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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 5

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 5

La Cultura

– introduzione –

In questo settore all’avvio della scorsa legislatura poco era stato realizzato: ci si era per lo più limitati a riempire i contenitori normali (il Natale e l’Estate) più qualche piccolo intervento (ad esempio il librettino “prezioso” sul Magnolfi). Anche se a rilento (immaginate di essere voi, adesso, a dover presiedere questa Commissione e a dover prevedere delle scelte) sia per il fatto che era stato già programmato tutto fino ad ottobre sia per il fatto che, come ora (ma di certo un po’ meglio), c’erano scarsissime risorse a disposizione, cominciai ad orientarmi, tenendo ben presente
sia il programma di Governo dell’Ulivo sia quello dell’Asinello, che avevo redatto personalmente per questa Circoscrizione. Forte dei contatti, tanti, costruiti nel corso degli anni (dal 1982 ad allora) nell’attività politica e culturale a Prato ed in Toscana (sono stato nella Direzione nazionale dell’Unione Circoli Cinematografici dell’ARCI – UCCA, socio fondatore del Cinema “Terminale” e responsabile per alcuni anni prima nel PCI poi nel PDS e nei DS sia della Commissione Cultura sia di quella che si occupava di Formazione e, poi, membro della Commissione Cultura del Comune di Prato dal 1994 al 1998 e nel 1999 Presidente di essa; ho collaborato con la CGIL di Prato nel realizzare alcuni documentari – fra i quali quello su “Giovanna” – ed ho realizzato con diverse scuole medie superiori film e documentari) avviai immediatamente un contatto con le più importanti Istituzioni culturali pratesi – il “Pecci” ed il “Metastasio” – per chiederne ed offrir loro la massima collaborazione. Fra i primi Consigli Circoscrizionali ne organizzai uno proprio sull’importanza della politica culturale svolgendolo in una delle sale del Centro “Pecci”.

– le realizzazioni –

Nei cinque anni che sono alle nostre spalle la Circoscrizione Est ha svolto un ruolo di capofila, essendo stato a noi affidato il Coordinamento dei Presidenti delle Commissioni Cultura delle cinque Circoscrizioni.

Va ricordato che nel novembre del 1998, sotto la spinta di molti amministratori attenti alle politiche del decentramento, soprattutto nell’ambito delle scelte culturali, si svolse a Villa Fiorelli un Convegno – Seminario dal titolo “La Cultura nelle Circoscrizioni: un’occasione per la città”. Da quel convegno emerse, fra le altre cose, la necessità di creare un Coordinamento delle Commissioni Cultura il più ampio possibile. Il lavoro di Coordinamento non è stato facile, soprattutto per il fatto che non è contemplato ancora all’interno del regolamento per il Decentramento ed invece a nostro parere andrebbe addirittura allargato anche agli altri settori principali (Sociale, Urbanistica, Sport, Ambiente, Lavori pubblici).

Occorre dire tuttavia che, nel lavoro di Coordinamento, chi ha raccolto maggiori opportunità è stata proprio la nostra Circoscrizione, anche perché sul nostro territorio insiste il Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” dove alcune iniziative “comuni” si sono svolte. Si pensi al lavoro “straordinario” che le Circoscrizioni hanno svolto per la Festa della Toscana sin dal 30 novembre 2000, allorquando fu istituita per la prima volta: il programma di quella giornata si inserì come momento principale di conoscenza, per le scuole medie superiori e per la città, delle tematiche su cui la stessa scelta del 30 novembre era stata incardinata (l’abolizione della pena di morte voluta dal Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, con la promulgazione, il 30 novembre del 1786, del nuovo Codice Criminale): ne è parziale testimonianza la Raccolta degli Atti del Convegno che si svolse al “Pecci”.

