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UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro

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UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro


Nei giorni scorsi ho pubblicato alcuni post “velenosi” ma concretamente riferibili ad una serie di eventi collegati ai temi dell’immigrazione – un’amica mi ha rimproverato di essere stato troppo “tranchant” nei giudizi (credo si riferisse ad alcune accuse di cinismo, ipocrisia e – di converso – criminalità politica); un altro amico invece sembra aver apprezzato i miei interventi riconoscendone il valore civico. A quest’ultimo ho rivelato che “avrei preferito scrivere un racconto”; ecco perché oggi metto insieme impegno civile e passione letteraria e comincio a scriverne uno, senza titolo, semplicemente UN RACCONTO per l’appunto DEL 20 LUGLIO 2017

“Se passi al supermercato, quello vicino alla tua scuola, compra 8-9 pesche gialle. Ieri ne ho prese poche per assaggiarle, il prezzo era molto buono e la qualità anche, per cui….” Mary impartiva indicazioni di spesa a Joe, che stava per uscire a fare fotocopie per il progetto che aveva allestito nelle ultime settimane e si raccomandava che fossero solo 8 – 9 perché non vi era spazio sufficiente nel frigorifero ed il caldo torrido di metà luglio quell’anno non consentiva di mantenere integra la frutta per troppo tempo. Joe in verità non se ne preoccupava perchè sia lui che Mary erano grandi consumatori di frutta e verdura e già pensava dentro di sè che ne avrebbe potute prendere 89 collegando i due numeri dell’ordine trascritto su un foglietto di carta riciclata. E così più o meno fece; con il solito entusiasmo, entrato nel piccolo supermercato rionale, si tuffò sui banchi ed insaccò 9 pesche gialle, un numero pari o di poco superiore di noci pesche e delle buone percoche, dure e corpose; poi adocchiò delle pesche saturnine il cui sapore è incomparabile, rivelando aromi che provengono direttamete dai fiori. Vide anche delle fragole e le comprò, così come delle carote di cui era particolarmente ghiotto sia lui che suo figlio. Insomma caricò un bel po’ di frutta e si avviò alle casse.
“Un prodotto che promette benessere; mah! In effetti se ne ha bisogno di questi tempi!” un signore anziano che lo seguiva in coda volle indicare a Joe una sorta di cerotto medicamentoso che prometteva di acquistare benessere con una sola applicazione, che veniva pubblicizzato ai lati della prima cassa. In effetti era un prodotto a base di arnica e certamente avrebbe lenito il dolore muscolare; quanto a benessere era abbastanza discutibile, soprattutto se l’occasionale interlocutore si riferiva, con quel suo sorriso sardonico di un’arguzia sottile tipicamente meridionale, a quello economico.” Joe sorrise sorpreso ed incerto se rilanciare con qualche battuta la conversazione appena avviata: di solito glissava, considerando queste situazioni nella loro inevitabile provvisorietà. “Di sicuro l’arnica è indicata per affrontare gli stati flogistici” disse senza nascondere la sua professionalità linguistica. “Di solito anche io, e mia moglie, se bisogna curare delle contusioni mostre e dei nostri figlioli utilizziamo una pomata a base di arnica. Questi cerotti saranno ugualmente ottimi ed anche economici, rispetto ad un tubetto di unguento a base di arnica”. Il signore, però, non era affatto interessato a quel prodotto, pubblicizzato in pompa magna e, proseguendo nel suo arguto argomentare: “La Politica dovrebbe avere come obiettivo principale quello di affrontare e risolvere i problemi dei più deboli, ma…”. Ecco! Il tema del “benessere” non era legato a un trauma muscolare o ad una contusione da curare….

… continua ….

ANNIVERSARI 2017 all’ex Cava di Bacchereto (frazione di Carmignano) sabato 22 luglio ore 21.00

ANNIVERSARI 2017 all’ex Cava di Bacchereto (frazione di Carmignano) sabato 22 luglio ore 21.00

ANNIVERSARI è un contenitore ampio, articolato, aperto che utilizza “in primis” alcune suggestioni personali ma è disponibile a misurarsi con quelle di altri, e soprattutto quelle di settori diversi da quelli che in partenza sono i miei preferiti: “miei” perchè da me l’idea, che ha caratteristiche di semplicità assoluta (in senso sia negativo che positivo), è partita. Intendo sottolineare che appassionati di Musica, di Arte, di Fotografia, di Scienze, di Filosofia, di Economia oltre che di Letteratura, Storia e Cinema e/o altro possono senza alcun limite inserirsi in questo contesto in collaborazione oppure in competizione non importa come purché si facciano crescere le conoscenze comuni.

Nel programma di Social Cava di questo luglio 2017 la proposta rievocativa di alcuni temi, di alcuni eventi e di alcuni personaggi si occuperà inevitabilmente di Antonio Gramsci attraverso la lettura di un suo testo classico dal titolo “Oppressi ed oppressori” che il filosofo sardo, rinchiuso nelle galere fasciste per ordine di Mussolini, compose al termine dei suoi studi liceali nel 1910. Seguendo il pensiero di Gramsci è davvero impossibile non pensare a don Milani ed alle sue vicende che, pur da un altro versante, forse apparentemente lontano da quello laico dell’uomo politico, si occupa degli ultimi, dei diseredati, degli emarginati, dei figli dei contadini che lui chiama “Gianni”contrapponendoli ai Pierini, figli di papà. Nell’ ex cava di Bacchereto sabato 22 dalle ore 21.00 leggeremo alcuni brani da “L’obbedienza non è più una virtù” e da “Esperienze pastorali”, rilevandone gli aspetti rivoluzionari che permearono le menti dei partecipanti alle assemblee della contestazione studentesca e del movimento operaio tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Anniversari poi dedicherà uno spazio anche al ricordo di Carlo Rosselli, fondatore di “Giustizia e Libertà” del quale leggeremo uno stralcio da “Oggi in Spagna domani in Italia”, un discorso pronunciato alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936, in piena guerra civile spagnola, palestra per i futuri disastri mondiali. Ci affideremo poi di nuovo a Gramsci per ricordare un altro personaggio della letteratura e del teatro, come Pirandello, del quale ricorre il centenario dalla nascita: avremmo potuto utilizzare anche Camilleri con la sua acutezza ma il tempo a disposizione non ci consente di farlo ma lo riproporremo in autunno in una delle serate dedicate ad ANNIVERSARI da LeftLab.
Il 1917 è un anno che ha impresso una svolta drammatica alla Storia del mondo: lo ricorderemo con un breve brano di Gabriele D’Annunzio che descrive l’atmosfera cupa che caratterizzò le vicende che precedono la rotta di Caporetto. Allo stesso tempo daremo voce a John Reed, cronista di levatura mondiale che seppe descrivere i fatti che portarono alla Rivoluzione d’ottobre in quello stesso drammatico glorioso anno.
ANNIVERSARI darà voce, utilizzando alcuni stralci da suoi discorsi e lettere (fortemente significativa è quella sotto forma di testamento indirizzata ai figli) anche ad uno dei simboli della lotta di liberazione dei popoli, Che Guevara, ucciso 50 anni fa il 9 ottobre 1967.

