L’asocialità dei ribelli NO VAX
Preambolo – Mentre mi accingevo a scrivere queste riflessioni un noto rappresentante della categoria No Vax locale, ritenendomi forse responsabile di un suo temporaneo allontanamento dalla platea social Facebook, ha utilizzato toni offensivi e virulenti nei miei confronti, mettendo in evidenza la sua limitatezza. Pur essendo io convinto che non sia possibile dialogare in modo civile con chi ritiene di essere in possesso della Verità (senza avere peraltro cognizioni di tipo scientifico né professionali né empiriche) non ho mai messo da parte il dubbio (anche in queste umili chiacchiere lo evidenzio) e non mi sogno affatto di ergermi a esperto della materia. Rimango dell’idea che il vaccinarsi sia un atto di civiltà altruistica e quindi giudico “ASOCIALE” chi . non essendo limitato da problemi sanitari, rifiuta pervicacemente di vaccinarsi.
La stragrande maggioranza del Paese contribuisce in quota parte alle funzioni vitali dello Stato, soprattutto in quei settori sociali, come la Sanità e l’Istruzione. Ciascuno contribuisce volentieri, riconoscendo che lo Stato adopererà quei contributi in modo saggio ed equo. Nella Sanità, ad esempio, vengono ad essere riconosciute le necessarie cure, sostenendo le spese non solo in parte ma molto spesso “in toto”, soprattutto per chi ha più bisogno. La Sanità italiana è da sempre un modello democratico riconosciuto per il suo valore a livello internazionale.
Negli
ultimi anni – come è peraltro accaduto in altre parti del mondo – il settore
sociosanitario ha dovuto subire forti contraccolpi, non riuscendo in molte
occasioni e per lunghi periodi a corrispondere alle necessità di una
popolazione sempre più anziana e dunque bisognevole naturalmente di cure. A
soffrirne sono stati tutti coloro che avrebbero dovuto avere cure mediche,
anche e soprattutto di degenza ospedaliera o di interventi diagnostici e curativi,
che nel corso degli eventi, ed in particolare quelli collegati alla pandemia,
sono stati costretti a farne a meno, proprio allo scopo di far fronte ai più
urgenti bisogni collegati al dilagare del virus Covid19.
Nella
prima fase di essa, quella per intenderci del 2020, febbraio/marzo fino a tutto
maggio, quella fase del “lockdown” più duro, quando tutto il mondo produttivo
non di prima necessità era ingessato, la comunità ha mantenuto un contegno
pregevole, largamente apprezzato ed osannato forse oltre misura, con una
retorica quasi nazionalistica. Nondimeno vi è stato chi non ha mancato di
avanzare distinguo, troppe volte pericolosamente improponibili, ma che si
alzavano a difesa di interessi assai parziali, anche se – all’interno di quella
parzialità – certamente importanti. Mi riferisco – solo per fare uno dei tanti
possibili esempi – alla pretesa di “riaprire tutto” spesso ventilata e
minacciata a dispetto dei dati reali, che rappresentavano un vero e proprio
rischio per la Salute pubblica. Il nostro popolo, così eroico, ha tuttavia un
brutto difetto: dimentica! Altrimenti ricorderebbe come quella Destra, che pur
avanzava nel Paese, proponeva soluzioni perniciose, semplicemente per
raccattare consensi da quella parte di società che si sentiva meno protetta.
Poi
gli scienziati, che pur avevano avuto un ruolo di sostegno nel fornire
soluzioni di tipo sociale, sono riusciti a produrre una serie di vaccini e li
hanno rapidamente testati, vista l’emergenza. Dal marzo di quest’anno è stata
avviata la campagna di vaccinazione. A questo punto sono sorti nuovi problemi,
ben diversi da quelli sinteticamente trattati prima. Si è diffusa, accanto ad
una, purtroppo molto timida, campagna di sostegno, una dura e aggressiva
controcampagna di discredito della validità dei vaccini, della loro
pericolosità, arrivando perfino alla negazione della stessa esistenza del
Covid. Allo stesso tempo, coloro che non intendevano accedere alla campagna di
vaccinazione, si rifiutavano surrettiziamente di considerare la possibilità di
poter accedere a varie forme di socialità, ivi compreso il luogo di lavoro,
attraverso lo strumento del Green Pass, necessaria attestazione della
vaccinazione, o di una
Mi
sono ritrovato in varie occasioni a dibattere sui social con qualcuno tra
quegli irriducibili, soprattutto quelli che in passato, anche non molto
lontano, erano stati compagni di percorsi culturali e politici comuni. Non è
mai stato semplice, soprattutto perché l’irriducibile non comprende altra
ragione se non la propria e di frequente, non solo ritiene, sanziona come
insulsa e non degna di essere presa in considerazione quella degli altri,
diversa. Ho avanzato critiche composte ma severe verso coloro i quali
concionavano sui social e sui media intorno alle modalità di “ascolto” da
riservare a chi si contrappone ai metodi scientifici.
