Archivi categoria: Sociale

27 ottobre – “IDEE IN CIRCOLO” UNA RELAZIONE INTORNO ALLA SEDUTA FONDATIVA DEL 22 OTTOBRE PARTE 4

27 ottobre – “IDEE IN CIRCOLO” UNA RELAZIONE INTORNO ALLA SEDUTA FONDATIVA DEL 22 OTTOBRE PARTE 4

Altri orizzonti sono quelli di carattere essenzialmente culturali, che siano anche occasione per divertirsi, come rappresentazioni di tipo genericamente teatrale, riservate ad un pubblico diversificato per fasce d’età e gusti. Cominceremo, o meglio “riprenderemo”, il “Domino letterario”; chiederemo ad alcuni nostri amici di portare qui sul territorio di San Paolo anche attività di educazione alle diverse arti, non solo teatrali, come sopra preannunciato, ma anche cinematografiche, letterarie: faremo a tale proposito ripartire i “reading” di poesia insieme ai poeti di “base” che erano l’anima di “Poesia sostantivo femminile”; proveremo a diversificare ancor più la nostra proposta. Sarebbe molto bello riproporre i “Match d’improvvisazione teatrale” ed infatti ne parleremo il prossimo 11 novembre con alcuni dei protagonisti di quelle esperienze come Lorenzo Monticelli e Alberto Di Matteo.

Mentre noi lavoravamo a questo progetto uno dei nostri fondatori più giovani ha avuto una grande occasione di promozione e crescita partecipando alla 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani, che si è svolta a Taranto dal 21 al 24 ottobre e che è stata dedicata ai temi ambientali. Il titolo della convention è stato “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.   Tra i nostri interessi non secondari c’è quello dell’Ambiente; molti tra noi non sono credenti, ma non possiamo sottrarci alle responsabilità civiche dell’intera umanità che sono state richiamate già da qualche tempo con l’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Tra i nostri intendimenti c’è quello della “casa comune” da rendere più accogliente per tutti quelli che ci sono e che verranno dopo di noi ad abitarla. Sono nostri obiettivi anche l’equità verso i poveri e la costruzione di una condizione sociale che soddisfi pienamente i livelli di dignità per tutti, un lavoro che consenta di ricevere un reddito che metta nelle condizioni di poter disporre di tempi e di spazi sereni. Oltre alla possibilità di istruirsi, per tutti, valorizzando i meriti di ciascuno.

Nei commenti ai lavori di Taranto (a proposito, molto significativa è stata la scelta del luogo dove svolgerli) si parla di “Un’alleanza per il bene comune da costruire sul territorio grazie alla collaborazione tra diocesi, istituzioni locali, imprese e università.” Nell’articolo di Cinzia Arena (“L’Avvenire”  24 ottobre 2021 pag.5) da cui è tratto anche il primo breve blocco virgolettato si accenna a “un Manifesto con idee e strumenti per facilitare la tradizione sociale e ambientale.” E riferendosi ad esso nello stesso articolo ne viene riportata una parte: (l’alleanza) “rappresenta un modello di cooperazione, collaborazione e discernimento comunitario dove le singole individualità (anche concorrenti) si incontrano in fraternità per creare un “noi” che sia più forte delle singole individualità”. Prosegue Cinzia Arena: “Un patto tra generazioni, per guardare insieme al futuro. Quattro i macrotemi affrontati con la formula dell’alleanza: la rigenerazione ambientale e sociale dei quartieri; la rigenerazione dei modelii di business; la rigenerazione delle comunità cittadine; l’educazione al bene comune. Con una serie di “buone pratiche” e progetti che verranno portati avanti nei prossimi mesi.” 

                                                                                                                       Non c’è – per ora – bisogno di scrivere molto altro. Noi ci siamo. Abbiamo l’intento di contribuire a migliorare il nostro territorio, attingendo semmai alle buone pratiche che altrove verranno attuate, ma anche con la volontà di produrre a nostra volta degli “exempla”.   

                                                                                 A patto – però – che non vi siano intendimenti e sovrapposizioni o accompagnamenti di tipo partitico che vogliano surrettiziamente appropriarsi in modo esclusivo di quel che saremo in grado di proporre e di produrre.

26 ottobre – “IDEE IN CIRCOLO” UNA RELAZIONE INTORNO ALLA SEDUTA FONDATIVA DEL 22 OTTOBRE PARTE 3

26 ottobre – “IDEE IN CIRCOLO” UNA RELAZIONE INTORNO ALLA SEDUTA FONDATIVA DEL 22 OTTOBRE Parte 3

Riprendendo un tema già accennato nella prima parte (vedi 23 ottobre) bisogna essere convinti che per muovere le acque c’è bisogno di qualcuno che sia in grado più o meno di agitarle, ovvero che abbia il coraggio , e la funzione, di assumersi l’onere dell’iniziativa. E per riaffermare quel che è, in questa fase, estremamente necessario, bisogna riferirrsi a ciò che in coda alla seconda tranche di questa relazione (24 ottobre) è stato proposto: la necessità di far crescere da subito il numero degli aderenti all’Associazione, puntando soprattutto sui giovani.

