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I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 15 (per la parte 14 vedi 23 settembre)

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 15 (per la parte 14 vedi…..)

In preparazione della seduta “comune” prevista per il 15 dicembre 1998 preparai una “Memoria” la più articolata ed appassionata possibile: riconfermo che ero in difetto, essendo parte principale in causa – o, meglio, interessato in modo diretto a ciò che difendevo – ma era inevitabile, anche perché ero pur sempre rappresentativo degli interessi di una parte e non potevo far finta di nulla. Spesso la Politica è anche un gioco delle ipocrisie; se un difetto mi può essere assegnato questo non era il disincanto, la terzeità: non avrei potuto ed ho preferito essere additato come “partigiano” piuttosto che come un’ameba. Nell’occasione della seduta mi limitai tuttavia a diffondere questa mia memoria, nella quale mettevo in dubbio dal punto di vista reale il termine “Dimensionamento”, applicato per l’appunto in modo difforme.

Dimensionamento?

Il lavoro che è stato svolto in questi ultimi due mesi sul cosiddetto “dimensionamento” delle istituzioni scolastiche nella Provincia di Prato è sicuramente inquinato da un “vizio di fondo” rappresentato da un problema necessario, ma che ha poco a che vedere con la legge sul dimensionamento.

La questione della sede del “Copernico” è certamente rilevante e può ben dirsi al primo punto nell’agenda politica delle urgenze, ma non è assolutamente compresa negli elementi portanti del Decreto Legge 233 del 16 giugno 1998.

Con questo non si intende irritare nessuno né fare un’operazione di sottovalutazione del problema; si ha soltanto l’esigenza di essere chiari, visto che la “chiarezza” si è vista molto spesso chiamare in causa anche a sproposito.

Con questo non si vuol nemmeno dunque dire che il problema del “Copernico” non sia preso in considerazione da noi. Ben altro!

Quel problema è ben presente nei nostri pensieri, ma non è con la legge sul dimensionamento che andava risolto, che va risolto.

Perché se è con quella legge che ci si deve muovere allora l’intervento in questo senso va realizzato in un ben diverso modo, con tempi e fasi concordate, che possano anche prevedere un riequilibrio lento fra i due Licei Scientifici omologhi presenti su questo territorio, che possano prevedere anche per un anno o due il mantenimento dell’attuale situazione, perché questo “tourbillon” di trasferimenti, questo cancan sfrenato che viene annunciato costerà ai cittadini per gli spostamenti e le prevedibili ristrutturazioni, le messe a norma, oltre ad infiniti disagi, anche qualche miliardo, per cui non si scandalizzerebbe quasi nessuno se si continuasse a pagare l’affitto al “Copernico”, ma si evitassero le “deportazioni” previste da una parte all’altra della città. Ma i costi si potrebbero abbattere se a spostarsi fossero in meno, in pochi.

Il dimensionamento è uno strumento importante nelle mani degli Enti Locali; per quel che riguarda la scuola esso è un primo importante segnale di quel “federalismo” tanto sognato, per realizzare il quale occorre un forte riferimento alla democrazia; non occorre dunque svendere questa possibilità che la “società civile” ha conquistato a gruppi esigui di potere, quel potere rappresentato da funzionari dello Stato, che poi non hanno dietro le loro spalle alcun consenso.

Tutte le proteste di queste settimane ne sono una drammatica testimonianza.

…15….

LA “SCUOLA” E’ UNA COSA SERIA – non si può perdere altro tempo

Negli ultimi giorni c’è un silenzio da parte del Ministro della Pubblica Istruzione; spero si stia rendendo conto che il suo Dicastero non è dei più semplici e che, anche per questo motivo, non può essere condotto attraverso annunci nei vari programmi televisivi, La7 in prima fila, all’interno dei quali giggionare con una sicumera intollerabile. So di essere molto severo, forse sfrontato, so di poter essere confuso con quei tanti misogini detrattori delle figure femminili o un sessista:  ma non posso farmi da parte nel proseguire in una critica che vorrei fosse avvertita come “costruttiva”, come la segnalazione di un pericoloso errore soprattutto per un Governo che in questo tempo di “crisi” non può essere messo “in toto” in discussione. Tra le altre cose non avrei mai pensato di dover ricordare ad un Ministro che fa riferimento al M5S la necessità di un ritorno alle “origini”, quando dall’Opposizione e soprattutto dai palchi del Movimento si levava forte la critica ai decenni di Governi passati che hanno progressivamente smantellato la Scuola pubblica. E invece mi tocca di doverlo fare: insieme ad un rilievo collegato ad uno sgradevole comportamento verso il collega di Governo che lo ha preceduto, la cui colpa massima è stata proprio quella di aver denunciato le profonde critiche condizioni della Scuola pubblica. Fioramonti cui va ancora “ad honorem” la mia stima (non avendo certamente alcuna riprova a lui favorevole al fatto che avrebbe avuto migliori esiti la conduzione del suo Dicastero in questi tempi) non meritava di essere trattato così come ha fatto in più occasioni la Ministra.

