Non lo avevo
certamente sottinteso, non lo avevo indubbiamente mandato a dire da emissari:
il mio giudizio su tutti coloro che, per timori o per convincimenti di tipo
medievale, non hanno inteso e non intendono vaccinarsi contro il Covid19, è
stato categorico, tranchant. Allo stesso modo provo profondo dissenso verso gli
attendisti. In definitiva non li stimo in modo netto come meritevoli di essere
parte del consesso civile. Ancor più nel caso in cui chi si è sottoposto per
senso civico fosse oggetto poi di conseguenze involontarie dal punto di vista
fisiologico, quelle tanto paventate in modo empirico. Negli ultimi giorni per lo più in modo civile
ho assistito ad un dibattito surreale nella contrapposizione tra favorevoli e
contrari all’utilizzo del vaccino; c’è chi ha prodotto una riflessione di tipo
sofistico nella difesa a spada tratta delle “libertà”. Non è la prima volta che
l’umanità si ritrova a discutere di questi temi; qui di seguito, per averne un’idea,
trovate un link molto utile cui
riferirsi https://www.epicentro.iss.it/vaccini/ObbligoVaccinaleStoria
Vi si
accenna anche alla scelta di poter optare per un’assunzione volontaria, anche
se occorre tener conto che non siamo più nell’Ottocento, nè nel primo
Novecento, quando la stragrande maggioranza dei popoli non effettuava grandi
spostamenti nè delle persone nè delle merci. Viviamo in un’ epoca che abbiamo
imparato a denominare “globalizzata” ed è stata proprio questa condizione a
determinare la rapida diffusione pandemica. E’ dunque doveroso affrontare anche
i temi delle “libertà” individuali sotto quest’ottica; occorre declinarne le
caratteristiche nel pieno rispetto dei bisogni e delle “libertà” di ciascuno di
noi.
Nelle argomentazioni, come rapidamente suggerivo prima, ho notato il bisogno di arrampicarsi sugli specchi allo scopo di pervenire ad una forma di giustificazione, per non far avvertire la contrarietà verso sia coloro che si ostinano a difendere la posizione a favore del vaccino sia verso chi è in modo timido o deciso ad evitare di sottoporsi alla vaccinazione. Una di queste argomentazioni è stata la seguente: “eviterei di dire che da una parte ci sono i civili, e dall’altra ci sono i novax e i negazionisti, perché potrebbero esserci anche persone che, pur riconoscendo l’esistenza di un virus e il valore dei vaccini in generale, mantengono tuttavia una sorta di sospetto nei confronti di un vaccino per forza di cose poco sperimentato nei suoi effetti a lungo termine. Queste persone hanno ancora modo di mostrare e “agire” il proprio senso civico mantenendo le distanze, evitando la frequentazione di luoghi chiusi ed affollati, usando mascherina e lavamani”.
A tale riflessione, ponendo in dubbio il senso civico di chi non intende vaccinarsi, ho risposto: “è altrettanto forzosa la tua argomentazione, in quanto nel voler riconoscere i diritti di chi non voglia vaccinarsi per tutte le “buone ragioni” da te evidenziate, poni dei limiti molto più gravosi a carico di chi ha invece scelto la vaccinazione anche allo scopo di un superamento dell’isolamento e per poter ritornare nella maggiore tranquillità possibile ad occuparsi di socialità, di cultura, di partecipazione. Poiché dubito fortemente che chi non sì vaccina per scelta abbia le dovute accortezze rinunciando ad una considerevole parte della sua presenza civica, non posso accordare loro la mia stima.”
Estate
2020 – parte 1 La preparazione: un piccolo necessario vademecum per le vacanze
“Forzata” ma produttiva e costruttiva: la sosta pandemica per
una parte, forse minima, di noi è stata così. Ora, il caldo…e l’abitudine ci
spingono a cambiare aria: si sceglie di non allontanarsi troppo ma allo stesso
tempo di non andare troppo lontano. La vacanza estiva ci impegna. Non può
essere casuale la scelta del luogo dove fermarsi. Abbiamo impegnato alcuni
giorni facendoci aiutare dalla nostra capacità di spippolare sul web; abbiamo
escluso alcuni luoghi dove ci eravamo già fermati in altre occasioni: negli
anni Settanta in un campeggio tra Donoratico e La California, che ancora adesso
è situato, anche se notevolmente ampliato e migliorato, subito dopo l’Oratorio
San Guido, celebrato dal Carducci, all’incrocio del lungo viale alberato da
2400 cipressi; in altre occasioni eravamo stati sulla Riviera della Versilia da
Livorno a Pisa, Marina di Tirrenia, a Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Massa
fino a Pontremoli per i miei impegni professionali. Ci eravamo fermati un po’
di più nuovamente a Donoratico negli anni Novanta insieme ai piccoli; ma, lo si
sa: quando i piccoli sono “piccoli” si vanno a cercare luoghi adatti per loro,
come parchi gioco ed attività ludiche, e poi si sta sulla spiaggia a costruire
castelli di sabbia e la sera si va a dormire aspettando che l’alba sia poi
serena.
Per quest’anno pensavamo sin dall’inizio a luoghi tranquilli come Campiglia e
Massa, entrambe “Marittime” ma, in contrasto con il nome, collinari ed
abbastanza lontane dalla costa. E così con l’aiuto del web e di un tam tam
amichevole ci siamo mossi. Il web ci suggeriva alcune proposte tra Venturina,
Cafaggio, Castagneto Carducci, Suvereto e Massa Marittima con incursioni verso
l’interno, fino a Sassetta: quest’ultima, scartata proprio per una collocazione
ben distante dal mare, forse più adatta agli amanti della montagna e dei bagni
termali, rimanevano per l’appunto Venturina, Campiglia e Massa che, pur essendo
lontana, ci attirava dal punto di vista ambientale. Una nostra cara amica ci
proponeva Campiglia e ci fornì un contatto telefonico.
Posti insieme le indicazioni telematiche e quelle “amicali” avviammo i
contatti. Sul web funzionano i siti dedicati a “Case vacanze, affitti temporanei
estivi e non”. La maggior parte di questi afferisce a dei motori di ricerca
(trivago, housetrip, holidu, casavacanza e altro) che tuttavia non ti
consentono in generale di renderti conto a pieno della validità – e veridicità
– delle proposte ed inoltre non permettono ai proprietari di entrare in
contatto con i clienti (a meno che il contratto non preveda un pagamento a
monte per l’iscrizione e la pubblicazione). Proprio per evitare sorprese (le
più varie: una truffa in piena regola; una collocazione inappropriata rispetto
alla proposta, per esempio un luogo rumoroso per chi cerca tranquillitù e
quiete; un ambiente inadeguato ai bisogni, come per esempio due camere da letto
al posto delle tre pubblicizzate) e vista la distanza non siderale per noi che
stiamo a Prato dopo aver visitato molti siti scegliamo alcune proposte e dopo
aver lasciato i nostri recapiti di posta elettronica e telefonici poniamo
quesiti sperando che i proprietari si facciano vivi.
Estate
2020 parte 3. La partenza per la ricognizione
…e sì! A quarantotto ore da venerdì 5
giugno le previsioni meteorologiche ci dicono che il tempo non sarà dei
migliori. E’ la stessa signora Patrizia che ci consiglia di prorogare di un
giorno la nostra visita: peraltro lei non ci sarebbe, mentre invece sabato 6,
sì, è bel tempo e lei sarà a Campiglia. Per diversi buoni motivi, il primo dei
quali è che non pensiamo di trattenerci due giorni telefono alle due “signore”
con cui abbiamo interloquito, entrambe di Venturina e riesco, anche se con fatica
e con qualche lieve punta di sospetto da parte loro, a differire il nostro
sopralluogo.
Peraltro di sabato nostro figlio non sta quasi mai a casa: già il venerdì sera
è via e quindi di buon mattino ci avviamo prendendo la Firenze-Mare. Come di
consueto abbiamo preparato qualche panino e dell’acqua, che potrebbe esserci
utile (“potrebbe”, perché quasi sempre nell’ansia e nella furia di vedere il
mondo, con ciò che è nuovo e ciò che è cambiato, soprattutto i panini fanno
ritorno a casa e vengono consumati solo allora), una cartina stradale 1:500.000
e la classica Guida rossa del Touring Club Italiano della Regione Toscana.
Google Maps non ci è molto utile nella prima fase: la direzione la conosciamo
ed è quella verso Pisa Nord. Da lì poi si devia verso Livorno – Grosseto fino
al casello di Rosignano dopo il quale si procede dritti per l’Aurelia fino a
Venturina-Campiglia Marittima. L’impegno è quello di chiamare a telefono le due
signore per concordare l’appuntamento una mezzora prima. Il viaggio prosegue liscio
fino ad un chilometro dal casello: la fila è annunciata come lunga; non avevamo
fatto il conto sul fatto che di sabato benchè sia nei primi giorni del mese di
giugno qualcuno più che nei giorni lavorativi si sposti verso il mare, verso
l’imbarco per l’Elba (il porto più vicino e quindi più conveniente è quello di
Piombino non quello di Livorno). Poichè da sempre non utilizziamo nè tessere
come Viacard nè tantomeno carte di credito (ci limitiamo ad una debit card e
fatichiamo a ricordarci il pin) o Telepass dobbiamo fare la fila, che negli
ultimi tempi è ancora più lenta ad essere smaltita perché con il Covid19 hanno
ridotto al minimo – fino ad arrivare alla totale cancellazione – la presenza di
addetti alla rscossione del pedaggio. Pertanto non è infrequente trovarsi di
fronte a dei rallentamenti all’uscita per le varie difficoltà connesse al
pagamento del pedaggio (incomprensione dei messaggi, rifiuti tecnologici,
inconvenienti vari). E puntualmente qualcuno di questi problemi coinvolge uno o
più autoveicoli e ci si pianta lì per minuti e minuti, ingrossando le file.