Questi ultimi hanno visto la riduzione pressochè totale della loro socialità, hanno dovuto fronteggiare questo handicap ricorrendo a sistemi tecnologici telematici disumanizzanti il cui utilizzo fino a ieri avevamo disapprovato. In realtà tutti noi, al di là dell’età, abbiamo supplito alle mancanze che hanno colpito la società con cellulari e computer con cui abbiamo imparato a dibattere “a distanza”. In questa fase “post” si corre il rischio di esaltare quelle modalità a danno della normale vita sociale, con la quale abbiamo nel corso del tempo costruito la nostra Democrazia. E’ quindi un obbligo morale quello che dobbiamo avvertire noi che siamo in possesso della conoscenza pregressa; non è un caso che si siano descritte le vicende del tempo della pandemìa come affini a quelle di una guerra “mondiale”. E’ dunque, questo, il tempo della ricostruzione. E dobbiamo far tesoro di tutto quello che abbiamo sentito come mancanza, non solo nel periodo più crudo della “reclusione forzata”, ma anche in quello precedente, allorquando molti erano i problemi da affrontare, come quelli del Lavoro, della Salute, della Scuola, dell’Ambiente, dei Diritti. Intorno a queste tematiche bisognerà attivare una serie di “focus” partendo da ciò che ci circonda.

Con le istituzioni scolastiche bisognerà aprire un dialogo a 360 gradi per conoscerne le urgenze, non solo quelle strutturali ma anche quelle puramente collegate ai bisogni/obiettivi educativi primari, a partire dalla consapevolezza di essere cittadine e cittadini di un territorio, imparare a conoscerlo e contribuire insieme a tutto il resto della società a valorizzarlo in ogni suo aspetto. Crediamo che sia importante aprire un rapporto virtuoso con le scuole pubbliche e private, anche con quelle da qualche anno attivate dalla comunità cinese in via Galcianese e quelle strutture ancora poco identificabili dal punto di vista culturale che sono apparse in via Pistoiese (Thang Cheng International Cultural Education Center negli ex capannoni Barni) e la Biblioteca della Città italo cinese poco più avanti.

Con quest’ultima etnia, la più numerosa a Prato ed in particolare sul nostro territorio, bisognerà costruire un percorso comune nell’interesse di tutti. Potrebbe essere utile ad esempio anche  far partire un progetto pilota di alfabetizzazione reciproca italo-cinese su base volontaria, utilizzando spazi pubblici o pubblico-privati, come quelli dei Circoli e degli oratori. In questa direzione sarebbe importante reperire spazi per i giovani che intendano avere luoghi e spazi dove poter studiare. Ovviamente, non ci si può dimenticare delle altre etnie presenti (circa 140 su tutto il territorio cittadino), anche se quella prevalente rimane quella orientale.

…3…

25 ottobre – “IDEE IN CIRCOLO” una relazione intorno alla seduta fondativa del 22 ottobre parte 2

“IDEE IN CIRCOLO” una relazione intorno alla seduta fondativa del 22 ottobre parte 2

Così come è avvenuto in tutte le altre parti del nostro Paese, per lungo tempo tanti di noi sono stati condizionati a non inoltrarsi al di là di un molto ristretto spazio; non solo non ci si poteva  frequentare, ma ci era impedito fisicamente di spostarci oltre. Le strutture associative non potevano espletare le loro funzioni e per oltre un anno hanno dovuto chiudere del tutto con gravi conseguenze economiche che difficilmente potranno essere recuperate, anche perché è invalsa una abituale rinuncia alla socialità, collegata anche ai timori sanitari non del tutto fuori luogo.

E’ stato un tempo molto difficile non solo per la maggior parte degli esercizi commerciali (escluso quelli collegati all’alimentazione ed ai bisogni primari, soprattutto grandi centri commerciali e strutture organizzate per il commercio) e per i Circoli, ma anche per quelle organizzazioni benefiche collegate alle Parrocchie, che dovendo provvedere a sostenere una massa sempre più corposa di indigenza, hanno faticato a soddisfarla, anche se in ogni caso per il minimo indispensabile.

Indubbiamente, in questo anno e mezzo c’è stato un blocco della normale attività amministrativa, la cui “macchina” ha dovuto necessariamente rincorrere l’emergenza e non è stata in grado di allestire percorsi virtuosi coinvolgenti, in primo luogo perchè non ve ne erano le condizioni o perlomeno queste ultime erano molto particolari ed inattese. Inoltre si è pagata l’insipienza politica delle Amministrazioni precedenti, non dissimili in realtà da quelle attuali, della chiusura totale (tranne che qualche sparuta sede amministrativa decentrata) delle Circoscrizioni, la cui utilità sarebbe stata grandissima nel corso dei mesi più duri; ma poichè la presenza degli organismi decentrati era stata vista come una “diminutio capitis” da parte dell’Amministrazione  non vi è stato alcun passo indietro, pur provvisorio, in questa fase. Eppure, una gran parte dei dipendenti pubblici non era impegnato nella struttura comunale “centrale” (molti uffici erano del tutto chiusi) e avrebbe potuto essere utilizzato nelle realtà decentrate con obiettivi ben precisi.

Uno degli obiettivi “politici” dell’Associazione sarà certamente la riapertura delle Circoscrizioni, o dei Quartieri, anche valorizzando l’impegno volontario e assegnando l’esclusivo ruolo e funzione di Presidenza ad un solo unico “eletto” dalla cittadinanza.

Quanto alla rivalorizzazione delle periferie, dopo questa tempesta, bisognerà ridare vitalità ai luoghi di aggregazione.

Parlando dei Circoli del territorio di San Paolo, afferenti all’ARCI e non solo, attiveremo molto presto un rapporto con la Dirigenza provinciale – per ora solo dell’ARCI -, allo scopo di essere posti a conoscenza di quanto sia stato previsto come sostegno, non solo sussidiario ma precipuamente sotto forma di progettualità, alla necessaria capacità di riemergere dalle difficoltà.

Oltre ai Circoli ci sono i luoghi di culto, come le Parrocchie, che hanno subitò contraccolpi diretti ed indiretti dalla pandemia. Anche con i Parrochi e con i loro collaboratori, che hanno avuto occhi ed orecchie molto attente sul territorio, voglimo confrontarci per poter meglio comprendere quel che appare molto fumoso e velato anche tra i gruppi politici locali, più interessati a far emergere le insoddisfazioni piuttosto che impegnarsi per davvero ad affrontarle e risolverle.

