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La Democrazia e le Ideologie: parte 2 – Le ideologie si scontrano con le realtà (per la parte 1 vedi 25 agosto)

La Democrazia e le Ideologie: parte 2 – Le ideologie si scontrano con le realtà

Hanno costruito roccaforti dentro cui proteggere le loro libertà i sostenitori delle ideologie, arrivando a difendere visioni molto parziali come se fossero universali; e, ciò facendo, considerano del tutto errata la realtà esterna a quelle roccaforti. Costruirsi la propria visione della realtà – unica ed assoluta – spinge al solipsismo o poco più: si chiudono al confronto, quello serio e dialettico, non di certo quello che poche volte richiedono solo in modo strumentale, per scopi poco più che personali, anche se fossero idealmente ed eticamente condivisibili. L’utopia, quando è programmaticamente inseguita, porta in modo inevitabile a forme di nichilismo che incidono negativamente proprio a svantaggio del buon esito reale delle idee professate.
Molto spesso sento compagni della Sinistra, cui ritengo di aver dato un contributo in tutto il mio percorso civico e politico, rifiutarsi di affrontare alcuni dilemmi, come quelli che vado proponendo, in nome di una forma di coerenza che è – di norma – sempre obsoleta e bisognosa di restyling.
Se la Sinistra non riesce ad interrogarsi dialetticamente ed apertamente intorno a questi temi sarà inevitabile il suo tracollo e la riduzione ai minimi termini ancor più di quanto oggi già non sia.
Vedo purtroppo prevalere personaggi – anche se di valore – che si ostinano a declinare vecchie formule ed una divisione della società in “buoni” e “cattivi”, dove i primi sarebbero in modo esclusivo loro ed i secondi tutti gli altri. Ovviamente si parte da quelli che dissentono dall’interno, quelli che vanno proponendo semmai di ridiscutere le questioni fondamentali mantenendo inalterato il livello valoriale complessivo. Tale livello deve essere in ogni modo viatico concreto del buonsenso civile.

Scendendo ad elementi pratici chi opera “onestamente” (cioè senza fini occulti) per il bene delle persone bisognose non può essere ingiuriato, come è accaduto con i dirigenti di una cooperativa che hanno accolto – in una terra notoriamente di Sinistra (anche se caratterizzata negli ultimi tempi da tentennamenti verso la Destra) – il maggior leader della Destra per un intervento di carattere propagandistico elettorale.
Ho avvertito un astio irrazionale da parte di alcuni compagni, ai quali ho notificato all’interno di una chat la necessità di arrivare a delle riflessioni sul perché mai una cooperativa che agisce all’interno di scopi sociali non possa confrontarsi parimenti con chi – anche nei Programmi e nelle attività politiche – non manca di sostenere i bisogni delle parti più deboli del Paese. Si scoprirebbe per l’appunto che, pur avendo le forze politiche sia di Sinistra che di Destra (o Centro, fate vobis!) nei programmi espresse priorità in quella direzione, troppe volte sia la Sinistra che la Destra le abbiano sottovalutate. Ma, per me, sarebbe molto più logico affrontare la questione in modo positivo, chiedendosi come mai una Cooperativa sociale decida di ospitare Salvini in un periodo per l’appunto politicamente “caldo” e non abbaiare veementemente contro. Dopodichè spero sia ancora chiaro che la distanza del mio pensiero da quello della Destra sia siderale: solo che, partendo da alcune riflessioni personali, ritengo sia giunto il momento di avviare un vero rinnovamento della Sinistra; purtroppo “siamo alle porte coi sassi” ed il tempo sta scadendo. Avevo provato in un delirio di onnipotente solipsismo (anche io ci casco!) a chiedere che venissero rinviate le scadenze elettorali anche per una più forte e concreta verifica nella “Sinistra”, ma le cose sono andate come sapete. Anche se – leggendo quel che ho scritto sopra – non c’era una grande fiducia.

http://www.notiziediprato.it/news/minacce-a-stremao-per-la-visita-di-salvini-ci-ha-dato-i-soldi-come-hanno-fatto-quelli-di-sinistra-attacchi-vergognosi

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Estate 2020 – parte 1 La preparazione: un piccolo necessario vademecum per le vacanze

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Estate 2020 – parte 1 La preparazione: un piccolo necessario vademecum per le vacanze