Lasciamo la E80 e iniziamo l’A1, l’Aurelia, la nuova (la vecchia SP 39 scorre
più o meno sempre al fianco della nuova, incrociando però centri abitati a
volte anche affollati) che scorre dritta e ci porta velocemente verso Cecina,
La California, dopo cui incrociamo il tempietto di San Guido e il filare di
cipressi che porta a Bolgheri, Castagneto Carducci mare, Donoratico fino a San
Vincenzo all’annuncio della cui uscita abbiamo un attimo di sbandamento: c’è
scritto “Venturina”. Ci fermiamo e consultiamo per la prima volta la cartina e
comprendiamo che certamente uscendo si arriva a Venturina ma è solo la prossima
quella che arriva direttamente in città.
ESTATE
2020 – parte 4 – arrivo a Venturina (per la parte 3 vedi 13 settembre )
Prima di uscire, però, ci fermiamo ad un Autogrill per alcune
operazioni “fisiologiche” ma soprattutto per sentire le nostre interlocutrici
proprietarie di appartamenti. Avevamo già fissato per le 10.00 circa con una di
loro; l’altra ci aveva fatto comprendere che bastava avvertire perché si
rendesse disponibile. La terza persona l’avremmo vista nell’arco di tempo tra
la prima e la seconda. Decidemmo comunque di avvertire che eravamo a pochissimi
chilometri dall’uscita di Venturina, rassicurando che non ci sarebbero stati
nuovi impedimenti.
Venturina è un piccolo borgo disteso nella pianura da cui poi si
sale a Campiglia Marittima. E’ infatti, pur avendo la prevalenza numerica della
popolazione complessiva, solo una frazione di quella cittadina che è a 232
metri sul livello del mare. Venturina proprio perchè alle pendici del Comune
più importante si avvale di alcune fonti termali, due delle quali sono rinomate
non solo tra i territori della Maremma ma anche fuori da questi. Il complesso
più importante, che personalmente conosciamo da alcuni decenni, essendoci stati
con i figlioli ancora piccoli una ventina d’anni or sono, è il Calidario. Si
tratta di un complesso di vasche termali e di una serie di residence che si trovano
proprio alle pendici del territorio del centro storico di Campiglia,
prevalentemente medievale. Accanto a queste poco distanti ci sono le Terme di
Venturina, una struttura moderna con vasca enorme ed anche in questo caso con
la possibilità di trovare ospitalità nell’Hotel omonimo. Al di là della strada
principale, Via delle Terme, un tratto dell’Aurelia Nord, vi sono due laghetti
che possono, nelle ore più calde della giornata, ristorare il turista che non
voglia utilizzare le spiagge, che distano poco meno di un chilometro in linea
d’aria, di cui poi parleremo.
Venturina, lo impariamo subito in modo diretto, è così chiamata
perché vi battono i venti in modo anche intenso e piacevole durante l’estate,
smorzando così il senso d’afa. In modo indiretto ce lo confermano anche le
persone che incontriamo. Quando arriviamo è ancora fresco e ci lasciamo
accompagnare dal navigatore cellulare. Ci sono delle attività di trasformazione
alimentare, come la PETTI: ci passiamo accanto. E poi dopo aver superato la Caserma
dei Carabinieri, girando a destra lasciamo a sinistra il Corso principale del
paese. A trecento metri il congegno elettronico ci dice di girare a sinistra,
anche se i cartelli non indicano tale possibilità ma vediamo che altri prima di
noi vi accedono. A destra c’è la Conad ed un centro commerciale modernissimo ma
veniamo sospinti a girare a sinistra alla rotonda e procediamo diritto,
costeggiando il Parco della Fiera. Lungo tutto il percorso il muro perimetrale
del lungo Viale è adornato con una serie di ritratti che grandi artisti
contemporanei hanno dedicato a grandi donne della Storia.
….4…
ESTATE 2020 – parte 5.
Ci fermiamo per osservarle. C’è Alda Merini, Margherita Hack, Fernanda
Pivano, Frida Khalo, Malala, Maria Callas, Maria Montessori, Marie Curie,
Monica Vitti, Bebe Vio, Madre Teresa di Calcutta, Tina Anselmi, Nilde Iotti,
Samantha Cristoforetti, Mina, Rita Levi Montalcini, Rosa Ballistreri, Rosa
Luxemburg, Rosa Parks e tante altre: in tutto 54 ritratti, che mi fermo a
riprendere.
E’ una Mostra permanente realizzata nell’ambito della collaborazione tra il
Comune di Campiglia e l’Accademia di Belle Arti di Firenze con il titolo
“CampigliAccademia, giovani artisti e committenza pubblica”. Il titolo è
“Fiera!” e con esso si sottolinea la straordinarietà delle figure femminili di
cui l’umanità deve essere orgogliosa.
La Fiera è ancora chiusa, deserta: la pandemìa ha fermato tutte le
operazioni di conoscenze e di scambio intorno ai prodotti, locali e non
solo, di artigianato, industria, commercio e
agricoltura. L’ingresso principale è spalancato ed il piazzale è vuoto.
Subito dopo c’è la sede del Comune davanti alla quale fa bella mostra una
installazione complessa in bronzo che ricorda proprio il mondo del lavoro.
Abbiamo già un appuntamento fissato: il desiderio è di fermarsi per osservare
ma proseguiamo affidandoci alle mappe elettroniche, che in modo straordinario
stanno funzionando. Passiamo anche accanto alla deviazione per Campiglia, la
superiamo e superiamo anche quella per il Calidario. Imbocchiamo una stradina
collinare che ci conduce ad un fronte chiuso, oltre il quale ci sono uliveti.
La voce del dispositivo ci dice che “siamo arrivati a destinazione”. Ed in
realtà, usciti dall’auto, vediamo una giovane donna in un giardinetto che,
avendo intuito (come peraltro noi) il motivo del nostro arrivo (d’altra parte
in quella strada non c’è molto movimento umano), ci sorride e ci saluta, da noi
pienamente ricambiata. Un’appassionata di giardinaggio non può non palesarsi
che in tuta da lavoro e con un rastrello, con il quale sta raschiando il
terreno, un po’ disordinato, e capiremo subito il perché. E’ una villetta un
po’ trascurata, forse per qualche tempo (uno o due anni) abbandonata, composta
da un seminterrato, che non vedremo, perchè non disponibile per l’uso da noi
richiesto, da un piano rialzato che è suddiviso in due porzioni abitative ed un
primo piano. A noi interessa una delle porzioni del piano rialzato, quella che
contiene due camere da letto o comunque la possibilità di almeno quattro posti
letto. La padrona di casa è molto cortese e ci spiega perchè mai nella proposta
di affitto si parla di “Villetta con giardino “LE TARTARUGHE””, facendocene
incontrare alcune lungo il cammino che porta all’ingresso riservato
all’appartamento: sono lì tranquille a consumare foglie di insalata. Ci
accompagna precedendoci verso l’ingresso che è posto sul retro del fronte strada
dove c’è anche uno spazio semicoperto dove poter organizzare, all’occorrenza,
pranzi e cene, colazioni e merende con barbecue e forno. Il resede è dotato
anche di tavoli e sedie sotto un piccolo pergolato. All’appartamento si accede
attraverso pochi scalini. Dalla porta si accede subito allo spazio cucina,
collocato in un vano corridoio, piccolo sì ma adatto di certo ad una sosta
breve pur di un mese intero. Di sicuro, ben inserito per poter servire chi
volesse utilizzare gli spazi esterni per i momenti conviviali.
ESTATE 2020 – ancora a giro per Venturina – parte 6
Ci complimentiamo per lo spazio ed anche per la cura
per la Natura che si intravede anche nella presenza di nidi, probabilmente di
“merli”, nelle vicinanze degli arredi del giardino, che stanno a
dimostrare la loro tranquillità in un luogo – come detto prima – un po’ fuori
dai traffici urbani. Ad ogni modo, vogliamo vedere anche le altre proposte e
dunque “Le faremo sapere” salutando la giovane proprietaria che ci aveva
accompagnato nell’appartamento ben arredato e confortevole.
Prima di ripartire ci accertiamo che la proprietaria
dell’altro appartamento di Venturina sia già in loco.
Avuta la conferma, con l’indicazione del luogo da
raggiungere, impostiamo il dispositivo Google Maps e ripartiamo. La signora ci
rassicura che, non appena sarà in sede, ci invierà un messaggio su whatsapp.
In pratica facciamo una parte della strada che avevamo
percorso: incrocio del Calidario, sede periferica del Comune e Fiera. Infatti
parcheggiamo proprio nello spazio dove – ci dice la signora – si svolge ogni
venerdì il Mercato cittadino.
Siamo a due passi dal Corso centrale della cittadina,
via Indipendenza. Ed essendo arrivati con un certo anticipo rispetto a quanto
prefissato ci allunghiamo per un rapido sopralluogo. Molto rapido, anche perché
eravamo appena all’imbocco e c’è arrivato il messaggio.
L’appartamento è in una palazzina meno agreste
rispetto a quella che abbiamo visto prima. E’ al primo ed ultimo piano. Si
salgono una trentina di scalini dopo essersi inoltrati nella parte tergale dove
c’è un altro appartamento, più piccolo rispetto a quello che abbiamo opzionato,
al quale si accede per uno spazio giardino ampiamente usufruibile ma di
pertinenza escusiva di quel locale. La signora ci attende alla porta
superiore e ci accoglie con un sorriso prontamente coperto dalla mascherina.
Ormai siamo abituati a questo modo di sopravvivere: la chiamano “resilienza”.
