ultimi anni ha portato avanti scelte che garantivano potere a chi già lo aveva e sottraeva ulteriormente forza a chi l’aveva progressivamente perduta, stempera, diluisce, appanna (ed ho utilizzato termini “soft”) il proprio DNA, rinunciandovi nei fatti.
Cosa accade, in effetti! Una forza che si dica di Sinistra che però poi vende se stessa ai potenziali offerenti (di chiacchiere e promesse) non viene neanche percepita come tale da un elettore disilluso non più disposto a credere alle affermazioni ideologiche, a quel punto meramente ed inutilmente tali; e prende altre vie, dal voto “demagogico e populista, vuoto di concretezza” all’astensione, riempiendo quei contenitori. Tra l’altro se si analizzano i dati sul voto del M5S si comprende anche il motivo per l’atteggiamento “ondivago” di quel Movimento, allorchè si rileva come a votarlo sia un terzo abbondante di ex elettori di Sinistra.
Qualcuno afferma che la Sinistra sia ideologica ed utopistica; può darsi, ma è inevitabile che in questo mondo contemporaneo vi siano delle forze che si ergano a difesa delle classi più deboli senza utilizzare il pietismo caritatevole ma riconsegnando in quelle mani la dignità di un lavoro, non un reddito di cittadinanza, nè tantomeno oboli sotto forma di “bonus”.
Posso accettare che tutto quel che si desidera per renedere questo mondo più giusto sia considerata temporaneamente un’ Utopia; ma poi, ci si ragioni e si facciano proposte che diano risposte solide e continuative ai quesiti che quotidianamente vengono posti dalla gente: per conoscerli e capirli basterebbe muoversi sui territori per ascoltare le voci, senza farsi riconoscere, senza promettere nulla. Questo facciamoli fare ai politici di mestiere, quelli che andavano rottamati e si sono riciclati.
Ovviamente non tutto quello che la gente esprime può essere utilizzato direttamente: occorrerà costruire un filtro che trasformi le esigenze ed i desideri in proposte di Sinistra, corrispondenti ai valori fondamentali della Libertà, della Giustizia Sociale, del progresso Civile.

J.M.

reloaded CAMBIO VERSO PER LA MIA VITA – tre post dell’ ottobre 2014

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reloaded CAMBIO VERSO PER LA MIA VITA – un post dell’ ottobre 2014
o del perché la “coerenza” non è “acqua fresca”

Non è uno scimmiottamento di chicchessia. Lo faccio davvero perché ho scoperto la felicità e voglio rifuggire dalle miserie umane. Ancore di salvezza saranno le antiche e nuove “Amicizie” con cui condividere questa parte “matura” della mia vita. Tutto il resto lo lascio a chi ha piacere di essere umiliato senza meritarselo da parte di persone (!) che non appartengono più alla mia storia. per ora punto. Cambio verso per la mia vita!

