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21 luglio – reloaded di quattro anni fa (quando la nostra vita sembrava “normale”)

21 luglio – reloaded di quattro anni fa (quando la nostra vita sembrava “normale”)

UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017

E’ il 21 luglio, oggi. Ieri ho cominciato a scrivere un racconto-apologo sul concetto di “benessere” da qualche punto di vista diversificato.

Protagonisti due figure di mezza età che si incontrano casualmente alla cassa di un supermercato.
Uno dei due è un signore, un lucano di Avigliano, che prima di congedarsi si palesa come tale dietro la richiesta di Joe; egli stesso, in precedenza, in avvio della conversazione inattesa, aveva scherzato con Joe sulle loro origini comuni, seguendo i fonemi espressi intorno ai pubblicizzati economici cerotti curativi a base di arnica. “Lei non è di certo alto-atesino” gli aveva detto e Joe gli aveva scherzosamente risposto che invece lo era, mentendo e sapendo di farlo, e aveva giocato su quella parola alludendo al fatto che un cerotto non sarebbe stato in grado di cedere “benessere” a chicchessia.

“Sono campano, ma ho vissuto per alcuni anni in Alto Veneto tra l’Alto Adige e il Friuli per cui un po’ mi sono formattato anche in quei luoghi” gli ha poi rivelato, prima di avviarsi verso l’uscita con il carico di frutta varia acquistata in barba alle indicazioni di Mary. Fuori aveva incrociato il cliente post-moderno, con il suo tappetino ricolmo di oggettini di dubbia utilità che tra un Buongiorno ed un Ciao rivela di non aver poi imparato tanto di più della lingua italiana e si è chiesto quale concezione loro, che arrivano nel nostro Paese lasciando miserie inenarrabili e inimmaginabili, abbiano del concetto di “benessere”.

Joe se lo è chiesto ma non lo ha palesato. Ma, dopo aver fatto dono di una delle buste di frutta a quel custode di turno, che non si aspettava altro che qualche spicciolo e mostra diverso interesse verso quel lascito, è ripiombato nei suoi pensieri, collocandoli nella contemporaneità del suo tempo.

“Certo, dice bene l’amico lucano: la Politica dovrebbe occuparsi del benessere dei deboli, degli ultimi, degli sfruttati, dei senza lavoro per affrontarli e portare i loro problemi – anche se lentamente – a soluzione. Non si chiede mica l’impossibile, mentre da un lato ti ingannano dicendo che sono impegnati in tale direzione e dall’altro ti ingannano ugualmente affermando la loro impotenza e semmai scaricando su altro e su altri la loro inettitudine”.
“Appaiono tutti desiderosi di ottenere consenso, promettendo il loro impegno verso la riduzione delle differenze; ma poi ti accorgi che si corre dietro soprattutto ai desideri dei ricchi”.
“La disoccupazione se non cresce è perchè una parte dei disoccupati sparisce non perché c’è più occupazione; in effetti diminuisce anche il numero dei ricchi! ma non c’è da esultare: è semplicemente perché anche tra loro c’è chi è maggiormente baciato dalla fortuna e diventa più ricco, allontanando da quel consesso prefino qualcuno che poco prima vi apparteneva. Insomma i ricchi diminuiscono e sono sempre più ricchi ed, evviva, i poveri aumentano e sono sempre più poveri. Sembra quasi un giochettino di fisica con i vasi comunicanti. Solo che qui si tratta di donne ed uomini e tanti minori. C’è ben poco da scherzare”.
Joe è preso da questi pensieri ed avverte la sua profonda impotenza; attraversa la città e si dirige alla Mensa dei poveri. Ha sentito un appello nei giorni precedenti: in effetti non cercano cibo o derrate varie, hanno bisogno di braccia. Joe però vi entra non a mani del tutto vuote: porta con sè le buste della spesa. Chiede indicazioni al primo che incontra e, lasciandogli le buste, si mette a disposizione per il lavoro di cui hanno bisogno. Ha già avvertito Mary che non ha comprato nulla e che tornerà dopo pranzo.

J.M.

20 luglio – Si può continuare a fare festa? – parte prima

Si può continuare a fare festa? – parte prima

Non si può avere “rispetto” verso coloro che si ostinano a non vaccinarsi e non mancano di fornire dimostrazioni di una “loro” presunta superiorità! Non si può avere rispetto verso chi non ha “rispetto” per quanti civilmente intendono contribuire a garantire un possibile superamento della “pandemìa”, per riprendere a vivere la nostra vita “comune”. Chi si ostina in tal senso non può continuare ad essere un mio amico.