…5…

Joshua Madalon

Spiaggia

Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 1

Archeolologia ind.le

Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 1

L’ampia scelta del viaggiatore consapevole, quello che usa piedi e gambe ancora buoni a sostenere le menti, consente di poter variare in corso d’opera il percorso. E così Mary ed io in un Ferragosto bollente insieme ad una pletora di turisti, badanti ed accompagnatori vari – il 15 di agosto è un giovedì e, dunque, doppia festa – abbiamo deciso di visitare il Museo di Pietrarsa dedicato alla storia delle Ferrovie italiane, straordinariamente rappresentata da quella prima tratta che da Napoli portava a Portici inaugurata dai Borboni il 3 ottobre 1839, quel prototronco ferroviario costruito più per mera vanità dei regnanti che si spostavano da una reggia all’altra.
Internet ci aiuta con una delle sue app licazioni a controllare orari e costi. E quel che sorprende è proprio la voce di questi ultimi simile a quella di una corsa normale che dalla capitale flegrea porta alla Stazione di Piazza Garibaldi-Napoli centrale. Non ci importa molto dei costi che sono alla nostra portata ma scoprire che – tutto sommato – non avremo un aggravio ci incoraggia ad organizzarci.
Alla stazione faccio il biglietto sia per l’andata che per il ritorno. Per disabitudine ma forse anche per cultura chiedo all’edicolante di andare a Casarsa. E no, non siamo in Friuli ed il luogo si chiama Pietrarsa e non vi ha avuto dimora Pier Paolo Pasolini.
Siamo obbligati seguendo il consiglio dell’app inspiegabilmente poi a trasbordare a Mergellina: è strano perché il treno su cui dovremo salire proviene dalla stessa linea, parte da Campi Flegrei e transita fino a San Giovanni Barra. Per questo motivo non ci sarebbe niente di strano se il trasbordo avvenisse a Campi Flegrei, Piazza Leopardi, Mergellina, Piazza Amedeo, Montesanto, Piazza Cavour, Piazza Garibaldi, Gianturco o in estremo S. Giovanni Barra, dove termina la corsa: ma a quel punto si potrebbe scendere e salire sul treno che va verso Salerno o Sapri. Noi tra un dubbio e l’altro scendiamo a Campi Flegrei pensando che in questo modo non abbiamo problemi di trovare un posto comodo: il treno nasce proprio da qui.
Saliti a bordo in carrozze praticamente vuote Mary esprime tuttavia una sua perplessità: alla fin fine non le piace l’idea di visitare il Museo di Pietrarsa. Perchè mai non me lo ha detto prima? Ma tant’è. Il 15 agosto di quest’anno c’è anche una ulteriore possibilità da sperimentare, incoraggiata dalla gratuità. C’è tutto il complesso degli scavi di Ercolano ai quali oggi si accede senza pagare. Google Maps ci aiuta a capire come poterne approfIttare: in fondo possiamo visitare Pietrarsa e poi riprendere il treno: c’è soltanto una stazione dopo ed è quella di Portici Ercolano. Pietrarsa è già frazione del comune di Portici; ci vogliono meno di cinque minuti.
Arrivati a Piazza Garibaldi mentre i vagoni si riempiono di centinania di turisti finisce la parte sotterranea del tratto metropolitano che da Pozzuoli porta a Napoli centro. Nè Mary nè io siamo andati oltre in tanti anni di utilizzo del “metrò” e ci sorprende il panorama misto tra postmodernismo, archeologia industriale e degrado urbano. Passiamo a pochi metri dal quartiere Luzzati, sede delle vicende prodotte dalla penna fertile di Elena Ferrante. Dall’altro lato migliaia di container sovrapposti e accatastati come contemporanee artistiche installazioni disegnano un paesaggio che gareggia con lo skyline dei grattacieli del nuovo Centro Direzionale e la sagoma per niente rassicurante del Vesuvio. Strutture industriali vetuste e abbandonate sono inframezzate da boscaglie intricate vincenti mentre grovigli di strutture viarie mettono in evidenza l’incessante, malgrado il giorno di festa, lavorio umano. Il treno procede con paziente lentezza.

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Joshua Madalon

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 4

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 4

Nel corso della legislatura precedente si è lavorato molto con i bambini ed i ragazzi (quarta e quinta elementare, prima, seconda e terza media) all’interno di progetti come il Consiglio Circoscrizionale dei Ragazzi (CCR): questo progetto coinvolgeva tutte le cinque circoscrizioni, ma era particolarmente attivo qui da noi, anche per il contributo attivo ed operativo di alcuni consiglieri, prima interni poi esterni come la Tatiana Mancuso. Abbiamo nella parte finale della legislatura deciso di svincolare la nostra Circoscrizione dal progetto complessivo, impegnandoci in un’operazione di rivalutazione, che ha già dato interessanti risultati: si sono svolte le elezioni nelle classi, si sono poi svolte le elezioni del Presidente e degli altri organi istituzionali, sono stati scelti i principali argomenti su cui impegnarsi: l’alimentazione, la sicurezza all’interno degli edifici scolastici, l’urbanistica (grande è stato il coinvolgimento delle giovani generazioni nell’intervento di Urbanistica Partecipata che si è svolto a Mezzana), la cura e la conoscenza del territorio e dell’ambiente.

Fra gli interventi voluti dalla Circoscrizione nel corso della legislatura che si è chiusa notevole è stato l’impegno nel settore dell’Educazione degli Adulti (EDA) che si è espresso in modo particolare con un Progetto finanziato dalla Comunità Europea, nel quale abbiamo potuto dimostrare il nostro ruolo guida, essendo impegnati in diverse iniziative pur con tantissimi partners, la maggior parte dei quali da noi espressamente coinvolti. Abbiamo dato vita ad alcuni Circoli di Studio, proprio con l’obiettivo di conoscere meglio il nostro territorio (Mezzana, il Cantiere, la Cementizia, Gonfienti) con le sue trasformazioni nel corso degli ultimi decenni. Da questa attività abbiamo ricavato materiali interessantissimi che sono a disposizione degli studiosi e dei cittadini semplicemente curiosi di sapere qualcosa di più sul loro territorio.
Nell’espletamento del Progetto abbiamo costruito un rapporto molto stretto con la Circoscrizione di Bagnoli – Napoli, le cui trasformazioni territoriali negli ultimi due decenni sono un elemento di riflessione sul declino delle aree industriali e la loro riconversione. Noi speriamo ancora una volta di poter studiare quelle trasformazioni soltanto in maniera accademica, sapendo che dalle diverse crisi cicliche, che la nostra area ha subito, siamo sempre (finora) riusciti a risollevarci. Ben tuttavia è abbastanza importante capire che una diversificazione, senza che si parli di abbandono, rispetto al settore del tessile, soprattutto in chiave turistico-ambientale, è oggi quanto mai opportuna. Il rapporto con la realtà napoletana ha visto un doppio impegno istituzionale con la visita nostra a Napoli nel luglio 2003 e quella dei nostri amici napoletani nel settembre dello stesso anno: poi i nostri impegni elettorali hanno rallentato i contatti, che andranno ripresi.

Nel settore dell’EDA la Circoscrizione ha avviato un rapporto molto stretto sancito da un’apposita ampia – e necessariamente generica – Convenzione con il “Buzzi”; abbiamo già realizzato due corsi di base di Lingua Inglese e di Informatica ed abbiamo già finanziato altri due corsi, sempre di base, per l’ultimo trimestre del 2004. Sarebbe nostra intenzione strutturare un intervento più efficace per una più massiccia diffusione sul territorio delle conoscenze almeno di base della lingua straniera e dell’informatica, rivolgendo la nostra attenzione particolarmente alla terza età: si pensa ad un’azione di tutoraggio continuo “on line”, per la cui realizzazione sarà necessario accedere a fondi europei. Questo tipo di intervento potrebbe essere esportato in tutta la città.