C’è un po’ di confusione nella mente di coloro che hanno festeggiato qualche mese fa credendo in buona fede o strumentalizzando in malafede le idee di cambiamento che nella Sinistra venivano annunciate. Il Partito Democratico dopo aver accolto l’idea che – essendo il mondo cambiato – occorreva aprirsi al massimo senza steccati ideologici, senza un briciolo che fosse un briciolo di ideologia democratica (eh sì, perché non è mica detto che quando si parla di ideologie si debbano per forza intendere quelle che avevano prodotto disastri e fallimenti) fondata su diritti, doveri e democrazia, oggi si va accorgendo che nei Circoli non si discute più, che non sono più frequentati, che vi è un calo vertiginoso di adesioni. Poiché il difetto di memoria è molto diffuso sia perché è connaturato all’animo umano, in particolare quello italiano, sia perché conviene dimenticare in buona fede (si soffre di meno, si pratica la rimozione psichica) o in mala fede (superiamo l’ostacolo di lato per poter andare avanti nelle nostre convenienze), è chiaro che non ci si ricorderà dei tanti che, in nome e per conto dei “rinnovatori” sono miracolosamente apparsi ai “gazebo” nei giorni del voto ma, sollecitati a continuare la loro partecipazione in modo più assiduo o hanno fatto spallucce e declinato subito l’invito o hanno affermato che coloro che fino a quel momento si erano impegnati non avevano compreso che il mondo era cambiato e che non sarebbe stato più possibile una militanza siffatta d’ora in poi, e che il futuro era del Partito 2.0.
Poiché non scrivo per altri ma per me (cioè esprimo il “mio” pensiero) confermo che non sono più disponibile a supportare con il mio impegno questa “pratica”; c’è una parte del Partito, un gruppo non molto nutrito che ritiene (di certo ha ritenuto) di poter utilizzare la forzalavoro di altri a proprio vantaggio, ne ha strumentalizzato le intelligenze e le capacità organizzative, ha continuato ad utilizzare in un percorso di “rinnovamento” le vecchie pratiche, i vecchi metodi, quelle e quelli che servono a mantenere in piedi un Gruppo di Potere esclusivamente per il perseguimento dei propri interessi senza avere idee, senza una progettualità. Lo disse anche un mio amico e compagno:” Questi non sanno cosa fare, non sanno dove andare, non c’è un’idea, c’è un livello di avventurismo.” Ecco, anche a Prato c’è!
Il senso di tutto questo: sono uno dei tantissimi che non prenderà la tessera di questo Partito Democratico; largo a coloro che vogliono farsi avanti; largo a coloro che ancora desiderano farsi umiliare, largo a coloro che sbandierano la loro coerenza rifacendosi alle ideologie d’antan, che come leggete io continuo a rispettare. E vorrei ricordare che un mondo senza ideologie, passioni, sentimenti è un mondo arido, povero, pieno di cinismo ed ipocrisia. Io, dunque, come ho scritto l’altro giorno, “CAMBIO VERSO” ma non è la stessa cosa “vuota” che qualcuno demagogicamente sbandiera.

sono davvero carini questi “gufetti!!!”

Qualcuno fa finta di sorprendersi rispetto alle mie riflessioni, perché l’Ipocrisia che troppo spesso è stata spacciata per furbizia, scaltrezza tipica della Politica praticata l’ha fatta da padrona: è stata la “stella polare” cui si è affidato il proprio destino “fortunato”. E comincia così ad accadere che alcuni assertori del Verbo “rinnovato”, senza smentire la loro scelta, negli incontri pubblici ma interni al Partito Democratico si riempiano la bocca del Verbo di Fabrizio Barca, che ha molto poco a che vedere, anche se resiste apparentemente in modo imperturbabile ad operare nell’ambito del PD, con quello dello pseudo rinnovamento. Fa una certa impressione sentir dire da alcuni dirigenti che occorra applicare il “metodo Barca” e Barca su Barca giù sembra quasi che non si sappia che pesci pigliare, dove appigliarsi per salvare la zattera alla deriva su cui si è deciso di viaggiare. In questa bagarre vedo facce che non mi sono mai piaciute (ed alle quali – credo – non sono mai piaciuto) e con le quali non intendo condividere il mio tempo e le mie conoscenze, le mie competenze (le une e le altre per scarse che siano), ne faccio a meno ma non traccheggio come fa per motivi molto misteriosi qualche altro. Vi saluto con rispetto e deferenza e vado via.

J.M.

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IN MEZZO AL GUADO… (se l’acqua sale) si rischia di affogare

