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BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi/ 2

BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi/ 2

Dopo lo scioglimento della Camera dei fasci e delle corporazioni avvenuto con il decreto legislativo n.705 del 2 agosto 1943 con il quale, nel rispetto dello statuto albertino si andava a promettere una nuova elezione della Camera dei deputati, una volta finita la guerra, i progetti di coloro che avevano pensato di poter contare sempre su un ruolo centrale della monarchia, si avviarono al fallimento, grazie alla presenza ed all’attivismo dei Partiti antifascisti, quelli antichi come il Partito Socialista ed il Partito Comunista e quelli nati da poco come la Democrazia cristiana ed il Partito d’azione. Fu stretto un accordo (tregua istituzionale) tra questi e la monarchia in attesa che la guerra si concludesse e poi si decidessero le scelte da prendere. In quel periodo le funzioni di governo furono assegnate ad un Governo provvisorio formato dai partiti che facevano parte del Comitato di liberazione nazionale (Cln). Il re Umberto II subentrato a capo della monarchia sabauda dopo l’abdicazione di vittorio Emanuele III, che per quest’atto fu accusato di aver violato la tregua istituzionale trovò un accordo con il Cln e nel giugno del 1944 promulgò una prima Costituzione provvisoria che è espressa nel decreto-legge luogotenenziale n. 151 del 25 giugno. Nei sei articoli del decreto sono delineati la futura Assemblea Costituente, il giuramento dei membri del Governo e la facoltà del Governo di emanare “provvedimenti aventi forza di legge”.

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Ecco il documento:


Decreto-legge luogotenenziale
25 giugno 1944, n. 151
(In Gazz. Uff., Serie speciale 8 luglio 1944, n. 39). – Assemblea per la nuova costituzione dello Stato, giuramento dei membri del Governo e facoltà del Governo di emanare norme giuridiche.
In virtù della autorità a noi delegata;
Visto il R. decreto-legge 30 ottobre 1943, n. 2/B.
Visto l’art. 18 della legge 19 gennaio 1939, n. 129.
Ritenuta la necessità e l’urgenza per causa di guerra;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Primo Ministro Segretario di Stato;
Abbiamo decretato e decretiamo :
Art. 1.
Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, un’assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato.
I modi e le procedure saranno stabiliti con successivo provvedimento.
Art. 2.
È abrogata la disposizione concernente la elezione di una nuova Camera dei Deputati e la sua convocazione entro quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, contenuta nel comma terzo dell’articolo unico del R. decreto-legge 12 agosto 1943, n. 705, con cui venne dichiarata chiusa la sessione parlamentare e sciolta la Camera dei fasci e delle corporazioni.
Art. 3.
I ministri e sottosegretari di Stato giurano sul loro onore di esercitare la loro funzione nell’interesse supremo della Nazione e di non compiere, fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente, atti che comunque pregiudichino la soluzione della questione istituzionale.
Art. 4.
Finché non sará entrato in funzione il nuovo Parlamento, i provvedimenti aventi forza di legge sono deliberati dal Consiglio dei Ministri. Tali decreti legislativi preveduti nel comma precedente sono sanzionati e promulgati dal Luogotenente Generale del regno con la formula:
“Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta di…
Abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue…”
Art. 5.
Fino a quando resta in vigore la disposizione dell’art. 2, comma primo del R. decreto-legge 30 ottobre 1943, n. 2/B, i decreti relativi alle materie indicate nell’art I della legge 31 gennaio 1926, n. 100, sono emanati dal Luogotenente Generale del regno con la formul :
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Abbiamo decretato e decretiamo…
Art. 6.
Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella “Gazzetta Ufficiale ” del regno —serie speciale— e sarà presentato all’Assemblee Legislative per la conversione in legge.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, proponente, è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge.

Nei prossimi giorni passo dopo passo attraverso altri documenti arriveremo alla stesura, alla primulgazione ed alla entrata in vigore della nostra Carta costituzionale.

Joshua Madalon

BARRICADERI E SALOTTIERI – un breve post

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BARRICADERI E SALOTTIERI – un breve post

In politica c’è stato sempre chi ha lottato in prima linea, ci ha messo la faccia, si è sporcato le mani, si è impegnato a relazionarsi su più fronti, si è preso i rimbrotti e le critiche, le accuse di lavorare per privilegiare il proprio ego e c’è stato chi dal proprio comodo seggio (non solo quello caldo e accogliente delle istituzioni, ma anche quello altrettanto tranquillo del proprio nido) costruiva, tesseva, scriveva ed argomentava. Era così. È così! ben al di là di quanto reciprocamente ci si possa accusare di essere o “barricaderi” o “salottieri”! Negare tutto questo significherebbe negare l’evidenza e chi si spinge a lodare il primo comportamento stigmatizzando il secondo è fuori dalla realtà. Il mondo ha da sempre avuto bisogno di entrambi, il mondo della Politica, della Cultura e le stesse Rivoluzioni non sarebbero esistite senza i primi ed i secondi, anzi – a dire il vero – senza i secondi ed i primi. D’altronde chi critica i secondi lodando i primi molto spesso non ha buoni esempi personali da proporre in tal senso.