Un intervento complessivo sul territorio andrà realizzato anche con l’apporto dell’altro Istituto Medio Superiore presente sul nostro territorio, il Liceo “Copernico”, con il quale stiamo avviando i primi passi per arrivare ad una Convenzione abbastanza simile a quella già stabilita con il “Buzzi”. Il Liceo “Copernico” peraltro ha già avanzato una serie di proposte che riguardano sia le problematiche giovanili sia la possibile acquisizione da parte degli adulti (si parla però soprattutto di giovani che abbiano superato la maggiore età ed abbiano bisogno di particolari competenze) di conoscenza delle nuovissime tecnologie informatiche.

Va ricordato inoltre che in alcuni interventi di carattere formativo vi è una sottile linea di confine con altri settori, in particolare con quello delle attività sociali: è il caso del “punto ascolto per il disagio”, che si rivolge preventivamente verso i ragazzi delle scuole medie, e che si vorrebbe allargare alle scuole medie superiori, così come altri progetti che riguardano i più piccoli (18 mesi – 3 anni).

Allo stesso tempo forte è la contiguità fra gli interventi di tipo formativi e quelli relativi ai settori dell’ambiente, dello sport e della cultura. Ora andiamo a delineare il lavoro fatto nel settore della Cultura.

….4…..continua con il mio intervento come Presidente della Commissione Scuola e Cultura della Circoscrizione Est del Comune di Prato sui temi culturali (28 luglio 2004)

Joshua Madalon

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TEMPO DI RIFLESSIONI (prima di agire)

TEMPO DI RIFLESSIONI (prima di agire)

Come hanno potuto intuire le (poche-pochissime) persone che seguono il mio Blog il mio silenzio prolungato in questo mese di Agosto ha coinciso con la situazione politica di questo nostro Paese, i cui interessi appaiono sempre più lontani dalla sensibilità degli attuali provvisori governanti e dei loro sostenitori, a dispetto dei proclami reiterati sulla prevalenza nazionalistica.
Non ho in questo “tempo” dato seguito alle argomentazioni dei “molti” che sui social sono state prodotte disconoscendo la validità e la essenzialità di esse. Nessuno di noi ha in questo momento (nè tanto meno “prima” di questo momento) la possibilità di incidere sulle scelte, che appartengono alla classe politica espressa il 4 marzo del 2018. E’ pratica oziosa e velleitaria questa di dispensare consigli non avendone nè il diritto nè il dovere. E d’altra parte sarebbe vieppiù frustrante il comprendere che dei tuoi consigli nessuno di coloro cui li si dirige ne tenga conto; anche nel caso in cui ciò che si suggerisce fosse messo in pratica non sarebbe realisticamente da assegnare a coloro che sui social si esercitano al ruolo di “mosche cocchiere”.
Non parlerò dunque di cosa dovrebbero fare gli attuali gruppi parlamentari, ma nei prossimi post eserciterò il mio ruolo per ribadire ciò che “sarebbe” necessario fare “dopo”.

Nel frattempo mi limito a riprodurre questo Appello

J.M.

Appello per un governo politico di risorgimento democratico

Associazione Nazionale Giuristi Democratici

La nostra democrazia costituzionale attraversa un momento drammatico.
La Lega sembra avere accuratamente programmato la data elettorale. Ha fatto cadere il governo, con un banale pretesto, nel momento in cui il proprio gradimento è massimo, per capitalizzare il consenso cinicamente raccolto negli ultimi mesi.
L’obiettivo è un governo compattamente di destra, che instauri un regime autoritario nel nostro Paese. Gli ultimi mesi ci hanno fatto comprendere molto bene quale sia il progetto. Demolire la resistenza dei corpi intermedi, partendo dalla magistratura. Condurre un’azione decisa sul mondo della scuola, con il pretesto di salvare i ragazzi da insegnanti di sinistra, mettere sotto controllo l’insegnamento stesso. Asservire l’informazione pubblica e privata. Poi toccherà alla Costituzione.
Nel 2022 vi sarà da eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Se la Lega avrà la maggioranza in Parlamento, potrà contare su una sponda decisiva per consolidare il nuovo sistema autoritario.
Occorre allora prendere una posizione chiara, in un momento in cui questo disegno può ancora essere arrestato.
Le forze che non si riconoscono in questo progetto, che hanno ancora a cuore la Repubblica costituzionale, devono dare vita ad un governo politico, democratico, costituzionale e di legislatura. Non un governo di transizione, ma un progetto basato sui valori fondanti della nostra Carta. Un governo che ripristini gli equilibri democratici. Che garantisca e fortifichi l’indipendenza dei poteri e della magistratura. Che rispetti i trattati e gli accordi internazionali e riprenda una dialettica corretta con le istituzioni comunitarie. Che intervenga per risolvere la crisi umanitaria del Mediterraneo. Che rimetta al centro dell’azione di governo il lavoro e la sua tutela.
Ciò che più conta, oggi, è impedire il concretizzarsi del disegno autoritario.
È illusorio pensare che un governo spregiudicatamente repressivo, con cinque anni a disposizione, restituisca facilmente il potere.
Non si deve dimenticare quanto accadde con il fascismo. Partito popolare e socialisti non si accordarono, e pensarono che Mussolini si sarebbe bruciato presto. Non capirono che chi ha le leve del potere le usa prima di tutto per consolidarlo, inventando nemici esterni e interni su cui far ricadere le colpe dei fallimenti.
Di fronte a questi rischi i leader ed i militanti dei partiti democratici debbono mettere da parte gli interessi egoistici. Non ci si brucia governando un Paese in crisi: ci si brucia, e per sempre, lasciandolo governare a una forza eversiva, nell’illusoria speranza di raggranellare qualche seggio in più dopo cinque anni.
È allora il momento di rivolgere un appello chiaro: si anteponga a tutto l’interesse collettivo. Passerà questa ubriacatura securitaria.
Ora si deve impedire il precipitare degli eventi.
Le forze parlamentari come Partito Democratico e Cinque Stelle, con i radicali, i liberali e la Sinistra devono tutte fare un passo di disponibilità a sostenere un governo di programma, la cui guida sia concordata, se possibile, o indicata autorevolmente dal Presidente della Repubblica.
Rivolgiamo un appello anche a tutte le cittadine ed i cittadini e a tutte le forze democratiche per costruire insieme un argine al disegno eversivo della Lega; la società è ricca di forze sane, dimostriamo che esiste un’Italia che resiste e contropropone.
12 agosto 2019

