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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 7

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 7


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Un altro settore nel quale la Circoscrizione ha operato con ruolo di primo piano nella città è stato quello della produzione culturale sia di racconti (“Giallo come un li…bro” era stato preceduto da una serie di incontri culturali sul libro giallo) sia di fumetti, sia di poesie. Interessanti sono stati i raduni periodici dei poeti pratesi, durante i quali ciascuno di loro leggeva alcune poesie; allo stesso tempo, la Circoscrizione ha dato vita ad una collana di poesie al femminile “Poesia sostantivo femminile” che ogni anno vengono lette in diretta in una serata organizzata nell’ambito della Festa della Donna. Queste iniziative che si sono ormai consolidate, sia per i costi esigui sia per la valenza sociale e culturale sia per la grande partecipazione che l’hanno caratterizzate in modo progressivo, rimangono di certo fra gli obiettivi principali di questa Circoscrizione.
Così come, superando qualche difficoltà incontrata nel corso della precedente legislatura, andrebbe ripreso il progetto di “Poesie da viaggio”, un foglio con racconti brevi e poesie, oltre a brevi informazioni ai cittadini, da distribuire sulle LAM che attraversano il nostro territorio.

Durante la legislatura 1999\2004 la sede della Circoscrizione è stata spostata dalla sede de La Querce in via Firenze ai “Lecci” in Viale De Gasperi. Collegato alla sede anagrafico – istituzionale è lo spazio che abbiamo voluto dedicare a “don Lorenzo Milani”. La scelta di intitolarlo al priore di Barbiana è da collegare proprio alla volontà di fare di quello spazio un luogo per la formazione delle giovani generazioni, possibilmente al di fuori dei soliti vincoli, sia burocratici che ideologici, e schematismi. Era ed è ancora una vera e propria sfida, difficile da realizzarsi, ma possibile umanamente con l’impegno di noi tutti, e soprattutto dei giovani amministratori che in questa legislatura si sono affacciati alla ribalta.

Abbiamo accennato al contatto con le due grandi Istituzioni culturali pubbliche cittadine; con il Teatro Stabile c’è un rapporto di ottimo livello: al Metastasio diamo collaborazione nel periodo della campagna abbonamenti sia con un front office in Circoscrizione sia con iniziative di promozione culturale sul Cartellone. Nel corso dell’anno poi di tanto in tanto ma sempre con una precisa programmazione prepariamo incontri con le compagnie, ospitandole in luoghi della Circoscrizione (di solito Scuole o Circoli), a volte offrendo ai nostri cittadini delle vere e proprie performances. Nel corso degli ultimi mesi, insieme alle altre Circoscrizioni, abbiamo avviato un percorso di primissimo livello culturale, che prevede un lavoro di ricognizione, seguito da un tutor, collegato al tema della memoria da farsi in cinque diverse realtà (ogni Circoscrizione dovrà cercarne una all’interno del proprio territorio) e poi la rielaborazione dei risultati operata da un esperto di scrittura teatrale e la messinscena finale realizzata con il contributo diretto dei cittadini protagonisti. Il tutto dovrebbe svolgersi in una biennalità suddivisa in parti uguali nelle due fasi prima descritte. La nostra Circoscrizione, avendo svolto già un lavoro di ricognizione sulla interessantissima ed unica nel suo genere realtà del Cantiere, aveva avuto la possibilità di saltare il primo anno e diventare punto di riferimento delle altre Circoscrizioni per le modalità già attivate, preparandosi subito alla realizzazione finale. Il progetto ha ricevuto uno stop comprensibilissimo, connesso alle fasi pre elettorali che sono state, come tutti sanno, piuttosto lunghe e difficoltose. Nel corso di questi prossimi anni l’idea va ripresa soprattutto all’interno del Coordinamento delle Commissioni Cultura.

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Joshua Madalon

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Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 3

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Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 3

Il viaggiatore consapevole in possesso di buoni piedi e di vigile mente scopre molto più di quanti invece si affidano ad altri occhi, altri piedi, altri mezzi, altre menti. Su questo Blog ho costruito narrazioni, ad uso poco più che personale, basate sempre sulla conoscenza e la scoperta diretta. Anche nei viaggi da fermo, ospite temporaneo di mezzi pubblici o privati, ho raccontato degli incontri e delle “visioni” in cui mi è stata data l’occasione di imbattermi.

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La strada è in leggera salita. La carreggiata abbastanza ampia appare però ridotta a poco più di metà per le auto parcheggiate da ambo i sensi di marcia. Procediamo in modo previdentemente lento in fila indiana rispettosa io avanti Mary dietro. Sull’altro lato della strada un Parco giochi peraltro inaccessibile perché evidentemente chiuso; si intravedono le strutture dei giochi e quelle di un Giardino pubblico. Un cartello lo indica come Parco pubblico comunale o Parco della Reggia. E’ il 15 agosto.