Anche noi caliamo la “maschera” dopo aver risposto al saluto anche con un
gesto della mano. L’appartamento è stato a tutta evidenza rimesso a nuovo da
poco tempo e non è stato molto utilizzato. Dall’ingresso si procede in un ampio
vano corridoio plurifinestrato con doppi vetri e persiane nuove e moderne. Di
fronte alle finestre si aprono una cameretta che accede ad una parte
esterna ed un ampio bagno finestrato. In fondo poi si accede alla camera da
letto matrimoniale che affaccia anch’essa sul terrazzo. In fondo, seminascosto
da un drappo, un grande ripostiglio areato da un ampio finestrone.
Ritornando verso l’ingresso, e girando a destra (a
sinistra, entrando) si accede al salotto, molto spazioso e luminoso, dove ci
sono anche due divani-letto matrimoniali. Da questo attraverso una porta
finestra come quella della camera da letto grande si esce sul terrazzo, che è
spaziosissimo e utile per i momenti conviviali. La cucina è minimale: uno
spazio angusto che a tutta evidenza è destinata ad un uso limitato. C’è frigo,
cucina e forno; lavello e scolatoio con una piccola dispensa: quel che dovrebbe
bastare per una famiglia che preveda di utilizzare solo casualmente la cucina.
Non è la nostra famiglia, mi vien da pensare. Siamo abituati a trascorrere
parte importante della giornata “ai fornelli”. Esprimiamo questo nostro
personale rilievo. Ma, in generale, pur se diverso dall’altro, questo
appartamento ci sembra meglio adatto per poter ospitare amiche ed amici, oltre
i nostri figli.
ESTATE 2020 – dopo
Venturina su per Campiglia – parte 7 (per la parte 6….)
Ed è inoltre molto vicino a quello splendido carosello di
ritratti di “donne celebri”. Ed è vicino al Corso principale, via Indipendenza.
A pochi passi ci sono ben tre Supermercati; ma, salutando la gentile signora,
“Le faremo sapere”, diciamo anche a lei, come all’altra poco prima,
e “Ci attendono su a Campiglia Marittima verso le undici” guardando l’orologio
che ormai implacabilmente ci avvertiva di essere in, pur lieve, ritardo.
Per Campiglia la strada da imboccare è poco distante da lì.
Mentre saliamo su per i tornanti e la vista sulla pianura si allarga a
dismisura fino a spingersi oltre le rive del mare da una parte della lunga
spiaggia di Rimigliano con il promontorio di Baratti e Populonia, verso alcune
isole dell’Arcipelago, come Capraia e Gorgona ed in lontananza la parte estrema
settentrionale della Corsica est e dall’altra oltre Piombino. Intanto Mary
chiama la signora Patrizia, ma il cellulare non sembra funzionare. Mi viene in
mente di richiamare la nostra amica di Prato che ci aveva dato l’indicazione
per Campiglia; ci fermiamo in un varco su per i tonanti e mentre ammiriamo il
paesaggio la chiamo. Mi conferma che spesso mentre ci si muove per le stradine
del borgo alto non si agganciano le linee; mi dice che cercherà Patrizia perché
a volte è da un’amica. Dopo due minuti mi invia un messaggio su whatsapp:
“Giuseppe chiama Patrizia perché ti sta chiamando ma scatta subito la tua
segreteria telefonica….” e poi mi dà l’indirizzo ” è sotto casa in strada”.
Decidiamo di muoverci da dove siamo e di salire fino a su.
Arriviamo su e cerchiamo un parcheggio; nel mentre leggendo
delle indicazioni ricordo che a Campiglia c’è anche un Campeggio, che qualche
anno fa era gestito da una mia ex collega. Ma non c’è tempo per fermarci.
Troviamo un parcheggio libero sotto la Rocca subito dopo la Stazione dei
Carabinieri. Riprovo a chiamare Patrizia e questa volta sono più fortunato.
Scopro che nel paese non è sempre facile il collegamento dei servizi
telefonici, ma Patrizia finalmente è in linea e ci dà le indicazioni giuste per
raggiungerla.
C’è dal parcheggio una lunga ripida scalinata. Utilizziamo il
corrimano per aiutarci a percorrerla. Sulla sommità c’è una piazzetta sulla
quale si trova il Teatro dei Concordi. Da quella si accede nel cuore di
Campiglia attraversando una delle porte della Campiglia antica. E’ la via
Buozzi che sale lievemente verso la Piazza del Mercato che si trova in alto a
destra salendo: in una cornice teatrale rialzata e contornata da scalinate
fiorite c’è uno spazio utilizzato come esterno di un bar. Attraversando un
ultimo àndito ci ritroviamo nella piazza principale ricca di vitalità e di
luoghi adatti alla socialità, Piazza della Repubblica. E’ l’ora dell’aperitivo
prima del pranzo. Patrizia ci ha dato indicazioni e ci attende: non possiamo
fermarci. Ci inerpichiamo per un’erta: è una stradina lastricata con grandi
massi lisci che dovrebbero essere anche scivolosi nella stagione della pioggia
e della neve; infatti ci sono dei corrimano da un lato che aiutano a non
caracollare soprattutto in discesa. “Vedrete due cani sulla porta!” aveva detto
la signora Patrizia. E infatti di lì a poco al numero civico che ci aveva
indicato abbiamo intravisto le sagome dei due cani, che in modo corretto ci
hanno salutato con un timido abbaio di ordinanza.
ESTATE 2020 Parte 8 – Campiglia
Timidamente e condizionati dalla presenza canina, abbiamo
suonato alla porta e Patrizia dall’alto di una scala interna ci ha detto di
salire. Ci mostra l’appartamento e ci anticipa che ad ogni modo non intende
affittarlo: ci verrà lei: anche a causa della pandemìa, quest’anno,
diversamente dal solito, a luglio non andrà all’estero. Ci mostrerà poi un
altro appartamento di un suo amico. In realtà avevamo capito che per luglio
sarebbe stato disponibile e siamo in qualche modo delusi anche se non lo
lasciamo intravedere. Dal soggiorno si gode una straordinaria vista su tutta la
pianura. Ad ogni buon conto, anche se l’appartamento è di certo collocato in un
contesto davvero affascinante, guardandoci negli occhi, io e Mary, ci
comunichiamo un certo imbarazzo ed un segreto sospiro di sollievo. In realtà,
un po’ ci aveva spaventato l’idea di dover percorrere tutti i giorni quei
tornanti con l’auto e quelle stradine scoscese a piedi, semmai con bagagli e
varie borse delle spese alimentari che di solito sono abbondanti.
Patrizia ci mostra gli altri ambienti: l’appartamento è un
insieme di camere che si innestano su un corridoio formato da una doppia
scalinata interna: si tratta di un terratetto ed in qualche modo più che le
tipologie toscane a me ricorda ambienti mediterranei, come quelli della mia
isola, Procida. Sarà perché da lì lo sguardo si spinge verso il mare, lo stesso
nel quale ho navigato per tanti anni sin dalla prima infanzia, il Tirreno.
Lo dico alla padrona di casa e i miei occhi luccicano di
malinconia.
Patrizia, però, vorrebbe non deludere quelle che giustamente
considera le nostre aspettative: ci propone di visionare un altro appartamento
poco distante. Lasciamo i due cani a far da guardia alla casa: le porte sono
aperte proprio come nelle abitazioni isolane a mia memoria – anche se forse nel
tempo questa abitudine è andata a modificarsi. Ci spostiamo di un centinaio di
metri poco più in giù in una stradina parallela. L’abitazione è molto più
angusta e poco luminosa (non c’è lo stesso affascinante affaccio della casa di
Patrizia), anche se ben arredata con il segno della Cultura: ci sono tanti
libri. Apprezziamo proprio questa caratteristica, rivelando che tuttavia non
può essere per noi: a stento ci staremmo Mary ed io.
Patrizia comprende e decide di sentire una sua amica, che
possiede altro immobile. Nel mentre cerca di contattarla, usciamo per
recuperare i due amici custodi della casa. Insieme a loro ci spostiamo verso la
piazza e ritorniamo in Piazza del Mercato, dove ci lascia con i due cani, i cui
guinzagli vengono legati ad uno di quegli anelli che verosimilmente in un borgo
agreste come Campiglia servivano a legare le cavezze degli equini, e si
inoltra in un vicolo per poter contattare in modo diretto l’amica, che
non si riesce a rintracciare a telefono.
I due cani sono molto diversi tra loro e solo uno appare
innervosito dai vari passaggi di altri cani al guinzaglio dei loro padroni;
l’altro appare quasi infastidito da quell’atteggiamento.
ESTATE 2020 – parte 9 – Campiglia con
Carol e Cloe
Cloe e Carol, sono due femminucce. Cloe
è mediamente alta ed è un border collie molto tranquillo; Carol è invece una
bastardina simpaticissima ma nervosetta. Non appena passano altri cani ringhia
e abbaia. Cloe è del tutto disinteressata a questi riti. Una delle signore che
passeggia con un canino minuscolo anch’esso partecipe della cagnara se lo
prende in collo e si avvicina chiedendoci lumi sulle nostre provvisorie amiche.
Spieghiamo all’incirca che non sono nostre e poi in modo per noi
involontario intavoliamo un dialogo e veniamo con grande precisione di dettagli
a conoscenza della “vita” e degli “amori” della “signora” che poi, anche
probabilmente perchè era riuscita ad intuire che non ce ne importava proprio
nulla, va via poco prima che Patrizia facesse ritorno.