Un altro degli obiettivi da attivare nell’immediato è quello di allargare il gruppo di aderenti all’Associazione. Lo possiamo fare ancor più davanti alle prime proposte che avanzeremo.

Molto importante sarà l’incontro con i responsabili dell’ARCI anche per avviare insieme a loro una verifica sui piani urbanistici che riguarderanno il nostro territorio.

…2….

24 ottobre “IDEE IN CIRCOLO” una relazione intorno alla seduta fondativa del 22 ottobre parte 1

Introduzione – La sera del 22 ottobre, così come avevamo concordato, ci siamo ritrovati in una saletta del Circolo ARCI di via Cilea 3 per avviare il percorso di costituzione della nuova Associazione culturale “IDEE in Circolo”. A sottoscrivere l’atto fondativo sono state dodici persone che hanno inteso mettere a disposizione idee e tempo da dedicare alla cura del territorio.

Nell’articolo 2 si legge “L’Associazione è un  centro  permanente  di  vita  associativa  a  carattere volontario democratico unitario e antifascista.  IDEE IN CIRCOLO si presenta come spazio aperto non esclusivo, laico, nel quale ciascuno abbia la possibilità di esprimersi e costruire con gli altri progetti e iniziative”

Nell’articolo 3 tra gli “scopi e le finalità” viene indicato al punto a)  “partire dalle diverse realtà sociali, pubbliche o private, che insistono sul territorio di San Paolo e che rappresentino esperienze importanti (parrocchie, scuole, sindacati, associazioni di volontariato, associazioni di commercianti e cittadini, associazioni del terzo settore, realtà sportive e scolastiche, aziende)”   al punto b) porsi l’obiettivo di aiutare a migliorare le condizioni generali della cittadinanza, sul piano infrastrutturale ma soprattutto sociale, culturale, economico ed ecologico, stimolando e unendo tutte le energie sopite ancor più di quanto prima, in questo ultimo periodo; al punto c) creare  spazi di discussione, da cui far emergere proposte concrete per incidere sul presente e sul futuro del nostro territorio.

Preambolo

Vi sono dei “topoi” (τόποι) molto frequenti che tuttavia non posseggono una certezza assoluta nella loro riproducibilità: non solo si caratterizzano in forme diverse tra loro collegate alle contingenti situazioni, ma a volte non si concretizzano del tutto. Uno di questi esempi è dato dalla affermazione che “un territorio sguarnito da alcuni sia destinato ad essere occupato da altri”. Questo certamente può accadere in tempi normali; “può”, ma non sempre accade. Un territorio può conoscere invece l’abbandono per decenni, dopo essere stato curato, amministrato, governato da una parte della popolazione che ha assunto questa funzione di custodia amorevole, con il desiderio di costruire un progetto virtuoso per le future generazioni. Spesso però si verificano eventi imprevedibili, anche se temuti da tempo, che sconvolgono i piani positivi e costringono a marce indietro ed a soste insoffribili che provocano sofferenze indicibili, non solo materiali. E dunque avviene che per un tempo indistinto non vi sia alcuna “supplenza” nell’ambito della cura i quel territorio.  Un altro τόπος che possiamo chiamare in modo meno classico “luogo comune” è “nessuno è indispensabile”. Esso viene utilizzato soprattutto per biasimare alcuni comportamenti altezzosi da parte di alcuni “umani”, che pretendono di saperne più di tutti gli altri. Ma se consideriamo l’umile disponibilità dei “volontari” ad occuparsi della “cosa pubblica” che li circonda, quando costoro sono costretti per motivi vari a ridurre o lasciare quegli incarichi diventa ben difficile sostituirli: anche se accade – a volte – che vi possano essere dei miglioramenti nella gestione generale. Come si può ben vedere, la casistica è varia.

Ci ritroviamo a vivere uno di quei passaggi, che abbiamo imparato a descrivere come drammatici. La pandemia non è ancora debellata, anche se abbiamo orizzonti confortanti cui indirizzare e sospingere il nostro sguardo.

Il territorio su cui viviamo, su cui possiamo agire, è quello di San Paolo in Prato.

…1…

23 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – dopo l’incontro del 22 ottobre – 6 e ultimo

In questi ultimi mesi ho avuto modo di accedere ad una serie di documenti inerenti ad alcune attività da me (e non solo) svolte sul territorio in cui sono rimasto, quello di Prato e di San Paolo nei primi anni di questo secolo. Ed in una serie di miei post li vado pubblicando affinchè possano essere conosciuti (la loro importanza è minima per la Grande Storia ma non per la “piccola” storia interlocale.

Accade – credo normalmente – che le generazioni che seguono le nostre non sappiano quel che è accaduto, ciò che è stato fatto di buono o commesso di meno buono. Devo ovviamente ringraziare il compagno ed amico Marzio che ne ha conservati tanti, li ha incasellati in una serie di file, di cartelle; da parte mia ho molti materiali cartacei (la differenza generazionale tra me e Marzio si nota anche in queste cose) che confrontati con quelli digitali ci consentono di rappresentare alle nuove generazioni, che abbiano la voglia e la forza di attingere ad essi, un quadro storico sociologico ed antropologico di una porzione di territorio che pur essendo limitrofo al centro della città appare esserne la periferia negletta.