IN MEZZO AL GUADO… (se l’acqua sale) si rischia di affogare

Ho più che una “sensazione” seguendo le peripezie della Piazza Santi Apostoli del 1° luglio 2017 e mi viene in mente una frase napoletana che più o meno è questa: “nun vuò cor’r e nun vuò fuì”. E la sensazione è la stessa che mi assale quando la memoria storica mi aiuta e ripercorro i tentativi continui di “ingabbiare” il dissenso democratico all’interno di alvei asfittici per la libertà.
“Sei scontento del tuo Partito? Non ne condividi più il percorso? Sei critico? Non ti preoccupare! Ora ti proponiamo un’alternativa e pian pianino ti riportiamo sulla retta via”.
Accadde così, accade così.
Certo, se l’alternativa fosse reale, sarebbe rischiosa perchè comunque drenerebbe consensi al Partito sottraendogli potere; meglio mostrarla come reale ma poi acquisirla come alleata prima dell’appuntamento importante a livello politico – amministrativo.
Tu lavori per l’alternativa e poi ti ritrovi all’interno di quella struttura che avevi criticato.
E no, ragazzi, il giochino è davvero stucchevole! Non ci sto…
La parata di sabato 1° luglio è stata una passerella triste di persone sconfitte che allungano la loro mano per avere ancora qualcosa in cambio del loro impegno.
L’alternativa deve essere realmente tale ma invece si avverte anche da lontano – nel seguire il malinconico streaming – l’ambiguità della proposta. Il rischio è altissimo ma non c’è altra strada: costruire un percorso di Sinistra vera che acquisisca i voti di quella parte di elettorato che nel corso degli anni si è allontanata dalla partecipazione o ha scelto strade diverse, senza preludere neanche sotterraneamente a possibili accordi post-elettorali. Deve essere una competizione su idee chiare, che sappiano distinguersi come innovative, che affrontino i problemi più seri e gravi come l’ingiustizia nei settori del lavoro e nel Welfare, come l’attacco ai diritti e la diffusione di una pratica dei doveri. Tocca alla responsabilità di chi è “in questo momento” più forte contrapporre scelte che possano coinvolgere il dissenso: non vi sono oggi le condizioni e dunque non vi è altra strada per chi voglia esprimere una posizione di Sinistra se non quella di impegnarsi a costruirla, INSIEME sì ma per cosa non è dato ancora saperlo.
Ci si sorprende di fronte a dinieghi come quello di Montanari o a tentennamenti come quello di Fratoianni: è evidente che – come si dice a Napoli – questo mesto rassemblement “nun vuò cor’r e nun vuò fuì” (si è in uno stallo). E poichè tra i rappresentanti della passerella romana vi sono politici navigati stento a credere che quel che mostrano non abbia una sostanza di verità.
Si è in mezzo ad un guado: attenti alle paludi! Ma attenti anche a non farsi travolgere dalle piene!

J.M.

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INADEGUATI: perché?

INADEGUATI: perché?

“Non c’è Centrosinistra senza il PD”: si continua ad affermarlo ad ogni angolo di discorso da parte della leadership e del suo “codazzo” di “serventi” vari di quel Partito.
Cominciamo a dire che sono profondamente d’accordo con quella affermazione: infatti l’ambiguità del Centrosinistra a base PD è immensa, ed è evidente d’altronde come un Centrosinistra può orientarsi ora da una parte – il Centro, contiguo alla Destra – ora dall’altra – la Sinistra. Pur tuttavia il limite di tutto ciò consiste nel fatto che verso la Destra ci si affaccia e ci si protende, mentre si presume di essere interpreti assoluti delle posizioni democratiche della Sinistra, assumendosene nelle parole tutti i valori civili e politici, per cui da quel lato si è autosufficienti.

Il problema principale è che manca di fatto in quel Partito la funzione della Sinistra.
O meglio si crede di poterla interpretare: qualcuno in buonafede, tanti credo tra gli elettori e nella base residuale, ci crede ancora; ma non manca giorno che io non incontri persone che muovono critiche al Partito Democratico renziano. In grande maggioranza sono persone mature in là con gli anni, che tuttavia per diversi motivi non hanno mai temuto di essere rottamati, non avendo mai avuto incarichi politici munifici (a parte il fatto che la stragrande maggioranza dei “politicanti” a libro paga non ha conosciuto quella sorte annunciata, anche perché hanno lingue lunghe da utilizzare) nè godevano di speciali considerazioni: erano (l’imperfetto ha un senso) elettrici ed elettori di Sinistra che si riconoscevano nel PD.

Questi segnali sono molto diffusi e presenti nella società; non vederli, non ascoltarli, non rispondere adeguatamente a questi bisogni (materiali ed immateriali) significa essere inadeguati. Non basta il pietismo, la concessione “pauperistica” di bonus a destra ed a manca, la diffusione di parole ottimistiche, strombazzanti attraverso puri slogans pretesi successi conseguenti alle scelte proposte, alle riforme che sono tutte fallimentari viste dalla parte dei deboli, degli umili, dei poveri, dei marginali della società.