In realtà veniamo a sapere che l’amica
non possedeva ma gestiva un altro immobile, ma non aveva in quel momento le
chiavi. Esprimiamo in modo un tantino più chiaro quelle nostre perplessità non
tanto sugli immobili (quello di Patrizia ad esempio è stupendo) quanto sulla
impervietà del sito. Ma, lo confermiamo a Patrizia, il luogo è affascinante ed
accettiamo l’invito a visitarne altre parti. Raccontiamo a Patrizia
dell’incontro con la signora e le chiediamo perché mai Carol è sempre così
timorosa ed agitata. E Patrizia ci racconta la storia di quella cagnolina, di
come e quando l’ha adottata. Attraverso contatti sui social aveva saputo di
quella cagnetta ed era stato amore a prima vista. Era stata abbandonata sotto
un cavalcavia all’altezza di Giarre sulla strada che porta da Messina a
Catania. Aveva notato dal video che somigliava tantissimo alla sua Carol,
un’altra bastardina venuta meno qualche giorno prima per vecchiaia. Era stata
una sua compagna fedele e dolcissima e vedere una sua sosia le fece immaginare
che fosse un segno del destino con una sorta di metempsicosi animale. aveva
contattato subito il recapito del Centro di raccolta randagi di Giardini Naxos
ed aveva subito fissato un appuntamento. “Bella, questa storia!” “E’ per la
paura di poter essere nuovamente abbandonata, che ha questo modo falsamente
aggressivo. In realtà è buonissima, dolcissima” e Patrizia continua ad
accarezzarla con affetto.
Tutti insieme ci avviamo verso la Rocca; occorre ovviamente salire ma Patrizia
ci conduce per strade meno impervie, vicoli suggestivi. A metà strada in uno
dei vicoli un po’ più larghi ci attende uno strano incontro.
A metà percorso ed al centro della
stradina lentamente si muove verso di noi un gatto nero chiaramente minaccioso.
Viene in mente “una lonza leggera e presta molto” ma non siamo all’Inferno.
Cloe e Carol procedono con eccessiva prudenza, quasi fingendo di non vedere,
tenendosi a distanza dal soggetto che a tutta evidenza giudicano pericoloso. Il
gatto in posizione di attacco con la coda ritta non si sposta dal centro e
segue con gli occhi furenti il nostro passaggio. “Siamo salvi!” penso tra me e
me, superato il rischio, ma la bestia ci segue con gli occhi e con il passo
felpato. Svoltiamo per una nuova stradina che si inerpica verso la Rocca. Prima
di rigirare nuovamente per un altro tratto mi giro a controllare e noto uno
degli occhi del felino che si affaccia a verificare da parte sua se il pericolo
è scampato, se gli intrusi si sono allontanati. “Ciao ciao, simpatico
micione!”.
10.
La Rocca di Campiglia è una straordinaria imponente struttura
altomedievale dalla quale si domina l’intero territorio della provincia di
Livorno. Patrizia rimane giù con Carol e Cloe e noi saliamo su per le scale
metalliche per poter osservare il vasto panorama. Fa caldo ed è quasi l’ora del
pranzo; noi pensiamo di fare una rapida merenda, in qualche pizzeria. Invitiamo
anche Patrizia, che declina, aggiungendo che ha fatto colazione molto tardi e
che mangerà qualcosa di leggero intorno all’ora del tè. Scendiamo insieme verso
il parcheggio, percorrendo una strada che è contornata da ampie siepi di
lavanda fiorita che sprizza un intenso profumo. Ne strappiamo un rametto per
appropriarci di quella fragranza. Patrizia si ferma in un negozietto di generi
vari che sta per chiudere: non so di cosa abbia bisogno, ma ci saluta con la
promessa di un “Arrivederci!”. Ricambiamo anche con un sorriso verso le
due simpatiche cagnette.
Ritorniamo verso Venturina. Prima di salire su avevamo
adocchiato una pizzeria, mentre attendavamo l’arrivo della seconda proprietaria
ed eravamo lungo via Indipendenza. Ci fiondiamo là direttamente ed è proprio
per un pelo che la troviamo aperta. Prendiamo un paio di tranci e due birre e
non potendo trattenerci al tavolo ci muoviamo sempre con l’auto verso un Parco
vicino, intravisto su Google Maps. Ci sono anche dei tavoli per picnic e
accanto due laghetti. L’acqua è calda e proviene dalle zone termali, il
Calidario e l’Hotel delle Terme Caldana. Un posto meraviglioso pieno di
vegetazione tipica – soprattutto canneti e rovi – e con una fauna molto ricca,
non solo avicola ma anche ittica che si sviluppa lungo le canalizzazioni. Il
clima è ottimo e si sta davvero bene. Ma abbiamo l’intento di vedere altri
appartamenti. In realtà non siamo riusciti a contattare preventivamente altri
proprietari o, meglio, così come già esposto nella prima parte di questo blocco
dedicato all’Estate 2020 (quella del Coronavirus 19), ci abbiamo provato ma non
è stato facile, anche perché gli annunci si riferiscono a portali immobiliari
che non consentono un contatto diretto.
Decidiamo dunque di spostarci verso la costa, che non dista in
linea d’aria più di un paio di chilometri. Ci spostiamo a naso orientandoci in
modo un po’ artigianale e ci ritroviamo in mezzo ai campi senza più una
certezza. Riprendiamo lo strumento elettronico che ci dia una migliore resa e
così prendiamo una strada molto diritta che passa prima davanti agli
Stabilimenti di produzione Petti e poi da un lato e dall’altra grandi
appezzamenti di terra coltivati a pomodoro targato con lo stesso marchio.
Usciamo sulla strada provinciale principale della Principessa
(il riferimento è alla Principessa di Lucca e Piombino sorella di Napoleone,
Elisa Bonaparte Baciocchi). Collega San Vincenzo a Piombino. Giriamo prima a
sinistra e poi a destra per entrare nella località Baratti. In realtà non
abbiamo fissato alcun appuntamento né tanto meno avevamo adocchiato qualche
proposta. E, poi, a Baratti non vi sono molti insediamenti abitativi:
bisognerebbe salire su a Populonia, ma anche quel borgo è piccolissimo.
Percorriamo un quattrocento metri e giriamo a destra per andare verso la
spiaggia sulla costa che è straordinariamente incantevole, ancor più per noi,
gente di mare.
11.
Eravamo stati già un paio di altre volte a Baratti; in una di queste
avevamo anche partecipato ad una visita guidata agli insediamenti archeologici
etruschi, una classica necropoli (della civiltà etrusca poco più si conosce e
molti riferimenti di tipo sociale ci appaiono dalle urne e dagli arredi
funerari); in quell’occasione eravamo in campeggio tra Donoratico e Marina di
Bibbona e approfittammo di una serie di proposte riservate ai “turisti” per
conoscere meglio la zona: non eravamo ancora diventati “toscani” e la
ricognizione estiva serviva anche a cercare un nido più caldo e accogliente.
Avevamo in quel tempo per un po’ pensato di trasferirci a Volterra, dove
eravamo stati in un’altra escursione, tanto ci era piaciuta.
Non c’è tempo per ripetere quella visita nè di salire su verso Populonia
dove da qualche anno, dopo che ci si era stati solo per una visita lampo al
minuscolo borgo, ci sono stati dei ritrovamenti di epoca romana di notevole
interesse. “Ci ritorniamo più in qua” ci siamo detti, andando poi a piedi verso
la spiaggia attraverso la pineta. Ci colpisce un’indicazione di tipo turistico
che indica di proseguire sulla destra delle dune per un sentiero abbastanza
ampio. “Casa Saldarini” c’è scritto. Non se ne ha cognizione; in nessuna guida
viene riportata; ma la curiosità, anche se il tempo stringe, è molta e ci si
addentra. In fondo, dopo alcune casette tipicamente turistiche estive, c’è un
recinto un po’ più alto ed elegante. Ci avviciniamo e su una delle ante del
cancello di metallo c’è un’altra insegna: “Casa Dinosauro” c’è scritto.
Attraverso le inferriate del cancello si intravede una struttura a dir poco
originale. Ci sono anche dei manufatti abitativi a palafitte ed alcuni
spazi coperti da una sorta di manto preistorico con scarse aperture. Ad aver
tempo sarebbe bello visitarlo, ma rinunciamo attendendo altri giorni più lunghi
e liberi. E’ ad ogni buon conto una sorpresa e qualcosa che non si conosce.
Tornati sulla piazzetta di fronte al Golfo salutiamo il mare e riprendiamo la
navigazione via terra. Torniamo sulla strada principale, quella detta della
Principessa, andando verso sinistra (a destra si va verso Piombino, ma abbiamo
idea di ritornarci un altro giorno) percorrendo tutta la strada che attraversa
il Parco naturale costiero di Rimigliano ricchissimo di elementi sia faunistici
che floristici e che arriva nel cuore del centro di San Vincenzo. Abbiamo
escluso di cercare qui un appartamento; troppo affollato ed in questo tempo di
pandemìa non ci sembra del tutto adatto: detta così non è neanche vero,
perchè non ci è mai piaciuto stare nel carnaio.
Ed è così che alla prima rotonda che ci riporta verso l’Aurelia svicoliamo.
La nostra idea è andare all’interno: verso Castagneto Carducci. Un luogo,
anche questo, alto da cui dominare il paesaggio. C’eravamo stati in un paio di
altre occasioni, in una delle quali avevamo soggiornato con i figlioli ancora
molto piccoli a Marina in un appartamento circondato da alti pini e dalla
macchia mediterranea. Il mare non ci era molto piaciuto: troppo alto ed
insidioso. Ma di sera si giravano i borghi dove fervevano proposte culturali di
un livello più che dignitoso.
ESTATE 2020 – parte 12 Castagneto
Subito dopo aver lasciato San Vincenzo proseguiamo lungo l’Aurelia vecchia;
scarso è il traffico: per fortuna. E sì, perché dopo un paio di chilometri ci
si trova di fronte ad uno di quegli spettacoli della Natura inatteso. Una
famiglia di cinghiali, mamma babbo e sei piccolini transitano in fila indiana.
Li vediamo abbastanza in tempo, e quasi certamente anche grazie alla bassa
velocità “turistica” con cui ci si muove rallento inserendo il lampeggiante per
segnalare la forzata sosta ai veicoli che seguono. Sono rapidi anche se la
sfilata è davvero una bella sorpresa, che da sola varrebbe un viaggio.