Se a qualcuno venisse in mente che questa affermazione che ho appena fatto sia ingenerosa e bugiarda, suggerirei di approfondire le questioni urbanistiche che le Amministrazioni di Sinistra, di Destra e poi ancora di Sinistra hanno interpretato come un riconoscimento tardivo dei bisogni che ha finito per essere incomprensibile ed incompreso dalla popolazione reale (con ciò intendo non quei piccoli gruppuscoli di potere che si muovono nell’approssimarsi delle competizioni elettorali, ma tutto il resto della “massa” civica). I loro interventi potrebbero apparire molto simili alle elargizioni che la borghesia ricca cattolica promuove per liberarsi dalla cattiva coscienza, se non ci fossero dietro anche macroscopici interessi finanziari e immobiliari: vogliono farti subire una valanga di cemento dandoti in cambio qualche giardino, qualche via, qualche fasullo “centro commerciale a km zero riservato di fatto a pochi eletti” o qualche anglicizzata nuova sede bibliotecaria multiculturale o ancora qualche spazio riservato ad elite che vengono da fuori e tornano fuori, senza lasciare nulla – soprattutto come crescita culturale –  al territorio.

Ecco, dunque, uno degli esempi negativi di pragmatismo da salotto da combattere perché fortemente deleterio e spiegherò meglio il perché anche se ai più avveduti potrebbe essere già ben chiaro.  Su questo tema, molto affine a quel che abbiamo fatto in quei primi anni del nuovo secolo, tornerò a scrivere, proponendomi di cooperare a realizzare subito dopo – o nel mentre stesso – quel che dalle sedie e comode poltrone elaboriamo a chiacchiere.

Molto spesso ci ritroviamo a (sentir) dire che “non si finisce mai di imparare”. Per me è stato vero fin dall’adolescenza, quando – pur essendo figlio unico –  mi sono affrancato psicologicamente dai miei genitori. E mi piace dire che, a conferma della mia scelta professionale definitiva, in tutte le mie esperienze ho imparato e insegnato contemporaneamente. Mettevo in pratica quel che avevo imparato e proseguivo a imparare quotidianamente. Ricordo a tale proposito le mie prime sortite teatrali nell’Oratorio dell’Annunziata e la mia attività di segretario del Centro Sportivo Italiano, la cui sede era nella Biblioteca del Vescovado di Pozzuoli (allora il Rione Terra era ancora abitato e il Duomo aveva ancora la sovrastruttura barocca: bradisismo e fuoco non lo avevano ancora riportato a come è ora). Per il teatro imparavo da alcuni operatori, come Mario Izzo, che poi scelse di percorrere la vita austera di eremita in una chiesetta abbandonata sul Monte Sant’Angelo, una delle parti in cui è suddiviso il Monte Gauro; e come Nunzio Matarazzo, poliedrico personaggio della vita culturale puteolana di base, regista, arbitro di calcio, uomo vivace, fino a quando l’ho incontrato, in forma atletica costante. In maniera diversa sono stati questi i miei primi punti di riferimento educativi, accanto alla mia famiglia e ai miei insegnanti delle elementari, Federico Lamberti e la sua signora. Probabilmente già allora evidenziavo la mia tendenza all’insegnamento, pur essendo realisticamente bisognoso di apprendere. Ho imparato allora che, durante la vita, si verifica una contemporaneità tra le fasi di apprendimento e di insegnamento. Apprendevo e riversavo, spesso in modo originale, su altri quel che avevo imparato. E’ stato immediatamente così con il teatro farsesco all’impronta che reinterpretavo in altri luoghi, come l’Oratorio della Madonna della Libera nell’isola di Procida, dove c’era un prete, don Salvatore, che, notando la mia passione, si era illuso che potessi accedere alla vita clericale o in altre occasioni, sempre nell’Isola ma in un luogo che a quel tempo, gli anni Sessanta del secolo scorso, era ancora abitato: il Penitenzario per ergastolani, situato sulla rocca della Terra Murata, nel Palazzo d’Avalos.  Per quel che imparavo e poi riversavo in mie creazioni sempre di tipo organizzativo come segretario del CSI, non sfuggirono nè la voglia di andare a far visita a tutte le strutture afferenti al Centro, che andavano molto oltre il territorio della mia città (la Diocesi comprendeva comuni come Quarto, Marano e Giugliano e una parte nord di Napoli: Bagnoli, Agnano, la Loggetta) né tantomeno l’elaborazione dei miei Comunicati che venivano spediti in varie parti d’Italia, da Roma in giù ed in su.         

  Crescendo nel periodo ormai post adolescenziale ho affinato il mio senso di libertà personale, acquisendo una certa sicurezza anche nell’organizzazione di eventi, sia piccoli che grandi. Tra questi ultimi annovero i festeggiamenti per la ricorrenza dei 2500 anni dalla fondazione di Dicearchia. Come piccoli intendo le organizzazioni di feste e di eventi culturali e politici, che hanno contribuito a formarmi, facendo poche chiacchiere e molti fatti.

22 ottobre – Oltre le “Agorà”, “Idee in Circolo” – sui termini “Coinvolgimento e partecipazione”

Tramonto fake da Oriente – ore 7.00 del 21 ottobre 2021

Oltre le “Agorà”, “Idee in Circolo”

sui termini “Coinvolgimento e partecipazione”

Fino ad oggi i due termini erano utilizzati come “foglie di fico” per celare una progettualità già avanzata costruita nelle chiuse stanze di forze politiche o gabinetti ristretti di lobbies.

Fino ad oggi; ma non è certo che da oggi possa essere diverso se non che nei meri propositi espressi. Quelle affermazioni che la “politica” ha utilizzato ogni qualvolta si è ritrovata a dover agganciare necessari utili  consensi per affrontare impegni elettorali o scelte campali, si sono da sempre rivelate come “scatole vuote” ben agghindate come i pacchetti regalo.

