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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 6

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 6

Molto è andato perduto, e sarebbe meglio anche dire “troppo”. Da antiche carte sappiamo come antichi basolati romani, colonne ed arredi venissero prelevati spesso nemmeno di nascosto e, trasportati in altre città, venissero usati per (abbellire) altre costruzioni, inframmezzati ad altri materiali meno nobili o venduti da improvvisati antiquari ambulanti come arredo nelle case degli appassionati.

Nota post: Da ragazzino curioso mi ero incuneato in varchi minuti all’interno delle stanze funerarie della Necropoli di via Celle ma non ho mai trovato nulla se non tanta tanta polvere.

Contiguo a quello degli Astroni ma molto più vicino al nostro centro si può ammirare, accanto ad altri più piccoli e forse anche per questo meno riconoscibili, il cratere di Cigliano. Le colline che ne circondano la base sono coltivate a vigneti ed il vino che lì si produce è famoso da tempi immemorabili. E’ una zona, questa, in cui il poco verde che resta deve essere salvaguardato. Per questo ci appelliamo a voi, giovani cari amici.
Fu immenso il mio stupore quando, ritornando dopo qualche anno dalle mie scorribande giovanili attraverso le “cupe” che iniziano subito dopo via Celle verso Nord Est ed arrivando in quel posto detto “la Cava” alla ricerca dei ricordi dell’infanzia, scoprii che anche quella zona aveva acquistato una forma “lunare”, che la polvere vi abbondava e sapeva di cemento, là dove il profumo dei rovi mi aveva conquistato, mentre d’ora in poi non si sarebbe più trasformata in terra fertile. Dove non c’è il verde, c’è il grigio. E come è triste il grigio!

Nota post: per visitare il cratere occorre penetrare attraverso una fenditura che accompagna vecchi casolari contadini. Non bisogna temere di chiedere il permesso per poter poi godere della vista: si entra in una sorta di Shangri-La e chissà che non vi sia ivi la vita eterna.

Alle falde del cratere di Cigliano, lungo la via Campana antica, lungo la via Celle e lungo i binari della ferrovia statale si trova la più bella raccolta di tombe antiche della nostra zona (e forse non solo di quella): tombe d’età romana messa una al di sopra dell’altra. Gli ultimi lenti lavori di restauro le hanno meglio portate alla luce, ma le hanno rese, con quel grigio che le contraddistingue or ache son prive della vegetazione che le ricopriva, meno poetiche.

Nota post: più volte sono ripassato da quelle parti, nulla è cambiato nè in meglio nè in peggio.

Proseguendo per la via Campana nuova tra il complesso del Monte Gauro-cratere di Campiglione (di cui subito dopo accenneremo) ed il cratere collina di Cigliano si arriva, attraverso lo stretto passaggio (due auto si incrociano con difficoltà: immaginatevi altri più ingombranti mezzi) della Montagna Spaccata, opera dei Romani (si può notare chiaramente l’ “opus reticulatum”, formato, come dice la stessa parola, da moltissimi cubetti messi l’uno accanto all’altro in posizione di rombi), nella pianura del comune di Quarto.

Nota post: sono due dei miracoli che ci accompagnano. Il primo è legato alla capacità ingegneristica dei nostri antenati che per rendere più agevole il passaggio in men che non si dica riuscivano a tagliare le colline. Il secondo è riferito alla tecnica edilizia per rinsaldare le pareti della collina con opera che hanno sfidato I millenni. Oggi quel che costruiamo non supera il secolo di vita, a volte anche molto meno.

…fine settima parte – 6 – continua….

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 5

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 5

Da un aggettivo derivato dalla lingua greca e che significa “ardente” la nostra zona fu detta “Campi Flegrei”. Tale dovette essere l’impressione per I primi colonizzatori di questa terra, che avevano anche attinto alle loro precedenti conoscenze (“Flegrea”, che deriva da un verbo Greco che significa “bruciare”, era l’antico nome di una penisola greca e nella sua pianura era avvenuta la mitologica battaglia di Giove con I Giganti, rei di averlo volute sfidare).
Se ci alzassimo ora in volo sopra questo territorio, potremmo spiegarci anche il perchè di questa denominazione. Molti sarebbero infatti I crateri che noi potremmo vedere a cominciare da quello molto ampio degli Astroni, sede anche di un piccolo lago, di un parco botanico e zoologico aperto ai visitatori grandi e piccolo (questi ultimi solo se accompagnati).

