Archivi categoria: Antropologia

…e poi c’è un bel giardino!

67b467460f

11156179_1584491061789608_8616234054379257403_n

…e poi c’è un bel giardino!

Nei giorni scorsi sono stato fermo con il Blog…. ma la mia attività ha avuto un gran bel salto di qualità! Suvvia! fa parte proprio del mio carattere entusiasmarsi come un bambino quando vi è la possibilità di condividere delle “esperienze”. Con Tramediquartiere scritto proprio così tuttoattaccato e con Sara Iacopini e Massimo Tofanelli, insieme ad altri compagni di ventura (Silvia Gambi, Federica Mungioli, Davide Finizio, Gabriele Zen, Stefania Rinaldi), indottrinati da Amy Hill del Center for Digital STORYTELLING di Berkeley accompagnati da Betsy Krause e da Stella, una giovanissima sino-americana, controllati a distanza da Massimo Bressan siamo riusciti a realizzare in poco più di trenta ore “intensissime” dei prodotti video che rappresentano “tranches de vie” del nostro Quartiere – San Paolo di Prato.

In un periodo di “campagna elettorale” è davvero il miglior modo per impegnarsi civilmente!
001

PICT0553PICT0587

FESTIVAL DELLE IDEE POLITICHE – Pozzuoli 25 aprile – seconda giornata

cropped-logo-festival31

FESTIVAL DELLE IDEE POLITICHE – Pozzuoli 25 aprile – seconda giornata

25 aprile festa della Liberazione: a Pozzuoli “Città Meridiana” Associazione Culturale attiva sul territorio flegreo ha organizzato la seconda Edizione del “Festival delle Idee Politiche – Rassegna annuale di teorie politiche e pratiche della partecipazione civile”. Ho già parlato della prima giornata operando anche una carrellata sugli ospiti dei tre giorni. Il 25 aprile è la seconda giornata, che viene svolta nell’Auditorium Diocesano che si trova a pochi passi dalla Rotonda dell’Annunziata e dalla struttura archeologica dello stadio di Antonino Pio oltre che dello stabilimento che Adriano Olivetti volle costruire davanti ad uno spettacolo della natura e del paesaggio flegreo a metà degli anni Cinquanta. Ad aprire gli incontri viene chiamata la professoressa Maria Antonietta Selvaggio, sociologa dell’Università di Salerno che presenta la sua altrettanto famosa collega del Collegio Carlo Alberto di Torino, prof.ssa Chiara Saraceno in una prolusione proposta con una grande efficacia comunicativa su “Welfare: diritto a una vita buona”. La mattinata continua poi, dopo un dibattito al quale partecipano in tanti (fra loro, sempre attento e propositivo, si distingue il giovane ricercatore cuneese Luigi Russi, di cui abbiamo avuto modo in altre occasioni di parlare), con lo scrittore Antonio Polichetti, autore di “Quo vadis, Italia?” e “La grande dittatura nell’epoca dell’economicismo totalitario” che introduce il prof. Gianfranco Viesti, ordinario di Economia Applicata all’Università Aldo Moro di Bari che interviene sul tema “Lo sviluppo del Mezzogiorno. Fatti e rappresentazioni”.
Nel pomeriggio si riprende con l’Omaggio al personaggio politico 2015. L’organizzazione ha rivolto l’attenzione all’illustre concittadino puteolano, storico dell’arte Raffaello Causa, sovrintendente alle Belle Arti nel periodo fino al 1984, anno della sua morte. A ricordarlo è chiamato Stefano Causa, suo figlio, docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Università “Suor Orsola Benincasa”. Introduce la sessione il poeta e scrittore architetto Francesco Escalona. Subito dopo viene attivato un Forum dal titolo “Il territorio come pratica della bellezza – Il diritto alla bellezza” al quale partecipa oltre a Stefano Causa ed a Francesco Escalona, anche il gallerista e storico dell’arte Alfonso Artiaco. Il dibattito è animato anche dagli interventi del pubblico molto reattivo su temi come quelli degli scempi perpetrati all’ambiente ed al paesaggio nell’area flegrea.
La giornata si conclude dopo la proiezione di due “corti” dedicati a due importanti rappresentanti della Cultura femminista partenopea come Lina Mangiacapre ed Angela Putino. Alla prima è dedicato “Lina Màlina” di Caroline Abitbol, importante fotografa e film maker d’oltralpe; alla seconda “Amica nostra Angela” di Nadia Pizzuti, film maker romana. Le autrici sono presenti ed intervengono sia a presentare i loro filmati sia a commentarli per il pubblico, supportate da Stefania Tarantino. Nadia Pizzuti annuncia tra l’altro il progetto (cui è collegato un crownfunding) sul quale sta lavorando che si occuperà del pensiero e l’attività di Lina Mangiacapre. Ringrazio ancora una volta le organizzatrici e gli organizzatori del Festival per le straordinarie occasioni che hanno proposto. Tratterò poi nei prossimi giorni della giornata conclusiva: un grazie speciale a Stefania Tarantino ed al suo gruppo Ardesia di cui ho già parlato: i suoi brani accompagnano quasi tutte le mie giornate e di certo ne parlerò ancora. Ho già ordinato il suo libro “Aneu metros/Senza madre. L’anima perduta dell’Europa. Maria Zambrano e Simone Weil” Ne parlerò dopo averlo letto. Grazie ancora.