Di sicuro, poichè mi sto ripetendo, rischio di diventare ossessivo.

Pur tuttavia molti degli “allarmi” che in tanti già dai mesi estivi avevamo sollevato si stanno rivelando in tutto e per tutto come serie preoccupazioni. La Scuola che già non stava tanto bene, rischia di tracollare a causa di una pandemìa “rivelatrice”, oltre ogni possibile previsione, delle criticità, ben al di là di quanto fino ad ora delineato.  Quest’ultimo rilievo potrebbe apparire elemento di giustificazione per le inadempienze; però, non era imprevedibile un netto peggioramento delle condizioni precarie davanti ad un quadro che era pienamente (ben oltre di quanto la maggior parte degli italiani potessero “sapere”) a conoscenza di chi governa; e le denunce, e i gridi di allarme sollevati, avrebbero dovuto far attivare percorsi maggiormente virtuosi. Invece c’è stata la passerella della Ministra, quella del Comitato Tecnico Scientifico che vantavano strategie vincenti con i “nuovi banchi” vuoi quelli “singoli a rotelle” vuoi quegli altri “singoli senza rotelle” con i quali risolvere il problema del “distanziamento”. Fino ad oggi la stragrande maggioranza delle scuole o ha fatto da sè oppure sta facendo a meno delle preziose suppellettili.

Rimangono “in piedi” (si fa per ironizzare, ovvio!) i problemi strutturali delle scuole, le “classi pollaio” e, dulcis in fundo (altra ironica sottolineatura), la mancanza  di “personale scolastico” quasi ad un mese dall’inizio ufficiale delle lezioni. Qualcuno potrà dire che è sempre stato così e lo fa semplicemente per una difesa acritica degli attuali responsabili governativi, che – in questa occasione – hanno avuto molto tempo a disposizione e sono stati molto meno “oberati” dal dover mantenere rapporti con il pubblico. Tutti gli aspetti critici avrebbero potuto essere avviati – pur lentamente – a soluzione. E questo non è accaduto. Anzi, come già scritto, si rischia il “tracollo”.

PERCHE’ HO VOTATO SI AL REFERENDUM – Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 3(per la parte 2 vedi 22 settembre)

Una grande sfiducia verso la classe politica, verso le forze politiche ed i suoi rappresentanti: Parte 3(per la parte 2 vedi…..)

Nel corso degli ultimi decenni man mano è venuto a mancare il rapporto di fiducia nel mondo politico. E’ abbastanza strano tutto questo: i dati dei sondaggi sono impietosi e contraddicono in modo curioso il sostegno che di volta in volta, pur con un abbassamento progressivo della partecipazione nel suo complesso, l’elettorato assegna alle forze politiche tradizionali. Spesso infatti l’elettore “si tura il naso” e si rassegna a votare per “il male minore”: e questo può accadere soprattutto dal momento in cui si sono ridotti drasticamente i luoghi del confronto. Molti di questi ultimi sono stati “mortificati” proprio nelle loro essenze di base, tanto è che sono progressivamente calate le iscrizioni ai Partiti e molte strutture di base sono state chiuse: mi riferisco in modo particolare a quelle che conosco meglio. E quindi accade che pur con una partecipazione soddisfacente siamo dentro un trend fortemente negativo. Come, ad esempio, si rileva dal grafico dell’Istituto Cattaneo a commento dei risultati delle ELEZIONI POLITICHE del 4 MARZO 2018. Infatti i dati che emergono si riferiscono ad una sostanziale tenuta – pur entro un calo – della partecipazione alle elezioni politiche (un 72,9 % rispetto a quello del 2013, di poco superiore: 75,2%), anche se nel 2015 solo un 58,7 aveva partecipato alle Europee ed un misero 52 alle Regionali, che già nel 2010 avevano visto un dato poco più confortante (63,5).
Non intendo irridere – riconoscendone in primo luogo la buona fede – alle argomentazioni di chi oggi lancia proclami di allarme verso la deriva autoritaria che potrebbe innescarsi – più o meno lentamente più o meno velocemente – con la conferma della legge costituzionale di cui si tratta; dico soltanto che, fosse così, emergerebbe ancora più forte la sfiducia nell’attuale composizione parlamentare cui dovrebbe appartenere il compito di legiferare gli opportuni aggiustamenti necessari a far crescere la partecipazione democratica al di là del numero dei futuri parlamentari. Invece di schierarsi in modo accusatorio verso chi esprime legittimamente il suo parere confirmatorio bisognerebbe affermare il proprio ruolo. Se la Democrazia corre gravi rischi dopo la vittoria del SI la responsabilità non può essere addebitata a chi lo ha sostenuto ma bisogna che la classe politica di oggi riesca a far partire al proprio interno, soprattutto, ed in modo diffuso e “partecipativo” al proprio esterno, una sana autocritica e provveda a sanare le gravi storture esistenti. Trovo abbastanza difficile che ciò avvenga; ciò nonostante penso sia giusto votare SI, ascoltare le argomentazioni di chi non è d’accordo, valutarle e prenderle in considerazione per le scelte future. In tutto questo mio argomentare, semplicistico quanto si vuole, chiedo rispetto, continuando a sentirmi pienamente di Sinistra, consapevole che la Democrazia è sempre in bilico, e non sarebbe la vittoria del NO una sua vittoria, così come non sarebbe una sconfitta della Democrazia la vittoria del SI, a meno che non lo vogliano coloro che oggi sono i protagonisti della Politica.