Alla fine dell’anno dovremo ricordare un uomo ed un evento fondamentali per tutti noi, collegati a tutto il resto, a ciò che ci importa prioritariamente, a quelli che sono i nostri fondamentali valori di riferimento. L’uomo è Danilo Dolci, così simile, pur nella sua diversità storica, antropologica, sociologica ed umana, a Gramsci e don Milani. Icona del pacifismo, della non violenza che lo fece accomunare secondo Aldo Capitini al Mahatma Gandhi, scelse di dedicare dagli anni cinquanta la sua esistenza ai contadini diseredati dell’entroterra palermitano (Trappeto e Partinico), organizzando una presa di coscienza che non poteva passare inosservata tra i potenti ed i malavitosi, che gli resero difficile la permanenza e l’azione. Di lui leggeremo un breve brano da “Racconti siciliani”, testimonianze raccolte direttamente in carcere, dove per breve tempo egli fu rinchiuso all’indomani dello “sciopero alla rovescia” organizzato per denunciare le condizioni di sottosviluppo di quella parte del nostro Paese. In quell’occasione egli fu mirabilmente difeso da Piero Calamandrei, altro punto di riferimento del nostro impegno: avremmo voluto leggere a Bacchereto anche un brano tratto da quel suo autorevolissimo intervento, ma abbiamo deciso di farlo in altra occasione dedicata appositamente a questo. Il brano ridotto tratta un altro tema molto importante, che è quello della “tortura”, che poi ritorna nel testo che chiuderà la serata e che è collegato ad altri anniversari: uno meno tondo rispetto agli altri è quello del G8 di Genova del 21 luglio 2001, l’altro tondo e significativo è quello dell’approvazione della nostra Costituzione. A questi argomenti è dedicata la lettura di un racconto, a conclusione della serata di ANNIVERSARI 2017 a Bacchereto frazione di Carmignano sabato 22 luglio 2017 ore 21.00.

A leggere i brani saranno Stefania Colzi, Serena Di Mauro, Luca Mori, Tommaso Chiti e Giuseppe Maddaluno.

Siete tutte/i invitate/i a partecipare.

J.M.

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TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

E’ allucinante nella sua forma di cinismo criminale l’affermazione che l’Assessore al Sociale del Comune di Prato – Amministrazione PD renziano – ha formulato, parlando di turn over. E’ come se non sapesse che per il riconoscimento dello status di rifugiato i tempi sono più che biblici. Ed è così che ad attivare un possibiole turn over ci pensano regole che delineano con chiarezza i doveri e glissano sui diritti universali.
Ecco la notizia così come riportata da diverse testate:

https://poppi.virgilio.it/notizielocali/prato_ha_raggiunto_il_numero_massimo_di_richiedenti_asilo_ospitati_faggi_non_ne_accettiamo_di_nuovi_se_non_in_turn_over_video-52422255.html

Per chiarezza e completezza va detto che da tempo alcune strutture hanno accolto un numero superiore alla loro effettiva capienza, sollevando alcuni dubbi sulle possibilità di sufficiente risposta alle richieste minime da garantire, ivi comprese quella esigenza primaria di alfabetizzazione. La menziono proprio in quanto una delle regole che è prevista in modo restrittivo dalla legislazione attuale, pena l’allontanamento-espulsione dalla struttura, è la partecipazione ai corsi per la conoscenza della lingua italiana.
Mi considero moderatamente esperto in tal senso, avendo da alcuni anni messo a disposizione parte del mio tempo libero per le attività della San Vincenzo de Paoli in quel di san Bartolomeo.
Non è facile affrontare la varietà di punti di partenza per muovere i primi passi in una lingua straniera: c’è chi viene da persorsi scolastici diversificati (3 – 5 – 8 – 10 anni) e chi è in assoluto analfabeta totale della sua lingua e di quelle lingue (francese ed inglese) che nelle loro terre sono considerate a volta anche alla pari. Non è strano aggiungere che, come accade con i nostri allievi italiani, vi sono menti aperte e disponibili ed altre che evidenziano tante diverse difficoltà di apprendimento. Gli stranieri, così come gli italiani, non sono degli automi, nè possono essere considerati “argille” da modellare, quanto alla conoscenza, a proprio piacimento.
E allora cosa succede, che i “lucignoli” stranieri a volte si sottraggono a questi supplizi (ve lo dico in un modo esplicito: “si scocciano”, “sia ammorbano” di fronte ad insegnanti che sono incapaci di fornire loro le conoscenze pratiche e si ostinano ad insegnarela “grammatica” per filo e per segno, ivi comprese le regolette che farebbero imbestialire anche i nostri figli e nipoti) e per questi motivi vengono allontanati.
Dove vanno? Come funziona questo turn-over? E’ da ipocriti criminali operare in tal senso in questo contesto! Gli espulsi non vengono accolti in altri centri dove “eventualmente” l’accoglienza culturale sia migliore. Non ci si chiede il perchè e si va dritti in modo ottuso: io, lo dico davvero, proverei ad espellere dal loro ruolo questi amministratori.
Ho posto una domanda: dove vanno gli espulsi dai Centri Sprar? Chi li segue? Chi li controlla?
Nei prossimi giorni proveremo a farlo capire.