IL MITO

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Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta – seconda parte

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Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta – seconda parte

Proseguo con la pubblicazione di un mio intervento in qualità di Presidente della Commissione Formazione e Cultura della CIRCOSCRIZIONE EST DEL COMUNE DI PRATO tenuto in una riunione di maggioranza il giorno mercoledì 28 luglio 2004, più o meno quindici anni fa. Ero appena stato riconfermato alla seconda legislatura e mi apprestavo ad avviarla: lo scopo era quello di fare il punto non apologetico e autocelebrativo su quanto già fatto e su quanto volevamo fare – da questo testo emerge ancor più l’importanza delle Circoscrizioni. In queste righe (seconda parte) c’è il giusto riferimento al lavoro egregio di alcuni funzionari, come Assunta D’Angelo.

La Formazione

Anche per questo il lavoro nel settore della Formazione è stato caratterizzato da un’essenziale continuità, tranne che per qualche aspetto di cui ora si parlerà.

L’impegno della Circoscrizione nel settore della Scuola si è configurato fino a tre anni fa in un intervento diretto su alcuni progetti condivisi: la nostra struttura amministrativa seguiva passo passo (soprattutto dal punto di vista finanziario) i progetti approvati. In pratica si operava così: la Circoscrizione (il Comitato Esecutivo, la Commissione e poi il Consiglio) stabiliva in sede di Piano Programma i macro argomenti su cui far confluire l’intervento finanziario. Di norma, in tutti questi anni i macro argomenti sono stati: l’ambiente, la multicultura, la memoria, la musica, la lettura.
Da tre anni in qua, con l’avvento dell’autonomia scolastica (autonomia soprattutto finanziaria, anche se le risorse poi le dovevamo mettere anche noi), abbiamo modificato di poco la modalità di intervento, lasciando alle scuole tutta la parte amministrativa con esclusione del preventivo e del resoconto finale, anche se alla Circoscrizione interessa soltanto questo ultimo (infatti noi spesso si sono coperti solo parte dei progetti, laddove il preventivo particolarmente “sostanzioso” si riferiva a progetti che ritenevamo interessanti, lasciando alle scuole il compito di reperire altrove le rimanenti risorse necessarie).

In pratica funziona così: le diverse realtà scolastiche presenti sul nostro territorio (due Circoli Didattici, il secondo ed il settimo; una Scuola Media Statale, la “Pier Cironi”; due istituti Medi Superiori, il “Buzzi” ed il “Copernico”; alcune scuole private), attraverso dei referenti, a volte supportati dai Dirigenti Scolastici stessi, vengono invitati a presentare – di norma all’inizio dell’anno scolastico – i loro progetti riferiti in particolare agli obiettivi istituzionali sopra espressi.
Nel corso degli ultimi anni, considerando questo settore fra le priorità da mantenere intatte nel limite delle possibilità, la Circoscrizione ha fatto di tutto per confermare i budget assegnati alle diverse realtà scolastiche del territorio, senza distinguere fra pubbliche e private, anche se per la caratteristica e la mole dei progetti proposti e realizzati la maggior parte degli interventi finanziari è stata appannaggio delle scuole pubbliche. Nel prossimo futuro speriamo di poter mantenere questo nostro impegno, anche se i segnali non ci aiutano.

La Circoscrizione inoltre segue con incontri periodici sia di tipo collegiale sia individuale il percorso degli interventi con incontri con i referenti e gli operatori interni ed esterni chiamati ad operare, fin quando, di norma nelle ultime settimane di scuola, non si perviene alla realizzazione del progetto con mostre dei lavori svolti, relazioni aperte anche al pubblico esterno, performance dei gruppi degli studenti coinvolti. Molto interessante è stata in questo anno 2004 tutta la serie di interventi formativi e culturali, in parte finanziati dalla Circoscrizione, che hanno visto coinvolto il VII Circolo ed in particolare la Scuola della Castellina, che è stata intitolata a Fabrizio De Andrè.

….2……

Joshua Madalon

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Una foto, quella foto…..

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Una foto, quella foto…..

Una foto può essere scattata ma rimanere segreta o cancellata laddove chi l’ha prodotta, chi ha scelto di riprendere quell’attimo decidesse che fosse da scartare. Ormai i nostri strumenti tecnologici con cui conviviamo ci permettono di decidere molto più rapidamente e le nostre azioni non hanno più il tempo delle riflessioni che contraddistinguevano i fotografi che fino alla seconda metà del secolo scorso avevano bisogno di sviluppare la pellicola utilizzando camere oscure. Nondimeno chi decide di riprendere e pubblicare immagini si assume la stessa responsabilità di coloro che in pochi attimi scelgono di aggredire ed uccidere; soprattutto se ciò avviene in un contesto nel quale i livelli di “sicurezza” devono essere altissimi per tutti. E non è sufficiente affermare da parte dei vertici dell’Arma che quel fotogramma non dovesse essere pubblicato: anzi, è bene che lo sia stato. Bisogna però rimarcare con forza che non dovrebbe “mai” accadere realmente ciò che la foto ci rappresenta in uno stato di diritto nel quale ciascuno si assume le proprie responsabilità: colui o coloro che si macchiano di un delitto e colui o coloro che trasgrediscono le regole, pur essendo custodi riconosciuti del rispetto di esse.