Un progetto per il cinema – Prato 2 gennaio 1984 parte 10 (per la 9 vedi 19 settembre)

Un progetto per il cinema – Prato 2 gennaio 1984 parte 10 (per la 9 vedi…..)

Quanto a me, se la questione viene messa in questi termini, il mio impegno finirebbe per essere minimo e limitato – come quello, d’altronde, della maggior parte dei soci fondatori -; se invece si vuole prendere in considerazione il mio contributo come necessario e valido sotto il profilo prevalentemente collegato alle conoscenze culturali, lo si faccia pienamente, senza tentennamenti e senza ambiguità: certamente il mio lavoro dovrà essere posto a verifica e valutato, così come chiedo, però, che venga fatto per tutti gli altri dirigenti e collaboratori del “Movies”, procedendo anche con severità; ma quale pretesa di serietà e di severità può essere accampata se ci si basa esclusivamente sul lavoro volontario? Un progetto che si affidi al volontariato, o ha una base di partenza già molto sicura o non potrà mai volare molto in alto; deve accontentarsi di essere “minimo” rispetto alle attese e finirebbe per non apportare alcuna novità in questo panorama arido e bisognoso di interventi originali e culturalmente validi. In una realtà come la nostra, della quale si è già diffusamente altrove accennato, ci troviamo di fronte a varie esigenze che, affrontate con queste forze, ci potrebbero vedere perdenti. Andiamo per blocchi sintetici e schematici:
Il gruppo dirigente: ciò che ci vuole
Un gruppo dirigente che si rispetti dovrebbe enucleare tutta una serie di incarichi e di responsabilità da distribuire al suo interno con oculatezza e tenendo presenti le disponibilità e le conoscenze specifiche e considerando a fondo le caratteristiche progettuali di partenza e quelle peculiari di ogni singolo dirigente.
Il coordinatore
A capo di questa struttura dovrebbe essere posto un coordinatore, responsabile esclusivamente dell’attività del circolo cinematografico, l’unico a cui verrebbe corrisposto il pagamento di una somma fissa mensile. Il suo compito sarebbe quello di sovrintendere a tutte le operazioni, garantendo la sua presenza attiva in periodi prefissati, assumendosi la piena responsabilità della riuscita organizzativa e culturale e rispondendo direttamente di eventuali sfasature e deficienze della struttura, dovute a leggerezze, a sottovalutazioni, a inadempienze.
Il coordinatore in seconda
Accanto a lui io vedrei un secondo coordinatore che svolgesse, però, un compito di semplice supporto organizzativo, la cui entità sarebbe da concordarsi di volta in volta ed il cui ruolo dovrebbe essere quello di coadiuvare il primo coordinatore nell’esercizio delle sue funzioni. Ma questa figura non è del tutto necessaria; tra l’altro gli verrebbero corrisposti dei semplici rimborsi spesa, secondo le tabelle dell’ARCI oltre a degli incentivi sulla base dell’importanza del lavoro svolto e dai risultati, da concordarsi di volta in volta.
Il segretario archivista
Dovrebbe essere previsto un segretario archivista; il suo compito sarebbe quello di redattore di tutte le riunioni del Consiglio Direttivo e del Gruppo Operativo (cui sono demandate rispettivamente la realizzazione pratica delle linee d’intervento culturale e politico e quelle più propriamente pratiche ed operative), di conservatore e di catalogatore di tutto il materiale costituente la storia del Circolo (corrispondenza, tessere, indirizzi, manifesti, locandine, depliant, registrazioni in audio e in video, ecc….), di tutto il materiale bibliografico e filmografico di provenienza esterna (libri, cataloghi, articoli, recensioni, ecc….); sarebbe inoltre responsabile della cura dell’Archivio e della Biblioteca, il cui accesso dovrà per ora essere esclusivamente riservato ai soci “studiosi” iscritti al Circolo tematico.

