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19 dicembre – LE STORIE parte 15 – LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014

Un sostegno nelle stesse ore di quel gennaio 2009 – la data della mail è il 29 – venne da una cittadina molto impegnata in Politica e nel Sociale

Sono naturalmente d’accordo con Francesco e con Giuseppe; voglio aggiungere che il sano volontariato non è mai messo in mostra come a richiedere un plauso che non può esserci perchè se così non fosse sarebbe non più volontariato ma ricerca esibita del consenso. non voglio aggiungere altro a questa vicenda a questo intervento di plauso ad uno dei candidati messo in contrapposizione all’altro in modo veramente banale. registro invece un atteggiamento scorretto e non banale da parte della segretaria del “nostro” partito il partito di tutti noi quando si siede in prima fila a sostenere uno dei candidati alle primarie; mi era sembrato chiaro all’ultima assemblea che si chiedeva alla segretaria ed alla segreteria tutta di tenere un doveroso atteggiamento super partes, anche se sapevamo tutti che se anche si fosse rispettato tale atteggiamento, esso sarebbe stato puramente formale; invece si è preferito non adottarlo neppure in modo formale …. e la commissione di garanzia di 35 membri che fine ha fatto? che regole di garanzia si sono dati? io propongo di inoltrare reclamo formale a questa commissione ed eventualmente discutere se sia il caso di dare alcune riflessioni alla stampa proprio su questo palese atto di partigianeria della segretaria verso un candidato. Ciao a tutti, T.

In quello stesso giorno feci circolare una mia riflessione:

Scrivo a proposito degli anonimi che ieri sono intervenuti sul blog di Pratonord a difesa (sembra così) di uno dei candidati PD alle Primarie del 15 febbraio p.v.. Intanto non trovo offensivo il commento di F. B. il quale ha soltanto rilevata la grande capacità del suddetto candidato nel ricoprire da anni ormai incarichi politici ed amministrativi (quale sia la sua attività prevalente, quella che consentirebbe a ciascuno di noi di essere autonomi ed indipendenti una volta finito il percorso politico-amministrativo, non è dato di saperlo) in modo ininterrotto (F.B. lo ha detto forse con un po’ di ironia, ma non è offensivo collegare la capacità di “fare le pizze” con le “mani in pasta”): ci si innervosisce troppo facilmente tirando con troppa superficialità fuori anche l’unità del Partito, come se la responsabilità del momento critico fosse sul groppone di coloro che non hanno avuto in questi ultimi anni alcun incarico di Partito tanto rilevante da poter essere riconosciuti come Dirigenti. Tuttavia rilevo due elementi che invece giudico molto gravi: il primo è che non si deve trascendere in modo offensivo e certi epiteti utilizzati non sono assolutamente accettabili; il secondo è che a riflessione (sulla quale si può legittimamente non concordare) firmata non si può contrapporre l’anonimato. Quest’ultimo elemento – che caratterizza tutti gli interventi “contro” – è molto più pericoloso per l’unità e l’integrità del Partito rispetto a quanto esposto – lo ripeto – da F. B..

Giuseppe Maddaluno

16 dicembre – L’asocialità dei ribelli NO VAX intero con preambolo

L’asocialità dei ribelli NO VAX

Preambolo – Mentre mi accingevo a scrivere queste riflessioni un noto rappresentante della categoria No Vax locale, ritenendomi forse responsabile di un suo temporaneo allontanamento dalla platea social Facebook, ha utilizzato toni offensivi e virulenti nei miei confronti, mettendo in evidenza la sua limitatezza. Pur essendo io convinto che non sia possibile dialogare in modo civile con chi ritiene di essere in possesso della Verità (senza avere peraltro cognizioni di tipo scientifico né professionali né empiriche) non ho mai messo da parte il dubbio (anche in queste umili chiacchiere lo evidenzio) e non mi sogno affatto di ergermi a esperto della materia. Rimango dell’idea che il vaccinarsi sia un atto di civiltà altruistica e quindi giudico “ASOCIALE” chi . non essendo limitato da problemi sanitari, rifiuta pervicacemente di vaccinarsi.

La stragrande maggioranza del Paese contribuisce in quota parte alle funzioni vitali dello Stato, soprattutto in quei settori sociali, come la Sanità e l’Istruzione. Ciascuno contribuisce volentieri, riconoscendo che lo Stato adopererà quei contributi in modo saggio ed equo. Nella Sanità, ad esempio, vengono ad essere riconosciute le necessarie cure, sostenendo le spese non solo in parte ma molto spesso “in toto”, soprattutto per chi ha più bisogno. La Sanità italiana è da sempre un modello democratico riconosciuto per il suo valore a livello internazionale.

Negli ultimi anni – come è peraltro accaduto in altre parti del mondo – il settore sociosanitario ha dovuto subire forti contraccolpi, non riuscendo in molte occasioni e per lunghi periodi a corrispondere alle necessità di una popolazione sempre più anziana e dunque bisognevole naturalmente di cure. A soffrirne sono stati tutti coloro che avrebbero dovuto avere cure mediche, anche e soprattutto di degenza ospedaliera o di interventi diagnostici e curativi, che nel corso degli eventi, ed in particolare quelli collegati alla pandemia, sono stati costretti a farne a meno, proprio allo scopo di far fronte ai più urgenti bisogni collegati al dilagare del virus Covid19.

Nella prima fase di essa, quella per intenderci del 2020, febbraio/marzo fino a tutto maggio, quella fase del “lockdown” più duro, quando tutto il mondo produttivo non di prima necessità era ingessato, la comunità ha mantenuto un contegno pregevole, largamente apprezzato ed osannato forse oltre misura, con una retorica quasi nazionalistica. Nondimeno vi è stato chi non ha mancato di avanzare distinguo, troppe volte pericolosamente improponibili, ma che si alzavano a difesa di interessi assai parziali, anche se – all’interno di quella parzialità – certamente importanti. Mi riferisco – solo per fare uno dei tanti possibili esempi – alla pretesa di “riaprire tutto” spesso ventilata e minacciata a dispetto dei dati reali, che rappresentavano un vero e proprio rischio per la Salute pubblica. Il nostro popolo, così eroico, ha tuttavia un brutto difetto: dimentica! Altrimenti ricorderebbe come quella Destra, che pur avanzava nel Paese, proponeva soluzioni perniciose, semplicemente per raccattare consensi da quella parte di società che si sentiva meno protetta.