Joshua Madalon

Foto di Agnese Morganti

UNA VECCHIA STORIA – UNA NUOVA STORIA con una NUOVA PROPOSTA

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UNA VECCHIA STORIA – UNA NUOVA STORIA con una NUOVA PROPOSTA

La disintegrazione del Partito Democratico non è un evento da addebitare ad un maleficio ma la conseguenza diretta di una leadership sconsiderata la cui ascesa è stata aiutata da forze esterne ed estranee alla storia del movimento operaio e democratico del nostro Paese.
Il Partito Democratico è nato per costruire una forza che tenesse insieme le diverse componenti della tradizione comunista, socialista, laica e cattolica con una vocazione maggioritaria in un tempo nel quale l’area della Destra aveva trovato una sua unitarietà intorno alla figura di Berlusconi.
Al Partito Democratico si chiedeva, soprattutto da una parte dei suoi militanti e simpatizzanti vecchi e nuovi, di poter agire da contrappeso democratico modificando i metodi sia nel reclutamento che nelle modalità di scelte attivando un’ampia e continua condivisione tra i vertici e la base. All’interno di questi bisogni ed in quei percorsi si è insinuata in modo subdolo quella parte del Partito che considerava la Democrazia un orpello pressochè inuitile di cui disfarsi ed ha trovato alleati “esterni” molto lontani dai valori tradizionali della Sinistra. L’acredine e la supponenza, questa e quella hanno prodotto un allontanamento progresivo dalla pratica politica di tante di quelle forze umane che avevano contribuito a far crescere i consensi sui territori; sgradevole è stata la percezione che non si trattasse di una battaglia persa ma di un cambiamento totale, allorquando la nuova onda invadendo temporaneamente (i nuovi non hanno l’abitudine al sacrificio che le generazioni passate – quelle per intendersi da “rottamare” possedevano) il territorio ha etichettato tutto il pregresso come vecchio e superato e si è imposta con modalità demagogiche e populistiche.
Dal 2013 ad oggi molto è cambiato: i Circoli, se non già chiusi, si avviano a chiudere per mancanza di ossigeno. Le Feste dell’Unità (o di qualcosa che possa somigliare a quelle) non riescono più a svolgersi se non in forma ridotta e nelle periferie del territorio. Nelle Amministrazioni del Centrosinistra spesso ci si confonde con gli avversari quanto a scelte: il nervosismo serpeggia tra gli amministratori e nella base che progressivamente cerca di affrancarsi. Con il passare del tempo quella parte che ne è uscita è stata sostituita da altre new entry affascinate dallo stile arrogante e prorompente delle leadership.
In questi ultimi mesi un gruppo di ex iscritti al PD insieme a rappresentanti delle varie sigle della Sinistra, purtroppo da tempo suddivisa in vari pezzetti, ha avviato un progetto per costruire un nuovo soggetto politico nettamente alternativo a quel Partito, con l’obiettivo di ricomporre la Sinistra partendo dal basso, coinvolgendo la gente con una richiesta seria e concreta di partecipazione attiva ai processi decisionali amministrativi. Quel “processo” si è interrotto a causa delle posizioni critiche verso la richiesta di essere del tutto “alternativi” al PD da parte di una di quelle forze.
In questi giorni il percorso è stato riavviato anche grazie alla scelta che tre di quelle sigle stanno portando avanti: MDP-Art.1, Sinistra Italiana e Possibile il prossimo 3 dicembre a Roma costituiranno una coalizione e faranno partire una nuova proposta politica.
Questa avrà bisogno di donne ed uomini che siano disponibili a partecipare, portando le loro competenze e professionalità a servizio di una progettualità democratica che abbia un segno distintivo preciso di Sinistra. D’altronde, fino ad oggi un’elettrice –un elettore che avvertiva di appartenere alla Sinistra quale chance aveva di potersi sentire partecipe e coinvolto in una struttura che fosse a sua misura? Soprattutto quale possibilità aveva di rapportarsi ad una forza che, al di là della testimonianza, li potesse rappresentare, aspirando al raggiungimento di obiettivi di Governo?