Fine parte 10

STATI GENERALI 4 – una variazione di CTS (per la parte 3 vedi 18 settembre)

STATI GENERALI 4 – una variazione di CTS (per la parte 3 vedi 18 settembre)

…prosegue qui il mio intervento datato 13 febbraio 2002…

Hanno supportato l’Amministrazione Pubblica (Provincia e Comune) con spirito di servizio nel momento in cui le sono state richieste funzioni sempre più specialistiche nel rapporto con il pubblico; hanno contribuito con notevole impegno a facilitare il rapporto fra i cittadini ed il Comune, funzionando spesso da ammortizzatori e cuscinetti quando sono stati affrontati alcuni problemi importanti – solo per fare qualche esempio – nell’ambito del sociale e del traffico.
Le Circoscrizioni peraltro sono disponibili anche ad aumentare il loro carico di impegno nell’ambito di quelli che si chiamano “servizi ai cittadini” ma tutto ciò deve avvenire necessariamente con una scelta fortemente politica che sia collegata ad un aumento sia delle risorse umane che di quelle economiche e finanziarie – non aggiuntive al Bilancio complessivo, ma riservate in modo esclusivo alle Circoscrizioni.
Le Circoscrizioni nei limiti di quelle che sono le loro esclusive prerogative istituzionali hanno contribuito fortemente ad elevare la qualità dell’impegno amministrativo della città, hanno svolto un ruolo di primo piano nel sociale, nella formazione e nella cultura, proprio – guarda caso – in quei settori per i quali le Circoscrizioni non hanno una specifica delega.

 

 

Devo dire che un profano che si affacciasse a guardare i programmi, i progetti, le attività e le realizzazioni concrete che in questi settori si costruiscono nelle nostre “periferie” potrebbe anche non accorgersi di questa specifica imperfezione formale ( si faccia attenzione a quanto dico successivamente ) in quanto il lavoro che emerge fortemente in particolare in quei settori è opera esclusiva delle Circoscrizioni che stanno conquistando in modo diretto sul campo la loro posizione di Amministrazione avanzata, spesso fronteggiando le solite consistenti difficoltà in modo egregio ( mancanza di risorse, mancanza di spazi, scarso coordinamento, una giusta necessaria considerazione che non sempre appare essere concessa – anche quando ciò avviene – in modo sincero e convinto, laddove peraltro sarebbe necessaria).
A dire il vero, bisogna riconoscere che gli attestati di stima che ci vengono rivolti sono notevoli: prima di tutto dagli stessi cittadini ( e questo è l’apprezzamento più gradito ed atteso, è quello che ci rende spesso orgogliosi del lavoro che svolgiamo, un lavoro peraltro – nel suo complesso – del tutto volontario ); poi dalle istituzioni (dalle quali ci prendiamo volentieri i complimenti, a patto che poi non si dimentichino di noi quando – e spesso purtroppo è invece accaduto proprio ciò che qui noi paventiamo – prendono le decisioni più importanti per questa città).
Potrei anche concludere qui il mio intervento, perchè nella sintesi estrema ho evidenziato già quegli aspetti che non permettono alle Circoscrizioni di spiccare voli in modo regolare elevandosi sempre di più. Se ciascuno di noi avesse dovuto soprattutto in questi ultimi anni essere incoraggiato a proseguire nel lavoro politico amministrativo periferico grazie alla considerazione che ci viene rivolta dal complesso degli amministratori e dai gruppi politici di maggioranza – e non solo – di questa città, molti avrebbero già dato forfait da un pezzo.

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – nona parte 1(per la settima – 18 vedi 10 aprile 2020)

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – ottava parte 1 (per la settima – 18 vedi 10 aprile 2020)

Questo è lo shortlink per riprendere il cammino su uno dei temi che ho trattato relativamente a quel che ho vissuto negli ultimi tempi in cui stabilmente sono stato nella mia terra natìa: “Pozzuoli nei Campi Flegrei”
DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE http://www.maddaluno.eu/?p=11530
E’ datato 10 aprile 2020

Il titolo è
DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 18 e ultima della parte settima – una necessaria precisazione

In linea di massima sono alcuni appunti su come nacque l’idea di scrivere un testo per il secondo ciclo delle scuole elementari e per le classi della scuola media inferiore della città di Pozzuoli.
Ho trascritto tutto il testo del librettino in vari post. Di certo le informazioni che in esso ho dispensato risultano in alcune parti essere datate: si trattava in qualche modo di abbinare ad esse delle indicazioni civiche per le nuove generazioni ed infatti il riferimento del titolo della serie di “post” è “illuminante” allorquando si fa riferimento alla “sensibilità ambientalista, storica e culturale”.

