“oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia” C’è chi gradisce il flauto renziano, quanti topi lo seguiranno?
Cosa accade in Sicilia, nell’approssimarsi delle elezioni regionali? Sono in molti a dire che le varie formazioni politiche si stiano preparando per le Politiche prossime venture, allenandosi in Trinacria. In effetti, si litiga a Destra ed a Sinistra, all’interno di nuove forme-Partito che purtroppo ricordano le vecchie di quella che chiamammo Prima Repubblica e che speravamo aver sepolto definitivamente al termine del secolo scorso. E su questo “deserto etico” della Politica d’antan sguazzano i ragazzotti incolti del Movimento pentastellato, pubblicizzandosi per la loro pretesa onestà che cela l’imperizia e la dabbenaggine che hanno da sempre fatto più male della grandine, perché per la loro ingenuità sono vittime degli eterni furbastri pescecani che circolano in acque torbide del sottobosco eterno, circuendoli e blandendoli, mettendosi al loro servizio prima, durante e dopo le diverse campagne elettorali per ricavarne il più possibile in appalti di governo e sottogoverno.
La mia personale preoccupazione è per la Sinistra: il PD è sempre più alla deriva e sta tentando in Sicilia di consolidare la sua “mission” segreta (sempre, però, meno segreta) di convergere verso il Centrodestra, aggregando voti di quella parte attraverso la figura di Alfano, con il quale intende confermare un’alleanza specifica “oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”, pensando di scompigliare le carte del Centrodestra berlusconiano-meloniano-salviniano ma nei fatti rendendo sempre più impensabile un accordo con quella parte della Sinistra interna ed esterna al PD che guarda a ricompattare una Sinistra che riesca a dare risposte non demagogiche non populiste non pietistiche a quanti sono rimasti indietro, sempre più indietro nella scala sociale.
E’ un vero e proprio suicidio neanche tanto assistito, ma programmato ad arte per poter screditare, davanti ad un sicuro insuccesso (il PD – la sua possibile coalizione – non è accreditato tra i probabili vincitori), le forze della Sinistra, rendendole responsabili della débacle. E’ assolutamente improbabile che la Sinistra possa allearsi con un Partito che privilegi accordi con forze chiaramente di Destra e dunque non può di certo il PD, che è potenzialmente la maggiore forza politica di quel Polo, chiedere assunzione di responsabilità a forze minoritarie chiaramente di Sinistra. Questo modo di agire è con tutta chiarezza un pretesto per buttare all’aria qualsiasi forma di coalizione che abbia quale punto di riferimento i valori fondamentali della Pace, del Progresso, della Solidarietà, dell’Eguaglianza, della Libertà, della Democrazia. Anche per questo viene diffusa ad arte la “fabula” del “non esiste più Destra o Sinistra”! E’ un modo come l’altro, anche questo, di screditare gli sforzi che donne ed uomini, giovani e maturi, portano avanti quotidianamente nelle nostre città, impegnandosi in Associazioni, Comitati, Gruppi vari in modo del tutto volontario, alzando bandiere che simboleggiano quei valori in cui fermamente credono.
Quel che accadrà in Sicilia darà certamente segnali a tutti noi. Lavoriamo per un’Unità delle Sinistre da presentare alle prossime elezioni, anche per consentire a coloro che ancora credono che il PD sia un Partito di Sinistra di ravvedersi e convergere per davvero sulla loro Sinistra. Non è possibile in assoluto barattare il proprio impegno per mescolarsi con chi non può oggi più avere la rappresentanza del mondo del Lavoro, della Cultura e della Cooperazione: non è affatto credibile chi propone la Politica dei due tempi “ci alleiamo e poi facciamo contare la nostra alleanza”. Non funziona, soprattutto non con chi ritiene già in partenza di essere superiore e più furbo di altri.
E allora perché non provare da Sinistra la stessa strada? “oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”?
LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014 – 5 (per la parte 4 vedi 26 luglio)
Proseguo nella pubblicazione di una serie di documenti collegati al tempo dei primi passi del Partito Democratico, per poter consentire a chi ne vorrà fare uso di comprendere quali fossero le difficoltà per far nascere e crescere un Partito realmente innovativo, così come previsto dai fondatori ed esposto nei progetti preparatori.
5 luglio 2008
Gentilissime\i
vi assicuro (soprattutto assicuro *******) che stanotte ho dormito bene. Tuttavia credo di avere pensato a quel che ci siamo detto ieri sera. Intanto vi ringrazio per essere venuti e spero di potervi avere con me tante altre volte. L’amicizia è forse uno dei punti fermi fondamentali da cui poter ripartire; personalmente avverto la necessità di riflettere su questo argomento.
Ho recepito gli input su “razzismo” e “salario
sociale”. Vorrei aggiungere a questi temi un altro che reputo
“interno” e dirompente, cioà un’altra buona occasione per litigare
“in silenzio” con le leadership del “sedicente” Partito
Democratico di Prato.
Penso ad un dibattito su “Partito Democratico – come doveva
essere\come è oggi” che raccolga parte rilevante di quei
“Democratici” che non riescono a riconoscersi “del tutto o in
parte” in questi pseudodirigenti a qualsiasi livello che ci ritroviamo.
Vi allego del materiale che trovo interessante inviatomi da ****** *****; mi sono chiesto e gli ho chiesto – per mail – chi siano i suoi interlocutori ai quali si rivolge alla fine del suo articolo. ***** è di certo un ragazzo in gamba; è uno dei pochi con il quale abbiamo avuto un rapporto chiaro – a volte anche un po’ conflittuale ma sempre limpido.
Leggete anche l’articolo su Lucca: se ciò che Fulvetti (!) dice corrisponde ad una vera azione di governo del PD la distanza con Prato è abissale.
Grazie. Ci sentiremo molto presto.
Giuseppe Maddaluno
Gentilissime\i
è da qualche tempo che non riesco ad incontrare persone che parlino
dell’attuale PD riconoscendolo come quello che era nei nostri pensieri fino a
pochissimi mesi fa. Non mancavano le preoccupazioni che ciò potesse accadere,
ma tutti riponevamo grande fiducia nella capacità dei leader piccoli e grandi
di comprendere che un rinnovamento complessivo della Politica andava costruito
attraverso il superamento dei vecchi strumenti e l’approdo verso nuove modalità
di accesso e di regolamentazione della vita partecipativa di tutti i cittadini.
Era evidente che questa scelta così coraggiosa avrebbe aggregato vecchi e
nuovi “aderenti” sollecitati dalla possibilità di partecipare
“davvero” alla costruzione di un Partito con l’abbattimento dei
vecchi steccati ideologici e pragmatici.
OGGI chi può dire che questo è avvenuto? Solo degli stupidi interessati
politicanti sia nuovi che vecchi (alla mente si affolla una congerie di volti)
possono andarlo a dire.
Se è vero quello che ho detto all’inizio dunque per fortuna rifuggo dal
frequentare simili individui e quando li incontro ne mantengo una rispettosa
distanza: odio – sì, odio – ed è da tempo che lo vado dicendo – gli ipocriti;
coloro che ritengono di essere più furbi sono gli elementi pericolosi che
andrebbero allontanati, ma la loro fortuna è nell’omologazione verso il peggio,
la capacità di dire niente di nuovo rimasticando elegantemente le affermazioni
dei vari “capi”, ora in questo giovane PD anche dei “capicorrente”.
10 agosto I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 26 (per la parte 25 vedi 9 luglio)
Avevo principiato a trattare l’argomento della inadeguatezza politica locale (il termine è vago ed è estensibile a tutto il territorio nazionale, tranne pochissime rare eccezioni) riservata ai temi della Istruzione soprattutto relativamente all’edilizia scolastica. Il primo post dal titolo “I CONTI NON TORNANO” è del 10 settembre 2016. Sono riportate storie di vita sotto forma metanarrativa e documenti vari che attestano questa incapacità che, verificata ulteriormente oggi in epoca pandemica – si spera “post”, comporta straordinari sacrifici e la richiesta di un grande sforzo coraggioso che eviti di dover essere costretti ancora ad utilizzare la Didattica a distanza, per assenza di spazi adeguati. Il 26 giugno del 2020 riprendevo a trattare l’argomento con un post dal titolo “Perché i conti non torna(va)no(sulla “SCUOLA” di ieri e quella di oggi)” Detto questo, procedo.
…prosegue la trascrizione della seduta delle Commissioni n.5 congiunte di Comune e Provincia del 18 dicembre 1998
prosegue l’intervento dell’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Prato
…Rileva che la differenza con la scuola dell’obbligo sta nella questione delle preiscrizioni poiché, per gli istituti superiori, oltre alle fasce d’età, occorre considerare anche il tasso di scolarità. Specifica, infatti, che nel fare le proposte si è considerato anche l’eventuale innalzamento dell’obbligo a 15 anni, aumentando di tre punti percentuali i valori del tasso di scolarità. Passa, quindi, ad illustrare dettagliatamente la situazione di ogni istituto superiore rilevando, alla fine dell’esposizione, che vi è analogia con la situazione nazionale per quanto riguarda i fenomeni di crescita o di calo dei vari istituti.
Ad una richiesta di fornire i dati relativi al Convitto Cicognini l’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia risponde
Fornisce i dati richiesti. Aggiunge che molta attenzione è stata posta nel considerare gli indici fissati dal Ministero; ciò al fine di evitare di compiere operazioni sbagliate. Naturalmente, prosegue, occorre considerare anche i contenuti didattici, l’offerta formativa e la conseguente autonomia. Ribadisce che è importante che ogni scuola compia le scelte sulla propria offerta formativa non da sola, ma rapportandosi al territorio, agli Enti Locali, alle imprese, ecc.
