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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… 2

Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… 2

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori…e poi ci sono le ellissi, quella specie di buchi neri narrativi che lasciano ai lettori la libertà di immaginare quel che è avvenuto.

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Tutto facile?

Jo, raggiunti gli anni di lavoro prescritti nella Scuola, era andato in pensione. E da allora aveva ripreso a ritornare molto più frequentemente alla sua terra. Insieme a vecchi e nuovi amici aveva proposto o partecipato ad iniziative culturali, quasi sempre collegate al mondo classico, ispirate dalle suggestioni mitiche che il territorio flegreo forniva a pieno e dai ricordi dei venti anni coscienti. La Grotta di Seiano a quel tempo, anni Cinquanta, era praticamente ignorata sia dagli studiosi sia dalla gran parte dei residenti. Forse alcuni più anziani ne avevano contezza per l’utilizzo di spazi protetti (i rifugi) nel periodo dei bombardamenti che tra il 1940 ed il 1944 distrussero la città e provocarono innumerevoli perdite umane tra la popolazione civile. Solo negli ultimi anni lo spazio è stato ripulito e posto a disposizione dei visitatori.

Mary si lascia condurre e Jo, rimessosi alla guida dell’auto, percorre la Salita Coroglio (eh già ma la toponomastica dice “discesa”: chissà perché?!) deciso a consultare il moderno oracolo di Google Map solo dopo aver raggiunto il culmine nello scollinamento. Jo si ferma un attimo attratto da una decina di tir parcheggiati e da un brulichio di operatori. Legge le intestazioni “Cinetecnica” e si rende conto che sono parte di un set cinematografico allestito o da allestire e la sua curiosità è immensa e la passione di una vita riemerge ma non c’è tempo per i ricordi: bisogna trovare la strada. Si ferma. Apre l’app, scrive “discesa della Gaiola” e attende il responso. Niente. Forse non c’è linea.Riprova. Niente. Poi dopo altri due tentativi “20 minuti” scrive Google. Jo è convinto che qualcosa non funzioni. Vorrebbe lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Mary intanto si è affacciata ad uno chalet per chiedere informazioni.

L’imbocco della stradina è angusto: un’auto media forse riesce a passarci. Intanto qualcuno risale a piedi e qualche altro in vespa. Sulla strada c’è una pattuglia di Polizia municipale. Jo è accaldato. Fa manovra con grande difficoltà, la strada è ingobbita dai tronchi dei grandi pini che affiorano dall’asfalto dei marciapiedi.L’ora è tarda per chi voglia andare al mare: il sole è già a picco sulle teste e la canicola imperversa. Gli stessi vigili sostano all’interno della vettura, mantenendo la temperatura del condizionatore ad un livello gradevole. Non sa che fare, Jo. C’è un cartello che ammonisce a non entrare, riservando questo privilegio ai condòmini. Eppure laggiù ci sarà una spiaggia, c’è il mare. Fa segno quasi spazientito al vigile, che gentile forse comprendendo il disagio (non è da tutti i vigili, però!) apre il finestrino, sporge la testa e conferma che non si può accedere, che non c’è spazio per manovrare veicoli a meno che non si acceda verso una delle ville, ospiti o meno dei proprietari. Bisogna dunque parcheggiare e proseguire a piedi. Lo avevano lasciato intendere le due guide alla Grotta, ma Jo, soprattutto lui sognatore ormai irrecuperabile, non aveva voluto dar credito a ciò che in fondo non piaceva sentirsi dire, in quella condizione climaticamente difficile.

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…e Jo vede una Sirena!

Nuovi documenti sulla mia attività istituzionale in Circoscrizione – 19 giugno 2003 – 3 e ultima

La prima cosa bella a Pozzuoli 2015

Nuovi documenti sulla mia attività istituzionale in Circoscrizione – 19 giugno 2003 – 3 e ultima.

Un ruolo sostanziale lo ha avuto la Biblioteca Comunale di Prato, il suo Direttore Franco Neri e la signora Maria Battaglia: il loro lavoro è stato, ed è, inestimabile, così come l’impegno ed il lavoro dei diversi dirigenti ed Istruttori amministrativi delle Circoscrizioni. Per consolarli parzialmente potrei dire che il Comune aveva bisogno di uno staff che seguisse questo settore e questo Progetto potrebbe averne se non altro gettato le basi, mettendo insieme tutto il meglio delle competenze presenti sul nostro territorio. A tale proposito cosa si aspetta a dotare nuovamente il Comune e le Circoscrizioni di figure specifiche che seguano questo settore così chiaramente strategico della società dei nostri giorni e del nostro immediato futuro? Ad essere sinceri, quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, questo era uno dei nostri obiettivi più importanti; poi si è, per motivi seri e contingenti, un po’ persa la bussola: oggi siamo qui a sperare ancora sia possibile riavere a Prato uno staff tecnico e amministrativo capace di tener dietro alla barocca burocrazia della legislazione europea.