Questa leadership è profondamente inadeguata a governare il Paese per portarlo fuori dalle crisi; la disparità sociale e la mancanza di lavoro sono collegate tra loro ed i due temi vanno affrontati come elementi portanti di una Politica Sociale che non si basi sull’assistenzialismo ma che tenda a ridare dignità al lavoro.

E questa è una scelta di Sinistra, non di Centrosinistra, a meno che non cambi complessivamente l’assetto della forza centrale di quel blocco e lo sguardo sia rivolto essenzialmente verso la Sinistra.

Mentre scrivo a Santi Apostoli in Roma Pisapia sta provando a mettere insieme la Sinistra. Mi auguro ci riesca. E per quel che mi rimane sono disponibile a tirare la carretta!

J.M.

reloaded – A futura memoria – LE IDEE NON VIAGGIANO MAI DA SOLE – AIUTIAMOLE A MUOVERSI

Ripropongo due post dal mio Blog del marzo 2015 a riprova di quanto costruito dal gruppo di San Paolo in autonomia politica

LE IDEE NON VIAGGIANO MAI DA SOLE – AIUTIAMOLE A MUOVERSI

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NON PROTESTE MA PROPOSTE – dal Circolo ARCI San Paolo di Prato e dall’ ADSP – CIRCOLO DELLE IDEE all’interno di TRAMEDIQUARTIERE – Progetto seguito dall’IRIS Ricerche (Massimo Bressan, Massimo Tofanelli e Sara Iacopini) nell’ambito del PROGETTO PRATO della Regione Toscana (Andrea Valzania e Vinicio Biagi. “Gestire le diversità” è uno degli obiettivi da perseguire in una realtà come “questa” di San Paolo che è una vera e propria frontiera.
Ne avevamo parlato in altre occasioni e qui riproponiamo alcune parti di quelle elaborazioni che sono superate nelle “etichette” ma non nella necessità e nella nostra volontà (alcune parti possono essere “datate” riferendosi a nominativi oggi per fortuna “obsoleti” come quelli di Cenni e di Milone).
Ecco alcuni brani di un testo che avevamo preparato alcuni mesi fa:

OBIETTIVI E INTERVENTI INTEGRATI
L’obiettivo generale del nostro progetto è il cambiamento del clima nelle relazioni sociali ed economiche, nel quartiere dove operiamo, nella direzione della distensione e dell’accoglienza. La complessità dei temi da affrontare nel territorio di San Paolo-Macrolotto Zero impongono la scelta di interventi integrati che riguardino diversi campi d’azione: l’inter-cultura, l’ambiente, l’urbanistica e gli spazi pubblici, la viabilità, le relazioni economiche, la partecipazione dei cittadini (con le loro diverse origini culturali) alla gestione del territorio.
Inter-cultura
In una realtà così composita notevoli sono i fenomeni di disgregazione, di isolamento e di spaesamento. Per essere felici in un posto occorre avvertire il territorio nel quale si vive come luogo amico e per raggiungere questo obiettivo occorre conoscerlo nella sua storia nelle sue trasformazioni nelle sue caratteristiche sociali ed antropologiche. San Paolo è stato da tempo luogo di presenze di diversa provenienza territoriale: negli ultimi decenni forte è stata l’immigrazione interna a supporto dell’’industria tessile mentre negli ultimissimi anni notevole è stato l’afflusso di extracomunitari di origine soprattutto cinese, tanto è che il problema più rilevante è diventato proprio il rapporto fra la comunità pratese già di per sé composita ed i cinesi con le loro abitudini, i loro particolari stili di vita e la difficoltà di comunicare in modo agevole. Non è facile ma bisogna attivare ogni sforzo per ottenere anche piccoli risultati in positivo.
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Riteniamo che il coinvolgimento della Scuola, insieme ad altre agenzie culturali, sia uno dei pilastri su cui basare un intervento efficace per mettere in collegamento i mondi diversi del territorio. Ci proponiamo di attivare i seguenti progetti:
– Percorsi di conoscenza storica, sociale e culturale in una scuola importante di San Paolo (via Toscanini).
Avvieremo incontri con i dirigenti scolastici ed i rappresentanti delle diverse etnie residenti sul territorio.
Costruiremo relazioni attraverso momenti di discussione e di “festa”.
Lavoreremo per costruire sul territorio di San Paolo occasioni per approfondimenti inter-culturali con agenzie culturali che supportano questo progetto (IRIS, ADSP – CIRCOLO DELLE IDEE, Associazione “Dicearchia2008”) e le varie comunità.
Si accompagnerà il lavoro di ricognizione e studio che l’IRIS di Prato, in modo specifico il suo Presidente Massimo Bressan, va proponendo per un’analisi approfondita delle diverse trasformazioni sociali ed antropologiche che si sono presentate sul territorio del Macrolotto Zero e di San Paolo. Verranno coinvolti anche altri Circoli presenti, come il “Curiel” di via Filzi e la Cooperativa “Aurora” di via Ciardi. Saranno organizzate giornate di studio, seminari, incontri con esperti (etnologi, sociologi, antropologi, architetti); saranno allestite mostre fotografiche ed una vera e propria Mediateca delle testimonianze in video che saranno il risultato del progetto “Gestire la diversità” che IRIS attiverà utilizzando tecniche di “digital story telling” che coinvolgerà cittadini del quartiere delle diverse etnie.