Una rappresentante del Consiglio Regionale “chiede chiarimenti circa i parametri di dimensionamento”.
L’Assessore alla P.I. della Provincia nel rispondere “Ricorda quali sono gli indici fissati (500/900 alunni come minimo e massimo) facendo presente che per le zone ad alta densità demografica e per gli istituti dotati di laboratori specialistici si possono derogare questi indici. Poi, aggiunge, c’è anche il buon senso a consigliare che non è né utile né intelligente smembrare una scuola.
L’Assessore alla P.I. del Comune “aggiunge che, comunque, gli indici sono più rigidi per la scuola dell’obbligo e più elastici per quella superiore”. “Chiede poi di spiegare meglio le ragioni che portano ad un aumento del Buzzi e ad una diminuzione del Gramsci. Chiede, inoltre, di sapere in base a quali criteri sono state costruite le proiezioni”.
L’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia “Spiega che la crescita del Buzzi è strettamente legata allo sviluppo dell’intera area, mentre per il Gramsci si può parlare di un processo che si colloca in un trend nazionale. Si dilunga, quindi ad illustrare i criteri adottati per effettuare le proiezioni statistiche”.
Quello che segue è un documento datato marzo-aprile 2009 con il quale colui che, meritatamente, sarebbe divenuto coordinatore del Circolo, avanzava una “proposta” di intervento urbanistico riqualificativo del territorio sud-ovest di San Paolo. Il tema era stato sviscerato tra coloro che sarebbero poi stati “storici” sostenitori e protagonisti di tutte le attività politiche culturali che avrebbero avuto la capacità di coinvolgimento ampio di gran parte della città. A Prato – a San Paolo – vennero grandi personaggi a seguire il percorso avviato. Occorre chiedersi come mai tutto questo impegno sia stato poi vanificato.
PROPOSTA PER UN PROGETTO DI INTERVENTO
URBANISTICO, INFRASTUTTURALE E
AMBIENTALE NELL’AREA INDUSTRIALE DEL BALDASSINI ZONA MACROLOTTO ZERO
La
zona è situata tra via Galcianese e via San Paolo e tra Via Toscanini e via
Donzelli.
Se
può essere utile in questa area scorre la gora del pero da nord a sud.
L’area
ha una vasta parte verde di cui una buona parte di proprietà del COMUNE
un’altra parte della Curia il tutto adiacente al complesso industriale del
Baldassini.
Io
mi chiedevo, se questa area facente parte del macrolotto zero, dove da anni
vengono fatti studi per trovare delle soluzioni per la sua riqualificazione,
potesse essere utilizzata come punto di partenza e di rottura diciamo pure per
dare un segnale forte e forse anche
ambizioso alla popolazione ed anche alle generazioni future.
Non
penso ad un qualcosa che sia di interesse solo all’abitante della zona ma che
possa essere utile a tutta la cittadinanza e non solo.
La mie proposte sono due.
La prima è composta di due
parti:
La
parte prima è quella di sfruttare gli ampi terreni adiacenti al complesso
industriale del Baldassini per adibirlo a parco cittadino attrezzato con
chiosco e servizi igienici con un laghetto (andando a vedere magari quello che
c’è ad Agliana vicino alla cioccolateria Catinari), inserendoci magari anche un
giardino botanico come attrazione collaterale.
Il
laghetto potrebbe essere usato anche come riserva d’acqua da utilizzare in caso
di emergenza incendi perché situato in posizione strategica tra il Monferrato
ed il Montealbano e vicino ad i vari macrolotti.
La
parte seconda è quella di sfruttare tutti quei metri cubi del complesso
industriale del Baldassini per costruire un struttura di utilità pubblica ma
soprattutto ambiziosa.
Deve
essere un’opera che dal punto di vista architettonico utilizzi tutte le
tecnologie più avanzate di bioedilizia produzione e risparmio energetico cioè
un opera architettonica autosufficiente e dirompente dal punto di vista
funzionale ed estetico.
Io
pensavo per questa opera pubblica, di
farne “la cittadella della cultura e
della musica” dove potremmo dare una casa unica ad esempio alle grandi
scuole di musica che abbiamo a Prato dotandole un auditorium all’avanguardia
sale d’incisione, aule di studio dei vari strumenti musicali ecc. Un centro studi del vernacolo e della canzone popolare
italiana.
Si
potrebbe dare una casa all’arte cinematografica chiamando a collaborare tanti
nostri artisti pratesi da Veronesi a Benigni da Panariello a Nuti e quanti
altri, dotando così Prato di un actors studios.
La
seconda proposta ha in sé la prima parte della mia prima proposta ma la seconda
parte vorrei proporre riguardo all’area industriale del Baldassini un centro
per l’innovazione tecnologica e per l’innovazione ambientale e dell’energia
alternativa.
Praticamente
impiantarci la nostra silycon valley o meglio il nostro silycon park visto il
parco adiacente.
Comunque
possa essere utilizzata quest’area, penso possa essere comunque una porta verso
la Prato del futuro.
Il punto d’inizio della soluzione delle
problematiche del macrolotto zero un segnale forte ma soprattutto utile da dare
a tutti i cittadini sia a quelli che ci vivono sia chi giornalmente ci passano
e quindi ne condividono i disagi.
Più
che un’idea per i primi cento giorni il mio contributo vuole essere, in un
momento di crisi di frustrazioni e di pessimismo, un segnale forza di volontà
di creare nuove opportunità e di ricercare altri ambiti di sviluppo economico
che non siano solo il tessuto o altro.
Questa
mia nota vuole essere un semplice stimolo di discussione premesso che la mia
proposta non è supportata da alcuna conoscenza specifica del campo dell’urbanistica
ma è soltanto un desiderio di un cittadino che vuole vivere la propria città.
In fede
Marzio Gruni
P.S.
Allego quattro contributi cartografici della zona.
Piccerè era una ragazza timida ma era stata abituata dalla madre e dalle sorelle, che le avevano sempre dato il buon esempio, a svolgere le attività casalinghe – anche se in “campagna” queste erano caratterizzate in modo molto diverso e vario. Proprio per questo più che la pulizia degli interni (in Sicilia l’impiantito era privo di piastrelle e marmi) la sua abilità era nella cura delle piante (il terrazzo dell’ingegnere era ampio e pieno di vasi con ortensie e non mancavano due striminziti alberi di limone) e soprattutto nella cucina. La signora l’aveva accolta con un certo sussiego mascherato da un sorriso ipocrita che denotava il suo sentimento di superiorità; le aveva poi mostrato i “ferri del mestiere” e la livrea sotto forma di “spolverino da casalinga” che avrebbe dovuto indossare; aveva dato le prime indicazioni di lavoro sottolineando che quella mattina lei doveva uscire per recarsi alla Parrocchia dove l’attendevano le amiche per organizzare le loro attività. Piccerè avrebbe dovuto spolverare i mobili di alcune sale e passare il cencio con un liquido lucidante sul parquet nel salotto. La giovane seguì con attenzione le istruzioni che terminarono con un “Non aprire a nessuno. Eugenio ha le chiavi ma non tornerà prima di me. Ci vediamo per ora di pranzo”. Piccerè avviò subito ad eseguire le indicazioni della “signora” e dopo poco più di un’ora aveva terminato il suo primo compito; si recò sul terrazzo e decise di ripulire le piante delle parti morte, di annaffiarle e poi spazzò via anche un po’ di foglie che erano cadute sull’impiantito. Ma non ci mise molto ed allora pensò che certamente i signori sarebbero stati contenti ed entrò in cucina e decise seguendo il suo istinto “contadino” di preparare un sugo particolarmente elaborato utilizzando tutto quello che aveva visto essere a disposizione. Usò dei pomodori maturi, immergendoli in acqua bollente e poi privandoli della buccia incisa con particolare cura e maestria; aveva trovato in uno dei frigoriferi – al suo paese nelle case dei contadini non era uso possederne – della carne macinata e l’aveva fatta soffriggere aggiungendovi una cipolla ed un gambo di sedano sminuzzati in modo sottile. Aveva poi passato i pomodori e dopo una decina di minuti li aveva aggiunti al soffritto, abbassando la fiamma al minimo necessario per mantenere il “bollo”. Intanto aveva anche trovato delle zucchine e due melanzane; le aveva tagliate con cura e aveva posto sotto sale le fette di melanzane per far loro perdere tutto l’amaro. Aveva poi cominciato a friggere in abbondante olio le zucchine tagliate in verticale, facendo attenzione a che non cuocessero troppo; la stessa cura ebbe poi con le melanzane una volta che furono pronte dalla dessalazione. Non appena il sugo fu addensato Piccerè, che intanto aveva anche trovato due minuscole mozzarelle, ma erano utili all’idea che aveva, le sminuzzò in una terrina ed avviò a far bollire un pentolone pieno d’acqua. Aveva poi cercato la pasta più adatta tra quelle che la dispensa proponeva, scegliendo dei rigatoni.
Siamo tutti responsabili perché avremmo dovuto
fornire segnali più chiari alle leadership; parto da me, dunque, senza
autoassolvermi. Ho scelto di star fuori, non riconoscendomi più nè in chi promuove scelte
ultrariformistiche e allo scopo di conquistare posti di potere si accorda e
compromette con quella parte di forze economiche disponibili ad ogni contratto,
a prescindere dalle posizioni politiche; nè
tanto più (o tanto meno, fate vobis) con quella parte di politicanti
categorici, dogmatici, esclusivi assolutisti, che ignorano alcuna
possibilità di confronto e per la quale qualsiasi “deroga” assume l’aspetto di
“revisione” assegnando a questo termine solo il significato negativo. A volte,
riflettendo, non si rendono conto che finiscono per assimilarsi proprio a
coloro che dichiarano di aborrire. Gli estremismi finiscono per assomigliarsi.