Nota post: Non conosco le attuali condizioni del “luogo” in quanto quel territorio è stato più volte oggetto di devastazioni attraverso incendi dolosi.

L’altro cratere vicino, quello di Agnano (di cui gà abbiamo accennato) è interessato tuttora da fenomeni vulcanici secondary con emission di vapori e fango, entrambi utilizzati a scopi industriali nelle famose Terme.

Nota post: Sono stato alcuni anni fa – circa dieci – in quelle Terme in visita istituzionale come membro dell’Esecutivo della Circoscrizione Est del Comune di Prato in occasione del gemellaggio con il Municipio di Bagnoli e ne ho potuto apprezzare le caratteristiche.

La Solfatara, cratere di vulcano allo stato inerte, è caratterizzata da numerosi fenomeni come emissione di fango ad elevata temperature, fumarole che emettono vapori densissimi, sorgenti d’acqua; le sue pendici, che emanano costantemente vaporti di zolfo (da cui deriva il nome del luogo), hanno un colorito giallognolo e mancano del tutto di vegetazione. Ma in questo caso la colpa non è dell’uomo.

Nota post: Una delle particolarità del luogo è che sia proprietà di un privato, che ne ha tenuto cura. Circa un anno fa è accaduto un evento tragico, a seguito del quale il sito è stato chiuso al pubblico. Gli studiosi vulcanologi e sismologi continuano ad occuparsene.

Sempre da un immaginario aereo, potremmo notare la fettuccia d’asfalto che ha deturpato la verde zona del nostro entroterra, rendendola colam di detriti e facile preda di speculazioni.
Essa è un’impportante arteria stradale che collegherà il nostro centro con Napoli, rendendo più scorrevole il traffic sulle attuali strade ed il suo nome è ormai noto: “Tangenziale Est-Ovest alla città di Napoli”. “Tangenziale” significa pressappoco “che tocca” e cioè che unisce I vari luoghi più vicini al nostro capoluogo. La Natura è sacrificata alla Tecnica. Questa, in omaggio della quale sono state occultate innumerevoli testimonianze, sul suo cammino tenta di calpestare molto di ciò che ci va ricollegando al passato, protesa come è verso un future nel quale l’uomo non avrà più possibilità di vivere, là dove le strutture di cemento e di acciaio, l’asfalto, il petrolio, le machine e tutto ciò che le riguarda, avranno il predominio sulla natura e sull’uomo.

Nota post: Nei luoghi dove è stata costruita la Tangenziale molti di noi abbiamo vissuto le prime avventure fantastiche. La chiamavamo “ ’A selva ” e nelle sue “cupe” ombrose e contorte immaginavamo storie orientali. In alcuni spazi più ampi di vecchie cave si giocava anche a calcio e più in là per qualcuno nacque qualche storia d’amore.

Joshua Madalon

…fine parte settima – 5….continua

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 4

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 4

Proseguo a riportare con qualche lieve modifica e poche note aggiuntive il testo di “Passeggiata nei Campi Flegrei – Pozzuoli” scritto da me nel novembre 1971 edito dall’Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo in occasione dei 2500 anni dalla Fondazione della città di Pozzuoli (Dicearchia)

….Lungo la via S.Francesco ai Gerolomini, che parte dal corso che porta a Bagnoli e si inerpica sulla collina rasentando all’inizio le Terme Puteolane, nelle giornate più terse o verso il tramonto, man mano che si sale – meglio a piedi – l’orizzonte si allarga ed allora una parte della nostra città e del Golfo antistante fin verso il Capo Miseno, fin verso le isole, ci apparirà incantevole. E’ un tipico paesaggio per il quale vale la pena di sopportare una pur lieve fatica. Da non perdere tale occasione. Così come da non perdere è una visita al Rione Terra, ora che le sue stradine e le sue casupole sono per lo più deserte ed ha acquistato un tono di città morta.