Di fronte all’avanzata – esclusivamente nei sondaggi – delle forze di Destra si rilanciano questi obiettivi; ma in fondo continuano ad essere vane parole non sostanziate dalla permanenza di gruppi di Potere diffusi su ogni territorio. Quando si procede alla consultazione della cittadinanza (termine che alla fine dei conti identifica una sparuta truppa spesso già informata e ben addestrata, tipo i “compari” del gioco della campanella) le scelte di fondo sono state già assunte e la consultazione è una mera ulteriore truffa a danno dell’intelligenza umana.

E poi ecco che davanti all’avanzata dell’astensione diffusa si riprende ad utilizzare termini come “partecipazione e coinvolgimento” come antidoti  a quella scelta, alla quale sono stati sospinti tanti che, probabilmente, non riescono più a trovare “sponde” alle loro istanze, personali o collettive esse siano. Ma non si promuove davvero il cambiamento, quello necessario, delle “teste pensanti (ai propri specifici interessi)” che hanno prodotto tale disaffezione.                                                                                                    Guardo alla Sinistra “sedicente” del Partito Democratico, ma tutto questo vale anche per gli altri. Da Roma il “vincitore” della competizione “capitolina” Gualtieri ha subito dichiarato: “Vogliamo ripulire e fare ripartire la città” riferendosi allo stato di degrado della città di Roma e poi ha aggiunto “L’alta astensione ci preoccupa, il nostro obiettivo è favorire la partecipazione e il coinvolgimento delle persone”. Lo ha detto ma bisognerebbe che spiegasse in che modo pensa di realizzare questo obiettivo.

In pratica non si fa altro che riproporre meccanismi che finiscono per mortificare la parte più intelligente, quella che per davvero potrebbe alzare la qualità – e la quantità – di coinvolgimento e partecipazione. Sono convinto che il tempo pandemico abbia prodotto una mancanza di socialità che oggi spinge tanti a volerne recuperare almeno una parte. Molti “bisogni” materiali sono stati ridotti o sono stati del tutto negati ad una parte sempre più ampia della nostra gente; ma anche i bisogni “immateriali”, a partire dal venir meno a quell’impegno civico di appartenenza a delle comunità, piccole, piccolissime e medie, che sul territorio di vicinanza, producevano anche alcune forme di sostegno non solo morale, sono venuti a scemare, a vantaggio di piccolissime potenti consorterie.

Per provare a rispondere a questa assenza, un gruppo di persone in modo libero si è posto in movimento con l’obiettivo di riunire i “pezzi” sparsi della società pur se in una piccolissima porzione di territorio. Questo è “Idee in Circolo”, un’Associazione nuova che cercherà di promuovere la “circolazione” di idee coinvolgendo le diverse realtà associative, culturali, istituzionali, economiche, religiose, che agiscono sul territorio di San Paolo in Prato. Si vuole incoraggiare a riprendere gli impegni precedenti, a valorizzarli, a incentivarli in senso migliorativo, facendo gruppo, creando compartecipazioni virtuose.

21 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – in vista dell’incontro del 22 ottobre – 5

E’ pur vero che per quanto mi riguarda avevo in mente un Partito come un luogo nel quale costruire progetti di speranze, utili a sopperire alle naturali mancanze di una società sempre meno generosa, sempre più tendente all’individualismo di persona o di piccolo gruppo (la famiglia, il clan, la lobby). Fino a qualche anno fa esistevano dei “luoghi” dove poter partecipare senza dover necessariamente essere invitato o essere “parte” di un gruppo precostituito. Questi erano “le Circoscrizioni” e, prima di queste, i Quartieri. Nei secondi la partecipazione era più diretta e meno viziata da interessi di leadership e quindi c’era una maggiore libertà. I primi apparivano consessi comunali in miniatura e costavano molto di più dal punto di vista dei “bilanci”; era un elemento che tuttavia consentiva di “far parte” di una visione complessiva della Città inserendo però elementi che fossero caratterizzanti dei territori periferici. Per quel che mi consta, sul piano “culturale” ciò consentiva di creare degli stimoli consentendo alla Città nella sua complessità di non avere una visione accentrata ma policentrica e proiettata verso i margini.

Una delle motivazioni più forti per procedere verso la chiusura di quella esperienza è stata quella “economica”. Ma non c’è alcun dubbio che la decisione è stata presa proprio per limitare quella pratica di partecipazione e di libertà che veniva attuata sui territori. “Lentamente” si è condotta quella esperienza alla consunzione e la realtà palese denuncia i contorni del misfatto: sui territori già ben prima della pandemìa non vi erano più luoghi deputati alla discussione reale, concreta.

Non ho mai fatto mancare la mia voce, pur limitata ad un Blog; in questi anni alcuni di voi mi chiedevano di riprendere a camminare “insieme”. Ma non c’erano le condizioni per poterlo fare, nell’avvertenza che anche un piccolo contributo potesse essere utile a modificare pur con piccoli passi quegli aspetti considerati da me critici e tassativi, in primo luogo il riconoscimento della giustezza delle motivazioni che mi hanno visto allontanare.

Queste condizioni non sussistono ancora e probabilmente non ci sarà mai tale riconoscimento; ma la realtà emersa da questi mesi di chiusure forzate nonchè l’età che avanza  mi spingono ad accelerare nell’auspicio di poter essere utile per un gruppo di giovani, che parta dalla consapevolezza critica della nostra (quella del Circolo Sezione Nuova San Paolo) esperienza con “altri” giovani negli anni scorsi.  La ferita che non si rimargina è dovuta anche a loro che hanno tradito le nostre speranze segnatamente perchè attratti soprattutto da un’ascesa ad un Potere locale, per raggiungere il quale hanno scelto di sostenere una parte del Partito che – garantendo  loro una collocazione sicura – si allontanava nella pratica politica da quei percorsi partecipativi messi in piedi in tante occasioni proprio qui a San Paolo (Trame di quartiere, Luoghi Ideali, Palestra delle Idee, Politicsblog). 