J.M.

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TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato- a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato
– a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

Una forza politica, ancorchè piccola (ma solo i “piccoli” possono crescere), che si occupi della “cosa pubblica” e che si candidi ad interpretare da protagonista il futuro della Cultura nella città di Prato non può fermarsi a delle informazioni a dir poco velenose, critiche sì ma negativamente declinate.
Amo ed ho amato il Teatro “Metastasio” sostenendone il riconoscimento di “Stabile” negli anni in cui mi sono direttamente occupato della Cultura nella città di Prato. Con pochi altri e molti detrattori, forse oggettivamente impauriti dalla titanicità dell’impresa, nella seconda parte degli anni Novanta, allorquando era Direttore del teatro il grande Massimo Castri,

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mi sono impegnato a far sì che si avviasse il procedimento per la richiesta formale al Ministero. Ricordo allora, come se fosse oggi, la fatica che ci costò vincere il braccio di ferro con l’Amministrazione, della quale facevamo parte integrante, ed in particolare l’ostilità dell’Assessore alla Cultura di quel tempo, che frappose veti che stavano portando alla scadenza dei termini se non avessimo, con un blitz, imposto all’Ordine del giorno della quinta Commissione l’approvazione della richiesta al Ministero del riconoscimento di Teatro Stabile della Toscana. Come oggi, anche allora, Prato aveva avviato un processo che evidenziava tutti i parametri per ottenere quel riconoscimento a fronte dell’inesistenza di tali caratteristiche da parte degli altri teatri, anche di quelli altrettanto famosi dell’area fiorentina.
Poco è cambiato da allora, se non una Politica che ha spostato i suoi equilibri di Potere verso la Firenze di Renzi e Nardella e la Pontedera di Rossi; anche oggi (intendo dire nel 2015) come allora la rinuncia ad avviare l’istruttoria per il riconoscimento di Teatro Nazionale è un segno di profonda debolezza culturale, di sottomissione politica.
Ecco, piuttosto che attaccare l’attuale Direttore Franco d’Ippolito e la Presidenza, occorrerebbe segnalare questo dato “politico” incontrovertibile ed impegnarsi a riprendere il dibattito su “Quale futuro per la Cultura a Prato e quali le prospettive per le grandi Istituzioni che insistono sul suo territorio”.
Venendo al Comunicato di Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato non posso non notare che sia di una pochezza estrema la sottolineatura dei dati numerici relativi al non raggiungimento degli obiettivi. Che dire? Sembra quasi che vi sia un “dentino avvelenato” con delle forme di personalismo inefficace ad affrontare le problematiche reali, innanzitutto la riduzione degli interventi pubblici a sostegno del Teatro, che stanno a dimostrare ulteriormente la scarsa considerazione che la produzione di Cultura mantiene nell’Amministrazione comunale: non si possono di certo fare “le nozze con i fichi secchi”. E’ chiaro che il “peccato originale” risiede in quella rinuncia di cui sopra. Ed è su questo che occorre dirigere l’impegno di una Sinistra che intenda in modo alternativo occuparsi delle tematiche culturali in questa città.

In coda riporto il Comunicato al quale mi riferisco, aggiungendo che, prima di scriverlo, sarebbe stato opportuno di certo sentire il parere del Direttore d’Ippolito, le cui competenze nel settore culturale sono state e sono importanti e riconosciute, oltre che politicamente riconoscibili.

Piuttosto che criticare, ascoltiamo ed offriamo il nostro impegno per il futuro, quello prossimo, semmai.

J.M.

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Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato
METASTASIO CALA il SIPARIO.

Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.

Nel 2015 il Comune di Prato decise di rinunciare a compilare la domanda ministeriale che avrebbe consentito al Teatro Metastasio Stabile della Toscana di assumere il ruolo di Teatro Nazionale.
Un titolo che gli sarebbe spettato di diritto, per la sua storia e perché possedeva tutti i requisiti tecnici richiesti dal ministero. Quella rinuncia regalò il ruolo di Teatro Nazionale – e molti soldi per la sovvenzione – alla Pergola di Firenze e al Teatro di Pontedera, affiliatosi politicamente all’iniziativa fiorentina.
Di fatto il Metastasio, sesto teatro in Italia per giornate lavorative e uno dei primi per attività territoriali, ha rinunciato a un suo diritto e a una straordinaria opportunità.

E tutto questo nonostante il sindaco Matteo Biffoni avesse promesso, a gran voce, l’esatto contrario e avesse fatto del Teatro Metastasio/ Teatro Nazionale lo slogan del programma
culturale della sua campagna elettorale. E quindi avesse preso l’impegno a fare del Met una delle strutture teatrali più importanti d’Italia.

E oggi ci troviamo un teatro depotenziato,sia sul piano della produzione culturale, quanto su quello economico.
Nelle ultime dichiarazione ad alcuni quotidiani locali del direttore Franco D’Ippolito vengono infatti riportate cifre che intendono presentare come un successo di gestione quello che a noi pare un vero insuccesso.
Parlando della stagione appena conclusa, il direttore mette sul piatto un aumento del 12% degli spettatori e parla di 22.000 presenze totali con un aumento degli incassi che passano da 182.000 euro a 187.000, omettendo di dire però che sul testo di presentazione della stagione 2016/2017 lui stesso si era posto l’obiettivo di raggiungere i 26.000 spettatori. Una scommessa persa.

Ma le cose stanno molto peggio, soprattutto se andiamo a verificare gl’incassi da botteghino dei bilanci del 2014 e del 2015.
Leggendoli ( i bilanci sono pubblici) si evince che nel 2014 il totale degli incassi fu di 232.338 e nel 2015 di 238.066.
Di quale aumento stiamo parlando allora? E rispetto a che cosa?