Insieme a tanti altri milioni di italiani anche io ho seguito per intero il cammino “trionfale” della nostra Nazionale di calcio. Molti erano i presupposti favorevoli al conseguimento di un successo, non importa se primi ma secondi terzi o quarti sarebbe andata anche bene: la Nazionale veniva già da una sfilza positiva di vittorie (erano 30 fino all’ultima giocata nella fase a gironi con il Galles) e soprattutto di inviolabilità  (1100 minuti interrotti dal discutibile rigore concesso al Belgio al 45’ del primo tempo nel quarto di finale). Le vittorie saranno poi 32 compresa quella nella finale. Insieme, come dicevo, ho seguito e festeggiato non in modo diverso dal solito, in famiglia. non è stato il Covid a relegarmi in un cantuccio ma l’abitudine inveterata di godermi nella tranquillità le imprese sportive. In questo tempo tuttavia non sono stato il solo a mostrare preoccupazione per le modalità con cui il “popolo” si è mosso a tarda notte, pur essendo le solite abitudinarie manifestazioni di piazza, con cortei di auto e  motorette con sbandieramento di vessilli e urla di gioia, cori e quantaltro. Le solite manifestazioni, anche di più, ma in contesti molto diversi.

Diversi e potenzialmente pericolosi. E non erano mancati gli avvertimenti da parte soprattutto dei medici e degli scienziati. Ma, con l’arrivo della stagione calda, contando sulla complicità proprio del clima che incoraggia il naturale distanziamento, si è avuto un rilassamento dell’attenzione e la gioia collettiva è scoppiata con naturalezza. Le conseguenze di tutto questo e di qualche altra deroga, incoraggiata peraltro da irresponsabili recidivi come quella parte della Destra che lucra sulle affermazioni pressapochistiche  di Novax e compagnia bella, non stanno ad attendere e a poco a poco si affacciano alla ribalta: contagi in crescita ed una grande preoccupazione per l’autunno.

Si teme in modo particolare sugli effetti che potrebbe avere la ripresa dell’anno scolastico con lezioni “in presenza”. L’utilizzo della Didattica a Distanza ha portato a dei disastri: era inevitabile in assenza di vaccino e lo è stato nella prima fase di vaccinazione di massa controllata. Anche se la scelta di inserire il personale scolastico tra le prime categorie a poter usufruire “liberamente” della somministrazione del vaccino è stata importante, l’ adesione spontanea  unita ad una serie di errori di comunicazione e la ritrosia di una parte degli interessati ha consentito di non portare a termine un utile programma di vaccinazione per l’intero comparto dell’istruzione.    In questi giorni, infatti, si va discutendo dell’obbligatorietà ponendo quel settore sullo stesso piano di quello sanitario. Rimane incertezza, per ora, sulla vaccinazione per i minorenni, anche se qualche segnale è pervenuto dalle strutture scineifiche che supportano l’azione del Governo. Leggete l’articolo de “Il Sole 24 ore” del 25 maggio u.s. a firma di Nicola Barone

https://www.ilsole24ore.com/art/fascia-6-11-anni-e-12-15-ecco-quando-potranno-essere-disponibili-vaccini-AEkSUmL?refresh_ce=1

Sia come sia dovremo fare i conti con la refrattarietà di una parte della società, abbinata ad una profonda ignoranza e/o scarsa propensione al rispetto delle regole di convivenza civile mostrata e, come detto in altre occasioni come questa, incoraggiata da una certa forma di cialtroneria politica.