Ma la “sorpresa” che ci incuriosisce di più è sulla nostra destra, laddove spunta una rientranza dimessa in modo non dissimile dai marciapiedi a tratti sconnessi con una cancellata semiaperta da indurre a chiedersi se sia possibile varcarla. Abbiamo notato di aver costeggiato un muretto sormontato da una inferriata oltre la quale si nota una vegetazione boschiva violentata da una presenza umana indiscreta e irrispettosa dell’ambiente. I commenti sono severi ma ci spingiamo a varcare l’ingresso percorrendo una via sterrata non adatta a piedi e gambe malferme. Siamo nel Bosco di Portici, il Boscoreale; non si pensava di visitarlo ma siamo all’inizio del viaggio, la curiosità è di gran lunga più forte della stanchezza che più in là potrebbe coglierci, e ci inoltriamo. Una indicazione suggerisce di andare verso una Prateria: non ne comprendiamo il senso, ma consapevoli del fatto che ci tocca percorrere un paio di chilometri chiediamo ad una ragazza che è a chiacchiera su una delle panchine intorno ad una peschiera secca se proseguendo in su si riesca ad arrivare ad un’uscita più vicina ad Ercolano. Ci dice di no, che c’è un’uscita dalla Reggia ma che è di sicuro chiusa e ci invita, però, ad andare verso la “Prateria” aggiungendo che ne vale la pena. I modi gentili della giovane donna e la nostra curiosità innata aiutano: arriviamo su un grande prato dove impunemente pascolano cani di stazza diversa in deroga alla prescrizione affissa al lato destro del varco tra le siepi che delimitano il luogo. Ecco dunque “la prateria” molto curata ed abbondantemente annaffiata di fresco. Procediamo verso il mezzo di essa: sugli sfondi a sinistra c’è il mare, a destra la struttura architettonica, discreta ed imponente allo stesso tempo, della Reggia.
Alcuni anziani siedono su panchine addossate al limitare dello spazio verde: converso con uno di loro. La Reggia è vuota, è stata saccheggiata degli arredi; c’è il rammarico dell’orgoglio tradito e lo sciovinismo tipico dei neoborbonici, osannanti il livello di civiltà di quei regnanti e del tempo che fu. C’è un attacco veemente al massone Garibaldi reo di aver consegnato il Regno delle due Sicilie ai Savoia.

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Joshua Madalon

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 3

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Lo scorso 31 luglio pubblicavo la seconda parte di un mio intervento del 2004 – 28 luglio – ad apertura legislatura, la seconda nella quale ero stato riconfermato alla Presidenza della Commissione Scuola e Cultura della Circoscrizione Est del Comune di Prato. Svolgevo una disamina del lavoro svolto e stilavo una serie di impegni per il futuro quinquennio.
Utilizzo questi materiali per un duplice scopo: in primo luogo per far comprendere quanto sia necessario recuperare quell’atmosfera che non è collegata ad un semplice entusiasmo giovanile (molti tra noi avevano un’età già matura sia anagraficamente sia per le esperienze politiche ed amministrative pregresse) ma in modo particolare alle modalità “dirette” di partecipazione che si andavano realizzando; in secondo luogo per non disperdere la mia memoria in “files” o fogli cartacei indistinti buttati qua e là in una richiosa pendrive o in un polveroso cassetto.

Il tema di questa terza parte ha un profondo riferimento alla necessità di attivare una conservazione dei materiali scritti contemporanei.


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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 3

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A causa delle ristrettezze finanziarie alcuni obiettivi comunque non sono stati realizzati: ci riferiamo soprattutto alla volontà espressa di conservare tutta la documentazione della maggior parte degli interventi da noi finanziati nelle scuole, allo scopo di costruire un punto di riferimento certo per gli operatori ed i fruitori che verranno. Per realizzare questo obiettivo (Archivio – Banca Dati delle produzioni scolastiche) occorrono risorse umane e finanziarie, che porterebbero comunque ad un sicuro risparmio negli anni futuri, soprattutto con la creazione di competenze specifiche all’interno degli operatori scolastici, che potrebbero sostituire anche solo in parte gli operatori extrascolastici, dei quali finora non abbiamo quasi mai fatto a meno: in ogni caso ogni anno noi invitiamo gli operatori scolastici a conservare possibilmente nella maniera più compatta possibile la memoria del loro lavoro.

Nel lavoro comune con le Istituzioni scolastiche del territorio vanno ricordati anche alcuni momenti straordinariamente importanti, come il mercatino di solidarietà che si svolge a ridosso delle festività natalizie sotto i portici della Circoscrizione e soprattutto la festa di fine anno, dedicata alla musica, che si svolge nei giardini della Scuola Media “Pier Cironi”: l’allestimento di queste iniziative viene programmato con incontri ai quali partecipano anche i genitori dei bambini e dei ragazzi coinvolti. La Circoscrizione vorrebbe intervenire anche in altre occasioni, come ad esempio il Carnevale, ma per motivi diversi, non ultimo quelli legati alle risorse, non è stato mai avviato un percorso in tal senso (nell’ultimo anno abbiamo contribuito all’iniziativa della Tenda di Mezzana). Un altro momento di rilevante importanza è stata la redazione del Calendario di Fine Anno, realizzato con alcuni bambini ed alcune maestre della Scuola “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Mezzana, che hanno allo stesso tempo partecipato alla collana “Mediateca della Memoria” di cui poi si dirà nella parte riservata alla Cultura.

Un obiettivo importante che la Circoscrizione ha cercato di realizzare, e per ora c’è riuscita solo in minima parte, è l’apertura al territorio di un Punto lettura (meglio sarebbe una vera e propria Biblioteca, ma questo è un sogno possibile se cambiano i tempi ed aumentano le risorse) a Mezzana, vista la disponibilità ampia da parte della Direzione Didattica del II Circolo e di alcuni operatori, all’interno di Progetti Lettura. Di questo argomento abbiamo già parlato con il nuovo Assessore alla Cultura ed abbiamo già sentito il Direttore della Biblioteca “Lazzerini” Franco Neri. In altre Circoscrizioni (penso in particolare alla Circoscrizione Ovest) sono stati avviati interventi in tal senso con il Bibliobus itinerante o con la costruzione di nuovi Punti lettura.

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Joshua Madalon

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RITORNO ALLA GAIOLA con appendice

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4 agosto si ritorna all’isola della Gaiola.