Da domani (un lungo domani), da domenica 3 dicembre, tutte queste speranze hanno maggiori possibilità di concretizzarsi.

Anche tu, che leggi, partecipa e fatti promotrice/ore di un più ampio coinvolgimento sul tuo territorio!

Joshua Madalon

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ANNIVERSARI 231 ANNI FA – 30 NOVEMBRE 1786

FESTA DELLA TOSCANA in ricordo di un evento del 30 novembre 1786 – 231 anni fa

231 anni fa il 30 novembre del 1786 il Granduca Pietro Leopoldo abolì la pena di morte nel Granducato di Toscana. Dal 2000 la Regione Toscana in questo giorno lo vuole ricordare assumendosi il compito di paladina della libertà e del rispetto dei diritti civili, opponendosi all’applicazione della pena capitale ancora vigente in alcuni paesi. Le Circoscrizioni di Prato in quella prima occasione assunsero un ruolo di primo piano organizzando riflessioni approfondite su quel tema attraverso momenti culturali quali il convegno che si svolse presso il centro per l’Arte contemporanea “Luigi Pecci”. Nel 2003 furono poi pubblicati gli atti con il titolo PACE E DIRITTI UMANI.
Qui di seguito riporto uno dei contributi “esterni” (l’autrice non era presente ma fu menzionata proprio in quanto un mese e mezzo prima aveva inviato una lettera a “Repubblica” nella quale discuteva del caso di Derek Rocco Barnabei, giustiziato dopo che sulla sua colpevolezza erano emersi seri dubbi), quello della Presidente del Parlamento Europeo, Nicole Fontaine, riportato nel libretto sopra menzionato.

Joshua Madalon

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Nicole Fontaine, Lettera aperta agli americani

Nella sua stragrande maggioranza, senza distinzioni di nazionalità o di sensibilità politica, il Parlamento europeo, che è la voce democratica di 370 milioni di europei che costituiscono attualmente l’Unione europea, non comprende il fatto che gli Stati Uniti siano oggi l’unico, tra le grandi democrazie del mondo, a non aver rinunciato a comminare e applicare la pena di morte.

Ogni volta che un’esecuzione capitale è programmata in uno degli Stati del vostro paese, l’emozione e la riprovazione che essa suscita assumono, ormai, una dimensione mondiale. Tutti gli interventi a favore della clemenza, fatti dalle più alte autorità religiose o politiche presso i governatori da cui dipende la decisione finale, ricevono soltanto un netto rifiuto.

Il caso di Derek Rocco Barnabei ha suscitato un’emozione particolarmente grande in Europa, sia perché, ancora una volta, sussistono dubbi sulla sua reale colpevolezza, sia perché, oltre alla sua nazionalità americana, egli è anche originario di uno Stato membro dell’Unione europea, l’Italia.

Le iniziative diplomatiche, che invano in tanti abbiamo intrapreso presso il governatore della Virginia su richiesta dei parenti del condannato e delle associazioni che sostengono la sua causa, non hanno avuto alcun seguito. Mi permetto, allora, di dirigervi questa lettera aperta, non nello spirito di dare delle lezioni, ma in quello del dialogo leale che si addice all’amicizia che unisce i nostri grandi insiemi continentali.
Da questa parte dell’Atlantico, si riconosce che il vostro grande paese simbolizza ampiamente, in tutto il mondo, la libertà e la democrazia. Nessuno ha dimenticato ciò che l’Europa gli deve per averla aiutata a ritrovare la libertà al prezzo del sangue dei suoi figli negli ultimi due conflitti mondiali.

Nessuno contesta che la pena di morte sia stata riconosciuta dalla Corte Suprema conforme alla Costituzione degli Stati Uniti. Nessuno contesta che, in seguito a una condanna capitale, lunghi anni di procedure offrono ai condannati la possibilità di una revisione del loro processo. Nessuno contesta il diritto di una società organizzata a difendersi dai criminali che minacciano la sicurezza delle persone e dei beni, né quello di punirli nella misura dei loro delitti.

L’Europa non dimentica che, fino a poco tempo fa, essa stessa ha usato la pena di morte, e spesso con crudeltà. Alcuni Stati l’avevano abolita da tempo, nel loro diritto penale e nella pratica, ma meno di vent’anni fa alcune grandi nazioni europee, profondamente legate ai diritti dell’uomo e ai valori universali, tra cui il mio paese, la Francia, non vi avevano ancora rinunciato e quando i loro parlamenti hanno affrontato la sua abolizione, i dibattiti politici sono stati veementi quanto lo sono oggi negli Stati Uniti. Oggi, ogni polemica è spenta.