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Ambiente, urbanistica e spazi pubblici
Ci concentreremo su due aspetti distinti e paralleli. Il primo di carattere storico e culturale collegato al punto precedente tenderà ad una conoscenza degli studi accurati ed approfonditi che l’architetto urbanista Bernardo Secchi ed i suoi collaboratori, alcuni dei quali già disponibili a partecipare alla realizzazione di questo Progetto, avevano prodotto alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso e che vedevano come luogo di primaria rilevanza proprio il territorio di San Paolo e quello specifico del cosiddetto Macrolotto Zero. Il secondo aspetto sarà più specificatamente collegato alle questioni ambientali sociali e sanitarie si dovrà occupare degli stili di vita e delle condizioni abitative e lavorative della comunità cinese, anche allo scopo di evitare poi spiacevoli conseguenze nel rapporto con la popolazione italiana e con gli organismi di controllo istituzionali. Le due parti potrebbero avere come titolo:
1) Dal Piano Secchi al Piano strutturale: cosa recuperare e cosa modificare – Come rendere lo spazio vitale e comune più accogliente per tutti.
2) Acquisizione delle conoscenze in materia di rispetto dell’ambiente ed in materia sanitaria da condividere ed applicare.

fine prima parte

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NON PROTESTE MA PROPOSTE – dal Circolo ARCI San Paolo di Prato via Cilea e dall’ADSP – CIRCOLO DELLE IDEE – seconda ed ultima parte

Viabilità
Il Quartiere di San Paolo è collocato ed è stretto, da una parte, a ridosso della linea ferroviaria FirenzePratoPistoia, dall’altra dall’asse viario di percorrenza veloce della strada detta “Declassata” che conduce a Firenze o a Pistoia e dall’altro asse che è la Tangenziale che porta verso la Vallata. Nel corso degli anni ed in particolar modo negli ultimi sei il territorio di San Paolo è stato compresso per la lungaggine dei lavori non ancora a tutt’oggi terminati per la costruzione del nuovo Ospedale. Tutto ciò ha notevolmente aggravato e compromesso il senso di Sicurezza da parte della popolazione residente. L’incuria delle ultime Amministrazioni ha prodotto un abbassamento non solo percettivo della qualità della vita e della percezione di Sicurezza. Avanzare proposte che affrontino queste tematiche servirebbe a creare un clima di maggiore tranquillità (si pensi soltanto al fatto che a pochissime centinaia di metri dall’abitato di San Paolo è stato costruito il nuovo Ospedale di Prato ma per accedervi per gli abitanti di questo territorio vi sono più difficoltà rispetto a prima quando il nosocomio cittadino era a due chilometri di distanza) per tutti.