Non sembri, quest’ultima, una critica gratuita: è principalmente rivolta a quella straordinaria contraddizione che sono i “Circoli di Studio”, fiore all’occhiello della progettualità europea; come si fa a contemperare la libertà massima istituzionalizzata del concetto stesso di “Circoli di Studio” con la costrittività mortificante della burocrazia degli apparati di controllo amministrativo, che pure sono necessari? E’ una domanda semplice e difficile che purtroppo non attende risposte immediate.
Gli incontri preparatori che si sono svolti principalmente in Biblioteca, ma abbiamo anche utilizzato momenti privati per confrontarci fra un biscottino ed un caffè, sono stati, come sempre accade in queste occasioni, momenti di emissione e di immissione di diverse competenze: se eravamo già ricchi ne siamo emersi più ricchi; perché è in simili occasioni che si percepisce la vera qualità della vita, ed io non posso non ricordare un altro personaggio che ci ha lasciato nel bel mezzo di questa impresa, Eliana Monarca, alla quale tutti noi davvero dobbiamo molto e mi avrebbe fatto molto piacere continuare a lavorare con lei.

Credo che, nel concludere, proprio per significare anche la nostra precisa volontà, debba anche precisare che l’opportunità offertaci da questo Progetto possa servirci da insegnamento, sia considerando i lati positivi sia quelli negativi. Negli ultimi anni, infatti, sono partiti nella città di Prato, per volontà delle Circoscrizioni, alcuni progetti EDA estremamente interessanti; anche laddove non è stato possibile, per varie ragioni, coordinarsi, quei progetti, per la loro validità e per i risultati che hanno dato, sono tappe fondamentali del percorso EDA di tutta la città. Infatti il Coordinamento, così come io lo interpreto deve essere anche luogo, perché non accademico e teorico?, di confronto di esperienze diverse, che possono essere utili per tutti; ed è poi da quel luogo che possono emergere progetti comuni che coinvolgano non necessariamente tutte le Circoscrizioni.

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Le Circoscrizioni, in ogni caso, devono essere viste come luoghi centrali essenziali per far emergere la domanda e devono essere, nel settore dell’EDA, dotate di una loro specifica autonomia da esplicare attraverso il Coordinamento. Una precisazione tuttavia va fatta: vedo il Coordinamento non come una struttura a se stante, ma come un luogo nel quale essenziale deve essere il ruolo dell’Assessorato. La richiesta più volte espressa dalle Circoscrizioni di ricevere la delega per questo settore ha valore più di un riconoscimento per il lavoro svolto che di un vero e proprio passaggio di competenze; sarebbe infatti per tutti noi più utile che da parte del Comune cui noi ci riferiamo venisse un impegno a lavorare tutti insieme per costruire progetti comuni come quello per il quale oggi siamo qui, piuttosto che un’elaborazione teorica alla quale poi non segue una vera e propria forte affermazione politica. Se invece ci fossero passate le competenze più come una rinuncia ad occuparsene che una convinta operazione di decentramento, questo creerebbe solo un grave danno al settore dell’Educazione degli Adulti, e nessuno di noi potrebbe volerlo. Piuttosto, non sarebbe un grave delitto se, nel riconoscere praticamente la funzione delle Circoscrizioni, esse fossero rappresentate in modo più diretto all’interno del Comitato locale.
Questo Progetto “Gestire il cambiamento” deve dunque servirci ad andare avanti; l’esperienza dei Circoli di Studio (così come la consimile e pionieristica esperienza della Circoscrizione Sud) è forse l’elemento sul quale continuare a lavorare per il futuro. Per diversi motivi: 1) per il coinvolgimento diretto dei cittadini; 2) per la rivitalizzazione (o il non depauperamento) di alcuni luoghi di incontro e di aggregazione; 3) per la libertà di espressione che emanano; 4) per il forte entusiasmo che questo tipo di situazione crea; 5) per i risultati per struttura specifica sempre inattesi che essi riescono a produrre; 6) per i costi abbastanza esigui che comporta la loro organizzazione e la loro realizzazione. Quest’ultimo aspetto, per chi soprattutto nelle Circoscrizioni opera, è purtroppo centrale: le risorse sono esigue e le necessità aumentano.
Per finire, vorrei auspicare che nei prossimi programmi elettorali di coalizione sia comunali che circoscrizionali (ormai, tanto, come ho detto prima, ci siamo vicini) fosse possibile inserire una parte consistente di vera progettualità dedicata all’EDA; che si avviassero anche accordi e si stilassero convenzioni con le diverse agenzie formative presenti sul territorio per costruire interventi specifici nell’area non formale; che, nei fatti, si riconoscesse alle Circoscrizioni il ruolo specifico che hanno in questo settore.

