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15 agosto – Un mio post del 31 agosto 2017

“OGGI IN SICILIA DOMANI NEL RESTO D’ITALIA” C’È CHI GRADISCE IL FLAUTO RENZIANO, QUANTI TOPI LO SEGUIRANNO?

“oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”

“oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”
C’è chi gradisce il flauto renziano, quanti topi lo seguiranno?

Cosa accade in Sicilia, nell’approssimarsi delle elezioni regionali? Sono in molti a dire che le varie formazioni politiche si stiano preparando per le Politiche prossime venture, allenandosi in Trinacria. In effetti, si litiga a Destra ed a Sinistra, all’interno di nuove forme-Partito che purtroppo ricordano le vecchie di quella che chiamammo Prima Repubblica e che speravamo aver sepolto definitivamente al termine del secolo scorso.
E su questo “deserto etico” della Politica d’antan sguazzano i ragazzotti incolti del Movimento pentastellato, pubblicizzandosi per la loro pretesa onestà che cela l’imperizia e la dabbenaggine che hanno da sempre fatto più male della grandine, perché per la loro ingenuità sono vittime degli eterni furbastri pescecani che circolano in acque torbide del sottobosco eterno, circuendoli e blandendoli, mettendosi al loro servizio prima, durante e dopo le diverse campagne elettorali per ricavarne il più possibile in appalti di governo e sottogoverno.

La mia personale preoccupazione è per la Sinistra: il PD è sempre più alla deriva e sta tentando in Sicilia di consolidare la sua “mission” segreta (sempre, però, meno segreta) di convergere verso il Centrodestra, aggregando voti di quella parte attraverso la figura di Alfano, con il quale intende confermare un’alleanza specifica “oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”, pensando di scompigliare le carte del Centrodestra berlusconiano-meloniano-salviniano ma nei fatti rendendo sempre più impensabile un accordo con quella parte della Sinistra interna ed esterna al PD che guarda a ricompattare una Sinistra che riesca a dare risposte non demagogiche non populiste non pietistiche a quanti sono rimasti indietro, sempre più indietro nella scala sociale.

E’ un vero e proprio suicidio neanche tanto assistito, ma programmato ad arte per poter screditare, davanti ad un sicuro insuccesso (il PD – la sua possibile coalizione – non è accreditato tra i probabili vincitori), le forze della Sinistra, rendendole responsabili della débacle. E’ assolutamente improbabile che la Sinistra possa allearsi con un Partito che privilegi accordi con forze chiaramente di Destra e dunque non può di certo il PD, che è potenzialmente la maggiore forza politica di quel Polo, chiedere assunzione di responsabilità a forze minoritarie chiaramente di Sinistra. Questo modo di agire è con tutta chiarezza un pretesto per buttare all’aria qualsiasi forma di coalizione che abbia quale punto di riferimento i valori fondamentali della Pace, del Progresso, della Solidarietà, dell’Eguaglianza, della Libertà, della Democrazia. Anche per questo viene diffusa ad arte la “fabula” del “non esiste più Destra o Sinistra”! E’ un modo come l’altro, anche questo, di screditare gli sforzi che donne ed uomini, giovani e maturi, portano avanti quotidianamente nelle nostre città, impegnandosi in Associazioni, Comitati, Gruppi vari in modo del tutto volontario, alzando bandiere che simboleggiano quei valori in cui fermamente credono.

Quel che accadrà in Sicilia darà certamente segnali a tutti noi. Lavoriamo per un’Unità delle Sinistre da presentare alle prossime elezioni, anche per consentire a coloro che ancora credono che il PD sia un Partito di Sinistra di ravvedersi e convergere per davvero sulla loro Sinistra. Non è possibile in assoluto barattare il proprio impegno per mescolarsi con chi non può oggi più avere la rappresentanza del mondo del Lavoro, della Cultura e della Cooperazione: non è affatto credibile chi propone la Politica dei due tempi “ci alleiamo e poi facciamo contare la nostra alleanza”.
Non funziona, soprattutto non con chi ritiene già in partenza di essere superiore e più furbo di altri.

E allora perché non provare da Sinistra la stessa strada? “oggi in Sicilia domani nel resto d’Italia”?

Joshua Madalon

11 agosto – LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014 – 5 (per la parte 4 vedi 26 luglio)

LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014 – 5 (per la parte 4 vedi 26 luglio)

Proseguo nella pubblicazione di una serie di documenti collegati al tempo dei primi passi del Partito Democratico, per poter consentire a chi ne vorrà fare uso di comprendere quali fossero le difficoltà per far nascere e crescere un Partito realmente innovativo, così come previsto dai fondatori ed esposto nei progetti preparatori.

5 luglio 2008

Gentilissime\i

vi assicuro (soprattutto assicuro *******) che stanotte ho dormito bene. Tuttavia credo di avere pensato a quel che ci siamo detto ieri sera. Intanto vi ringrazio per essere venuti e spero di potervi avere con me tante altre volte. L’amicizia è forse uno dei punti fermi fondamentali da cui poter ripartire; personalmente avverto la necessità di riflettere su questo argomento.

Ho recepito gli input su “razzismo” e “salario sociale”. Vorrei aggiungere a questi temi un altro che reputo “interno” e dirompente, cioà un’altra buona occasione per litigare “in silenzio” con le leadership del “sedicente” Partito Democratico di Prato.

Penso ad un dibattito su “Partito Democratico – come doveva essere\come è oggi” che raccolga parte rilevante di quei “Democratici” che non riescono a riconoscersi “del tutto o in parte” in questi pseudodirigenti a qualsiasi livello che ci ritroviamo.

Vi allego del materiale che trovo interessante inviatomi da ****** *****; mi sono chiesto e gli ho chiesto – per mail – chi siano i suoi interlocutori ai quali si rivolge alla fine del suo articolo. ***** è di certo un ragazzo in gamba; è uno dei pochi con il quale abbiamo avuto un rapporto chiaro – a volte anche un po’ conflittuale ma sempre limpido.

Leggete anche l’articolo su Lucca: se ciò che Fulvetti (!) dice corrisponde ad una vera azione di governo del PD la distanza con Prato è abissale.

Grazie. Ci sentiremo molto presto.

Giuseppe Maddaluno

Gentilissime\i

è da qualche tempo che non riesco ad incontrare persone che parlino dell’attuale PD riconoscendolo come quello che era nei nostri pensieri fino a pochissimi mesi fa. Non mancavano le preoccupazioni che ciò potesse accadere, ma tutti riponevamo grande fiducia nella capacità dei leader piccoli e grandi di comprendere che un rinnovamento complessivo della Politica andava costruito attraverso il superamento dei vecchi strumenti e l’approdo verso nuove modalità di accesso e di regolamentazione della vita partecipativa di tutti i cittadini.

Era evidente che questa scelta così coraggiosa avrebbe aggregato vecchi e nuovi “aderenti” sollecitati dalla possibilità di partecipare “davvero” alla costruzione di un Partito con l’abbattimento dei vecchi steccati ideologici e pragmatici.

OGGI chi può dire che questo è avvenuto? Solo degli stupidi interessati politicanti sia nuovi che vecchi (alla mente si affolla una congerie di volti) possono andarlo a dire.

Se è vero quello che ho detto all’inizio dunque per fortuna rifuggo dal frequentare simili individui e quando li incontro ne mantengo una rispettosa distanza: odio – sì, odio – ed è da tempo che lo vado dicendo – gli ipocriti; coloro che ritengono di essere più furbi sono gli elementi pericolosi che andrebbero allontanati, ma la loro fortuna è nell’omologazione verso il peggio, la capacità di dire niente di nuovo rimasticando elegantemente le affermazioni dei vari “capi”, ora in questo giovane PD anche dei “capicorrente”.

10 agosto I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 26 (per la parte 25 vedi 9 luglio)

10 agosto I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 26 (per la parte 25 vedi 9 luglio)

Avevo principiato a trattare l’argomento della inadeguatezza politica locale (il termine è vago ed è estensibile a tutto il territorio nazionale, tranne pochissime rare eccezioni) riservata ai temi della Istruzione soprattutto relativamente all’edilizia scolastica. Il primo post dal titolo “I CONTI NON TORNANO” è del 10 settembre 2016. Sono riportate storie di vita sotto forma metanarrativa e documenti vari che attestano questa incapacità che, verificata ulteriormente oggi in epoca pandemica – si spera “post”, comporta straordinari sacrifici e la richiesta di un grande sforzo coraggioso che eviti di dover essere costretti ancora ad utilizzare la Didattica a distanza, per assenza di spazi adeguati. Il 26 giugno del 2020 riprendevo a trattare l’argomento con un post dal titolo “Perché i conti non torna(va)no(sulla “SCUOLA” di ieri e quella di oggi)” Detto questo, procedo.


…prosegue la trascrizione della seduta delle Commissioni n.5 congiunte di Comune e Provincia del 18 dicembre 1998

prosegue l’intervento dell’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Prato

…Rileva che la differenza con la scuola dell’obbligo sta nella questione delle preiscrizioni poiché, per gli istituti superiori, oltre alle fasce d’età, occorre considerare anche il tasso di scolarità. Specifica, infatti, che nel fare le proposte si è considerato anche l’eventuale innalzamento dell’obbligo a 15 anni, aumentando di tre punti percentuali i valori del tasso di scolarità. Passa, quindi, ad illustrare dettagliatamente la situazione di ogni istituto superiore rilevando, alla fine dell’esposizione, che vi è analogia con la situazione nazionale per quanto riguarda i fenomeni di crescita o di calo dei vari istituti.

Ad una richiesta di fornire i dati relativi al Convitto Cicognini l’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia risponde

Fornisce i dati richiesti. Aggiunge che molta attenzione è stata posta nel considerare gli indici fissati dal Ministero; ciò al fine di evitare di compiere operazioni sbagliate. Naturalmente, prosegue, occorre considerare anche i contenuti didattici, l’offerta formativa e la conseguente autonomia. Ribadisce che è importante che ogni scuola compia le scelte sulla propria offerta formativa non da sola, ma rapportandosi al territorio, agli Enti Locali, alle imprese, ecc.