Poi gli scienziati, che pur avevano avuto un ruolo di sostegno nel fornire soluzioni di tipo sociale, sono riusciti a produrre una serie di vaccini e li hanno rapidamente testati, vista l’emergenza. Dal marzo di quest’anno è stata avviata la campagna di vaccinazione. A questo punto sono sorti nuovi problemi, ben diversi da quelli sinteticamente trattati prima. Si è diffusa, accanto ad una, purtroppo molto timida, campagna di sostegno, una dura e aggressiva controcampagna di discredito della validità dei vaccini, della loro pericolosità, arrivando perfino alla negazione della stessa esistenza del Covid. Allo stesso tempo, coloro che non intendevano accedere alla campagna di vaccinazione, si rifiutavano surrettiziamente di considerare la possibilità di poter accedere a varie forme di socialità, ivi compreso il luogo di lavoro, attraverso lo strumento del Green Pass, necessaria attestazione della vaccinazione, o di una

Mi sono ritrovato in varie occasioni a dibattere sui social con qualcuno tra quegli irriducibili, soprattutto quelli che in passato, anche non molto lontano, erano stati compagni di percorsi culturali e politici comuni. Non è mai stato semplice, soprattutto perché l’irriducibile non comprende altra ragione se non la propria e di frequente, non solo ritiene, sanziona come insulsa e non degna di essere presa in considerazione quella degli altri, diversa. Ho avanzato critiche composte ma severe verso coloro i quali concionavano sui social e sui media intorno alle modalità di “ascolto” da riservare a chi si contrappone ai metodi scientifici.
Considero un “parlar tra sordi”  quello che dovrebbe avvenire tra chi ha fiducia nella “scienza” e chi per ragioni che travalicano qualsiasi parvenza di ragionevolezza contrappone un rifiuto irrazionale alle proposte scientifiche. Questi ultimi si avvalgono di dati che non hanno alcun valore, se non quello loro assegnato da impostori del mondo scientifico e da mestatori parapolitici che vorrebbero approfittare di questo torbidume.


Ci sono dei “momenti” in cui occorre mettere da parte convinzioni individuali e saper essere meno egoisti. Coloro che si oppongono alla vaccinazione rilevano a riprova delle loro ragioni il fatto che anche chi è vaccinato può contagiarsi e contagiare, ma non sono disponibili a riconoscere che nel primo caso sono abbastanza protetti dalle conseguenze nefaste e che nel secondo (il contagiare altri) diventano un vero e proprio pericolo solo ed esclusivamente per i “non vaccinati” imprudenti. Questi ultimi finiscono quasi sempre tra le terapie intensive e quelle intermedie, ma sempre in ospedale, dove vanno ad occupare, garantiti dalla gratuità delle cure mediche, posti che potrebbero invece essere riservati a tutti quelli che per i motivi più vari, diversi da quelli collegati alla pandemia, hanno urgente bisogno di cure, e rischiano di incorrere in gravi, gravissime e letali, conseguenze. Nel corso dei mesi in cui gli ospedali scoppiavano per l’alto numero di degenti, costretti peraltro ad essere lontani dai propri cari (lo ricorderete molto bene tutti; lo dovrebbero stampare in fotocopia permanente nella mente dei NO VAX), il pensiero delle persone assennate, anche con quel desiderio di vivere egoistico, andava proprio a quelle evenienze (mi andavo dicendo: e se in questi mesi qualcuno di noi si sente male: che dire? Un ictus, un infarto, un’ernia strozzata…. come la mettiamo?). Ma i NO VAX non ci pensano, loro sono superiori a tutto, tranne che, quando capita a loro di capire di aver contratto il Covid, ti vengono anche a dire che “non è niente! Sono stata in ospedale per 26 giorni e ho letto molti libri” oppure altri, come ho sentito dire da qualcuno di questi nuovi insoliti eroi “di cartone”, si pentono e scoppiano in lacrime. Ora, diciamoci la verità, costoro non meritano compassione; ma forse cure psichiatriche e dovrebbero essere costretti, laddove bisognosi di cure (solo, però, quelle collegate alla pandemìa) a pagarsi per intero i costi della degenza, che – ad occhio e croce – assommano, nelle terapie intensive, a 1500 euro al giorno e per quella “vacanza” di 26 giorni arriverebbero a circa 39000 euro: si potrebbe fare uno sconto del 10% come segno di solidarietà e….compartecipazione.

L’ asocialita del no vax per scelta è un elemento oggettivo. Coloro che sono la maggioranza della popolazione italiana che hanno deciso di aderire alla campagna di vaccinazione anti Covid19 sono ben consapevoli dei rischi che si corrono assumendo prodotti chimici medicali testati in modo necessariamente affrettato sospinti dall’urgenza di dover sopperire il più rapidamente possibile alla crisi emergenziale pandemica. Ben conoscono attraverso la lettura dei bugiardini di qualsiasi altro farmaco quelle che sono le avvertenze sui rischi che, assumendone anche una dose minima, si possono correre. Non aver compreso che in questo momento occorreva uno sforzo di altruismo, pur corroborato da motivazioni egoistiche, volte all’esigenza primaria di evitare il più possibile il rischio più grave per le conseguenze nefaste del contagio, è molto deplorevole. Peraltro poco alla volta il numero degli intransigenti si riduce, non solo per gli impedimenti cui si è costretti dal super Green Pass ma soprattutto per le serie conseguenze ospedaliere cui sempre più spesso si va incontro. E davvero poco importa che questo possa accadere ad una quota sempre più ridotta di vaccinati. In tutto questo tempo, da parte di alcuni No vax si continua una campagna offensiva che sta procurando un altro più serio danno alla società civile. Ed è un’offesa all’intelligenza umana, che ha da sempre puntato la sua attenzione sul dubbio, attraverso l’esperienza allo scopo di migliorare le proprie condizioni.