Anche in questo caso struttureremo i nostri interventi allo scopo di ottenere risultati tangibili; abbiamo già avviato delle riflessioni sul disagio che una viabilità inadeguata ha prodotto sui cittadini di San Paolo (2012 e 2013); ora proseguiremo con un’attività di critica propositiva a chiedere che alcune questioni vengano affrontate ed alcuni nodi vengano sciolti.
Il tema della viabilità sarà affrontato in tre fasi:
– Studio sulle cartine e discussione con esperti, tecnici e cittadini;
– prime proposte alternative all’attuale viabilità;
– studi sulla fattibilità e prime progettazioni.
Relazioni economiche
Il tema delle relazioni economiche è fortemente condizionato da quello dell’evasione fiscale e dello sfruttamento dei lavoratori da parte degli imprenditori cinesi. Sono fra i temi più attuali collegati al lavoro all’interno dei capannoni laddove in special modo la comunità cinese opera e vive per tutto l’arco delle ventiquattro ore, sottoposta a ritmi di lavoro che essa accetta in cambio di guadagni che consentano loro di poter innanzitutto liberare i loro “passaporti” e poi di riuscire diventare imprenditori in proprio o in patria o fuori di essa. Oltre alle problematiche di ambiente malsano e di igiene vi è tutta la partita dell’evasione fiscale e contributiva che pesa gravemente sulle spalle della nostra comunità; occorre trovare vie d’uscita che non siano solamente quelle repressive attuate dall’Amministrazione di Centrodestra che non vuole ascoltare le critiche che una parte avveduta della città non obnubilata da forme xenofobe e razziste le rivolge e continua imperterrita a proporre blitz ed incursioni hollywoodiane che non producono poi effetti reali sull’economia. Il Circolo propone dunque di incontrare funzionari della Guardia di Finanza, imprenditori e commercialisti attivi nell’ambito dell’imprenditoria straniera locale e confrontarsi anche con le categorie sociali e sindacali locali.
Ascoltando le opinioni della gente spesso prevale la sensazione che l’evasione o elusione dei diversi oneri sia prevalentemente ascrivibile alla comunità cinese; noi vorremmo capire meglio cosa accade. Ascoltando altre opinioni verifichiamo se dietro questo comportamento illegale si celino interconnessioni la cui responsabilità ricada su parte della comunità italiana che lucra sulla manodopera straniera a bassissimo costo, anche perché troppo spesso quasi costretta alla vita clandestina.
Noi vorremmo dimostrare che non è affatto “buonismo” la ricerca della verità e l’utilizzo di forme di intervento che tengano in massimo conto della complessità dei fenomeni e che non continuino ad accanirsi in modo irrazionale e generalmente unidirezionale come ha fatto l’attuale Amministrazione di Centrodestra di Cenni e Milone.
Il lavoro si svolgerà attraverso incontri nei Circoli e nei luoghi comuni (Giardini, piazze, sedi parrocchiali) allo scopo di confrontarsi in modo ampio con la maggior parte dei cittadini. Suddivideremo in tre fasi il nostro intervento:
– Scelta degli interlocutori “esperti” e primi approcci con le problematiche attraverso incontri “riservati” agli operatori di questo progetto;
– incontri pubblici nei Circoli con discussioni sui dati a disposizione e sulle possibili “exit strategies” da proporre alla prossima Amministrazione comunale;
– applicazione di parte delle strategie evidenziate nella pratica amministrativa locale.

PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO pernicioso per il Paese – Il caso CREAF

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PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO pernicioso per il Paese – Il caso CREAF