Ma il tema per cui sono qui a scrivere è ben altro: attiene ad una flebile,
sottile “disperata” speranza. Da tempo ormai, abbandonata la tuta
dell’educatore militante nelle aule scolastiche, seguo le peripezie delle varie
generazioni più giovani, nel progressivo svolgersi degli anni, i primi dieci e
poi quelli successivi del Terzo millennio fino a questo inizio del terzo
decennio. Molti tra questi “giovani” hanno messo in gioco la loro freschezza
solo allo scopo di alzare il prezzo per il loro impegno, dimostrando molta più
astuzia rispetto a tanti altri veterani per esperienza e per età. Costoro sono
ancor più responsabili per la condizione disperata nella quale tanti di quelli che
avrebbero potuto rappresentare il vero rinnovamento si ritrovano a vivere
questa fase calante della loro esistenza: penso a me ma anche a tante altre
figure più giovani e fresche di quanto io sia. Qualche giorno fa una breve
interlocuzione con uno ( cui accenno
nella chiusura del post del 27 luglio ) di questi “giovani” – contornato da
altri occasionali compartecipanti al dibattito con commenti e semplici “like”- si è svolta intorno alla funzione simbolica –
e non solo – delle “bandiere”. E mi è
tornato in mente Pier Paolo Pasolini che ne “Le belle bandiere” scrive «Non si
lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con
gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell’intimo
delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti.» La discussione verteva per l’appunto
sull’aver scoperto che, alla manifestazione a sostegno dei “licenziati” della
GKN di Campi Bisenzio, mancavano le “bandiere” del PD. Ho ex abrupto
“istintivamente” (ed in modo insolito) commentato che “avrebbe potuto portarne
lui stesso”. Credo di aver offeso la sua sensibilità, di aver toccato qualche
corda irritata, visto che sono anni che non mi degna di alcuna attenzione nè
contrapposta nè favorevole (sono stato a volte al suo fianco “fisicamente” e
avevo la sensazione che non avvertisse la mia presenza). Mi ha risposto
stavolta con una certa supponenza superiore, rilevando che da sempre ha voluto
essere rispettoso ( anche se con amara
ironia descrive il “rispetto” come “una brutta abitudine ) delle gerarchie “partitiche”. Ho glissato,
scusandomi per l’intromissione ( “avrei potuto stare zitto”), confermando il
mio giudizio non lusinghiero sul futuro di questa “new generation” che vuole
fare la Rivoluzione (a suo modo, ovviamente) rispettando le “gerarchie”. Senza
che appaia come un’offesa: “il loro obiettivo è quello di sostituire
semplicemente una vecchia gerarchia con nuove gerarchie”.
In questi lunghi mesi abbiamo sofferto, soprattutto, la solitudine. Anche se l’abbiamo combattuta utilizzando i nuovi marchingegni tecnologici, quelli che i miei genitori e noi stessi per un lungo periodo non abbiamo conosciuto. Al tempo dei miei giovani anni, telefonavamo a parenti ed amici dalle cabine nei bar utilizzando gettoni. Noi invece abbiamo, interagendo sul web, abbattuto le barriere, riuscendo a consolarci attraverso azioni, a volte collettive, anche di tipo – suppergiù – artistico; abbiamo abbandonato forzosamente i luoghi della convivenza civile, contando passi e metri, senza mai allontanarci più di quanto non fosse consentito dalla nostra abituale dimora, mantenendo distanze oltre il necessario. Il mondo del lavoro ha subìto un duro colpo, segnatamente in quei settori voluttuari non essenziali e non utili direttamente alla sopravvivenza minima; e questo ci ha indotti anche ad una certa qual moderazione. Nel contempo hanno potuto usufruire di alcuni vantaggi in modo diversificato tutti i settori dell’alimentazione e della produzione sanitaria; oltre che, ovviamente, tutti i comparti del pubblico e dei servizi alla persona. In quel periodo – per consolare la nostra angoscia – auspicavamo che sarebbe sorto dalle ceneri del vecchio un nuovo mondo “migliore”. E sì! anche perché il vecchio mondo non è che ci piacesse del tutto.
Oggi ci stiamo risvegliando lentamente dal torpore; quasi
tutta la produzione è in rapida progressiva ripresa (lo affermano in
particolare sia il Governo che i Sindacati degli imprenditori dei settori
produttivi). Questo è uno dei titoli ripreso insieme al suo “sommario” di
riferimento (Il Sole 24ore del 10
giugno u.s.): l’articolo è firmato da Filomena Greco
Produzione industriale in crescita per il quinto mese consecutivo
“Continua la ripresa con l’indice di produzione che recupera e supera i livelli pre-covid di febbraio 2020. Bene meccanica, trasporti e tessile”
Nonostante ciò alcune scelte affrettate in materia di regolamentazione del mercato del lavoro, abbinate ad uno scarso livello di forza contrattuale da parte della Sinistra, sia quella politica che quella sindacale, hanno aperto il varco ad una serie di sciagurati interventi padronali con una caterva di licenziamenti a carico di lavoratori che, ritenendo di far parte di aziende considerate da tutti ”produttive”, non sospettavano minimamente di poter correre tale rischio.
Intorno a questi temi ed ai balletti ipocriti ( o perlomeno, ad essere teneri, espressione della loro incapacità ) da parte delle forze politiche e sindacali ho già accennato su questo Blog. Anche le “bandiere” presenti nei cortei (quelle che ci sono e quelle che non ci sono) stanno lì a dimostrare l’inefficacia dell’azione comune e, dunque, la necessità – l’urgenza – di assumersi responsabilità al di là delle “dimostrazioni” per ora solo apparenti e praticamente improduttive. Finiscono per essere essenzialmente poco più che un “rito”, macabro allorché giocato intorno alle disgrazie dei “licenziati”. Riconosco perfettamente che anche le mie esternazioni servono molto a poco, ma sono esposte a fin di bene. A quel giovane che si adonta di essere critico verso il potere dei dirigenti del PD, pur essendo fortemente organico ad esso (visto che sta da molto tempo studiando per farne parte a pieno titolo), chiedo una maggiore umiltà, una vera apertura non un tatticismo di troppo breve durata.
ERA
IL 25 LUGLIO, E NON SI DICA CHE NON AVEVAMO – DA TEMPO, DA MOLTO PIÙ TEMPO –
SEGNALATO CHE L’EMERGENZA “SCUOLA” ERA “PRIMARIA” QUASI COME QUELLA DELLA
SANITA’
Era il 25 luglio, e non si dica che non avevamo – da tempo, da
molto più tempo – segnalato che l’emergenza “Scuola” era “primaria” quasi come
quella della “Sanità”
E non si dica che lo avevamo fatto in
modo strumentale, non “amichevole”.
Abbiamo amato la Scuola; abbiamo
dedicato ad essa gran parte della nostra vita e ne conosciamo gli aspetti
eternamente emergenziali. Potremmo essere tacciati di scarsa fiducia verso le
nuove generazioni, cui appartiene la Ministra Azzolina; e vogliamo correre
anche questo rischio. Pur tuttavia l’ansia tutta politica (con i suoi aspetti
peggiori, deleteri, non costruttivi) di voler apparire “super” competenti ha
giocato e continua a giocare brutti scherzi. Se si sarà in grado di trarre la giusta
lezione da questa parte minima di “Storia” forse accenderemo un lumicino di
speranza. Anche se siamo sempre meno ottimisti in quella direzione. Abbiamo
segnalato che – anche dal punto di vista “politico” – sarebbe stato utile e
giusto addossare gran parte delle responsabilità ai precedenti Governi di
Centrodestra e Centrosinistra ma si è voluti apparire troppo “signori” in
quella direzione. Non sarebbe bastato, ma avrebbe consentito anche di dare uno
sguardo giustamente ed equilibratamente “critico” per portare a soluzione i
problemi, lentamente ma con determinazione. La mancanza di spazi, la carenza
strutturale e di arredi, la difficoltà di gestione del reclutamento, l’assenza
di interventi economici a sostegno del personale scolastico si sta rivelando
un’emergenza nell’emergenza, mettendo a rischio la fruizione di diritti
fondamentali e ponendo in difficoltà lo stesso intero Governo.
E non si dica, per l’appunto che in
tanti non si sia evidenziato questo pericolo in un periodo in cui chi si
occupava di quel settore a livello governativo ed a livello politico ed
amministrativo nelle sedi comunali e provinciali aveva davanti a sé mesi di
tempo per programmare e portare a soluzione le tante urgenze, facendo tesoro
dei problemi degli anni precedenti, quelli – per così dire – “normali”.
25
luglio ancora sulle politiche scolastiche abborracciate
Avevo percepito tra alcuni docenti il
gradimento nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione del Governo
Giallo-Rosso, Azzolina. Mi sorprendeva questo endorsement soprattutto da parte
di docenti notoriamente iper democratici, per capirci bene “assolutamente e
risolutamente di Sinistra”. Lo trovavo strano anche perché quasi sempre la
contrapposizione da parte di questi colleghi era apparsa tale a prescindere
dalla collocazione partitica dei Ministri in carica. Indubbiamente mi sono
sentito spesso in linea con alcune critiche verso Ministri come la Gelmini o la
Moratti rappresentanti della Destra ma non mi erano affatto piaciute nè la
Carrozza nè la Giannini rappresentanti del Centrosinistra. Non credo che sia
stata l’appartenenza nè alla parte politica nè tantomeno al “genere” che mi
hanno fatto apprezzare Ministri come Berlinguer, come De Mauro e, negli ultimi
tempi, lo stesso Fioramonti.