18 luglio – GLI ESSERI UMANI seconda parte

GLI ESSERI UMANI sono tutti uguali seconda parte

Anche la madre, una giovane ragazza probabilmente abituata ad un contatto non ostile, è sorpresa. Chissà quali siano i suoi pensieri e quali quelli della bimba, si chiede Gil. E’ solo un attimo: sempre sorridente, dopo l’abbraccio si sporge verso la mamma e passa tra le sue braccia. Rivolge il sorriso a Gil dal comodo nido conquistato. Chissà, pensa Gil, che non lo abbia fatto proprio per quel transito furbesco. Ma è proprio bella e gli ricorda la sua bambina. A dire il vero, a Gil ricorda in quello stesso momento un cagnolino che aveva incontrato, condotto dal suo padrone al guinzaglio: non voleva camminare e continuava a piccoli passi con lo sguardo innalzato supplichevole verso il ragazzo, rifiutandosi di procedere. Lo disse a Mary, alla quale tornò in mente un altro episodio con un cane di grossa taglia che praticamente si stendeva spiaccicato in un corridoio di un discount. Sorrisero e proseguirono verso il supermercato. La dolcezza degli esseri viventi ha espressioni che li rendono molto simili tra loro. Anche lo sguardo truce di un uomo o quello sprezzante di una donna può assomigliare al ringhio di un doberman.
Camminare a piedi permette di osservare il mondo gli oggetti i condomini; meglio farlo lentamente senza avere la fretta. Mary e Gil passarono attraverso i giardini di via dell’Alberaccio e si diressero verso quelli di via Vivaldi, in fondo. Mary riferendosi agli stranieri che da alcuni anni hanno cominciato ad abitare quei caseggiati si rammentò di una querelle nella quale due famiglie di un contesto complesso di ben dodici condòmini avevano portato in tribunale le altre dieci perché non avevano accettato che in due occasioni all’anno lo spazio comune venisse dedicato ad incontri multiculturali coinvolgenti alcune delle famiglie formate da persone di altre nazionalità. Per fortuna, dice Mary, che hanno trovato un buon giudice, un giudice giusto che ha dato loro torto, riconoscendo la funzione civile di un contesto condominiale.
Parlando parlando arrivano al supermercato. E’ uno di quelli frequentato quasi esclusivamente da stranieri, in massima parte cinesi. La spesa è anche l’occasione in uno spazio non tanto affollato di guardare le merci come si fa al mercato generale. Non c’è molta scelta, ma ciascuno si ferma a particolari banchi. Mary al pane, Gil alle verdure; Gil ai formaggi, Mary alle carni e via via poi ci si guarda intorno e si va verso le casse. Accanto ad esse ci sono prodotti vari, dai rasoi ai chicchi dolci, dalle ricariche telefoniche alle batterie di diversa forma e potenza. C’è anche lì in fila una giovane mamma cinese con una bimbina che frigna e allunga la mano verso una mini confezione di cioccolatini. La madre la dissuade ma con dignità la bimba continua a mugolare. C’è dietro Gil e Mary un signore di età avanzata che mostra visivamente di non sopportare l’espressione della bambina e con voce alta avvia ad affermare che non se ne può più di questa gente, che se ne andassero a casa loro. Mary non può tacere e sottolinea come i bambini siano molto simili tra loro qualsiasi sia la provenienza geografica delle loro famiglie. Si avvia una controversia intorno alla educazione da impartire ai propri figli. I miei, dice quel signore là, non hanno mai piagnucolato. E lo afferma con sguardo truce. Saranno stati repressi e cresciuti nella rabbia e nel rancore, aggiunge Mary, che si becca un “cattolica di merda” dall’aggressivo signore. Mary, che peraltro “cattolica” non è, soggiunge “meglio cattolica che infelice come lei”.
Il commesso ha seguito ma, professionalmente, non interviene. La bimba ha smesso di frignare, mentre gioca con i corti capelli della madre, ignara di avere scatenato un empito cieco razzistico.
Gil e Mary pensano ai figli del signore, infelici e repressi. Saranno, ora, grandi e da genitori forse saranno diversi, pensano. Lo si spera, ma forse, quel signore là, non ha mai avuto figli; o perlomeno non ha mai avuto bambini come tutti quelli che noi conosciamo. E si avviano verso casa.

Joshua Madalon

17 luglio – GLI ESSERI UMANI…. prima parte

Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio.
Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine.
Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.

(Albert Einstein)

Quando si può, se non piove a dirotto o se fa tanto freddo o c’è un vento forte Gil e Mary escono a piedi anche solo per comprare un pezzo di pane. Non amano i piccoli supermercati vicini e quindi si allungano verso via Pistoiese fino alla Pam.
La giornata di sabato ha già l’aria di festa. Dopo alcune giornate di pioggia incessante c’è un’arietta freschina ma pulita; e non c’è vento. La palazzina dove abitano è impacchettata con impalcature ferrose ricoperte da drappi fatti di plastica tipo canapa per sacchi. Gli operai pur in una giornata semifestiva stanno lavorando a rifinire la base di alcuni balconi prima di procedere con la posa delle piastrelle.
Davanti al bar di fronte alcuni avventori osservano i lavori con il solito interesse dei nullafacenti, mentre sgranocchiano patatine e noccioline per il consueto rito dell’aperitivo. Da un balcone di fronte una giovane signora gentile accenna un saluto, al quale Gil e Mary cordialmente rispondono. Con un sorrisino beffardo rilevano come in modo ben diverso altri, nascondendo la loro maleducazione dietro una presunta timidezza, anche se salutat, sembrano non avvedersi della nostra esistenza. Ma la sorpresa è in arrivo lungo il marciapiede che Mary e Gil percorrono.
Prato – quando si andava in giro per il Paese negli anni passati – era nota per il “tessile”, per il “panno”; da qualche anno invece, allorché riveliamo la nostra dimora, “ci sono i cinesi?!” ci dicono rivelando l’incapacità ad approfondire altre caratteristiche, come la presenza di luoghi d’arte magnifici, di un Museo dedicato al tessuto, di un Teatro che ha vissuto grandi successi, di un Centro per l’Arte contemporanea unico al mondo per la sua “mission”.
Quando cammini, particolarmente nelle vie di San Paolo, ne incontri di cinesi! Ci sono anche due famiglie nel condominio di Gil e Mary, gente operosa e molto aperta all’Occidente, e non importa se tale ampiezza di vedute sia strumentale nella forma tipica dei “mercanti”.
Non è stato semplice avviare una convivenza condominiale, ma non lo è a prescindere dalle diverse nazionalità: ad esempio, nel contesto di cui si tratta, è più difficile il rapporto tra la gran parte degli altri, autoctoni o comunque immigrati interni come Gil e Mary. Diverse questioni, a partire dal corretto conferimento dei rifiuti, per il quale tuttavia non vi è stata cura da parte dell’ente preposto a tali controlli.
Un raggio di sole illumina lo stretto marciapiede attraverso il sorriso di una piccola bimba, tenuta per mano dalla mamma, che già da qualche metro agitava la manina per mostrarsi a Gil che in realtà era stato distratto da alcuni suoi pensieri e vagava con la mente. Gil infatti se la ritrova direttamente abbarbicata ad una delle sue gambone. Vuole essere sollevata, ricorda Gil di averlo fatto con i propri figli che ora sono molto grandi e, anche se non obesi, pesanti. La solleva e la bimba lo abbraccia come se fosse pratica consueta, quella con un nonno o con uno zio. Sprizza energia attraverso gorgheggi come un uccellino…..