Checchè ne dicano gli antieroi del nostro tempo, questi sicofanti simulatori abituati ad invertire le responsabilità e le accuse come il lupo fa con l’agnello nelle favole classiche, non sono molto diversi, costoro, da quelli che processarono Galilei e portarono al rogo tanti altri, in nome di una verità assoluta precaria e fasulla. In questo caso, l’opera dei Novax è criminale, in quanto laddove le attuali maggioranze fossero invertite a favore de resistenti al vaccino, ci troveremmo di fronte a problemi ben più gravi e insormontabili.

….fine….di questo titolo (!)

11 dicembre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – parte 19

IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINIParte 19

continua l’intervento del prof. Antonio Tricomi

Una mia notaVoglio ancora una volta ricordare che vado riportando il dibattito che si svolse il 27 aprile del 2006 così come riportato dai trascrittori che sbobinarono le registrazioni. Ecco quindi perché a volte ci sono degli errori o comunque delle incertezze.

Il Pasolini della trilogia della (parola non comprensibile) è un Pasolini che, ed è verissimo non c’è nulla da dire su questo, però per la prima volta ha un successo chiaramente commerciale. Quei tre film fanno Pasolini quasi in senso proprio ricco. Pensate non un Pasolini miliardario, ma un Pasolini in qualche modo ricco.

 Pasolini lo sa, Pasolini poi abiurerà da quei film, ma queste due cose per dire non è che Pasolini è una specie di santo che schiva ogni possibilità di compromesso con l’industria culturale, però anche qui è Pasolini stesso a dirci come si atteggia verso il potere, scusate la definizione banale. C’è un verso in cui Pasolini, parlando d’altro, parla della possibilità di crescere nei tessuti di un organismo come il cancro. La scommessa dinamitarda di Pasolini è proprio quello di crescere, considerare di crescere nei tessuti del potere come un cancro sì da far morire il potere morendo insieme a lui.

Insomma non va rappresentato un Pasolini estraneo, esterno al potere, posizione di totale alterità rispetto all’industria culturale e da quel luogo di totale innocenza un Pasolini che parte all’attacco. Pasolini stesso si autorappresenta e c’è lì Petrolio, perciò non lo sto dicendo io, come un autore che accetta in qualche modo la forma minima di compromesso con l’industria culturale per poter avere una chance ulteriore solo di chi (parola non comprensibile) cosa relativa, ma di parola che possa in qualche modo incidere come progetto alternativo a quell’oggetto. Quindi un Pasolini in qualche modo che cerca di essere il cancro che possa disgregare il potere, ma da dentro. Quindi non un Pasolini innocente, un Pasolini che come gioca una partita sadomasochistica con la letteratura, così gioca una partita sadomasochistica con il potere. Ed in questo senso anche qui quando si parla della morte di Pasolini visto che all’inizio di questa giornata si è fatto riferimento ai programmi di Lucarelli, francamente ha poco senso ed è poco interessante chiedersi per l’ennesima volta come sia morto Pasolini. Chi crede davvero che Pasolini sia stato ucciso Perché aveva scoperto chissà cosa sul caso Mattei, o Perché Petrolio conteneva chissà cosa, credo che sia fuori strada. Negli anni ’70 Sciascia contro il potere forse dice cose anche più violente di quelle di Pasolini, non lo vanno ad ammazzare. Pasolini non aveva nessuna particolare carta segreta sull’ENI o su Mattei, aveva quei materiali che poi vediamo stipati in Petrolio e che sono materiali che l’intelligenza di Sinistra di quegli anni conosce, in particolare un libro che si intitola questo (parole non comprensibili)…Però ancora una volta l’atteggiamento di chi ha bisogno di credere Pasolini ucciso dal potere è l’atteggiamento di chi oggi dice qualcosa della nostra condizione intellettuale. In qualche modo siccome ci sappiamo o ci sanno non capaci di creare questa critica e il contrasto, la necessità di costruirci santini è qualcosa che dice molto della pochezza dell’oggi e che però è forviante rispetto al passato Perché la morte di Pasolini è stata certamente una morte politica, ma una morte politica nel senso che da subito Volponi e Sartr sul Corriere della Sera e su l’Unità spiegano, non nel senso che Pasolini viene ucciso dal potere con la “P” maiuscola, ma nel senso che l’omosessuale, comunista che fa dichiarazioni di voto per il PCI pur militando ad un certo punto con i radicali, che si permette di fare il moralizzatore ecc, ecc, nel contesto della Roma degli anni settanta, una Roma descritta molto bene da Parise ne “L’odore del sangue” percorsa da onde di neofascisti e non solo da loro, questo Pasolini viene idealmente ucciso da una intera comunità di individui che sono la comunità degli individui dell’Italia degli anni settanta, una comunità che più o meno è quella che conosciamo. Quindi, un giudizio politico addirittura in senso etimologico non nel senso di una morte commissionata dall’alto. Appunto la morte di chi sadomasochisticamente aveva lottato tanto contro la letteratura quanto contro l’Italia degli anni prima quaranta, poi cinquanta, poi sessanta infine settanta. Grazie. >>

IL DOMINO LETTERARIO nuova edizione 2021-22 – secondo incontro

IL DOMINO LETTERARIO nuova edizione 2021-22 – secondo incontro: Alberto Di Matteo e il suo “Racconti del mondo rotto” giovedì 9 dicembre ore 21.00 al Circolo ARCI di via Cilea 3 San Paolo PRATO

Nel primo incontro abbiamo amabilmente sviscerato il mondo poetico, e letterario in tutte le sue sfaccettature, di Lorenzo Monticelli con la raccolta “Corpo a Corpo”. Come di consueto (è questa la “ratio” de IL DOMINO) è stato lo stesso Monticelli a designare il successivo autore, che a dire il vero era già presente ed è stato coprotagonista della serata.