Prato li 19 giugno 2003
prof. G. Maddaluno
Coord.to Comm.ni Cultura Circoscrizioni

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Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” – aprile 2008 – 4

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Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” – aprile 2008 – 4

Subject: Cos’è la Politica

Gentilissime\i
che io abbia prediletto Pasolini lo sapete. A Prato nel 2005 sono stato fra i pochi che lo ha voluto ricordare a trenta anni dalla tragica fine; non ero solo ma in questa città non erano molti coloro che hanno apprezzato il “ricordo” di un “rompiscatole”. Come sanno molti di voi, spesso ricordo Pasolini leggendo qualche brano, commentandolo, nelle diverse occasioni pubbliche. L’ultima volta, l’ 8 marzo, ho letto la “Ballata delle madri”. Sono convinto che Pasolini manca a tanti di noi; e manca ai giovani che non hanno dei punti di riferimento così controversi e dirompenti, non hanno chi dia loro ad esempio il consiglio di affidarsi “più ai dubbi che alle certezze” come faceva Pier Paolo. Ora, in questi giorni, mentre qualcuno dice che mi sente un po’ giù, mi sono trovato a rispondere che “mi aiutano le passioni” ed infatti ho visto e rivisto con maniacale attenzione alcuni documentari su Pasolini: ho soprattutto ascoltato le sue parole. Mi affascina la sua capacità di accogliere una “religione laica” o se vogliamo una “Laicità religiosa” che potrebbe anche farne malauguratamente un’icona del PD. Credo che Pasolini possa essere oggi utile, a patto che chi gli si avvicina sia disponibile a mettersi in discussione. Dove sono i giovani “impegnati” che vogliano mettersi in discussione? Spero di poterne trovare di “nuovi” perchè i “vecchi” sono ormai fin troppo vecchi pur avendo un aspetto giovanile.
Ora la Politica la si può anche fare ripercorrendo la Cultura dei nostri grandi più vicini a noi, rileggendone alcuni passi e verificandone i contenuti

Saluti. A presto
G.M.

Che cos’è la Politica? e che cos’è la Democrazia? che cos’è il Partito che abbiamo voluto chiamare Democratico?
Volevamo, o no, nel costruire il PD, rinnovare anche le modalità di accesso alla Politica? parlavamo di un Partito aperto, di un Partito nuovo, diverso da quelli che ci volevamo lasciare alle spalle; parlavamo di un Partito che avrebbe dovuto vedere abbattuti gli steccati non solo ideologici, utilizzando tutto il buono dei grandi valori ed abbandonando gli schematismi inutili delle appartenenze a questa o quella combriccola, un Partito che avrebbe dovuto sentirsi ricco delle differenze e soprattutto che avrebbe dovuto sapere valorizzare anche le “critiche”. E’ accaduto invece tutto il peggio di quel che poteva accadere: avevamo messo in conto che le antiche leadership avrebbero opposto una resistenza ufficialmente sotto una forma di continua dilazione delle scelte e di una decisa pur se silenziosa sottovalutazione degli elementi positivi che si andavano costituendo verso il PD nuovo. L’avevamo messo in conto ma non avevamo messo in conto che la malattia endemica del potere avrebbe coinvolto anche alcuni di quelli che apparivano sinceramente partecipi del processo verso il nuovo. Avevamo messo in conto tutte le possibili difficoltà ma siamo stati presi in un ingranaggio frenetico che ha fatto il gioco del pre-potere e che sta portando il PD attuale verso una situazione che solo fra una settimana riusciremo in qualche modo a giudicare. Abbiamo utilizzato e sentito utilizzare slogan sul PD fatto per i giovani, dove i giovani vengono soltanto utilizzati per la manodopera e dove la maggior parte della “vecchia guardia” di fatto decide per tutti. Abbiamo assistito ad un tempo preelettorale nel quale le scelte venivano prese di fatto così e così certamente si intenderebbe continuare a fare. A Prato decide forse la Coordinatrice, ma forse decide l’onorevole Giacomelli o forse decide Manciulli o forse decide Franceschini forse Veltroni.
E’ questa la Democrazia? E’ questo il PD? E’ questo il PD che se vuole realizzare un’iniziativa a livello decentrato la deve in ogni sua parte concordare con il Centro?
Bene. Sono fieramente all’opposizione di una simile procedura: questo non solo non è il PD che volevamo; non è nemmeno un Partito “democratico”. Con questo Partito non rinnoveremo un bel niente: ed infatti non servirà nè ridurre il numero nè i vantaggi dei Parlamentari. Non è questo quel che speravamo. Noi pensiamo ad un Partito che sappia indicare alle giovani generazioni una via diversa rispetto alla Politica che non sia più vista come una carriera ma come un vero e proprio servizio civile al quale ci si presta per brevi tratti della propria esistenza. Troppi sono davanti ai nostri occhi gli elementi negativi che caratterizzano la Politica degli affari, dei compromessi e delle clientele; è impossibile perpetuare questo stato di cose che può essere sopportato soltanto provvisoriamente con gesti umanitari nei confronti degli attuali fruitori di queste beneficenze. In tal senso tuttavia – se c’è qualcuno che ha segnali diversi li comunichi con urgenza! – non c’è alcun segnale. E dunque come pensate che si possa gioire di questo PD?
Confermo anche a quegli amici che hanno ritenuto concluso il lavoro del Comitato per il PD (quello detto Prato Democratica) che tale impegno proseguirà perchè non siamo soddisfatti di questo Partito; lo vogliamo come pensavamo e come non è: lo vogliamo diverso da DS e Margherita ed invece è ancora troppo collegato agli aspetti peggiori di quei due Partiti.