Eccolo, il Fioramonti. Sarebbe utile che la signora Ministra Azzolina, verso
cui la critica da me rivolta ha degli elementi ben fondati (esposti in un post
molto recente) legati alla incapacità di sviluppare una “memoria storica”
adeguata alla necessità di attribuire le giuste responsabilità del disastro
epocale cui stanno spingendo il nostro mondo della scuola, spieghi a se stessa
ed a tutti noi le ragioni dell’astio, del fastidio profondo che esprime ogni
qualvolta sente il nome del suo predecessore, proprio quel Fioramonti verso il
quale mi sono sopra espresso positivamente. Non lo capisco, anche perchè il
Fioramonti aveva denunciato il degrado del settore, una situazione molto
complessa che aveva bisogno di interventi massicci, speciali, ben prima
dell’arrivo del Covid19 e dei problemi che con esso si sono acuiti
ulteriormente.
La Azzolina sta dimostrando di essere molto più vicina a rappresentare quelle
forme di autocelebrazione, a partire dalle pretese competenze, peraltro (non
scherziamoci su troppo!) di una “dilettante alle prime armi”, di esperienza ben
difficile da essere credibile, molto più assimilabile a quelle di Ministre come
la Moratti o la Gelmini, assai lontane da quelle di Ministri come Berlinguer o
Di Mauro. Insomma, dimostri l’umiltà “vera” reale, di essere in grado di
affrontare le emergenze, riconoscendo i suoi limiti culturali, storici.
Basterebbe intanto far riferimento alla forza politica cui appartiene, quel
Movimento 5 Stelle che ha fondato la sua forza sulla critica non sempre
puntuale ma in ogni caso in grado di coinvolgere le masse e che è cresciuta
essenzialmente sulla critica all’establishment consolidato. Uno dei motivi
principali della disaffezione progressiva dell’elettorato verso quel Movimento,
evidenziata dai frequenti sondaggi, è proprio l’abbandono – altrettanto
progressivo – della opposizione alla politica di mestiere che i suoi Ministri
stanno praticando. In realtà, l’Azzolina sta ogni giorno di più mettendo in
mostra una modalità molto vecchia – non di certo alternativa – di far Politica.
Questa omologazione sta producendo disastri, facendo crescere il consenso a
favore delle Destre, che in realtà senza troppa fatica acquistano forza, nel
mentre si riducono proprio quelli del Movimento 5 Stelle.
Questa mia attenzione verso il Ministero della Pubblica Istruzione è legata
essenzialmente al ruolo che assegno a quel dicastero, che si occupa di
costruire il futuro, il nostro e soprattutto quello dei nostri figli e dei
nostri nipoti. Ne parleremo? Sì, certo, ne riparleremo.
Non lo avevo
certamente sottinteso, non lo avevo indubbiamente mandato a dire da emissari:
il mio giudizio su tutti coloro che, per timori o per convincimenti di tipo
medievale, non hanno inteso e non intendono vaccinarsi contro il Covid19, è
stato categorico, tranchant. Allo stesso modo provo profondo dissenso verso gli
attendisti. In definitiva non li stimo in modo netto come meritevoli di essere
parte del consesso civile. Ancor più nel caso in cui chi si è sottoposto per
senso civico fosse oggetto poi di conseguenze involontarie dal punto di vista
fisiologico, quelle tanto paventate in modo empirico. Negli ultimi giorni per lo più in modo civile
ho assistito ad un dibattito surreale nella contrapposizione tra favorevoli e
contrari all’utilizzo del vaccino; c’è chi ha prodotto una riflessione di tipo
sofistico nella difesa a spada tratta delle “libertà”. Non è la prima volta che
l’umanità si ritrova a discutere di questi temi; qui di seguito, per averne un’idea,
trovate un link molto utile cui
riferirsi https://www.epicentro.iss.it/vaccini/ObbligoVaccinaleStoria
Vi si
accenna anche alla scelta di poter optare per un’assunzione volontaria, anche
se occorre tener conto che non siamo più nell’Ottocento, nè nel primo
Novecento, quando la stragrande maggioranza dei popoli non effettuava grandi
spostamenti nè delle persone nè delle merci. Viviamo in un’ epoca che abbiamo
imparato a denominare “globalizzata” ed è stata proprio questa condizione a
determinare la rapida diffusione pandemica. E’ dunque doveroso affrontare anche
i temi delle “libertà” individuali sotto quest’ottica; occorre declinarne le
caratteristiche nel pieno rispetto dei bisogni e delle “libertà” di ciascuno di
noi.
Nelle argomentazioni, come rapidamente suggerivo prima, ho notato il bisogno di arrampicarsi sugli specchi allo scopo di pervenire ad una forma di giustificazione, per non far avvertire la contrarietà verso sia coloro che si ostinano a difendere la posizione a favore del vaccino sia verso chi è in modo timido o deciso ad evitare di sottoporsi alla vaccinazione. Una di queste argomentazioni è stata la seguente: “eviterei di dire che da una parte ci sono i civili, e dall’altra ci sono i novax e i negazionisti, perché potrebbero esserci anche persone che, pur riconoscendo l’esistenza di un virus e il valore dei vaccini in generale, mantengono tuttavia una sorta di sospetto nei confronti di un vaccino per forza di cose poco sperimentato nei suoi effetti a lungo termine. Queste persone hanno ancora modo di mostrare e “agire” il proprio senso civico mantenendo le distanze, evitando la frequentazione di luoghi chiusi ed affollati, usando mascherina e lavamani”.
A tale riflessione, ponendo in dubbio il senso civico di chi non intende vaccinarsi, ho risposto: “è altrettanto forzosa la tua argomentazione, in quanto nel voler riconoscere i diritti di chi non voglia vaccinarsi per tutte le “buone ragioni” da te evidenziate, poni dei limiti molto più gravosi a carico di chi ha invece scelto la vaccinazione anche allo scopo di un superamento dell’isolamento e per poter ritornare nella maggiore tranquillità possibile ad occuparsi di socialità, di cultura, di partecipazione. Poiché dubito fortemente che chi non sì vaccina per scelta abbia le dovute accortezze rinunciando ad una considerevole parte della sua presenza civica, non posso accordare loro la mia stima.”
Estate
2020 – parte 1 La preparazione: un piccolo necessario vademecum per le vacanze
“Forzata” ma produttiva e costruttiva: la sosta pandemica per
una parte, forse minima, di noi è stata così. Ora, il caldo…e l’abitudine ci
spingono a cambiare aria: si sceglie di non allontanarsi troppo ma allo stesso
tempo di non andare troppo lontano. La vacanza estiva ci impegna. Non può
essere casuale la scelta del luogo dove fermarsi. Abbiamo impegnato alcuni
giorni facendoci aiutare dalla nostra capacità di spippolare sul web; abbiamo
escluso alcuni luoghi dove ci eravamo già fermati in altre occasioni: negli
anni Settanta in un campeggio tra Donoratico e La California, che ancora adesso
è situato, anche se notevolmente ampliato e migliorato, subito dopo l’Oratorio
San Guido, celebrato dal Carducci, all’incrocio del lungo viale alberato da
2400 cipressi; in altre occasioni eravamo stati sulla Riviera della Versilia da
Livorno a Pisa, Marina di Tirrenia, a Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Massa
fino a Pontremoli per i miei impegni professionali. Ci eravamo fermati un po’
di più nuovamente a Donoratico negli anni Novanta insieme ai piccoli; ma, lo si
sa: quando i piccoli sono “piccoli” si vanno a cercare luoghi adatti per loro,
come parchi gioco ed attività ludiche, e poi si sta sulla spiaggia a costruire
castelli di sabbia e la sera si va a dormire aspettando che l’alba sia poi
serena.
Per quest’anno pensavamo sin dall’inizio a luoghi tranquilli come Campiglia e
Massa, entrambe “Marittime” ma, in contrasto con il nome, collinari ed
abbastanza lontane dalla costa. E così con l’aiuto del web e di un tam tam
amichevole ci siamo mossi. Il web ci suggeriva alcune proposte tra Venturina,
Cafaggio, Castagneto Carducci, Suvereto e Massa Marittima con incursioni verso
l’interno, fino a Sassetta: quest’ultima, scartata proprio per una collocazione
ben distante dal mare, forse più adatta agli amanti della montagna e dei bagni
termali, rimanevano per l’appunto Venturina, Campiglia e Massa che, pur essendo
lontana, ci attirava dal punto di vista ambientale. Una nostra cara amica ci
proponeva Campiglia e ci fornì un contatto telefonico.
Posti insieme le indicazioni telematiche e quelle “amicali” avviammo i
contatti. Sul web funzionano i siti dedicati a “Case vacanze, affitti temporanei
estivi e non”. La maggior parte di questi afferisce a dei motori di ricerca
(trivago, housetrip, holidu, casavacanza e altro) che tuttavia non ti
consentono in generale di renderti conto a pieno della validità – e veridicità
– delle proposte ed inoltre non permettono ai proprietari di entrare in
contatto con i clienti (a meno che il contratto non preveda un pagamento a
monte per l’iscrizione e la pubblicazione). Proprio per evitare sorprese (le
più varie: una truffa in piena regola; una collocazione inappropriata rispetto
alla proposta, per esempio un luogo rumoroso per chi cerca tranquillitù e
quiete; un ambiente inadeguato ai bisogni, come per esempio due camere da letto
al posto delle tre pubblicizzate) e vista la distanza non siderale per noi che
stiamo a Prato dopo aver visitato molti siti scegliamo alcune proposte e dopo
aver lasciato i nostri recapiti di posta elettronica e telefonici poniamo
quesiti sperando che i proprietari si facciano vivi.