L’autore è dunque Alberto Di Matteo. Quella che segue è la prefazione
di Massimo Acciai Baggiani ai suoi “RACCONTI DEL MONDO ROTTO” Porto Seguro Editore 2020

Diciotto racconti piuttosto eterogenei, surreali, sor­prendenti, che toccano vari temi di attualità. Racconti che pongono domande, stimolano la riflessione: Di Matteo riunisce in questo volume testi brevi e bre­vissimi, accomunati – come dichiara lo stesso autore – dalla fuga dalla noia e dall’impossibilità di reggere a lungo la pazienza. Da autore di genere fantastico, quale sono, ho apprezzato molto l’inventiva di queste storie; da lettore e da editor lo stile fluido e immedia­to, “teatrale” (non a caso l’autore è attore professioni­sta) che pure lascia molti sottintesi.

Le vicende e i personaggi si muovono “ai confini della realtà” (per citare una nota serie americana degli anni Sessanta) ma anche in situazioni assolutamente quotidiane, in piccoli borghi di provincia: una scul­tura che un artista misterioso ricava da un albero (Un fiore nel deserto), un uomo vede attorno a sé tutte per­sone col solito volto bovino (Tutti uguali), un sogno che coinvolge molte persone (Siamo ancora qui), una passeggiata di un bambino con la mamma (Ricordo di  bimbo), un uomo che ricorda la vita del padre moren­te (Pompeo)… solo per citare i primi racconti. Si parla anche di immigrazione, di calcio, di proteste studen­tesche, e molto altro.

I racconti che mi hanno colpito di più sono Lo scrit­tore e la Divina, dove si traccia un affascinante ritratto di chi, come me e Di Matteo, pratica questo affascinan­te “mestiere”, e l’inquietante Diario di un assessore, in cui il non proprio onesto protagonista scopre di aver perso la propria ombra e deve cercare di nasconde­re questo bizzarro e increscioso accidente, per evitare uno scandalo. Molto interessante anche Lettera a Pape Samba, in cui le usanze degli italiani sono osservate dal punto di vista straniante di un immigrato (mi fa pensare a quel delizioso libretto del 1920 di Tuiavii di Tiavea, in realtà un falso letterario di Erich Scheur­mann, Papalagi) mentre l’ultimo racconto, A pezzi, mi porta alla mente una vecchia canzone di Gaber del 1973, Quello che perde i pezzi. Tante le suggestioni, i richiami, gli ammiccamenti alla letteratura. L’autore conosce bene la materia che tratta, come si evince dal suo curriculum; le sue ambientazioni sono convincen­ti e la lettura molto gradevole.

Massimo Acciai Baggiani

IL DOMINO LETTERARIO edizione 2021/22 – dopo il primo incontro del 2 dicembre 2021 (verso il secondo)

IL DOMINO LETTERARIO edizione 2021/22 – dopo il primo incontro del 2 dicembre 2021 (verso il secondo)

Ieri sera al Circolo ARCI di via Cilea abbiamo dato il via alla nuova Edizione del “Domino letterario”.

Quest’anno sarà un nuovo soggetto ad occuparsi di questi eventi. Si è formato una nuova Associazione culturale; fondata da un gruppo di cittadine e cittadini della frazione San Paolo di Prato, “IDEE in Circolo” si propone di riavvivare il dibattito culturale e politico (quest’ultimo in senso molto ampio, molto al di là delle formazioni partitiche sempre più in crisi, soprattutto nelle realtà periferiche) nei territori emarginati.

Di “IDEE in Circolo” si è già parlato su questo Blog. Del “DOMINO LETTERARIO” anche: e quindi andiamo avanti.

Ieri sera non eravamo in molti al Circolo ma la serata ha raggiunto livelli molto alti, contando su due protagonisti, Lorenzo Monticelli e Alberto Di Matteo, due artisti prima che docente il primo e autore di testi teatrali il secondo.

Ho introdotto esplicando ai pochi presenti il significato de “IL DOMINO” e il progetto, a larghe linee, dell’Associazione “IDEE in Circolo”.

Ho annunciata la 13a edizione di “POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE” poesie di donne e per donne, che si svolgerà nel prossimo mese di marzo. Il Bando ( non si tratta, e le esperte e gli esperti lo sanno bene, di un concorso; ma di una compartecipazione) verrà presentato alla Stampa tra un paio di settimane: saranno indicate le modalità con cui i materiali verranno raccolti e gli aspetti “compartecipativi” delle/degli aderenti.

Nel presentare Lorenzo Monticelli ho spiegato i motivi della “mia” scelta: il primo autore viene invitato dall’organizzatore che sceglierà il secondo e via via via andando avanti. Con Lorenzo ho sin dai primi incontri, dopo il mio arrivo in Toscana, un particolare feeling culturale, collegato a tre elementi: la Scuola, il Teatro e il Cinema. Nel 1987 e nel 1988 abbiamo insieme partecipato con ruoli abbastanza diversi ad esperienze culturali significative nel settore del Film Making amatoriale.

Durante la prima fase della pandemia, quella più dura ma anche più ricca di stimoli, ho letto il suo “Sotto il pollaio”, una forma di ricostruzione della sua esperienza rivisitata e rielaborata in modo ironico, amaro e divertente al contempo. E mi sono riproposto di invitarlo proprio ad aprire con quel suo scritto questa nuova Edizione. Leggendo quei capitoli avevo sorriso, in modo malinconico, ricordando alcune caratteristiche del Lorenzo del secolo scorso.