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14 luglio – LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 1

LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 1

Questo Blog rappresenta, con tutti i suoi limiti segnatamente collegabili ad una certa autoreferenzialità patologica del sottoscritto Joshua Madalon al secolo Giuseppe Maddaluno, una piattaforma umile per mantenere la memoria di alcuni periodi della nostra esistenza (in modo particolare, proprio per il “personalismo” messo in evidenza, il tempo in cui mi è stato concesso di vivere). Non vi è alcuna pretesa di possedere la verità. Quest’ultima ha da sempre avuto una forma flessuosa, magmatica. Pur tuttavia sarà bene che quella parte minima di “verità” poco più che personale rimanga agli atti della “microstoria”. A questo scopo serve la trascrizione con brevi commenti attuali (il 2021) di una serie di documenti in mio possesso (perchè da me condivisi, redatti e/o ricevuti per opportuna conoscenza) che attestano quel che accadeva a Prato, quartiere Ovest e precisamente a San Paolo. Questa serie parte dal 2009 da un documento ricevuto dal compagno Lucio La Manna, al quale mi ha da sempre legato una profonda stima ed amicizia. Lucio me lo invia soprattutto perché a San Paolo- dopo la sconfitta delle amministrative del giugno 2009 – c’è un gruppo di attivisti e simpatizzanti del PD che intende procedere alla riapertura del Circolo di via Cilea. C’è un sentire comune, dunque, attestato dal bisogno di partecipazione suscitata dalla campagna elettorale comunale, della quale sto contemporaneamente trattando in “LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014”, per il quale vado utilizzando altra documentazione, e di cui – tuttavia – si trovano i segni (“le ferite”) anche in questa altra, diciamo “nuova”, serie di documenti.

Prato 04 Settembre 2009

A: Segreteria del Partito Democratico di Prato      Comitato dei Garanti del PD Pc:Coordinatrice dei Circoli Circoscrizione Sud    

Oggetto: Riapertura della ex sezione PDS/DS di Via 1° Maggio come Circolo PD

Già da molto tempo diversi iscritti che hanno seguito l’evoluzione della politica italiana ed appartenenti a quella che è stata nel passato una sezione del vecchio Partito Comunista prima e successivamente PDS e DS, hanno espresso il desiderio di riaprire la sezione come Circolo del Partito Democratico di Via 1° Maggio.

Questo desiderio si è fatto più consistente nell’ultimo periodo a seguito anche delle passate elezioni amministrative che hanno visto la destra avanzare in una città storicamente di sinistra perdendo addirittura la guida del Comune. La vecchia sezione di Via 1° Maggio “copriva” nel suo raggio d’azione una vasta zona di Prato passata poi tutta sotto la giurisdizione del Circolo di Grignano. La posizione logistica della sezione rispetto a zone troppo lontane come Le Badie ha portato a stare lontano probabilmente anche dalla politica. Nelle scorse elezioni per la sola Circoscrizione Sud, è nata una lista civica che sicuramente ha attinto voti proprio nel nostro storico elettorato. La zona Badie inoltre, almeno nei progetti della giunta Romagnoli, dovrebbe subire una grande trasformazione nella zona ex Bangi con la realizzazione del Polo espositivo; l’attraversamento della prima linea della tramvia ed il Deposito CAP.

Abbiamo inoltre verificato un grande interesse di molte persone che vivono queste zone verso il PD con tanta voglia di partecipare attivamente alla politica cittadina ovviamente con un occhio particolare alla zona in cui vive.

Allo stato attuale durante la campagna tesseramento effettuata in Luglio, oltre 40 persone della zona Badie si sono interessati e si sono iscritte in altre sezioni con la promessa di un interessamento all’apertura del Circolo 1° Maggio. A conti fatti, tra nuovi iscritti e quelli che sono già iscritti al Circolo di Grignano ma che stando allo stradario dovrebbero appartenere alla giurisdizione del nascente Circolo 1° Maggio, gli iscritto sono già circa 50/60.

Detto questo, visto l’interessamento attivo verso il nostro Partito di tante persone e non solo di “vecchi” iscritti e militanti, SI chiede a codesta segreteria, di avviare la procedura per l’apertura del Circolo PD 1° Maggio in modo tale da essere pronto per il prossimo appuntamento congressuale. Se necessario saranno raccolte tutte le firme dei tesserati aventi giurisdizione 1°Maggio.