Ora pensiamo al voto; ma non dimentichiamoci che, subito dopo, come vada vada, dobbiamo lavorare di più alla forma Partito e dobbiamo “davvero” costruire il PD che vogliamo.

A presto. Giuseppe Maddaluno

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Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” aprile 2008 – 2

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Non rinnego quell’impegno; anche se avrei dovuto essere più prudente: i segnali funesti erano, a buon vedere, abbastanza chiari. Avevamo una grande difficoltà a ragionare in modo “libero” intorno al futuro di un Partito nel quale non si confrontavano soltanto passioni e ideali, ma forti interessi personali a difesa del mantenimento delle leadership, come dire gattopardescamente “cambiare tutto per non cambiare niente”

A coloro che storcono il naso quando alcuni di noi, come me, appaiono ipercritici e pregiudizialmente (non lo rinnego) sospettosi verso i cadeaux che a volte provengono da quella parte, consiglio di andarsi a rileggere le loro storie, intrise di fregature e delusioni, mentre erano nei loro bunker ideologici a ragionare di massimi sistemi.

Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” aprile 2008

Care\i amiche\ci

Era il lontano aprile 2007
Qualcuno, molto convincentemente scriveva:

“Il Partito Democratico potrà nascere solo così, dalla fusione, e non dall’accostamento, del pensiero della sinistra democratica e liberale, del personalismo cristiano, del com’unitarismo, dell’ambientalismo, di una parte di quella critica radicale della società che non è più ideologica e che si può ritrovare in un contenitore ampio, dei nuovi apporti culturali che il nostro tempo così veloce produce, dei linguaggi e delle forme di partecipazione che arrivano dalla Rete. E’ necessario che tutte queste culture, e le forze che a esse si richiamano, comprendano che per andare avanti dovranno superare alla radice la loro parzialità, la loro separatezza, la loro insufficienza. Non basta la sola somma di due Partiti come DS e Margherita, che pure sono indispensabili per la nascita del Partito democratico. Bisogna andare oltre, guardare allo spirito che contraddistingueva l’ Ulivo del ’96, a quella coesione di esperienze e di linguaggi, alla larghezza di quel perimetro che allora comprendeva Pds, Ppi, Rinnovamento italiano, i Verdi, lo Sdi. Si tratta di dare vita a una forza politica che possa aspirare al 40% dei consensi, che arrivi a essere, in Italia, tendenzialmente maggioritaria, in un contesto bipolare.”

“Partito Democratico Le parole chiave” a cura di Marco Meacci Editori Riuniti “Sintesi” di Walter Veltroni

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Dobbiamo buttare via quelle pagine? In meno di un anno si può fare davvero a meno di quelle argomentazioni?
Quel che ancor meno alla fin fine convince, in questa ultima fase, è anche l’affermazione – solo ad esempio – che se si governasse finalmente potremo fare a meno delle riunioni di maggioranza.
Sono preoccupato per questa deriva strisciante di presidenzialismo rampante- oltre che silente – che si è appalesato sin dai primi vagiti del neonato PD.
Ai lettori aggiungo che se governasse il “nostro” PD potremmo stare tranquilli; non ci sarebbe alcun bisogno di mettere in piedi discussioni; tanto decide tutto il leader.
E’ ovvio se le cose andassero bene che non mi preoccupo di mantenere viva l’attenzione su tutte le questioni importanti: una volta finita questa sagra dell’ipocrisia che rappresenta la Campagna elettorale, una campagna indistinta e non diversa da quella dell’opposizione.
Se le cose non andassero bene, avremo tempo per crescere. Chi oggi dispera lo fa o strumentalmente o ingenuamente. E forse di fronte a chi il “Presidente – ghe penso tutto mi” lo ha fatto ogni volta che ha potuto troveremo le ragioni comuni per rimettere nella giusta carreggiata la “DEMOCRAZIA”.
A presto. Giuseppe Maddaluno

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reloaded 20 giugno 2014 …come sempre… per chi vuole capire! chi non vuole capire si può anche astenere dal seguirmi (non perda tempo).