Il tempo però è trascorso e quando stavamo per riemergere dalla pandemia, Lorenzo era già andato oltre e aveva pubblicato un libro di poesie, “Corpo a corpo”. Al mio invito a presentare il testo in prosa ha infatti frapposto un rifiuto, ma era interessato e disponibile a presentare i suoi versi.

Ho provveduto a ordinare il suo libro e non appena l’ho ricevuto ho intanto compreso il senso del titolo. Con i versi egli ingaggia un vero e proprio conflitto “corpo a corpo” con il suo passato e il suo presente, con le sue idiosincrasie congenite, i suoi convincimenti consolidati. Egli lancia uno sguardo vuoto verso il futuro senza trovare varchi, uno sguardo cupo ricolmo di quella ipocondria congenita e ormai rassegnata ma anche corrosiva ed irriverente, nella migliore tradizione toscana.

Il libro è ricco di spunti che rimandano a diverse tematiche, tra le quali vanno segnalate quelle che rimandano al rapporto esistenziale con il padre e con il figlio, quelle che afferiscono alla presenza/assenza di una divinità superiore con cui pure si vuole dialogare o, per dir meglio, ingaggiare un conflitto. Su tutto prevale poi la straordinaria forza vitale espressa di fronte alla consapevolezza della finitezza dell’esistenza e l’approssimarsi della vecchiaia e della morte.

L’incontro di ieri sera è stato molto piacevole, a riprova della qualità dei protagonisti. Il prossimo è previsto per il 9 dicembre, stesso luogo stessa ora. Alberto Di Matteo porterà il suo libro, “Racconti del mondo rotto”. Aspettiamo di avere un pubblico più numeroso ma attento e stimolante come quello del primo incontro.

Alberto Di Matteo


LE STORIE parte 14 – LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014

Subito dopo a fine dicembre 2008 ecco la testimonianza di un’altra illustre sostenitrice di Massimo Carlesi.

Buon lavoro. Sono naturalmente d’accordo con Francesco e con Giuseppe; voglio aggiungere che il sano volontariato non è mai messo in mostra come a richiedere un plauso che non può esserci perchè se così non fosse sarebbe non più volontariato ma ricerca esibita del consenso. non voglio aggiungere altro a questa vicenda a questo intervento di plauso ad uno dei candidati messo in contrapposizione all’altro in modo veramente banale. registro invece un atteggiamento scorretto e non banale da parte della segretaria del “nostro” partito il partito di tutti noi quando si siede in prima fila a sostenere uno dei candidati alle primarie; mi era sembrato chiaro all’ultima assemblea che si chiedeva alla segretaria ed alla segreteria tutta di tenere un doveroso atteggiamento super partes, anche se sapevamo tutti che se anche si fosse rispettato tale atteggiamento, esso sarebbe stato puramnte formale; invece si è preferito non adottarlo neppure in modo formale …. e la commissione di garanzia di 35 membri che fine ha fatto? che regole di garanzia si sono dati? io propongo di inoltrare reclamo formale a questa commissione ed eventualmente discutere se sia il caso di dare alcune riflessioni alla stampa proprio su questo palese atto di partigianeria della segretaria verso un candidato. ciao a tutti, tina

Siamo ormai nel Gennaio del 2009 e cominciano i primi incontri con i sostenitori e gli elettori. Quello che segue è uno degli inviti via mail che venivano spediti, in questo caso da me.

Gentilissime\i confermando quanto precedentemente comunicato aggiungo che MASSIMO CARLESI incontrerà le cittadine ed i cittadini che lo vorranno

mercoledì 14 gennaio p.v. ore 21.00 al Circolo ARCI di Maliseti giovedì 15 gennaio p.v. ore 21.00 al Circolo ARCI di Mezzana Divulgate l’iniziativa al massimo: sarà importante che alle Primarie del 15 febbraio noi riuscissimo a portare tanta gente “normale”, quella che fondamentalmente non accetta che le “scelte” vengano fatte in modo centralistico.

Vi ricordo che SE MASSIMO CARLESI NON SI FOSSE RESO DISPONIBILE AVREMMO PRIMARIE TRUCCATE CON UN CANDIDATO UNICO GIA’ VINCITORE E QUALCHE CANDIDATO DI BANDIERA.

Grazie per quel che riuscirete a fare: ricordatevi che non lo faremo per noi, ma per la città che con MASSIMO CARLESI potrà conoscere davvero quella discontinuità necessaria a far rifiorire la DEMOCRAZIA.

Giuseppe Maddaluno

Qui di seguito poi troviamo “Una riflessione” da parte di un sostenitore di Massimo Carlesi.

Una Riflessione sulle Primarie a Prato per la candidatura a Sindaco.

 
Leggendo le note politiche sulla stampa locale ho rilevato alcune riflessioni di uno dei candidati del PD alle Primarie per la carica a Sindaco di Prato, Abati, che ricalcano in modo impressionante le proposte anticipate anzitutto nella Conferenza Stampa di presentazione della candidatura ma anche nei diversi incontri fin qui svoltisi da parte dell’altro candidato alla stessa carica sempre del PD, Massimo Carlesi.

Seguo la politica locale soprattutto attraverso la stampa ed in questi giorni ho trovato sorprendente le cronache degli incontri di Abati: sembra infatti che ripeta gli stessi argomenti con le identiche soluzioni già proposte dal Carlesi. È  possibile che ciò sia dovuto all’appartenenza alla stessa forza politica ma da iscritto al PD pratese e da sostenitore anche di Massimo Carlesi, credo che sia buona norma proprio perchè appartenenti alla stessa forza politica, riconoscere da parte dell’Abati che si è fatto convincere dal “provvisorio” avversario su alcuni aspetti. Per quanto mi riguarda, rimane certo una distinzione profonda fra i due:l’Abati è il candidato prediletto del PD pratese (la campagna del PD è ufficialmente e praticamente condotta in un solo senso) mentre Carlesi è l’espressione, tollerata dalla Dirigenza PD (una sorta di figliuol prodigo), di un gruppo sempre più sostanzioso di cittadini che vogliono con lui veder anche cambiare in meglio i metodi e la sostanza del Partito Democratico.