Estate
2020 parte 3. La partenza per la ricognizione
…e sì! A quarantotto ore da venerdì 5
giugno le previsioni meteorologiche ci dicono che il tempo non sarà dei
migliori. E’ la stessa signora Patrizia che ci consiglia di prorogare di un
giorno la nostra visita: peraltro lei non ci sarebbe, mentre invece sabato 6,
sì, è bel tempo e lei sarà a Campiglia. Per diversi buoni motivi, il primo dei
quali è che non pensiamo di trattenerci due giorni telefono alle due “signore”
con cui abbiamo interloquito, entrambe di Venturina e riesco, anche se con fatica
e con qualche lieve punta di sospetto da parte loro, a differire il nostro
sopralluogo.
Peraltro di sabato nostro figlio non sta quasi mai a casa: già il venerdì sera
è via e quindi di buon mattino ci avviamo prendendo la Firenze-Mare. Come di
consueto abbiamo preparato qualche panino e dell’acqua, che potrebbe esserci
utile (“potrebbe”, perché quasi sempre nell’ansia e nella furia di vedere il
mondo, con ciò che è nuovo e ciò che è cambiato, soprattutto i panini fanno
ritorno a casa e vengono consumati solo allora), una cartina stradale 1:500.000
e la classica Guida rossa del Touring Club Italiano della Regione Toscana.
Google Maps non ci è molto utile nella prima fase: la direzione la conosciamo
ed è quella verso Pisa Nord. Da lì poi si devia verso Livorno – Grosseto fino
al casello di Rosignano dopo il quale si procede dritti per l’Aurelia fino a
Venturina-Campiglia Marittima. L’impegno è quello di chiamare a telefono le due
signore per concordare l’appuntamento una mezzora prima. Il viaggio prosegue liscio
fino ad un chilometro dal casello: la fila è annunciata come lunga; non avevamo
fatto il conto sul fatto che di sabato benchè sia nei primi giorni del mese di
giugno qualcuno più che nei giorni lavorativi si sposti verso il mare, verso
l’imbarco per l’Elba (il porto più vicino e quindi più conveniente è quello di
Piombino non quello di Livorno). Poichè da sempre non utilizziamo nè tessere
come Viacard nè tantomeno carte di credito (ci limitiamo ad una debit card e
fatichiamo a ricordarci il pin) o Telepass dobbiamo fare la fila, che negli
ultimi tempi è ancora più lenta ad essere smaltita perché con il Covid19 hanno
ridotto al minimo – fino ad arrivare alla totale cancellazione – la presenza di
addetti alla rscossione del pedaggio. Pertanto non è infrequente trovarsi di
fronte a dei rallentamenti all’uscita per le varie difficoltà connesse al
pagamento del pedaggio (incomprensione dei messaggi, rifiuti tecnologici,
inconvenienti vari). E puntualmente qualcuno di questi problemi coinvolge uno o
più autoveicoli e ci si pianta lì per minuti e minuti, ingrossando le file.
Lasciamo la E80 e iniziamo l’A1, l’Aurelia, la nuova (la vecchia SP 39 scorre
più o meno sempre al fianco della nuova, incrociando però centri abitati a
volte anche affollati) che scorre dritta e ci porta velocemente verso Cecina,
La California, dopo cui incrociamo il tempietto di San Guido e il filare di
cipressi che porta a Bolgheri, Castagneto Carducci mare, Donoratico fino a San
Vincenzo all’annuncio della cui uscita abbiamo un attimo di sbandamento: c’è
scritto “Venturina”. Ci fermiamo e consultiamo per la prima volta la cartina e
comprendiamo che certamente uscendo si arriva a Venturina ma è solo la prossima
quella che arriva direttamente in città.
ESTATE
2020 – parte 4 – arrivo a Venturina (per la parte 3 vedi 13 settembre )
Prima di uscire, però, ci fermiamo ad un Autogrill per alcune
operazioni “fisiologiche” ma soprattutto per sentire le nostre interlocutrici
proprietarie di appartamenti. Avevamo già fissato per le 10.00 circa con una di
loro; l’altra ci aveva fatto comprendere che bastava avvertire perché si
rendesse disponibile. La terza persona l’avremmo vista nell’arco di tempo tra
la prima e la seconda. Decidemmo comunque di avvertire che eravamo a pochissimi
chilometri dall’uscita di Venturina, rassicurando che non ci sarebbero stati
nuovi impedimenti.
Venturina è un piccolo borgo disteso nella pianura da cui poi si
sale a Campiglia Marittima. E’ infatti, pur avendo la prevalenza numerica della
popolazione complessiva, solo una frazione di quella cittadina che è a 232
metri sul livello del mare. Venturina proprio perchè alle pendici del Comune
più importante si avvale di alcune fonti termali, due delle quali sono rinomate
non solo tra i territori della Maremma ma anche fuori da questi. Il complesso
più importante, che personalmente conosciamo da alcuni decenni, essendoci stati
con i figlioli ancora piccoli una ventina d’anni or sono, è il Calidario. Si
tratta di un complesso di vasche termali e di una serie di residence che si trovano
proprio alle pendici del territorio del centro storico di Campiglia,
prevalentemente medievale. Accanto a queste poco distanti ci sono le Terme di
Venturina, una struttura moderna con vasca enorme ed anche in questo caso con
la possibilità di trovare ospitalità nell’Hotel omonimo. Al di là della strada
principale, Via delle Terme, un tratto dell’Aurelia Nord, vi sono due laghetti
che possono, nelle ore più calde della giornata, ristorare il turista che non
voglia utilizzare le spiagge, che distano poco meno di un chilometro in linea
d’aria, di cui poi parleremo.
Venturina, lo impariamo subito in modo diretto, è così chiamata
perché vi battono i venti in modo anche intenso e piacevole durante l’estate,
smorzando così il senso d’afa. In modo indiretto ce lo confermano anche le
persone che incontriamo. Quando arriviamo è ancora fresco e ci lasciamo
accompagnare dal navigatore cellulare. Ci sono delle attività di trasformazione
alimentare, come la PETTI: ci passiamo accanto. E poi dopo aver superato la Caserma
dei Carabinieri, girando a destra lasciamo a sinistra il Corso principale del
paese. A trecento metri il congegno elettronico ci dice di girare a sinistra,
anche se i cartelli non indicano tale possibilità ma vediamo che altri prima di
noi vi accedono. A destra c’è la Conad ed un centro commerciale modernissimo ma
veniamo sospinti a girare a sinistra alla rotonda e procediamo diritto,
costeggiando il Parco della Fiera. Lungo tutto il percorso il muro perimetrale
del lungo Viale è adornato con una serie di ritratti che grandi artisti
contemporanei hanno dedicato a grandi donne della Storia.
….4…
ESTATE 2020 – parte 5.
Ci fermiamo per osservarle. C’è Alda Merini, Margherita Hack, Fernanda
Pivano, Frida Khalo, Malala, Maria Callas, Maria Montessori, Marie Curie,
Monica Vitti, Bebe Vio, Madre Teresa di Calcutta, Tina Anselmi, Nilde Iotti,
Samantha Cristoforetti, Mina, Rita Levi Montalcini, Rosa Ballistreri, Rosa
Luxemburg, Rosa Parks e tante altre: in tutto 54 ritratti, che mi fermo a
riprendere.
E’ una Mostra permanente realizzata nell’ambito della collaborazione tra il
Comune di Campiglia e l’Accademia di Belle Arti di Firenze con il titolo
“CampigliAccademia, giovani artisti e committenza pubblica”. Il titolo è
“Fiera!” e con esso si sottolinea la straordinarietà delle figure femminili di
cui l’umanità deve essere orgogliosa.
La Fiera è ancora chiusa, deserta: la pandemìa ha fermato tutte le
operazioni di conoscenze e di scambio intorno ai prodotti, locali e non
solo, di artigianato, industria, commercio e
agricoltura. L’ingresso principale è spalancato ed il piazzale è vuoto.
Subito dopo c’è la sede del Comune davanti alla quale fa bella mostra una
installazione complessa in bronzo che ricorda proprio il mondo del lavoro.
Abbiamo già un appuntamento fissato: il desiderio è di fermarsi per osservare
ma proseguiamo affidandoci alle mappe elettroniche, che in modo straordinario
stanno funzionando. Passiamo anche accanto alla deviazione per Campiglia, la
superiamo e superiamo anche quella per il Calidario. Imbocchiamo una stradina
collinare che ci conduce ad un fronte chiuso, oltre il quale ci sono uliveti.
La voce del dispositivo ci dice che “siamo arrivati a destinazione”. Ed in
realtà, usciti dall’auto, vediamo una giovane donna in un giardinetto che,
avendo intuito (come peraltro noi) il motivo del nostro arrivo (d’altra parte
in quella strada non c’è molto movimento umano), ci sorride e ci saluta, da noi
pienamente ricambiata. Un’appassionata di giardinaggio non può non palesarsi
che in tuta da lavoro e con un rastrello, con il quale sta raschiando il
terreno, un po’ disordinato, e capiremo subito il perché. E’ una villetta un
po’ trascurata, forse per qualche tempo (uno o due anni) abbandonata, composta
da un seminterrato, che non vedremo, perchè non disponibile per l’uso da noi
richiesto, da un piano rialzato che è suddiviso in due porzioni abitative ed un
primo piano. A noi interessa una delle porzioni del piano rialzato, quella che
contiene due camere da letto o comunque la possibilità di almeno quattro posti
letto. La padrona di casa è molto cortese e ci spiega perchè mai nella proposta
di affitto si parla di “Villetta con giardino “LE TARTARUGHE””, facendocene
incontrare alcune lungo il cammino che porta all’ingresso riservato
all’appartamento: sono lì tranquille a consumare foglie di insalata. Ci
accompagna precedendoci verso l’ingresso che è posto sul retro del fronte strada
dove c’è anche uno spazio semicoperto dove poter organizzare, all’occorrenza,
pranzi e cene, colazioni e merende con barbecue e forno. Il resede è dotato
anche di tavoli e sedie sotto un piccolo pergolato. All’appartamento si accede
attraverso pochi scalini. Dalla porta si accede subito allo spazio cucina,
collocato in un vano corridoio, piccolo sì ma adatto di certo ad una sosta
breve pur di un mese intero. Di sicuro, ben inserito per poter servire chi
volesse utilizzare gli spazi esterni per i momenti conviviali.