….3….

Non si può tuttavia continuare a rimanere marginali e soli, ma ciò non può non avere un “costo”, da una parte e dall’altra.

Una volta fuori dal Partito per scelta meditata non sono stato mai del tutto fermo. Mi appartiene in modo forte l’esperienza di “Prato in Comune”, che è stato in modo particolare il tenativo più alto di riunire quella parte della Sinistra “fuori” dal Partito Democratico. Esperienza “fallita” ma non fallimentare, in quanto non si è mai avuta la sensazione di aver commesso un errore. Ancora oggi credo che la Sinistra, quella autentica, ma non dogmatica, possa avere una funzione ed un ruolo molto importante non solo in questa città: purtroppo, però, si è limitati soprattutto a causa della esigenza di non scendere in compromessi con “poteri locali” e lobby varie. C’è da chiedersi a che vale la Buona Politica fatta di molte idee buone se per poter emergere debba sporcarsi con accordi che prefigurino una “dazione” in cambio di “concessioni”  (chiamatele se volete “bustarelle”). Ecco perché l’unica via per praticare la Buona Politica è far crescere la partecipazione dal basso. 

Quella che io auspico venga messa in cantiere è un’Associazione contenitore. Una sorta di struttura di“Quartiere”per ravvivare il dibattito partecipativo.   La chiamiamo “Agorà” (di San Paolo); e deve essere un luogo dove l’individuo confluisce nella collettività. “Agorà” per me deve, anche se ci fermiamo al “può”, essere un seme; ecco perché quel “di San Paolo” va apposto dal momento in cui anche altrove altre “Agorà” nasceranno. Bisogna costruire palestre della pluralità, dove poter condividere in partenza solo “valori”.

Ribadisco che non mi interessa lavorare “per” il Partito, la cui forma considero “immodificabile” ed ormai “quasi sterile”. Ho già provocato reazioni quando più di un anno fa affermai che occorreva rifondarlo (voci in tal senso di tanto in tanto emergono dall’interno, ma sono troppo spesso una forma di riposizionamento o poco più); non mi sento di essere duro e scorretto se dico che c’è troppa muffa incrostata, che provoca “panne” nel motore. Manca in quel Partito, che ho fondato più che convintamente (pochi forse tra i “giovani” sanno che sono stato – insieme ad una compagna che è nel mio cuore, Tina Santini, coordinatore del Comitato per il Partito Democratico), manca la capacità di ascoltare al di là delle modalità ipocrite usuali, che di solito coincidono con le campagne elettorali.

In chiusura di questa mia riflessione confermo la stima verso Fulvio, e condivido quello che lui ha scritto presentando la sua idea di “AGORA’”.

20 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – in vista dell’incontro del 22 ottobre – 4

Proposta 

Quindi, cosa fare? Questa è la domanda che ci stiamo ponendo da diverso tempo. Infatti il nostro quartiere soffre già da tempo il morbo dell’individualismo che ormai si è talmente radicato in noi che pure chi pensa al bene comune tende a rimanere infilato nelle reti del far per conto proprio. 

Allo stesso tempo però nel nostro quartiere ci sono delle realtà e delle esperienze importanti: circoli, parrocchie, sindacati, associazioni di volontariato, associazioni di commercianti e cittadini, associazioni del terzo settore, realtà sportive e scolastiche, aziende. 

La proposta è quella di unire queste realtà in modo da inserirle in un dialogo permanente, assieme anche a tutti i cittadini che abbiano a cuore il bene comune, per cercare di migliorare il nostro quartiere non solo dal punto di vista infrastrutturale ma soprattutto sociale, culturale, economico ed ecologico.

Dobbiamo creare un incontro, che passi pure da un sano scontro, per poter pensare al quartiere che vogliamo e iniziare ad agire, per quanto si può fare, senza aspettare che dall’alto ci cada qualcosa ma costruendo assieme la San Paolo del futuro. 

extra….1…..

6 (extra parte 2)

…prosegue la trascrizione del documento redatto da Fulvio….

Modalità 

Come poter fare questo dobbiamo deciderlo insieme. Il nome Agorà suggerisce proprio il senso di quel che vogliamo creare: un luogo fisico e virtuale in cui ciascuno possa portare il proprio contributo, avendo lo stesso spazio e la stessa dignità degli altri. 

Inoltre sarebbe interessante, in un secondo momento, creare dei tavoli di lavoro e discussione in cui magari prendersi a cuore diversi argomenti. Pensiamo ad un tavolo sul lavoro, uno sulla sanità, uno sul commercio, uno sulle attività sociali, ecc. 

In questo modo si può sia proporre attività sia interrogarsi sul futuro, proponendo alle varie amministrazioni idee ma anche già lavorando in autonomia sul quel che si può fare. 

Questo infatti deve essere uno spazio laico, nel quale ciascuno abbia la possibilità di esprimersi e costruire con gli altri progetti e iniziative. 

Obiettivi 

L’obiettivo, nemmeno troppo celato, è quello di cercare di rispondere alle difficoltà del territorio e di ricreare uno spirito civico e comunitario sul quartiere, semplicemente mettendo insieme le risorse che il nostro territorio ha al suo interno. Non dobbiamo avere paura di confrontarci insieme, né dobbiamo aspettare che qualcun altro si occupi delle nostre questioni: facciamo quel che possiamo fare, proponiamo ciò che non possiamo fare da soli, occupiamoci l’uno dell’altro.

Infatti la finalità più alta è quella di lavorare insieme per il bene comune, mettendo ognuno a disposizione ciò che ha, in modo da rispondere alle difficoltà di tutti e migliorare la vita di ciascuno. 