Dopo altri pochi chilometri rientriamo verso la collina girando a destra
per la Strada detta dell’Accattapane che porta alle falde del colle sul quale
si trova Castagneto. Qui non abbiamo appuntamenti e si conta sulla possibilità
di trovare qualche agenzia immobiliare aperta. Ci inoltriamo sulla strada che
costeggia il fianco meridionale dell’antico borgo e poi, prima che si innesti
la strada Provinciale 329 Passo di Bocca di Valle che porta verso Sassetta
saliamo fino al limite alla ricerca di un parcheggio. Una impresa perché non si
trova un solo posto libero. Torniamo indietro dove avevamo intravisto un varco
e riusciamo a parcheggiare. Attraversiamo il Viale Giovanni Pascoli ed entriamo
nel cuore di Castagneto. Adocchiamo subito un’Agenzia, che tuttavia è chiusa ma
c’è una indicazione telefonica. C’è il nome di una donna. Provo a chiamare
senza fortuna. Lascio tuttavia un messaggio. Proseguiamo il nostro percorso
turistico fino al Palazzo Comunale dove si celebra il grande poeta che visse in
questi luoghi nella sua fanciullezza. Davanti ad esso c’è una terrazza da cui
si vede il Corso Vittorio Emanuele, che con la presenza di molti esercizi
commerciali appare essere la parte più viva del paese. Mentre vi ci affacciamo
squilla il telefono: è l’agente immobiliare che ha ascoltato il mio messaggio e
ci chiede cosa si stia cercando. Un appartamento per il mese di luglio per
quattro, cinque persone. Ci dice che, sì, ha qualcosa, non tanto, qualcosa che
è rimasto, dice lei. Ci chiede quando lo si voglia vedere e, scoperto che siamo
già sul posto, si scusa di non poter essere immediatamente da noi ma farà di
tutto per arrivare tra una ventina di minuti. Noi abbiamo da girare ancora per
un po’, le diciamo, e così fissiamo di vederci proprio lì dove siamo, che è un
posto ovviamente ben identificabile.
A quel punto pensiamo sia opportuno accelerare perlomeno una visita
panoramica e ci inerpichiamo per le stradine fino alla parte inferiore del
Castello.
L’agente immobiliare è stranamente, al di là degli standard consueti,
puntuale, tanto che mi chiama proprio mentre si stava pensando di tornar giù
verso il Palazzo Comunale. Mi dice di non affrettarci, tanto il locale che
vuole mostrarci è a due passi e tra l’altro non ha ritirato ancora le chiavi
per accedervi; lo farà velocemente, dice, tanto l’Agenzia, anche quella, è
proprio lì a due passi.
…12…
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
ESTATE 2020 – Castagneto e ritorno a Prato – parte 13 e ultima
Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.
Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.
Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.
Ritorniamo davanti alla sede del Comune, dove c’è anche il busto del grande poeta vate, Giosuè Carducci, cui è dedicata la località. C’è ancora un po’ di tempo per scattare qualche foto prima che arrivi a bordo di una classica Vespa 50 della Piaggio la signora con la quale abbiamo interloquito, responsabile dell’Agenzia immobiliare. Con piglio sicuro ci saluta ci dice che non aveva le chiavi in Agenzia ma che sa dove trovarle e subito dopo parte verso la meta (sembra avere molta più fretta di noi, che intanto ci siamo accorti che si va facendo tardi). Ci precede e prima di entrare in un negozio di orologiaio ci fa segno di attendere. Riemerge da questo immantinente con un mazzo di chiavi e si reca altrettanto rapida verso il portoncino adiacente. Dopo aver con sicurezza scelto tra le tante la giusta chiave lo apre. Siamo immediatamente colpiti da un tanfo di umidità. L’ambiente è trascurato, buio. Ma si tratta solo dell’ingresso. E’ a tutta evidenza disabitato da tempo, forse – ma non ne siamo certi – dall’estate scorsa (con il lockdown di sicuro non è stato possibile per tutti noi muoversi). L’appartamento che la signora ci vuole mostrare è al primo piano. Si sale su scale strette e buie. Quel che vediamo è un grande immobile con numerose stanze, che affacciano sia sul Corso principale sia dall’altro lato verso la vallata. La veduta è davvero incantevole, ma l’ambiente è polveroso, scostante per il disordine, la trascuratezza, poco incoraggiante anche per gli scarsi arredi. Più che un appartamento per vacanze, appare essere un immobile da ristrutturare e, soprattutto, rimettere. E’ financo troppo grande per le nostre pretese e sottolineiamo questo aspetto per non apparire ingiustamente scortesi verso la signora, che peraltro ci aveva anche preavvertito di non avere soluzioni adatte. Era l’unica rimasta a sua disposizione; a suo dire la domanda era stata molto superiore all’offerta: c’era un bisogno di evasione dalle angustie pandemiche ed una ricerca di ambienti più ampi e più sani, dato che il contagio in quelle zone non si era diffuso come era accaduto invece nei grandi centri della Toscana a Nord e ad Est.
Prima di salutarci ci fornisce però una ulteriore indicazione di un privato che “forse”, a suo parere, potrebbe avere una disponibilità.
Mentre ritorniamo all’auto che avevamo parcheggiato con difficoltà proviamo a chiamare, ultima chance, quel numero. Non risponde nessuno. Solo dopo qualche minuto, mentre siamo già in auto lungo una strada secondaria imboccata per errore che scende verso l’Aurelia, la persona ci richiama. Ci presentiamo, chiarendo di avere avuto il suo recapito dall’agente immobiliare e spieghiamo il motivo del nostro disturbo. Non ha più alcuna disponibilità; ci conferma anche lui che le richieste quest’anno sono state ben superiori a quelle dei precedenti. Salutiamo scusandoci per l’intromissione e ripartiamo. C’è davanti a noi uno splendido tramonto. Riprendiamo la nuova Aurelia per tornare a casa. Nelle prossime ore decideremo; quasi certamente sceglieremo una delle due proposte di Venturina. Campiglia, anche se non abbiamo potuto vedere l’appartamento che Patrizia ci voleva mostrare, è un po’ fuori mano. A Castagneto non c’era più nulla. Nelle altre località, Baratti e Populonia, non abbiamo nemmeno cercato. La giornata però è stata piena di sorprese e siamo certi che altre ci attenderanno a luglio.
ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14)
Mentre pubblicavo queste riflessioni mi è capitato per ben due volte di ritornare in questo 2021 dopo la permanenza con l’intera famiglia nel mese di luglio del 2020 a Venturina.
Avevamo infatti poi scelto di soggiornare in quell’abitazione vicino alle strutture della Fiera. Inattiva per il lockdown e per le conseguenze successive ad esso, la Fiera mostrava con fierezza le sue “donne celebri” di cui ho parlato nel blocco 4 e 5 del 28 settembre e 10 ottobre u.s.
Della “casa” prescelta ho trattato il 31 ottobre u.s. Ci siamo stati bene ed abbiamo anche ospitato i nostri figli perlomeno per metà del tempo. In realtà era troppo grande per noi due, Mary ed io, ma l’abbiamo scelta anche perché ci faceva piacere condividerla con altri, amici e parenti. Nonostante il giudizio molto ma molto positivo (la consiglierei a chi fosse un po’ meno “zingaro” di noi) non ci ritorneremo, per il motivo unico che ho già in parte rivelato: siamo “esploratori” in modo quasi naturale e “primitivo”. Ci piace cambiare, sperimentare nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, fino a quando ne avremo la possibilità. Già nel mese di luglio 2020 girando per le cittadine più vicine al mare (Venturina non dista molto da esso ed è luogo “centrale” per scegliersi poi la destinazione per una visita o per un tuffo) Mary ed io ci soffermavamo a scrutare le offerte sia di affitto che di vendita di qualche immobile; le nostre preferenze erano (e sono tuttora) orientate su piccoli quartierini anche per andarci nei mesi primaverili o autunnali tiepidi.
Il caso ha voluto che nostra figlia Lavinia abbia tentato, ai primi del mese di questo febbraio 2021, di prenotare la sua somministrazione di vaccino (ne aveva diritto pur essendo giovane perché temporaneamente in servizio come ricercatrice presso lo EUI di Fiesole) e nel momento in cui è entrata sul sito era disponibile il Centro vaccinale allocato presso i Padiglioni della SEFI proprio accanto alla Fiera di Venturina. Lavinia non guida pur avendo la patente e dunque il 14 di febbraio ho dovuto accompagnarla. Ci siamo muniti dell’autocertificazione (si era in zona arancione ed era interdetto lo spostamento fuori dai confini comunali: noi abitiamo a Prato e Venturina è in provincia di Livorno, nella parte più a sud di essa) e siamo partiti con qualche preoccupazione perché laddove ci avessero fermati avremmo dovuto comunque giustificare le ragioni ed il modo con cui si procedeva. Siamo stati però molto fortunati…e ligi al nostro compito. Dopo la somministrazione ci siamo semplicemente fermati a mangiare un panino che Mary aveva preparato e poi siamo ripartiti per tornare a casa.
Siamo poi tornati per il richiamo, ma stavolta è stato possibile anche andarci con Mary. E così qualche giorno fa il 9 maggio siamo ritornati a Venturina. Con alcune differenze: siamo in zona gialla, si può circolare senza doversi giustificare non solo fuori dal Comune ed in altra Provincia della stessa Regione e tra Regioni dello stesso livello di colore. Inoltre la sorpresa è stata non trovare molte delle effigi femminili lungo il perimetro esterno ai padiglioni di via della Fiera. Che fine hanno fatto? L’altra “sorpresa” è stata la possibilità di poter anticipare dalle 14 alle 12 l’inoculazione del vaccino e ciò ci ha consentito di fermarci a San Vincenzo per due passi sulla spiaggia, semivuota ma non troppo, e di pranzare al Ristorante “Lupo Càntero” seppure in un turno di primo pomeriggio ma non tardi, verso le 14. Vale la pena, il menù è straordinariamente ricco, esclusivamente di pesce; i gestori sono gentilissimi e la preparazione è accurata anche per il “senza glutine”. Non è fuori luogo aggiungere che si spende il giusto: e per tutti questi – e tanti altri – motivi, consiglio agli amici di farci una capatina, se vi trovate da quelle parti. Oppure, suvvia, andateci lo stesso!