Grazie per la cortese attenzione

Distinti saluti L. L. Tel. XWYXWY
Comunico 3 indirizzi e-mail ed un numero telefonico di persone disposte al passa parola sulle iniziative di Massimo Carlesi.

25 Novembre – I CONTI NON TORNA(VA)NO – parte 32 per la parte 31 vedi 18 novembre

Nella parte 31 si è conclusa la riunione congiunta delle Commissioni Istruzione e Cultura del Comune di Prato del 18 dicembre 1998 dedicata al tema del “Dimensionamento degli istituti scolastici medi superiori”. In chiusura di essa, il Presidente Chiarugi aveva ritenuto “necessario un approfondimento dei problemi e quindi propone che si tenga una discussione in tempi rapidi in Consiglio comunale”.

Il giorno dopo sono io (ricordo che ero Consigliere Comunale nei Ds) ad inviare un Comunicato alla Stampa che qui di seguito riporto:

“Tutti i presenti all’incontro delle due Commissioni Scuola di Comune e Provincia hanno potuto capire che le ipotesi presentate dall’Assessore Cardillo Cardillo sul dimensionamento non erano condivise dalla maggior parte dei rappresentanti politici, alcuni dei quali (forse troppi) sentivano per la prima volta alcune questioni. Questo è davvero scandaloso e vergognoso. Io chiedo maggiori garanzie ed accuso politicamente l’Assessore Cardillo di pressappochismo e superficialità: questo soltanto perché ancora una volta mi rifiuto di credere che dietro tutto questo ci sia una vera e propria manovra: si è sentito parlare di un “SUPERMANAGER” che dovrebbe coordinare un Polo Tecnico che risorgerebbe, dopo essere stato affossato da tutti gli interlocutori, come l’Araba Fenice. C’é più di qualcosa che non torna nei conti: l’ultima é la pretesa, espressa anche ad esponenti istituzionali da alcuni docenti del “Copernico”, che certamente non parlavano a titolo personale, di trasferirsi al più presto nel solo luogo per loro possibile: il “Dagomari”. Questo è inaccettabile ed è una ragione di più per farci continuare a lottare, non tanto per il nostro territorio, quanto veramente (mi sembra retorico ma è così) per la democrazia e la libertà. Comincio ad essere preoccupato davvero, non tanto per le sorti della mia scuola, ma per quel che significa tutta questa faccenda che si va facendo sempre meno chiara. Faccio un appello a tutte le forze sociali, politiche ed economiche di questa città, faccio un appello ai parlamentari, ai sindaci e ai consigli comunali della provincia affinché si mobilitino per evitare questa ingiustizia. Il “Dagomari” non va spostato perché sta bene dove si trova e per mille altre ragioni che in questi mesi abbiamo spiegato. Bisogna cercare alternative possibili: si è fatto troppo poco finora. Ora bisogna cercare di fare qualcosa di più.

Giuseppe Maddaluno

La discussione in Consiglio comunale viene dunque calendarizzata per il 22 dicembre 1998. Nell’imminenza di questa, due Istituti medi superiori della città, quelli maggiormente coinvolti, in modo però ben diverso, intervengono nel dibattito pubblico cittadino. Gli istituti sono il Liceo “Copernico” e l’ITC “Paolo Dagomari”. Al primo è stata destinata la sede del secondo; a quest’ultimo uno spazio molto distante da quello in cui si trova e per giunta estremamente diverso, molto più piccolo ed inadeguato non solo per il legittimo mantenimento dello “stato attuale” ma anche e soprattutto per uno sviluppo della sua offerta formativa.

Molto diverse e significativamente distintive sono le reazioni. Da parte del Liceo “Copernico” c’è un fuoco di fila di tutte le categorie (insegnanti, genitori, studenti) e gli appelli vengono rivolti a tutta una serie di eccellenze amministrative e politiche. Da parte del “Dagomari” l’appello viene inviato “agli operai della Provincia di Prato”, riconosciuti come ex studenti, genitori, parenti dei loro allievi.

…32…

24 novembre – LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014 – 13 – lunedì 8, martedì 9 e mercoledì 10 dicembre 2008 vedi file PER BLOG

Breve preambolo In relazione a quel che scrivevo ieri sulla Democrazia e la sua negazione attraverso la ricerca di un unanimismo di facciata, molto importante sarebbe per tutti ricordare quel che accadde nel 2008/2009 ricorrendo ai documenti che vado pubblicando (oggi è il tredicesimo post dedicato a quelLE STORIE)

l’8 dicembre 2008 un caro compagno scriveva “Cari amici, stavo riflettendo su alcune voci che danno per certe le primarie “di coalizione”, addirittura ho sentito parlare di un confronto Abati – Mezzacappa, e sull’eventuale comportamento che dovranno …
… chiediamo di raccogliere le firme oltre che fra i componenti della Direzione, fra gli iscritti , come previsto dallo statuto. Mi farebbe piacere una vostra opinione per capire come muoverci. ”
Francesco

Da parte mia avevo ricevuto una mail da parte di un altro caro compagno della Sinistra e il 9 dicembre scrivevo

Vi inoltro il “sostegno” di un veterocomunistalaico (lo dice lui stesso) ma, vi assicuro, lo considero sincero, perchè ne avevamo parlato insieme nei giorni precedenti alla “disponibilità” di Massimo.

Buona giornata. Giuseppe

Caro Giuseppe, al  momento che “confermo” la tua e mail, la macchina mi dice che è impossibile inviare conferma di ricevuta. Allora ho pensato   di copiare L’indirizzo e fare un  “invia a “. Vediamo se funziona. Magari dammi conferma di ricevuta.