Una rappresentante del Consiglio Regionale “chiede chiarimenti circa i parametri di dimensionamento”.

L’Assessore alla P.I. della Provincia nel rispondere “Ricorda quali sono gli indici fissati (500/900 alunni come minimo e massimo) facendo presente che per le zone ad alta densità demografica e per gli istituti dotati di laboratori specialistici si possono derogare questi indici. Poi, aggiunge, c’è anche il buon senso a consigliare che non è né utile né intelligente smembrare una scuola.

L’Assessore alla P.I. del Comune “aggiunge che, comunque, gli indici sono più rigidi per la scuola dell’obbligo e più elastici per quella superiore”. “Chiede poi di spiegare meglio le ragioni che portano ad un aumento del Buzzi e ad una diminuzione del Gramsci. Chiede, inoltre, di sapere in base a quali criteri sono state costruite le proiezioni”.

L’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia “Spiega che la crescita del Buzzi è strettamente legata allo sviluppo dell’intera area, mentre per il Gramsci si può parlare di un processo che si colloca in un trend nazionale. Si dilunga, quindi ad illustrare i criteri adottati per effettuare le proiezioni statistiche”.

…26…

9 agosto – LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 2

Quello che segue è un documento datato marzo-aprile 2009 con il quale colui che, meritatamente, sarebbe divenuto coordinatore del Circolo, avanzava una “proposta” di intervento urbanistico riqualificativo del territorio sud-ovest di San Paolo. Il tema era stato sviscerato tra coloro che sarebbero poi stati “storici” sostenitori e protagonisti di tutte le attività politiche culturali che avrebbero avuto la capacità di coinvolgimento ampio di gran parte della città. A Prato – a San Paolo – vennero grandi personaggi a seguire il percorso avviato. Occorre chiedersi come mai tutto questo impegno sia stato poi vanificato.

PROPOSTA PER UN PROGETTO DI INTERVENTO URBANISTICO,  INFRASTUTTURALE E AMBIENTALE NELL’AREA INDUSTRIALE DEL BALDASSINI ZONA MACROLOTTO ZERO

La zona è situata tra via Galcianese e via San Paolo e tra Via Toscanini e via Donzelli.

Se può essere utile in questa area scorre la gora del pero da nord a sud.

L’area ha una vasta parte verde di cui una buona parte di proprietà del COMUNE un’altra parte della Curia il tutto adiacente al complesso industriale del Baldassini.

Io mi chiedevo, se questa area facente parte del macrolotto zero, dove da anni vengono fatti studi per trovare delle soluzioni per la sua riqualificazione, potesse essere utilizzata come punto di partenza e di rottura diciamo pure per dare un segnale  forte e forse anche ambizioso alla popolazione ed anche alle generazioni future.

Non penso ad un qualcosa che sia di interesse solo all’abitante della zona ma che possa essere utile a tutta la cittadinanza e non solo.

La mie proposte sono due.

La prima è composta di due parti:

La parte prima è quella di sfruttare gli ampi terreni adiacenti al complesso industriale del Baldassini per adibirlo a parco cittadino attrezzato con chiosco e servizi igienici con un laghetto (andando a vedere magari quello che c’è ad Agliana vicino alla cioccolateria Catinari), inserendoci magari anche un giardino botanico come attrazione collaterale.

Il laghetto potrebbe essere usato anche come riserva d’acqua da utilizzare in caso di emergenza incendi perché situato in posizione strategica tra il Monferrato ed il Montealbano e vicino ad i vari macrolotti.

La parte seconda è quella di sfruttare tutti quei metri cubi del complesso industriale del Baldassini per costruire un struttura di utilità pubblica ma soprattutto ambiziosa.

Deve essere un’opera che dal punto di vista architettonico utilizzi tutte le tecnologie più avanzate di bioedilizia produzione e risparmio energetico cioè un opera architettonica autosufficiente e dirompente dal punto di vista funzionale ed estetico.

Io pensavo  per questa opera pubblica, di farne “la cittadella della cultura e della musica” dove potremmo dare una casa unica ad esempio alle grandi scuole di musica che abbiamo a Prato dotandole un auditorium all’avanguardia sale d’incisione, aule di studio dei vari strumenti musicali ecc. Un centro studi  del vernacolo e della canzone popolare italiana.

Si potrebbe dare una casa all’arte cinematografica chiamando a collaborare tanti nostri artisti pratesi da Veronesi a Benigni da Panariello a Nuti e quanti altri, dotando così Prato di un actors studios.

La seconda proposta ha in sé la prima parte della mia prima proposta ma la seconda parte vorrei proporre riguardo all’area industriale del Baldassini un centro per l’innovazione tecnologica e per l’innovazione ambientale e dell’energia alternativa.

Praticamente impiantarci la nostra silycon valley o meglio il nostro silycon park visto il parco adiacente.

Comunque possa essere utilizzata quest’area, penso possa essere comunque una porta verso la Prato del futuro.

 Il punto d’inizio della soluzione delle problematiche del macrolotto zero un segnale forte ma soprattutto utile da dare a tutti i cittadini sia a quelli che ci vivono sia chi giornalmente ci passano e quindi ne condividono i disagi.

Più che un’idea per i primi cento giorni il mio contributo vuole essere, in un momento di crisi di frustrazioni e di pessimismo, un segnale forza di volontà di creare nuove opportunità e di ricercare altri ambiti di sviluppo economico che non siano solo il tessuto o altro.

Questa mia nota vuole essere un semplice stimolo di discussione premesso che la mia proposta non è supportata da alcuna conoscenza specifica del campo dell’urbanistica ma è soltanto un desiderio di un cittadino che vuole vivere la propria città.

In fede

Marzio Gruni

P.S.

Allego quattro contributi cartografici della zona.

7 agosto – PICCERE’ – un recupero con revisione – 5 (per la 4 vedi 11 luglio)

5

Piccerè era una ragazza timida ma era stata abituata dalla madre e dalle sorelle, che le avevano sempre dato il buon esempio, a svolgere le attività casalinghe – anche se in “campagna” queste erano caratterizzate in modo molto diverso e vario. Proprio per questo più che la pulizia degli interni (in Sicilia l’impiantito era privo di piastrelle e marmi) la sua abilità era nella cura delle piante (il terrazzo dell’ingegnere era ampio e pieno di vasi con ortensie e non mancavano due striminziti alberi di limone) e soprattutto nella cucina. La signora l’aveva accolta con un certo sussiego mascherato da un sorriso ipocrita che denotava il suo sentimento di superiorità; le aveva poi mostrato i “ferri del mestiere” e la livrea sotto forma di “spolverino da casalinga” che avrebbe dovuto indossare; aveva dato le prime indicazioni di lavoro sottolineando che quella mattina lei doveva uscire per recarsi alla Parrocchia dove l’attendevano le amiche per organizzare le loro attività. Piccerè avrebbe dovuto spolverare i mobili di alcune sale e  passare il cencio con un liquido lucidante sul parquet nel salotto. La giovane seguì con attenzione le istruzioni che terminarono con un “Non aprire a nessuno. Eugenio ha le chiavi ma non tornerà prima di me. Ci vediamo per ora di pranzo”. Piccerè avviò subito ad eseguire le indicazioni della “signora” e dopo poco più di un’ora aveva terminato il suo primo compito; si recò sul terrazzo e decise di ripulire le piante delle parti morte, di annaffiarle e poi spazzò via anche un po’ di foglie che erano cadute sull’impiantito. Ma non ci mise molto ed allora pensò che certamente i signori sarebbero stati contenti ed entrò in cucina e decise seguendo il suo istinto “contadino” di  preparare  un sugo particolarmente elaborato utilizzando tutto quello che aveva visto essere a disposizione. Usò dei pomodori maturi, immergendoli in acqua bollente e poi privandoli della buccia incisa con particolare cura e maestria; aveva trovato in uno dei frigoriferi – al suo paese nelle case dei contadini non era uso possederne – della carne macinata e l’aveva fatta soffriggere aggiungendovi una cipolla ed un gambo di sedano sminuzzati in modo sottile. Aveva poi passato i pomodori e dopo una decina di minuti li aveva aggiunti al soffritto, abbassando la fiamma al minimo necessario per mantenere il “bollo”. Intanto aveva anche trovato delle zucchine e due melanzane; le aveva tagliate con cura e aveva posto sotto sale le fette di melanzane per far loro perdere tutto l’amaro. Aveva poi cominciato a friggere in abbondante olio  le zucchine tagliate in verticale, facendo attenzione a che non cuocessero troppo; la stessa cura ebbe poi con le melanzane una volta che furono pronte dalla dessalazione. Non appena il sugo fu addensato Piccerè, che intanto aveva anche trovato due minuscole mozzarelle, ma erano utili all’idea che aveva, le sminuzzò in una terrina ed avviò a far bollire un pentolone pieno d’acqua. Aveva poi cercato la pasta più adatta tra quelle che la dispensa proponeva, scegliendo dei rigatoni.

…5….

31 luglio – Le bandiere parte 2

Le bandiere parte 2.