ESTATE 2020 – ancora a giro per Venturina – parte 6
Ci complimentiamo per lo spazio ed anche per la cura
per la Natura che si intravede anche nella presenza di nidi, probabilmente di
“merli”, nelle vicinanze degli arredi del giardino, che stanno a
dimostrare la loro tranquillità in un luogo – come detto prima – un po’ fuori
dai traffici urbani. Ad ogni modo, vogliamo vedere anche le altre proposte e
dunque “Le faremo sapere” salutando la giovane proprietaria che ci aveva
accompagnato nell’appartamento ben arredato e confortevole.
Prima di ripartire ci accertiamo che la proprietaria
dell’altro appartamento di Venturina sia già in loco.
Avuta la conferma, con l’indicazione del luogo da
raggiungere, impostiamo il dispositivo Google Maps e ripartiamo. La signora ci
rassicura che, non appena sarà in sede, ci invierà un messaggio su whatsapp.
In pratica facciamo una parte della strada che avevamo
percorso: incrocio del Calidario, sede periferica del Comune e Fiera. Infatti
parcheggiamo proprio nello spazio dove – ci dice la signora – si svolge ogni
venerdì il Mercato cittadino.
Siamo a due passi dal Corso centrale della cittadina,
via Indipendenza. Ed essendo arrivati con un certo anticipo rispetto a quanto
prefissato ci allunghiamo per un rapido sopralluogo. Molto rapido, anche perché
eravamo appena all’imbocco e c’è arrivato il messaggio.
L’appartamento è in una palazzina meno agreste
rispetto a quella che abbiamo visto prima. E’ al primo ed ultimo piano. Si
salgono una trentina di scalini dopo essersi inoltrati nella parte tergale dove
c’è un altro appartamento, più piccolo rispetto a quello che abbiamo opzionato,
al quale si accede per uno spazio giardino ampiamente usufruibile ma di
pertinenza escusiva di quel locale. La signora ci attende alla porta
superiore e ci accoglie con un sorriso prontamente coperto dalla mascherina.
Ormai siamo abituati a questo modo di sopravvivere: la chiamano “resilienza”.
Anche noi caliamo la “maschera” dopo aver risposto al saluto anche con un
gesto della mano. L’appartamento è stato a tutta evidenza rimesso a nuovo da
poco tempo e non è stato molto utilizzato. Dall’ingresso si procede in un ampio
vano corridoio plurifinestrato con doppi vetri e persiane nuove e moderne. Di
fronte alle finestre si aprono una cameretta che accede ad una parte
esterna ed un ampio bagno finestrato. In fondo poi si accede alla camera da
letto matrimoniale che affaccia anch’essa sul terrazzo. In fondo, seminascosto
da un drappo, un grande ripostiglio areato da un ampio finestrone.
Ritornando verso l’ingresso, e girando a destra (a
sinistra, entrando) si accede al salotto, molto spazioso e luminoso, dove ci
sono anche due divani-letto matrimoniali. Da questo attraverso una porta
finestra come quella della camera da letto grande si esce sul terrazzo, che è
spaziosissimo e utile per i momenti conviviali. La cucina è minimale: uno
spazio angusto che a tutta evidenza è destinata ad un uso limitato. C’è frigo,
cucina e forno; lavello e scolatoio con una piccola dispensa: quel che dovrebbe
bastare per una famiglia che preveda di utilizzare solo casualmente la cucina.
Non è la nostra famiglia, mi vien da pensare. Siamo abituati a trascorrere
parte importante della giornata “ai fornelli”. Esprimiamo questo nostro
personale rilievo. Ma, in generale, pur se diverso dall’altro, questo
appartamento ci sembra meglio adatto per poter ospitare amiche ed amici, oltre
i nostri figli.
ESTATE 2020 – dopo
Venturina su per Campiglia – parte 7 (per la parte 6….)
Ed è inoltre molto vicino a quello splendido carosello di
ritratti di “donne celebri”. Ed è vicino al Corso principale, via Indipendenza.
A pochi passi ci sono ben tre Supermercati; ma, salutando la gentile signora,
“Le faremo sapere”, diciamo anche a lei, come all’altra poco prima,
e “Ci attendono su a Campiglia Marittima verso le undici” guardando l’orologio
che ormai implacabilmente ci avvertiva di essere in, pur lieve, ritardo.
Per Campiglia la strada da imboccare è poco distante da lì.
Mentre saliamo su per i tornanti e la vista sulla pianura si allarga a
dismisura fino a spingersi oltre le rive del mare da una parte della lunga
spiaggia di Rimigliano con il promontorio di Baratti e Populonia, verso alcune
isole dell’Arcipelago, come Capraia e Gorgona ed in lontananza la parte estrema
settentrionale della Corsica est e dall’altra oltre Piombino. Intanto Mary
chiama la signora Patrizia, ma il cellulare non sembra funzionare. Mi viene in
mente di richiamare la nostra amica di Prato che ci aveva dato l’indicazione
per Campiglia; ci fermiamo in un varco su per i tonanti e mentre ammiriamo il
paesaggio la chiamo. Mi conferma che spesso mentre ci si muove per le stradine
del borgo alto non si agganciano le linee; mi dice che cercherà Patrizia perché
a volte è da un’amica. Dopo due minuti mi invia un messaggio su whatsapp:
“Giuseppe chiama Patrizia perché ti sta chiamando ma scatta subito la tua
segreteria telefonica….” e poi mi dà l’indirizzo ” è sotto casa in strada”.
Decidiamo di muoverci da dove siamo e di salire fino a su.
Arriviamo su e cerchiamo un parcheggio; nel mentre leggendo
delle indicazioni ricordo che a Campiglia c’è anche un Campeggio, che qualche
anno fa era gestito da una mia ex collega. Ma non c’è tempo per fermarci.
Troviamo un parcheggio libero sotto la Rocca subito dopo la Stazione dei
Carabinieri. Riprovo a chiamare Patrizia e questa volta sono più fortunato.
Scopro che nel paese non è sempre facile il collegamento dei servizi
telefonici, ma Patrizia finalmente è in linea e ci dà le indicazioni giuste per
raggiungerla.
C’è dal parcheggio una lunga ripida scalinata. Utilizziamo il
corrimano per aiutarci a percorrerla. Sulla sommità c’è una piazzetta sulla
quale si trova il Teatro dei Concordi. Da quella si accede nel cuore di
Campiglia attraversando una delle porte della Campiglia antica. E’ la via
Buozzi che sale lievemente verso la Piazza del Mercato che si trova in alto a
destra salendo: in una cornice teatrale rialzata e contornata da scalinate
fiorite c’è uno spazio utilizzato come esterno di un bar. Attraversando un
ultimo àndito ci ritroviamo nella piazza principale ricca di vitalità e di
luoghi adatti alla socialità, Piazza della Repubblica. E’ l’ora dell’aperitivo
prima del pranzo. Patrizia ci ha dato indicazioni e ci attende: non possiamo
fermarci. Ci inerpichiamo per un’erta: è una stradina lastricata con grandi
massi lisci che dovrebbero essere anche scivolosi nella stagione della pioggia
e della neve; infatti ci sono dei corrimano da un lato che aiutano a non
caracollare soprattutto in discesa. “Vedrete due cani sulla porta!” aveva detto
la signora Patrizia. E infatti di lì a poco al numero civico che ci aveva
indicato abbiamo intravisto le sagome dei due cani, che in modo corretto ci
hanno salutato con un timido abbaio di ordinanza.
ESTATE 2020 Parte 8 – Campiglia
Timidamente e condizionati dalla presenza canina, abbiamo
suonato alla porta e Patrizia dall’alto di una scala interna ci ha detto di
salire. Ci mostra l’appartamento e ci anticipa che ad ogni modo non intende
affittarlo: ci verrà lei: anche a causa della pandemìa, quest’anno,
diversamente dal solito, a luglio non andrà all’estero. Ci mostrerà poi un
altro appartamento di un suo amico. In realtà avevamo capito che per luglio
sarebbe stato disponibile e siamo in qualche modo delusi anche se non lo
lasciamo intravedere. Dal soggiorno si gode una straordinaria vista su tutta la
pianura. Ad ogni buon conto, anche se l’appartamento è di certo collocato in un
contesto davvero affascinante, guardandoci negli occhi, io e Mary, ci
comunichiamo un certo imbarazzo ed un segreto sospiro di sollievo. In realtà,
un po’ ci aveva spaventato l’idea di dover percorrere tutti i giorni quei
tornanti con l’auto e quelle stradine scoscese a piedi, semmai con bagagli e
varie borse delle spese alimentari che di solito sono abbondanti.
Patrizia ci mostra gli altri ambienti: l’appartamento è un
insieme di camere che si innestano su un corridoio formato da una doppia
scalinata interna: si tratta di un terratetto ed in qualche modo più che le
tipologie toscane a me ricorda ambienti mediterranei, come quelli della mia
isola, Procida. Sarà perché da lì lo sguardo si spinge verso il mare, lo stesso
nel quale ho navigato per tanti anni sin dalla prima infanzia, il Tirreno.
Lo dico alla padrona di casa e i miei occhi luccicano di
malinconia.