(Nota post: lo scritto è del 1971; oggi il Rione Terra ha mantenuto lo stesso tono. Si gira per le sue strade nei giorni prescritti – solitamente I prefestivi e festivi – ma le case ristrutturate in modo ultramoderno sono vuote ed alcune possono addirittura essere visitate clandestinamente)

Questa zona risulta oggi carica di motivi sentimentali sia per chi ha vissuto in questi luoghi e ha dovuto lasciarli nei primissimi giorni del marzo ’70 sia negli altri cittadini che hanno ugualmente sofferto la tragedia degli amici, costretti ad abbandonare le loro case e con esse i ricordi più belli e struggenti della loro esistenza, anche se carichi di sofferenza e miseria.

(Nota post: alcune amiche, come Giovanna Buonanno, ed amici come Giuseppe M. Gaudino e Claudio Correale, hanno trattato questa parte di storia della mia città. Allegherò qualche esempio)

Attraverso queste stradine abbandonate e solo per questo, diversamente dal resto della città chiassosa, silenziose, riusciamo a intravedere anche paesaggi bellissimi. Qua e là i palazzi, alcuni dei quali austeri testimoni di diverse fortune, dichiarano la loro età attraverso gli stili architettonici evidenti sulle loro facciate ed è così che proprio accanto a impianti moderni possiamo trovare quelli settecenteschi e frammisti ad opera di più recente costruzione l’incastro di pregevoli marmi talvolta istoriati o di colonne con capitelli che ne evidenziano l’origine tardoromana.
I fotografi sguinzagliati in un colto safari si sono sbizzarriti. Dilettanti o professionisti hanno ripreso angolo per angolo, pietra su pietra questa zona, alla riscoperta degli scorci più pittoreschi ed inediti là dove le line architettoniche riuscivano a formare grovigli geometrici di rara bellezza. La fotografia è una passione molto interessante da coltivare. Insieme ai vostri insegnanti dedicate un po’ di tempo anche a questa material, riprendendo anche voi ciò che più vi avrà impressionato. Chissà che non ne esca qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno prima aveva mai notato. Anche così potreste essere utili alla conoscenza della nostra città, al miglioramento suo e dei suoi cittadini.

…fine parte settima – 4…..continua

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reloaded ad uso futuro “DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3”

Il 14 settembre scorso scrivevo quel che segue nell’intento di proseguire nella ricognizione di alcune mie “imprese”.
Riprendo solo ora nella convinzione che “SOLO LA CULTURA CI POTRA’SALVARE”

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3 Continua la lettura di reloaded ad uso futuro “DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3”

PRIMA GLI ITALIANI!

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PRIMA GLI ITALIANI!

La febbre del consumismo non ha antidoto, non c’è nessun vaccino che sia capace di limitarne gli effetti negativi; e ce ne sono tanti. Uno dei supermercati più affollati è l’Unicoop di via delle Pleiadi. La smania di un Natale sempre più anticipato si tocca con mano un sabato mattina orario inoltrato già da “pentole e padelle sul fuoco”. “Ma non vi hanno avvertito che anche per tutta la domenica sarà aperto?” provo a pensare, senza riflettere però che anche io sono là colpevole di non aver pensato che, forse, era il caso di passarci di prima mattina. Perlomeno avrei potuto acquistare con maggiore consapevolezza quel che era strettamente e veramente necessario.
Ma il segnale che ci fosse la baraonda consumistica lo avevo scoperto già all’arrivo in auto: file lunghe e nervose caotiche e ricerca isterica di un posto più vicino possibile. La fila delle auto era frenetica e nervosa e non era stato facile per il popolo isterico imbroccare la fila giusta per trovare un posto. Mi ficco in un corridoio ed imbrocco un varco rapidamente per portarlo via ad un concorrente che però venendo di fronte era a maggiore distanza rispetto a me.

“Siete assurdi. Sarebbe ottima cosa venirci a piedi!” suggerisco io mentalmente dall’interno della mia Citroen rossa. E poi ci penso e lo ricordo a me stesso: cosa ci faccio io?