“Forzata” ma produttiva e costruttiva: la sosta pandemica per una parte, forse minima, di noi è stata così. Ora, il caldo…e l’abitudine ci spingono a cambiare aria: si sceglie di non allontanarsi troppo ma allo stesso tempo di non andare troppo lontano. La vacanza estiva ci impegna. Non può essere casuale la scelta del luogo dove fermarsi. Abbiamo impegnato alcuni giorni facendoci aiutare dalla nostra capacità di spippolare sul web; abbiamo escluso alcuni luoghi dove ci eravamo già fermati in altre occasioni: negli anni Settanta in un campeggio tra Donoratico e La California, che ancora adesso è situato, anche se notevolmente ampliato e migliorato, subito dopo l’Oratorio San Guido, celebrato dal Carducci, all’incrocio del lungo viale alberato da 2400 cipressi; in altre occasioni eravamo stati sulla Riviera della Versilia da Livorno a Pisa, Marina di Tirrenia, a Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Massa fino a Pontremoli per i miei impegni professionali. Ci eravamo fermati un po’ di più nuovamente a Donoratico negli anni Novanta insieme ai piccoli; ma, lo si sa: quando i piccoli sono “piccoli” si vanno a cercare luoghi adatti per loro, come parchi gioco ed attività ludiche, e poi si sta sulla spiaggia a costruire castelli di sabbia e la sera si va a dormire aspettando che l’alba sia poi serena.
Per quest’anno pensavamo sin dall’inizio a luoghi tranquilli come Campiglia e Massa, entrambe “Marittime” ma, in contrasto con il nome, collinari ed abbastanza lontane dalla costa. E così con l’aiuto del web e di un tam tam amichevole ci siamo mossi. Il web ci suggeriva alcune proposte tra Venturina, Cafaggio, Castagneto Carducci, Suvereto e Massa Marittima con incursioni verso l’interno, fino a Sassetta: quest’ultima, scartata proprio per una collocazione ben distante dal mare, forse più adatta agli amanti della montagna e dei bagni termali, rimanevano per l’appunto Venturina, Campiglia e Massa che, pur essendo lontana, ci attirava dal punto di vista ambientale. Una nostra cara amica ci proponeva Campiglia e ci fornì un contatto telefonico.
Posti insieme le indicazioni telematiche e quelle “amicali” avviammo i contatti. Sul web funzionano i siti dedicati a “Case vacanze, affitti temporanei estivi e non”. La maggior parte di questi afferisce a dei motori di ricerca (trivago, housetrip, holidu, casavacanza e altro) che tuttavia non ti consentono in generale di renderti conto a pieno della validità – e veridicità – delle proposte ed inoltre non permettono ai proprietari di entrare in contatto con i clienti (a meno che il contratto non preveda un pagamento a monte per l’iscrizione e la pubblicazione). Proprio per evitare sorprese (le più varie: una truffa in piena regola; una collocazione inappropriata rispetto alla proposta, per esempio un luogo rumoroso per chi cerca tranquillitù e quiete; un ambiente inadeguato ai bisogni, come per esempio due camere da letto al posto delle tre pubblicizzate) e vista la distanza non siderale per noi che stiamo a Prato dopo aver visitato molti siti scegliamo alcune proposte e dopo aver lasciato i nostri recapiti di posta elettronica e telefonici poniamo quesiti sperando che i proprietari si facciano vivi.

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PACE E DIRITTI UMANI XXI 21 (per la parte 20 vedi il 6 agosto)

PACE E DIRITTI UMANI XXI 21

A metà settembre (ndt.: l’intervento è datato 30 novembre 2000; quindi ci si riferisce al settembre 2000) è stato giustiziato il più alto esponente politico mai condannato a morte dalla nascita della repubblica popolare. Ex Vice Presidente del comitato permanente dei congressi nazionali del popolo del Parlamento di Pechino, era stato condannato per appropriazione indebita di una somma equivalente a 10 miliardi di lire.
In Costa d’Avorio, il 23 luglio, con l’entrata in vigore della nuova costituzione, il paese africano ha abolito la pena di morte per tutti i reati; secondo l’articolo 2, infatti, sono proibite tutte le pene volte a privare un essere umano della propria vita.
In Giamaica il 13 settembre il consiglio privato dell’organismo giudiziario britannico che funge da Corte Suprema per numerosi stati e territori dei Caraibi, ha disposto la commutazione delle condanne a morte inflitte a 6 prigionieri. Il consiglio privato si è rifatto ad una sua precedente sentenza, secondo la quale trascorrere oltre 5 anni nel braccio della morte costituisce un trattamento crudele, inumano e degradante e pertanto la relativa condanna a morte deve essere commuata in ergastolo.
Nella stessa sentenza del consiglio privato si è eliminata una violazione del diritto, il fatto che la Giamaica limiti a 6 mesi di tempo il periodo a disposizione dei condannati a morte per fare appello alla Commissione interamericana dei diritti umani, ed ha anche stabilito che i condannati a morte che ricorrono allo stesso consiglio privato devono essere assistiti da un legale.
In Iran, in una recente dichiarazione, il portavoce del Ministero della Giustizia Ossein Sadechi ha affermato che alcune delle impiccagioni previste dalle loro leggi non sono necessarie da un punto di vista religioso, e il sistema può sostituirle con altre pene. Ha detto: “Dovremmo ricorrere alla pena di morte solo in casi veramente straordinari ed unici e non impiccare la gente per reati che non sono troppo gravi. La lapidazione può non servire l’interesse del nostro paese, il capo del potere giudiziario ritiene che dovremo evitare azioni che potrebbero costituire un insulto alla religione o danneggiare la nostra immagine”.
A Trinidad e Tobago il 18 agosto il procuratore generale di Trinidad e Tobago ha affermato che è chiaro che Amnesty International è impegnata in un’azione politica volta a destabilizzare i paesi Caribici, affrontando il tema della pena di morte come una questione dei diritti umani e forzandoli in questo modo ad abolirla. Questa accusa è stata pronunciata dopo che Amnesty International aveva denunciato che Rassel Sancarali, giustiziato nel ’99, era stato condannato a morte a termine di un processo iniquo. In Vaticano, rivolgendo un nuovo appello per la clemenza verso Derek Rocco Bernabei, Giovanni Paolo II ha per la prima volta espresso una condanna netta nei confronti della pena di morte. “Spero, in un senso più generale, che raggiungeremo un punto in cui si rinunci alla pena capitale dal momento che le nazioni hanno oggi a disposizione altri mezzi per reprimere efficacemente il crimine senza cancellare definitivamente la possibilità di redimersi”.