21 luglio – reloaded di quattro anni fa (quando la nostra vita sembrava “normale”)
UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017
E’ il 21 luglio, oggi. Ieri ho cominciato a scrivere un racconto-apologo sul concetto di “benessere” da qualche punto di vista diversificato.
Protagonisti due figure di mezza età che si incontrano casualmente alla cassa di un supermercato. Uno dei due è un signore, un lucano di Avigliano, che prima di congedarsi si palesa come tale dietro la richiesta di Joe; egli stesso, in precedenza, in avvio della conversazione inattesa, aveva scherzato con Joe sulle loro origini comuni, seguendo i fonemi espressi intorno ai pubblicizzati economici cerotti curativi a base di arnica. “Lei non è di certo alto-atesino” gli aveva detto e Joe gli aveva scherzosamente risposto che invece lo era, mentendo e sapendo di farlo, e aveva giocato su quella parola alludendo al fatto che un cerotto non sarebbe stato in grado di cedere “benessere” a chicchessia.
“Sono campano, ma ho vissuto per alcuni anni in Alto Veneto tra l’Alto Adige e il Friuli per cui un po’ mi sono formattato anche in quei luoghi” gli ha poi rivelato, prima di avviarsi verso l’uscita con il carico di frutta varia acquistata in barba alle indicazioni di Mary. Fuori aveva incrociato il cliente post-moderno, con il suo tappetino ricolmo di oggettini di dubbia utilità che tra un Buongiorno ed un Ciao rivela di non aver poi imparato tanto di più della lingua italiana e si è chiesto quale concezione loro, che arrivano nel nostro Paese lasciando miserie inenarrabili e inimmaginabili, abbiano del concetto di “benessere”.
Joe se lo è chiesto ma non lo ha palesato. Ma, dopo aver fatto dono di una delle buste di frutta a quel custode di turno, che non si aspettava altro che qualche spicciolo e mostra diverso interesse verso quel lascito, è ripiombato nei suoi pensieri, collocandoli nella contemporaneità del suo tempo.
“Certo, dice bene l’amico lucano: la Politica dovrebbe occuparsi del benessere dei deboli, degli ultimi, degli sfruttati, dei senza lavoro per affrontarli e portare i loro problemi – anche se lentamente – a soluzione. Non si chiede mica l’impossibile, mentre da un lato ti ingannano dicendo che sono impegnati in tale direzione e dall’altro ti ingannano ugualmente affermando la loro impotenza e semmai scaricando su altro e su altri la loro inettitudine”. “Appaiono tutti desiderosi di ottenere consenso, promettendo il loro impegno verso la riduzione delle differenze; ma poi ti accorgi che si corre dietro soprattutto ai desideri dei ricchi”. “La disoccupazione se non cresce è perchè una parte dei disoccupati sparisce non perché c’è più occupazione; in effetti diminuisce anche il numero dei ricchi! ma non c’è da esultare: è semplicemente perché anche tra loro c’è chi è maggiormente baciato dalla fortuna e diventa più ricco, allontanando da quel consesso prefino qualcuno che poco prima vi apparteneva. Insomma i ricchi diminuiscono e sono sempre più ricchi ed, evviva, i poveri aumentano e sono sempre più poveri. Sembra quasi un giochettino di fisica con i vasi comunicanti. Solo che qui si tratta di donne ed uomini e tanti minori. C’è ben poco da scherzare”. Joe è preso da questi pensieri ed avverte la sua profonda impotenza; attraversa la città e si dirige alla Mensa dei poveri. Ha sentito un appello nei giorni precedenti: in effetti non cercano cibo o derrate varie, hanno bisogno di braccia. Joe però vi entra non a mani del tutto vuote: porta con sè le buste della spesa. Chiede indicazioni al primo che incontra e, lasciandogli le buste, si mette a disposizione per il lavoro di cui hanno bisogno. Ha già avvertito Mary che non ha comprato nulla e che tornerà dopo pranzo.
Non si può avere “rispetto” verso coloro che si ostinano a non vaccinarsi e non mancano di fornire dimostrazioni di una “loro” presunta superiorità! Non si può avere rispetto verso chi non ha “rispetto” per quanti civilmente intendono contribuire a garantire un possibile superamento della “pandemìa”, per riprendere a vivere la nostra vita “comune”. Chi si ostina in tal senso non può continuare ad essere un mio amico.
Insieme a tanti altri milioni di italiani anche io ho seguito per intero il cammino “trionfale” della nostra Nazionale di calcio. Molti erano i presupposti favorevoli al conseguimento di un successo, non importa se primi ma secondi terzi o quarti sarebbe andata anche bene: la Nazionale veniva già da una sfilza positiva di vittorie (erano 30 fino all’ultima giocata nella fase a gironi con il Galles) e soprattutto di inviolabilità (1100 minuti interrotti dal discutibile rigore concesso al Belgio al 45’ del primo tempo nel quarto di finale). Le vittorie saranno poi 32 compresa quella nella finale. Insieme, come dicevo, ho seguito e festeggiato non in modo diverso dal solito, in famiglia. non è stato il Covid a relegarmi in un cantuccio ma l’abitudine inveterata di godermi nella tranquillità le imprese sportive. In questo tempo tuttavia non sono stato il solo a mostrare preoccupazione per le modalità con cui il “popolo” si è mosso a tarda notte, pur essendo le solite abitudinarie manifestazioni di piazza, con cortei di auto e motorette con sbandieramento di vessilli e urla di gioia, cori e quantaltro. Le solite manifestazioni, anche di più, ma in contesti molto diversi.
Diversi e potenzialmente pericolosi. E non erano mancati gli
avvertimenti da parte soprattutto dei medici e degli scienziati. Ma, con l’arrivo
della stagione calda, contando sulla complicità proprio del clima che
incoraggia il naturale distanziamento, si è avuto un rilassamento dell’attenzione
e la gioia collettiva è scoppiata con naturalezza. Le conseguenze di tutto
questo e di qualche altra deroga, incoraggiata peraltro da irresponsabili
recidivi come quella parte della Destra che lucra sulle affermazioni
pressapochistiche di Novax e compagnia
bella, non stanno ad attendere e a poco a poco si affacciano alla ribalta:
contagi in crescita ed una grande preoccupazione per l’autunno.
Si teme in modo particolare sugli effetti che potrebbe avere
la ripresa dell’anno scolastico con lezioni “in presenza”. L’utilizzo della
Didattica a Distanza ha portato a dei disastri: era inevitabile in assenza di
vaccino e lo è stato nella prima fase di vaccinazione di massa controllata. Anche
se la scelta di inserire il personale scolastico tra le prime categorie a poter
usufruire “liberamente” della somministrazione del vaccino è stata importante,
l’ adesione spontanea unita ad una serie
di errori di comunicazione e la ritrosia di una parte degli interessati ha
consentito di non portare a termine un utile programma di vaccinazione per l’intero
comparto dell’istruzione. In questi
giorni, infatti, si va discutendo dell’obbligatorietà ponendo quel settore
sullo stesso piano di quello sanitario. Rimane incertezza, per ora, sulla
vaccinazione per i minorenni, anche se qualche segnale è pervenuto dalle
strutture scineifiche che supportano l’azione del Governo. Leggete l’articolo
de “Il Sole 24 ore” del 25 maggio u.s. a firma di Nicola Barone
Sia come sia dovremo fare i conti con la refrattarietà di
una parte della società, abbinata ad una profonda ignoranza e/o scarsa
propensione al rispetto delle regole di convivenza civile mostrata e, come
detto in altre occasioni come questa, incoraggiata da una certa forma di
cialtroneria politica.
Ragionando su questi temi – semplicemente per una deviazione
dall’obiettivo principale che è “contingente” e collegato ad un problema
ricorrente in questi anni – la mancanza
di spazi per gli istituti scolastici – finisco per addentrarmi in un tema
“STORICO” fondamentale: come si ricostruiscono i fatti storici del passato! Correrò il rischio di essere frainteso. Lo avverto
come “necessario” perché non riesco a condividere la sicumera di una parte
considerevole della Sinistra, naturalmente caratterizzata (e qui aumento il “carico”
delle mie critiche) da profonde ipocrisie. Mi è chiaro, tuttavia, che esistano
persone di Sinistra che sappiano collegare le parole ai fatti, ma sono delle
eccezioni. E quel che scrivo e su cui da
tempo affondo le mie taglienti accuse è riferita ad una faccenda nella quale la
sedicente Sinistra post PCI è protagonista.
Le
mie riflessioni non vogliono essere delle “lezioni”. Ribadisco che l’occasione
è data da una serie di scelte politiche ed amministrative che ho considerato
sbagliate e sulle quali a tutt’oggi non si è mai ottenuto, da parte
dei responsabili di allora (la fine dello scorso secolo), alcuni dei quali
ancora, dopo più di venti anni, sulla
breccia, un riconoscimento dei loro errori; peraltro sia quelli che i loro
successori continuano a barcamenarsi, arrabattarsi in modo arrangiato anno dopo
anno, “scolastico”, fingendo di dover fronteggiare solo delle emergenze o,
peggio, ignorando ciò che non dovrebbero ignorare riguardo al recente passato.
E sì; perché si tratta della mancanza
cronica degli spazi scolastici, sulla quale sembra sempre che si sia all’anno
zero. Colpa della incapacità di troppi ad analizzare i “fatti” nella loro
complessità.