Non tralascio di commentare le affermazioni deliranti di politici come Salvini, Di Maio e Meloni: ormai non sorprendono ma ci confermano che il livello di guardia della parte “democratica” di questo Paese deve essere mantenuto altissimo. In modo particolare in un momento nel quale non si ha alcun riguardo per i diritti umani e si finisce per equiparare ai delinquenti seriali la stragrande maggioranza delle persone più deboli oneste e pacifiche che chiedono di essere accolte e non vengono in armi nè minimamente pensano di servirsene per ottenere il proprio principale diritto che è la Vita. Ben diversamente vengono invece trattate alcune questioni di delinquenza in doppio petto: parlo dei reati finanziari che dietro la forza del potere economico vengono occultati nel mentre ingenerano ingiustizie e crimini.

Altro tema è in ogni caso la certezza della giusta pena. Non sarà né il contraccolpo favorevole al reo generato dalla foto né l’aiuto di Stato potente che probabilmente verrà messo in campo a produrre l’entità della pena verso chi verrà poi ritenuto colpevole del delitto; le circostanze spingono essenzialmente a ritenere che si sia trattato di un errore tragico. Sta di fatto che in quei luoghi dove è avvenuto il delitto sopravviveva un ambiente malavitoso certamente non ignoto alle forze dell’ordine e di riflesso al Ministero degli Interni. Quando accadono questi eventi occorrerebbe che il Governo se ne assumesse la responsabilità piuttosto che continuare a viaggiare con selfie e proclami. D’altra parte chi si occupa di “sicurezza” dovrebbe avere come caratteristica la capacità di riflettere, rimanere in silenzio e azionare le sinapsi. Con questi “personaggi” è cosa molto difficile.

Joshua Madalon

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reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 seconda parte

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reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 seconda parte

…Ognuno ha pensato a rincorrere i propri vantaggi, le proprie rendite di posizione: politici, imprenditori, intellettuali, quelli che avrebbero potuto e non hanno agito, tanti di quelli che oggi ancora sopravvivono a se stessi, complice il vento di rinnovamento ipocrita che sta investendo la nostra società. Non sarà facile modificare quello che oggi vediamo, per cui ne traggono vantaggio “politico” – in netta e chiara malafede – coloro che spingono a scelte estreme come i blitz hollywoodiani con grande utilizzo di mezzi e di uomini, coloro che urlano in modo insensato che “devono andare tutti via” o che “ci hanno portato e ci portano via il lavoro”, coloro che parlano più alla pancia che alle menti. Ed allora mi vengono in mente due film particolarmente significativi anche se non si tratta di “capolavori”; il primo è già chiaro dal titolo: “Un giorno senza messicani”. Eh già, meno male che si tratta di un solo “giorno”, anche perché i poveri americani non ne saprebbero fare a meno, visto che i messicani svolgono in quella città al confine fra gli States ed il Messico lavori molto umili ma altrettanto utili; eppure di questi messicani si dicono le cose peggiori fin quando non ci si rende conto della loro “utilità” fino ad allora mai riconosciuta. L’altro film è “La macchina ammazzacattivi” (1959) di Roberto Rossellini, una sorta di “favola dark nostrana” e lo utilizzo semplicemente per suggerire un sistema risolutivo per eliminare tutti quelli che non ci piacciono, quelli che anche temporaneamente ci disturbano, che sono colpevoli di qualcosa che non riusciamo nemmeno a spiegarci: lo hanno fatto anche in passato, ad esempio, con gli Ebrei, con i disabili, con i rom, con gli omosessuali, con gli oppositori. Che dite? Ci si vuole provare ancora una volta? Forse una sparizione “temporanea” – ma non di un solo giorno – potrebbe servire a togliere il velo che copre il preesistente “degrado” di cui non si vuole essere consapevoli per non assumersene in quota parte le profonde e fondamentali responsabilità.
Noi non pensiamo tuttavia di poter proporre soluzioni ma non vogliamo rinunciare a leggere, studiare, approfondire la realtà che ci circonda sapendo anche che lo facciamo in modo parziale e gravato da forme di ideologismi che si sono andati accumulando nel tempo e che difficilmente potremmo superare senza un “reset” impossibile per ora nel cervello umano. Ad ogni modo è del tutto evidente che il nostro Paese, e con esso la città di cui abbiamo parlato, evidenzia un’arretratezza “culturale” che la sua Storia non merita, anche se tale “gap” è inscritto nella sua Storia. Ne sono prove certe le difficoltà del settore dell’istruzione che ormai non forma più adeguati “quadri” dirigenti e professionisti: i migliori studenti, al termine del loro percorso formativo, frustrati da una costante sottovalutazione del “merito” e da una sopravvalutazione di ben altre doti non sempre significative dal punto di vista delle relative competenze, trovano il loro spazio vitale in altri Paesi, dai quali difficilmente tornano: è questo da anni il vero drammatico “spread” che inficia l’ingente impiego di risorse a fondo perduto. I dati sono di un’evidenza assoluta anche per il settore del Turismo nel quale il nostro Paese potrebbe eccellere, “dovrebbe” eccellere. Ne parleremo ancora in uno dei prossimi interventi.