Considero un “parlar tra sordi” quello che dovrebbe avvenire tra chi ha
fiducia nella “scienza” e chi per ragioni che travalicano qualsiasi parvenza di
ragionevolezza contrappone un rifiuto irrazionale alle proposte scientifiche.
Questi ultimi si avvalgono di dati che non hanno alcun valore, se non quello
loro assegnato da impostori del mondo scientifico e da mestatori parapolitici
che vorrebbero approfittare di questo torbidume.
Ci sono dei “momenti” in cui occorre mettere da parte convinzioni individuali e
saper essere meno egoisti. Coloro che si oppongono alla vaccinazione rilevano a
riprova delle loro ragioni il fatto che anche chi è vaccinato può contagiarsi e
contagiare, ma non sono disponibili a riconoscere che nel primo caso sono
abbastanza protetti dalle conseguenze nefaste e che nel secondo (il contagiare
altri) diventano un vero e proprio pericolo solo ed esclusivamente per i “non vaccinati”
imprudenti. Questi ultimi finiscono quasi sempre tra le terapie intensive e
quelle intermedie, ma sempre in ospedale, dove vanno ad occupare, garantiti
dalla gratuità delle cure mediche, posti che potrebbero invece essere riservati
a tutti quelli che per i motivi più vari, diversi da quelli collegati alla
pandemia, hanno urgente bisogno di cure, e rischiano di incorrere in gravi,
gravissime e letali, conseguenze. Nel corso dei mesi in cui gli ospedali
scoppiavano per l’alto numero di degenti, costretti peraltro ad essere lontani
dai propri cari (lo ricorderete molto bene tutti; lo dovrebbero stampare in
fotocopia permanente nella mente dei NO VAX), il pensiero delle persone
assennate, anche con quel desiderio di vivere egoistico, andava proprio a quelle
evenienze (mi andavo dicendo: e se in questi mesi qualcuno di noi si sente
male: che dire? Un ictus, un infarto, un’ernia strozzata…. come la mettiamo?).
Ma i NO VAX non ci pensano, loro sono superiori a tutto, tranne che, quando
capita a loro di capire di aver contratto il Covid, ti vengono anche a dire che
“non è niente! Sono stata in ospedale per 26 giorni e ho letto molti libri”
oppure altri, come ho sentito dire da qualcuno di questi nuovi insoliti eroi
“di cartone”, si pentono e scoppiano in lacrime. Ora, diciamoci la verità,
costoro non meritano compassione; ma forse cure psichiatriche e dovrebbero
essere costretti, laddove bisognosi di cure (solo, però, quelle collegate alla
pandemìa) a pagarsi per intero i costi della degenza, che – ad occhio e croce –
assommano, nelle terapie intensive, a 1500 euro al giorno e per quella
“vacanza” di 26 giorni arriverebbero a circa 39000 euro: si potrebbe fare uno
sconto del 10% come segno di solidarietà e….compartecipazione.
L’
asocialita del no vax per scelta è un elemento oggettivo. Coloro che sono la
maggioranza della popolazione italiana che hanno deciso di aderire alla
campagna di vaccinazione anti Covid19 sono ben consapevoli dei rischi che si
corrono assumendo prodotti chimici medicali testati in modo necessariamente
affrettato sospinti dall’urgenza di dover sopperire il più rapidamente
possibile alla crisi emergenziale pandemica. Ben conoscono attraverso la
lettura dei bugiardini di qualsiasi altro farmaco quelle che sono le avvertenze
sui rischi che, assumendone anche una dose minima, si possono correre. Non aver
compreso che in questo momento occorreva uno sforzo di altruismo, pur
corroborato da motivazioni egoistiche, volte all’esigenza primaria di evitare
il più possibile il rischio più grave per le conseguenze nefaste del contagio,
è molto deplorevole. Peraltro poco alla volta il numero degli intransigenti si
riduce, non solo per gli impedimenti cui si è costretti dal super Green Pass ma
soprattutto per le serie conseguenze ospedaliere cui sempre più spesso si va
incontro. E davvero poco importa che questo possa accadere ad una quota sempre
più ridotta di vaccinati. In tutto questo tempo, da parte di alcuni No vax si
continua una campagna offensiva che sta procurando un altro più serio danno
alla società civile. Ed è un’offesa all’intelligenza umana, che ha da sempre
puntato la sua attenzione sul dubbio, attraverso l’esperienza allo scopo di
migliorare le proprie condizioni.
Checchè
ne dicano gli antieroi del nostro tempo, questi sicofanti simulatori abituati
ad invertire le responsabilità e le accuse come il lupo fa con l’agnello nelle
favole classiche, non sono molto diversi, costoro, da quelli che processarono
Galilei e portarono al rogo tanti altri, in nome di una verità assoluta
precaria e fasulla. In questo caso, l’opera dei Novax è criminale, in quanto
laddove le attuali maggioranze fossero invertite a favore de resistenti al
vaccino, ci troveremmo di fronte a problemi ben più gravi e insormontabili.
….fine….di
questo titolo (!)