Si è però sviluppata in tutta l’Europa una presa di coscienza collettiva che ha travolto le esitazioni ancora esistenti. Questa presa di coscienza, alla quale mi permetto oggi di invitare il popolo americano, è fondata sui seguenti elementi: nessuno studio obiettivo ha mai dimostrato che la pena di morte abbia un effetto dissuasivo sulla grande criminalità e in nessuno dei paesi europei che l’hanno recentemente abolita si è avuto un aumento della grande criminalità; le società contemporanee hanno dei mezzi sufficienti per difendersi da essa senza spezzare il sacro principio della vita umana; la punizione per mezzo della pena di morte non è che la sopravvivenza arcaica della vecchia legge del taglione: poiché hai ucciso, anche tu morirai; il macabro copione delle esecuzioni capitali ha ben poco di degno ed è piuttosto il rito sacrificale di un omicidio legale; quando una società di diritto perfettamente stabilizzata e che dispone di altri mezzi per difendersi ricorre alla pena di morte, essa indebolisce il carattere sacro di ogni vita umana e l’autorità morale che essa può avere per difenderla dovunque essa sia offesa nel mondo; infine, troppi condannati a cui si toglie la vita sono stati poi riconosciuti innocenti e in quel caso è la società, anche in nome del diritto che si è data, ad aver commesso un crimine irreparabile.

In tutta la storia della giustizia della nostra società moderna, un solo innocente da noi messo a morte per errore, una morte che non comporta alcuna necessità, sarebbe sufficiente per condannare radicalmente il principio stesso di questa pena capitale. Ora, sappiamo tutti che il caso è proprio questo, in particolare negli Stati Uniti.

So che la maggioranza della popolazione del vostro paese rimane favorevole al mantenimento della pena di morte e che, in democrazia, il popolo è sovrano, ma tutto ciò può bastare a chi ha la responsabilità di guidare il proprio paese in modo saggio o moderno? Quando il presidente Lincoln abolì la schiavitù, aveva forse il sostegno della maggioranza degli Stati del Sud? Quando il presidente Roosevelt impegnò gli Stati Uniti al fianco degli europei per ristabilire la pace e la libertà nel mondo devastato dal nazismo o dai suoi alleati, ebbe egli immediatamente il sostegno maggioritario degli americani? Quando il presidente Kennedy impose la fine della segregazione razziale che perdurava in alcuni Stati, egli ebbe il coraggio, senza dubbio a costo della sua stessa vita, di andare controcorrente rispetto ai tanti che intendevano mantenerla, anche con la violenza. E’ possibile che gli uomini politici di oggi, per opportunismo o per motivi elettorali, non siano che una pallida ombra di quei grandi visionari che hanno fatto l’unione e la grandezza della nazione americana?

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VERSO IL SOGGETTO UNICO DELLA SINISTRA – lo stato delle cose (secondo me)

VERSO IL SOGGETTO UNICO DELLA SINISTRA – lo stato delle cose (secondo me)

Non c’erano i tempi utili ad un confronto che potesse condurre “d’emblée” verso un contenitore unico delle Sinistre alternativo al PD. Tutti lo hanno preso in considerazione ma nei fatti gran parte delle figure che sono ai vertici delle forze politiche più organizzate e significative della Sinistra non erano del tutto preparate a fare questo gran passo: non lo sono del tutto anche quelle forze che si sono impegnate a costruire un’alleanza di coalizione che dovrebbe vedere la luce, dopo le 175 Assemblee locali, nell’Assemblea nazionale del prossimo 3 dicembre.
E non lo sono state per niente le altre forze – sia quelle organizzate come Rifondazione sia quelle spontanee e composte da individualità combattive che hanno affollato le Assemblee del Brancaccio e le sue proiezioni diffuse – che hanno rinunciato a proporre un discorso unitario dopo la scelta di MDP, SI e Possibile. So bene che “questo” è il mio punto di vista e che da quella parte si obietta che le condizioni per fare un accordo erano state vanificate dalle scelte che apparivano di chiusura e che dunque non c’era più spazio per trattare; ma occorre saper riprendere il cammino comune, possibilmente già nelle prossime settimane, ma soprattutto in vista delle amministrative del 2019.