Ad accompagnarci Oriana e Rachele. Oriana illustra in modo sintetico e concreto oltre che appropriato nei contenuti e nella forma le “storie” legate alla costruzione dell’ampio e lungo (ottocento metri circa) condotto che porta da Coroglio al complesso archeologico Pausilypon; le competenze sono multidisciplinari e vanno dalla Storia alla Geologia, dall’Ingegneristica alla Antropologia, dall’Archeologia all’Ecologia. Rachele ci segue per documentare foytograficamente la presenza di un gruppo che ha scelto di partecipare ad una escursione culturale chiamata “Terra Mare” perchè comprende anche un percorso su un battello la cui base è formata da un vetro trasparente.
E’ la terza volta che visito con parte della famiglia il sito “terrestre”. E’ la prima invece per la parte “marina”.
Una giornata indimenticabile nonostante il caldo africano. Complimenti all’Associazione che si occupa di tenere viva l’attenzione su questi temi così importanti, informando e divertendo.

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RITORNO ALLA GAIOLA con appendice

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori.

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“Sarebbe bello portarci Daniele e Lavinia!” Mary era rimasta incantata da quel percorso guidato al quale già per due volte insieme a Jo aveva partecipato: la Grotta di Seiano sin dalla loro giovinezza aveva attratto l’attenzione ogni volta che si passava davanti ai cancelli “chiusi” oltre i quali si intravedeva una alta ed ampia feritoia nel tufo della punta estrema di Posillipo che si spinge nel Golfo di Coroglio, Nisida e Bagnoli. “O forse lasciare che ci vadano da soli. Certo, però, potremmo prenotare: quando arriveranno sarà già agosto e potremmo non trovare posto” ribattè Jo, sempre entusiasta di organizzare per sè e per il resto degli amici e della famiglia.

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“U no’ Nonno!, quanti anni hai?” “72” I giovani che Jo aveva incrociato mentre scendevano baldanzosi e sicuri verso la spiaggia della Gaiola stavano risalendo: non avevano trovato un solo posto libero sulla scogliera. Era già suonata la prima ora del pomeriggio e i tanti giovani che erano scesi giù lungo la stradina avevano riempito quasi tutti gli spazi disponibili: gli scogli erano tappezzati di teli da mare e di corpi ricchi di vitalità. Mentre con Mary risaliva lentamente, rapidi e garruli si avviavano verso il basso scendendo gli ultimi cento e più scalini. “Voglio vedervi quando salirete”. E infatti dopo una sosta per Mary e Jo poco sopra la fine degli scalini, il gruppo faceva ritorno forse deluso ma non dòmiti nella loro naturale arroganza. “Ah però ci ha un buon passo!” e Mary soggiunse “Da giovane è stato un maratoneta” esagerando e aggiungendo “E poi non fuma”.

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Al deskpoint a cento metri dal Belvedere di Coroglio c’è l’ingresso della Grotta. Da alcuni anni un’Associazione culturale ha riaperto il percorso ed organizza visite guidate: d’altra parte non sarebbe nemmeno giusto e consigliabile un accesso libero, soprattutto per i costi che dovrebbero essere a carico dello Stato. Mary e Jo sono sicuri che avranno le risposte ai loro quesiti, che in parte Jo già conosce, avendo maggiore pratica sulla consultazione dei siti, ma ci sono dei punti meno chiari da sviluppare. “Vorremmo fare la visita della Grotta e del Pausilypon e poi proseguire con la barca; vorremmo però sapere meglio il punto poi di arrivo.” Il problema è che dopo la visita del sito sulla media collina vi è la possibilità di proseguire scendendo verso il mare per un’esplorazione dell’Area protetta su una piccola imbarcazione dotata di una carèna piatta trasparente. Alla fine della visita non si può ritornare per il sito e la Grotta ma bisogna risalire dalla Discesa Gaiola. Mary e Jo si chiedono dove si può parcheggiare: in pratica sarebbe un vero disastro dover fare ritorno a piedi salendo verso il Parco virgiliano e poi discendendo verso Coroglio – un giro lungo non meno di un chilometro – verso il parcheggio nei pressi dell’ingresso di partenza, quello della Grotta di Seiano. La soluzione sarebbe che qualcuno di loro facesse ritorno con il gruppo dei visitatori che non optassero per il proseguimento in barca, ritirasse l’auto e scendesse giù dall’alto dell’anello del Parco virgiliano verso la Gaiola.
Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori…e poi ci sono le ellissi, quella specie di buchi neri narrativi che lasciano ai lettori la libertà di immaginare quel che è avvenuto.