Siamo tutti responsabili perché avremmo dovuto fornire segnali più chiari alle leadership; parto da me, dunque, senza autoassolvermi. Ho scelto di star fuori, non riconoscendomi più nè in chi promuove scelte ultrariformistiche e allo scopo di conquistare posti di potere si accorda e compromette con quella parte di forze economiche disponibili ad ogni contratto, a prescindere dalle posizioni politiche; nè tanto più (o tanto meno, fate vobis) con quella parte di politicanti categorici, dogmatici, esclusivi assolutisti, che ignorano alcuna possibilità di confronto e per la quale qualsiasi “deroga” assume l’aspetto di “revisione” assegnando a questo termine solo il significato negativo. A volte, riflettendo, non si rendono conto che finiscono per assimilarsi proprio a coloro che dichiarano di aborrire. Gli estremismi finiscono per assomigliarsi. Ma il tema per cui sono qui a scrivere è ben altro: attiene ad una flebile, sottile “disperata” speranza. Da tempo ormai, abbandonata la tuta dell’educatore militante nelle aule scolastiche, seguo le peripezie delle varie generazioni più giovani, nel progressivo svolgersi degli anni, i primi dieci e poi quelli successivi del Terzo millennio fino a questo inizio del terzo decennio. Molti tra questi “giovani” hanno messo in gioco la loro freschezza solo allo scopo di alzare il prezzo per il loro impegno, dimostrando molta più astuzia rispetto a tanti altri veterani per esperienza e per età. Costoro sono ancor più responsabili per la condizione disperata nella quale tanti di quelli che avrebbero potuto rappresentare il vero rinnovamento si ritrovano a vivere questa fase calante della loro esistenza: penso a me ma anche a tante altre figure più giovani e fresche di quanto io sia. Qualche giorno fa una breve interlocuzione con  uno ( cui accenno nella chiusura del post del 27 luglio ) di questi “giovani” – contornato da altri occasionali compartecipanti al dibattito con commenti e semplici “like”-  si è svolta intorno alla funzione simbolica – e non solo –  delle “bandiere”. E mi è tornato in mente Pier Paolo Pasolini che ne “Le belle bandiere” scrive  «Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell’intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti.»   La discussione verteva per l’appunto sull’aver scoperto che, alla manifestazione a sostegno dei “licenziati” della GKN di Campi Bisenzio, mancavano le “bandiere” del PD. Ho ex abrupto “istintivamente” (ed in modo insolito) commentato che “avrebbe potuto portarne lui stesso”. Credo di aver offeso la sua sensibilità, di aver toccato qualche corda irritata, visto che sono anni che non mi degna di alcuna attenzione nè contrapposta nè favorevole (sono stato a volte al suo fianco “fisicamente” e avevo la sensazione che non avvertisse la mia presenza). Mi ha risposto stavolta con una certa supponenza superiore, rilevando che da sempre ha voluto essere rispettoso  ( anche se con amara ironia descrive il “rispetto” come “una brutta abitudine )  delle gerarchie “partitiche”. Ho glissato, scusandomi per l’intromissione ( “avrei potuto stare zitto”), confermando il mio giudizio non lusinghiero sul futuro di questa “new generation” che vuole fare la Rivoluzione (a suo modo, ovviamente) rispettando le “gerarchie”. Senza che appaia come un’offesa: “il loro obiettivo è quello di sostituire semplicemente una vecchia gerarchia con nuove gerarchie”.

28 luglio – Le bandiere parte 1

LE BANDIERE

In questi lunghi mesi abbiamo sofferto, soprattutto, la solitudine. Anche se l’abbiamo combattuta utilizzando i nuovi marchingegni tecnologici, quelli che i miei genitori e noi stessi per un lungo periodo non abbiamo conosciuto. Al tempo dei miei giovani anni, telefonavamo a parenti ed amici dalle cabine nei bar utilizzando gettoni. Noi invece abbiamo, interagendo sul web, abbattuto le barriere, riuscendo a consolarci attraverso azioni, a volte collettive, anche di tipo – suppergiù – artistico; abbiamo abbandonato forzosamente i luoghi della convivenza civile, contando passi e metri, senza mai allontanarci più di quanto non fosse consentito dalla nostra abituale dimora, mantenendo distanze oltre il necessario. Il mondo del lavoro ha subìto un duro colpo, segnatamente in quei settori voluttuari non essenziali e non utili direttamente alla sopravvivenza minima; e questo ci ha indotti anche ad una certa qual moderazione. Nel contempo hanno potuto usufruire di alcuni vantaggi in modo diversificato tutti i settori dell’alimentazione e della produzione sanitaria; oltre che, ovviamente, tutti i comparti del pubblico e dei servizi alla persona. In quel periodo – per consolare la nostra angoscia – auspicavamo che sarebbe sorto dalle ceneri del vecchio un nuovo mondo “migliore”. E sì! anche perché il vecchio mondo non è che ci piacesse del tutto.

Oggi ci stiamo risvegliando lentamente dal torpore; quasi tutta la produzione è in rapida progressiva ripresa (lo affermano in particolare sia il Governo che i Sindacati degli imprenditori dei settori produttivi). Questo è uno dei titoli ripreso insieme al suo “sommario” di riferimento   (Il Sole 24ore del 10 giugno u.s.): l’articolo è firmato da Filomena Greco

    Produzione industriale in crescita per il quinto mese consecutivo

“Continua la ripresa con l’indice di produzione che recupera e supera i livelli pre-covid di febbraio 2020. Bene meccanica, trasporti e tessile”

https://www.ilsole24ore.com/art/produzione-industriale-crescita-il-quinto-mese-consecutivo-AEqGfQP

Nonostante ciò alcune scelte affrettate in materia di regolamentazione del mercato del lavoro, abbinate ad uno scarso livello di forza contrattuale da parte della Sinistra, sia quella politica che quella sindacale, hanno aperto il varco ad una serie di sciagurati interventi padronali con una caterva di licenziamenti a carico di lavoratori che, ritenendo di far parte di aziende considerate da tutti ”produttive”, non sospettavano minimamente di poter correre tale rischio.

Intorno a questi temi ed ai balletti ipocriti ( o perlomeno, ad essere teneri, espressione della loro incapacità ) da parte delle forze politiche e sindacali ho già accennato su questo Blog. Anche le “bandiere” presenti nei cortei (quelle che ci sono e quelle che non ci sono) stanno lì a dimostrare l’inefficacia dell’azione comune e, dunque, la necessità – l’urgenza – di assumersi responsabilità al di là delle “dimostrazioni” per ora solo apparenti e praticamente improduttive. Finiscono per essere essenzialmente poco più che un “rito”, macabro allorché giocato intorno alle disgrazie dei “licenziati”. Riconosco perfettamente che anche le mie esternazioni servono molto a poco, ma sono esposte a fin di bene. A quel giovane che si adonta di essere critico verso il potere dei dirigenti del PD, pur essendo fortemente organico ad esso (visto che sta da molto tempo studiando per farne parte a pieno titolo), chiedo una maggiore umiltà, una vera apertura non un tatticismo di troppo breve durata.

…1…

25 luglio – reloaded da un post pubblicato lo scorso anno sia a luglio che a settembre ERA IL 25 LUGLIO, E NON SI DICA CHE NON AVEVAMO – DA TEMPO, DA MOLTO PIÙ TEMPO – SEGNALATO CHE L’EMERGENZA “SCUOLA” ERA “PRIMARIA” QUASI COME QUELLA DELLA SANITA’

ERA IL 25 LUGLIO, E NON SI DICA CHE NON AVEVAMO – DA TEMPO, DA MOLTO PIÙ TEMPO – SEGNALATO CHE L’EMERGENZA “SCUOLA” ERA “PRIMARIA” QUASI COME QUELLA DELLA SANITA’


Era il 25 luglio, e non si dica che non avevamo – da tempo, da molto più tempo – segnalato che l’emergenza “Scuola” era “primaria” quasi come quella della “Sanità”

E non si dica che lo avevamo fatto in modo strumentale, non “amichevole”.

Abbiamo amato la Scuola; abbiamo dedicato ad essa gran parte della nostra vita e ne conosciamo gli aspetti eternamente emergenziali. Potremmo essere tacciati di scarsa fiducia verso le nuove generazioni, cui appartiene la Ministra Azzolina; e vogliamo correre anche questo rischio. Pur tuttavia l’ansia tutta politica (con i suoi aspetti peggiori, deleteri, non costruttivi) di voler apparire “super” competenti ha giocato e continua a giocare brutti scherzi. Se si sarà in grado di trarre la giusta lezione da questa parte minima di “Storia” forse accenderemo un lumicino di speranza. Anche se siamo sempre meno ottimisti in quella direzione. Abbiamo segnalato che – anche dal punto di vista “politico” – sarebbe stato utile e giusto addossare gran parte delle responsabilità ai precedenti Governi di Centrodestra e Centrosinistra ma si è voluti apparire troppo “signori” in quella direzione. Non sarebbe bastato, ma avrebbe consentito anche di dare uno sguardo giustamente ed equilibratamente “critico” per portare a soluzione i problemi, lentamente ma con determinazione. La mancanza di spazi, la carenza strutturale e di arredi, la difficoltà di gestione del reclutamento, l’assenza di interventi economici a sostegno del personale scolastico si sta rivelando un’emergenza nell’emergenza, mettendo a rischio la fruizione di diritti fondamentali e ponendo in difficoltà lo stesso intero Governo.

E non si dica, per l’appunto che in tanti non si sia evidenziato questo pericolo in un periodo in cui chi si occupava di quel settore a livello governativo ed a livello politico ed amministrativo nelle sedi comunali e provinciali aveva davanti a sé mesi di tempo per programmare e portare a soluzione le tante urgenze, facendo tesoro dei problemi degli anni precedenti, quelli – per così dire – “normali”.