Tra le attività che, da organizzatore (in cooperazione con Raffaele e Renato), svolsi in quella straordinaria occasione dei “2500 anni dalla fondazione di Dicearchia”, ci fu il Concerto della “Nuova Compagnia di Canto Popolare” che era stata fondata all’inizio della seconda parte del decennio precedente (1966) dai musicisti napoletani Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Roberto De Simone e Giovanni Mauriello ai quali si unirono Peppe Barra, Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere e Nunzio Areni.
Prendemmo contatto con l’impresario, che in quel periodo iniziale era Giulio Baffi, uno dei personaggi del mondo dello spettacolo, come studioso del teatro, non solo popolare, ma soprattutto quello di ricerca e di studio che era (ed è) una delle caratteristiche fondamentali dell’esperienza della NCCP, particolarmente in quel periodo in cui facevano riferimento in modo diretto al grande “maestro” Roberto De Simone.
In pochissimi giorni avevamo già concordato gli aspetti amministrativi e per la fase logistica organizzativa, essendo stato previsto l’utilizzo di uno spazio della Diocesi, la Cittadella Apostolica che si trova accanto all’Accademia Aeronautica, fissammo un appuntamento con alcuni membri della Compagnia alla Stazione della Metropolitana.
Arrivarono Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello e Patrizio Trampetti; e, con loro, il geniale fratello maggiore di Eugenio, Edoardo, che si estranea e non partecipa alle discussioni, confermando la sua indole ribelle. Andammo poi tutti insieme a fare un sopralluogo tecnico acustico nel Teatro della Cittadella.
Molti tra noi già conoscevano ed apprezzavano la Nuova Compagnia di Canto Popolare che avevamo seguito sin dalle loro prime prove. Io stesso avevo in qualche occasione avviato un percorso teatrale etnomusicale insieme a Salvatore Di Fraia, Raffaele Caso e Enzo Aulitto senza ottenere tuttavia alcun incoraggiamento per i risultati – per me – davvero deludenti (non ho mai avuto una preparazione musicale); e non ho insistito, assistendo volentieri però al successo dei miei compagni di avventura di quel tempo che ancora oggi riescono ad esprimere un buon livello nelle loro performance.

Nel prossimo post riporterò un Comunicato Stampa da me redatto per l’occasione del Concerto di cui parlo, che si tenne il 22 ottobre del 1972.

Nuova Compagnia

Nuova Compagnia

NUOVA CCP

ESTATE 2020 – parte 4 – arrivo a Venturina (per la parte 3 vedi 13 settembre)

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ESTATE 2020 – parte 4 – arrivo a Venturina (per la parte 3 vedi 13 settembre )

Prima di uscire, però, ci fermiamo ad un Autogrill per alcune operazioni “fisiologiche” ma soprattutto per sentire le nostre interlocutrici proprietarie di appartamenti. Avevamo già fissato per le 10.00 circa con una di loro; l’altra ci aveva fatto comprendere che bastava avvertire perché si rendesse disponibile. La terza persona l’avremmo vista nell’arco di tempo tra la prima e la seconda. Decidemmo comunque di avvertire che eravamo a pochissimi chilometri dall’uscita di Venturina, rassicurando che non ci sarebbero stati nuovi impedimenti.

Venturina è un piccolo borgo disteso nella pianura da cui poi si sale a Campiglia Marittima. E’ infatti, pur avendo la prevalenza numerica della popolazione complessiva, solo una frazione di quella cittadina che è a 232 metri sul livello del mare. Venturina proprio perchè alle pendici del Comune più importante si avvale di alcune fonti termali, due delle quali sono rinomate non solo tra i territori della Maremma ma anche fuori da questi. Il complesso più importante, che personalmente conosciamo da alcuni decenni, essendoci stati con i figlioli ancora piccoli una ventina d’anni or sono, è il Calidario. Si tratta di un complesso di vasche termali e di una serie di residence che si trovano proprio alle pendici del territorio del centro storico di Campiglia, prevalentemente medievale. Accanto a queste poco distanti ci sono le Terme di Venturina, una struttura moderna con vasca enorme ed anche in questo caso con la possibilità di trovare ospitalità nell’Hotel omonimo. Al di là della strada principale, Via delle Terme, un tratto dell’Aurelia Nord, vi sono due laghetti che possono, nelle ore più calde della giornata, ristorare il turista che non voglia utilizzare le spiagge, che distano poco meno di un chilometro in linea d’aria, di cui poi parleremo.