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LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI parte 10 (per la 9 vedi 7 agosto)

Parte 10 – LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI (per la 9 vedi 7 agosto>)

….E sono significative, a questo proposito, anche le differenze fra le province tocane, con Arezzo che si attesta intorno al 94 per cento e Pistoia che non supera l’81 per cento. Ma il problema si ingigantisce nelle superiori. La media regionale di chi arriva in fondo è regredita dal 67 per cento del 1986/87 al 63 per cento del 1988/89. E mentre i licei(soprattutto il classico) assicurano la “sopravvivenza” di circa i tre quarti dei loro iscritti, gli istituti tecnici e professionali registrano un’autentica falcidia: solo il 50 per cento degli studenti iscritti al primo anno termina con successo il corso di studi fino al consguimento del diploma. E ciò dimostra come a quell’accesso sempre più generalizzato ai livelli di istruzione superiore, non corrisponda neanche lontanamente una pari opportunità di riuscita. La “fotografia” della Regione (che manifesta sensi di colpa solo oggi, all’apertura della “conferenza toscana sull’Istruzione” in programma fino a sabato all’Istituto degli Innocenti di Firenze) è accompagnata da una considerazione: l’abbandono scolastico non sarebbe dovuto al disagio economico delle famiglie, ma piuttosto al tessuto socio culturale nel quale sono inseriti i ragazzi che lasciano precocemente la scuola. Ragazzi – dice la Regione – che vivono in Comuni senza cinema, né teatri nè bibilioteche. Ma è una spiegazione che lascia almeno perplessi nel caso dei fiorentini, dei livornesi, dei pisani, dei pratesi e di tutti coloro che abitano in tanti altri evolutissimi comuni. E lo stesso assessore regionale alla Cultura, Paolo Benesperi, cita un esempio significativo: Castiglione della Pescaia è il comune con il reddito pro capite più alto della Provincia di Grosseto, ma ha il tasso più alto di “mortalità” scolastica. E le aule? Oltre la metà risultano di modeste dimensioni. La maggiore incidenza di piccole strutture è rilevata a Massa Carrara e Grosseto.”*
Trascorse più di un anno e di certo molti altri furono gli interventi a livello locale dal Dipartimento Scuola e Cultura della Federazione pratese del PDS.
Ne riporto appunto uno del 31.08.1994 sotto forma di Comunicato Stampa da me firmato.
“Questi, che stanno per iniziare, saranno dunque gli ultimi esami di riparazione. Il PDS da anni si è battuto per la loro abolizione, inserendola tuttavia in un contesto più ampio di riforma complessiva dell’intero comparto della scuola media superiore. Questo Governo, che imposta il suo lavoro prevalentemente sui sondaggi, ha preferito utilizzare la facile demagogia di un decreto legge, partendo dall’aspetto conclusivo dell’attuale “iter” senza indicare, ad esempio, i meccanismi di orientamento, che sono invece alla base della maggior parte delle difficoltà riscontrate dagli studenti. Allo stesso tempo non vi è stato accenno alcuno sui programmi, sull’aggiornamento e sulle modalità di applicazione dello stesso decreto, che sono lasciate discrezionalmente alla libera inventività del Consiglio di Classe e dell’Istituto.
Un edificio senza fondamenta, una coda senza la testa, un incompiuto: questi sono alcuni degli esempi che più spesso si sentono portare (al di là delle soddisfazioni giuste di famiglie ed allievi ) sul decreto legge del Ministro D’Onofrio.
Il PDS teme che a pagare queste sortite demagogiche siano poi sempre gli stessi, i più deboli fra gli studenti, specialmente coloro che non possono ricevere né culturalmente né materialmente un vero e proprio sostegno nell’ambiente familiare e si batterà perché si vada al più presto a realizzare una vera e propri riforma, che abbia come obiettivo primario la riduzione progressiva dell’abbandono e della dispersione scolastica.”
Prato 31.08.1994 Dipartimento Scuola e Cultura PDS –Federazione Pratese – Giuseppe Maddaluno