25 luglio
ancora sulle politiche scolastiche abborracciate

Avevo percepito tra alcuni docenti il gradimento nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione del Governo Giallo-Rosso, Azzolina. Mi sorprendeva questo endorsement soprattutto da parte di docenti notoriamente iper democratici, per capirci bene “assolutamente e risolutamente di Sinistra”. Lo trovavo strano anche perché quasi sempre la contrapposizione da parte di questi colleghi era apparsa tale a prescindere dalla collocazione partitica dei Ministri in carica. Indubbiamente mi sono sentito spesso in linea con alcune critiche verso Ministri come la Gelmini o la Moratti rappresentanti della Destra ma non mi erano affatto piaciute nè la Carrozza nè la Giannini rappresentanti del Centrosinistra. Non credo che sia stata l’appartenenza nè alla parte politica nè tantomeno al “genere” che mi hanno fatto apprezzare Ministri come Berlinguer, come De Mauro e, negli ultimi tempi, lo stesso Fioramonti.
Eccolo, il Fioramonti. Sarebbe utile che la signora Ministra Azzolina, verso cui la critica da me rivolta ha degli elementi ben fondati (esposti in un post molto recente) legati alla incapacità di sviluppare una “memoria storica” adeguata alla necessità di attribuire le giuste responsabilità del disastro epocale cui stanno spingendo il nostro mondo della scuola, spieghi a se stessa ed a tutti noi le ragioni dell’astio, del fastidio profondo che esprime ogni qualvolta sente il nome del suo predecessore, proprio quel Fioramonti verso il quale mi sono sopra espresso positivamente. Non lo capisco, anche perchè il Fioramonti aveva denunciato il degrado del settore, una situazione molto complessa che aveva bisogno di interventi massicci, speciali, ben prima dell’arrivo del Covid19 e dei problemi che con esso si sono acuiti ulteriormente.
La Azzolina sta dimostrando di essere molto più vicina a rappresentare quelle forme di autocelebrazione, a partire dalle pretese competenze, peraltro (non scherziamoci su troppo!) di una “dilettante alle prime armi”, di esperienza ben difficile da essere credibile, molto più assimilabile a quelle di Ministre come la Moratti o la Gelmini, assai lontane da quelle di Ministri come Berlinguer o Di Mauro. Insomma, dimostri l’umiltà “vera” reale, di essere in grado di affrontare le emergenze, riconoscendo i suoi limiti culturali, storici. Basterebbe intanto far riferimento alla forza politica cui appartiene, quel Movimento 5 Stelle che ha fondato la sua forza sulla critica non sempre puntuale ma in ogni caso in grado di coinvolgere le masse e che è cresciuta essenzialmente sulla critica all’establishment consolidato. Uno dei motivi principali della disaffezione progressiva dell’elettorato verso quel Movimento, evidenziata dai frequenti sondaggi, è proprio l’abbandono – altrettanto progressivo – della opposizione alla politica di mestiere che i suoi Ministri stanno praticando. In realtà, l’Azzolina sta ogni giorno di più mettendo in mostra una modalità molto vecchia – non di certo alternativa – di far Politica. Questa omologazione sta producendo disastri, facendo crescere il consenso a favore delle Destre, che in realtà senza troppa fatica acquistano forza, nel mentre si riducono proprio quelli del Movimento 5 Stelle.
Questa mia attenzione verso il Ministero della Pubblica Istruzione è legata essenzialmente al ruolo che assegno a quel dicastero, che si occupa di costruire il futuro, il nostro e soprattutto quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ne parleremo? Sì, certo, ne riparleremo.

Joshua Madalon

24 luglio – Si può continuare a fare “festa”? – parte seconda

Si può continuare a fare “festa”? – parte seconda

Non lo avevo certamente sottinteso, non lo avevo indubbiamente mandato a dire da emissari: il mio giudizio su tutti coloro che, per timori o per convincimenti di tipo medievale, non hanno inteso e non intendono vaccinarsi contro il Covid19, è stato categorico, tranchant. Allo stesso modo provo profondo dissenso verso gli attendisti. In definitiva non li stimo in modo netto come meritevoli di essere parte del consesso civile. Ancor più nel caso in cui chi si è sottoposto per senso civico fosse oggetto poi di conseguenze involontarie dal punto di vista fisiologico, quelle tanto paventate in modo empirico.  Negli ultimi giorni per lo più in modo civile ho assistito ad un dibattito surreale nella contrapposizione tra favorevoli e contrari all’utilizzo del vaccino; c’è chi ha prodotto una riflessione di tipo sofistico nella difesa a spada tratta delle “libertà”. Non è la prima volta che l’umanità si ritrova a discutere di questi temi; qui di seguito, per averne un’idea,  trovate un link molto utile cui riferirsi https://www.epicentro.iss.it/vaccini/ObbligoVaccinaleStoria

Vi si accenna anche alla scelta di poter optare per un’assunzione volontaria, anche se occorre tener conto che non siamo più nell’Ottocento, nè nel primo Novecento, quando la stragrande maggioranza dei popoli non effettuava grandi spostamenti nè delle persone nè delle merci. Viviamo in un’ epoca che abbiamo imparato a denominare “globalizzata” ed è stata proprio questa condizione a determinare la rapida diffusione pandemica. E’ dunque doveroso affrontare anche i temi delle “libertà” individuali sotto quest’ottica; occorre declinarne le caratteristiche nel pieno rispetto dei bisogni e delle “libertà” di ciascuno di noi.

Nelle argomentazioni, come rapidamente suggerivo prima, ho notato il bisogno di arrampicarsi sugli specchi allo scopo di pervenire ad una forma di giustificazione, per non far avvertire la contrarietà verso sia coloro che si ostinano a difendere la posizione a favore del vaccino sia verso chi è in modo timido o deciso ad evitare di sottoporsi alla vaccinazione. Una di queste argomentazioni è stata la seguente: “eviterei di dire che da una parte ci sono i civili, e dall’altra ci sono i novax e i negazionisti, perché potrebbero esserci anche persone che, pur riconoscendo l’esistenza di un virus e il valore dei vaccini in generale, mantengono tuttavia una sorta di sospetto nei confronti di un vaccino per forza di cose poco sperimentato nei suoi effetti a lungo termine. Queste persone hanno ancora modo di mostrare e “agire” il proprio senso civico mantenendo le distanze, evitando la frequentazione di luoghi chiusi ed affollati, usando mascherina e lavamani”.      

A tale riflessione, ponendo in dubbio il senso civico di chi non intende vaccinarsi, ho risposto: “è altrettanto forzosa la tua argomentazione, in quanto nel voler riconoscere i diritti di chi non voglia vaccinarsi per tutte le “buone ragioni” da te evidenziate, poni dei limiti molto più gravosi a carico di chi ha invece scelto la vaccinazione anche allo scopo di un superamento dell’isolamento e per poter ritornare nella maggiore tranquillità possibile ad occuparsi di socialità, di cultura, di partecipazione. Poiché dubito fortemente che chi non sì vaccina per scelta abbia le dovute accortezze rinunciando ad una considerevole parte della sua presenza civica, non posso accordare loro la mia stima.”

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22 luglio – ESTATE 2020 in attesa della prossima (questa del 2021) l’intero blocco dei 13 post più uno, il 14, straordinario

Estate 2020 – parte 1 La preparazione: un piccolo necessario vademecum per le vacanze

“Forzata” ma produttiva e costruttiva: la sosta pandemica per una parte, forse minima, di noi è stata così. Ora, il caldo…e l’abitudine ci spingono a cambiare aria: si sceglie di non allontanarsi troppo ma allo stesso tempo di non andare troppo lontano. La vacanza estiva ci impegna. Non può essere casuale la scelta del luogo dove fermarsi. Abbiamo impegnato alcuni giorni facendoci aiutare dalla nostra capacità di spippolare sul web; abbiamo escluso alcuni luoghi dove ci eravamo già fermati in altre occasioni: negli anni Settanta in un campeggio tra Donoratico e La California, che ancora adesso è situato, anche se notevolmente ampliato e migliorato, subito dopo l’Oratorio San Guido, celebrato dal Carducci, all’incrocio del lungo viale alberato da 2400 cipressi; in altre occasioni eravamo stati sulla Riviera della Versilia da Livorno a Pisa, Marina di Tirrenia, a Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Massa fino a Pontremoli per i miei impegni professionali. Ci eravamo fermati un po’ di più nuovamente a Donoratico negli anni Novanta insieme ai piccoli; ma, lo si sa: quando i piccoli sono “piccoli” si vanno a cercare luoghi adatti per loro, come parchi gioco ed attività ludiche, e poi si sta sulla spiaggia a costruire castelli di sabbia e la sera si va a dormire aspettando che l’alba sia poi serena.
Per quest’anno pensavamo sin dall’inizio a luoghi tranquilli come Campiglia e Massa, entrambe “Marittime” ma, in contrasto con il nome, collinari ed abbastanza lontane dalla costa. E così con l’aiuto del web e di un tam tam amichevole ci siamo mossi. Il web ci suggeriva alcune proposte tra Venturina, Cafaggio, Castagneto Carducci, Suvereto e Massa Marittima con incursioni verso l’interno, fino a Sassetta: quest’ultima, scartata proprio per una collocazione ben distante dal mare, forse più adatta agli amanti della montagna e dei bagni termali, rimanevano per l’appunto Venturina, Campiglia e Massa che, pur essendo lontana, ci attirava dal punto di vista ambientale. Una nostra cara amica ci proponeva Campiglia e ci fornì un contatto telefonico.
Posti insieme le indicazioni telematiche e quelle “amicali” avviammo i contatti. Sul web funzionano i siti dedicati a “Case vacanze, affitti temporanei estivi e non”. La maggior parte di questi afferisce a dei motori di ricerca (trivago, housetrip, holidu, casavacanza e altro) che tuttavia non ti consentono in generale di renderti conto a pieno della validità – e veridicità – delle proposte ed inoltre non permettono ai proprietari di entrare in contatto con i clienti (a meno che il contratto non preveda un pagamento a monte per l’iscrizione e la pubblicazione). Proprio per evitare sorprese (le più varie: una truffa in piena regola; una collocazione inappropriata rispetto alla proposta, per esempio un luogo rumoroso per chi cerca tranquillitù e quiete; un ambiente inadeguato ai bisogni, come per esempio due camere da letto al posto delle tre pubblicizzate) e vista la distanza non siderale per noi che stiamo a Prato dopo aver visitato molti siti scegliamo alcune proposte e dopo aver lasciato i nostri recapiti di posta elettronica e telefonici poniamo quesiti sperando che i proprietari si facciano vivi.

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Estate 2020 – L’attesa per le risposte alle nostre proposte

Veniamo innanzitutto tempestati da mail e messaggi telefonici da parte dei diversi motori di ricerca; sono messaggi molto simili tra loro che ti sollecitano a perfezionare entro un ristretto margine di tempo la prenotazione: in realtà da parte nostra è partita solo una proposta per la quale era necessario inserire delle date di arrivo e di partenza anche per capire quali fossero i costi, i più reali e concreti possibile.
I messaggi che interloquiscono con noi ma anche con i proprietari dicono più o meno in modo minaccioso
Importante! stai usando l’annuncio con booking di……:

Ricordati che non puoi scambiare i tuoi recapiti con il turista fino al momento della conferma della prenotazione. In caso contrario il tuo profilo sarà sospeso.
Il turista continuerà a cercare alloggi mentre aspetta la tua risposta e la tua prontezza sarà determinante per la sua scelta.
Ricorda al turista di prenotare attraverso il nostro sistema per rispettare le condizioni di prenotazione e la garanzia antitruffa.