stefania-tarantino-libro

576320_181680505309735_868568596_n

LinaMangiacapre

SIA RINGRAZIATO! chi?

121704726-8ef3a874-c7ee-47ef-b7f0-889afb0c4f13
SIA RINGRAZIATO! chi?

Suvvia, sia ringraziato questo Governo per aver consentito la ritrovata unità sindacale intorno ai temi della riforma scolastica e, soprattutto, dell’istruzione pubblica. Straordinario effetto “positivo” di fronte ad una Riforma che peggiora quelle precedenti disastrose della Destra. Fossi “cieco” ed “analfabeta” non dovrei avere soverchi problemi a riconoscere che questo sciagurato Governo sedicente di Sinistra rappresenti molto di più la Destra ed i poteri forti, quelli finanziari e multinazionali, piuttosto che gli interessi delle masse ed in particolare dei veri assegnatari della Riforma che “dovrebbero” essere gli studenti, le loro famiglie oltre i docenti ed i dirigenti della Scuola “pubblica”. Innanzitutto è proprio questa caratteristica “costituzionale” ancora una volta sotto attacco: la Scuola “pubblica” risulta sempre più umiliata, mortificata, depauperata di risorse a vantaggio della scuola “privata”, i cui meccanismi proprio perché “privata” continuano (anche se vengono sciorinate “regole scritte ma mai del tutto applicate) a far crescere un profondo divario tra coloro posseggono un reddito dal medio-alto in su e la grande massa delle persone che sempre più hanno visto vertiginosamente calare il loro tenore di vita dal medio-basso in giù, sempre più giù.
non parlo di questioni meramente sindacali relative ai “posti di lavoro”, alla soluzione dei problemi del “precariato” d’antan sui quali occorrerebbe districarsi nella enorme quantità di regole labirintiche e seicentesche; parlo di ciò che vedo, di quel che sento entrando nelle scuole con le quali ho lavorato non solo in qualità di docente ma soprattutto come “operatore politico e culturale”. La maggior parte di esse non riesce più a reggere, non riesce più a garantire la quantità e la qualità dell’offerta formativa nemmeno quella minima di base. Altro che “buona scuola”, forse è una “buona sòla”, una vera e propria “patacca” da mettere a disposizione di coloro che ancora si lasciano attrarre dalle belle parole, dai sorrisi. Ditemi, a questo punto, voi qual è la differenza fra un “black-bloc” e questi loschi figuri dall’aria bonaria ed elegante che vogliono convincerci che stanno operando a favore della collettività e stanno depauperando, distruggendo non un Corso di una bella ed operosa città ma l’intero nostro Paese?