Dopo la giostra dell’autoscontro con i carrelli vado verso le casse. La fila alle casse è lunga e l’addetto è lento; peraltro si sofferma a dare indicazioni utili al miglior acquisto oppure decide di ripartire due casse di birre tra due clienti, al puro scopo di consentire loro di avere lo sconto. Per di più non mi ero accorto di essere alla cassa 1 riservata a donne con il pancione e portatori di handicap di vario tipo. Più di una volta ho pensato che mettere insieme queste categorie non mi sembrava una buona idea… Infatti, mentre già sono ormai in procinto di deporre i prodotti sul nastro, arriva un non vedente accompagnato. Gli faccio spazio, anzi chiedo alla signora che lo guida se vuole che la aiuti, ma mi risponde quasi a gesti tanto che mi viene da pensare che sia non udente ed è in ogni caso una donna molto triste. Sento dentro di me un dispiacere collegato al fatto che non riesco a comunicare, ma poi faccio in modo che sistemi da sola la spesa e spostando il suo compagno con la destra gli faccia imboccare nel senso giusto il corridoio della cassa.
In tutto questo caos finiti gli acquisti esco e non ricordo più nella gran confusione dove sia la mia auto. “Forse….” e mi inoltro in uno dei corridoi dei parcheggi proprio di fronte all’uscita del supermercato. Non sono convinto che sia quello giusto. Peraltro, cavolo!, c’è un caos assai maggiore anche perchè pioviggina e, pur se non si comprende la ratio quando piove c’è ancor più disordine. Il mio carrello poi si rifiuta di collaborare linearmente e si mette di sghimbescio come il famoso “cappello sulle 23” di alcuni chansonnier di teatro di rivista come Nino Taranto.
Le auto si incrociano con gravi rischi di cozzare con paraurti e portiere che si aprono in modo scomposto. Davanti a me con il carrello imbizzarrito che non riesco a domare una sontuosa Range Rover Evoque di traverso cerca di districarsi. A guidarla a me sembra uno sceicco con accanto una donna araba con velo. Finalmente riesce a procedure e si dilegua. Vado oltre verso l’auto di cui ho intravisto il posteriore a una decina di metri. Avanza un’altra auto anche questa orgogliosamente di rappresentanza. “Poteva spostarsi con il suo carrello? No?” mi apostrofa la signora che guida. E mi viene spontaneo pensare: “Prima gli italiani! Suvvia, una volta per uno: adesso tocca anche a me, d’altronde non pretenderete di interpretarlo unilateralmente, no?”.