Il CREAF, acronimo nobile di Centro Ricerche ed Alta Formazione, è situato in via Galcianese 36 ed è stato costituito nell’autunno del 2005 in una struttura preesistente ai margini del Mulino Mugnaioni e dei terreni agricoli retrostanti. Il territorio dove risiede appartiene alla località pratese Ovest – San Paolo.
Bella ed affascinante l’idea che viene ai rappresentanti della Provincia che, insieme ai Comuni dell’Area pratese con capofila quello più grande ed importante, stimolati da alcuni personaggi dell’Università e dell’Impresa partono nella iniziativa di costituzione di un Polo per la Ricerca, la Formazione e l’Aggiornamento, che offra supporto alle imprese del territorio per sostenerne la crescita, la competitività e l’innovazione.
“Bella ed affascinante” dicevo; ma un albero nato già secco e senza radici.
IL SIMBOLO DELLA VACUITA’ AMMINISTRATIVA DEGLI ULTIMI ANNI – infatti se siete passati negli ultimi dieci anni in via Galcianese e non siete al corrente delle attività amministrative locali (ma “anche se lo foste stati poteva accadere la stessa cosa”), non avreste mai riconosciuto in quella struttura tutta restaurata all’esterno – ed all’interno – il Centro che così roboantemente veniva presentato come un ponte verso il futuro di amministratori, accademici e imprenditori.
Ricordo che nel Circolo PD Sezione Nuova San Paolo cominciammo a renderci conto dopo un anno della presenza di quella “cattedrale nel deserto” che mai era decollata, tanto che, per evitare intrusioni – visto che non era stato mai attivato un Piano di sorveglianza anche perché non si era stati in grado di costruire un Progetto al di là delle “chiacchiere” politiche – all’interno le stanze erano state lasciate vuote di arredi e strumenti. E ci attivammo per chiedere lumi ad uno dei responsabili più importanti di allora, anche perché il timore di un fallimento era già concreto, e su quell’area cominciavamo ad avere delle idee molto diverse e lontane dallo spirito pioneristico, soprattutto quando si opera con i quattrini pubblici, degli industriali. I dubbi non furono dissolti, anzi….
Negli ultimi mesi ed anche in questi giorni si riparla del fallimento del CREAF e si avanzano in modo approssimativo ipotesi vaghe con un’unica certezza: l’esborso da parte di un Ente pubblico, in questo caso la Regione Toscana, di cifre che superano i tre milioni di euro per chiudere l’ “affare” CREAF.
E’ un altro segnale, questo, dell’incapacità amministrativa di questi “dilettanti”.
E lo sottolineo qui a tutte quelle forze di opposizione della SINISTRA: smettiamola di blaterare intorno alle malefatte dell’Amministrazione e diamoci una mano, tutti insieme, per costruire, intanto, un’alternativa credibile e preparata per le prossime Amministrative. Ogni giorno che passa senza che vi siano segnali in tal senso, è un sassolino a vantaggio di coloro che mortificano l’intelligenza umana in questa città.

J.M.

IL RIBELLE DON MILANI FA ANCORA PAURA ALLA CHIESA?

IL RIBELLE DON MILANI FA ANCORA PAURA ALLA CHIESA?

Perchè la Chiesa, una parte consistente di essa, si ostina a temere che su don Milani si possa dare un giudizio da parte dei laici che ne evidenzi il carattere di ribellione agli stereotipi, al conformismo, all’appiattimento a difesa più dei potenti e ricchi che degli umili e poveri del suo tempo? C’è una volontà di mantenere inalterata la propria forza, attraverso la difesa delle gerarchie non solo quelle fisiche ma soprattutto quelle etiche, ideali, ideologiche persino? Si fa un torto alla Verità, affermando che don Milani non fu “anche” un ribelle, un innovatore in anticipo sui tempi, che ne fecero un’icona per le generazioni successive; si avverte la paura che se ne possano appropriare coloro che ancora oggi si ostinano a difendere gli emarginati, i disoccupati, gli sfruttati, quella parte della società che non avrebbe altri difensori se non persone come lo fu don Milani? Perchè negare il “j’accuse” potente della Lettera a don Piero; perchè disconoscere che il libro “Esperienze pastorali” utile zibaldone socio-antropologico della società del secondo dopoguerra fu ritirato dal commercio perchè dichiarato inopportuno dal Sant’Uffizio? E perché mai lo fu? Certamente a difesa di don Milani ben pochi si levarono allora, soprattutto dall’interno delle gerarchie, seguite dalla massa dei sacerdoti, la cui cultura, dal punto di vista sociale, era infima, arretrata, più attenta alla difesa dogmatica che alla dialettica sociale e, perchè no, “politica”.
La Chiesa – non quella “francescana” – ha ancora paura del “Comunismo”? Forse sì. E ci fa piacere, perché ne abbiamo ancora bisogno; e abbiamo bisogno di preti come don Milani che sappiano ribellarsi al conformismo mortificante e non abbiano paura di mettersi in discussione, non si sottraggano al confronto aperto con chi la pensa in modo libero e sia disponibile a sua volta per un confronto dialettico.