Anche in questi giorni, mentre si svolge il dramma dei “lavoratori” licenziati “in tronco” assistiamo alla passerella delle dichiarazioni. Ormai chi capita in questo tritacarne e ne è vittima ha ben poco da sperare: sembra che la classe politica perennemente assetata nel mantenere il suo Potere si accanisca sulle debolezze di una regolamentazione ingiusta nel mercato del lavoro, promettendo ciò che non è in grado di mantenere, pronta semmai a scaricare le colpe poi sugli “altri” (l’opposizione, la Confindustria, la globalizzazione sregolata, l’Europa e via dicendo), ma non sulla loro “capacità” di mirare solo al proprio immediato tornaconto elettorale.
Digressione per digressione, ritorno a quel tema appena
annunciato nel titolo: come si documentano i “fatti” storici! Nella seconda
parte degli anni Sessanta ci trovammo di fronte al caso “De Felice”. Le
reazioni al lavoro meticoloso di quello “storico” intorno alla genesi ed
all’avvento del Fascismo furono scomposte, venate da un ideologismo accecante e
le sue analisi furono attaccate in modo virulento come forme di revisionismo.
Continuo a parlare di questi temi nel prossimo post e poi
ancora negli altri.
Anche
la madre, una giovane ragazza probabilmente abituata ad un contatto non ostile,
è sorpresa. Chissà quali siano i suoi pensieri e quali quelli della bimba, si
chiede Gil. E’ solo un attimo: sempre sorridente, dopo l’abbraccio si sporge
verso la mamma e passa tra le sue braccia. Rivolge il sorriso a Gil dal comodo
nido conquistato. Chissà, pensa Gil, che non lo abbia fatto proprio per quel
transito furbesco. Ma è proprio bella e gli ricorda la sua bambina. A dire il
vero, a Gil ricorda in quello stesso momento un cagnolino che aveva incontrato,
condotto dal suo padrone al guinzaglio: non voleva camminare e continuava a
piccoli passi con lo sguardo innalzato supplichevole verso il ragazzo,
rifiutandosi di procedere. Lo disse a Mary, alla quale tornò in mente un altro
episodio con un cane di grossa taglia che praticamente si stendeva spiaccicato
in un corridoio di un discount. Sorrisero e proseguirono verso il supermercato.
La dolcezza degli esseri viventi ha espressioni che li rendono molto simili tra
loro. Anche lo sguardo truce di un uomo o quello sprezzante di una donna può
assomigliare al ringhio di un doberman.
Camminare a piedi permette di osservare il mondo gli oggetti i condomini;
meglio farlo lentamente senza avere la fretta. Mary e Gil passarono attraverso
i giardini di via dell’Alberaccio e si diressero verso quelli di via Vivaldi,
in fondo. Mary riferendosi agli stranieri che da alcuni anni hanno cominciato
ad abitare quei caseggiati si rammentò di una querelle nella quale due famiglie
di un contesto complesso di ben dodici condòmini avevano portato in tribunale
le altre dieci perché non avevano accettato che in due occasioni all’anno lo
spazio comune venisse dedicato ad incontri multiculturali coinvolgenti alcune
delle famiglie formate da persone di altre nazionalità. Per fortuna, dice Mary,
che hanno trovato un buon giudice, un giudice giusto che ha dato loro torto,
riconoscendo la funzione civile di un contesto condominiale.
Parlando parlando arrivano al supermercato. E’ uno di quelli frequentato quasi
esclusivamente da stranieri, in massima parte cinesi. La spesa è anche
l’occasione in uno spazio non tanto affollato di guardare le merci come si fa
al mercato generale. Non c’è molta scelta, ma ciascuno si ferma a particolari
banchi. Mary al pane, Gil alle verdure; Gil ai formaggi, Mary alle carni e via
via poi ci si guarda intorno e si va verso le casse. Accanto ad esse ci sono
prodotti vari, dai rasoi ai chicchi dolci, dalle ricariche telefoniche alle
batterie di diversa forma e potenza. C’è anche lì in fila una giovane mamma
cinese con una bimbina che frigna e allunga la mano verso una mini confezione
di cioccolatini. La madre la dissuade ma con dignità la bimba continua a
mugolare. C’è dietro Gil e Mary un signore di età avanzata che mostra visivamente
di non sopportare l’espressione della bambina e con voce alta avvia ad
affermare che non se ne può più di questa gente, che se ne andassero a casa
loro. Mary non può tacere e sottolinea come i bambini siano molto simili tra
loro qualsiasi sia la provenienza geografica delle loro famiglie. Si avvia una
controversia intorno alla educazione da impartire ai propri figli. I miei, dice
quel signore là, non hanno mai piagnucolato. E lo afferma con sguardo truce.
Saranno stati repressi e cresciuti nella rabbia e nel rancore, aggiunge Mary,
che si becca un “cattolica di merda” dall’aggressivo signore. Mary, che
peraltro “cattolica” non è, soggiunge “meglio cattolica che infelice come lei”.
Il commesso ha seguito ma, professionalmente, non interviene. La bimba ha
smesso di frignare, mentre gioca con i corti capelli della madre, ignara di
avere scatenato un empito cieco razzistico.
Gil e Mary pensano ai figli del signore, infelici e repressi. Saranno, ora,
grandi e da genitori forse saranno diversi, pensano. Lo si spera, ma forse,
quel signore là, non ha mai avuto figli; o perlomeno non ha mai avuto bambini
come tutti quelli che noi conosciamo. E si avviano verso casa.
Un
essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata
nel tempo e nello spazio.
Sperimenta
se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in
quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa
illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e
all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine.
Il
nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri
concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e
tutta la natura nella sua bellezza. (Albert Einstein)
Quando
si può, se non piove a dirotto o se fa tanto freddo o c’è un vento forte Gil e
Mary escono a piedi anche solo per comprare un pezzo di pane. Non amano i
piccoli supermercati vicini e quindi si allungano verso via Pistoiese fino alla
Pam.
La giornata di sabato ha già l’aria di festa. Dopo alcune giornate di pioggia
incessante c’è un’arietta freschina ma pulita; e non c’è vento. La palazzina
dove abitano è impacchettata con impalcature ferrose ricoperte da drappi fatti
di plastica tipo canapa per sacchi. Gli operai pur in una giornata semifestiva
stanno lavorando a rifinire la base di alcuni balconi prima di procedere con la
posa delle piastrelle.
Davanti al bar di fronte alcuni avventori osservano i lavori con il solito
interesse dei nullafacenti, mentre sgranocchiano patatine e noccioline per il
consueto rito dell’aperitivo. Da un balcone di fronte una giovane signora
gentile accenna un saluto, al quale Gil e Mary cordialmente rispondono. Con un
sorrisino beffardo rilevano come in modo ben diverso altri, nascondendo la loro
maleducazione dietro una presunta timidezza, anche se salutat, sembrano non
avvedersi della nostra esistenza. Ma la sorpresa è in arrivo lungo il
marciapiede che Mary e Gil percorrono.
Prato – quando si andava in giro per il Paese negli anni passati – era nota per
il “tessile”, per il “panno”; da qualche anno invece, allorché riveliamo la
nostra dimora, “ci sono i cinesi?!” ci dicono rivelando l’incapacità ad
approfondire altre caratteristiche, come la presenza di luoghi d’arte
magnifici, di un Museo dedicato al tessuto, di un Teatro che ha vissuto grandi
successi, di un Centro per l’Arte contemporanea unico al mondo per la sua
“mission”.
Quando cammini, particolarmente nelle vie di San Paolo, ne incontri di cinesi!
Ci sono anche due famiglie nel condominio di Gil e Mary, gente operosa e molto
aperta all’Occidente, e non importa se tale ampiezza di vedute sia strumentale
nella forma tipica dei “mercanti”.
Non è stato semplice avviare una convivenza condominiale, ma non lo è a
prescindere dalle diverse nazionalità: ad esempio, nel contesto di cui si
tratta, è più difficile il rapporto tra la gran parte degli altri, autoctoni o
comunque immigrati interni come Gil e Mary. Diverse questioni, a partire dal
corretto conferimento dei rifiuti, per il quale tuttavia non vi è stata cura da
parte dell’ente preposto a tali controlli.
Un raggio di sole illumina lo stretto marciapiede attraverso il sorriso di una
piccola bimba, tenuta per mano dalla mamma, che già da qualche metro agitava la
manina per mostrarsi a Gil che in realtà era stato distratto da alcuni suoi
pensieri e vagava con la mente. Gil infatti se la ritrova direttamente
abbarbicata ad una delle sue gambone. Vuole essere sollevata, ricorda Gil di
averlo fatto con i propri figli che ora sono molto grandi e, anche se non
obesi, pesanti. La solleva e la bimba lo abbraccia come se fosse pratica
consueta, quella con un nonno o con uno zio. Sprizza energia attraverso
gorgheggi come un uccellino…..
Breviario per il nostro immediato futuro – SGUARDO LUNGO E SGUARDO CORTO p.2.
Abbiamo convissuto in modo schizofrenico alternativamente
tra la consapevolezza di partecipare ad un gioco inedito – allorquando siamo
riusciti a conoscere meglio i nostri vicini ed i nostri dirimpettai che si
affacciavano come noi alle finestre ed ai balconi per esprimere i comuni
bisogni di socialità – e la sensazione sempre più incombente di essere
impossibilitati a sviluppare percorsi collettivi che riuscissero a migliorare
la condizione poco meno che passiva della maggior parte di noi. Allo stesso
tempo si è percepito che la vita politica, rappresentata essenzialmente dai
dirigenti e dagli amministratori locali e nazionali, proseguiva a sviluppare i
suoi progetti, trascurando – dietro la giustificazione di un lockdown
rigorosamente necessitato – quelli che avrebbero potuto contribuire a rendere
meno grigia la solitudine diffusa. Di certo di
fronte a questo rilievo, negheranno, faranno spallucce e si mostreranno
aggressivi ed offesi; ma si giustificheranno ulteriormente adducendo
motivazioni certamente vicine ad una loro verità ma non potranno esimersi dal
dover rilevare quanto poco coraggio abbiano avuto nel cercare maggiori
contatti. Questi ultimi d’altra parte non sono stati negati ai loro pari,
semplicemente per poter giocare meglio le prossime future partite di carattere
politico ed amministrativo. In quegli ambienti ci si muove se conviene; se non
conviene non ci si muove; non è materia per un settore di “volontariato”.