Se le difficoltà del singolo diventano le difficoltà della comunità, queste si assottigliano e se gli obiettivi dei singoli diventano comuni, questi si raggiungono più facilmente. Per questo non possiamo più isolarci ma è necessario unirci. 

Conclusioni 

Speriamo quindi di iniziare presto questo lavoro che permetterebbe davvero di fare un salto di qualità al nostro quartiere e alla nostra comunità. Se aderirete a questa Agorà, a questa piazza, verrete chiamati a partecipare ad un primo incontro che ci permetterà di iniziare davvero a costruire il quartiere del futuro. 

Ricostruiamo San Paolo!

Qui termina il documento scritto da Fulvio e di seguito il mio commento “a caldo”

Quel che scrivo è il “mio” pensiero; so tuttavia che molti dei passaggi che qui sotto si snodano sono stati condivisi con altri compagni; a loro riservo lo spazio per consentire o dissentire –

Chiamare questo nuovo progetto “Agorà” è un’ottima maniera per riprendere a discutere. Tra l’altro mi viene alla mente che la “piazza” greca era anche il luogo delle “memorie” e questo ultimo “tempo sospeso” ci ha privato di alcuni compagni ed amici che propongo di ricordare con delle iniziative “ad hoc”

Come si addice ad un “guitto”, “andiamo a principiare” puntualizzando alcuni aspetti. 

Così come è accaduto nelle società liberticide, il pensiero critico anche in una realtà come la nostra, “costituzionalmente” democratica, prima di essere del tutto ridotto al silenzio, in modo ipocrita viene emarginato, sottovalutato, deriso. I portatori della verità consolidata cominciano con l’affermare che “non condividi quasi o del tutto più nulla della linea del gruppo”; poi lentamente ci si allontana fino a quando le distanze, pur se sempre brevi dal punto di vista fisico, appaiono siderali.

19 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – in vista dell’incontro del 22 ottobre – 3

Avevo scritto lo scorso 15 settembre: Ho detto prima che avrei fatto una digressione per poi parlare di selezione e ascolto. Lo farò nel prossimo post.

La selezione non può essere contrabbandata come “democratica” se poi viene imposta comunque “dall’alto”; e qui ritorniamo a parlare di quali fossero i pregi dell’esperienza delle Circoscrizioni – o Quartieri, per intenderci – e della ferita che è stata inferta alla città di Prato con la loro chiusura. Per comprenderci meglio, la “chiusura” è stata giustificata con il riferimento a precise indicazioni legislative, ma non si è voluto tener conto della specificità della città di Prato, i cui abitanti (non solo “residenti”) fluttuano costantemente nel loro numero, la presenza di più di 100 diverse etnie, un tasso di abbandono e dispersione scolastica, la funzione – pur nelle diverse fasi di crisi – di un distretto industriale riconosciuto a livello internazionale. Nell’accesso alle funzioni amministrative periferiche venivano chiamate tutte le realtà sociali insistenti sul territorio di pertinenza e quasi sempre erano i giovani ad essere chiamati a concorrere e partecipare a quegli appuntamenti elettorali. La partecipazione, anche su base volontaria (nelle Commissioni venivano inseriti anche una quota di non eletti), garantiva la crescita politica, amministrativa, culturale in senso ampio e alla fine era quello il banco di prova. Non di rado concorrevano anche gruppi civici, ma ad ogni buon conto l’attività delle Circoscrizioni era un’ottima palestra per addestrare alla Buona Politica.

Il riferimento della mia prima frase è alla modalità proposta da Fabrizio Barca per il reclutamento all’interno del progetto che ha chiamato “Ti candido”. Non intendo avere dubbi sulla buona fede nel procedere a tale scelta, ma non corrisponde alla mia sensibilità, che non ha predilezioni elitarie, di accesso ad un rango di superiorità.

Quanto al tema dell’”Ascolto” che è prioritario in questa serie di post, noi continuiamo a camminare verso la fondazione di questo nuovo soggetto anche se con qualche lentezza incomprensibile, perchè non esplicitata motivatamente.

In una serie di post a questo successiva (mantenendo tuttavia lo stesso titolo) farò una digressione a mo’ di flashback su quel che ha preceduto questa fase dal maggio ad oggi (siamo nel settembre 2021) per conseguire l’obiettivo di costituire una Associazione che sia in grado di funzionare come stimolo in un territorio complesso come quello di San Paolo. Riporterò qui anche una documentazione sul dibattito svolto più o meno “in chiaro” tra noi, con pochi commenti, se non quelli utili a capirci qualcosa di più: perché se c’è un limite su cui potremmo impegnarci a superare, c’è quello della dietrologia (ovvero il dubbio che “dietro” ogni azione si possa nascondere qualche progetto segreto).

5 (extra parte 1)

Il Blog che curo quotidianamente potrà essere utile a chi vorrà capire quel che accadeva tra la fine del secolo scorso e i primi decenni di questo (posso utilizzare il presente senza supporre che io preveda una mia eternazione, visto che siamo agli inizi del terzo decennio).  Nelle ultime mie sortite ho trattato del tema dell’ “Ascolto” e intendo, con questa odierna, proseguire a parlarne. Proseguendo nella elaborazione del progetto di un un nuovo organismo associativo che si preoccupi di contribuire a migliorare le condizioni della cittadinanza territoriale, abbiamo dato vita ad una riunione nella quale presentare ai partecipanti di un minigruppo acceso sul social whatsapp una prima bozza di “Carta di intenti”. La riunione che si è svolta giovedì 16 settembre ha avuto una funzione ricognitiva, di “Ascolto”. Ed indubbiamente è servita a comprendere che non fosse del tutto chiaro ad alcuni che il processo elaborativo “di vertice” era in corso dallo scorso maggio ed era stato definito con un documento, redatto da Fulvio Barni e datato 31 maggio, il cui testo qui di seguito riporto nella sua prima parte (le altre parti, ivi comprese le mie argomentazioni dl 3 giugno). Il titolo era “L’Agorà di San Paolo” e negli obiettivi riportava gli esiti del dibattito che era stato intenso nelle precedenti settimane.