Per quanto riguarda la reggenza del Circolo fino al congresso ed all’elezione del coordinatore, potrebbero essere possibili almeno due soluzioni: 1) – Affidare l’incarico pro-tempore alla coordinatrice della Circoscrizione Sud; 2) – Elezione subito da parte degli iscritti, del coordinatore pro-tempore in attesa dei tempi congressuali.

Fiduciosi nell’esito positivo della richiesta, si resta a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti.

13 luglio – COAST to COAST 2021. work in progress. intro

Piccoli ma il più piccino tra i figli era già in grado di muoversi autonomamente; Pozzuoli era lontana da Prato e così si sperimentavano luoghi di vacanza più vicini, relativamente vicini, visto che da Prato i due mari (Tirreno e Adriatico)  distano più o meno in linea d’aria gli stessi chilometri. Il Tirreno è più vicino perchè ha il vantaggio di una strada abbastanza diretta, la A11, che porta verso Migliarino o  Viareggio e tutto il resto; per raggiungere l’Adriatico bisogna fare un po’ di montagne russe, anche se poi la costiera romagnola è in linea perfetta (letta con il metodo dei paralleli) con la città toscana.

Negli anni precedenti, quando Mary ed io eravamo solo una coppia senza figli, eravamo stati sia da una parte che dall’altra. Conoscevamo Donoratico e Rimini, una costa e l’altra. Eravamo stati a Riccione ed a Cecina, a Misano e a San Vincenzo e c’eravamo inoltrati nell’entroterra di entrambi i territori. San Leo e Volterra, Bolgheri e Gradara, San Marino e Castagneto Carducci, e tante altre località ci avevano spinto a pensare di poter poi trasferirci dalle montagne bellunesi finalmente al mare. E così, poi, quando per seguire la sorte ci venne offerta l’opportunità di venire in provincia di Firenze, pensammo che saremmo stati alla fine dei conti più vicini ai “nostri” (quasi a metà strada) ed in una posizione “intermedia” tra i due mari.

Nel corso degli anni con la nascita dei due figli siamo tornati a frequentare le due coste. Lo abbiamo fatto quasi regolarmente ogni estate. Con incursioni anche nell’Isola d’Elba. Ma un anno a Donoratico, un altro a Riccione; un altro anno a Tirrenia e un altro ancora a Miramare di Rimini e via dicendo alternando le nostre presenze tra una sponda e l’altra.

Siamo stati in alcune abitazioni: memorabili sono state l’ex Pensione Ariosa a Riccione, dove siamo stati molto bene più di una volta, ed è per questo motivo che ci siamo ritornati;  e un appartamento nella pineta di Donoratico, un po’ isolato ed abbastanza triste, e poi il mare non era (e non è) adatto a bambini piccoli. La riva non esiste quasi perché l’acqua è subito fonda ed in alcune occasioni si trovano veri e propri tranelli, pericolosissimi.                                                                                                                                                                                           Il mare di Rimini è quello che tutti conoscete, non è di certo allettante, tranne che di prima mattina.Non migliore è stata la sistemazione a Tirrenia anche se invece in quella località toscana il mare è più adatto, anche se mosso, ma la battigia è abbastanza bassa per qualche decina di metri. Poi c’erano attività che coinvolgevano i nostri figli che non erano più bambini ma nemmeno adulti. Erano in quello spazio di mezzo tra la fanciullezza e la pubertà.

10 luglio – Breviario per il nostro immediato futuro parte 1 – Delusione e illusione

Breviario per il nostro immediato futuro

Delusione e illusione

Nè l’una nè l’altra: chiariamoci.

Mettiamo tutto alla luce del sole; non c’è  nella mia forma mentale l’idea di una riconvergenza, di un riannodare il nastro del tempo.

Esistenzialmente  ciò non è possibile per noi uomini; non lo è nella maniera più assoluta per me. Lascio ad altri questo privilegio. Continuo a pensare che quel che abbiamo vissuto non possa essere ripetuto. Può accadere nei sogni ma è, il tutto, un’altra cosa. Ho vissuto questo “recente” tempo pandemico lavorando in modo specifico ed intenso al recupero di quella parte di memoria che riesca a spiegare il corso del mio impegno civile, politico e culturale; fino al periodo di una mia personale, anche se in ottima “compagnia”, ricerca di una costruzione di un soggetto civico politico che si ponesse l’obiettivo di riunire le tante anime disperse della Sinistra sul nostro territorio. E’ stato un lavoro difficile, molto coinvolgente; anche se poi non ci è stato possibile pervenire ad un soggetto unico c’è da essere consapevoli di aver prodotto tutto lo sforzo necessario (il risultato è al di sotto di quanto sarebbe stato necessario ed utile, ma è stato un buon inizio). Quello che vado preparando in altrettanto “buona compagnia” è
dunque un nuovo viaggio che deve prevedere “nuove” tappe, per dar seguito ad una volontà non ancora del tutto esplicata. Non c’è “delusione” ma non intendo fornire speranze di una mia resipiscenza, non intendo offrire “illusioni” (ribadisco che l’unica possibilità per un mio rientro è del tutto irrealistica ed impossibile da realizzare: sarebbe una rifondazione del Partito Democratico; e dunque molto lontana dalla realtà).