È chiaro che invece di aumento sarebbe onesto parlare di un gravissimo calo di pubblico rispetto alla precedente gestione.
La domanda da porsi è dunque semplice: fra la stagione teatrale 2015 e quella dell’anno successivo quel disavanzo al botteghino di 56.066 euro, quanti spettatori conta? E quanti sono gli
spettatori del Festival Contemporanea?
Quanto incide il Festival sul Bilancio del Teatro e quanti spettatori ha? Quanti paganti?
Forse, in nome della trasparenza, sarebbe importante dare qualche cifra anche su questo.

Ma le note negative non finiscono qui. Passiamo al disavanzo: nella stagione passata le Tournee di Porcile, Danza Macabra e Utoya , tutte produzioni della precedente gestione, sono state il centro distributivo del Teatro Meastasio da novembre a marzo, quindi fortemente determinanti per il raggiungimento dei parametri necessari all’accesso al contributo ministeriale, vitali per la sopravvivenza del teatro stesso.

Eppure il Direttore nella sua intervista attribuisce il disavanzo di 196:000 euro proprio a queste produzioni.
Ma come? E’ ovvio inoltre che i costi di queste produzioni fossero stati messi a suo tempo a bilancio .

A questo punto sarebbe forse importante che i sindaci revisori del teatro si esprimessero pubblicamente in merito al disavanzo. Altrimenti le affermazioni del direttore a riguardo sarebbero davvero gravi.
Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.
Basta guardare le ultime stagioni teatrali per capire che l’attività di produzione è passata in secondo piano rispetto agli spettacoli ospitati.

Il punto di forza delle future produzioni è basato su molti autori che sono stati *storici* pilastri nell’impalcatura costruita costruita dalla precedente direzione: Stein, Binasco, Veronesi,per fare alcui nomi.

Non solo: il Metastasio ha rinunciato ad un programma che lo distingueva per ecletticita* nei suoi progetti, alla sua vocazione di Teatro europeo.
Che ne è stato dei rapporti con le reti internazionali?
Che ne è stato dei rapporti con i Festival e i Teatri esteri costruiti negli anni?
E delle attività di formazione in collaborazione con Teatri e professionisti a livello europeo?
Non se ne parla più. Si è cancellata anche l’esperienza innovativa (per l’Italia) di una compagnia stabile. Una scelta legittima, ci mancherebbe. Anche se si sarebbe potuto ammettere che l’idea era ottima e offriva grandi opportunità.

Ci sarebbero potuto essere un ricambio degli attori, ma
cancellare con un tratto di penna tutto il lavoro fatto perché?
Attraverso la compagnia era stato possibile approfondire il lavoro sul territorio in molte direzioni soprattutto riguardo la formazione, con le scuole di ogni grado . E tutto questo proprio nel momento in cui il Ministero richiama all’obbligo delle attività in sede e altri teatri stanno imitando quella esperienza.

Un teatro senza attori all’interno è come un auto senza motore.
È un contenitore che viene messo a disposizione dei burocrati che lo abitano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E non sempre dunque, le scelte che vengono definite in discontinuità con il passato, rappresentano degli avanzamenti.
E purtroppo, il Met, non se la passa bene.

CAMBIARE VERSO? è davvero il nostro obiettivo!

tutti-i-personaggi-dei-Simpson-638x425CAMBIARE VERSO? è davvero il nostro obiettivo!

Quando si parla di rinnovamento, di cambiamento, di superamento dei metodi utilizzati in precedenza la nostra memoria va al momento in cui il baldanzoso Renzi annunciava rottamazioni e cambiamenti di verso. Oggi lo sanno anche le pietre, che tuttavia sono assai meno dure delle teste di coloro che ancora osannano il bullo di Rignano, che tutto ciò era soltanto una “farsa” e che tutti avrebbero poi utilizzato i vecchi antichi metodi della politichetta italiota. E, dunque, ben scarse sono le speranze che le affermazioni “renziane” di “Mai con coloro che se ne sono andati dal Partito….” si avverino del tutto!
Se l’agire politico avesse un senso tutto sarebbe più chiaro, ma “un senso non ce l ‘ha…”, non sempre l’ha avuto e forse non l’avrà. Ecco dunque che con l’approssimarsi delle elezioni politiche le minacce finiscono per non servire a nulla e ci si acconcia alla meglio, perchè “non è il momento…”, perché “bisogna evitare che vincano gli altri…”, perchè “dobbiamo volerci bene…” perchè… perchè… perchè……..
In questo Paese siamo un po’ bischeri, ci si crede anche furbi certamente, ma alla fine c’è sempre il più furbo, un altro diverso da te, che ti frega! E’ un ciclo continuo che potrebbe aver fine solo se in tanti alla furbizia si sostituisce la riflessione, non quella sorta di autofustigazione che viene inflitta nei ritiri spirituali e che ti spinge ad accettare il “calvario” assumendolo come un segno divino ma quella seria, “laica”, che ti sollecita all’impegno civile, non quello pietoso e caritatevole, pieno di dignità che va rispettato umanamente, ma quello incisivo in modo definitivo, non il “pannicello caldo” dell’emergenza ma quello che porta pur lentamente a soluzione i problemi. Insomma, in soldoni, un intervento complessivo tipicamente di Sinistra che possa sollevare le condizioni dei deboli, riconsegnando loro la dignità senza attendersi nulla in cambio ma fornendo loro gli strumenti per emergere progressivamente dalla marginalità.
Ma come lo si può fare? Si è compreso con chiarezza che ciò non può avvenire da parte di un Governo e di un Partito che ha di fatti privilegiato gli interessi dei potenti e dei ricchi, marginalizzando coloro che per vari motivi sono stati espulsi dal mercato del lavoro o non vi sono stati accolti in maniera legale. Occorre legare il destino di questi ultimi a quella parte di società illuminata che riconosce che la pace sociale può produrre ricchezza e che quest’ultima può essere messa a disposizione di investimenti produttivi che creino altri posti di lavoro buoni. Per fare questo, bisogna abbandonare la vecchia strada che ha difeso gli investimenti immobiliari e finanziari, creando disastri che per essere riparati hanno visto andare in fumo miliardi di euro. Bisogna cambiare ed avere ben chiari gli obiettivi che facciano intendere che un’altra strada è possibile.