 

Cielo stellato

QUESTO BLOG APPARTIENE A GIUSEPPE MADDALUNO ED OGNI SCRITTO E’ DI SUO PUGNO (E LA RESPONSABILITA’ DI QUANTO SCRIVE E PUBBLICA E’ SUA) A MENO CHE NON VI SIA CHIARAMENTE SCRITTO IL COGNOME ED IL NOME DEL PROVVISORIO COLLABORATORE O LA FONTE DA CUI LO SCRITTO DERIVI

 

Cara amica e caro amico questo BLOG può essere anche “tuo”! Si occuperà di CULTURA in tutte le sue declinazioni: CULTURA scientifica, CULTURA ambientale, CULTURA economica, CULTURA sociale, CULTURA letteraria, CULTURA storica, teatrale, cinematografica… CULTURA in ogni senso. L’Italia, il nostro Paese ha vissuto e sta vivendo una profonda crisi per mancanza di CULTURA, per l’incapacità e la rapacità di una classe dirigente politica ed imprenditoriale che ha generato i populismi di Berlusconi, Grillo e Renzi che sono stati e sono i profondi persuasori di un popolo che non riesce più a decifrare i processi storici e politici per una profonda mancanza di riferimenti culturali.E’ chiaro che non posso nascondere la profonda delusione che provo nel conoscere la caratteristica di una parte dei “riciclati” e degli “imbucati” nelle diverse “squadre” che sostengono a livelli diversissimi il nuovo leader del Partito Democratico. Ed è anche per questo che non mi ci riconosco più! Punto

Questo Blog è dunque uno dei tentativi di fare “resistenza” a questo appiattimento generalizzato che si va diffondendo all’interno di una mutazione antropologica peggiore di quella di cui parlava Pasolini. Passi indietro in un baratro di ignoranza.

 

 

 

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BUON LAVORO

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BUON LAVORO

Buon lavoro. E non solo come gesto di cortesia ma soprattutto come auspicio di nuove aperture e possibilità nell’ascolto di quanto da parti contigue anche se concorrenti è stato detto e proposto allo scopo di migliorare le condizioni delle parti più deboli della nostra città. Un ascolto non limitato alla funzione fisiologica come troppe volte è accaduto ma che parta dal convincimento che nessuno, a partire da chi si è impegnato a costruire una nuova pagina di Sinistra in questa città, sia autosufficiente nella rappresentazione dei bisogni e delle emergenze e nella proposta di una ricerca di soluzione. Molte tra le critiche indirizzate al Governo di questa città nella passata legislatura sono concretamente legate a rilevazioni emerse nelle fasi consultive e sarebbe ingiusto se non del tutto sbagliato assumerle come strumentali all’ottenimento di consensi. Si può anche considerare che la base di riferimento sia esigua ma non per questo quel che è emerso va sottovalutato.
Dunque, buon lavoro a tutte/i coloro che da oggi in modo ufficiale ma anche da qualche giorno in modo ufficioso vanno impegnandosi in questa città per il bene dei suoi abitanti e per la cura del territorio e dell’ambiente. Non faremo mancare il nostro contributo critico, tenendo fede a ciò che è scritto non per formalismi burocratici ma per forte e serio convincimento nelle pagine del Programma.

Giuseppe Maddaluno

reloaded de “Una “Maddalena” del Terzo Millennio” intro, prima, seconda e terza parte in attesa della conclusione

reloaded de “Una “Maddalena” del Terzo Millennio” intro, prima, seconda e terza parte in attesa della conclusione

 

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Una “Maddalena” del Terzo Millennio

Sarà forse la “selva oscura” o una delle tante modalità con cui noi maschi sperimentiamo la nostra sessualità, mettiamo in gioco il nostro “appeal”, o ancor più intraprendiamo una ricerca quasi all’interno di un gioco di ruolo che nella conduzione “correct” dell’esistenza è considerata rischiosa, proibita; sarà tutto o in parte questo, ma forse sarà il bisogno naturale di aprirsi a nuove esperienze….e così nel finire dell’inverno come una marmotta o un ghiro ancora insonnolito che si risveglia ai tepori Claudio lancia un’occhiata a quegli annunci particolari attraverso i quali donne per lo più giovani si lanciano alla ricerca di maschi proponendo prestazioni meravigliose ed orribili allo stesso tempo, alcune delle quali per Claudio, che ha consapevolezza della sua forza e dei suoi limiti, sono praticamente impossibili. “Alla mia età” egli pensa a voce alta “ non bastano promesse di quel tipo, non ce ne vogliono di più, ne abbisognano di diverse!”. E allora si dà sotto a sfogliare le pagine con le offerte, gustandosi in senso estetico alcune forme femminili rotondeggianti e sinuose, scoprendo l’esistenza di sorprendenti cadeaux verso i quali Claudio prova immediato rigetto, fino a quando la sua attenzione non si sofferma sull’unica foto di un annuncio stringato e cortese nel quale una persona decide di farsi apprezzare attraverso un semplice scorcio anonimo di cosce in posizione più che casta e pudica…………………………………………..