Ad ogni modo non si può costruire un percorso unitario di Sinistra senza analizzare e discutere ab imis – e quindi ri-discutere – su ogni aspetto della vita sociale intorno al quale intendiamo imbastire un progetto nuovo che dia il segno del cambiamento copernicano dei metodi e delle scelte da portare avanti “insieme” con una voce unica che sia la sintesi delle molteplici.
Fino a questo momento c’è – a mio parere – un dato inequivocabile che emerge in relazione alle difficoltà di riporre in discussione il dogmatismo e le certezze ideologiche acquisite da parte di alcuni rappresentanti della Sinistra. Provocatoriamente rilevo che costoro non possono rappresentare la Sinistra, in quanto questa non può essere “cristallizzata” ed immobile, volendo essere anche innovativa e rivoluzionaria, oltre che “democratica”. Quest’ultima accezione deve essere un comune punto di riferimento nel nostro agire politico e, dopo aver creato insieme le basi valoriali indiscutibili su cui muoverci, dobbiamo aprire il dibattito su ogni tema e proporre delle scelte.

Joshua Madalon

GUFO

BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi

BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi

Caduta del Fascismo - 26 luglio 1943 - Prima pagina - La-Stampa
Caduta del Fascismo – 26 luglio 1943 – Prima pagina – La-Stampa

Ricorderete tutte/i questo proclama; non mi riferisco tanto a chi lo abbia potuto sentire “in diretta” ma a quanti lo hanno ascoltato dai documentari e dai film, come “Tutti a casa” di Luigi Comencini 1960. In questa fase di grande confusione ci fu il tentativo che aveva una sua logica conseguenziale di puntare sulla monarchia eliminando qualsiasi elemento riferibile al fascismo.
A tale scopo mirava il Regio Decereto Legislativo n.705 del 2 agosto 1943 che qui sotto viene riportato. Si andava allo scioglimento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni ed all’annuncio di nuove elezioni – una volta conclusa la guerra – per la Camera dei Deputati.

Leggi preparatorie dell’Assemblea Costituente
R. D. L. 2 agosto 1943 n. 705
(In Gazz. Uff., 5 agosto, n. 180). – Scioglimento della Camera dei Fasci e delle corporazioni
Visto l’Art. 18 della legge 19 gennaio 1939, n. 129;
Ritenuto lo stato di necessità derivato da causa di guerra;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato; abbiamo decretato e decretiamo:
La XXX legislatura è chiusa.
La Camera dei Fasci e delle corporazioni è sciolta.
Sarà provveduto nel termine di quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, alla elezione di una nuova Camera dei deputati e alla conseguente convocazione ed inizio della nuova legislatura.
Il presente decreto, che entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno, sarà presentato alle assemblee legislative per la conversione in legge. Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.
R. D. L. 2 agosto 1943, n. 706
(In Gazz. Uff., 5 agosto, n. 180). – Soppressione del Gran Consiglio del Fascismo
Visto l’art 18 della legge 19 gennaio 1939, n. 129;
Ritenuto lo stato di necessità derivato da causa di guerra;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato;
Abbiamo decretato e decretiamo
Il Gran Consiglio del fascismo è soppresso.
Sono abrogati le leggi 9 dicembre 1928 n. 2693 e 14 dicembre 1929, n. 2099 il Reggio decreto legge 14 dicembre 1929, n. 2100, convertito nella legge 17 marzo 1930, n. 233; il regio-decreto legge 14 dicembre 1929, n. 2100, convertito nella legge 19 dicembre 1933, n. 2121; convertito nella legge 2 aprile 1936, n. 607 ed il regio-decreto legge 7 gennaio 1937, n. 5, convertito nella legge 5 aprile 1937, n. 592.
Il presente decreto, che entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno, sarà presentato alle assemblee legislative per la conversione in legge.
Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.

Nei prossimi giorni pubblicherò altri documenti per augurare storicamente BUON COMPLEANNO (70 ma non li dimostra) alla nostra COSTITUZIONE!

Joshua Madalon

UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – perché?

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UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – perché?