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ERO STRANIERO – un preambolo

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ERO STRANIERO – un preambolo

Lo sfruttamento degli “stranieri”, deboli ed indifesi, che riescono a fare notizia quando il loro comportamento non è considerato adeguato in linea con le regole italiane, ha molte facce. Da una parte la loro inferiorità psicologica (provate voi ad andare in un paese straniero, semmai per necessità e non come turisti o studenti, e vedete cosa significa non conoscere la lingua, comportarsi in un modo considerato in quel luogo scorretto, e forse capirete) li spinge ad accettare lavori per un tozzo di pane (non simbolico, come qualcuno potrebbe credere: andate nelle lande aride e polverose, disordinate e confusionarie dell’agro casertano e troverete nugoli di extracomunitari quasi tutti africani sui crocicchi ad attendere il “padrone” di passaggio, sia esso un privato bisognoso di un intervento unico nel proprio giardino, sia esso un “caporale” alla ricerca di un migliore guadagno per sè); dall’altra coloro che agitano paure al di fuori ed al di sopra della realtà per lucrare qualche centinaio di voti per la loro vanità.
Affermare che tra loro non vi siano anche dei malviventi, al netto di coloro che, per la debolezza di cui sopra, possano essere indotti ad una reazione violenta, sarebbe un errore. Certamente c’è chi già dai luoghi da dove proviene ha condotto una vita sregolata e violenta, e semmai la sua fuga non è condizionata da una necessità vitale ma è dovuta ad aver commesso dei reati anche gravi da cui fuggire. Ma com’è per noi autoctoni la maggioranza è formata da gente per bene ai quali va riconosciuta soprattutto la dignità, quella stessa, certamente, che va riconosciuta parimenti ai nostri fratelli, figli e nipoti.
A me sembra inutile sottolineare che la concezione dello “straniero” come persona pericolosa tout court è tipica degli anni che vanno dall’ultima parte del XX secolo ai giorni nostri. Non era affatto così prima, e lo straniero, in tempo di pace ma anche a volte in periodi di guerra, era sempre accolto con grande generosità. La differenza non esisteva, la distinzione non aveva diritto. Negli ultimi anni invece spesso si sono elevati muri di indifferenza e di ostilità.
La Politica, soprattutto quella della Destra ma da qualche giorno anche quella sedicente di Centrosinistra, ne è profondamente colpevole. Per fortuna c’è una parte di opinione pubblica che si è impegnata negli ultimi giorni a presentare una “Proposta di legge di iniziativa popolare” che ha per titolo “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non residenti” con lo slogan “ERO STRANIERO”. Ne parlerò in un prossimo post in modo dettagliato.

parte 1 ……

My name is Joshua

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/21/migranti-il-papa-sostiene-la-campagna-ero-straniero-di-caritas-e-radicali-per-abolire-la-bossi-fini-e-dare-diritto-di-voto/3675888/

DEFEZIONI DAL PD – credibilità e responsabilità della SINISTRA

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DEFEZIONI DAL PD – credibilità e responsabilità della SINISTRA

Mi ripeterò inevitabilmente. E sarò severo quanto non prima mai!

Negli ultimi tempi e negli ultimi giorni una serie di personaggi più o meno noti (non solo amministratori e dirigenti ma anche semplici iscritti) del Partito Democratico lo stanno lasciando: si sono accorti dopo una lunga e forse tormentata riflessione che quel Partito che alcuni di loro avevano contribuito a far nascere orientandolo nell’area riformista di Sinistra è diventato con l’avvento di Matteo Renzi in quella modalità anomala (per la quale si è fatto l’esempio di un condominio nel quale a decidere le sorti siano i condòmini del palazzo di fronte, quelli semmai invidiosi della bellezza altrui) che fu scelta peraltro in democratico suicidio, una forza sempre più proiettata verso il Centro ed occhieggiante alla Destra, quella berlusconiana prima, quella grillina e salviniana negli ultimi tempi, rimescolando in senso per me fortemente negativo tanta parte della Politica italiana.

Vanno via: bene! E’ un’operazione di coerenza e di chiarezza.

Vadano dove credono: in un’area di quasi astensione disperata oppure, come invece spero, in uno dei partitini che si sono creati, come MDP, Possibile, Campo Progressista.

Ma non vengano a raccontare al futuro elettorato che le loro ambizioni vogliono somigliare a quelle delle crocerossine che portano aiuto ai bisognosi di cure ricostituenti e che il loro obiettivo sia quello di riportare il PD sulla retta via delle Sinistre o quantomeno del Centrosinistra.

Perché non valutare che questo possa essere davvero il momento per costituire un raggruppamento inteso a coagulare tutto il mondo delle Sinistre in Italia?

D’altronde, il rischio che corriamo è che l’elettorato perplesso, riluttante (è di moda, no?), sia portato ad astenersi per disillusione e disperazione o a rifugiarsi incazzato in uno degli angoli populistici di moda (come mai non si riflette – o sembra che non lo si faccia – sui consensi del M5S, nonostante le cazzate grossolane, le ambiguità evidenti e l’imperizia dei suoi dirigenti ed amministratori?). Nel frattempo, però, mentre la critica a Renzi ed al renzismo non smette anche da parte di Campo progressista e MDP non ci si sottrae ad un confronto con il Partito Democratico, tirando fuori giustificazioni inaccettabili; inaccettabili perché non è in gioco la Democrazia ma la credibilità ed il rispetto di quanto si afferma quando si è in un consesso comune con le Sinistre e le modalità con cui poi ci si muove in modo autonomo.

Questo sta avvenendo un po’ dappertutto: anche a Prato.

Nei prossimi giorni anche di questo parleremo in quel consesso di una futura (ma molto prossima) Associazione delle Sinistre e formuleremo il nostro giudizio su quanto accade. Il mio post è anche un segnale che voglio dare a quella Sinistra che recalcitra per debolezza e forse per paura e non si dispone positivamente in direzione della creazione di un Fronte comune.