  1. A chi abitualmente ricerca “sesso” su quei siti difficilmente quelle immagini possono bastare; ed anche l’”annuncio” nella sua stringatezza ed essenzialità dignitosa non risulta per niente carico di promesse allettanti. Claudio come un esperto giocatore di poker decide di “vedere” ma più che altro, vista l’unica foto, di sapere qualcosa di più. Innanzitutto si affida ad un indirizzo mail che non garantisce la verifica della ricezione del suo messaggio.
    Infatti passano alcuni giorni, durante i quali Claudio è preso dai suoi impegni ed ha del tutto dimenticato di controllare la sua mail riservata ed anonima, o meglio contrassegnata da un nickname improbabile; lo fa raramente anche perché vuole tenere per sè quelle storie, laddove si concretizzino. Ha anche dimenticato che nel contatto da lui richiesto ha lasciato un numero di un cellulare, anche quello riservato, che non utilizza mai ed a volte lo smarrisce, dimenticandolo nel fondo di un cassetto. E quando se ne ricorda e lo recupera, dopo aver digidato la password gli appare un messaggio laconico: “Contattami. Ci sono! Laura”. Claudio capisce che si tratta di quella ragazza: le parole e l’immagine che la presentano si congiungono. Il messaggio, però, è della sera avanti, lo ha inviato alle 23.31 ed ora sono le 19.40 del giorno dopo. Che fare? Claudio recupera il numero contando sul fatto che anche lei, Laura, avrà memorizzato il suo. E’ una domenica sera; c’è una certa tranquillità in casa: “Ciao. Sono Claudio. Laura?” “Sì” “Ti disturbo?” “Niente affatto. Sono, però…a casa di amici e…non posso parlare troppo. Mi richiami?” “…Scusami. Non accendo questo cellulare così spesso…certo che ti richiamo” “Allora sentiamoci anche più tardi verso le 23 quando sarò a casa, sola!”

«Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia», usava dire Bertrand Morane. Per tutta la vita è stato ossessionato e guidato dal fascino delle donne, e di certo gli sarebbe piaciuta la vista di tante paia di belle gambe al suo funerale…

Utilizzo come mio punto di riferimento proprio il testo collegato al film di François Truffaut “L’uomo che amava le donne” del 1977

 

Una “Maddalena” del Terzo Millennio – seconda parte

“Ma tu…dove abiti?”
Il telefono tacque…la voce, pensò Claudio, era giovanile….poteva avere l’età di sua figlia o anche di meno e non gli dispiacque di non aver accennato a contratti specifici…. e quella sera, dopo le 23, Claudio era già da più di un’ora nelle braccia di Morfeo e poi trascorse più di dieci giorni senza pensare tanto a quel contatto; dopo tutto….a quella età si diradano gli impulsi passionali e vengono sostituiti per lo più da considerazioni puramente estetiche… epidermiche ma non superficiali.
All’interno di quelle pulsioni si sviluppano in modo particolare i diversi sensi di cui gli umani dispongono fin dalla nascita ed a volte con il tempo si vanno perdendo ma non sempre capita che trovino un loro adattamento che li rende migliori e più attenti.

L’udito, innanzitutto, attraverso cui una voce e l’uso che ne viene fatto anche attraverso le scelte espressive e lessicali ti rende più familiare l’approccio: a Claudio in altre occasioni come quelle di cui ragioniamo ha dato molta noia, fino a farlo diventare ostile, quando a telefono senza conoscerlo (ma sarebbe lo stesso se a proferire tale termine con quelle modalità suadenti ed affettate fosse sua moglie) abusano del termine “a-mo-re” e si propongono apertamente con precisi e non richiesti dettagli. E poi l’olfatto che rende più gradevole il contatto umano con i profumi delicati e naturali di una pelle giovane in un ambiente sgombro di orpelli; ed il tatto, dalla prima stretta di mano sicura e forte ma non vigorosa fino alle carezze esplorative delle dolci sinuosità femminili. La vista, quella di un viso dolce, tranquillo, sereno, sorridente su un corpo aggraziato non eccessivamente abbondante nè smagrito; ed il gusto acquisito attraverso le labbra e con la lingua sin dai primi timidi, perchè non autorizzati del tutto, approcci.

Passano dunque un po’ di giorni e Claudio ritrova su uno dei fogli vaganti sui tavoli stracolmi di appunti il contatto di quella ragazza, Laura.
Forma di nuovo il numero, dopo un’iniziale titubanza.
Libero ma non risponde: c’è la segreteria ma a Claudio non piace lasciare messaggi, non lo fa nemmeno con gli amici.

E’ il tardo pomeriggio e deve uscire per raggiungere un gruppo di amici al Circolo. Come sempre fa, spenge il cellulare e lo lascia nel cassetto della sua scrivania: non ne ha bisogno, a casa sanno come fare per chiamarlo nel caso fosse necessario, ma non è mai accaduto.

 

fine intro prima e seconda parte (domani la terza)

 

J.M.

 

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Foto di Agnese Morganti

 

Una Maddalena del Terzo Millennio – parte terza

E’ sera tardi. Claudio è al computer nel suo studio, tranquillo. Scrive. Ha riacceso il cellulare privato inserendo la modalità silente. Ed ha provato anche a ricomporre il numero di Laura. Lo fa lanciando soltanto due squilli.