Patrizia, però, vorrebbe non deludere quelle che giustamente
considera le nostre aspettative: ci propone di visionare un altro appartamento
poco distante. Lasciamo i due cani a far da guardia alla casa: le porte sono
aperte proprio come nelle abitazioni isolane a mia memoria – anche se forse nel
tempo questa abitudine è andata a modificarsi. Ci spostiamo di un centinaio di
metri poco più in giù in una stradina parallela. L’abitazione è molto più
angusta e poco luminosa (non c’è lo stesso affascinante affaccio della casa di
Patrizia), anche se ben arredata con il segno della Cultura: ci sono tanti
libri. Apprezziamo proprio questa caratteristica, rivelando che tuttavia non
può essere per noi: a stento ci staremmo Mary ed io.
Patrizia comprende e decide di sentire una sua amica, che
possiede altro immobile. Nel mentre cerca di contattarla, usciamo per
recuperare i due amici custodi della casa. Insieme a loro ci spostiamo verso la
piazza e ritorniamo in Piazza del Mercato, dove ci lascia con i due cani, i cui
guinzagli vengono legati ad uno di quegli anelli che verosimilmente in un borgo
agreste come Campiglia servivano a legare le cavezze degli equini, e si
inoltra in un vicolo per poter contattare in modo diretto l’amica, che
non si riesce a rintracciare a telefono.
I due cani sono molto diversi tra loro e solo uno appare
innervosito dai vari passaggi di altri cani al guinzaglio dei loro padroni;
l’altro appare quasi infastidito da quell’atteggiamento.
ESTATE 2020 – parte 9 – Campiglia con
Carol e Cloe
Cloe e Carol, sono due femminucce. Cloe
è mediamente alta ed è un border collie molto tranquillo; Carol è invece una
bastardina simpaticissima ma nervosetta. Non appena passano altri cani ringhia
e abbaia. Cloe è del tutto disinteressata a questi riti. Una delle signore che
passeggia con un canino minuscolo anch’esso partecipe della cagnara se lo
prende in collo e si avvicina chiedendoci lumi sulle nostre provvisorie amiche.
Spieghiamo all’incirca che non sono nostre e poi in modo per noi
involontario intavoliamo un dialogo e veniamo con grande precisione di dettagli
a conoscenza della “vita” e degli “amori” della “signora” che poi, anche
probabilmente perchè era riuscita ad intuire che non ce ne importava proprio
nulla, va via poco prima che Patrizia facesse ritorno.
In realtà veniamo a sapere che l’amica
non possedeva ma gestiva un altro immobile, ma non aveva in quel momento le
chiavi. Esprimiamo in modo un tantino più chiaro quelle nostre perplessità non
tanto sugli immobili (quello di Patrizia ad esempio è stupendo) quanto sulla
impervietà del sito. Ma, lo confermiamo a Patrizia, il luogo è affascinante ed
accettiamo l’invito a visitarne altre parti. Raccontiamo a Patrizia
dell’incontro con la signora e le chiediamo perché mai Carol è sempre così
timorosa ed agitata. E Patrizia ci racconta la storia di quella cagnolina, di
come e quando l’ha adottata. Attraverso contatti sui social aveva saputo di
quella cagnetta ed era stato amore a prima vista. Era stata abbandonata sotto
un cavalcavia all’altezza di Giarre sulla strada che porta da Messina a
Catania. Aveva notato dal video che somigliava tantissimo alla sua Carol,
un’altra bastardina venuta meno qualche giorno prima per vecchiaia. Era stata
una sua compagna fedele e dolcissima e vedere una sua sosia le fece immaginare
che fosse un segno del destino con una sorta di metempsicosi animale. aveva
contattato subito il recapito del Centro di raccolta randagi di Giardini Naxos
ed aveva subito fissato un appuntamento. “Bella, questa storia!” “E’ per la
paura di poter essere nuovamente abbandonata, che ha questo modo falsamente
aggressivo. In realtà è buonissima, dolcissima” e Patrizia continua ad
accarezzarla con affetto.
Tutti insieme ci avviamo verso la Rocca; occorre ovviamente salire ma Patrizia
ci conduce per strade meno impervie, vicoli suggestivi. A metà strada in uno
dei vicoli un po’ più larghi ci attende uno strano incontro.
A metà percorso ed al centro della
stradina lentamente si muove verso di noi un gatto nero chiaramente minaccioso.
Viene in mente “una lonza leggera e presta molto” ma non siamo all’Inferno.
Cloe e Carol procedono con eccessiva prudenza, quasi fingendo di non vedere,
tenendosi a distanza dal soggetto che a tutta evidenza giudicano pericoloso. Il
gatto in posizione di attacco con la coda ritta non si sposta dal centro e
segue con gli occhi furenti il nostro passaggio. “Siamo salvi!” penso tra me e
me, superato il rischio, ma la bestia ci segue con gli occhi e con il passo
felpato. Svoltiamo per una nuova stradina che si inerpica verso la Rocca. Prima
di rigirare nuovamente per un altro tratto mi giro a controllare e noto uno
degli occhi del felino che si affaccia a verificare da parte sua se il pericolo
è scampato, se gli intrusi si sono allontanati. “Ciao ciao, simpatico
micione!”.
10.
La Rocca di Campiglia è una straordinaria imponente struttura
altomedievale dalla quale si domina l’intero territorio della provincia di
Livorno. Patrizia rimane giù con Carol e Cloe e noi saliamo su per le scale
metalliche per poter osservare il vasto panorama. Fa caldo ed è quasi l’ora del
pranzo; noi pensiamo di fare una rapida merenda, in qualche pizzeria. Invitiamo
anche Patrizia, che declina, aggiungendo che ha fatto colazione molto tardi e
che mangerà qualcosa di leggero intorno all’ora del tè. Scendiamo insieme verso
il parcheggio, percorrendo una strada che è contornata da ampie siepi di
lavanda fiorita che sprizza un intenso profumo. Ne strappiamo un rametto per
appropriarci di quella fragranza. Patrizia si ferma in un negozietto di generi
vari che sta per chiudere: non so di cosa abbia bisogno, ma ci saluta con la
promessa di un “Arrivederci!”. Ricambiamo anche con un sorriso verso le
due simpatiche cagnette.
Ritorniamo verso Venturina. Prima di salire su avevamo
adocchiato una pizzeria, mentre attendavamo l’arrivo della seconda proprietaria
ed eravamo lungo via Indipendenza. Ci fiondiamo là direttamente ed è proprio
per un pelo che la troviamo aperta. Prendiamo un paio di tranci e due birre e
non potendo trattenerci al tavolo ci muoviamo sempre con l’auto verso un Parco
vicino, intravisto su Google Maps. Ci sono anche dei tavoli per picnic e
accanto due laghetti. L’acqua è calda e proviene dalle zone termali, il
Calidario e l’Hotel delle Terme Caldana. Un posto meraviglioso pieno di
vegetazione tipica – soprattutto canneti e rovi – e con una fauna molto ricca,
non solo avicola ma anche ittica che si sviluppa lungo le canalizzazioni. Il
clima è ottimo e si sta davvero bene. Ma abbiamo l’intento di vedere altri
appartamenti. In realtà non siamo riusciti a contattare preventivamente altri
proprietari o, meglio, così come già esposto nella prima parte di questo blocco
dedicato all’Estate 2020 (quella del Coronavirus 19), ci abbiamo provato ma non
è stato facile, anche perché gli annunci si riferiscono a portali immobiliari
che non consentono un contatto diretto.
Decidiamo dunque di spostarci verso la costa, che non dista in
linea d’aria più di un paio di chilometri. Ci spostiamo a naso orientandoci in
modo un po’ artigianale e ci ritroviamo in mezzo ai campi senza più una
certezza. Riprendiamo lo strumento elettronico che ci dia una migliore resa e
così prendiamo una strada molto diritta che passa prima davanti agli
Stabilimenti di produzione Petti e poi da un lato e dall’altra grandi
appezzamenti di terra coltivati a pomodoro targato con lo stesso marchio.
Usciamo sulla strada provinciale principale della Principessa
(il riferimento è alla Principessa di Lucca e Piombino sorella di Napoleone,
Elisa Bonaparte Baciocchi). Collega San Vincenzo a Piombino. Giriamo prima a
sinistra e poi a destra per entrare nella località Baratti. In realtà non
abbiamo fissato alcun appuntamento né tanto meno avevamo adocchiato qualche
proposta. E, poi, a Baratti non vi sono molti insediamenti abitativi:
bisognerebbe salire su a Populonia, ma anche quel borgo è piccolissimo.
Percorriamo un quattrocento metri e giriamo a destra per andare verso la
spiaggia sulla costa che è straordinariamente incantevole, ancor più per noi,
gente di mare.
11.
Eravamo stati già un paio di altre volte a Baratti; in una di queste
avevamo anche partecipato ad una visita guidata agli insediamenti archeologici
etruschi, una classica necropoli (della civiltà etrusca poco più si conosce e
molti riferimenti di tipo sociale ci appaiono dalle urne e dagli arredi
funerari); in quell’occasione eravamo in campeggio tra Donoratico e Marina di
Bibbona e approfittammo di una serie di proposte riservate ai “turisti” per
conoscere meglio la zona: non eravamo ancora diventati “toscani” e la
ricognizione estiva serviva anche a cercare un nido più caldo e accogliente.
Avevamo in quel tempo per un po’ pensato di trasferirci a Volterra, dove
eravamo stati in un’altra escursione, tanto ci era piaciuta.