Ovviamente, sorvoliamo su queste proposte per le quali dovremmo contestualmente, a scatola chiusa, inviare la caparra per fermare la prenotazione. Chi ci garantisce? Le truffe ormai sono note, anche se quelle organizzazioni di cui sopra (trivago, housetrip, vrbo etc etc) sono serie e ci si dovrebbe fidare; ma ci spaventa l’incognito, preferiamo non andare incontro a sorprese, anche se fossero di minima rilevanza. Per fortuna un paio di proprietari rispondono inviando anche il loro recapito telefonico e così si avvia la comparazione sulle proposte e ci si prepara in primo luogo alla verifica e poi alla contrattazione, annunciando però che preferiamo “vedere la merce” prima di decidere. E non ci basta vedere le foto, che potrebbero essere non corrispondenti in parte a quanto annunciato e a quanto effettivamente da noi desiderato. A conferma della diversa modalità di rapporti le mail di questi ultimi, pur provenendo dallo stesso motore di ricerca non riportano quelle “avvertenze” intimidatorie. Diversamente da quelle spingono il proprietario a darsi da fare “Puoi rispondere al turista anche rispondendo direttamente a questa email.”
Ad ogni modo cominciamo a sentirci sia per mail che per telefono ed annunciamo la nostra visita come sopralluogo da lì ad una settimana. Solo con due di loro riusciamo ad interloquire. Sono di Venturina. Altri tra Cafaggio, Massa Marittima e Castagneto sono silenti o continuano ad inviare messaggi incomprensibili come “Ok ci vediamo in Piazza tal dei tali” senza però fornire un numero di cellulare.
Nel frattempo prendiamo in considerazione di fare una scappata anche a Campiglia e così contattiamo la signora Patrizia con la quale peraltro interloquiamo piacevolmente anche su temi di carattere artistico culturale. Lei è a Campiglia solo nel periodo delle vacanze; pur essendo in pensione come noi tutto il resto del tempo lo trascorre in un luogo straordinariamente interessante del quale tratterò a tempo debito nei prossimi mesi.
Decidiamo contestualmente che, una volta che saremo lì, faremo una ricognizione tra le diverse agenzie immobiliari anche per renderci conto delle diverse offerte sul mercato. Decidiamo di andarci venerdì 5 giugno, ma a quarantotto ore da quel giorno……

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Estate 2020 parte 3. La partenza per la ricognizione

…e sì! A quarantotto ore da venerdì 5 giugno le previsioni meteorologiche ci dicono che il tempo non sarà dei migliori. E’ la stessa signora Patrizia che ci consiglia di prorogare di un giorno la nostra visita: peraltro lei non ci sarebbe, mentre invece sabato 6, sì, è bel tempo e lei sarà a Campiglia. Per diversi buoni motivi, il primo dei quali è che non pensiamo di trattenerci due giorni telefono alle due “signore” con cui abbiamo interloquito, entrambe di Venturina e riesco, anche se con fatica e con qualche lieve punta di sospetto da parte loro, a differire il nostro sopralluogo.
Peraltro di sabato nostro figlio non sta quasi mai a casa: già il venerdì sera è via e quindi di buon mattino ci avviamo prendendo la Firenze-Mare. Come di consueto abbiamo preparato qualche panino e dell’acqua, che potrebbe esserci utile (“potrebbe”, perché quasi sempre nell’ansia e nella furia di vedere il mondo, con ciò che è nuovo e ciò che è cambiato, soprattutto i panini fanno ritorno a casa e vengono consumati solo allora), una cartina stradale 1:500.000 e la classica Guida rossa del Touring Club Italiano della Regione Toscana. Google Maps non ci è molto utile nella prima fase: la direzione la conosciamo ed è quella verso Pisa Nord. Da lì poi si devia verso Livorno – Grosseto fino al casello di Rosignano dopo il quale si procede dritti per l’Aurelia fino a Venturina-Campiglia Marittima. L’impegno è quello di chiamare a telefono le due signore per concordare l’appuntamento una mezzora prima. Il viaggio prosegue liscio fino ad un chilometro dal casello: la fila è annunciata come lunga; non avevamo fatto il conto sul fatto che di sabato benchè sia nei primi giorni del mese di giugno qualcuno più che nei giorni lavorativi si sposti verso il mare, verso l’imbarco per l’Elba (il porto più vicino e quindi più conveniente è quello di Piombino non quello di Livorno). Poichè da sempre non utilizziamo nè tessere come Viacard nè tantomeno carte di credito (ci limitiamo ad una debit card e fatichiamo a ricordarci il pin) o Telepass dobbiamo fare la fila, che negli ultimi tempi è ancora più lenta ad essere smaltita perché con il Covid19 hanno ridotto al minimo – fino ad arrivare alla totale cancellazione – la presenza di addetti alla rscossione del pedaggio. Pertanto non è infrequente trovarsi di fronte a dei rallentamenti all’uscita per le varie difficoltà connesse al pagamento del pedaggio (incomprensione dei messaggi, rifiuti tecnologici, inconvenienti vari). E puntualmente qualcuno di questi problemi coinvolge uno o più autoveicoli e ci si pianta lì per minuti e minuti, ingrossando le file.
Lasciamo la E80 e iniziamo l’A1, l’Aurelia, la nuova (la vecchia SP 39 scorre più o meno sempre al fianco della nuova, incrociando però centri abitati a volte anche affollati) che scorre dritta e ci porta velocemente verso Cecina, La California, dopo cui incrociamo il tempietto di San Guido e il filare di cipressi che porta a Bolgheri, Castagneto Carducci mare, Donoratico fino a San Vincenzo all’annuncio della cui uscita abbiamo un attimo di sbandamento: c’è scritto “Venturina”. Ci fermiamo e consultiamo per la prima volta la cartina e comprendiamo che certamente uscendo si arriva a Venturina ma è solo la prossima quella che arriva direttamente in città.

ESTATE 2020 – parte 4 – arrivo a Venturina (per la parte 3 vedi 13 settembre )

Prima di uscire, però, ci fermiamo ad un Autogrill per alcune operazioni “fisiologiche” ma soprattutto per sentire le nostre interlocutrici proprietarie di appartamenti. Avevamo già fissato per le 10.00 circa con una di loro; l’altra ci aveva fatto comprendere che bastava avvertire perché si rendesse disponibile. La terza persona l’avremmo vista nell’arco di tempo tra la prima e la seconda. Decidemmo comunque di avvertire che eravamo a pochissimi chilometri dall’uscita di Venturina, rassicurando che non ci sarebbero stati nuovi impedimenti.

Venturina è un piccolo borgo disteso nella pianura da cui poi si sale a Campiglia Marittima. E’ infatti, pur avendo la prevalenza numerica della popolazione complessiva, solo una frazione di quella cittadina che è a 232 metri sul livello del mare. Venturina proprio perchè alle pendici del Comune più importante si avvale di alcune fonti termali, due delle quali sono rinomate non solo tra i territori della Maremma ma anche fuori da questi. Il complesso più importante, che personalmente conosciamo da alcuni decenni, essendoci stati con i figlioli ancora piccoli una ventina d’anni or sono, è il Calidario. Si tratta di un complesso di vasche termali e di una serie di residence che si trovano proprio alle pendici del territorio del centro storico di Campiglia, prevalentemente medievale. Accanto a queste poco distanti ci sono le Terme di Venturina, una struttura moderna con vasca enorme ed anche in questo caso con la possibilità di trovare ospitalità nell’Hotel omonimo. Al di là della strada principale, Via delle Terme, un tratto dell’Aurelia Nord, vi sono due laghetti che possono, nelle ore più calde della giornata, ristorare il turista che non voglia utilizzare le spiagge, che distano poco meno di un chilometro in linea d’aria, di cui poi parleremo.

Venturina, lo impariamo subito in modo diretto, è così chiamata perché vi battono i venti in modo anche intenso e piacevole durante l’estate, smorzando così il senso d’afa. In modo indiretto ce lo confermano anche le persone che incontriamo. Quando arriviamo è ancora fresco e ci lasciamo accompagnare dal navigatore cellulare. Ci sono delle attività di trasformazione alimentare, come la PETTI: ci passiamo accanto. E poi dopo aver superato la Caserma dei Carabinieri, girando a destra lasciamo a sinistra il Corso principale del paese. A trecento metri il congegno elettronico ci dice di girare a sinistra, anche se i cartelli non indicano tale possibilità ma vediamo che altri prima di noi vi accedono. A destra c’è la Conad ed un centro commerciale modernissimo ma veniamo sospinti a girare a sinistra alla rotonda e procediamo diritto, costeggiando il Parco della Fiera. Lungo tutto il percorso il muro perimetrale del lungo Viale è adornato con una serie di ritratti che grandi artisti contemporanei hanno dedicato a grandi donne della Storia.

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ESTATE 2020 – parte 5.

Ci fermiamo per osservarle. C’è Alda Merini, Margherita Hack, Fernanda Pivano, Frida Khalo, Malala, Maria Callas, Maria Montessori, Marie Curie, Monica Vitti, Bebe Vio, Madre Teresa di Calcutta, Tina Anselmi, Nilde Iotti, Samantha Cristoforetti, Mina, Rita Levi Montalcini, Rosa Ballistreri, Rosa Luxemburg, Rosa Parks e tante altre: in tutto 54 ritratti, che mi fermo a riprendere.

E’ una Mostra permanente realizzata nell’ambito della collaborazione tra il Comune di Campiglia e l’Accademia di Belle Arti di Firenze con il titolo “CampigliAccademia, giovani artisti e committenza pubblica”. Il titolo è “Fiera!” e con esso si sottolinea la straordinarietà delle figure femminili di cui l’umanità deve essere orgogliosa.

La Fiera è ancora chiusa, deserta: la pandemìa ha fermato tutte le operazioni di conoscenze e di scambio  intorno ai prodotti, locali e non solo, di artigianato, industria, commercio e agricoltura. L’ingresso principale è spalancato ed il piazzale è vuoto.