Joshua Madalon

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PERCEZIONE E REALTA’ a partire dall’uccisione del giovane carabiniere a Roma

PERCEZIONE E REALTA’ a partire dall’uccisione del giovane carabiniere a Roma

con un’introduzione personale

Preferisco passeggiare e incontrare gente, scrutare i volti, ascoltare storie piuttosto che…rimanere fermi sul bagnasciuga o nuotare nell’acqua alta. Quando ero ragazzo, a mare ci andavo per incontrare amici e ragazze, con i primi si facevano memorabili partite a calcio più simili a quelle della Pallagrossa per alcuni aspetti tecnici, la sabbia, ed in più di un caso gli ostacoli (scogli e bagnanti) e il leggero declivio del campo. Con le seconde si intrecciavano storie molto spesso unilaterali e rese impossibili da recondite promesse secretate nelle stesse famiglie. Nondimeno gli sguardi e gli ammiccamenti promettevano possibili trasgressioni.

Quando si torna a casa, non sempre, ora che l’età avanza ed occorre fare i conti con questa realtà, ci capita di rivederci negli sguardi e nei portamenti dei giovani. Tanto tempo è passato e le tecniche di comunicazione sempre più avanzate utilizzano altri codici, che ci escludono. Anche i luoghi si sono andati modificando e non li riconosciamo più. I canali di tramissione sono innumerevoli ed immensi e non si connettono tra di loro. La sensazione che noi abbiamo è che questo abbia drasticamente ridotto i rapporti umani non tanto e non solo tra generazioni diverse, come naturalmente accadeva quando ero giovane ma anche e soprattutto oggi tra le generazioni omologhe: ho detto ridotto e non annullato, in quanto il livello virtuale è diventato egemone e vincente e produce scarsi avanzamenti nelle conoscenze, troppo spesso costruite su basi percettive e non scientifiche. Si comunica ciò che si considera “atteso” per costruire certezze fasulle su situazioni di comodo che generano consensi. E’ il marketing della comunicazione.

Ora io scrivo su un mio Blog: ho un limitato gruppo di utenti Facebook che vi hanno aderito (il consueto “like”) spontaneamente o dietro un mio invito. Io, penso che loro lo sappiano, non scrivo attendendo il loro consenso. Utilizzando la semplicità espongo il mio pensiero.
In pratica esercito la mia interpretazione di cittadinanza attiva anche attraverso la narrazione e soprattutto la metanarrazione.

Questa mattina riflettevo sul caso del “carabiniere” ucciso a Roma. Un fatto tragico e doloroso. E’ accaduto però che questo omicidio sia stato immediatamente interpretato a livello percettivo come se fosse stato commesso da nordafricani violenti rappresentanti di alcune di quelle comunità che da alcuni anni – forse decenni – bussano alle porte della nostra terra. Ed è partito un fuoco di fila comunicativo che accentuava odio e cattiveria nei confronti di tutti loro.

Certamente molti di coloro che alimentavano quel rullo di tamburi erano ben felici di poter screditare in toto sia quelle comunità sia coloro che ne sostengono i diritti. Ci sono cascati alla grande, nel gioco della percezione, negata invece a piene mani nelle recenti campagne elettorali. Si alza il tono dello scontro nell’affermare appunto che l’insicurezza diffusa nelle città non sia collegata alla realtà, ma ad una sensazione epidermica, contraddicendo tuttavia i dati trionfalistici del Viminale che llo stesso tempo indicano un abbassamento dei reati.
Ed infatti è bastato poco per capire che non si trattava di nordafricani ma di rappresentanti di una comunità che gode la stima dell’opinione pubblica per il grado di civiltà e correttezza che esprime ma che tuttavia – come è normale – alcune volte non corrisponde alla realtà.

Joshua Madalon

Narrazioni d’estate per chi non ha avuto pazienza ed attenzione nei giorni scorsi – Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri

Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori.

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“Sarebbe bello portarci Daniele e Lavinia!” Mary era rimasta incantata da quel percorso guidato al quale già per due volte insieme a Jo aveva partecipato: la Grotta di Seiano sin dalla loro giovinezza aveva attratto l’attenzione ogni volta che si passava davanti ai cancelli “chiusi” oltre i quali si intravedeva una alta ed ampia feritoia nel tufo della punta estrema di Posillipo che si spingeva nel Golfo di Coroglio, Nisida e Bagnoli. “O forse lasciare che ci vadano da soli. Certo, però, potremmo prenotare: quando arriveranno sarà già agosto e potremmo non trovare posto” ribattè Jo, sempre entusiasta di organizzare per sè e per il resto degli amici e della famiglia.

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“U no’ Nonno!, quanti anni hai?” “72” I giovani che Jo aveva incrociato mentre scendevano baldanzosi e sicuri verso la spiaggia della Gaiola stavano risalendo: non avevano trovato un solo posto libero sulla scogliera. Era già suonata la prima ora del pomeriggio e i tanti giovani che erano scesi giù lungo la stradina avevano riempito quasi tutti gli spazi disponibili: gli scogli erano tappezzati di teli da mare e di corpi ricchi di vitalità. Mentre con Mary risaliva lentamente, rapidi e garruli si avviavano verso il basso scendendo gli ultimi cento e più scalini. “Voglio vedervi quando salirete”. E infatti dopo una sosta per Mary e Jo poco sopra la fine degli scalini, il gruppo faceva ritorno forse deluso ma non dòmiti nella loro naturale arroganza. “Ah però ci ha un buon passo!” e Mary soggiunse “Da giovane è stato un maratoneta” esagerando e aggiungendo “E poi non fuma”.