Tutto facile?
Jo, raggiunti gli anni di lavoro prescritti nella Scuola, era andato in pensione. E da allora aveva ripreso a ritornare molto più frequentemente alla sua terra. Insieme a vecchi e nuovi amici aveva proposto o partecipato ad iniziative culturali, quasi sempre collegate al mondo classico, ispirate dalle suggestioni mitiche che il territorio flegreo forniva a pieno e dai ricordi dei venti anni coscienti. La Grotta di Seiano a quel tempo, anni Cinquanta, era praticamente ignorata sia dagli studiosi sia dalla gran parte dei residenti. Forse alcuni più anziani ne avevano contezza per l’utilizzo di spazi protetti (i rifugi) nel periodo dei bombardamenti che tra il 1940 ed il 1944 distrussero la città e provocarono innumerevoli perdite umane tra la popolazione civile. Solo negli ultimi anni lo spazio è stato ripulito e posto a disposizione dei visitatori.
Mary si lascia condurre e Jo, rimessosi alla guida dell’auto, percorre la Salita Coroglio (eh già ma la toponomastica dice “discesa”: chissà perché?!) deciso a consultare il moderno oracolo di Google Map solo dopo aver raggiunto il culmine nello scollinamento. Jo si ferma un attimo attratto da una decina di tir parcheggiati e da un brulichio di operatori. Legge le intestazioni “Cinetecnica” e si rende conto che sono parte di un set cinematografico allestito o da allestire e la sua curiosità è immensa e la passione di una vita riemerge ma non c’è tempo per i ricordi: bisogna trovare la strada. Si ferma. Apre l’app, scrive “discesa della Gaiola” e attende il responso. Niente. Forse non c’è linea.Riprova. Niente. Poi dopo altri due tentativi “20 minuti” scrive Google. Jo è convinto che qualcosa non funzioni. Vorrebbe lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Mary intanto si è affacciata ad uno chalet per chiedere informazioni.
L’imbocco della stradina è angusto: un’auto media forse riesce a passarci. Intanto qualcuno risale a piedi e qualche altro in vespa. Sulla strada c’è una pattuglia di Polizia municipale. Jo è accaldato. Fa manovra con grande difficoltà, la strada è ingobbita dai tronchi dei grandi pini che affiorano dall’asfalto dei marciapiedi.L’ora è tarda per chi voglia andare al mare: il sole è già a picco sulle teste e la canicola imperversa. Gli stessi vigili sostano all’interno della vettura, mantenendo la temperatura del condizionatore ad un livello gradevole. Non sa che fare, Jo. C’è un cartello che ammonisce a non entrare, riservando questo privilegio ai condòmini. Eppure laggiù ci sarà una spiaggia, c’è il mare. Fa segno quasi spazientito al vigile, che gentile forse comprendendo il disagio (non è da tutti i vigili, però!) apre il finestrino, sporge la testa e conferma che non si può accedere, che non c’è spazio per manovrare veicoli a meno che non si acceda verso una delle ville, ospiti o meno dei proprietari. Bisogna dunque parcheggiare e proseguire a piedi. Lo avevano lasciato intendere le due guide alla Grotta, ma Jo, soprattutto lui sognatore ormai irrecuperabile, non aveva voluto dar credito a ciò che in fondo non piaceva sentirsi dire, in quella condizione climaticamente difficile.

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Jo vede una Sirena.
Al gabbiotto, varcato il cancello, Mary e Jo precisano che non sono interessati alla visita che, dalla folla variopinta che gironzola intorno alle aiuole, sta per iniziare. “Vorremmo sapere quando e come poter prenotare una visita “Terra-Mare”. “Non la gestiamo noi; noi abbiamo solo la possibilità di farvi visitare la Grotta ed il Parco archeologico. Chiamate questo numero per le altre opzioni: c’è la possibilità di praticare lo snorkeling, il diving e noleggiare un kayak oltre al percorso Terra-Mare integrato comprendente la visita di Grotta e Parco Archeologico e l’utilizzazione della barca Aquavision per un percorso guidato via mare”. Jo vuole sapere però come organizzarsi una volta parcheggiata l’auto nello spazio antistante il Belvedere Coroglio, quello prospiciente la spiaggia omonima e l’Isola di Nisida. “Scusate, è possibile portare giù l’auto verso la Gaiola?” “E’ difficile trovare un posto e comunque non si arriva fino alla spiaggia” la risposta della Sibilla locale. Mary e Jo ritornano all’auto e si avviano per una ricognizione.
Il luogo, malgrado il caldo di una giornata estiva in una parte di essa – l’una e mezza – decisamente inopportuna da godersi per chi ha più di 65 anni, è da annoverarsi tra i mozzafiato. A Jo stranamente ricorda le cascate del Niagara o la vista del Gran Canyon, è di quelli che ispirano i poeti “Dovunque il guardo giro” e fanno diventare credenti per un lampo di vita gli atei “immenso Dio, ti vedo”. Blocchi di pietra lavica misti a tufo, manufatti di epoca romana mescolati a materiale piroclastico e costruzioni più recenti, risalenti a fine Ottocento. Più sopra i resti di un complesso residenziale del I° secolo dopo Cristo, con una villa arricchita da un teatro, un ninfeo e delle terme.

Non è stato facile accedere. La spiaggia, piccola, era già piena di teli: e la scogliera non tanto ampia da contenere tutti i pretendenti. Molto stretto lo spazio per chi, come Mary e Jo, volessero percorrerlo. “Lassù, dovete salire lassù” una giovane ragazza indica il luogo cui accedere “Lì c’è l’ufficio del Centro Studi della Gaiola”. C’è uno spazio protetto da un cordone: Mary vi accede, Jo invece lo aggira. Entrambi arrivano alla base di una scalinata dove c’è una lunga fila di giovani che appaiono in attesa di poter accedere.

La stradina che dall’alto della rotonda della Rimembranza scende giù verso la Gaiola intorno all’una con un caldo asfissiante è percorsa da molti giovani che vanno e pochi che ritornano. Jo fa di tutto perché Mary utilizzi la sfera d’ombra sempre più risicata. L’atmosfera è quella di un paese come tanti in una campagna sul mare; ricorda gli anni giovani nell’isola e qualche incursione in Riviera, quella sorrentina ed amalfitana. Profumi di zagare e limoni, non di certo dissimili da quelli idilliaci di Eugenio delle Cinque Terre. Mary e Jo sono fortunati: vivono intensamente la loro età matura godendo dei frutti e delle emozioni che la Natura a piene mani liberamente spande.
C’è un muretto di mattoni di tufo, oltre il quale si accede alla parte riservata ai giovani che attendono di poter entrare, lo spazio è molto ristretto e non può ospitare tutti. Il cancelletto è custodito a chiave da una sorta di secondino che tiene in carcere i liberi e libera i carcerati. Su quel bordo Jo intravede una Sirena; ha le sembianze di una dolce fanciulla, non ha la coda ma si crogiola là come una lucertola rupestre.