Al Partito Democratico lasciamo che rappresenti il Centro con un’opzione a Destra: d’altronde Renzi sta facendo di tutto per confermare quanto scrivo.
Sull’immigrazione, sul lavoro, sulla scuola, sul sociale in generale la Politica del Governo Gentiloni a guida PD non si distingue da quella dei Governi precedenti o annunciati della Destra.
Vogliamo sostenerla, seppure indirettamente?
No, per niente: vogliamo essere i paladini di una rappresentanza degli ultimi, che sono in aumento, dei deboli, dei bisognosi di cure e di sostegno dignitoso nel lavoro, non in modo pietoso e caritatevole come è accaduto con i bonus o come potrebbe avvenire con un “reddito minimo garantito”.

Sostenendo il PD affermando di non volerlo fare si induce l’elettorato a scegliere strade diverse, a perdere ulteriormente la fiducia nella Politica e nelle Istituzioni, creando un vulnus pericoloso per la nostra Democrazia.

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STRUTTURA dell’intervento da me coordinato (a nome di Altroteatro) martedì 11 luglio a Montemurlo

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STRUTTURA dell’intervento da me coordinato (a nome di Altroteatro) martedì 11 luglio a Montemurlo

Il Comune di Montemurlo, attraverso la Biblioteca, e la sua Direzione (Roberta Chiti, Valerio Fiaschi e Silvia Zizzo) e l’Assessore alla Cultura, Giuseppe Forastiero, mi ha chiesto di organizzare la presentazione del libro “Processo all’obbedienza La vera storia di don Milani” edizioni Laterza. Ho accolto l’invito riservandomi tuttavia il ruolo di aprire la serata con un rapido excursus sul tema che è quello legato al processo che don Milani e Luca Pavolini furono costretti a subire in un tempo nel quale l’obiezione di coscienza era considerata un reato.

Ringrazio i collaboratori, a partire da Antonello Nave, ed i giovani Bianca Nesi e Davide Finizio che hanno letto i brani da me suggeriti.
Alla serata, partecipata ed intensamente vissuta, hanno dato il loro contributo per farla riuscire bene sia il Sindaco Mauro Lorenzini e l’Assessore Giuseppe Forastiero sia il Vescovo di Pistoia (Montemurlo fa parte di quella Diocesi) Fausto Tardelli sia il Governatore della Toscana, Enrico Rossi, oltre all’autore Mario Lancisi.

Qui di seguito il testo:

NARRATORE – Cominceremo con la storia di un’amicizia particolare, quella con il mitico professor Ammannati. Come spesso accade, i rapporti personali non cominciano bene ma la stima alla lunga, quando ci sono i presupposti qualitativi, si consolida con il passare del tempo e si fanno frequenti le lezioni del professor Ammannati spesso con alcuni suoi allievi ai ragazzi di Barbiana.
Ed è così che, in quella domenica 14 febbraio 1965, Agostino Ammannati, salendo lassù, porta con sè un ritaglio di giornale (“La Nazione” del 12 febbraio) e con una faccia molto seria lo mostra al Priore, chiedendogli se lo avesse già visto.
(prima lettura) Davide Finizio
B – Lettura del Comunicato dei cappellani militari (integrale)

Nell’anniversario della conciliazione tra la Chiesa e lo Stato italiano, si sono riuniti ieri, presso l’Istituto della Sacra Famiglia in via Lorenzo il Magnifico, i cappellani militari in congedo della Toscana. Al termine dei lavori, su proposta del presidente della sezione don Alberto Cambi, e stato votato il seguente ordine del giorno:
“I cappellani militari in congedo della regione Toscana nello spirito del recente congresso nazionale dell’associazione svoltosi a Napoli, tributano il loro riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti per l’Italia auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale di Patria. Considerano un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta obiezione di coscienza che, estranea al comandamento cristiano dell’amore, e espressione di viltà”.
L’assemblea ha avuto termine con una preghiera di suffragio per tutti i caduti.

Narratore

L’impegno di don Milani nell’ambito del pacifismo, della non violenza e dell’applicazione del dettato costituzionale era già stato espresso in diverse occasioni. Come in quella lettera destinata ad essere stampata, indirizzata a Nicola Pistelli, direttore della rivista cattolica “POLITICA”. Il cui titolo era “Un muro di foglio e di incenso”.
Davanti a quel Comunicato dei Cappellani militari forte fu l’indignazione di tutti i ragazzi di Barbiana ed il loro Priore ed insieme decisero che bisognava dare una risposta. Don Milani impiegò una settimana per scriverla in “un solo foglio scritto molto fitto e stampato in tremila copie, che inviò a undici giornali, soprattutto cattolici, ai sindacati…e a tutti i preti fiorentini… Ma l’unica testata a pubblicarla fu “Rinascita”, una importante famosa rivista comunista.
Seconda lettura Bianca Nesi

“Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita…. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola….. Io l’avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.
PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo.
SECONDO perché avete usato vocaboli che sono più grandi di voi.
Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei. Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione. Articolo 11 «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli…». Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e che, riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra «Patria», quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).

Narratore

Quella parte della società, inneggiante agli eroi della Patria, ai suoi “fasti”, all’apologia della guerra, ed in particolare le Associazioni d’Arma, gli ex-combattenti di Firenze, non tardò a farsi sentire ed il 10 marzo del 1965 espressero solidarietà e profonda gratitudine ai Cappellani militari, e rivolgendosi al procuratore della Repubblica di Firenze gli chiesero “con viva deferenza” di ripristinare l’onore ed il “diritto offeso” denunciando, oltre don Lorenzo, il direttore della rivista “Rinascita” Luca Pavolini ed i firmatari della lettera pubblicata sulla stessa rivista dal titolo “Non è viltà l’obiezione di coscienza”.
Don Lorenzo già non stava bene ed era tuttavia molto motivato a difendersi nel procedimento processuale che con insolita immediatezza (erano appena trascorsi poco più di quattro mesi dall’avvio della vicenda) il Tribunale di Roma aveva aperto per lui e per Luca Pavolini; ma sapeva anche che non sarebbe stato in grado di essere presente per il male che lo stava consumando. Scrisse allora un’articolata difesa nella straordinaria “Lettera ai giudici”.