Subito dopo c’è la sede del Comune davanti alla quale fa bella mostra una installazione complessa in bronzo che ricorda proprio il mondo del lavoro. Abbiamo già un appuntamento fissato: il desiderio è di fermarsi per osservare ma proseguiamo affidandoci alle mappe elettroniche, che in modo straordinario stanno funzionando. Passiamo anche accanto alla deviazione per Campiglia, la superiamo e superiamo anche quella per il Calidario. Imbocchiamo una stradina collinare che ci conduce ad un fronte chiuso, oltre il quale ci sono uliveti. La voce del dispositivo ci dice che “siamo arrivati a destinazione”. Ed in realtà, usciti dall’auto, vediamo una giovane donna in un giardinetto che, avendo intuito (come peraltro noi) il motivo del nostro arrivo (d’altra parte in quella strada non c’è molto movimento umano), ci sorride e ci saluta, da noi pienamente ricambiata. Un’appassionata di giardinaggio non può non palesarsi che in tuta da lavoro e con un rastrello, con il quale sta raschiando il terreno, un po’ disordinato, e capiremo subito il perché. E’ una villetta un po’ trascurata, forse per qualche tempo (uno o due anni) abbandonata, composta da un seminterrato, che non vedremo, perchè non disponibile per l’uso da noi richiesto, da un piano rialzato che è suddiviso in due porzioni abitative ed un primo piano. A noi interessa una delle porzioni del piano rialzato, quella che contiene due camere da letto o comunque la possibilità di almeno quattro posti letto. La padrona di casa è molto cortese e ci spiega perchè mai nella proposta di affitto si parla di “Villetta con giardino “LE TARTARUGHE””, facendocene incontrare alcune lungo il cammino che porta all’ingresso riservato all’appartamento: sono lì tranquille a consumare foglie di insalata. Ci accompagna precedendoci verso l’ingresso che è posto sul retro del fronte strada dove c’è anche uno spazio semicoperto dove poter organizzare, all’occorrenza, pranzi e cene, colazioni e merende con barbecue e forno. Il resede è dotato anche di tavoli e sedie sotto un piccolo pergolato. All’appartamento si accede attraverso pochi scalini. Dalla porta si accede subito allo spazio cucina, collocato in un vano corridoio, piccolo sì ma adatto di certo ad una sosta breve pur di un mese intero. Di sicuro, ben inserito per poter servire chi volesse utilizzare gli spazi esterni per i momenti conviviali.

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ESTATE 2020 – ancora a giro per Venturina – parte 6

Ci complimentiamo per lo spazio ed anche per la cura per la Natura che si intravede anche nella presenza di nidi, probabilmente di “merli”, nelle vicinanze degli arredi del giardino,  che stanno a dimostrare la loro tranquillità in un luogo – come detto prima – un po’ fuori dai traffici urbani. Ad ogni modo, vogliamo vedere anche le altre proposte e dunque “Le faremo sapere” salutando la giovane proprietaria che ci aveva accompagnato nell’appartamento ben arredato e confortevole.

Prima di ripartire ci accertiamo che la proprietaria dell’altro appartamento di Venturina sia già in loco.

Avuta la conferma, con l’indicazione del luogo da raggiungere, impostiamo il dispositivo Google Maps e ripartiamo. La signora ci rassicura che, non appena sarà in sede, ci invierà un messaggio su whatsapp.

In pratica facciamo una parte della strada che avevamo percorso: incrocio del Calidario, sede periferica del Comune e Fiera. Infatti parcheggiamo proprio nello spazio dove – ci dice la signora – si svolge ogni venerdì il Mercato cittadino.

Siamo a due passi dal Corso centrale della cittadina, via Indipendenza. Ed essendo arrivati con un certo anticipo rispetto a quanto prefissato ci allunghiamo per un rapido sopralluogo. Molto rapido, anche perché eravamo appena all’imbocco e c’è arrivato il messaggio.

L’appartamento è in una palazzina meno agreste rispetto a quella che abbiamo visto prima. E’ al primo ed ultimo piano. Si salgono una trentina di scalini dopo essersi inoltrati nella parte tergale dove c’è un altro appartamento, più piccolo rispetto a quello che abbiamo opzionato, al quale si accede per uno spazio giardino ampiamente usufruibile ma di pertinenza  escusiva di quel locale. La signora ci attende alla porta superiore e ci accoglie con un sorriso prontamente coperto dalla mascherina. Ormai siamo abituati a questo modo di sopravvivere: la chiamano “resilienza”.  Anche noi caliamo la “maschera” dopo aver risposto al saluto anche con un gesto della mano. L’appartamento è stato a tutta evidenza rimesso a nuovo da poco tempo e non è stato molto utilizzato. Dall’ingresso si procede in un ampio vano corridoio plurifinestrato con doppi vetri e persiane nuove e moderne. Di fronte alle finestre si aprono una cameretta  che accede ad una parte esterna ed un ampio bagno finestrato. In fondo poi si accede alla camera da letto matrimoniale che affaccia anch’essa sul terrazzo. In fondo, seminascosto da un drappo, un grande ripostiglio areato da un ampio finestrone.

Ritornando verso l’ingresso, e girando a destra (a sinistra, entrando) si accede al salotto, molto spazioso e luminoso, dove ci sono anche due divani-letto matrimoniali. Da questo attraverso una porta finestra come quella della camera da letto grande si esce sul terrazzo, che è spaziosissimo e utile per i momenti conviviali. La cucina è minimale: uno spazio angusto che a tutta evidenza è destinata ad un uso limitato. C’è frigo, cucina e forno; lavello e scolatoio con una piccola dispensa: quel che dovrebbe bastare per una famiglia che preveda di utilizzare solo casualmente la cucina. Non è la nostra famiglia, mi vien da pensare. Siamo abituati a trascorrere parte importante della giornata “ai fornelli”. Esprimiamo questo nostro personale rilievo. Ma, in generale, pur se diverso dall’altro, questo appartamento ci sembra meglio adatto per poter ospitare amiche ed amici, oltre i nostri figli.

ESTATE 2020 – dopo Venturina su per Campiglia – parte 7 (per la parte 6….)

Ed è inoltre molto vicino a quello splendido carosello di ritratti di “donne celebri”. Ed è vicino al Corso principale, via Indipendenza. A pochi passi ci sono ben tre Supermercati; ma, salutando la gentile signora, “Le faremo sapere”,  diciamo anche a lei, come all’altra poco prima,  e “Ci attendono su a Campiglia Marittima verso le undici” guardando l’orologio che ormai implacabilmente ci avvertiva di essere in, pur lieve, ritardo.

Per Campiglia la strada da imboccare è poco distante da lì. Mentre saliamo su per i tornanti e la vista sulla pianura si allarga a dismisura fino a spingersi oltre le rive del mare da una parte della lunga spiaggia di Rimigliano con il promontorio di Baratti e Populonia, verso alcune isole dell’Arcipelago, come Capraia e Gorgona ed in lontananza la parte estrema settentrionale della Corsica est e dall’altra oltre Piombino. Intanto Mary chiama la signora Patrizia, ma il cellulare non sembra funzionare. Mi viene in mente di richiamare la nostra amica di Prato che ci aveva dato l’indicazione per Campiglia; ci fermiamo in un varco su per i tonanti e mentre ammiriamo il paesaggio la chiamo. Mi conferma che spesso mentre ci si muove per le stradine del borgo alto non si agganciano le linee; mi dice che cercherà Patrizia perché a volte è da un’amica. Dopo due minuti mi invia un messaggio su whatsapp: “Giuseppe chiama Patrizia perché ti sta chiamando ma scatta subito la tua segreteria telefonica….” e poi mi dà l’indirizzo ” è sotto casa in strada”.

Decidiamo di muoverci da dove siamo e di salire fino a su.

Arriviamo su e cerchiamo un parcheggio; nel mentre leggendo delle indicazioni ricordo che a Campiglia c’è anche un Campeggio, che qualche anno fa era gestito da una mia ex collega. Ma non c’è tempo per fermarci. Troviamo un parcheggio libero sotto la Rocca subito dopo la Stazione dei Carabinieri. Riprovo a chiamare Patrizia e questa volta sono più fortunato. Scopro che nel paese non è sempre facile il collegamento dei servizi telefonici, ma Patrizia finalmente è in linea e ci dà le indicazioni giuste per raggiungerla.

C’è dal parcheggio una lunga ripida scalinata. Utilizziamo il corrimano per aiutarci a percorrerla. Sulla sommità c’è una piazzetta sulla quale si trova il Teatro dei Concordi. Da quella si accede nel cuore di Campiglia attraversando una delle porte della Campiglia antica. E’ la via Buozzi che sale lievemente verso la Piazza del Mercato che si trova in alto a destra salendo: in una cornice teatrale rialzata e contornata da scalinate fiorite c’è uno spazio utilizzato come esterno di un bar. Attraversando un ultimo àndito ci ritroviamo nella piazza principale ricca di vitalità e di luoghi adatti alla socialità, Piazza della Repubblica. E’ l’ora dell’aperitivo prima del pranzo. Patrizia ci ha dato indicazioni e ci attende: non possiamo fermarci. Ci inerpichiamo per un’erta: è una stradina lastricata con grandi massi lisci che dovrebbero essere anche scivolosi nella stagione della pioggia e della neve; infatti ci sono dei corrimano da un lato che aiutano a non caracollare soprattutto in discesa. “Vedrete due cani sulla porta!” aveva detto la signora Patrizia. E infatti di lì a poco al numero civico che ci aveva indicato abbiamo intravisto le sagome dei due cani, che in modo corretto ci hanno salutato con un timido abbaio di ordinanza.