Mi muoverò dunque fuori dal PD ed allo stesso tempo “fuori” dai fondamentalismi di una Sinistra, ancorata a vecchi schemi, che rendono quasi sempre inutile qualsiasi progettualità fondata sulla realizzazione di obiettivi pratici, concreti, reali.

Il mio impegno sarà quello di procedere alla costituzione di una serie di Comitati che abbiano come obiettivo l’allargamento della partecipazione, territorio per territorio, a partire da quello in cui risiedo e vivo. Senza mire personali. Sottolineerò la necessità che ogni aderente abbia  solo a cuore il benessere della realtà in cui vive. Una sorta di “Pro Loco”? no di certo. Si tratta di far crescere attraverso la cura complessiva degli ambienti che ci circondano, passioni e competenze, all’interno di una nuova forma dell’Agorà greca, sommo ed inclusivo luogo di democrazia partecipativa.

In un prossimo post proverò a delineare la mia proposta

6 luglio – LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014 – 3 (un falso sondaggio)

Il falso sondaggio

Mentre ci si approssimava alla scadenza del mandato amministrativo del Sindaco Marco Romagnoli e del Presidente della Provincia Massimo Logli, entrambi alla prima esperienza (di solito i mandati sono due; per non rispettare questa regola, o consuetudine, ci vogliono gravi motivi), venne diffusa una “voce”. Non “vox populi” ma voci di corridoio intono ad un sondaggio voluto dal Partito Democratico (non era chiaro di quale “livello”) sul gradimento nei confronti dei due amministratori che delineava l’opportunità di “non ri-candidarli”. Viste le situazioni precedenti (leggi Introduzione del 7 maggio u.s.) bisognava aspettarselo; fosse vero o non vero quel “sondaggio”. Infatti, il motivo per cui parlo di “voce” è legato al fatto che nessuno ha mai visto realmente quel sondaggio. E addirittura “l’Unità” qualche mese dopo in un piccolissimo trafiletto seminascosto ne metteva in dubbio (più che un dubbio) l’esistenza. Furono avviate rapide consultazioni nella base, partendo dai “dati”(!) di quel sondaggio, e fu in modo palese sfiduciata la Giunta Romagnoli e quella Logli. L’obiettivo reale era la prima delle due: avevano faticato parecchio i massimi dirigenti del PD ad accettare di essere stati, in qualche modo anche loro quattro anni prima, messi da parte ed ora, anche se non sarebbe più toccato a loro quell'”onore”, bisognava rifarsi. Bisogna essere chiari e lo dico per onestà: non so se fosse vero quel sondaggio. Di fatti, in quegli anni la Giunta Romagnoli non era certamente stata in grado di affermare un tratto distintivo apprezzabile: lo stesso Sindaco, per sua indole (ma anche per il ruolo che aveva dovuto accettare, quello di “ripiego”), non si era messo in luce. Ma d’altra parte, tanti altri precedenti Sindaci non brillanti avevano ottenuto la possibilità di riprovarci. Detto questo, onestà per onestà, io quel sondaggio non l’ho mai visto e propendo per la sua inesistenza, anche se aspetto di essere smentito con le “carte”.

Passando al resto seguiamo alcune tracce di quegli anni attraverso qualche documento in mio possesso. Quello che segue è del 30 giugno 2008

Assemblea Provinciale del Partito Democratico

30 giugno 2008 ore 17.30

contributo dei sostenitori della Bindi di Prato

redatto da Giuseppe Maddaluno

        La costruzione del Partito Democratico sul territorio pratese ha visto, come in ogni altra parte del nostro Paese, la partecipazione attiva dei sostenitori della Bindi, che hanno voluto sempre sottolineare l’importanza di creare un Partito nuovo, aperto ed inclusivo di tutte quelle risorse umane che avevano ormai perduto interesse nei confronti della Politica e spesso si collocavano nell’area dei delusi e dell’astensione.

             La campagna per le Primarie inevitabilmente combattuta in modo “separato” ha creato un’atmosfera avvelenata che avrebbe dovuto dissolversi subito dopo i risultati della consultazione.

             E’ evidente in ogni modo e la Bindi lo richiede costantemente che occorra ritornare a fare Politica, dopo un lungo periodo di sbandamento post-elettorale e di assestamento degli organismi e della struttura.     

       Dobbiamo ritrovare lo spirito di condivisione del progetto del PD così come espresso nelle elaborazioni comuni.