*Nota del Redattore 2020: I problemi sottolineati all’inizio (si fa lezione in edifici modesti, spesso costruiti per altri usi) e alla fine (Aule di modeste dimensioni) dell’articolo di Bennucci sono ancora tremendamente attuali, ancor più “oggi” dopo la pandemia del Covid19.

….fine parte 10

“Turarsi il naso…e anche la bocca” e “Votare il minor male” sono inviti inaccettabili e autodenunciano la deriva civile delle forze politiche che li diffondono

Turarsi il naso
“Turarsi il naso…e anche la bocca” e “Votare il minor male” sono inviti inaccettabili e autodenunciano la deriva civile delle forze politiche che li diffondono

Non si rendono nemmeno più conto di quel che scrivono e dicono alcune persone, tra le quali anche emeriti e quotati politici amministratori ex e attuali, quando per convincere i cittadini riottosi e critici si dedicano al proselitismo “pro domo loro” (non è corretto questo “latinorum” ma serve a rendere il senso di quanto mi appresto a dire) invitandoli a “turarsi il naso” e “votare il male minore”. E’ un modo davvero ameno di condurre la campagna elettorale che denuncia come costoro, appartenenti imperterriti a quello che ancora oggi si chiama Partito Democratico, che avrebbe fatto meglio a sciogliersi qualche mese fa (da me era partito in tal senso un invito accorato e sincero, ma era stato colto come una eresia, e me ne sono fatta una ragione!), costoro – per l’appunto dicevo in questo lungo “periodo” – siano in ogni caso “alla frutta”(a fine pasto?= sarebbe stato – e sarebbe – un buon segno lo si fosse fatto e speriamo che lo si faccia al più presto). Si dirà “chi di speranza vive disperato muore”: lo si dirà anche per esorcizzare la paura di una débâcle facendo i classici scongiuri verso questa evenienza. Sono un “cristiano” laico non credente e non praticante e mi limito a sottolineare che il “male” non ha graduazioni: forse per un cattolico vi è una classifica di “peccati” ad uso del confessore. Ma il “male” è – sia esso “maggiore” che “minore” – tale da rappresentare un “pericolo”, comunque.
Tra l’altro parlando di “male minore” autodefinendosene partecipi e complici (il “male minore” sarebbe il PD) si finisce per denunciare la profonda limitatezza della Politica e l’esigenza di rimettere il tutto in gioco; nel mentre però ci si avvale di quell’appartenenza per l’ottenimento di vantaggi poco più che personali: non si nega certo il riconoscimento di un particolare impegno per la collettività, ma al di sopra di tutto c’è il proprio “ego” e l’ambizione di sentirsi importanti, ai vertici (il Gotha) di forze politiche e il conseguimento di benefit economici non comuni.
Tra l’altro quell’invito potrebbe sortire una riflessione sfavorevole a chi lo propone: l’elemento comune tra “male maggiore” (se ce ne è uno “minore” è chiara l’esistenza del “maggiore”) e “male minore”, è il termine “male”. Dunque, perchè non votare il Male? E, di converso, dove sarebbe invece il “bene”, che naturalmente dovrebbe contrapporsi al “male”? sono domande logiche, la cui risposta sfugge ai proponenti, anche perché non si capirebbe perché mai continuino a sostenere una parte del “male” benchè “minore”.
L’altra forma di invito, quella di “turarsi il naso” finisce per essere ancor più un lampante riconoscimento del fetore che emana da quella congerie. E’ in definitiva un invito a starsene lontani e quindi ad abbandonare la pratica politica naturale della partecipazione, non solo al voto: molto curiosa è poi l’ipocrita denuncia della disaffezione generale, che a volte la Politica assume come contrappeso, nel mentre da Destra e da Sinistra (più il Centro che contribuisce all’infezione generale) si approfitta della bassa affluenza per continuare a riprodurre germi nocivi per la Democrazia.
Come altri (non tanti) non mi turo il naso e non mi accodo a sostenere alcun “male”: sono profondamente disgustato dal “parterre” composto da inutili profeti.