Mentre prepara un documento lo ha sotto gli occhi davanti al monitor. Ed è così che ad un certo punto nel semibuio della stanza il piccolo schermo si illumina: c’è un messaggio. “Ci sono”, breve ma chiaro. “Ci sono” e’ quasi mezzanotte. Tutto tace e l’ambiente è molto lontano dallo spazio notte della famiglia. Claudio tuttavia ha una forte titubanza a chiamare a quell’ora. E, poi, davvero non sa cosa dire; forse non sa come dirlo: la sua è una curiosità senile, non c’è un ardore maschile irrefrenabile e insoddisfatto. Di quella donna, peraltro, non sa nulla e si rifiuta di pensare a lei come ad una comune squillo. Quando l’ha sentita, in quelle brevi battute, l’ha percepita come fosse una sua amica con la quale avviare un rapporto di complicità. Non più di tanto. Di lei conosce la voce molto diversa da quella di “altre” che nei contatti si sono proposte; e conosce le sue cosce (almeno lui crede siano le sue), unica parte in vendita sui banchi del sito che ha visitato.

Claudio pensa che, forse, proprio a quell’ora nel silenzio della notte in quella parte riservata della casa sia sia il tempo migliore per rompere gli indugi; anche per capire meglio chi sia Laura.

“Ciao. Penso sia difficile che tu ti ricordi di me. Ci siamo sentiti qualche giorno fa. Eri a casa di amici”

“Sì, mi ricordo, ma…”

“Non ho potuto richiamarti prima, sono stato via alcuni giorni”

“Ah…ma allora?”

“Non ho avuto modo di pensare ad incontrarti, immagino che tu abbia inserito l’annuncio per questo, no?”

“Certamente…”

“Beh, diciamo la verità, sono molto curioso di conoscerti. Dove stai?”

“Io abito ad Agliana, ma ho un posto riservato a Lamporecchio. Quando vuoi venire?”.

Claudio, a quel punto, rompe gli indugi, aiutato anche dalla leggerezza della conversazione telefonica

“Va bene anche domattina, intorno alle 10. Sono a Prato, ci impiegherò un’ oretta, non sono un Nuvolari”

“Magnifico! Tu vieni su e quando sei a Lamporecchio mi richiami e ti do le ultime indicazioni per arrivare fino a casa mia. Hai il navigatore?”

“Sì, dai. A domattina, allora!”

Una di quelle casette a schiera utilizzate dal turismo estivo; Claudio ha ricevuto tutto in dettaglio.

Quella mattina si è alzato come sempre intorno alle 8. Ha detto alla moglie che usciva per uno dei soliti appuntamenti al Circolo e si è diretto verso Pistoia salendo sulle strade che si inerpicano lievemente sul Montalbano Ovest.

Laura così come aveva detto la notte prima, non appena lui aveva superato il cartello che indicava l’ingresso al paese, gli aveva fornito telefonicamente l’indirizzo, provando anche a descrivere bene le caratteristiche del luogo. Claudio aveva mostrato di sapersi districare sui meccanismi tecnologici che gli davano precise indicazioni ed aveva visto su Google maps il cancello corrispondente al numero civico.

“Quando sarò fuori parcheggerò e poi ti chiamo”. Poi impostò il navigatore e gli si affidò.

fine parte terza….

 

IN VIAGGIO VERSO NAPOLI – UN’UMANITA’ IN CAMMINO – parte terza

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IN VIAGGIO VERSO NAPOLI – UN’UMANITA’ IN CAMMINO – parte terza

E così mi permettono di scendere; anzi, mi aiutano a farlo. Li saluto e riassettandomi così come posso visto che la valigia non riesce a reggersi in posizione eretta mi avvio verso l’uscita. Avevo programmato di fermarmi a chiedere alcune informazioni ma con quei pesi da trasportare mi servirebbero almeno altre due braccia per stare comodo. Per fortuna avevo già fatto il biglietto della Metropolitana. Lo custodivo abbastanza nel profondo di una tasca interna della giacca pronto ad esibirlo al controllore sul treno, ma sorprendentemente Trenitalia si era decisa ad impedire ai portoghesi partenopei di entrare sulle banchine senza il titolo di viaggio e c’era un blocco invalicabile formato da tre giovani. Con cortesia per evitare le attese di frettolosi passeggeri, segnalo loro che mi facciano passare e che mostrerò loro il mio biglietto subito dopo averli superati ed aver riposto i miei bagagli. Con qualche lieve difficoltà motoria riesco ad estrarre il foglio su cui avevo stampato il doppio viaggio della giornata, e devo faticare non poco a farglielo interpretare: sono ancora un po’ inesperti.
C’è la solita umanità rumorosa anche se condizionata sempre più fortemente dalla modernità ad una solitudine dialogante. A volte mi chiedo se tutta questa moltitudine, nella quale mi inserisco, non sia connotata da follia. Fatico a scoprire sprazzi di felicità, ancor più in questo indaffararsi frenetico e non riconosco nemmeno più quel fatalismo ben tipico dei partenopei, sintetizzato in quel defilippesco “Hadda finì ‘a nuttata”. La “nuttata” è ancora lunga e non finisce mai; a volte sembra quasi che neanche la guerra sia finita: le macerie sono ancora tutte in attesa di una perenne ricostruzione.
Come sempre, quando un treno è appena partito le banchine sono vuote ma poi man mano che si attende il prossimo si rimpinguano e ti viene in mente il traghettatore infernale della “Commedia”.
Montare sul treno è un’altra impresa sia per la folla che per il peso dei bagagli e la distanza a cui sollevarli. Il treno della Metro non è fatto per turisti come noi: non c’è un posto dove sistemare i bagagli; non c’è un posto sicuro. Hai sempre la percezione che possano sparire ed allora dai fondo a tutti i tentacoli possibili a disposizione per abbrancarli, sostenerli, difenderli da un pericolo che in generale poi non c’è.
Chi sale e chi scende, chi scende e chi sale. A telefono sberciano, dialogano amorevolmente senza ritegno alcuno, stringono accordi non sempre chiari, si danno appuntamenti.
In uno di questi vani c’è qualcuno che risponde e “Sì, siamo sul treno che sta arrivando adesso a Mergellina, tra qualche minuto saremo a Campi Flegrei. Tu, dove stai?…Ah, allora ci vediamo, ti aspettiamo…”
Accanto nell’altro vano c’è una signora sola che snocciola i grani di una coroncina da preghiera e legge un librettino con immagini sacre da cui attinge speranze per la sua eternità.
A Campi Flegrei di solito il treno si ferma qualche minuto. Gli ingegneri ferroviari hanno scoperto che per far viaggiare i treni in orario basta allungare i tempi.

