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LA CICLABILE DI SAN PAOLO A PRATO – Esempio di uno “spreco” che non sa di essere tale

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La “ciclabile” di San Paolo a Prato – Esempio di uno “spreco” che non sa di essere tale di J.M.

A volte l’Amministrazione non sa cosa fare per un Quartiere e si inventa delle soluzioni che sono peggiori dell’inazione. E’ infatti uno di questi casi quello di cui parleremo qui: la “ciclabile” di San Paolo. E’ accaduto che l’Amministrazione di Centrodestra si sia trovata in “debito” elettorale con la popolazione di San Paolo ed abbia avuto la necessità di investire su quel territorio; vi erano dei “fondi” regionali che stavano per scadere e che riguardavano “interventi a favore dell’ambiente e dell’ecosostenibilità”, interventi tipo “ciclabili” per incentivare lo spostamento ecologico delle persone. Interventi che erano stati già preventivati nella legislatura 20042009 e che riguardavano sia la manutenzione delle ciclabili esistenti sia la messa in opera di nuovi percorsi che dalla “periferia” si collegassero al Centro storico. Per San Paolo era stato previsto un percorso che dalla stazione di Borgonuovo si dirigesse verso il Centro in una linea più che altro parallela a quella ferroviaria. Ma vuoi mettere una linea retta banalissima con una a zig zag fra le stradine di San Paolo? Ecco, crediamo che i tecnici del Comune si siano rifiutati di procedere in un progetto così ovvio privilegiando scelte avveniristiche  per le emozioni ed i pericoli da affrontare ad ogni giravolta; in effetti è evidente che chi si mette in bicicletta voglia provare anche qualche brivido, no? Penso che si siano chiesti, per l’appunto, se non valesse la pena costruire qualcosa che somigliasse un po’ di più alle “Montagne russe” al posto di una noiosa lunga e diritta linea rossa. Tra le altre cose quest’ultima avrebbe attraversato luoghi tranquilli e poco trafficati, mentre quella prescelta presentava insidie ad ogni passo sia per la presenza di “passi carrabili” sia per gli attraversamenti su strade molto intensamente praticate. Ma, si sa, l’uomo è sognatore ed ha bisogno di mostrare che sa inventare e pensare, per cui a San Paolo ci si è trovati di fronte ad un Progetto che faceva invidia alla Danimarca ed alla Svezia, che non mancheranno di venirlo a studiare. Il percorso, straordinario, ha avuto anche il pregio di passare davanti a molti passi carrabili in pendenza, davanti alle porte di molti negozi, sopra tombini pubblici (Publiacqua)  e privati (pozzi neri); percorre uno spazio riservato esclusivamente al mercato settimanale e si interrompe provvisoriamente nell’ingresso con tornelli ad un viale di uno dei Giardini pubblici del Quartiere; inoltre entra in almeno tre casi in strade trafficate con scarsa e difficoltosa visibilità. Ora, è chiaro che – essendo cambiata l’Amministrazione (da Centrodestra a Centrosinistra) – a qualcuno potrebbe venire la voglia di chiedere che questo obbrobrio sia eliminato. Sarebbe una iattura e quasi certamente non lo avremmo chiesto nemmeno se la caratteristica dell’Amministrazione non fosse cambiata; intanto perché è bene che rimanga a memento di come si sprecano i soldi pubblici fingendo di saperli utilizzare. E poi perché il danno sarebbe maggiore; l’avessero potuto chiamare, quell’intervento “cura ed abbellimento del Quartiere” sarebbe stato accettabile: ma la “ciclabile” no, anche perché ora che avete letto questo articolo provate a passarci, magari fatelo anche con una bicicletta. Intanto vi troverete pressochè soli (i lettori di questo Blog non sono tanti ed i frequentatori sono rarissimi) e poi potrete verificare gli addebiti che poniamo. La nuova Amministrazione faccia tesoro di questa esperienza; fra l’altro in essa (in posti chiave!) si trovano anche alcuni strenui difensori del tracciato della “ciclabile” che, per contrappasso, inviterei a frequentare quotidianamente anche per recarsi in Centro. Eh sì, perché in difesa di quell’ obbrobrio di cui i “tecnici” (che sono peraltro sempre gli stessi di prima) si vantano, si sono schierati anche alcuni alti dirigenti del Partito Democratico, che non hanno voluto – se non in minima parte quando si è cercato di limitare i danni – ascoltare le ragionevoli critiche. Occorre dire anche che alcuni pseudo verdi ecologisti d’antan nel corso dei dibattiti telematici senza mai venire a verificare in diretta i motivi dei dissensi espressi hanno difeso a spada tratta la “ciclabile” fidandosi esclusivamente del sostantivo o aggettivo che dir si voglia a dimostrazione che la battaglia per noi concreta veniva interpretata solo in chiave ideologica. E non bastava premettere “non abbiamo nulla in contrario per le “ciclabili”” per convincere della nostra buona disponibilità per la salvaguardia dell’Ambiente. Eppure avevamo ingaggiato contese con l’Amministrazione chiedendo anche che i fondi previsti per l’obbrobrio fossero destinati alla manutenzione delle ciclabili esistenti; ma non eravamo stati ascoltati. Ora, con il cambio di Amministrazione, non siamo affatto convinti che l’atteggiamento possa cambiare. Anche perché i “tecnici” che hanno partorito il progetto sono sempre lì al loro posto. A proposito, che fine hanno fatto le bici di BICINCITTA’ di via Toscanini?