IO SONO A RIPETERLO: I “BLACK-BLOC” NON SONO DEI “FURFANTELLI”, DEI “BIRICHINI” – NON SONO NEMMENO “FIGLI DI PAPA'” NE’ DEI “COMPAGNI CHE SBAGLIANO” COME VOGLIONO FARCI CREDERE – SONO DEI DELINQUENTI E CRIMINALI PERICOLOSI LE CUI AZIONI NON VANNO DIFESE – SOPRATTUTTO PER QUESTO NON POSSO DIFENDERE CHI DISTRUGGE LO “STATO SOCIALE” LA DEMOCRAZIA, I VALORI, I DIRITTI CONQUISTATI CON ENORMI SACRIFICI DAI NOSTRI GENITORI E DA MOLTI DI NOI

123708264-93f35f3a-0d2f-4001-816f-dfd0bfaacbe6

http://video.repubblica.it/edizione/roma/scuola-la-piazza-se-la-prende-con-fassina-non-voteremo-mai-piu-pd/199905/198945?ref=HREA-1

Il “black-bloc” con doppiopetto, cravatta e un sorriso da ebete che imita Mister Bean

images

un-fotogramma-di-metropolis
Il “black-bloc” con doppiopetto, cravatta e un sorriso da ebete che imita Mister Bean

VORREI CHE NON SI EQUIVOCASSE: LA MIA SOLIDARIETA’ ALLA GENTE DI MILANO E’ PIENA MA SAPPIANO CHE LE RESPONSABILITA’ DI QUEL CHE ACCADE SONO NELLE MANI DI CHI “GOVERNA” QUESTO DISORDINE MONDIALE

A demolire (pardòn, rottamare) valori, ideali, sentimenti democratici, tout court la DEMOCRAZIA non sono mica quei “teppistelli” che l’altro giorno hanno sconvolto la quiete milanese; e no! Le facce che stanno demolendo il nostro tessuto democratico sono molto ben diverse. Alcune si vedono ed intervengono ipocritamente a condannare i gravi eccessi e distinguersi con patenti di vera democrazia, acquisendo un consenso che non potrebbe essere negato in tali circostanze e godono per la loro bravura appannando la realtà con preoccupazioni che sono dipinte come di gran lunga peggiori delle angherie che intanto vanno a larghe mani distribuendo; altre si nascondono e non hanno bisogno di cappucci e passamontagna: sono lì comodi comodi dietro le loro scrivanie a dettare le regole che costringono sempre più persone ad una nuova schiavitù. Loro, i “black-bloc” agiscono liberamente (ma che brave, le forze dell’ordine! Ne hanno limitato il raggio d’azione ma non li hanno bloccati nella loro furia distruttiva) anche se, lo si dice lo si sa, l’intelligence (che parolona!) sa e conosce tutto, forse anche molte cose nostre private, ma lascia che la furia selvaggia abbia luogo. Mi fanno paura, sicuro! Mi fa paura l’ISIS; ma mi fa paura anche il perbenismo che sta ammantando la nostra società. Non mi voglio dilungare troppo: mi fanno paura (l’ho già scritto parlando di “ribrezzo”, di “schifo” e qui lo confermo) coloro che stentano a comprendere come vi siano accanto a noi dei “black-bloc” dall’aria sorniona, un po’ arroganti, un po’ furfantelli, bonari, sorridenti al limite dal sembrare scemi, che assistono – in qualche raro caso anche da protagonisti – allo smantellamento dello “stato sociale”, dei “Diritti”, degli Ideali e dei Valori che ci hanno accompagnato finora senza nemmeno accorgersene o semplicemente sottovalutandoli. La Storia si ripete non con le stesse modalità degli eventi ma nei meccanismi; pian piano alcuni si abitueranno a questo “stato delle cose” e vivranno come gli antropo-automi di “Metropolis” senza interessi senza un futuro senza umanità.

interventi e contributi collegati alla seconda Edizione del Festival delle Idee Politiche – Pozzuoli 2426 aprile 2015 – organizzato da Città Meridiana

Ringrazio Città Meridiana – in particolare Antonio Russo De Vivo per aver pubblicato il video – UTILE alla comprensione del valore degli interventi al FIP di cui parlo nel precedente post dal titolo LA LEGGEREZZA DELLE ISTITUZIONI

– nessun posto può essere amministrato SENZA CULTURA – dice il prof. Magliulo –
LA CULTURA – SOLO LA CULTURA CI SALVERA’ aggiungo io

interventi e contributi collegati alla seconda Edizione del Festival delle Idee Politiche – Pozzuoli 2426 aprile 2015 – organizzato da Città Meridiana

LA “LEGGEREZZA” DELLE ISTITUZIONI

Il mio impegno “civico” è in queste critiche che devono essere interpretate in modo positivo e non per interessi di parte e spero siano accolte senza essere confuse con chi polemizza senza alcun costrutto.