Alla fermata sale un signore segaligno.

….fine parte terza….

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IN VIAGGIO VERSO NAPOLI – un’umanità in cammino – parte seconda

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IN VIAGGIO VERSO NAPOLI – un’umanità in cammino – parte seconda

La giovane veniva da Reggio Emilia e quando dal treno ci si è affacciati sul Tirreno ha esclamato “Il mare!” come una bimba e si è illuminata nel volto; allo stesso modo ma più maturo e disincantato i due americani, che evidentemente sapevano che l’Italia si allunga sul mare si apprestarono ad aprire i loro smartphone per riprendere il magnifico panorama del golfo di Gaeta. Avevo anche pensato poco prima di fare mostra delle mie conoscenze ed indicare ai miei provvisori compagni di viaggio l’altura del Circeo, che si erge a dominare l’area di Sabaudia e di Terracina ed era un’isola al tempo, se ci fu un “tempo”, di Ulisse e della maga. Ma non lo feci. Non potei trattenermi tuttavia allorquando miracolosamente grazie a congiunture climatiche favorevoli mi accorsi che con inusitata chiarezza si intravedevano le isole dell’arcipelago pontino, soprattutto Ponza e Ventotene. E gliele mostrai, utilizzando anche Google Maps. Nulla di emozionante avvenne poi fino a pochi minuti prima dell’arrivo a Napoli. Avevo anticipato un po’ tutti gli altri passeggeri, smontando i voluminosi bagagli dalla griglia superiore e sistemandomi nella parte anteriore del treno pronto a scendere non appena fossimo arrivati a destinazione. Il treno di solito si ferma per attendere il segnale di via libera e così lanciai uno sguardo verso la montagna che sovrasta il golfo: era cupa e minacciosa dalle nuvole nere che la sovrastavano. Mi ritornava alla mente il Leopardi de “La Ginestra” che riflette sulle condizioni dell’uomo pur con un sottile filo di speranza residua. Non appena il treno si è mosso, ho rivolto lo sguardo dalla parte opposta: un aereo decollava da Capodichino e mi ricordava che il giorno dopo sarei andato con metropolitana e navetta ad aspettare Lavinia che verrà da Parigi per una sua nuova incursione nella cultura storica dell’ateneo partenopeo; subito dopo ho rivisto la struttura esterna del Cimitero di Poggioreale, il Cimitero monumentale della città, una egregia summa della grande Cultura di questa città, dove riposano tra gli altri Benedetto Cairoli e Benedetto Croce, Francesco De Sanctis e Salvatore Di Giacomo, Vincenzo Gemito e Saverio Mercadante, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani e il grande incommensurabile Antonio de Curtis; poco distante dall’altro lato ho intravisto il Rione Luzzatti, assurto a memoria culturale nazionale – ed internazionale – grazie alla penna di quella misteriosa persona che è Elena Ferrante (donna? o uomo?) con le vicende della sua opera “L’amica geniale”; e lo skyline del Centro Direzionale che sovrasta come una Gotham City casareccia tutta l’umanità diversa per tanti motivi che sotto di esso si arrabatta alla meglio per sopravvivere.
Gli americani intanto si sono affacciati con i loro bagagli immensi come le loro praterie e le distanze e mi chiedono da che parte si scenderà “Mah, chi lo sa!” faccio con la mia mimica e capiscono perfettamente il mio muto linguaggio. Sorridono quando capiscono che toccherà loro scendere per primi, visto che mi trovo dalla parte opposta, ma sono gentili e forse sono anche un po’ pragmatici: d’altra parte anche se mi lamento ho molto meno bagagli di loro.

fine parte seconda …..

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Joshua Madalon