Premesse 

Negli ultimi mesi la nostra comunità ha subito, come tutto il pianeta, la catastrofe pandemica. Questo ha portato inevitabilmente ad uno sgretolamento dei rapporti tra le varie associazioni e attività presenti sul quartiere e, dopo un iniziale moto di solidarietà, ad un rifugiarsi nell’individualismo, quasi a protezione di quel poco che ad ognuno di noi era rimasto. 

Purtroppo le difficoltà economiche si sono ampliate: le richieste alle parrocchie sono aumentate; i circoli, che in una prima fase hanno rappresentato il luogo della solidarietà, sono stati poi chiusi a loro volta; le piccole attività di quartiere si sono trovate in estrema difficoltà a causa delle chiusure. 

Adesso è necessario recuperare quindi il senso dello stare insieme, di essere comunità, di non lasciarci prendere dal naturale moto verso la protezione individuale ma di alzare la testa verso il bene collettivo che è anche, consequenzialmente, personale. 

18 ottobre – ripropongo alcuni post recenti sull’ASCOLTO – in vista dell’incontro del 22 ottobre – 2

L’Ascolto deve avere due “strade”. La prima è quella quotidiana: L’ “Ascolto” deve essere attento, discreto al limite dell’invisibilità e deve preparare al soddisfacimento delle minute esigenze che si evidenziano sul territorio e che possono essere risolte con piccoli e significativi interventi pubblici. La seconda è quella invece che ci avvicina alle principali “agenzie” sociali del territorio: Scuole pubbliche e private, Circoli, Associazioni, Parrocchie, Organizzazioni sindacali, Pro loco e tutto ciò che è già presente e organizzato sul territorio.

In questi mesi ancor più che prima si è avvertita la mancanza di punti di riferimento “di vicinanza”. Non è fuori luogo chiedersi le ragioni per cui sono state smantellate completamente le strutture periferiche, a partire dalle Circoscrizioni; e ragionare su a chi è convenuto, il classico “Cui prodest?”. Intorno a questi temi già da molto tempo prima che si scatenasse il Covid19 avevo denunciato questa mancanza. Bisognerà riprendere anche in mano questi temi.

Mentre ci si addentrava nel procedimento costitutivo di una nuova associazione svincolata dalle forme partitiche, ci è stato dato modo di ascoltare quel che diceva, nell’ultima puntata di “In Onda” su La7, Fabrizio Barca intorno al tema della crisi dei Partiti, sempre più involuti internamente allo scopo di mantenere ben saldo quel poco di Potere che hanno, arroccati nei loro fortilizi sempre più isolati.                        Andando oltre la crisi, Barca accennava a quelle che a suo parere dovrebbero essere le soluzioni. Non le condivido negli esiti ma prendo il meglio dalle sue proposte. Non condivido soprattutto un meccanismo che include, anche se necessariamente, una forma di azione selettiva impostata dall’alto. A mio parere, se si vuole davvero partire dal basso, occorre mantenere questo livello in linea pressoché costante ed azionare una selezione che sia formulata da pari livello. Altrimenti il lavoro selettivo non si diversifica granché da quello utilizzato dai Partiti. Muovendomi su questo “territorio” (della pratica politica) potrei addentrarmi sul tema della chiusura dell’esperienza delle Circoscrizioni e di quel che, con quella scelta, è venuto a mancare; ma qui – oggi – non lo farò.                                                                                                                                                              Detto questo, però, mi piace accennare alle reazioni che al mio invito ad ascoltare Barca ha avuto una nostra amica-compagna. Recupererò poi il tema della “selezione” quando ritornerò a parlare di cosa intenderei io per “Ascolto”. Abbiamo conosciuto Barca nel 2013 quando ci appassionò con una serie di interventi che corrispondevano al nostro desiderio di rinnovamento. Fu una delusione e l’ho scritto in molti miei interventi sul mio Blog. Ma abbiamo sempre ascoltato chi con la “parola” ci infondeva coraggio per quel che dicevamo e facevamo. Abbiamo di certo commesso anche noi errori, in primo luogo dovuti a ingenuità. Forse anche per orgoglio e presunzione, bisogna ammetterlo. Ma abbiamo sempre cercato di dare un senso alle parole. E per noi quelle che avevano pronunciato i fondatori del PD e quelle di Barca erano state vera poesia per le nostre orecchie. Ma, al netto delle delusioni, ancor oggi quando Fabrizio Barca interviene sui temi della disuguaglianza e della diversità, quando sostiene che occorra far crescere una nuova classe dirigente nella Politica (immagino che si riferisca ad una Politica di Sinistra Democratica), attingendo alle energie vitali che si sono mosse e si muovono nei territori, noi avvertiamo una forte consonanza. Fermarsi a ciò che è avvenuto nel corso degli anni, le cui ragioni con il dovuto approfondimento fanno di Fabrizio Barca una vittima come lo siamo stati noi, è in sostanza limitativo della nostra stessa capacità e intelligenza. Rifiutare di ascoltare ciò che altri, ed in questo caso non avversari da combattere, affermano solo perché in alcune occasioni non ci sono piaciute le loro scelte o sanzionare tout court in modo definitivo alcune sortite, non appartiene al mio modo di essere; anche perché una volta chiusa la porta in modo netto è difficilissimo riaprirla, quando ci si accorgesse di avere commesso degli errori di valutazione.

Ho detto prima che avrei fatto una digressione per poi parlare di selezione e ascolto. Lo farò nel prossimo post.