ESTATE 2020 Parte 8 – Campiglia

Timidamente e condizionati dalla presenza canina, abbiamo suonato alla porta e Patrizia dall’alto di una scala interna ci ha detto di salire. Ci mostra l’appartamento e ci anticipa che ad ogni modo non intende affittarlo: ci verrà lei: anche a causa della pandemìa, quest’anno, diversamente dal solito, a luglio non andrà all’estero. Ci mostrerà poi un altro appartamento di un suo amico. In realtà avevamo capito che per luglio sarebbe stato disponibile e siamo in qualche modo delusi anche se non lo lasciamo intravedere. Dal soggiorno si gode una straordinaria vista su tutta la pianura. Ad ogni buon conto, anche se l’appartamento è di certo collocato in un contesto davvero affascinante, guardandoci negli occhi, io e Mary, ci comunichiamo un certo imbarazzo ed un segreto sospiro di sollievo. In realtà, un po’ ci aveva spaventato l’idea di dover percorrere tutti i giorni quei tornanti con l’auto e quelle stradine scoscese a piedi, semmai con bagagli e varie borse delle spese alimentari che di solito sono abbondanti.

Patrizia ci mostra gli altri ambienti: l’appartamento è un insieme di camere che si innestano su un corridoio formato da una doppia scalinata interna: si tratta di un terratetto ed in qualche modo più che le tipologie toscane a me ricorda ambienti mediterranei, come quelli della mia isola, Procida. Sarà perché da lì lo sguardo si spinge verso il mare, lo stesso nel quale ho navigato per tanti anni sin dalla prima infanzia, il Tirreno.

Lo dico alla padrona di casa e i miei occhi luccicano di malinconia.

Patrizia, però, vorrebbe non deludere quelle che giustamente considera le nostre aspettative: ci propone di visionare un altro appartamento poco distante. Lasciamo i due cani a far da guardia alla casa: le porte sono aperte proprio come nelle abitazioni isolane a mia memoria – anche se forse nel tempo questa abitudine è andata a modificarsi. Ci spostiamo di un centinaio di metri poco più in giù in una stradina parallela. L’abitazione è molto più angusta e poco luminosa (non c’è lo stesso affascinante affaccio della casa di Patrizia), anche se ben arredata con il segno della Cultura: ci sono tanti libri. Apprezziamo proprio questa caratteristica, rivelando che tuttavia non può essere per noi: a stento ci staremmo Mary ed io.

Patrizia comprende e decide di sentire una sua amica, che possiede altro immobile. Nel mentre cerca di contattarla, usciamo per recuperare i due amici custodi della casa. Insieme a loro ci spostiamo verso la piazza e ritorniamo in Piazza del Mercato, dove ci lascia con i due cani, i cui guinzagli vengono legati ad uno di quegli anelli che verosimilmente in un borgo agreste come Campiglia servivano a legare le cavezze degli equini,  e si inoltra in un vicolo per poter  contattare in modo diretto l’amica, che non si riesce a rintracciare a telefono.

I due cani sono molto diversi tra loro e solo uno appare innervosito dai vari passaggi di altri cani al guinzaglio dei loro padroni; l’altro appare quasi infastidito da quell’atteggiamento.

ESTATE 2020 – parte 9 – Campiglia con Carol e Cloe

Cloe e Carol, sono due femminucce. Cloe è mediamente alta ed è un border collie molto tranquillo; Carol è invece una bastardina simpaticissima ma nervosetta. Non appena passano altri cani ringhia e abbaia. Cloe è del tutto disinteressata a questi riti. Una delle signore che passeggia con un canino minuscolo anch’esso partecipe della cagnara se lo prende in collo e si avvicina chiedendoci lumi sulle nostre provvisorie amiche.  Spieghiamo all’incirca che non sono nostre e poi in modo per noi involontario intavoliamo un dialogo e veniamo con grande precisione di dettagli a conoscenza della “vita” e degli “amori” della “signora” che poi, anche probabilmente perchè era riuscita ad intuire che non ce ne importava proprio nulla, va via poco prima che Patrizia facesse ritorno.

In realtà veniamo a sapere che l’amica non possedeva ma gestiva un altro immobile, ma non aveva in quel momento le chiavi. Esprimiamo in modo un tantino più chiaro quelle nostre perplessità non tanto sugli immobili (quello di Patrizia ad esempio è stupendo) quanto sulla impervietà del sito. Ma, lo confermiamo a Patrizia, il luogo è affascinante ed accettiamo l’invito a visitarne altre parti.  Raccontiamo a Patrizia dell’incontro con la signora e le chiediamo perché mai Carol è sempre così timorosa ed agitata. E Patrizia ci racconta la storia di quella cagnolina, di come e quando l’ha adottata. Attraverso contatti sui social aveva saputo di quella cagnetta ed era stato amore a prima vista. Era stata abbandonata sotto un cavalcavia all’altezza di Giarre sulla strada che porta da Messina a Catania. Aveva notato dal video che somigliava tantissimo alla sua Carol, un’altra bastardina venuta meno qualche giorno prima per vecchiaia. Era stata una sua compagna fedele e dolcissima e vedere una sua sosia le fece immaginare che fosse un segno del destino con una sorta di metempsicosi animale. aveva contattato subito il recapito del Centro di raccolta randagi di Giardini Naxos ed aveva subito fissato un appuntamento. “Bella, questa storia!” “E’ per la paura di poter essere nuovamente abbandonata, che ha questo modo falsamente aggressivo. In realtà è buonissima, dolcissima” e Patrizia continua ad accarezzarla con affetto.                                                         Tutti insieme ci avviamo verso la Rocca; occorre ovviamente salire ma Patrizia ci conduce per strade meno impervie, vicoli suggestivi. A metà strada in uno dei vicoli un po’ più larghi ci attende uno strano incontro.

A metà percorso ed al centro della stradina lentamente si muove verso di noi un gatto nero chiaramente minaccioso. Viene in mente “una lonza leggera e presta molto” ma non siamo all’Inferno. Cloe e Carol procedono con eccessiva prudenza, quasi fingendo di non vedere, tenendosi a distanza dal soggetto che a tutta evidenza giudicano pericoloso. Il gatto in posizione di attacco con la coda ritta non si sposta dal centro e segue con gli occhi furenti il nostro passaggio. “Siamo salvi!” penso tra me e me, superato il rischio, ma la bestia ci segue con gli occhi e con il passo felpato. Svoltiamo per una nuova stradina che si inerpica verso la Rocca. Prima di rigirare nuovamente per un altro tratto mi giro a controllare e noto uno degli occhi del felino che si affaccia a verificare da parte sua se il pericolo è scampato, se gli intrusi si sono allontanati. “Ciao ciao, simpatico micione!”.

10.

La Rocca di Campiglia è una straordinaria imponente struttura altomedievale dalla quale si domina l’intero territorio della provincia di Livorno. Patrizia rimane giù con Carol e Cloe e noi saliamo su per le scale metalliche per poter osservare il vasto panorama. Fa caldo ed è quasi l’ora del pranzo; noi pensiamo di fare una rapida merenda, in qualche pizzeria. Invitiamo anche Patrizia, che declina, aggiungendo che ha fatto colazione molto tardi e che mangerà qualcosa di leggero intorno all’ora del tè. Scendiamo insieme verso il parcheggio, percorrendo una strada che è contornata da ampie siepi di lavanda fiorita che sprizza un intenso profumo. Ne strappiamo un rametto per appropriarci di quella fragranza. Patrizia si ferma in un negozietto di generi vari che sta per chiudere: non so di cosa abbia bisogno, ma ci saluta con la promessa di un “Arrivederci!”.  Ricambiamo anche con un sorriso verso le due simpatiche cagnette.

Ritorniamo verso Venturina. Prima di salire su avevamo adocchiato una pizzeria, mentre attendavamo l’arrivo della seconda proprietaria ed eravamo lungo via Indipendenza. Ci fiondiamo là direttamente ed è proprio per un pelo che la troviamo aperta. Prendiamo un paio di tranci e due birre e non potendo trattenerci al tavolo ci muoviamo sempre con l’auto verso un Parco vicino, intravisto su Google Maps. Ci sono anche dei tavoli per picnic e accanto due laghetti. L’acqua è calda e proviene dalle zone termali, il Calidario e l’Hotel delle Terme Caldana. Un posto meraviglioso pieno di vegetazione tipica – soprattutto canneti e rovi – e con una fauna molto ricca, non solo avicola ma anche ittica che si sviluppa lungo le canalizzazioni. Il clima è ottimo e si sta davvero bene. Ma abbiamo l’intento di vedere altri appartamenti. In realtà non siamo riusciti a contattare preventivamente altri proprietari o, meglio, così come già esposto nella prima parte di questo blocco dedicato all’Estate 2020 (quella del Coronavirus 19), ci abbiamo provato ma non è stato facile, anche perché gli annunci si riferiscono a portali immobiliari che non consentono un contatto diretto.

Decidiamo dunque di spostarci verso la costa, che non dista in linea d’aria più di un paio di chilometri. Ci spostiamo a naso orientandoci in modo un po’ artigianale e ci ritroviamo in mezzo ai campi senza più una certezza. Riprendiamo lo strumento elettronico che ci dia una migliore resa e così prendiamo una strada molto diritta che passa prima davanti agli Stabilimenti di produzione Petti e poi da un lato e dall’altra grandi appezzamenti di terra coltivati a pomodoro targato con lo stesso marchio.

Usciamo sulla strada provinciale principale della Principessa (il riferimento è alla Principessa di Lucca e Piombino sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte Baciocchi). Collega San Vincenzo a Piombino. Giriamo prima a sinistra e poi a destra per entrare nella località Baratti. In realtà non abbiamo fissato alcun appuntamento né tanto meno avevamo adocchiato qualche proposta. E, poi, a Baratti non vi sono molti insediamenti abitativi: bisognerebbe salire su a Populonia, ma anche quel borgo è piccolissimo. Percorriamo un quattrocento metri e giriamo a destra per andare verso la spiaggia sulla costa che è straordinariamente incantevole, ancor più per noi, gente di mare.

11.

Eravamo stati già un paio di altre volte a Baratti; in una di queste avevamo anche partecipato ad una visita guidata agli insediamenti archeologici etruschi, una classica necropoli (della civiltà etrusca poco più si conosce e molti riferimenti di tipo sociale ci appaiono dalle urne e dagli arredi funerari); in quell’occasione eravamo in campeggio tra Donoratico e Marina di Bibbona e approfittammo di una serie di proposte riservate ai “turisti” per conoscere meglio la zona: non eravamo ancora diventati “toscani” e la ricognizione estiva serviva anche a cercare un nido più caldo e accogliente. Avevamo in quel tempo per un po’ pensato di trasferirci a Volterra, dove eravamo stati in un’altra escursione,  tanto ci era piaciuta.