Nell’ultima parte della discesa Gaiola la strada non è più percorribile da alcun mezzo, nè auto nè moto. C’è un angusto ingresso che somiglia ad un viottolo di campagna ed in qualche modo lo è. Si abbandona la strada asfaltata lungo la quale c’è l’annuncio di quel che il viaggiatore riuscirà a vedere. Lui crede già di aver visto il Paradiso, ma in realtà quel che gli si propone è solo un timido scorcio che in ogni caso cerca di ingabbiare nel suo smartphone semmai con un selfie testimoniale. C’è in ogni caso il silenzio tipico della controra in un ambiente agreste: qua e là si notano, lanciando gli sguardi attenti, attrezzi dell’agricoltura enologica: tini, torchi, scalette di legno. Dopo i primi cento metri di strada sterrata comincia il serpente di gradini di una lunga scalinata che si interrompe semplicemente quando si passa sempre in discesa un po’ meno ripida davanti a due fila di abitazioni basse tutte restaurate per l’uso turistico, ricordo di un villaggio di pescatori. A Jo vengono in mente altre scalinate verso il mare, a Capri, a Sorrento. In modo particolare anche quella che porta alla spiaggia di Chiaia a Procida. E ricorda la celebre “Scalinatella”, una delle canzoni più famose della tradizione napoletana.

C’è anche per la devozione tipica della gente di mare una piccola Cappella. Sopra bassi e stretti gradini alcune fanciulle non si sa se in attesa di riprendere il cammino verso il mare o verso la collina stanno sedute. Mary e Jo scendono con la curiosità di chi pur non conoscendo il cammino ne coglie conspevolmente le suggestioni evocanti della giovinezza. Baldanzosi ragazzotti in frotte veloci corrono verso il mare che si intravede soltanto con degli squarci di promesse. “Vi voglio rivedere quando risalirete” Jo dice tra sè, ma forse uno di loro lo sente e gli lancia uno sguardo silenzioso di sfida.
Mentre si scende c’è qualcuno che risale lento mogio e deluso “Non c’è un lembo di spazio!” ed è per questo che Jo ha vaticinato il loro rapido ritorno.
L’ultima parte del viaggio verso il mare è fatto ancora di scale: due giovani volontari dispensano informazioni generali sul Parco e sulle possibili attività, al di là del puro e semplice tuffo “dove l’acqua è più blu”! Jo li ringrazia chiamandoli “Eroi” e si guadagna un sorriso lungo tutto il tempo che trascorre tra la discesa e la risalita.
Lungo la strada del ritorno Mary e Jo salgono lenti e affaticati. Si fermano più volte: la parte più dura è proprio quella della scalinata. Il borgo però accoglie con una leggera ombra ed una brezza che comincia a venire su dal mare. “Porti….orizzonti…e alati messaggeri vengano a voi a lenire la vostra stanchezza” un signore dall’apparente età di settanta che dice di averne ottantasei li accoglie con una brocca di acqua fresca e limoni. Si chiama Gabriele, racconta sprazzi della sua vita e di tanto in tanto tra questi emergono brani in versi. E’ un moderno aedo la cui ricchezza la Fortuna riserva a chi sa cogliere simili occasioni. E si annulla ogni stanchezza in questo abbandono idilliaco della Natura e dell’Uomo indistinti.

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4 agosto si ritorna all’isola della Gaiola

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4 agosto si ritorna all’isola della Gaiola.

Ad accompagnarci Oriana e Rachele. Oriana illustra in modo sintetico e concreto oltre che appropriato nei contenuti e nella forma le “storie” legate alla costruzione dell’ampio e lungo (ottocento metri circa) condotto che porta da Coroglio al complesso archeologico Pausilypon; le competenze sono multidisciplinari e vanno dalla Storia alla Geologia, dall’Ingegneristica alla Antropologia, dall’Archeologia all’Ecologia. Rachele ci segue per documentare foytograficamente la presenza di un gruppo che ha scelto di partecipare ad una escursione culturale chiamata “Terra Mare” perchè comprende anche un percorso su un battello la cui base è formata da un vetro trasparente.
E’ la terza volta che visito con parte della famiglia il sito “terrestre”. E’ la prima invece per la parte “marina”.
Una giornata indimenticabile nonostante il caldo africano. Complimenti all’Associazione che si occupa di tenere viva l’attenzione su questi temi così importanti, informando e divertendo.

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

Jo vede una Sirena.

Al gabbiotto, varcato il cancello, Mary e Jo precisano che non sono interessati alla visita che, dalla folla variopinta che gironzola intorno alle aiuole, sta per iniziare. “Vorremmo sapere quando e come poter prenotare una visita “Terra-Mare”. “Non la gestiamo noi; noi abbiamo solo la possibilità di farvi visitare la Grotta ed il Parco archeologico. Chiamate questo numero per le altre opzioni: c’è la possibilità di praticare lo snorkeling, il diving e noleggiare un kayak oltre al percorso Terra-Mare integrato comprendente la visita di Grotta e Parco Archeologico e l’utilizzazione della barca Aquavision per un percorso guidato via mare”. Jo vuole sapere però come organizzarsi una volta parcheggiata l’auto nello spazio antistante il Belvedere Coroglio, quello prospiciente la spiaggia omonima e l’Isola di Nisida. “Scusate, è possibile portare giù l’auto verso la Gaiola?” “E’ difficile trovare un posto e comunque non si arriva fino alla spiaggia” la risposta della Sibilla locale. Mary e Jo ritornano all’auto e si avviano per una ricognizione.
Il luogo, malgrado il caldo di una giornata estiva in una parte di essa – l’una e mezza – decisamente inopportuna da godersi per chi ha più di 65 anni, è da annoverarsi tra i mozzafiato. A Jo stranamente ricorda le cascate del Niagara o la vista del Gran Canyon, è di quelli che ispirano i poeti “Dovunque il guardo giro” e fanno diventare credenti per un lampo di vita gli atei “immenso Dio, ti vedo”. Blocchi di pietra lavica misti a tufo, manufatti di epoca romana mescolati a materiale piroclastico e costruzioni più recenti, risalenti a fine Ottocento. Più sopra i resti di un complesso residenziale del I° secolo dopo Cristo, con una villa arricchita da un teatro, un ninfeo e delle terme.