Basterebbe consultare un qualsiasi trattato di “Psicologia” per comprendere le ragioni dell’avversione che una parte considerevole del mondo politico italiano di Sinistra prova per colui che, con un metodo “democratico” abbastanza curioso (non mi stanco mai di ricordare il “parterre” che ha contribuito alla sua ascesa), è diventato il Segretario del Partito Democratico.
Ancora ieri chiudendo la sua “Leopolda”, una convention che ha evidenziato ancora una volta i limiti del PD – condotta come è stata in assenza della minoranza (c’è ancora una “minoranza” che resiste) – Renzi ha agito come sa, porgendo la mano ed allo stesso tempo alzando la voce minacciosa e rancorosa ha detto: “Noi non abbiamo nemici, non viviamo di rancori, non viviamo di odio. Se vivi di rancore, non lo cambi il tuo Paese, se accetti la sfida sul terreno del fango non costruisci”.
In questo Paese se c’è qualcuno che, dopo aver stretto accordi con il Centrodestra (vedi “Patto del Nazareno”), sta facendo di tutto per consegnare il Paese nelle mani dei nostri avversari, di quelli che dovrebbero essere naturalmente anche i “suoi avversari”, questo è Renzi. Come si fa a sostenere la politica che il Partito Democratico ha condotto in questi anni? Quella Politica che ha prodotto nuove e più forti diseguaglianze, aprendo le porte alla precarietà, a lenimento della quale ha proposto – e continua a proporre – scelte pietistiche caritatevoli tipiche delle esperienze peggiori pportate avanti dalla aristocrazia e dalla borghesia cattolica di derivazione ottocentesca. In quest’ottica si leggono le promesse elettorali degli 80 euro allargate alle “famiglie con figli” (un occhiolino ai “Family Day”?).
E cosa dire del Job’s Act che ha garantito alle aziende ed all’imprenditoria famelica nuovi e più lauti guadagni a scapito dello sfruttamento ad libitum di giovani e meno giovani ormai disponibili per sfinimento ad accettare lavori con un reddito molto al di sotto del minimo garantito per una sopravvivenza individuale (se non avessero la “temporanea” copertura di nonni e genitori dovrebbero vivere sotto i ponti o nei ricoveri per “homeless”)?
Sfruttamento di giovani, che non erano certo rappresentati tra coloro che alla Leopolda osannavano Renzi (se non avessi ragione, si tratterebbe di un delirio masochistico!), costretti a subire umiliazioni che speravamo fossero state eliminate dalle battaglie che alcuni di noi, insieme a tante donne ed uomini della seconda parte del Novecento avevano condotto.
E cosa aggiungere della non resipiscenza del messaggio ricevuto lo scorso 4 dicembre dal popolo italiano? Quel tentativo era un attacco diretto alla Costituzione italiana: ne abbiamo la conferma per la modalità con la quale ancora ieri abbiamo assistito alla minaccia congiunta da parte sia di Renzi che di Berlusconi, a dimostrazione che, dietro le quinte fasulle di una contrapposizione recitata da “guitti”, ci si preparerebbe ad un contrattacco per sferrare un colpo mortale alla nostra forma costituzionale repubblicana e democratica.

Con tutto questo, ma non solo questo, come si fa a non sentire il bisogno di costituire un nuovo grande soggetto di SINISTRA in questo Paese? non abbiamo molto tempo davanti a noi. Questa potrebbe essere un’ultima occasione. Non dimentichiamo la nostra Storia.

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ANNIVERSARI o della memoria collettiva – Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

ANNIVERSARI o della memoria collettiva
Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

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(il titolo dell’immagine in evidenza è “Non si può processare l’art.4 della Costituzione”)

Ieri nel mio penultimo post, quello intitolato “UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello” mi richiamavo alla nostra Costituzione. Oggi riporto qui sotto l’incipit di un testo che andrebbe studiato sia nelle scuole medie superiori sia nelle Università. Si tratta di un discorso che Piero Calamandrei pronunciò in difesa di Danilo Dolci, che nel 1956 a 32 anni dopo diverse esperienze di antifascista e promotore della non violenza si era recato nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: questo impegno sociale gli varrà il soprannome – rivolto in quegli anni anche ad Aldo Capitini – di “Gandhi italiano”.

Tra qualche giorno ricorreranno 20 anni dalla morte di Danilo Dolci (30 dicembre 1997) e 70 anni dalla promulgazione e dalla entrata in vigore della nostra Costituzione. La difesa di Danilo Dolci da parte di Piero Calamandrei ha un chiaro riferimento a quel documento fondamentale della nostra vita pubblica. Voglio qui ricordare che un anno fa (questo sarà un altro anniversario da ricordare: il 4 dicembre 2016) il popolo italiano in maggioranza con un’affluenza del 65,5% e con la prevalenza del NO al 59,1% ha sventato uno dei tentativi più subdoli per mortificare la Carta costituzionale (beninteso, non erano in discussione direttamente gli articoli relativi ai “Principi fondamentali” ma venivano inserite delle clausole che avrebbero consentito in seguito le loro modifiche).
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Occorre ricordarlo! Anche per questo da oggi pubblicherò una serie di documenti che raccontano il passaggio cruciale dal Fascismo alla Repubblica costituzionale.