Venturina, lo impariamo subito in modo diretto, è così chiamata perché vi battono i venti in modo anche intenso e piacevole durante l’estate, smorzando così il senso d’afa. In modo indiretto ce lo confermano anche le persone che incontriamo. Quando arriviamo è ancora fresco e ci lasciamo accompagnare dal navigatore cellulare. Ci sono delle attività di trasformazione alimentare, come la PETTI: ci passiamo accanto. E poi dopo aver superato la Caserma dei Carabinieri, girando a destra lasciamo a sinistra il Corso principale del paese. A trecento metri il congegno elettronico ci dice di girare a sinistra, anche se i cartelli non indicano tale possibilità ma vediamo che altri prima di noi vi accedono. A destra c’è la Conad ed un centro commerciale modernissimo ma veniamo sospinti a girare a sinistra alla rotonda e procediamo diritto, costeggiando il Parco della Fiera. Lungo tutto il percorso il muro perimetrale del lungo Viale è adornato con una serie di ritratti che grandi artisti contemporanei hanno dedicato a grandi donne della Storia.

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PACE E DIRITTI UMANI XXIV – 24 (per la 23 vedi il 12 settembre)

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PACE E DIRITTI UMANI
XXIV – 24

Inoltre, l’89% degli intervistati è a favore dello svolgimento di test del DNA. L’83% ritiene che sia fondamentale l’accesso ad un avvocato competente ed esperto e, ancora più importante, il 55% pensa che non sia sufficiente consentire un esame del DNA se non si garantisce al condannato a morte l’accesso ad un avvocato competente ed esperto. Il 69% degli intervistati si dichiara preoccupato per il rischio di giustiziare un innocente, mentre solo il 24% lo è del rischio che un colpevole riesca ad evitare la condanna a morte.
Quanto ai prigionieri con malattie mentali, dei 38 stati che mantengono in vigore la pena di morte sono solo 13 quelli le cui leggi proibiscono le esecuzioni di persone che hanno un ritardo mentale: un analogo divieto è contenuto nelle leggi federali sulla pena di morte. Dalla reintroduzione della pena di morte nel 1976 sono stati giustziati almeno 35 prigionieri con malattie mentali. L’esecuzione di minorati mentali viola la risoluzione 1989, n. 64 del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, adottata appunto il 24 maggio 1989, concernebte le salvaguardie a garanzia della protezione dei diritti umani di coloro che rischiano la pena di morte. Questa risoluzione raccomanda che gli stati membri delle Nazioni Unite non ricorrano alla pena di morte per le persone che soffrono di ritardo mentale o hanno una competenza mentale estremamente limitata.
Vi sono anche casi di condannati amorte volontari, ad esempio l’esecuzione di Dan Patrick Auser in Florida. Dopo un temporaneo rinvio disposto da un giudice distrettuale il 25 agosto scorso ha avuto luogo in Florida l’esecuzione di Dan Patrick Auser un uomo la cui vita era stata segnata dalla malattia mentale e da numerosi tentativi di suicidio. La Corte d’Appello federale dell’undicesimo circuito ha respinto il ricorso dell’avvocato Gregory Smith, secondo il quale il prigioniero non era mentalmente competente né in grado di prendere decisioni sul proprio destino. Auser, condannato a morte nel 1995 per aver assassinato una donna in un motel, aveva chiesto che nulla impedisse la sua esecuzione e aveva licenziato un precedente avvocato che intendeva dimostrare che il suo cliente aveva volutamente esagerato i particolari macabri dell’omicidio per ottenere la condanna a morte. “Questa condanna a morte non valida poiché si basa su falsità prodotte dal signor Auser nel tentativo di sovvertire il corso della giustizia e coinvolgere lo stato nel suo grandioso tentativo di suicidio” aveva dichiarato l’avvocato. Amnesty International si oppone alle esecuzioni dei “volontari”, considerandole come un suicidio assistito dallo Stato. Il fatto che sia un condannato a decidere di morire non significa che l’esecuzione sia meno crudele o che la responsabilità dello Stato sia minore: la decisione di un prigioniero di accelerare la propria fine può rappresentare un’ultima disperata risorsa per porre termine nel più breve tempo possibile alla sofferenza ed alla attesa angosciosa, o più semplicemente può essere la conseguenza di una malattia mentale che dovrebbe essere adeguatamente curata: Auser è stato il settantaduesimo “volontario” messo a morte dal 1976, anno della ripresa delle esecuzioni.
Io ho finito: vi ringrazio per avermi ascoltato.