Non è stato facile accedere. La spiaggia, piccola, era già piena di teli: e la scogliera non tanto ampia da contenere tutti i pretendenti. Molto stretto lo spazio per chi, come Mary e Jo, volessero percorrerlo. “Lassù, dovete salire lassù” una giovane ragazza indica il luogo cui accedere “Lì c’è l’ufficio del Centro Studi della Gaiola”. C’è uno spazio protetto da un cordone: Mary vi accede, Jo invece lo aggira. Entrambi arrivano alla base di una scalinata dove c’è una lunga fila di giovani che appaiono in attesa di poter entrare.

La stradina che dall’alto della rotonda della Rimembranza scende giù verso la Gaiola intorno all’una con un caldo asfissiante è percorsa da molti giovani che vanno e pochi che ritornano. Jo fa di tutto perché Mary utilizzi la sfera d’ombra sempre più risicata. L’atmosfera è quella di un paese come tanti in una campagna sul mare; ricorda gli anni giovani nell’isola e qualche incursione in Riviera, quella sorrentina ed amalfitana. Profumi di zagare e limoni, non di certo dissimili da quelli idilliaci di Eugenio delle Cinque Terre. Mary e Jo sono fortunati: vivono intensamente la loro età matura godendo dei frutti e delle emozioni che la Natura a piene mani liberamente spande.
C’è un muretto di mattoni di tufo, oltre il quale si accede alla parte riservata ai giovani che attendono di poter entrare, lo spazio è molto ristretto e non può ospitare tutti. Il cancelletto è custodito a chiave da una sorta di secondino che tiene in carcere i liberi e libera i carcerati. Su quel bordo Jo intravede una Sirena; ha le sembianze di una dolce fanciulla, non ha la coda ma si crogiola là come una lucertola rupestre.

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Flash forward e flash back si incrociano……

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori.

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“Sarebbe bello portarci Daniele e Lavinia!” Mary era rimasta incantata da quel percorso guidato al quale già per due volte insieme a Jo aveva partecipato: la Grotta di Seiano sin dalla loro giovinezza aveva attratto l’attenzione ogni volta che si passava davanti ai cancelli “chiusi” oltre i quali si intravedeva una alta ed ampia feritoia nel tufo della punta estrema di Posillipo che si spingeva nel Golfo di Coroglio, Nisida e Bagnoli. “O forse lasciare che ci vadano da soli. Certo, però, potremmo prenotare: quando arriveranno sarà già agosto e potremmo non trovare posto” ribattè Jo, sempre entusiasta di organizzare per sè e per il resto degli amici e della famiglia.

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“U no’ Nonno!, quanti anni hai?” “72” I giovani che Jo aveva incrociato mentre scendevano baldanzosi e sicuri verso la spiaggia della Gaiola stavano risalendo: non avevano trovato un solo posto libero sulla scogliera. Era già suonata la prima ora del pomeriggio e i tanti giovani che erano scesi giù lungo la stradina avevano riempito quasi tutti gli spazi disponibili: gli scogli erano tappezzati di teli da mare e di corpi ricchi di vitalità. Mentre con Mary risaliva lentamente, rapidi e garruli si avviavano verso il basso scendendo gli ultimi cento e più scalini. “Voglio vedervi quando salirete”. E infatti dopo una sosta per Mary e Jo poco sopra la fine degli scalini, il gruppo faceva ritorno forse deluso ma non dòmiti nella loro naturale arroganza. “Ah però ci ha un buon passo!” e Mary soggiunse “Da giovane è stato un maratoneta” esagerando e aggiungendo “E poi non fuma”.

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Al deskpoint a cento metri dal Belvedere di Coroglio c’è l’ingresso della Grotta. Da alcuni anni un’Associazione culturale ha riaperto il percorso ed organizza visite guidate: d’altra parte non sarebbe nemmeno giusto e consigliabile un accesso libero, soprattutto per i costi che dovrebbero essere a carico dello Stato. Mary e Jo sono sicuri che avranno le risposte ai loro quesiti, che in parte Jo già conosce, avendo maggiore pratica sulla consultazione dei siti, ma ci sono dei punti meno chiari da sviluppare. “Vorremmo fare la visita della Grotta e del Pausilypon e poi proseguire con la barca; vorremmo però sapere meglio il punto poi di arrivo.” Il problema è che dopo la visita del sito sulla media collina vi è la possibilità di proseguire scendendo verso il mare per un’esplorazione dell’Area protetta su una piccola imbarcazione dotata di una carèna piatta trasparente. Alla fine della visita non si può ritornare per il sito e la Grotta ma bisogna risalire dalla Discesa Gaiola. Mary e Jo si chiedono dove si può parcheggiare: in pratica sarebbe un vero disastro dover fare ritorno a piedi salendo verso il Parco virgiliano e poi discendendo verso Coroglio – un giro lungo non meno di un chilometro – verso il parcheggio nei pressi dell’ingresso di partenza, quello della Grotta di Seiano. La soluzione sarebbe che qualcuno di loro facesse ritorno con il gruppo dei visitatori che non optassero per il proseguimento in barca, ritirasse l’auto e scendesse giù dall’alto dell’anello del Parco virgiliano verso la Gaiola.