Terza lettura – Davide Finizio

Brevi stralci dalla “Lettera ai Giudici”
Barbiana 18 ottobre 1965
Signori Giudici,
vi metto qui per scritto quello che avrei detto volentieri in aula. Non sarà infatti facile ch’io possa venire a Roma perché sono da tempo malato.
Allego un certificato medico e vi prego di procedere in mia assenza…..
La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c’era solo una scuola elementare. Cinque classi in un’aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati.
Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa.
Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola…….
La questione appartiene a questo processo solo perché vi sarebbe difficile capire il mio modo di argomentare se non sapeste che i ragazzi vivono praticamente con me. Riceviamo le visite insieme. Leggiamo insieme: i libri, il giornale, la posta. Scriviamo insieme…..

Bianca NESI

Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto.
Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande «I care». È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. «Me ne importa, mi sta a cuore». È il contrario esatto del motto fascista «Me ne frego».
Quando quel comunicato era arrivato a noi era già vecchio di una settimana. Si seppe che né le autorità civili, né quelle religiose avevano reagito.
Allora abbiamo reagito noi. Una scuola austera come la nostra, che non conosce ricreazione né vacanze, ha tanto tempo a disposizione per pensare e studiare. Ha perciò il diritto e il dovere di dire le cose che altri non dice. È l’unica ricreazione che concedo ai miei ragazzi. La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità, dall’altro la volontà di leggi migliori.

Narratore

La “Lettera ai Giudici” è uno dei documenti più alti del pacifismo e dell’antimilitarismo cui ancora oggi tanti di noi laici e credenti ci riferiamo. Nell’udienza del 15 febbraio 1966 ad un anno dall’avvio della vicenda don Milani fu assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Diverso fu l’esito dell’appello del 28 ottobre del 1967. Don Milani venne condannato, ma la condanna non poteva essere applicata. Don Lorenzo era spirato il 26 giugno. Negli ultimi giorni aveva detto ai suoi ragazzi che non l’avevano mai abbandonato:

Davide FINIZIO

“Ragazzi, un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza: un cammello passa per la cruna di un ago”

Narratore

nel suo testamento egli scrisse

Bianca NESI

“Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, non è vero che non ho debiti verso di voi. L’ho scritto per dar forza al discorso! Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo posto”.

Narratore

Il libro di Mario Lancisi tratta in modo completo ed esauriente questa vicenda approfondendone vari aspetti, a partire da quello che emerge dal titolo, e cioè il rapporto tra “obbedienza e disobbedienza” soprattutto in materia di impegno civile.

L’attualità del messaggio che ci ha lasciato don Milani è stato più volte sottolineato da papa Francesco, che tuttavia anche nella recente visita a Barbiana non ha utilizzato termini come “strumentalizzazione” che invece da altre parti viene evidenziata come un pericolo: sembra che i tempi dei fronti contrapposti stiano ritornando a farsi sentire.
Cosa ne pensano i nostri autorevoli relatori?

J.M.

11 luglio Montemurlo 001

reloaded ad un anno dalla pubblicazione GLI ESAMI NON FINIRANNO MAI – Istruzioni per l’uso

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GLI ESAMI NON FINIRANNO MAI – Istruzioni per l’uso

Ieri sera in una delle poche occasioni nelle quali partecipo ad incontri conviviali mi è capitato di affrontare un dialogo sulla possibilità che nei prossimi anni vi possano essere delle modifiche per l’esame di Maturità e qualcuno, menzionando la Spagna (ma non ho trovato notizie che me ne confermassero l’effettiva pratica), arrivava a prevedere che l’intero Esame di Stato, in nome della tecnologia 2.0, si sarebbe svolto per via telematica, con una serie di prove a test né più né meno come accade già per l’accesso ad alcuni dei corsi universitari. Ho pensato che probabilmente il candidato avrebbe in quel modo avuto interlocutori assai più umani di alcuni dei nostri colleghi semoventi, di quelli che non ti guardano mai negli occhi e che quando articolano un pensiero che si estrinseca in una pseudo-domanda hanno bisogno di una Pizia personale per sciogliere gli enigmi.

Se non altro la macchina non pretenderà di essere umana!

A dire la verità, anche se la mia appare una scherzosa digressione, mi riferisco a persone in carne ed ossa che imperversano all’interno delle Commissioni e procurano danni irreparabili.

Di certo, lo studente avrà molta più attenzione dallo schermo del computer di quanta ne ha avuta durante le prove in qualche Commissione, allorché vi era chi “spippolava” sui propri cellulari, chi bisbigliava argomentazioni segrete nelle orecchie di un altro Commissario, chi si distraeva vagando nell’aula alla ricerca di una via d’uscita dalla noiosa situazione nella quale avvertiva di essersi cacciato, mentre nel contempo si svolgeva una “caccia” spasmodica alla domanda intelligente e difficile sulla quale far cadere il malcapitato di turno.

In questa sessione 2016 ho svolto il compito di Presidente e devo ribadire con serietà che nella mia Commissione nulla di quel che ho rilevato con quell’ironia un po’ acre (sarcasmo?) è accaduto, e spero di non essere stato cieco; tant’è che tra la nostra Commissione e gli studenti si è creata un’empatia particolarmente fervida che ha prodotto ottimi risultati anche nella votazione finale.

E forse alcune storture, laddove nel prossimo anno non imperversi la tecnologia riportando l’Esame a livelli di umanità 2.0, andrebbero sanzionate addirittura in partenza. Mi riferisco a quei colleghi che, nominati, si affrettano ad affermare che la scuola dove andranno è quella dei ciuchi, mentre la loro – di conseguenza logica in “soggettiva” – è la migliore nel migliore dei mondi possibili e si avviano ad operare con quel piglio già aggressivo e pregiudizievole che non lascia sperare nulla di buono. Per non parlare del ruolo di alcuni Presidenti che si adeguano a – o sollecitano a – questi strani comportamenti mentre toccherebbe loro il rendere sereno il lavoro di tutti, proprio tutti però, a cominciare da coloro che sono il nostro obiettivo principale, gli studenti ai quali non bisogna chiedere l’impossibile ma portarli a ragionare partendo da quel che hanno acquisito negli anni di frequenza e di studio “umano”. Il Presidente peraltro non partecipa alla pratica inquisitoria ma conduce con mano lieve il percorso colloquiale andando a stemperare – non aggravare – le difficoltà, laddove queste emergano.