In merito a Carlesi, credo che sia una buona candidatura. L’unica possibile oggi per Prato. In tutta onestà non riesco a vederne altre. Carlesi è una persona che stimo e apprezzo molto per la sua correttezza e le sue capacità, anche se poi non è esattamente in sintonia con il mio pensiero di “veterocomunistalaico”. Cosciente delle difficoltà che lo aspettano sia nelle primarie che in seguito ad un’auspicabile elezione a sindaco, porgo il mio “In bocca al lupo” e, nei limiti delle mie possibilità anche  il mio appoggio

R. C. (nome e cognome sono criptati ma la mail in oggetto è in mio possesso diretto)

Lo stesso giorno in un commento mi riaggancio ai giochi di corridoio in corso (in realtà il riferimento a Panerati è collegato al fatto che egli era tra i candidati possibili per la Provincia e quindi aveva bisogno di “voti” interni, che a quel punto però scarseggiavano essendo tutti, o quasi, già confluiti altrove. Mi pervenivano messaggi del tipo: ” …ciao giuseppe, mi viene la richiesta di far firmare la candidatura di Panerati, a Salvatore e se possibile anche ad altri, giulia p. ad esempio, nell’ottica di un possibile e futuro contatto mi …

In effetti vi potrebbero essere degli scambi di favore, perché anche Panerati ha bisogno di firme. E’ una situazione assurda; ed anche di questo ha responsabilità la Segretaria e tutta la Segreteria che riteneva di poter gestire a suo piacimento la situazione. Comunque vada dovrebbero “pagare” questo stallo della democrazia cui ci hanno costretto.

Ciao.  Giuseppe

Il 10 dicembre scrivo al Comitato per Massimo Carlesi questa mail:

Stamattina mi ha cercato S. B. dichiarando la sua disponibilità a firmare per Massimo. Stasera probabilmente verrà a Cafaggio o perlomeno la vedrò io prima a S. Lorenzo a Pizzidimonte dove si terrà il primo Concerto delle Natalogie dell’Est.

A stasera: vi ripeto che arriverò in ritardo. Se c’è un buon numero di persone, assisterò al primo brano e verrò. Se tuttavia come spesso accade ci sono poche presenze verrò via al termine. Vi saluto.

Giuseppe Maddaluno

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23 novembre – sulla Democrazia ed alcune applicazioni – un preambolo ed un primo approccio IN DEMOCRAZIA l’UNANIMISMO non è un valore parte 1

sulla Democrazia ed alcune applicazioni un preambolo ed un primo approccio – IN DEMOCRAZIA l’UNANIMISMO non è un valore parte 1

Un preambolo –    Con l’avanzare dell’età si accumulano, grazie alle esperienze non sempre positive ma nemmeno del tutto negative (il “saggio” suggerisce che da qualsiasi evento si impara qualcosa: si può imparare, avendo la capacità di non lasciarsi corrompere dalle ambizioni), si sommano – come annunciavo – conoscenze che ti consentono di mantenere una certa equidistanza e provare a formulare concetti validi per tutti coloro che vorranno prenderli in considerazione.

La conoscenza della Letteratura nell’accezione più ampia del “termine” consente anche di poter avere dei punti di riferimento. Ed è con questi “amici” della mia vita che vado districandomi nei meandri delle problematiche, anche quelle più “basse”, nella gerarchia della loro rilevanza, da quelle locali a quelle nazionali.

Esprimerò concetti che appariranno di certo banali, ma mi piace sempre ricordare, a coloro che vorranno avvalersi di tale concezione per contrapporsi con altrettanta facilità alle riflessioni che farò, la storiella degli “Abiti nuovi dell’Imperatore” e della funzione del “bimbo” che ingenuamente osserva una realtà che ad altri, tanti e troppi, sfugge.

Osservando una “realtà” contingente, mi viene da avanzare delle tesi su alcuni aspetti della “Democrazia” applicata. In qualsiasi forma associativa, ricreativa, culturale, economica e politica, coesistono – pur se inserite all’interno di un babaglio comune di valori – opinioni e pensieri molto spesso diversissimi tra loro; nondimeno esistono ambizioni diffuse tra i vari soggetti che partecipano alla costituzione di quel nucleo associativo, anche esse assai diverse e degne di essere prese in considerazione. Accade sia nei piccoli nuclei associativi così come in quelli medi e grandi, come possono essere le formazioni politiche a tutti i livelli. Dalla loro fondazione in poi, di tanto in tanto, si svolgono i Congressi per stabilire i ruoli apicali sia di Governo che di Controllo all’interno del perimetro associativo, composto dalle persone iscritte in tempi e con modalità previste da Regolamenti interni. Più grandi sono i contenitori più facilmente diverse sono le idee che si confrontano. Ovviamente, lo ripeto, a scanso di equivoci, vado riferendomi a contesti “democratici” laddove il confronto tra “diversi” pur appartenenti ad uno stesso gruppo può anche creare uno scontro dialettico veemente, sfociando poi però in una soluzione che, tenendo conto delle differenze, vada ad operare un’unità di intenti finale.   Se tuttavia il confronto-scontro non viene realizzato in modo aperto ma finisce per svolgersi nel chiuso delle piccole stanze, definendosi solo nelle spartizioni correntizie e prefigurando un unanimismo di facciata, la funzione della Democrazia viene ad essere negata, calpestata in nome di interessi molto parziali pur se interni a quelli “comuni” dei Gruppi di Potere. Peraltro quando si arriva ad accordi poco più che “segreti” (che sono ignorati dalla stragrande maggioranza dei partecipanti) si evidenza anche l’assenza di “coraggio” nel pronunciare le idee di ciascuno dei vari contendenti. E in definitiva si ha un’ “impasse” progettuale, che – neutralizzando di fatto i processi progressivi, quelli che possono condurre ad una più coerente applicazione dei progetti costitutivi – non consente di produrre azioni positive sui vari territori di competenza.