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NOTERELLE sparse intorno a “L’attimo fuggente” presentato a Coiano l’altra sera con sorpresa finale – 1

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NOTERELLE sparse intorno a “L’attimo fuggente” presentato a Coiano l’altra sera con sorpresa finale – 1

Non vedevo Massimo (Smuraglia) da alcuni anni; ci eravamo sfiorati in qualche occasione culturale ma nulla di più. Quando Mario Barbacci mi ha chiesto di partecipare ad uno degli eventi dell’Estate al Circolo di Coiano ho accettato e l’ho fatto ancor più volentieri perché si trattava di un doppio lieto evento per me, quello di intervistare Massimo che avrebbe parlato de “L’attimo fuggente”. Se si andasse a riavvolgere il nastro delle nostre vite (quella mia e quella di Massimo) troveremmo due elementi comuni: il Cinema e la Scuola. Entrambi (noi e il film) – pensai – qualcosa possiamo mettere a disposizione della società attuale.
Ci siamo sentiti qualche giorno prima utilizzando squarci di tempo libero per concordare qualche aspetto dell’intervista. Massimo poi mi ha anche inviato il suo curriculum con tanti tasselli che non conoscevo. Ne ricavo solo una parte: non avremo molto tempo a disposizione. E così decido di preparare le domande. Partirò dai “sogni” del ragazzo e poi via via verso la maturità, seguendo anche la sceneggiatura del film di Peter Weir.
Riguardo il film e mi sorprendo a scoprire atmosfere dimenticate ( non quelle intorno a Keating e il “Carpe Diem”, o l’”Inno alla gioia” e le scene di giubilo, nè l’ “O Capitano mio Capitano!” finale”).
Arriviamo insieme a Coiano venerdì 5 luglio. Gli chiedo se ha letto le domande. Credo di sì, ma lui si schermisce borbottando non so quale scusa per dirmi che no, non le ha lette. Gliele riassumo. Il resto è quel che è accaduto: tutto alla perfezione. Domande sintetiche al massimo per ridurre il tempo, risposte piene di riferimenti colti non solo cinematografici.
Poi la proiezione.

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“Cane, signore?” “O no, oggi no!” “Guardi che un cane fa bene ogni tanto!….Uno può fare un pasto completo a base di cane…” dallo schermo Keating irriverente e provocatorio legge brani assurdi ai suoi giovani attenti e coinvolti allievi. La signora accanto a me, che aveva tra le sue braccia un canino piccolo piccolo si alzò ed a me sembrò che andasse via, offesa e preoccupata di quel che sarebbe seguito: un vero e proprio menù a base di cane. “Si comincia con cruditè di dalmata, si continua con un bel cocker flambèe, e per finire un pechinese al pepe rosa”. Si allontanò di poco forse per dissetare il canino e poi tornò, proprio mentre andava in scena uno dei momenti clou del film, quando Keating invita i suoi studenti a cambiare il punto di vista, saltando sulla cattedra.

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ED IO MI SENTO come Keating sessanta anni dopo

“Perché sono salito quassù? Chi indovina?
Per sentirsi alto.
No […]. Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.”

Joshua Madalon fine prima parte

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LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

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LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

Forse non se ne renderanno nemmeno conto quei quattro buzzurri del Governo che si danno bordone per ottenere consensi facili basati su problemi inesistenti. Si sono dati un gran daffare a smentire che in questo Paese molte delle emergenze gridate e fatte temere sono essenzialmente “percepite” in modo abnorme lontane dalla realtà. Hanno contestato questo termine, “percepite”, perchè fosse invece più evidente la paura dello straniero, visto come unico e solo pericolo per la quiete e la sicurezza pubblica. Ed in tutto questo non si rendono conto, quei quattro buzzurri di cui sopra, che la vicenda Sea Watch e “la scelta di Carola” sta portandoli alla sconfitta. Accadrà un po’ come la storia (ma i “buzzurri” la ignorano nella sua complessità) di Davide e Golia. Ma basterebbe ricordarsi di Nelson Mandela per capire che le scelte rivoluzionarie spesso sono contro leggi ingiuste perché varate da Governi ingiusti, che approfittano di una provvisoria “vacatio” del sonno della ragione per emanare provvedimenti liberticidi come quelli che attaccano capisaldi della Carta costituzionale italiana e della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e del cittadino.
Quella “vacatio” di cui sopra è data da un profondo fallimento del Centrosinistra in questo Paese, quel raggruppamento che gravita intorno al Partito Democratico che non ha saputo mettere insieme legalità e accoglienza rimanendo succube di meccanismi illegali (o para illegali, cioè sopportati per abitudine come tali) all’interno dei quali hanno convissuto parti sane e parti corrotte della società. D’altra parte non sempre la Sinistra è stata in grado di cogliere tali contraddizioni, rimanendo invischiata per piccole convenienze all’interno di quei meccanismi perversi. Fino a quando non si riconoscono questi gravissimi errori sarà gioco facile delle Destre alzare la voce: solo questo tuttavia possono fare ed ovviamente aggregare in tal modo la parte più debole culturalmente del Paese, che non riesce ad andare oltre all’elemento di base per cui il male è tutto da quella parte “estranea” che chiede di essere accolta. Altro elemento è la partita con l’Europa, che è giocata allo stesso modo di come lo è stato con i Governi precedenti. L’appartenenza all’Europa è molto più altro che la mera questione immigrazione. Puntare il dito sul sovranismo e sulla necessità di partecipare al ricollocamento dei migranti in quota parte è una profonda contraddizione. Il giorno in cui la massa di migranti fosse assai più alta dell’attuale si parlerebbe – allora sì – di invasione ma sarebbe come quella dei popoli del Centronord europeo dei primi cinque secoli del primo Millennio. Nessuno li fermerebbe.
Ad ogni modo occorre innanzitutto una ferma opposizione a questo Governo, partendo tuttavia dal riconoscere gli errori, e proseguendo nel proporre soluzioni vantaggiose per tutti. Occorre aprire una “nuova frontiera”; per costruirla bisogna nella maniera più assoluta abbandonare la presunzione sia da parte del Partito Democratico sia da parte della Sinistra, che nella sua irrilevanza paga lo scotto di una diffusa paura della Destra, una paura altrettanto immotivata e basata su elementi percettivi, che in definitiva contribuiscono a rendere difficile la cooperazione. Non basta dire che è necessario fare un fronte comune, occorre specificare come lo si può fare insieme.