Giuseppe Maddaluno

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Parte 9 – LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI (per la 8 vedi 30 luglio)

Parte 9 – LA SCUOLA AL TEMPO DI BERLUSCONI (per la 8 vedi 30 luglio)

…..Al “Livi” i maturati nel quinquennio superano l’80% e al “Copernico” il 76%. Inciampa, invece, circa la metà degli iscritti all’Istituto Magistrale. La media pratese degli abbandoni e delle bocciature si aggira invece sul 52 per cento contro il 39 per cento circa su scala nazionale. Preoccupanti anche i dati relativi alle promozioni degli alunni iscritti alle prime classi. Considerando anche in questo caso sia i promossi di giugno che quelli di settembre, in alcuni istituti si sfiorano livelli davvero allarmanti. Al “Marconi” sono 97 su 205 gli iscritti alle prime che accedono al secondo anno, al “Buzzi” 113 su 184, al “Rodari” 273 su 347, al “Gramsci” 121 su 213, e così via. I dati presentati ieri si prestano subito a tre osservazioni. Occorre in primo luogo riflettere su una scuola che appare squilibratissima, con l’assenza di una vera connessione fra medie e superiori. E sembra mancare anche un vero orientamento dello studente che si appresta ad entrare in un istituto superiore, così come un periodo di ambientamento, nel quale verificare con test la predisposizione, le conoscenze di base e gli handicap di ogni singolo allievo. Appare inoltre evidente che chi sceglie il liceo ha già formata una sua caratteristica di base, mentre non sempre chi opta per un istituto professionale o tecnico sa bene a che va incontro o come affrontare il ciclo quinquennale. Appare inoltre evidente che chi sceglie il liceo ha già formata una sua caratteristica di base, mentre non sempre chi opta per un istituto professionale o tecnico sa bene a che cosa va incontro o come affrontare il ciclo quinquennale. Con la diffusione dei dati sulla dispersione scolastica, all’interno dei quali i movimenti trasversali, da e per altre città o altre scuole, si compensano, il PDS spera di aprire il dibattito sui problemi della scuola pratese. Certo è, infatti, che rispetto all’intero paese, Prato si pone come uno dei casi peggiori per dispersione e difficoltà scolastiche.
Fabio Barni Il Tirreno Cronaca di Prato pag. IV del venerdì 29 gennaio 1993
In contemporanea anche “La Nazione” su pagina regionale lanciò l’allarme con un articolo di Sandro Bennucci il cui sommario era “Studenti toscani, metà non arriva al diploma” il sottotitolo recitava “Deludente radiografia nella regione: grande fuga nei primi due anni di media superiore”.
Bennucci, accanto al tema della dispersione e dell’abbandono, tocca anche un altro argomento che è da sempre “fondamentale”: le strutture scolastiche.
FIRENZE – Uno studente su due non arriva al diploma di scuola media superiore. E si fa lezione in edifici modesti, spesso costruiti per altri usi. Ecco la “fotografia” della scuola toscana scattata dalla Regione. Un’istantanea deludente, che mostra approssimazione in chi organizza gli studi e incertezze; dispersioni e addirittura “fughe” da parte dei ragazzi. Ragazzi cresciuti in una fetta d’Italia evoluta sul piano culturale, ma inclini a scoraggarsi e ad abbandonare alla prima, o magari alla seconda difficoltà. Se quasi il cento per cento dei bambini iscritti alla prima elementare arriva a superare l’esame di quinta, la percentuale si contrae considerevolmente nella scuola media: solo l’87 per cento ottiene la licenza……

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PACE E DIRITTI UMANI – XX 20 (per la XIX 19 vedi 29 luglio)