Termina qui l’intervento della signora Liviana Livi, delegata di Amnesty International di Prato

Riprende a condurre la serata il prof. Giuseppe Maddaluno, coordinatore delle Commissioni Scuola e Cultura delle cinque Circoscrizioni del Comune di Prato

Fine parte XXIV – 24

Aspetti negativi e aspetti positivi della Sanità pubblica toscana (partendo da alcune esperienze personali) parte 2 (per la 1 vedi 9 settembre)

Aspetti negativi e aspetti positivi della Sanità pubblica toscana (partendo da alcune esperienze personali) parte 2

Càpita – prima o poi – di dover ricorrere a qualche cura, al bisogno di un consulto. Càpita a ciascuno di noi per questioni più o meno importanti di dover avere delle informazioni, di dover ricorrere all’ausilio di uno specialista, di dover prenotare una visita. Siamo in Toscana: dicono che la Sanità di questa Regione sia tra le migliori e quasi certamente qua e là sul territorio toscano qualche elemento di eccellenza affiora. E, poi, è indubbio che in un consesso di quasi ciechi quello che ci vede poco risalta. Sono ingeneroso, e lo so molto bene, e avverto di non poter fornire un giudizio sereno, visto quel che mi accingo a rilevare.
Nulla di grave, ma ho avuto bisogno di cure specialistiche: due cisti sebacee sulla nuca, da asportare. A fine agosto dello scorso anno decido di sottopormi ad una visita ambulatoriale chirurgica all’Ospedale di Prato; chiamo il numero del cup e dopo qualche minuto riesco a parlare ed a trovare un appuntamento per metà settembre: sono fortunato (così mi dice l’operatrice) perché proprio in quel frangente c’era stata una disdetta e quindi l’attesa non sarebbe stata così lunga (peraltro la mia richiesta non ha alcun motivo di essere considerata urgente).
Non la faccio lunga ma a conclusione della visita che si svolge il 17 settembre 2019 accetto di essere sottoposto alla asportazione chirurgica delle due cisti prevista per il 28 agosto del 2020. In quella data indubbiamente nessuno di noi poteva avere la benchè minima preveggenza di quel che sarebbe accaduto dalla fine di febbraio ad oggi con la pandemia Covid19. Ma neanche ci si attendevano, motivati da ragioni di “risparmio” ma anche di “razionalizzazione” (qui qualche “fenomeno” politico amministrativo poteva essere di aiuto), quei meccanismi farraginosi che di lì a poco la Regione Toscana avrebbe posto in essere con il numero unico per le prenotazioni e per le informazioni. Detta così, e leggendo e rileggendo i comunicati ufficiali, sembra che si tratti di una vera e propria modernizzazione rivoluzionaria che avrebbe reso più facile l’accesso del pubblico.
La prevalenza degli aspetti comunicativi rispetto alla utilità di tale accentramento del servizio informazioni e prenotazioni mette in evidenza come la “modernità” pubblicizzata si ponga nettamente a scapito della concretezza funzionale. Ma al “ridicolo” non c’è mai limite.
Fiducioso nella tecnologia ritornato dalle ferie ho ritenuto utile contattare il centralino del CUP dell’ASL di Prato per capire se l’intervento del 28 agosto sarebbe stato confermato (immaginavo che ci potessero essere degli slittamenti causati dagli eventi pandemici). Riformo il numero che avevo contattato in precedenza e scopro che “ora” c’è un numero unico per tutti i territori della Ausl Toscana centro (Firenze, Empoli, Prato, Pistoia). Niente di male, mi dico: si tratterà di aspettare un po’ di più perchè ovviamente la platea dei potenziali interessati è molto più ampia; ma avranno di certo preparato un format generale che contenga l’insieme delle richieste. Mi dico che tutto sommato l’aiuto della tecnologia può rendere l’uomo più felice, può velocizzare le risposte ai bisogni.
Vengo immediatamente smentito dai 45 minuti di musichine e messaggi ripetitivi che sono costretto a subire (ho il tempo anche di immaginare le enormi difficoltà degli analfabeti digitali – e non solo digitali) e poi, ciliegina sulla torta, da una gentile impiegata centralinista che, dopo avermi ascoltato attentamente mi dice che mi collegherà immediatamente con la struttura di Prato.
Ovviamente e innanzitutto mi sento “scemo”. E poi, una volta ricevuta la conferma della data dal CUP di Prato mi sono chiesto perché mai un cittadino debba perdere del tempo in questa sorta di girotondo. I politici ed amministratori tecnòlogi ultramoderni li sento già concionare sul fatto che vi è la possibilità di accedere al CUP online e mi viene la voglia frenetica di mandarli a quel paese. Io so aggeggiare “abbastanza” e non so se merito per questo motivo la sufficienza, ma non più della minima sufficienza. Penso ai milioni di “deficienti digitali” e sono davvero sgomento per il “nostro” futuro. Ma veniamo agli aspetti positivi.