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21 novembre – non solo Dante – Dante in napoletano

Proseguendo nella disamina di opere che abbiano toccato tematiche “dantesche” come quelle del “viaggio nell’aldilà” corre l’obbligo di menzionare una sorta di traduzione della “Divina Commedia” in dialetto napoletano. In realtà ve ne sono diverse. Una degli ultimi è “Nfierno, Priatorio, Paraviso. Nove canti della Divina Commedia in napoletano” edizione LFA Publisher del 2020.

Molto interessante è l’operazione che ha prodotto il quotidiano napoletano “Il Mattino”, fondato nel 1892 da due grandi poeti della seconda metà dell’Ottocento come Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, Eccovi un file di riferimento per poter avere un’idea intorno a quest’altra possibile proposta.

https://www.ilmattino.it/napoli/cultura/dante_in_napoletano_terzine_divina_commedia_traduzione_mattino-5684506.html

Ma quello che oggi propongo è  Il Dante popolare o la Divina Commedia in dialetto napolitano pubblicato a Napoli nel 1870 a firma di Domenico Jaccarino, professore, giornalista, poeta e saggista, nato nel 1840 a Napoli, dove morì nel 1894. Egli, nel 1867 fu autorizzato dal ministro dell’Istruzione di quel tempo, Michele Coppino a fondare la Scuola popolare dantesca a Napoli. Godetevi questi primi versi del Canto primo dell’Inferno (vv1-99).

A meza strata de la vita mia
Io mme trovaie ntra na boscaglia scura,
Ch’avea sperduta la deritta via.
Ah! quanto a dì comm’era è cosa addura
Sta voscaglia sarvaggia, e aspra, e forte,
Che mme torna a la mente la paura!
E tanto amara che pò dirse morte;
Ma lo bene pe dì che nce trovaje,

Dirraggio cose che non songo storte.
Non saccio manco dì comme passaje,
Tanto comm’a stonato m’addormette,
Quanno la vera strata io llà lassaje.
Ma pò ch’io na collina llà vedette.
Addò chella campagna se feneva,
Che ‘ncore la paura me mettette;
Guardaie pe l’aria, e arreto llà vedeva
Li ragge de lo luceto chianeta.

Che dritte fa sorcà li figlie d’Eva.
La paura no poco fuje coieta
Che dinto a chisto core èra durata
La notte eh’ io passale tanto scoieta.

E comm’a chillo ch’ a lengua affannata,
Arrivato a la riva de lo mare,
S’ avota a l’ acqua che se sbatte, e sciata:
Accussì st’arma mia stette a votare
Pe chillo luoco arreto da bardascio,
Che fice tanta gente annegrecare.
E arreposato io disse: ccà mo nascio,
Mme ncammenaie pe la riva deserta,
Sì,ca lo pede nnanze era cchiù bbascio.

E a lo principio teccote de ll’erta,
Na diavola veco de pantera,
Che de pilo ammacchiate era coperta.
E mme guardava co na brutta cera,
Anze li fatte mieje tanto guastava,
Ca voleva ì da dò venuto nn’ era.
Tiempo era, e la matina se schiarava
E lo Sole saglieva co le stelle.
Ch’aveva co isso, quanno Dio criava
E’ Ncielo e’Nterra tanta cose belle;
Mme dette da sperare e co ragione
De chella fera la pittata pelle,
E l’ ora de lo tiempo, e la stagione;
Non mperò che paura non me desse
La vista de gruossissemo lione,

Chisto pareva ‘ncontro a mme venesse,
Co la capa auta, e co arraggiuse diente,
Che lo Cielo parea nne resentesse;
E pò na lupa, che de tanta gente
S’avea magnate gamme vraccie e ccore,
Attuorno mme venette into a no niente;
E sentennome mpietto n’antecore
La speranza perdette ch’avea vista,
De saglire a lo monte ncantatore;
E comme a chillo che trisore acquista,
E de morte arrivato ntra lle strette
Cchiù l’arma soja s’arraggia, e se fa trista

Accussì chella bestia mme facette,
Che venennome attuorno chiane chiano
Fice si che a lo scuro mme mettette.
E mentre stea pe scennere a lo cchiano,
Lla nnanze a ll’uocchie mieje se presentaje
Chi zitto e muto steva da lontano.
E quanno lo vedette accommenzaje:
Piatà de me, lo dico nfra de nuje,
O ommo, o ombra, o chello che sarraje.
E isso: Ommo non già, ommo già fuje,
E lli pariente mieje fujeno Lombarde,
A Mantova nascenno tutte e dduje.
Sotto a Giulio nascette, e fuje già tarde,
E stette a Romma sotto a Ron Avusto
Ntiempo de chille Dieie fauze e busciarde.
Fuie Poeta, e cantaie chill’ommo justo,
Anea, che pò de Troja lassaje lle mura,
Quanno li Griece ficero l’arrusto!
Ma pecche tuorne a tanta seccatura?
Pecche non saglie ncopp’a chillo monte,
Prencipio e causa d’ alleria sicura?
Sì tu chillo Vergileo e chella fonte.
Che chiacchiereja comm’a no Papasso?
Lle risponnette co scornosa fronte.
0 de l’autre poete lummo a grasso,
Pe chell’opera toja, pe chill’ammore,
Pecchè letto l’ aggio io passo pe passo.
Tu si lo masto mio, tu si l’aotore,

E da te schitto io lesto copiaje
Lo bello scritto che m’ à fatto annore.
Guarda la bestia, pe essa io m’avotaje.
Saccente mio, mo damme ajuto, e ntutto:
Ch’ essa mme fa tremmà, ma proprio assaje;
Cammino àje da cagnare pe lo ntutto
Dice, pocca ie chiagnette co sospire,
Si vuò sta pe sto luoco ascuro e brutto.

Ga chesta bestia che staje a sentire.
Non fa passa nisciuno pe la strata,
Primma lo sbramma e ppò lo fa morire.
E co natura accussi trista è nata,
Che magna primma, e doppo se nne lagna
E cchiù de primma sta peggio affamata !