Danilo Dolci Processo

IN DIFESA DI DANILO DOLCI
Piero Calamandrei *
Pubblicato in “Quaderni di “Nuova Repubblica””, 4, 1956, p. 15, anche in “Il Ponte”,XII, 4, aprile 1956, pp. 529-544 e in Processo all’art. 4,”Testimonianze”, 8, pp. 291-316. Testo stenografico dell’arringa pronunciata il 30 marzo 1956 dinanzi al Tribunale penale di Palermo.
(Danilo Dolci era stato arrestato il 2 febbraio 1956 per aver promosso e capeggiato, insieme con alcuni suoi compagni, una manifestazione di protesta contro le autorità che non avevano provveduto a dar lavoro ai disoccupati della zona: la manifestazione era consistita nell’indurre un certo numero di questi disoccupati a iniziare lavori di sterramento e di assestamento in una vecchia strada comunale abbandonata, detta “trazzera vecchia”, nei pressi di Trappeto (provincia di Palermo), allo scopo di dimostrare che non mancavano né la volontà di lavorare né opere socialmente utili da intraprendere in beneficio della comunità. I principali capi di accusa riguardavano la violazione degli articoli 341 (oltraggio a pubblico ufficiale), 415 (istigazione a disobbedire alle leggi), 633 (invasione di terreni) del Codice penale.)

Signori Giudici.
Questo processo avrebbe potuto concludersi, meglio che con la parola mia, con la parola di un giovane. Le parole dei giovani sono parole di speranza, preannunziatrici dell’avvenire: e questo è un processo che preannuncia l’avvenire.
Avrebbe dovuto parlare prima l’imputato, Danilo Dolci che è un giovane; e dopo di lui,non per difenderlo ma per ringraziarlo, il più giovane dei suoi difensori, l’avvocato Antonino Sorgi.
Se si fosse fatto così questo processo sarebbe finito da cinque giorni; e da cinque giorni Danilo Dolci e gli altri imputati, i cosiddetti “imputati”, sarebbero tornati a Partinico, invece di tornarvi, come vi torneranno, soltanto stasera, dopo l’assoluzione, a far Pasqua con le loro famiglie.
Ma forse, per la risonanza nazionale e sociale di questo processo, è stato meglio che sia avvenuto così: che abbiano parlato anche i vecchi e meno giovani; e non brevemente………..

Joshua Madalon

UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello

Un’utile occasione per parlare di un’ALTERNATIVA al PD qui a Prato sarebbe già quella qui sotto pubblicizzata, alla quale sono invitate tutte le persone interessate.

Domenica 26 novembre ore 17.00 – a Vaiano La Briglia c/o “La spola d’oro”

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UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello

Il percorso verso un nuovo soggetto della Sinistra in questo Paese si è avviato da alcuni mesi a questa parte: chi tra i nostri discendenti tra qualche anno proverà a scrivere la Storia dei nostri giorni potrebbe rendersi conto che a produrre la spinta verso la creazione di un ampio raggruppamento di Sinistra ha contribuito ampiamente proprio colui che si voleva accreditare come “rottamatore” sia dei vecchi politici sia dei loro ideali. Chi, come il sottoscritto (e non sono il solo), ha vissuto la stagione della fondazione del PD ne aveva tempestivamente denunciato i limiti, insiti certamente nella fusione condizionata di varie formazioni precedenti, ma non rinunciava ad un ruolo di spirito critico verso i metodi e le scelte che continuavano ad essere molto diverse e lontane da una pratica democratica. Ne fanno testo documenti su documenti ed iniziative di carattere politico sui territori che denunciavano queste pratiche accentrate nei luoghi di potere spesso non corrispondenti nemmeno alle sedi politiche ed istituzionali. Fino a quando poi si è deciso di allontanarsi definitivamente da quel Partito. Il sottoscritto lo ha fatto da quattro anni, altri lo hanno fatto nel corso del tempo – prima o dopo di me, altri ancora possono vantarsi di aver compreso assai prima dove sarebbe andato il Partito Democratico.