Aldo Masullo (filosofo)

Aldo MASULLO

riace_lucano

Domenico LUCANO

1386684480230124500

Maurizio DEL BUFALO

download

Renato CARPENTIERI

LA “LEGGEREZZA” DELLE ISTITUZIONI

Scrivevo nei giorni scorsi del Festival delle Idee Politiche di Pozzuoli (2426 aprile – organizzato da Città Meridiana). Intanto occorre sottolineare che “Idee Politiche” non sottintendono “Idee partitiche” ma utilizzano la forma “Politiche” in modo teoretico e sovrastrutturale senza per questo essere necessariamente “utopistiche”, anche se l’Utopia è la più limpida delle proposizioni politiche perché non conosce dipendenza e sottomissione a padroni ed interessi partitici, cioè “di parte”. Mi era sfuggita per motivi assai complessi da spiegare la partecipazione alla prima Edizione nel 2014; ho recuperato con gioia questa del 2015, partecipando in modo diretto anche ad una delle iniziative che immediatamente l’hanno preceduta. Le qualità degli eventi che hanno caratterizzato il Festival di quest’anno sono tutte “scritte” nelle figure che si sono succedute nel corso delle tre giornate (2426 aprile con l’anticipazione del 23 al “Gozzetto”). Ne faccio un rapido elenco perché se ne abbia conoscenza: Aldo MASULLO, docente emerito di Filosofia Morale alla Federico II di Napoli la cui Storia accademica e politica è collegata alle vicende di trasformazione della società italiana dalla seconda parte del secolo scorso ad oggi; Nicola MAGLIULO, professore di filosofia e storia nei licei e con varie attività didattiche presso l’Università Federico II di Napoli ed una produzione significativa di varie pubblicazioni; Chiara SARACENO, una delle sociologhe italiane di maggior fama: importanti i suoi studi sulla famiglia, sulla questione femminile, sulla povertà e le politiche sociali, docente di Sociologia della Famiglia presso la facoltà di scienze politiche all’università di Torino; Maria Antonietta SELVAGGIO, docente ricercatrice di “Sociologia, analisi sociale, politiche pubbliche” presso l’Università di Salerno; Gianfranco VIESTI, Professore Ordinario di Economia Applicata presso l’Università “Aldo Moro” di Bari; Stefano CAUSA, docente di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, Franco ESCALONA, architetto, presidente del Parco Regionale dei Campi Flegrei e coordinatore di un grande Programma Integrato per la valorizzazione dei beni culturali del territorio nonché eccellente scrittore e costruttore di eventi culturali; Alfonso ARTIACO, gallerista e cultore raffinato di Arte contemporanea; Mimmo GRASSO, poeta, saggista di critica letteraria, filosofia e arti visive; Caroline ABITBOL, fotografa e film-maker francese, autrice di un corto dedicato a Lina Mangiacapre; Nadia PIZZUTI, giornalista, scrittrice e cineasta, autrice del video “Amica nostra Angela” dedicato ad Angela Putino; Luigi RUSSI, giovane sociologo italiano “emigrato” in India, dove insegna all’Università di Bangalore ed autore di un libro estremamente attuale, “In pasto al capitale”; Massimiano BUCCHI docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Trento ed autore di un gustoso testo, “Il pollo di Newton – La scienza in cucina”; Domenico LUCANO, Sindaco di Riace, piccolo Comune calabro assurti agli onori della cronaca per eventi positivi collegati ai temi dell’immigrazione, esempio eccelso di come si possa intervenire sulle “emergenze” portandole a diventare punto di riferimento “planetario”; Maurizio PALLANTE, impegnato in attività di ricerca e divulgazione scientifica sui rapporti tra ecologia, tecnologia ed economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali; Salvatore ESPOSITO, presidente di “Mediterraneo Sociale”, un’inedita esperienza di rete di imprese sociali no profit e piccoli imprenditori con spiccata “mission” etica; Maurizio DEL BUFALO, ideatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli; inoltre sono stati presenti due rappresentanti eccellenti dell’arte drammaturgica italiana come Renato CARPENTIERI e Massimo ANDREI.
Ho fatto l’elenco per esprimere meglio quel che avevo in animo, in riferimento al titolo del “post”. Sarebbe molto importante che la “presenza” delle Istituzioni in occasioni come queste fosse “lieve” non ingombrante; attenzione, però: la leggerezza non può essere “assenza”. Esse devono far avvertire che esistono, partecipando in maniera tale da non appesantire con retoriche trite e ritrite, massa troppe volte di parole vuote, lo svolgimento degli eventi.
Nel corso del FIP sarebbe stato molto importante che le autorità cittadine fossero intervenute perlomeno in due momenti maggiormente significativi, come l’Omaggio a Raffaello CAUSA, storico dell’Arte e sovrintendente ai Beni culturali della Campania e l’incontro con il Sindaco di Riace, Domenico Lucano; e, sono qui a ripeterlo, non sarebbe stato necessario intervenire con fini eloqui retorici. A dire il vero, un intervento è stato fatto ma, a me è parso, a titolo personale dall’Assessore alle Pari opportunità del Comune di Pozzuoli, Maria Teresa STELLATO nel pomeriggio del 24 aprile.