Questa incuria sta pesando nel corso dei mesi sempre più, a quanto ci dicono i
sondaggi, ed in modo particolare nella Sinistra, sia quella che tale si dice
sia quell’altra che presume di esserne l’intestataria esclusiva.
Anche per questa “assenza”, ancor più si avverte il bisogno
di creare delle strutture, che abbiano un minimo di riconoscimento
istituzionale, sui territori periferici. Il modello potrebbe essere quello dei
vecchi Quartieri che a Prato erano 11 (mentre le Circoscrizioni furono 5, a
forma stellare); ma si potrebbe pensare a qualcosa di più snello, agile, leggero,
duttile per corrispondere di volta in volta alle necessità.
Sguardo “corto”
intorno a quello che accade, è accaduto e potrebbe accadere: in questo
modo un po’ alla volta potremo apporre sui nostri occhi lenti progressive che
ci facciano comprendere meglio quel che necessita, sia in senso prettamente
materiale sia in quello più spirituale, morale, culturale. In questi mesi resi
più complicati dalle preoccupazioni di tipo sanitario (non solo quelle legate
alla pandemia) avremmo già potuto creare nuove speranze e prospettive, ma c’è
stato in pratica impedito. Sono saltati di punto in bianco i punti di
riferimento logistici, troppo ristretti per poter essere utilizzati come lo
erano prima; la maggior parte di noi, non avendo dimestichezza con gli
strumenti di comunicazione utilizzabili “da remoto”, ha dovuto mantenere
profili comunicativi pressochè rudimentali preistorici. Anche per queste
ragioni occorrendo far tesoro delle “disgrazie” sarà opportuno attivarsi con
una diffusa azione propedeutica di tipo informatico.
LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 1
Questo Blog rappresenta, con tutti i suoi limiti
segnatamente collegabili ad una certa autoreferenzialità patologica del
sottoscritto Joshua Madalon al secolo Giuseppe Maddaluno, una piattaforma umile
per mantenere la memoria di alcuni periodi della nostra esistenza (in modo
particolare, proprio per il “personalismo” messo in evidenza, il tempo in cui
mi è stato concesso di vivere). Non vi è alcuna pretesa di possedere la verità.
Quest’ultima ha da sempre avuto una forma flessuosa, magmatica. Pur tuttavia
sarà bene che quella parte minima di “verità” poco più che personale rimanga
agli atti della “microstoria”. A questo scopo serve la trascrizione con brevi
commenti attuali (il 2021) di una serie di documenti in mio possesso (perchè da
me condivisi, redatti e/o ricevuti per opportuna conoscenza) che attestano quel
che accadeva a Prato, quartiere Ovest e precisamente a San Paolo. Questa serie
parte dal 2009 da un documento ricevuto dal compagno Lucio La Manna, al quale
mi ha da sempre legato una profonda stima ed amicizia. Lucio me lo invia
soprattutto perché a San Paolo- dopo la sconfitta delle amministrative del
giugno 2009 – c’è un gruppo di attivisti e simpatizzanti del PD che intende
procedere alla riapertura del Circolo di via Cilea. C’è un sentire comune,
dunque, attestato dal bisogno di partecipazione suscitata dalla campagna
elettorale comunale, della quale sto contemporaneamente trattando in “LE STORIE
2008/2009 e 2013/2014”, per il quale vado utilizzando altra documentazione, e
di cui – tuttavia – si trovano i segni (“le ferite”) anche in questa altra,
diciamo “nuova”, serie di documenti.
Prato 04 Settembre
2009
A: Segreteria del Partito
Democratico di Prato
Comitato dei
Garanti del PD
Pc:Coordinatrice dei Circoli
Circoscrizione Sud
Oggetto: Riapertura della ex sezione
PDS/DS di Via 1° Maggio come Circolo PD
Già da molto tempo diversi iscritti
che hanno seguito l’evoluzione della politica italiana ed appartenenti a quella
che è stata nel passato una sezione del vecchio Partito Comunista prima e successivamente
PDS e DS, hanno espresso il desiderio di riaprire la sezione come Circolo del Partito Democratico di Via 1°
Maggio.
Questo desiderio si è fatto più
consistente nell’ultimo periodo a seguito anche delle passate elezioni
amministrative che hanno visto la destra avanzare in una città storicamente di
sinistra perdendo addirittura la guida del Comune. La vecchia sezione di Via 1°
Maggio “copriva” nel suo raggio d’azione una vasta zona di Prato passata poi
tutta sotto la giurisdizione del Circolo di Grignano. La posizione logistica
della sezione rispetto a zone troppo lontane come Le Badie ha portato a stare
lontano probabilmente anche dalla politica. Nelle scorse elezioni per la sola
Circoscrizione Sud, è nata una lista civica che sicuramente ha attinto voti
proprio nel nostro storico elettorato. La zona Badie inoltre, almeno nei
progetti della giunta Romagnoli, dovrebbe subire una grande trasformazione
nella zona ex Bangi con la realizzazione del Polo espositivo; l’attraversamento
della prima linea della tramvia ed il Deposito CAP.
Abbiamo inoltre verificato un grande
interesse di molte persone che vivono queste zone verso il PD con tanta voglia
di partecipare attivamente alla politica cittadina ovviamente con un occhio
particolare alla zona in cui vive.
Allo stato attuale durante la
campagna tesseramento effettuata in Luglio, oltre 40 persone della zona Badie
si sono interessati e si sono iscritte in altre sezioni con la promessa di un
interessamento all’apertura del Circolo 1° Maggio. A conti fatti, tra nuovi
iscritti e quelli che sono già iscritti al Circolo di Grignano ma che stando
allo stradario dovrebbero appartenere alla giurisdizione del nascente Circolo
1° Maggio, gli iscritto sono già circa 50/60.
Detto questo, visto l’interessamento
attivo verso il nostro Partito di tante persone e non solo di “vecchi” iscritti
e militanti, SI chiede a codesta segreteria, di avviare la procedura per
l’apertura del Circolo PD 1° Maggio in modo tale da essere pronto per il
prossimo appuntamento congressuale. Se necessario saranno raccolte tutte le firme
dei tesserati aventi giurisdizione 1°Maggio.
Per quanto riguarda la reggenza del
Circolo fino al congresso ed all’elezione del coordinatore, potrebbero essere possibili
almeno due soluzioni: 1) – Affidare l’incarico pro-tempore alla coordinatrice
della Circoscrizione Sud; 2) – Elezione subito da parte degli iscritti, del
coordinatore pro-tempore in attesa dei tempi congressuali.
Fiduciosi nell’esito positivo della
richiesta, si resta a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti.
Piccoli ma il più piccino tra i figli era già in grado di
muoversi autonomamente; Pozzuoli era lontana da Prato e così si sperimentavano
luoghi di vacanza più vicini, relativamente vicini, visto che da Prato i due
mari (Tirreno e Adriatico) distano più o
meno in linea d’aria gli stessi chilometri. Il Tirreno è più vicino perchè ha
il vantaggio di una strada abbastanza diretta, la A11, che porta verso
Migliarino o Viareggio e tutto il resto;
per raggiungere l’Adriatico bisogna fare un po’ di montagne russe, anche se poi
la costiera romagnola è in linea perfetta (letta con il metodo dei paralleli)
con la città toscana.
Negli anni precedenti, quando Mary ed io eravamo solo una
coppia senza figli, eravamo stati sia da una parte che dall’altra. Conoscevamo
Donoratico e Rimini, una costa e l’altra. Eravamo stati a Riccione ed a Cecina,
a Misano e a San Vincenzo e c’eravamo inoltrati nell’entroterra di entrambi i
territori. San Leo e Volterra, Bolgheri e Gradara, San Marino e Castagneto
Carducci, e tante altre località ci avevano spinto a pensare di poter poi
trasferirci dalle montagne bellunesi finalmente al mare. E così, poi, quando
per seguire la sorte ci venne offerta l’opportunità di venire in provincia di
Firenze, pensammo che saremmo stati alla fine dei conti più vicini ai “nostri”
(quasi a metà strada) ed in una posizione “intermedia” tra i due mari.
Nel corso degli anni con la nascita dei due figli siamo
tornati a frequentare le due coste. Lo abbiamo fatto quasi regolarmente ogni
estate. Con incursioni anche nell’Isola d’Elba. Ma un anno a Donoratico, un
altro a Riccione; un altro anno a Tirrenia e un altro ancora a Miramare di
Rimini e via dicendo alternando le nostre presenze tra una sponda e l’altra.
Siamo stati in alcune abitazioni: memorabili sono state l’ex Pensione Ariosa a Riccione, dove siamo stati molto bene più di una volta, ed è per questo motivo che ci siamo ritornati; e un appartamento nella pineta di Donoratico, un po’ isolato ed abbastanza triste, e poi il mare non era (e non è) adatto a bambini piccoli. La riva non esiste quasi perché l’acqua è subito fonda ed in alcune occasioni si trovano veri e propri tranelli, pericolosissimi. Il mare di Rimini è quello che tutti conoscete, non è di certo allettante, tranne che di prima mattina.Non migliore è stata la sistemazione a Tirrenia anche se invece in quella località toscana il mare è più adatto, anche se mosso, ma la battigia è abbastanza bassa per qualche decina di metri. Poi c’erano attività che coinvolgevano i nostri figli che non erano più bambini ma nemmeno adulti. Erano in quello spazio di mezzo tra la fanciullezza e la pubertà.
Questo sito utilizza i cookie per una migliore gestione del sito. Accetta