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I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 14 (per la 13 vedi 8 settembre)

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I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 14 (per la 13 vedi 8 settembre)

prosegue la trascrizione del Documento sul Dimensionamento redatto dalla Commissione Cultura del Comune di Prato in preparazione della seduta aperta che si sarebbe svolta il 14 dicembre del 1998

La Commissione esprime il parere che si limitino al massimo i disagi alla popolazione scolastica, evitando se possibile spostamenti di scuole da una parte all’altra della città, tenendo conto del ruolo che istituti importanti hanno avuto e continuano ad avere nella realtà cittadina in relazione ad uno specifico territorio, richiamandosi espressamente a quanto detto a più riprese nel succitato Decreto 233. Bisogna altresì evitare, mantenendo un’ampia diversificazione sul territorio, nell’ambito dell’insegnamento superiore, la contiguità di scuole consimili, anche se con specificità differenziate: si ricorda a tale proposito ancora una volta il documento del Consiglio Scolastico Provinciale, allorchè si richiama allo stesso problema.

La Commissione fa presente che il Decreto in oggetto parla di dimensionamento delle istituzioni, e non delle strutture, scolastiche e richiama l’attenzione esclusivamente sui parametri quantitativi minimi (500) e massimi (900) cui dovranno, pur se a regime ed orientativamente, attenersi le Conferenze nel tracciare le linee del PIANO.

La Commissione non ritiene opportuno andare ad un’utilizzazione sempre “a pieno” delle strutture, in quanto gli spazi vitali di un Istituto non si limitano al numero di Aule normali disponibili, ma consistono soprattutto in Aule Speciali, Biblioteche, Palestre, Laboratori, Mense e quant’altro non specificato, anche per consentire possibili sviluppi in settori quali corsi di recupero, attività pomeridiane, la formazione continua, la formazione permanente, l’educazione degli adulti, la formazione professionale, i corsi post-diploma, l’aggiornamento del personale e quant’altro non specificato.

La Commissione considera con preoccupazione la strutturazione di istituti che a regime supererebbero, così come vengono presentati, di gran lunga il parametro quantitativo massimo, mentre vede con favore la concessione di speciali deroghe ad Istituti che, pur essendo attualmente al minimo oppure oltre il massimo parametro, hanno caratteristiche tali da non poter essere dimensionati diversamente da come sono. Allo stesso tempo ritiene difficilmente proponibile la concessione di deroghe o il mantenimento “sic et simpliciter” di Istituti sovradimensionati che abbiano sullo stesso territorio scuole consimili con lo stesso specifico ordinamento: in ciò il ruolo degli Enti Locali dovrà agire con cautela e moderazione, concordando modalità e tempi di attuazione che, come già detto, dovranno essere uguali per tutti. Proprio per questo il dimensionamento non dovrebbe tener conto in maniera esclusiva dei contenitori.

La Commissione pur condividendo l’impostazione che tenda ad evitare il frazionamento su più sedi, sottolinea che, nel caso questo sia necessario per istituti sovradimensionati, la sede staccata sia intesa anche come un’operazione tendente al futuro improcrastinabile riequilibrio.

La Commissione sottolinea inoltre come sia fortemente importante offrire a tutte le scuole, attraverso il Piano, una buona occasione per migliorare, o quantomeno mantenere l’attuale livello della propria proposta di offerta formativa in relazione anche all’ambito territoriale ed ai bacini di utenza specifici cui si riferiscono.

La Commissione, quanto al più volte ventilato Polo Tecnico, esprime delle forti perplessità sulla sua necessità in un centro come il nostro, di media grandezza ma non paragonabile a città come Roma, Milano o Napoli; ritiene invece che nell’ attuale situazione debbano essere mantenute delle diversificazioni rispetto all’offerta formativa sul territorio, che garantiscano pienamente, con gli attuali standard, il pieno diritto allo studio

La Commissione per quanto non altrimenti specificato fa espresso riferimento al precedentemente documento redatto dalla III Sezione Verticale del Consiglio Scolastico Provinciale sul dimensionamento della rete scolastica nella provincia di Prato ed approvato a larghissima maggioranza.

La Commissione chiede di poter dibattere in Aula la proposta complessiva del Piano prima che esso venga portato all’approvazione definitiva nell’ambito della Conferenza.

.La Commissione esprime il parere che si debbano limitare al massimo i disagi alla popolazione scolastica e si debba mantenere inalterato ( e per lo più migliorato ) il livello qualitativo del diritto allo studio evitando altresì, con il mantenimento di un’ampia diversificazione sul territorio, nell’ambito dell’insegnamento superiore, la contiguità di scuole consimili (anche se con specificità differenziate), così come è stato evidenziato anche dal Consiglio Scolastico Provinciale in un’aggiunta al documento citato approvata anch’essa a larghissima maggioranza.

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