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Al deskpoint a cento metri dal Belvedere di Coroglio c’è l’ingresso della Grotta. Da alcuni anni un’Associazione culturale ha riaperto il percorso ed organizza visite guidate: d’altra parte non sarebbe nemmeno giusto e consigliabile un accesso libero, soprattutto per i costi che dovrebbero essere a carico dello Stato. Mary e Jo sono sicuri che avranno le risposte ai loro quesiti, che in parte Jo già conosce, avendo maggiore pratica sulla consultazione dei siti, ma ci sono dei punti meno chiari da sviluppare. “Vorremmo fare la visita della Grotta e del Pausilypon e poi proseguire con la barca; vorremmo però sapere meglio il punto poi di arrivo.” Il problema è che dopo la visita del sito sulla media collina vi è la possibilità di proseguire scendendo verso il mare per un’esplorazione dell’Area protetta su una piccola imbarcazione dotata di una carèna piatta trasparente. Alla fine della visita non si può ritornare per il sito e la Grotta ma bisogna risalire dalla Discesa Gaiola. Mary e Jo si chiedono dove si può parcheggiare: in pratica sarebbe un vero disastro dover fare ritorno a piedi salendo verso il Parco virgiliano e poi discendendo verso Coroglio – un giro lungo non meno di un chilometro – verso il parcheggio nei pressi dell’ingresso di partenza, quello della Grotta di Seiano. La soluzione sarebbe che qualcuno di loro facesse ritorno con il gruppo dei visitatori che non optassero per il proseguimento in barca, ritirasse l’auto e scendesse giù dall’alto dell’anello del Parco virgiliano verso la Gaiola.

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori…e poi ci sono le ellissi, quella specie di buchi neri narrativi che lasciano ai lettori la libertà di immaginare quel che è avvenuto.

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Tutto facile?

Jo, raggiunti gli anni di lavoro prescritti nella Scuola, era andato in pensione. E da allora aveva ripreso a ritornare molto più frequentemente alla sua terra. Insieme a vecchi e nuovi amici aveva proposto o partecipato ad iniziative culturali, quasi sempre collegate al mondo classico, ispirate dalle suggestioni mitiche che il territorio flegreo forniva a pieno e dai ricordi dei venti anni coscienti. La Grotta di Seiano a quel tempo, anni Cinquanta, era praticamente ignorata sia dagli studiosi sia dalla gran parte dei residenti. Forse alcuni più anziani ne avevano contezza per l’utilizzo di spazi protetti (i rifugi) nel periodo dei bombardamenti che tra il 1940 ed il 1944 distrussero la città e provocarono innumerevoli perdite umane tra la popolazione civile. Solo negli ultimi anni lo spazio è stato ripulito e posto a disposizione dei visitatori.

Mary si lascia condurre e Jo, rimessosi alla guida dell’auto, percorre la Salita Coroglio (eh già ma la toponomastica dice “discesa”: chissà perché?!) deciso a consultare il moderno oracolo di Google Map solo dopo aver raggiunto il culmine nello scollinamento. Jo si ferma un attimo attratto da una decina di tir parcheggiati e da un brulichio di operatori. Legge le intestazioni “Cinetecnica” e si rende conto che sono parte di un set cinematografico allestito o da allestire e la sua curiosità è immensa e la passione di una vita riemerge ma non c’è tempo per i ricordi: bisogna trovare la strada. Si ferma. Apre l’app, scrive “discesa della Gaiola” e attende il responso. Niente. Forse non c’è linea.Riprova. Niente. Poi dopo altri due tentativi “20 minuti” scrive Google. Jo è convinto che qualcosa non funzioni. Vorrebbe lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Mary intanto si è affacciata ad uno chalet per chiedere informazioni.

L’imbocco della stradina è angusto: un’auto media forse riesce a passarci. Intanto qualcuno risale a piedi e qualche altro in vespa. Sulla strada c’è una pattuglia di Polizia municipale. Jo è accaldato. Fa manovra con grande difficoltà, la strada è ingobbita dai tronchi dei grandi pini che affiorano dall’asfalto dei marciapiedi.L’ora è tarda per chi voglia andare al mare: il sole è già a picco sulle teste e la canicola imperversa. Gli stessi vigili sostano all’interno della vettura, mantenendo la temperatura del condizionatore ad un livello gradevole. Non sa che fare, Jo. C’è un cartello che ammonisce a non entrare, riservando questo privilegio ai condòmini. Eppure laggiù ci sarà una spiaggia, c’è il mare. Fa segno quasi spazientito al vigile, che gentile forse comprendendo il disagio (non è da tutti i vigili, però!) apre il finestrino, sporge la testa e conferma che non si può accedere, che non c’è spazio per manovrare veicoli a meno che non si acceda verso una delle ville, ospiti o meno dei proprietari. Bisogna dunque parcheggiare e proseguire a piedi. Lo avevano lasciato intendere le due guide alla Grotta, ma Jo, soprattutto lui sognatore ormai irrecuperabile, non aveva voluto dar credito a ciò che in fondo non piaceva sentirsi dire, in quella condizione climaticamente difficile.

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…e Jo vede una Sirena!

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

Jo vede una Sirena.

Al gabbiotto, varcato il cancello, Mary e Jo precisano che non sono interessati alla visita che, dalla folla variopinta che gironzola intorno alle aiuole, sta per iniziare. “Vorremmo sapere quando e come poter prenotare una visita “Terra-Mare”. “Non la gestiamo noi; noi abbiamo solo la possibilità di farvi visitare la Grotta ed il Parco archeologico. Chiamate questo numero per le altre opzioni: c’è la possibilità di praticare lo snorkeling, il diving e noleggiare un kayak oltre al percorso Terra-Mare integrato comprendente la visita di Grotta e Parco Archeologico e l’utilizzazione della barca Aquavision per un percorso guidato via mare”. Jo vuole sapere però come organizzarsi una volta parcheggiata l’auto nello spazio antistante il Belvedere Coroglio, quello prospiciente la spiaggia omonima e l’Isola di Nisida. “Scusate, è possibile portare giù l’auto verso la Gaiola?” “E’ difficile trovare un posto e comunque non si arriva fino alla spiaggia” la risposta della Sibilla locale. Mary e Jo ritornano all’auto e si avviano per una ricognizione.
Il luogo, malgrado il caldo di una giornata estiva in una parte di essa – l’una e mezza – decisamente inopportuna da godersi per chi ha più di 65 anni, è da annoverarsi tra i mozzafiato. A Jo stranamente ricorda le cascate del Niagara o la vista del Gran Canyon, è di quelli che ispirano i poeti “Dovunque il guardo giro” e fanno diventare credenti per un lampo di vita gli atei “immenso Dio, ti vedo”. Blocchi di pietra lavica misti a tufo, manufatti di epoca romana mescolati a materiale piroclastico e costruzioni più recenti, risalenti a fine Ottocento. Più sopra i resti di un complesso residenziale del I° secolo dopo Cristo, con una villa arricchita da un teatro, un ninfeo e delle terme.