J.M.

DOPO I BALLOTTAGGI DEL 25 GIUGNO 2017 – prime riflessioni

DOPO I BALLOTTAGGI DEL 25 GIUGNO 2017 – prime riflessioni

Ieri, poco dopo la mezzanotte, ho deciso di andare a dormire, ho staccato la suoneria di wathsapp che continuava a trillare messaggini di riflessioni e battute a tamburo sul perché ed il come il csx abbia subito una sonora sconfitta in città come Genova e Pistoia ed il perchè ed il come il cdx abbia ritrovato un suo ruolo egemonico nel nostro Paese. Sarà per l’età ma non ho la prontezza della risposta ai commenti e quesiti di tante giovani menti, anche perchè ho la presunzione di avere già espresso i miei pareri sull’esigenza di costruire “ab ovo” una vera e propria Sinistra, non una coalizione di Sinistra. E stamattina mi andavo rifacendo una domanda che ha caratteristiche di essere retorica; una domanda che mi sento di rivolgere ai detentori delle diverse bandiere della galassia di SINISTRA: “chi di voi è disponibile a fare un passo indietro per costituire un nuovo unico soggetto di SINISTRA?”.
Perché “questo” non può non accadere nel momento in cui i tanti diversi leader, dopo essersi seduti ad un tavolo democraticamente “rotondo” a parlare di “fatti” oltre le parole, oltre i valori, oltre le retoriche, dovranno poi convenire che occorrerà avere un leader che li interpreti, quei fatti.
Siamo ancora molto indietro nella costruzione di un “Progetto comune” ed è quello che manca; ed è alla base del disincanto, della delusione, della rabbia che si trasfoma in indifferenza diffusa, disaffezione generale nei confronti della Politica. Dovremo avere la capacità di far comprendere alle elettrici ed agli elttori cosa significhi essere di SINISTRA in un mondo che nega possa ancora esistere la SINISTRA ma che festeggia la vittoria della DESTRA. Come a dire che non esistono più Destra e Sinistra, ma poi la Destra c’è, quella risorge dalle ceneri come Araba Fenice.
Non posso non notare che c’è una certa qual sciatteria, a volte nascosta da un attivismo frenetico ed isterico, verso la concretezza dei bisogni della Politica, e non avendo del tutto le competenze per farlo, non intendo giudicare il quadro politico nazionale, ma avendone solo minime ho l’ardire di avanzare delle critiche severe ai detentori delle diverse bandiere della Sinistra a livello locale.
Forse è il momento di cominciare a pensare al nostro futuro; è l’ora di costruire un Progetto per la nostra città, a prescindere da chi si candidi a contendercene il ruolo politico-amministrativo. Non si continui a ragionare su cosa non ha fatto l’attuale Amministrazione, ma si indichi cosa faremmo noi nei prossimi cinque- dieci anni. Cominciamo a parlarne con la gente, interpretiamone gli interrogativi espliciti ed impliciti, costruiamo ed aggreghiamo sui territori senza rimanere nascosti nelle nostre comode stanze. Avverto intorno a noi un’aria di sospetto reciproco in relazione alle dislocazioni future: la Storia ci insegna che in simili condizioni non c’è futuro per noi, che vogliamo rappresentare la SINISTRA. Se quest’atmosfera è soltanto l’ubbia di un settantenne sul viale del tramonto, vogliate scusarmi per aver dubitato di voi. Se invece il mio “avvertimento” ha basi concrete vogliate tenerne conto per assumere tutti insieme una responsabilità comune per poter procedere in modo “sereno”(il termine ha subito purtroppo un attacco di ambiguità recentemente) verso la realizzazione delle nostre giuste ambizioni.

J.M.

My name is Joshua