Il mio impegno “civico” è in queste critiche che devono essere interpretate in modo positivo e non per interessi di parte e spero siano accolte senza essere confuse con chi polemizza senza alcun costrutto.

PICT0194

EVOLUZIONI METANARRATIVE – PICCERE’ – una variazione – come da una “storia” narrata dalla mia gente si produce un “racconto”

PICT0194
EVOLUZIONI METANARRATIVE – PICCERE’ – una variazione – come da una “storia” narrata dalla mia gente si produce un “racconto”

La città, quella mattina, si era risvegliata con i soliti rumori, soliti per chi la vive e vi si è abituato. Sotto la casa di Adelaide e ……. dove la sera prima era arrivata, Piccerè cominciò a sentire strani e prolungati progressivamente prolungati rumori che venivano da lontano, si avvicinavano si allontanavano ma poi riprendevano e poi si mescolavano ad altri che provenivano da altre direzioni; così almeno pareva a Piccerè, che non ne aveva mai sentiti di così fastidiosi fino a quel mattino. A casa sua era la natura a tenerle compagnia nei giorni di vento che scendeva forte dalle alture o proveniva dal mare lontano e squassava il fogliame degli alberi di gelso o le querce che circondavano il fosso che separava la proprietà della sua famiglia da quella di compare Sauro; erano i galli che già alle prime luci intonavano il loro rituale risveglio o le mucche che attendevano le cure giornaliere; erano le voci degli “uomini” che si occupavano di preparare le prime attività sorseggiando tazzoni di caffelatte mentre finivano di vestirsi; le donne, le sorelle più grandi, avevano il compito di preparare in silenzio una prima colazione veloce. A Piccerè non toccavano questi lavori mattutini ed ascoltava in silenzio poltrendo ancora una buona mezzora nelle lenzuola ruvide di tela grezza. A casa sua…fino alla mattina prima.
Ora era a Prato, da sua cugina Adelaide; era “come” fuggita” dalla sua famiglia, una fuga non proprio autorizzata dal “padre padrone” che l’aveva addirittura minacciata di non volerla più vedere, tanta sarebbe stata la sua vergogna se fosse partita e che, da vigliacco qual era, non si era nemmeno presentato quella mattina a salutare la nipote e la figlia minore, che per qualche giorno – questi erano gli accordi – si sarebbe trattenuta in Toscana a cercare lavoro. Piccerè non si era pentita, perlomeno non ancora, anche se la sera prima al suo arrivo in quella casa nuova, per quelle strade nuove, affollate di gente ma anonime e del tutto sconosciute, si era lasciata prendere dalla paura e dallo sconforto e la tristezza le aveva riempito il cuore. Era però qualcosa di irrazionale, forse solo un timore naturale, avrebbe potuto dirlo “esistenziale”, verso il suo futuro. Di casa sua avrebbe, solo poi, provato nostalgia profonda per gli odori ed i sapori. Quella mattina si era risvegliata e, per un certo languorino allo stomaco, si era ricordata che la sera prima non aveva nemmeno cenato tanta era stata la stanchezza e l’emozione del lungo viaggio dalla Sicilia, durato un’intera giornata.
Non era abituata a tanto lusso, o perlomeno così le parve quando dopo aver disceso le scale interne del terratetto entrò in una cucina ampia e luminosa con grandi vetrages e vi trovò una tavola apparecchiata con ogni bendidio a sua disposizione; i due “monelli” di bambini con i quali aveva avuto contrasti durante il viaggio erano già compostamente seduti a sorseggiare del buon latte solo lievemente macchiato con della cioccolata. Sembravano molto lontanamente somiglianti a quelli che avevano imperversato nei giorni precedenti facendo dannare un po’ tutti; sembravano dei “piccoli lord”. Piccerè non era abituata e per questo motivo non si sedette nemmeno. Prese dal tavolo senza sedersi una tazza di latte e due biscotti e si mise in un angolo di fronte alla grande finestra alle spalle dell’acquaio e lì bevve in pochi sorsi il latte e mangiò quei primi due biscotti, che poi seppe erano tipici prodotti di quella città.