Beninteso, questo è soltanto un preambolo. Ha la funzione di sottolineare sinteticamente il pregresso e guardare avanti, incoraggiando i timorosi, in particolare coloro che – e sono ancora tanti – non si fidano ancora ad avvicinarsi a quello che potrebbe essere (utilizzo il condizionale anch’io ma non sono timoroso, perchè questa è l’ora del coraggio e delle scelte) – dopo anni di grandi divsioni – un nuovo grande Partito della Sinistra italiana, una forza capace di aggregare le varie anime dell’attuale sinistra e le tantissime persone che in questi anni avevano perduto la speranza e non si sentivano più rappresentate. Occorre dunque restituire fiducia, attraverso un’operazione di generosità, alle masse che in questi ultimi decenni hanno visto diminuire progressivamente la loro dignità di lavoratori, che sono state spinte ai margini della società, vedendo sempre di più diminuire il loro potere democratico, costrette a soggiacere a regole del mercato che le porta ad essere sempre più simili a schiavi, accettando ricatti ed essendo costrette a rinunce per se stessi e per le loro famiglie.
Di fronte a tutto questo continuano a dirci che non vi sia differenza tra Destra e Sinistra, e se ci si oppone all’ avanzare delle Destre ci rinfacciano le nefandezze del Comunismo; e poi ci raccontano che tuto va bene, che l’economia va a gonfie vele mentre nella realtà c’è chi si arricchisce sempre di più e chi si impoverisce in modo altrettanto rapido. Ma non è la stessa cosa! Noi vogliamo un mondo nel quale le differenze economiche diminuiscano; vogliamo che sia garantito a tutti attraverso un lavoro dignitoso un corrispettivo economico che permetta loro di poter vivere e progredire, procurando benessere e sviluppo della conoscenza in modo diffuso. Noi vogliamo che vengano applicati gli articoli fondamentali della nostra Costituzione, in modo particolare il primo ed il quarto, laddove si parla di “lavoro”. In modo particolare ma non solo.

Per questi motivi, sarò al fianco delle forze politiche che stanno per ora stringendo un patto di alleanza (MdP Art.1 – Sinistra Italiana – Possibile) augurandomi che a queste si possano sin dai prossimi giorni aggiungere altre forze organizzate della Sinistra come CP, Rifondazione e lo stesso parterre del Brancaccio, oltre a quelle persone che da singoli, come peraltro io stesso sono, vorranno parteciparvi strada facendo.
Per quel che riguarda poi la realtà territoriale di Prato sono estremamente convinto che occorrerà da subito mettersi al lavoro per la costituzione di una struttura comune aperta a 360° ai contributi esterni, che anzi vanno ricercati e stimolati, facendo partire dei “Gruppi di lavoro” su tematiche ben definite, quakli – ad esempio – Il lavoro, la Sanità, l’Ambiente, l’Urbanistica, l’Immigrazione, la Cultura, il Lavoro, la Sicurezza.

GIUSEPPE MADDALUNO (joshua madalon)

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aspettando Francesca Fornario con il suo “La banda della culla” – stasera ore 18.30 a “La spola d’oro” La Briglia Vaiano – Festa provinciale Sinistra Italiana

aspettando Francesca Fornario con il suo “La banda della culla” – stasera ore 18.30 a “La spola d’oro” La Briglia Vaiano – Festa provinciale Sinistra Italiana

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Scrivo poche righe sul libro della Francesca Fornario: non capita spesso di poter sorridere, a volte anche ridere con amarezza, e commuoversi o arrabbiarsi con il mondo intero. L’autrice riesce molto bene a procurarmi tali emozioni: è una lettura piacevole, dove l’ironia si mescola alla fantasia ed al realismo. Mentre scorrevo le pagine mi confermavo nella volontà di dare ancora un forte sostegno ai giovani che vogliono cambiare il mondo, non per promuovere se stessi contro le altre generazioni ma per costruire un progetto che riesca a migliorare le condizioni di tutti a partire dalle proprie ma senza precedenze e preferenze.
Mi sono trovato a dire che, leggendo queste pagine, abbiamo la prova provata che molto spazio e tempo è stato perduto in questi anni e che bisogna essere in grado di ripartire per ricostruire gran parte delle conquiste che i nostri padri avevano ottenuto, lottando negli anni Settanta del secolo scorso. E ripartire dalla Costituzione e dall’attuazione dei suoi principi fondamentali.

J.M.

Nelle ultime righe del romanzo si fa menzione di Giammaria Testa, morto lo scorso anno a 57 anni per un male incurabile e si cita una delle sue canzoni: credo sia questa!

SCRIVERO’ UN POST SU “LA BANDA DELLA CULLA” dal titolo

LA GRANDE TENEREZZA

seguendo le vite di Claudia e Francesco, Veronica e Camilla, Giulia e Miguel riconosceremo i nostri figli ed i nostri nipoti ed il mondo che abbiamo contribuito a creare per loro e non potremo esserne fieri, quantunque i loro valori essendo quegli stessi a cui ci siamo riferiti (ed erano quelli che ci hanno trasmesso i nostri genitori), possano essere di parziale consolazione, parziale perchè non basta “consolarci” ma dobbiamo agire.