Joshua Madalon

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IDIOTI E SERVI SCIOCCHI

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IDIOTI E SERVI SCIOCCHI

La campagna dell’odio e dell’offesa dilaga sui social. Il livello culturale dei partecipanti al “concorso” è sempre più infimo. Assumiamoci le responsabilità, noi che siamo stati educatori e vorremmo continuare a svolgere un ruolo più vicino a quello che abbiamo interpretato durante la nostra vita lavorativa “ufficiale”.
Novelli Tiresia o Cassandra, a vostra scelta, avevamo espresso questi vaticini, inascoltati da chi rincorreva personali interessi, accecati dalla cupidigia del Potere, quello basso locale di piccolo piccolissimo cabotaggio a quello regionale e nazionale. Alzavano le spalle, giudicandoti inutile e dannoso per I loro progetti e valutandoti a livello di escremento, dopo vari tentativi di blandizie non andati a buon fine, quello loro si intende!
Oggi ci ritroviamo davanti ad uno stretto passaggio di confine con una nuova classe politica, espressa dal voto “populista”, che non possiede qualità sufficienti a garantire la tenuta sociale del Paese. Chi l’ha sostenuta a tutta evidenza ha inviato un poderoso sonoro schiaffo alla classe politica precedente che, pur possedendo qualità superiori, non era stata in grado di rappresentare le istanze che venivano poste.
La scelta populista ha prodotto tuttavia dei risultati che vanno ben al di là ed al di sotto di quanto richiesto. Il combinato disposto dell’unione contrattuale tra forze abbastanza – anche se non del tutto – diverse sta creando un vero e proprio sconquasso economico che rischierà di farci andare verso una crisi economica ed istituzionale che ci avvicinerà ad una situazione di tipo sudamericano, che farà apparire le altre crisi, come quella della Grecia del 2009, un episodio marginale. Ho accennato al “combinato disposto” ed è anche giusto esplicare il senso del titolo di questo “post”. La furia iconoclasta del leader della Lega ha piegato una parte degli “eletti” del Movimento 5 Stelle, cui in definitiva è destinato il titolo “benefico” e paternalistico. C’è una profonda differenza tra Ia maggior parte dei rappresentanti della Lega e la maggior parte di quelli del M5S: questi ultimi sono (non solo “appaiono”) essenzialmente inadeguati, ben al di là di quanto sia necessario. Personaggi come la vice Ministro dell’Economia (che “parolona”: Viceministra”!) tale Laura Castelli presenta lacune particolarmente nei comparti che ella pretende di meglio conoscere e si mostra apertamente smarrita nei confronti. Tutto questo sarebbe poco e pittoresco se non si accennasse alla caparbietà con la quale si va sostenendo la pratica del reddito di cittadinanza in una realtà antropologica assolutamente impermeabile al di sotto della quale vi è lo scarso atavico rispetto delle regole, quelle essenziali microeconomiche.
Aver approvato il cosidetto “Decreto Sicurezza” comporta, accanto alla creazione purtroppo “volontaria” di una diaspora degli stranieri ospitati nei Centri e negli Sprar che produrrà un clima di maggiore “insicurezza” speriamo solo percepita, un aumento della disoccupazione collegata alla riduzione dei contribute statali a sostegno di tali attività. Ai dati della povertà attuale cui si riferirebbe il “reddito di cittadinanza” occorrerà aggiungere questi altri numeri.
Non è da meno l’idiozia della “quota 100” per il pensionamento, venduto come una “porta aperta” alle nuove assunzioni. Per ogni neopensionato cui toccherebbe anche vedere ridursi in modo sostanziale il suo assegno non ci potrà essere un neoassunto. Lo capirebbe uno sbarbatello qualsiasi che non sarebbe immaginabile sostituire “d’emblée” un quadro intermedio ma neanche un impiegato con esperienza pluriennale senza avere seri contraccolpi nelle aziende e negli uffici.

Purtroppo per il declino “ce n’est qu’un dèbut”

Joshua Madalon

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GIORNI

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GIORNI

Giorni uggiosi schizofrenici tra bassi e alti, alti e bassi, con lenti sonnacchiosi risvegli e serate che decollano troppo tardi, costringendoti ad addormentarti ad ora tarda dopo aver avuto colpi di sonno. Un giorno senti di essere molto più giovane di quanto sei ed addirittura senti dentro il desiderio di ritornare al lavoro che hai condotto per tanti anni; un altro subito dopo, un altro giorno, cammini lento portandoti dietro molto più peso di quanto dovresti. Capita per l’ appunto in modalità schizzata proprio in quel giorno in cui sei ritornato a scuola per una festa di commemorazione per un giovane ex allievo di tanti anni fa, che se ne è andato via, così all’improvviso: quello proprio il giorno giusto, no, per sentire dentro di te la vitalità! Roba da psicanalisti anche di quelli alle prime armi o di un counselor che come la mosca cocchiera si possa credere alla stessa altezza dei migliori professionisti. Certamente contribuisce a farti sentire vivo la tragedia di una vita stroncata anzitempo, anche se Menandro suggerirebbe che quella tragica fine sia cara agli dei. Ancor più la giornata mite tranquilla pur di un autunno maturo e l’incontro con docenti che non vedevi da tempo e che nella distanza “forse” hanno imparato ad apprezzare meglio quel che valevi e ti sorridono, mentre alcuni anni prima non erano così cordiali e felici di incontrarti. Ed ancor più la presenza di allievi di quelli ancora più giovani che, casualmente, incroci nei corridoi ti riconduce il desiderio di riprendere un rapporto più sereno e maturo.