Ne parlerò ancora, ma non posso non rilevare che tra le giovani generazioni di docenti, peraltro ancora “precari”, quest’anno nella “mia” Commissione ho avuto il piacere di incontrare alcuni che erano alla loro prima esperienza ed il loro contributo è stato egregio ed hanno arricchito il gruppo con la loro freschezza ed il loro genuino entusiasmo senza mancare in competenza dal punto di vista dei contenuti.

Ricordo la tensione della mia prima esperienza in Commissione e l’ausilio che mi fornì in quell’occasione un mio ex insegnante di Matematica al tempo della Scuola Media e mi specchio – a tanti anni di distanza – nell’emozione che avranno provato Chiara e Monica quest’anno che per me, come nel caso del professore Iazzetti, è l’ultimo nel quale posso svolgere questo ruolo, dal quale ho tratto sempre nuovi insegnamenti soprattutto umani.

UN AVVERTIMENTO: HO PARLATO DI ALCUNI DEI MIEI COMMISSARI MA ACCENNERO’ ANCHE AGLI ALTRI PERCHE’ POSSANO ESSERE DA ESEMPIO POSITIVO PER IL LAVORO DEI PROSSIMI ANNI

…e, per questo, il mio Blog continuerà a parlare ancora di ESAMI

…siete sotto tiro!

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DESERTI

DESERTI

Deforestazione

Dove vanno tutte quelle persone che fino ad ora hanno resistito nel sostegno al PD renziano (che, lo ripeterò all’inverosimile, non è lo stesso che abbiamo fondato nel 2007 – 14 ottobre) e che lo stanno lasciando? Con la scelta del Segretario attraverso Primarie “aperte” a chicchessia il Partito democratico ha decretato definitivamente la sua “trasformazione genetica”. Non è mica colpa di un destino cinico e baro che subito dopo l’ “avvento” di Renzi i Circoli si siano andati desertificando progressivamente; è stato offeso ed umiliato il lavoro disinteressato di centinaia e centinaia di iscritti, sbeffeggiato dalla “nouvelle vague” che osannava il cambiamento di verso che rendeva “inutile” quel lavorio sui territori attraverso il quale si erano impegnati ed erano cresciuti gli amministratori. “Il mondo è cambiato e voi siete vecchi” dicevano e si riempivano la bocca di quella “rottamazione” che è poi servita semplicemente a riportare in auge gli sconfitti che con Renzi pregustavano la loro rivincita.
Dove vanno, allora? non penseranno mica di poter modificare il DNA del Partito da cui provengono, andando a rimpolpare una nuova entità che poi pretenda di condizionarlo a dirottarsi verso Sinistra? vogliono eventualmente continuare a lanciare la palla della responsabilità di una possibile débacle del Centrosinistra nel settore (mi astengo dall’utilizzare la parola “campo”!) della Sinistra vera e propria, nel tentativo di condizionarne le scelte?
Il timore che ho è che molti di loro, umiliati nel loro orgoglio finiranno per astenersi o qualcuno più arrabbiato di altri per votare forze che da questo sbandamento hanno già goduto di notevoli vantaggi.
Da tempo vado indicando l’unica strada per poter corrispondere in modo serio ai bisogni che ci vengono sollecitati da un mondo sempre più pieno di oppressi, marginalizzati, dove manca l’etica del lavoro da una parte e dall’altra (chi ha il lavoro non ne rispetta le regole, chi dà lavoro non rispetta i suoi doveri), dove la ricchezza è sempre più nelle mani di pochi e dove la povertà sta dilagando, dove si finge di voler contrastare l’afflusso di migranti ma ci si impegna ad utilizzarne la forza lavoro abbassando in modo inverosimile i salari, sempre più simili ad oboli, o ancor più ne ricava lucro attraverso i meccanimi dell’accoglienza. La strada che io indico è quella della costituzione di un Partito della Sinistra, alternativa in modo assoluto al Partito Democratico. Non c’è soluzione diversa, e la motivazione è che il PD si sta ormai dissanguando completamente del fattore S ( = Sinistra) e potrebbe anche modificare il suo nome in Partito Destro o della Destra, e sarebbe anche originale perché potrebbe inglobare il Nuovo Centrodestra. Ovviamente, sto esagerando ma lo faccio in modo strumentale e consapevolmente (credetemi! Mi piange il cuore, a farlo!), perché sembra proprio che quella sia la strada intrapresa. Anche quell’ultima sortita dal libro “Avanti”, abbeccedario del Credo renziano, sui migranti da aiutare a casa loro, così simile alle affermazioni della Lega Nord e della Destra tutta, è la cartina di tornasole della deriva del Partito che fu Democratico. In tanti stanno cercando di riparare, peggiorando la situazione, anche perchè hanno l’ardire di dire che non è una novità, e che aiutarli a casa loro è un principio di Sinistra, dimenticando però che l’emergenza è ora qui e che per aiutarli in casa loro noi non bastiamo, soprattutto non bastano le enunciazioni.
Occorrerebbe cambiare completamente il corso della Storia degli ultimi secoli (avete sentito mai parlare di “colonialismo”? eppure papa Francesco l’altro giorno vi ha fatto suonare quel “campanellino” nelle vostre testoline bacate) e soprattutto occorrerebbe mettere un limite alla voracità delle multinazionali dei Paesi più ricchi ed opulenti che hanno desertificato l’Africa ed utilizzato le terre fertili per monoculture inutili per quelle popolazioni, un modello che riduce la biodiversità, distrugge le economie locali, annulla l’identità culturale delle comunità.

Ecco: per chiudere! Il PD e Renzi si stanno impegnando a far sì che le multinazionali avviino a modificare il loro impatto su quelle realtà, si stanno muovendo affinchè la Cina non utilizzi il Congo come sua colonia? Mi piacerebbe saperlo: ci troveremmo davvero davanti ad uno statista di livello mondiale, stra-to-sfe-ri-co!!!

J.M.

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