 

Biciincittà

UN INVITO AI LETTORI DI QUESTO BLOG

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JOSHUA MADALONImmagine mia

Questo Blog è “aperto” alla collaborazione di ciascuno di coloro che vorranno parteciparvi. In questa fase “iniziale” è del tutto evidente che la partecipazione non può che essere per “passione”. Non esiste un target precostituito né una linea prefissata. Quello che è il mio pensiero non costituisce in alcun modo pregiudizio verso il libero pensiero di chicchessia purchè non si travalichino i limiti del buon gusto e non si rechi offesa ad alcuno.
Invito dunque tuttei coloro lo desiderino ad inviarci loro proposte in tema di Cultura – Politica – Narrativa. Ad ogni buon conto potete inviare anche proposte su tematiche che non abbiamo ancora avviato nel nostro primo mese di presenza.

JOSHUA MADALON

EN ATTENDANT (MA NON GODOT)

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Il mio amico Lucio si è affrettato (ha fatto bene e gli sono molto grato) a dire che non condivideva ma pubblicava il mio  post. E’ inequivocabile che non si possa rendere chiaro a chi non  ha vissuto dall’interno alcune stagioni importanti della Politica italiana il “malessere” che si prova nel vedere mettere in discussione alcuni capisaldi della Democrazia italiana da parte di una “maggioranza” di beneficiati dalla Politica che tartufescamente si ergono a rinnovatori e demagogicamente si presentano come “riformatori” annunciando quotidiane rivoluzioni che cambieranno il volto del Paese sostituendo le facce ma non modificando di una sola virgola i “metodi”. La velocizzazione delle scelte nasconde soltanto la volontà di eliminare del tutto la discussione.  Certo, è vero che il popolo ha chiesto a gran voce che si arrivasse più rapidamente all’operatività; ed al popolo occorre dare ragione e corrispondere alle sue richieste. Tuttavia bisogna anche dire che se si discute meno si abbassa il livello numerico di chi “partecipa”: il popolo anche questo vuole in alcune occasioni e chiede che vi sia qualcuno che queste decisioni sappia prenderle rapidamente. Lo chiamiamo “uomo forte” oppure “despota” ma è la stessa cosa; è in ogni caso uno che si circonda di persone fidate e che con queste poche intende governare con piglio decisionista. Di fronte a questa “mutazione antropologica” collegata all’assenza di capacità critiche autonome (la gente in effetti non ne può più degli abusi perpetrati a suo danno da parte della maggioranza dei “politici di mestiere” ed è disposta acriticamente a sopportare che uno di essi si erga a paladino provvisorio dei suoi interessi). Questo è quello che accade forse anche a te, caro Lucio? anche se tu hai bisogno di giustificarlo dottamente? Incontro molte persone che non riescono a spiegarsi il mio “dissenso” profondo; anche te, caro Lucio non lo puoi spiegare. Potrei farlo solo io, perché è mio il “mio” malessere, il mio profondo disgusto nei confronti della stessa minoranza del PD che si è piegata in cambio di posti da contrattare. E’ questa la “nuova” Politica? è questo il nuovo corso? il “rinnovamento”? non c’è niente di nuovo. L’ho scritto e lo ribadisco. Mi si rilegga fra trent’anni!