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Non c’è tempo per ripetere quella visita nè di salire su verso Populonia dove da qualche anno, dopo che ci si era stati solo per una visita lampo al minuscolo borgo, ci sono stati dei ritrovamenti di epoca romana di notevole interesse. “Ci ritorniamo più in qua” ci siamo detti, andando poi a piedi verso la spiaggia attraverso la pineta. Ci colpisce un’indicazione di tipo turistico che indica di proseguire sulla destra delle dune per un sentiero abbastanza ampio. “Casa Saldarini” c’è scritto. Non se ne ha cognizione; in nessuna guida viene riportata; ma la curiosità, anche se il tempo stringe, è molta e ci si addentra. In fondo, dopo alcune casette tipicamente turistiche estive, c’è un recinto un po’ più alto ed elegante. Ci avviciniamo e su una delle ante del cancello di metallo c’è un’altra insegna: “Casa Dinosauro” c’è scritto. Attraverso le inferriate del cancello si intravede una struttura a dir poco originale.  Ci sono anche dei manufatti abitativi a palafitte ed alcuni spazi coperti da una sorta di manto preistorico con scarse aperture. Ad aver tempo sarebbe bello visitarlo, ma rinunciamo attendendo altri giorni più lunghi e liberi. E’ ad ogni buon conto una sorpresa e qualcosa che non si conosce. Tornati sulla piazzetta di fronte al Golfo salutiamo il mare e riprendiamo la navigazione via terra. Torniamo sulla strada principale, quella detta della Principessa, andando verso sinistra (a destra si va verso Piombino, ma abbiamo idea di ritornarci un altro giorno) percorrendo tutta la strada che attraversa il Parco naturale costiero di Rimigliano ricchissimo di elementi sia faunistici che floristici e che arriva nel cuore del centro di San Vincenzo. Abbiamo escluso di cercare qui un appartamento; troppo affollato ed in questo tempo di pandemìa non ci sembra del tutto adatto: detta così  non è neanche vero, perchè non ci è mai piaciuto stare nel carnaio.

Ed è così che alla prima rotonda che ci riporta verso l’Aurelia svicoliamo. La  nostra idea è andare all’interno: verso Castagneto Carducci. Un luogo, anche questo, alto da cui dominare il paesaggio. C’eravamo stati in un paio di altre occasioni, in una delle quali avevamo soggiornato con i figlioli ancora molto piccoli a Marina in un appartamento circondato da alti pini e dalla macchia mediterranea. Il mare non ci era molto piaciuto: troppo alto ed insidioso. Ma di sera si giravano i borghi dove fervevano proposte culturali di un livello più che dignitoso.

ESTATE 2020 – parte 12 Castagneto

Subito dopo aver lasciato San Vincenzo proseguiamo lungo l’Aurelia vecchia; scarso è il traffico: per fortuna. E sì, perché dopo un paio di chilometri ci si trova di fronte ad uno di quegli spettacoli della Natura inatteso.  Una famiglia di cinghiali, mamma babbo e sei piccolini transitano in fila indiana. Li vediamo abbastanza in tempo, e quasi certamente anche grazie alla bassa velocità “turistica” con cui ci si muove rallento inserendo il lampeggiante per segnalare la forzata sosta ai veicoli che seguono. Sono rapidi anche se la sfilata è davvero una bella sorpresa, che da sola varrebbe un viaggio.

Dopo altri pochi chilometri rientriamo verso la collina girando a destra per la Strada detta dell’Accattapane che porta alle falde del colle sul quale si trova Castagneto. Qui non abbiamo appuntamenti e si conta sulla possibilità di trovare qualche agenzia immobiliare aperta. Ci inoltriamo sulla strada che costeggia il fianco meridionale dell’antico borgo e poi, prima che si innesti la strada Provinciale 329 Passo di Bocca di Valle che porta verso Sassetta saliamo fino al limite alla ricerca di un parcheggio. Una impresa perché non si trova un solo posto libero. Torniamo indietro dove avevamo intravisto un varco e riusciamo a parcheggiare. Attraversiamo il Viale Giovanni Pascoli ed entriamo nel cuore di Castagneto. Adocchiamo subito un’Agenzia, che tuttavia è chiusa ma c’è una indicazione telefonica. C’è il nome di una donna. Provo a chiamare senza fortuna. Lascio tuttavia un messaggio. Proseguiamo il nostro percorso turistico fino al Palazzo Comunale dove si celebra il grande poeta che visse in questi luoghi nella sua fanciullezza. Davanti ad esso c’è una terrazza da cui si vede il Corso Vittorio Emanuele, che con la presenza di molti esercizi commerciali appare essere la parte più viva del paese. Mentre vi ci affacciamo squilla il telefono: è l’agente immobiliare che ha ascoltato il mio messaggio e ci chiede cosa si stia cercando. Un appartamento per il mese di luglio per quattro, cinque persone. Ci dice che, sì, ha qualcosa, non tanto, qualcosa che è rimasto, dice lei. Ci chiede quando lo si voglia vedere e, scoperto che siamo già sul posto, si scusa di non poter essere immediatamente da noi ma farà di tutto per arrivare tra una ventina di minuti. Noi abbiamo da girare ancora per un po’, le diciamo, e così fissiamo di vederci proprio lì dove siamo, che è un posto ovviamente ben identificabile.

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A quel punto pensiamo sia opportuno accelerare perlomeno una visita panoramica e ci inerpichiamo per le stradine fino alla parte inferiore del Castello.

L’agente immobiliare è stranamente, al di là degli standard consueti, puntuale, tanto che mi chiama proprio mentre si stava pensando di tornar giù verso il Palazzo Comunale. Mi dice di non affrettarci, tanto il locale che vuole mostrarci è a due passi e tra l’altro non ha ritirato ancora le chiavi per accedervi; lo farà velocemente, dice, tanto l’Agenzia, anche quella, è proprio lì a due passi.

…12…

ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima


ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima

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ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima

Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.

Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.

Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.

Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.

Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.

Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.

ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14)

Mentre pubblicavo queste riflessioni mi è capitato per ben due volte di ritornare in questo 2021 dopo la permanenza con l’intera famiglia nel mese di luglio del 2020 a Venturina.

Avevamo infatti poi scelto di soggiornare in quell’abitazione vicino alle strutture della Fiera. Inattiva per il lockdown e per le conseguenze successive ad esso, la Fiera mostrava con fierezza le sue “donne celebri” di cui ho parlato nel blocco 4 e 5 del 28 settembre e 10 ottobre u.s.

Della “casa” prescelta ho trattato il 31 ottobre u.s. Ci siamo stati bene ed abbiamo anche ospitato i nostri figli perlomeno per metà del tempo. In realtà era troppo grande per noi due, Mary ed io, ma l’abbiamo scelta anche perché ci faceva piacere condividerla con altri, amici e parenti. Nonostante il giudizio molto ma molto positivo (la consiglierei a chi fosse un po’ meno “zingaro” di noi) non ci ritorneremo, per il motivo unico che ho già in parte rivelato: siamo “esploratori” in modo quasi naturale e “primitivo”. Ci piace cambiare, sperimentare nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, fino a quando ne avremo la possibilità. Già nel mese di luglio 2020 girando per le cittadine più vicine al mare (Venturina non dista molto da esso ed è luogo “centrale” per scegliersi poi la destinazione per una visita o per un tuffo) Mary ed io ci soffermavamo a scrutare le offerte sia di affitto che di vendita di qualche immobile; le nostre preferenze erano (e sono tuttora) orientate su piccoli quartierini anche per andarci nei mesi primaverili o autunnali tiepidi.

Il caso ha voluto che nostra figlia Lavinia abbia tentato, ai primi del mese di questo febbraio 2021, di prenotare la sua somministrazione di vaccino (ne aveva diritto pur essendo giovane perché temporaneamente in servizio come ricercatrice presso lo EUI di Fiesole) e nel momento in cui è entrata sul sito era disponibile il Centro vaccinale allocato presso i Padiglioni della SEFI proprio accanto alla Fiera di Venturina. Lavinia non guida pur avendo la patente e dunque il 14 di febbraio ho dovuto accompagnarla. Ci siamo muniti dell’autocertificazione (si era in zona arancione ed era interdetto lo spostamento fuori dai confini comunali: noi abitiamo a Prato e Venturina è in provincia di Livorno, nella parte più a sud di essa) e siamo partiti con qualche preoccupazione perché laddove ci avessero fermati avremmo dovuto comunque giustificare le ragioni ed il modo con cui si procedeva. Siamo stati però molto fortunati…e ligi al nostro compito. Dopo la somministrazione ci siamo semplicemente fermati a mangiare un panino che Mary aveva preparato e poi siamo ripartiti per tornare a casa.

Siamo poi tornati per il richiamo, ma stavolta è stato possibile anche andarci con Mary. E così qualche giorno fa il 9 maggio siamo ritornati a Venturina. Con alcune differenze: siamo in zona gialla, si può circolare senza doversi giustificare non solo fuori dal Comune ed in altra Provincia della stessa Regione e tra Regioni dello stesso livello di colore. Inoltre la sorpresa è stata non trovare molte delle effigi femminili lungo il perimetro esterno ai padiglioni di via della Fiera. Che fine hanno fatto? L’altra “sorpresa” è stata la possibilità di poter anticipare dalle 14 alle 12 l’inoculazione del vaccino e ciò ci ha consentito di fermarci a San Vincenzo per due passi sulla spiaggia, semivuota ma non troppo, e di pranzare al Ristorante “Lupo Càntero” seppure in un turno di primo pomeriggio ma non tardi, verso le 14. Vale la pena, il menù è straordinariamente ricco, esclusivamente di pesce; i gestori sono gentilissimi e la preparazione è accurata anche per il “senza glutine”. Non è fuori luogo aggiungere che si spende il giusto: e per tutti questi – e tanti altri – motivi, consiglio agli amici di farci una capatina, se vi trovate da quelle parti. Oppure, suvvia, andateci lo stesso!