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Il giorno dopo ti svegli più presto del solito. A fine novembre è ancora buio. Devo lavorare in casa prima di uscire. Devo farlo entro le 8.00 perchè per le 9.00 devo essere a scuola; non quella del giorno prima. Esco di casa dopo una mezza dozzina di caffè perchè non sono riuscito ancora a scrollarmi di dosso la sonnolenza. Per fortuna non piove. Fa freddo, sì, ma non piove e questo mi dà garanzie che non correrò il rischio di impallarmi nel traffico, come in altre occasioni. La città è come me sonnacchiosa. Esco presto anche perché parcheggio in un posto lontano dal luogo dove devo recarmi. Mi dà la possibilità di camminare, che per un settantenne è necessario terapeuticamente. Mi fermo in un parcheggio libero dove non c’è quasi nessun’ altra auto. Mi fermo e
prima di uscire nascondo alla vista qualsiasi oggetto che pur immeritatamente possa indurre in tentazione qualche ladruncolo di passaggio. E poi con una lentezza biblica come se dovessi attraversare un deserto mi avvio lungo la pista pedonale del Bisenzio andando verso il centro. Cammino, mi fermo ed osservo tutti i soggetti che la Natura propone. C’è un sole tiepido rinfrescato dal venticello della valle ma è straordinariamente piacevole prendersela comoda, ed avvertire la forza morale dell’età che si contrappone alla sensazione di un inevitabile lento declino.

Joshua Madalon

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L’IPOCRISIA NON E’ (PIU’) UNA VIRTU’ …almeno così dovrebbe essere ma…..

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L’IPOCRISIA NON E’ (PIU’) UNA VIRTU’ …almeno così dovrebbe essere ma…..

Se non ve ne foste accorti, la campagna elettorale per le amministrative (a Prato) è già iniziata!
Noi di “Prato in Comune” non possiamo esimerci dal mostrare quelle che sono state (e continuano ad essere) le contraddizioni di un’Amministrazione che si è presentata come se fosse di Sinistra ed invece trope volte si è caratterizzata in modo addirittura peggiorativa rispetto alla precedente, nettamente di Destra. Uno degli aspetti su cui lavoriamo in modo specifico e strutturale in vista del nostro Programma di Governo sarà quello della Partecipazione democratica.

E’ stato da anni uno dei punti dolenti delle “diverse” Amministrazioni che si sono susseguite. Già nell’ultima fase della vita breve delle Circoscrizioni il rapporto tra I cittadini delle periferie e l’Amministrazione comunale ha mostrato i suoi limiti; che non possono essere se non per pochi aspetti addebitabili ad una vacanza legislativa ma alla precisa volontà di mantenere ferme le leve del Potere in modo centralistico.

Anche se a prima vista la questione che ci ha visti protagonisti negli ultimi giorni (mi riferisco al nostro intervento sull’esito del voto espresso in Consiglio Regionale per l’ampliamento della pista dell’Aeroporto di Firenze) sembra non essere collegata allo scarso rispetto della partecipazione democratica, la Consigliera pratese regionale del PD Ilaria Bugetti finisce per offrirci un valido assist in quella direzione.

Dopo il nostro intervento sulla stampa, che abbiamo ammesso essere stato “intempestivo” ed impreciso – anche se ci siamo rapidamente corretti – eravamo pronti a ricevere la replica della deputata regionale piddina, che è prontamente apparsa sul suo profilo Facebook.

La Bugetti ha precisato di non essere stata in Consiglio quel giorno (noi in un primo tempo avevamo avuto informazioni sbagliate dedotte da articoli di stampa altrettanto errati – non abbiamo orecchie ed occhi amiche in quei luoghi) ed ha ricordato di essere stata già nel 2011 contraria alla costruzione della nuova pista aeroportuale (da notare: non “dal” ma “nel”).

Abbiamo riflettuto su questo ed in una nostra ulteriore controreplica sull’ account Facebook di “Prato in Comune” ci siamo chiesti come avrebbe votato laddove fosse stata presente.

Non si è fatta attendere la risposta (in verità non sappiamo se rivolta a noi o ad altri) ma ci fa piacere sapere quel che ha detto alla stampa stamattina (25 novembre 2018).