       Noi “Democratici davvero” sostenitori della Bindi abbiamo da tempo richiesto il riconoscimento della nostra presenza non come quella di una corrente nel senso classico e “storico” della parola ma come risorsa irrinunciabile che permetta a tante cittadine e tanti cittadini, giovani o non, di partecipare alla costruzione di quello che consideriamo, oggi più che mai, il necessario baluardo verso una deriva populistica e demagogica di una Destra sempre più becera e pericolosa.
             Alcuni momenti, alcune vicende poco chiare non hanno fino ad oggi consentito a tanti di noi (ma ci permettiamo di dire che lo stesso è accaduto altrove ed è accaduto per altre liste delle Primarie) di potersi esprimere in modo aperto; anche il Partito è apparso molto più attento a consolidare il suo apparato “antico” piuttosto che ad aprirsi ai contributi “nuovi”: questo è accaduto quasi dappertutto, e ciò non assolve nessuno.

        La realtà ci chiede di impegnarci tutti insieme, riconoscendo a chi coordina un ruolo prioritario di carattere politico ma allo stesso tempo rendendo ampia dignità a coloro che per un Partito democratico davvero nuovo e diverso da quelli che abbiamo deciso di lasciarci alle spalle svolgono un ruolo attivo di critica propositiva.

       Anche in tal senso andava letto il nostro Documento di sostegno all’attuale Coordinatrice: lealtà ma senso critico della nostra azione politica per obiettivi comuni di profondo rinnovamento, anche attraverso il PD, del nostro Paese, destinato diversamente a subire un tracollo “democratico” pericolosissimo.

Seguirà una mail che inviai ad un compagno (eliminerò riferimenti diretti)

….3….

4 luglio – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 6

Durante queste ultime settimane, grazie alla vaccinazione di massa che procede alacremente, il mercato del “lavoro” sembra essere ripartito: in modo particolare ne sono felici tutti gli orfani dei locali commerciali (pub, ristoranti, bar e…discoteche professionali e dilettanti) soprattutto quelli che si rivolgono alle fasce più giovani, ma non solo (giovani “diversamente” sono molto interessati e partecipi). Molte località turistiche sono “a caccia” di personale; vengono richieste molte mansioni e sembra che, quest’anno, l’offerta non corrisponda alla domanda. La “domanda” è quella dei datori; l’offerta è quella dei prestatori d’opera. C’è un j’accuse molto forte nei confronti di questi ultimi da parte di alcune fasce di “opinione pubblica”, che diffondono la novella dei “giovani” choosy (ricordate la “mitica” frase snob della signora – pardòn “professoressa” – Fornero, che scimmiottava Maria Antonietta?) che rifiutano di lavorare, grazie al “reddito di cittadinanza”. Ma non sono in grado nemmeno di guardarsi allo specchio, per procedere ad un’auto offesa, e capire che la domanda è connotata realmente da un inganno su tempi e compensi, che non sono tra di loro adeguati ?
Si fa finta di non sapere che in quella “contrattazione” si utilizza l'”apprendistato” ed un orario di lavoro dichiarato che non corrisponde a quello realmente effettuato; ed inoltre il compenso è irrispettoso della minima dignità. E’ mai possibile che debba apparire in “Prima pagina” la notizia che esiste un albergo dove le “regole del mercato del lavoro” vengono rispettate? Lo trovo assurdo, ma probabilmente quella notizia permette ai dubbiosi di comprendere meglio che le ragioni di questo “rifiuto” da parte dei “giovani” non sono collegate “solo” al reddito di cittadinanza che è in definitiva un pannicello caldo in tempi di crisi ma non risolve il problema della dignità del lavoro cui tutti naturalmente, tranne pochi casi, tendono. E quei provvedimenti vanno riformati, con opportuni aggiustamenti a fronte, però di interventi risolutivi con i quali il lavoro – quello equo, legale, retribuito in modo adeguato – venga creato per tutti.

https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/21_giugno_21/a-rimini-primo-hotel-etico-riviera-stipendi-equi-riposo-straordinari-035a95a6-d251-11eb-b284-d5b87af38504.shtml?fbclid=IwAR0Hyl7E77Mriad8vuztI8zvipxJJBQFYodcYEx3SjYu0N5eNwkCqfigfIY

Bisogna essere davvero “radicali”, non indulgere in giustificazioni verso ciò che è stato e che ha prodotto – o sopportato supportando e viceversa – tali forme di ingiustizia; occorre un nuovo tempo del rigore, prima interno e poi esterno o, meglio contemporaneamente interno ed esterno. Mi spiego meglio: troppe volte il traccheggiamento a favore dei propri interessi, o tornaconti, non ha consentito che l’analisi degli errori venisse poi condotta fino in fondo con il riconoscimento degli attori principali (individui e gruppi) rei di quelle azioni, o inazioni, antitetiche alle caratteristiche valoriali fondamentali (equità, giustizia sociale, difesa dei più deboli). Bisogna chiedere  che si vada ad un cambio sostanziale di passo, una virata poderosa, bisogna chiederlo ai Partiti e ai Sindacati, quelli che in prima fila si dichiarano essere difensori delle ingiustizie sui luoghi di lavoro: non si può continuare semplicemente a chiedere che il lavoro sia retribuito equamente, che vi siano sostegni adeguati per chi perde il lavoro, che vengano riconosciute le competenze e i meriti. Non si può continuare solo a chiederlo. Bisogna passare ad una protesta veemente, dopo aver sperimentato che sia diventata inutile ogni confronto serio, aperto e democratico. Non una rivoluzione velenosa cruenta e violenta, ma una battaglia pacifica che si fondi sulla consapevolezza che non è la distruzione ma la costruzione di un sereno futuro per tutti l’obiettivo che ci si pone.  Appare, detta così, un’utopia come le tante altre che hanno preceduto la nostra Storia e che alla fine hanno prodotto qualche vantaggio per pochi ed una profonda delusione per molti.