Joshua Madalon

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P.S.: Golia forse era un gigante (un uomo probabilmente più alto degli altri, probabilmente più forte degli altri) ma essenzialmente era un arrogante presuntuoso. Tra i due protagonisti della vicenda Sea Watch degli ultimi giorni è Salvini ad assomigliare a Golia. Credo che la Carola gli farà con la sua “scelta” rendere indigesto l’insulto “pur benevolo” di “sbruffoncella”!

Oggi sabato 8 giugno, giorno che precede la convocazione elettorale per la scelta del Sindaco della città di Prato. Che fare? Mah!CHE FARE? (e non mi sento un Lenin) – sulle sorti della Sinistra

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CHE FARE? (e non mi sento un Lenin) – sulle sorti della Sinistra

Oggi sabato 8 giugno, giorno che precede la convocazione elettorale per la scelta del Sindaco della città di Prato.
Il sabato è giornata di “riflessione”, non si può fare campagna elettorale. C’è il “silenzio”.
http://www.maddaluno.eu/?p=9546
Nei giorni che precedevano la manifestazione antifascista del 23 marzo scorso in Piazza delle carceri – manifestazione di risposta a quella di Forza Nuova – ed in quelli ad essa seguenti avviavo una riflessione intorno alle scelte politiche che stavamo approntando in vista delle elezioni amministrative – oltre che politiche europee – di fine maggio.
Preparando il percorso di “Prato A Sinistra” prima e “Prato in Comune” dopo avevo posto molta attenzione intorno a quel che avrebbe dovuto significare la nostra essenza di “Sinistra”. Prima o poi la riflessione personale dovrebbe trasformarsi in una consapevolezza sempre più ampia e condivisa. Pena la inconsistenza progressiva del contenitore. I nodi se non sciolti, o avviati a sciogliere, vengono prima o poi al pettine, ed il rischio è quello di finire in un buco nero. In una serie di miei post forse autoreferenziali ed inascoltabili, vista la pochezza e l’inaffidabilità dell’autore, ho avviato la denuncia di una parte delle contraddizioni della Sinistra, soprattutto di quella fortemente identitaria, radicale, antagonista, che si pone autonomamente sullo scranno più alto dell’ortodossia divenendo elitaria.
Basterebbe guardare appena al di là del proprio naso, oltre il piccolo orto di casa, per capire non solo che il mondo è cambiato, che è una forma lapalissiana utile per tutte le stagioni della vita, ma soprattutto che la Sinistra – così come da quella parte si intende – si è fermata più o meno agli anni Settanta del secolo scorso. La Sinistra così come è in gran parte ora non riesce a distinguersi, pur presupponendo di farlo, da altri soggetti assai diversi e lontani ideologicamente da essa. Non riesce soprattutto ad affrontare le emergenze strutturali del mondo contemporaneo, non riesce nemmeno a provarci, ròsa dal dubbio di compromettersi: preferisce rimanere nel proprio guscio asfittico ed improduttivo considerandosi superiore a tutto il resto del mondo.
Sarà che nelle mie frequentazioni di Sinistra ho incontrato solo dei “geni”, di quelli che hanno il Verbo “incorporato” e non si pongono domande, non hanno mai dubbi (il rischio è quello di dover poi vivere tra poche persone che ritengono di sapere e tante altre che acquisiscono come “unico e assoluto” quel sapere), e finiscono per costruirsi il proprio recinto, tronfi di poterlo governare. Anche se in una progressiva emarginazione.
Rigetto peraltro l’idea che non ci sia più la Sinistra. Fatemi utilizzare una forma anch’essa “lapalissiana”, ovvia. Se c’è la Destra ed è del tutto evidente che ci sia, non può non esserci la Sinistra. Certamente non è quella di cui troppo spesso si tratta sui mass-media; non è quel centrosinistra pallido targato PD, che mostra tanti limiti da non essere più riconoscibile nella sua accezione parziale di Sinistra. “Sinistra” essenzialmente è in questo periodo quella di cui parlo sopra, che se non si adegua al nuovo mondo finisce certamente per essere emarginata. Abbiamo bisogno di gente che si interroga, che riesce ad emergere dagli angoli, che sia disponibile a ragionare fuori dagli schematismi meramente ideologici. il mondo non è mai stato di chi si ferma agli “assiomi” senza procedere verso i “postulati”.
Per oggi basta; forse ho già scritto troppo. Forse si capirà anche quale sarà il mio “voto” di domani. Ma non ve lo dico in modo chiaro, anche perché non mi è consentito.

Joshua Madalon
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