“Mi sarei astenuta, probabilmente”.
Complimenti!
Dopo aver avuto chiare indicazioni contrarie a quella pista da parte del suo Partito e del Consiglio Comunale all’unanimità i due Consiglieri regionali pratesi votano, uno a favore e l’altra dice che “probabilmente” si sarebbe astenuta! Sinceramente sconfortante il livello espresso da questa classe dirigente locale, che non può essere ulteriormente tollerato.

Joshua Madalon

“SINISTRA, vecchi e nuovi tromboni”

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“SINISTRA, vecchi e nuovi tromboni”

Tra i vecchi tromboni, mummie della Politica, uomo per tante troppe stagioni, inossidabile faccia tosta ondivagante a seconda del tempo e dei venti della politica, c’è quel tale Pier Ferdinando Casini, il cui doppio nome lascerebbe intravedere una certa qual nobiltà mentre il cognome ci ricorda tempi lontani con quei locali chiusi dalla signora Merlin. In una delle ultime sortite televisive in uno dei salotti dove si vorrebbe formare l’opinione pubblica, costui ci ha spiegato perché mai non c’è più Destra e Sinistra e non solo nel nostro Paese.

E’ una delle fissazioni di coloro che desiderano a più non posso che il destino dei diseredati, degli ultimi, dei poveri sia assegnato alla benevolenza dei singoli contravvenendo così al rispetto dei vincoli costituzionali che si occupano della dignità dell’uomo sotto ogni aspetto. Lo desiderano ma non hanno il coraggio di ammetterlo in maniera chiara.

“Sinistra” in sè e per sè significa ben poco: tutti sanno che è semplicemente una collocazione specifica nell’ambito delle assise governative. Ed infatti si potrebbe anche affermare che non si chiami più Sinistra ma che abbia una intitolazione più gradita come potrebbe essere “Aurora”, “Caldo” oppure “Bouquet”.
Ma anche scherzandoci sopra, come ho appena fatto, poco cambia.
Basta andare in giro tra diversi ambienti: ogni settimana per alcune ore mi occupo di donne ed uomini – ed anche di alcuni loro piccoli figli – istruendoli volontariamente alla conoscenza della lingua italiana di base (quel che serve: non più di tanto; non grammatica o sintassi ma lessico fondamentale) ed ascolto e capisco le loro difficoltà. E poi se vai in giro per la città sempre più riesci a vedere donne ed uomini senza fissa dimora trascinarsi i loro averi ed affacciarsi, in attesa dell’unico pasto che la Caritas fornisce, nei cestini dei giardini, ora che con la raccolta porta a porta non ci sono più i cassonetti. Dall’altra parte i supermercati ed i centri commerciali pullulano di acquirenti impazziti, consumatori compulsivi di oggetti inutili che presto o tardi saranno destinati alle discariche e di un surplus di alimenti che ingolfano a dismisura i frigoriferi e le coppe di verdura e di frutta e poi concludono la loro esistenza nelle buste di polietilene per l’organico. In tutto questo divario sociale abbiamo bisogno di interventi strutturali efficaci che da subito siano funzionanti senza essere caritatevoli e meramente assistenziali. Occorre valorizzare la piena dignità dell’uomo attraverso il lavoro, un lavoro “subito” con il corrispettivo reddito non certamente quello che si lascia intravedere attraverso il meccanismo di un reddito di cittadinanza devoluto semplicemente agli incapienti nell’attesa di trovare una collocazione lavorativa. Ed un tetto per tutti, provvisorio per le emergenze ma definitivo in tempi ragionevoli ma comunque rapidi.
E chi si dovrebbe occupare di tutto questo se non la Sinistra? La Destra ha una visione pauperistica basata sulla sopportazione, la tolleranza, il senso cattolico della colpa di non essere poveri. Occorre andare al di là di questi limiti ed avere il coraggio di affrontare le cause delle differenze sociali, prima che sia troppo tardi. Alcune delle ragioni per cui l’intervento del Governo di Destra che ci ritroviamo è messo in discussione a livello europeo stanno proprio nella incapacità di capire che alcuni interventi rischiano fortemente di essere, nel contesto tipicamente antropologico italiano, a fondo perduto. Forse non tutti tutti, ma tanti tanti sì.

Joshua Madalon

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