PACE E DIRITTI UMANI – XX 20

…Prosegue l’intervento della Signora Liviana Livi, delegata di Amnesty International (voglio qui ricordare che la relazione è stata tenuta il 30 novembre del 2000; in questi venti anni alcune cose sono cambiate, in meglio ed in peggio: vi fornisco un link da cui partire per capire lo “stato delle cose” nel 2020)
Nel Giappone vengono condannati a morte anche gli anziani: uno di 68 anni dopo 11 anni di detenzione nel braccio della morte ed uno di 70 anni dopo 18 anni di reclusione. In alcuni paesi vengono condannati i giovani, quelli che erano legalmente bambini al momento del delitto: negli Stati Uniti nel 1990 sono stati condannati 7 giovani, in Nigeria è stato messo a morte pubblica un ragazzo di 17 anni ed in Pakistan è stato impiccato un ragazzo che aveva 14 anni al momento del crimine. Nei lunghi anni che i detenuti USA trascorrono nel braccio della morte vivono in celle di 2 metri per 3, un letto fissato al muro, un lavandino di acciaio, il water e la TV. La luce al soffitto non può essere mai spenta, quasi tutti si trovano in isolamento e solo una piccola parte viene ammessa al lavoro interno pagato 3 centesimi l’ora. Gli orari: sveglia alle 3.30 del mattino, colazione alle 3.45, ora d’aria dalle 6.15 alle 7.00. alle 9 possibilità di incontrare gli altri detenuti, pranzo alle 10, cena alle 16. Chiusura della giornata alle 16.30. Una lettera al mese da sottoporre a censura, una telefonata ogni 6 mesi, una doccia ogni 5 o 7 giorni. In cella niente effetti personali, un solo libro alla volta. I tentativi di suicidio non sono rari, ma non riescono quasi mai per l’intervento delle guardie.
Ed ora alcuni esempi, in Afghanistan 4000 spettatori che il 21 luglio affollavano gli spalti dello stadio di Kabul hanno implorato invano che venisse risparmiata la vita di un assassino. Il fratello di una delle vittime ha proceduto all’esecuzione, sgozzando un uomo di nome Mohamed Daud, autore di un duplice omicidio in un quartiere orientale della capitale. In base alla rigida interpretazione della legge islamica seguita dai Talebani, il gruppo al potere in Afghanistan, i familiari di una vittima possono perdonare l’assassino o eseguire la condanna a morte con le proprie mani. Il condannato è stato portato all’interno dello stadio da alcuni soldati con il volto coperto da una sciarpa bianca, ha pregato per 10 minuti; quindi gli sono state legate le mani. Ma Ulvi Moasil, l’autore dell’esecuzione è entrato nello stadio con una delle due vedove ed i tre figli di quest’ultima, si è avvcinato lentamente a Mohamed Daud e gli ha tagliato la gola. Poi ha detto: “Non lo perdonerò mai, ha spezzato il cuore di una grande famiglia, adesso abbiamo avuto la nostra vendetta, ora dormirò tranquillo. Ho fatto una cosa giusta”. Quella del 21 luglio è stata la prima esecuzione pubblica allo stadio di Kabul dal nvembre del 1999.
In Cina le autorità di Pechino hanno annunciato l’intenzione di ricorrere sempre di più alla iniezione di veleni al posto della fucilazione come metodo di esecuzione: l’iniezione letale è praticata già da 4 anni. In una dichiarazione ripresa dall’ “Indipendent” e dalla “CNN”, un Professore di legge ha affermato che se paesi sviluppati e civili come gli USA ed il Giappone usano ancora la pena di morte, questo vuol dire che è necessaria.

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L’acqua calda, i “gonzi” e lo zio Sam

L’acqua calda, i “gonzi” e lo zio Sam

La classica scoperta dell’acqua calda è quella che è stata diffusa recentemente “ad arte” (cioè di proposito, deliberatamente per ingabbiare i “gonzi”, ovvero “Persona tarda e stupida che si lascia facilmente raggirare”) per suscitare una reazione di rifiuto verso il “grave” rischio che si va correndo (la vittoria della Destra nella Regione più “rossa” che “c’era una volta” – ed il ricordo si indebolisce con il tempo che scorre): in Toscana (per l’appunto la Regione “rossa” di cui sopra) il Centrodestra tallona a pochi punti di distanza il Centrosinistra in vista del traguardo delle prossime Regionali di settembre.
L’intento è quello di continuare nella pratica del “ricatto” morale puntando il dito accusatorio come un novello “zio Sam” che in questo caso, diversamente dall’intenzione “bellica” del vecchio zio a stelle e strisce, intenderebbe colpevolizzare l’elettore incerto o recalcitrante, quello che più volte ha dovuto “turarsi il naso” (pian piano turandoselo, ha rischiato anche di morire) e sopportare le indigeribili candidature e proposte programmatiche.
La lezione della Historia, quella anche “popolare”, ci racconta che “la corda – a furia di tirarla – si spezza” ed i sentimenti popolari sono molto spesso imperscrutabili, perchè collegati a “percorsi” poco praticati dalla Politica. Ti ritrovi con il culo per terra e te ne accorgi solo quando non riesci nemmeno a rialzarti.
Occorrerebbe, “ma non ce ne è mai il tempo” (è un “mantra” che cela la volontà di non aprire alcuna discussione critica all’interno delle varie posizioni politiche = mi riferisco particolarmente a quelle di Sinistra) fermarsi ed avviare un momento di autoanalisi degli errori prima di procedere. La pretesa di rappresentare in toto la posizione politica della Sinistra in modo dogmatico ed ideologico della parte minoritaria e la presunzione di poter usufruire della “stanchezza” e delle “paure” della vittoria delle Destre rappresentata dal PD finiscono per essere una costante venefica.
L’incapacità di comprendere che al di sopra di tutti vi siano i bisogni primari (senza escludere quelli secondari che rendono minimamente degna l’ esistenza) e che non vi è Destra o Sinistra che se ne possano occupare in maniera esclusiva. Le battaglie per i “diritti” perduti non hanno colore; le battaglie per la conquista dei diritti sono “comuni”: tutto il resto è strumentalizzazione a favore delle diverse coalizioni o posizioni politiche.
La differenza tra Destra e Sinistra non sta nelle enunciazioni programmatiche e coloro che hanno perso la speranza per se stessi e per i propri figli o nipoti non fanno più differenza alcuna tra Destra e Sinistra. C’è una Cultura-melassa lattiginosa che non consente ad una larga parte della popolazione (sempre più larga) di poter serenamente valutare le differenze ed è stata progressivamente deprivata della capacità critica. Tutto questo ha avvantaggiato un ceto politico bipartisan camaleontico prontissimo alla compromissione, poco più che autoreferenziale; d’altra parte i sostenitori della Sinistra nuda e pura non hanno mai voluto adeguare i loro ferri del mestiere, non certo acconciandosi pedissequamente alle ipocrisie compromissive ma riconoscendo perlomeno che in un processo moderno occorre abbattere i vecchi muri ideologici e convincersi che per procedere in un cammino virtuoso gli “interessi” comuni tra imprenditoria e lavoro vanno coltivati ed incentivati in modo nuovo; occorre innanzitutto partire dal riconoscere che anche l’Impresa è parte del mondo del lavoro.
Questo, ovviamente, è troppo, troppo avanti sono andato. Mi rimane, per ora, da dire che “forse” una sconfitta potrebbe spingere a quella analisi critica (autocritica) di cui la Sinistra (le Sinistre) ha bisogno.