Non è stato facile accedere. La spiaggia, piccola, era già piena di teli: e la scogliera non tanto ampia da contenere tutti i pretendenti. Molto stretto lo spazio per chi, come Mary e Jo, volessero percorrerlo. “Lassù, dovete salire lassù” una giovane ragazza indica il luogo cui accedere “Lì c’è l’ufficio del Centro Studi della Gaiola”. C’è uno spazio protetto da un cordone: Mary vi accede, Jo invece lo aggira. Entrambi arrivano alla base di una scalinata dove c’è una lunga fila di giovani che appaiono in attesa di poter entrare.

La stradina che dall’alto della rotonda della Rimembranza scende giù verso la Gaiola intorno all’una con un caldo asfissiante è percorsa da molti giovani che vanno e pochi che ritornano. Jo fa di tutto perché Mary utilizzi la sfera d’ombra sempre più risicata. L’atmosfera è quella di un paese come tanti in una campagna sul mare; ricorda gli anni giovani nell’isola e qualche incursione in Riviera, quella sorrentina ed amalfitana. Profumi di zagare e limoni, non di certo dissimili da quelli idilliaci di Eugenio delle Cinque Terre. Mary e Jo sono fortunati: vivono intensamente la loro età matura godendo dei frutti e delle emozioni che la Natura a piene mani liberamente spande.
C’è un muretto di mattoni di tufo, oltre il quale si accede alla parte riservata ai giovani che attendono di poter entrare, lo spazio è molto ristretto e non può ospitare tutti. Il cancelletto è custodito a chiave da una sorta di secondino che tiene in carcere i liberi e libera i carcerati. Su quel bordo Jo intravede una Sirena; ha le sembianze di una dolce fanciulla, non ha la coda ma si crogiola là come una lucertola rupestre.

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Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri – 4

Nell’ultima parte della discesa Gaiola la strada non è più percorribile da alcun mezzo, nè auto nè moto. C’è un angusto ingresso che somiglia ad un viottolo di campagna ed in qualche modo lo è. Si abbandona la strada asfaltata lungo la quale c’è l’annuncio di quel che il viaggiatore riuscirà a vedere. Lui crede già di aver visto il Paradiso, ma in realtà quel che gli si propone è solo un timido scorcio che in ogni caso cerca di ingabbiare nel suo smartphone semmai con un selfie testimoniale. C’è in ogni caso il silenzio tipico della controra in un ambiente agreste: qua e là si notano, lanciando gli sguardi attenti, attrezzi dell’agricoltura enologica: tini, torchi, scalette di legno. Dopo i primi cento metri di strada sterrata comincia il serpente di gradini di una lunga scalinata che si interrompe semplicemente quando si passa sempre in discesa un po’ meno ripida davanti a due file di abitazioni basse tutte restaurate per l’uso turistico, ricordo di un villaggio di pescatori. A Jo vengono in mente altre scalinate verso il mare, a Capri, a Sorrento. In modo particolare anche quella che porta alla spiaggia di Chiaia a Procida. E ricorda la celebre “Scalinatella”, una delle canzoni più famose della tradizione napoletana.

C’è anche per la devozione tipica della gente di mare una piccola Cappella. Sopra bassi e stretti gradini alcune fanciulle non si sa se in attesa di riprendere il cammino verso il mare o verso la collina stanno sedute. Mary e Jo scendono con la curiosità di chi pur non conoscendo il cammino ne coglie consapevolmente le suggestioni evocanti della giovinezza. Baldanzosi ragazzotti in frotte veloci corrono verso il mare che si intravede soltanto con degli squarci di promesse. “Vi voglio rivedere quando risalirete” Jo dice tra sè, ma forse uno di loro lo sente e gli lancia uno sguardo silenzioso di sfida.
Mentre si scende c’è qualcuno che risale lento mogio e deluso “Non c’è un lembo di spazio!” ed è per questo che Jo ha vaticinato il loro rapido ritorno.
L’ultima parte del viaggio verso il mare è fatto ancora di scale: due giovani volontari dispensano informazioni generali sul Parco e sulle possibili attività, al di là del puro e semplice tuffo “dove l’acqua è più blu”! Jo li ringrazia chiamandoli “Eroi” e si guadagna un sorriso lungo tutto il tempo che trascorre tra la discesa e la risalita.
Lungo la strada del ritorno Mary e Jo salgono lenti e affaticati. Si fermano più volte: la parte più dura è proprio quella della scalinata. Il borgo però accoglie con una leggera ombra ed una brezza che comincia a venire su dal mare. “Porti….orizzonti…e alati messaggeri vengano a voi a lenire la vostra stanchezza” un signore dall’apparente età di settanta che dice di averne ottantasei li accoglie con una brocca di acqua fresca e limoni. Si chiama Gabriele, racconta sprazzi della sua vita e di tanto in tanto tra questi emergono brani in versi. E’ un moderno aedo la cui ricchezza la Fortuna riserva a chi sa cogliere simili occasioni. E si annulla ogni stanchezza in questo abbandono idilliaco della Natura e dell’Uomo indistinti.

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