Non c’è tempo per ripetere quella visita nè di salire su verso Populonia
dove da qualche anno, dopo che ci si era stati solo per una visita lampo al
minuscolo borgo, ci sono stati dei ritrovamenti di epoca romana di notevole
interesse. “Ci ritorniamo più in qua” ci siamo detti, andando poi a piedi verso
la spiaggia attraverso la pineta. Ci colpisce un’indicazione di tipo turistico
che indica di proseguire sulla destra delle dune per un sentiero abbastanza
ampio. “Casa Saldarini” c’è scritto. Non se ne ha cognizione; in nessuna guida
viene riportata; ma la curiosità, anche se il tempo stringe, è molta e ci si
addentra. In fondo, dopo alcune casette tipicamente turistiche estive, c’è un
recinto un po’ più alto ed elegante. Ci avviciniamo e su una delle ante del
cancello di metallo c’è un’altra insegna: “Casa Dinosauro” c’è scritto.
Attraverso le inferriate del cancello si intravede una struttura a dir poco
originale. Ci sono anche dei manufatti abitativi a palafitte ed alcuni
spazi coperti da una sorta di manto preistorico con scarse aperture. Ad aver
tempo sarebbe bello visitarlo, ma rinunciamo attendendo altri giorni più lunghi
e liberi. E’ ad ogni buon conto una sorpresa e qualcosa che non si conosce.
Tornati sulla piazzetta di fronte al Golfo salutiamo il mare e riprendiamo la
navigazione via terra. Torniamo sulla strada principale, quella detta della
Principessa, andando verso sinistra (a destra si va verso Piombino, ma abbiamo
idea di ritornarci un altro giorno) percorrendo tutta la strada che attraversa
il Parco naturale costiero di Rimigliano ricchissimo di elementi sia faunistici
che floristici e che arriva nel cuore del centro di San Vincenzo. Abbiamo
escluso di cercare qui un appartamento; troppo affollato ed in questo tempo di
pandemìa non ci sembra del tutto adatto: detta così non è neanche vero,
perchè non ci è mai piaciuto stare nel carnaio.
Ed è così che alla prima rotonda che ci riporta verso l’Aurelia svicoliamo.
La nostra idea è andare all’interno: verso Castagneto Carducci. Un luogo,
anche questo, alto da cui dominare il paesaggio. C’eravamo stati in un paio di
altre occasioni, in una delle quali avevamo soggiornato con i figlioli ancora
molto piccoli a Marina in un appartamento circondato da alti pini e dalla
macchia mediterranea. Il mare non ci era molto piaciuto: troppo alto ed
insidioso. Ma di sera si giravano i borghi dove fervevano proposte culturali di
un livello più che dignitoso.
ESTATE 2020 – parte 12 Castagneto
Subito dopo aver lasciato San Vincenzo proseguiamo lungo l’Aurelia vecchia;
scarso è il traffico: per fortuna. E sì, perché dopo un paio di chilometri ci
si trova di fronte ad uno di quegli spettacoli della Natura inatteso. Una
famiglia di cinghiali, mamma babbo e sei piccolini transitano in fila indiana.
Li vediamo abbastanza in tempo, e quasi certamente anche grazie alla bassa
velocità “turistica” con cui ci si muove rallento inserendo il lampeggiante per
segnalare la forzata sosta ai veicoli che seguono. Sono rapidi anche se la
sfilata è davvero una bella sorpresa, che da sola varrebbe un viaggio.
Dopo altri pochi chilometri rientriamo verso la collina girando a destra
per la Strada detta dell’Accattapane che porta alle falde del colle sul quale
si trova Castagneto. Qui non abbiamo appuntamenti e si conta sulla possibilità
di trovare qualche agenzia immobiliare aperta. Ci inoltriamo sulla strada che
costeggia il fianco meridionale dell’antico borgo e poi, prima che si innesti
la strada Provinciale 329 Passo di Bocca di Valle che porta verso Sassetta
saliamo fino al limite alla ricerca di un parcheggio. Una impresa perché non si
trova un solo posto libero. Torniamo indietro dove avevamo intravisto un varco
e riusciamo a parcheggiare. Attraversiamo il Viale Giovanni Pascoli ed entriamo
nel cuore di Castagneto. Adocchiamo subito un’Agenzia, che tuttavia è chiusa ma
c’è una indicazione telefonica. C’è il nome di una donna. Provo a chiamare
senza fortuna. Lascio tuttavia un messaggio. Proseguiamo il nostro percorso
turistico fino al Palazzo Comunale dove si celebra il grande poeta che visse in
questi luoghi nella sua fanciullezza. Davanti ad esso c’è una terrazza da cui
si vede il Corso Vittorio Emanuele, che con la presenza di molti esercizi
commerciali appare essere la parte più viva del paese. Mentre vi ci affacciamo
squilla il telefono: è l’agente immobiliare che ha ascoltato il mio messaggio e
ci chiede cosa si stia cercando. Un appartamento per il mese di luglio per
quattro, cinque persone. Ci dice che, sì, ha qualcosa, non tanto, qualcosa che
è rimasto, dice lei. Ci chiede quando lo si voglia vedere e, scoperto che siamo
già sul posto, si scusa di non poter essere immediatamente da noi ma farà di
tutto per arrivare tra una ventina di minuti. Noi abbiamo da girare ancora per
un po’, le diciamo, e così fissiamo di vederci proprio lì dove siamo, che è un
posto ovviamente ben identificabile.
A quel punto pensiamo sia opportuno accelerare perlomeno una visita
panoramica e ci inerpichiamo per le stradine fino alla parte inferiore del
Castello.
L’agente immobiliare è stranamente, al di là degli standard consueti,
puntuale, tanto che mi chiama proprio mentre si stava pensando di tornar giù
verso il Palazzo Comunale. Mi dice di non affrettarci, tanto il locale che
vuole mostrarci è a due passi e tra l’altro non ha ritirato ancora le chiavi
per accedervi; lo farà velocemente, dice, tanto l’Agenzia, anche quella, è
proprio lì a due passi.
…12…
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.
Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.
Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.
Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.
Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.
Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.
ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14)
Mentre pubblicavo queste riflessioni mi è capitato per ben due volte di ritornare in questo 2021 dopo la permanenza con l’intera famiglia nel mese di luglio del 2020 a Venturina.
Avevamo infatti poi scelto di soggiornare in quell’abitazione vicino alle strutture della Fiera. Inattiva per il lockdown e per le conseguenze successive ad esso, la Fiera mostrava con fierezza le sue “donne celebri” di cui ho parlato nel blocco 4 e 5 del 28 settembre e 10 ottobre u.s.
Della “casa” prescelta ho trattato il 31 ottobre u.s. Ci siamo stati bene ed abbiamo anche ospitato i nostri figli perlomeno per metà del tempo. In realtà era troppo grande per noi due, Mary ed io, ma l’abbiamo scelta anche perché ci faceva piacere condividerla con altri, amici e parenti. Nonostante il giudizio molto ma molto positivo (la consiglierei a chi fosse un po’ meno “zingaro” di noi) non ci ritorneremo, per il motivo unico che ho già in parte rivelato: siamo “esploratori” in modo quasi naturale e “primitivo”. Ci piace cambiare, sperimentare nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, fino a quando ne avremo la possibilità. Già nel mese di luglio 2020 girando per le cittadine più vicine al mare (Venturina non dista molto da esso ed è luogo “centrale” per scegliersi poi la destinazione per una visita o per un tuffo) Mary ed io ci soffermavamo a scrutare le offerte sia di affitto che di vendita di qualche immobile; le nostre preferenze erano (e sono tuttora) orientate su piccoli quartierini anche per andarci nei mesi primaverili o autunnali tiepidi.
Il caso ha voluto che nostra figlia Lavinia abbia tentato, ai primi del mese di questo febbraio 2021, di prenotare la sua somministrazione di vaccino (ne aveva diritto pur essendo giovane perché temporaneamente in servizio come ricercatrice presso lo EUI di Fiesole) e nel momento in cui è entrata sul sito era disponibile il Centro vaccinale allocato presso i Padiglioni della SEFI proprio accanto alla Fiera di Venturina. Lavinia non guida pur avendo la patente e dunque il 14 di febbraio ho dovuto accompagnarla. Ci siamo muniti dell’autocertificazione (si era in zona arancione ed era interdetto lo spostamento fuori dai confini comunali: noi abitiamo a Prato e Venturina è in provincia di Livorno, nella parte più a sud di essa) e siamo partiti con qualche preoccupazione perché laddove ci avessero fermati avremmo dovuto comunque giustificare le ragioni ed il modo con cui si procedeva. Siamo stati però molto fortunati…e ligi al nostro compito. Dopo la somministrazione ci siamo semplicemente fermati a mangiare un panino che Mary aveva preparato e poi siamo ripartiti per tornare a casa.
Siamo poi tornati per il richiamo, ma stavolta è stato possibile anche andarci con Mary. E così qualche giorno fa il 9 maggio siamo ritornati a Venturina. Con alcune differenze: siamo in zona gialla, si può circolare senza doversi giustificare non solo fuori dal Comune ed in altra Provincia della stessa Regione e tra Regioni dello stesso livello di colore. Inoltre la sorpresa è stata non trovare molte delle effigi femminili lungo il perimetro esterno ai padiglioni di via della Fiera. Che fine hanno fatto? L’altra “sorpresa” è stata la possibilità di poter anticipare dalle 14 alle 12 l’inoculazione del vaccino e ciò ci ha consentito di fermarci a San Vincenzo per due passi sulla spiaggia, semivuota ma non troppo, e di pranzare al Ristorante “Lupo Càntero” seppure in un turno di primo pomeriggio ma non tardi, verso le 14. Vale la pena, il menù è straordinariamente ricco, esclusivamente di pesce; i gestori sono gentilissimi e la preparazione è accurata anche per il “senza glutine”. Non è fuori luogo aggiungere che si spende il giusto: e per tutti questi – e tanti altri – motivi, consiglio agli amici di farci una capatina, se vi trovate da quelle parti. Oppure, suvvia, andateci lo stesso!
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