Joshua Madalon

XI. UN MIO AMPIO INTERVENTO (vedi 27 luglio)

XI. UN MIO AMPIO INTERVENTO (vedi 27 luglio)
C’è un dibattito in questi giorni e sembra quasi di capire che sia tra nostalgici del passato e difensori dello “status quo”. Non vedo alcun segnale di “progresso”. C’è qualcuno che oggi possa dire che era meglio prima? C’è qualcuno che possa dire che è peggio adesso? Sarei davvero un imbecille a dire che la Politica “tout court” non debba occuparsi del Teatro ma non mi esimo dal dire lo stesso che un certo tipo di Politica è bene che rimanga fuori dal Teatro. Non ho intenzione di assumere le difese di alcuno, ma credo fermamente che alcuni uomini di cultura come Veronesi e Borsoni che si occupano di teatro ed in ruoli diversi del Metastasio paventino più che altro l’occupazione del Met da parte di “politici” il cui unico scopo strumentale è apparso abbastanza chiaramente quello di rivalersi rispetto al passato, puntando non tanto sui contenuti quanto sulla collocazione di alcuni uomini (o donne, “uomini” è solo un modo di identificare le “persone” in senso generico) di loro fiducia, che opererebbero per stravolgere l’attuale idea di “Teatro”. Se questo si annuncia come il “nuovo”, allora mi fa piacere di appartenere al “vecchio”, anche perché continuo ad essere sempre più convinto che il nostro “vecchio” (che poi così vecchio non è) è comunque sempre stato migliore del migliore di quel che è considerato “nuovo”. Anche perché non si può considerare nuovo quell’arrogante assalto al potere fatto come si trattasse di una crociata purificatrice. So bene che sarà comunque necessario procedere a scelte di alcune persone che rappresentino gli Enti, ma per essere al posto giusto sarà importante delineare i contorni e i contenuti di questo “ruolo”. Intanto, scusate se mi ripeto, per me chi assumerà questo incarico di Presidente del Met, anche – e forse più – se temporaneamente, dovrà fornire la più ampia garanzia di voler difendere le scelte già fatte – soprattutto quelle strategiche – con la massima decisione, discutendone semmai per migliorarle non di certo per annullarle o mortificarne gli impatti. Allo stesso tempo, poi, occorre che vi sia una distinzione ben netta tra ruolo dell’Esecutivo (Comune, Provincia se quest’ultima deciderà di entrare nella Fondazione) e quello del Consiglio di Amministrazione. E’ molto convincente quel che ha esposto Massimo Luconi nel suo “gesto di pacificazione”: all’Assessore (direi forse alla Giunta, al Consiglio) spetta il compito di tracciare le linee, gli obiettivi, gli indirizzi generali, al Consiglio di Amministrazione toccano invece le scelte. Quel che non capisco ancora (lo dico – mi si creda – senza intendimenti personali) è come si potrebbe attuare, anche se temporaneamente, il suo inserimento come Assessore nel CdA. Di certo il legislatore aveva previsto casi simili allorquando ha stilato l’art.26 della Legge 81 del 25 marzo 1993*. Ho sentito che c’è già un caso (o forse due) in cui non è stata applicata, ma non riesco, pur cercando la massima obiettività, a trovarne in’interpretazione diversa dal fatto che “è vietato”: non c’è deroga alcuna, non una postilla, è per me tutto chiaro.