…CONTINUA…

Prato anni 50

ORFANI – orfani sì – siamo orfani! ma battaglieri

ORFANI – orfani sì – siamo orfani! ma battaglieri

636724500

Orfani. Orfani, sì. Siamo orfani, il giorno della Festa dei lavoratori ci sentiamo orfani. Sbandati. Sbandati, sì. Senza bussola, proprio oggi che è il 1° Maggio. Maledetto colui e maledetti coloro che festeggiano il nostro lutto ed il nostro disorientamento e che la maledizione ricada su loro e sui loro eredi. Non varrà il loro pentimento quando riusciranno tardivamente a comprendere gli errori, anche perché porteranno su di loro la responsabilità degli errori da noi denunciati e da loro sottovalutati addirittura per personali spesso meschine convenienze, l’alternativa alle quali si chiama idiozia e dabbenaggine. Orfani noi, dunque! Di una guida e di compagni che non abbiano obiettivi personali, che non si lascino abbagliare dal “posto al sole” provvisoriamente conquistato e, per mantenere il quale, siano disponibili a compromessi di bassa lega ammantati da retoriche coerenze; orfani anche di un progetto “alternativo” che non tema di scontrarsi in questi momenti difficili con il “neocentrismo” vincente semplicemente orientato al mantenimento delle differenze sociali che rendono le persone sempre più “schiave” della necessità, pronte a piegare la testa pur di ottenere una “briciola” per saziarsi. Non ci piacciono i silenzi ed i tatticismi che non esplichino strategie comprensibili; occorre forza, coraggio, chiarezza. Consideriamo insostenibile questa situazione, dalle forme kafkiane. Vogliamo anche ricordare che quello che rompe deve pagare, e può tenere l’oggetto per sè. I vecchi proprietari ne costruiranno uno nuovo. Ecco, volevo ricordare la storia di Dicearchia. “Nel 531 a.C. approdarono presso le coste della Campania (Campi Flegrei) alcuni profughi di Samo, sfuggiti alla tirannide di Policrate (“tiranno” non aveva un’accezione soltanto negativa, anche se egli tendeva, per ottenere i risultati che si era prefisso, di annullare i livelli minimi di democrazia), e fondarono, con il consenso di Cuma, la città di Dicearchia, cioè del giusto governo.” E, quindi, non è un “caso” che, di fronte alla deriva demagogica e populista, autoritaria ed antidemocratica, qualcuno abbia voluto richiamarsi a quella vicenda.
Quando ci si richiama al nostro “abbandono” non ci si allunga verso la “rassegnazione”; ci fanno “senso” coloro che ancora si sperticano a tessere lodi per l’Infante, sordi ed increduli alle “panzane” quotidiane innumerevoli e progressivamente ingombranti come macerie. Vogliamo essere signorili nel dire che ci fanno “senso”; in effetti la nostra sensazione è di disgusto, di vomitevole disgusto. E per oggi forse basta. Domani ci aspettano altri spettacoli inverecondi. E noi ci prepariamo.

PICT0194