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3 luglio – per non far vincere la Destra “ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE DAL BASSO”

Era il 19 maggio del 2017 allorché scrivevo questo post che qui di seguito riporto – nella sua “breve” struttura – per intero.

Gli eventi pandemici (da marzo 2020 fino ad oggi) hanno ulteriormente fatto aumentare il gap tra chi può (“il Potere”) e chi non può (la maggior parte – quasi la totalità –  dei cittadini). Quel che scrivevo ha – proprio per questo ultimo rilievo – ancor più valenza. La bagarre entro cui si dibattono le forze politiche e sociali, in modo particolare poi quelle a cui mi riferisco in modo esclusivo, sta mettendo a rischio la nostra Democrazia. Basterebbe uno studio più serio della Storia per comprenderne la pericolosità. Non si può attendere – lasciando che tutto “naturalmente” scorra per poi “turarsi” il naso come in tante altre occasioni. Occorre dunque serrare le fila, in modo civico (cioè senza un sostegno alle attuali forze politiche della Sinistra), anche per consentire loro di avviare una riflessione ed una revisione, resa (forse?) impossibile dalla furia delle battaglie e dalle difficoltà contingenti, nelle quali peraltro hanno continuato a galleggiare.

L’impegno nostro sarà a favore dei bisogni che rileveremo sui territori, laddove la mano dell’uomo politico ha fatto terra bruciata dei livelli partecipativi decentrati.

Questa “riproposizione” diventa un ulteriore appello.

ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE DAL BASSO

Conosco perfettamente i limiti giuridici assegnati agli Enti locali per la istituzione di Circoscrizioni sul loro territorio. Prato ha poco meno di 200.000 (192.492 al 31.03.2017) abitanti e dunque non rientrerebbe tra quei Comuni per i quali “istituzionalmente” è prevista la presenza di Circoscrizioni.

Pur tuttavia, ripercorrendo la storia dei passati decenni, troveremmo che il Decentramento amministrativo in questa città ha funzionato egregiamente fin quando le forze politiche di maggioranza e di governo le hanno tollerate. La pratica della Democrazia partecipata è stata una delle palestre attraverso le quali si è formata una parte preponderante della classe dirigente locale. Ovviamente – e tutti lo sappiamo – la Democrazia è impegno costante: la fatica con la quale le Amministrazioni hanno dovuto far passare le loro scelte, a volte non pienamente condivisibili dai territori coinvolti, hanno indotto a marginalizzare ed a neutralizzare progressivamente il ruolo del Decentramento.

Rispondo a chi ha rilevato che la “partecipazione” è organizzata da Partiti e Sindacati: forse non conosce lo stato di crisi di queste due Istituzioni; forse è convinto che esse siano ancora baluardo di Democrazia. Io vorrei che così fosse ma poiché non sempre lo è mi attivo a rilevarne le contraddizioni. La mia preoccupazione fra l’altro sono “i piatti di lenticchie spesso avariate” che vengono offerte dal Potere (che “può”) a coloro che ne sono affamati (che “non possono”). E’ la battaglia eterna tra chi gestisce il Potere e gli “incapienti ideologizzati”.

L’alternativa (!) alle Circoscrizioni proposta dall’attuale Amministrazione è un meccanismo solo apparentemente democratico che non può essere accolto come prospettiva: propongo di studiare “alternative” democratiche della pratica partecipativa per la prossima legislatura, che vadano a sanare il vulnus che si è voluto creare per umiliare, mortificare la volontà dei territori. Ovviamente, per poter realizzare tali progetti bisognerà attivarsi alla ricerca di risorse “umane” su tutti i territori: a mio parere occorrerà andare al di là – oltre – della strutturazione in 5 aree (macro, come quella che Prato aveva fino al 2014 e che fu fatta “consumare” lentamente) nè tantomeno di quella in 11 quartieri (la stessa San Paolo di cui sono più esperto ed a mo’ di esempio potrebbe essere suddivisa in tre: Borgonuovo, San Paolo e via Filzi-via Pistoiese). Ogni frazione o sotto-frazione dovrebbe avere una “struttura” a base volontaria, ma parliamone meglio. E soprattutto fuori il coraggio e senza paura! La Democrazia non ci può far paura.