* La legge 25 marzo 1993 n. 81 è una legge dello Stato italiano che disciplina l’elezione del sindaco, del presidente della provincia, dei consigli comunali e provinciali. La legge viene comunemente identificata come la norma che introdusse l’elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini. L’articolo 26 fu abrogato nel 2000
26. Divieto di incarichi e consulenze. [1. Al sindaco e al presidente della provincia, nonché agli assessori e ai consiglieri comunali e provinciali è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo e alla vigilanza dei relativi comuni e province] (58). (58) Articolo abrogato dall’art. 274, D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267. Vedi, ora, l’art. 78, comma 5 dello stesso decreto **.
** 5. Al sindaco ed al presidente della provincia, nonche’ agli assessori ed ai consiglieri comunali e provinciali e’ vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed alla vigilanza dei relativi comuni e province.

…fine parte 11….

25 luglio ancora sulle politiche scolastiche abborracciate

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25 luglio
ancora sulle politiche scolastiche abborracciate

Avevo percepito tra alcuni docenti il gradimento nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione del Governo Giallo-Rosso, Azzolina. Mi sorprendeva questo endorsement soprattutto da parte di docenti notoriamente iper democratici, per capirci bene “assolutamente e risolutamente di Sinistra”. Lo trovavo strano anche perché quasi sempre la contrapposizione da parte di questi colleghi era apparsa tale a prescindere dalla collocazione partitica dei Ministri in carica. Indubbiamente mi sono sentito spesso in linea con alcune critiche verso Ministri come la Gelmini o la Moratti rappresentanti della Destra ma non mi erano affatto piaciute nè la Carrozza nè la Giannini rappresentanti del Centrosinistra. Non credo che sia stata l’appartenenza nè alla parte politica nè tantomeno al “genere” che mi hanno fatto apprezzare Ministri come Berlinguer, come De Mauro e, negli ultimi tempi, lo stesso Fioramonti.
Eccolo, il Fioramonti. Sarebbe utile che la signora Ministra Azzolina, verso cui la critica da me rivolta ha degli elementi ben fondati (esposti in un post molto recente) legati alla incapacità di sviluppare una “memoria storica” adeguata alla necessità di attribuire le giuste responsabilità del disastro epocale cui stanno spingendo il nostro mondo della scuola, spieghi a se stessa ed a tutti noi le ragioni dell’astio, del fastidio profondo che esprime ogni qualvolta sente il nome del suo predecessore, proprio quel Fioramonti verso il quale mi sono sopra espresso positivamente. Non lo capisco, anche perchè il Fioramonti aveva denunciato il degrado del settore, una situazione molto complessa che aveva bisogno di interventi massicci, speciali, ben prima dell’arrivo del Covid19 e dei problemi che con esso si sono acuiti ulteriormente.
La Azzolina sta dimostrando di essere molto più vicina a rappresentare quelle forme di autocelebrazione, a partire dalle pretese competenze, peraltro (non scherziamoci su troppo!) di una “dilettante alle prime armi”, di esperienza ben difficile da essere credibile, molto più assimilabile a quelle di Ministre come la Moratti o la Gelmini, assai lontane da quelle di Ministri come Berlinguer o Di Mauro. Insomma, dimostri l’umiltà “vera” reale, di essere in grado di affrontare le emergenze, riconoscendo i suoi limiti culturali, storici. Basterebbe intanto far riferimento alla forza politica cui appartiene, quel Movimento 5 Stelle che ha fondato la sua forza sulla critica non sempre puntuale ma in ogni caso in grado di coinvolgere le masse e che è cresciuta essenzialmente sulla critica all’establishment consolidato. Uno dei motivi principali della disaffezione progressiva dell’elettorato verso quel Movimento, evidenziata dai frequenti sondaggi, è proprio l’abbandono – altrettanto progressivo – della opposizione alla politica di mestiere che i suoi Ministri stanno praticando. In realtà, l’Azzolina sta ogni giorno di più mettendo in mostra una modalità molto vecchia – non di certo alternativa – di far Politica. Questa omologazione sta producendo disastri, facendo crescere il consenso a favore delle Destre, che in realtà senza troppa fatica acquistano forza, nel mentre si riducono proprio quelli del Movimento 5 Stelle.
Questa mia attenzione verso il Ministero della Pubblica Istruzione è legata essenzialmente al ruolo che assegno a quel dicastero, che si occupa di costruire il futuro, il nostro e soprattutto quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ne parleremo? Sì, certo, ne riparleremo.