Archivi categoria: Sociale

1 Giugno – Può darsi, ma…. – 5 (la seconda parte dell’intervento della Senatrice Cattaneo)

avendo pubblicato la prima parte dell’intervento in questa serie di “PUO’ DARSI, MA….“, ve ne ripropongo la seconda – se recuperate il post precedente (4) del 29 maggio ci troverete anche un richiamo ad un link, dove troverete il resoconto stenografico del dibattito avvenuto al Senato – ci troverete anche la commemorazione di Franco Battiato: tipica passerella dell’Ipocrisia (sapete quanta stima aveva il grande autore per la classe politica!).

Vi ricordo che i bovini non perdono le corna come i cervi; le corna vanno segate dai crani, ma il disegno di legge n. 988 (né – mi sembra – alcun disciplinare) non ci spiega purtroppo se si deve prima macellare l’animale e tagliare le corna, oppure se queste vanno potate dall’animale ancora vivo. (Applausi). Sarebbe meglio disciplinare questa pratica per evitare abusi.
Questo che vi ho appena segnalato si chiama preparato 500 dell’agricoltura biodinamica (detto anche cornoletame). Ascoltate come funziona. Secondo il disciplinare, le corna di vacca catturano, quando la vacca è in vita, i raggi cosmici affinché, quando sarà morta o a corna espiantate, il letame in quei corni, seppelliti e diseppelliti in funzione di combinazioni astrali, riceverà le forze eteriche astrali catturate dalla punta del corno, aumentando così il potere di quel letame quando è disseminato sul campo. (Applausi).
Mi sono sempre chiesta quale sarà la dose di raggi cosmici che le corna devono catturare (le vacche devono essere primipare) affinché tutto ciò risulti efficace.
Nei preparati dell’agricoltura biodinamica c’è anche il preparato 502, ossia una vescica di cervo maschio riempita di fiori di achillea, lasciata essiccare al sole per tutta l’estate, sotterrata a 30 centimetri di profondità (non un centimetro in più) in autunno e dissotterrata sempre nel periodo di Pasqua.
Nello stesso disciplinare del marchio registrato Demeter, una multinazionale con sede all’estero alla quale si pagano royalty, si specifica che ogni preparato biodinamico sviluppa una forza potente e sottile, il cui effetto può essere comparato con quello dei rimedi omeopatici, ossia è assolutamente nullo e indimostrabile dal punto di vista scientifico. (Applausi).
Anche qui mi pongo delle domande. Delle vesciche di quanti cervi maschi ci sarà bisogno? Una vescica per ogni azienda biodinamica? Esiste una deroga alla pratica venatoria che consenta l’abbattimento di tanti splendidi animali dai nostri parchi nazionali, oppure si pensa di importare dall’estero vesciche urinarie estirpate in altre Nazioni o continenti?
Colleghi, rimuovere la parola biodinamica dal disegno di legge, come chiedono i miei emendamenti, non impedisce ai produttori di perseguire queste pratiche e ottenere la certificazione di prodotto biologico (per averla basta rispettare i protocolli), ma esplicitare il riferimento al biodinamico in questo testo di legge avrà l’effetto di dare dignità al cornoletame. Aggiungo anche che si tratta non di equiparazioni tra biologico e biodinamico solo per la parte nella quale il biodinamico mima le pratiche biologiche, ma di una totale equivalenza, al punto che il disegno di legge in discussione prevede che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica, alla formazione nel settore biologico e, quindi, all’equiparato biodinamico.
Se quest’equiparazione restasse esplicita (non ci può essere alcun fraintendimento sul suo significato), enti e portatori di interesse potrebbero organizzare corsi e progetti incentrati sull’esoterismo biodinamico con i soldi dei cittadini italiani. Grazie ai fondi previsti dalla legge si potrebbero creare attività e istituire insegnamenti, con tanto di crediti formativi, sulla profondità migliore a cui sotterrare le vesciche di cervo, sulla direzione giusta con cui mescolare il letame o su come meglio orientare la vacca al pascolo perché catturi raggi cosmici. (Applausi).
Credo che l’errore nel sostenere tutto ciò derivi da una cattiva lettura di un regolamento UE del 2018, relativo alla produzione biologica, dove compare la parola «biodinamica», ma non per un’equiparazione. È una mera citazione. Due citazioni danno la definizione di preparati biodinamici come miscele tradizionalmente utilizzate nell’agricoltura biodinamica. La terza citazione si limita a dire che è consentito l’uso dei preparati biodinamici. Questa citazione è sufficiente a sdoganare l’esoteria biodinamica nelle leggi italiane.
Naturalmente il fine ultimo è creare mercato per prodotti che non hanno alcuna caratteristica superiore scientificamente accertata rispetto a quelli da agricoltura integrata, se non i costi. Continuerò, pertanto, a fare la mia doverosa parte per segnalare in ogni occasione che i prodotti biodinamici, come i prodotti da agricoltura biologica che si trovano nella grande distribuzione, non hanno migliori caratteristiche nutrizionale, né hanno miglior cura dell’ambiente, prevedendo entrambi i disciplinari biologico e biodinamico ampie deroghe che consente loro di utilizzare pesticidi di sintesi, che salvano le nostre colture dagli attacchi dei parassiti, consentendo a tutti di avere buoni e salutari prodotti.
Presidente, rimarco che abbiamo bisogno di prodotti sani per tutti e di fatto li abbiamo. Lo certificano la European food safety authority (ESFA). I nostri prodotti integrati bioconvenzionali sono tra i più sicuri al mondo ed è questo il messaggio di interesse nazionale che vorrei tutelato da una politica basata sulle evidenze.
Concludo senza nascondervi che da cittadina, prima ancora che da studiosa di scienze della vita, con esperienza ormai trentennale, provo sconcerto, sconforto e, quindi, dissento di fronte alla legittimazione per via parlamentare nell’ordinamento di uno dei Paesi più avanzati al mondo di pratiche antiscientifiche, esoteriche e stregonesche, specialmente se penso che, a sancire la superiorità del cornoletame sulle evidenze scientifiche, è la Camera alta del Paese che guida il G20, proprio nell’anno in cui per combattere la pandemia da Covid-19 il ruolo indispensabile della scienza è stato universalmente riconosciuto, celebrato e, anche in quest’Aula, osannato. (Applausi).

31 maggio – ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14) per la 13 vedi 9 maggio

ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14)

Mentre pubblicavo queste riflessioni mi è capitato per ben due volte di ritornare dopo la permanenza con l’intera famiglia nel mese di luglio del 2020 a Venturina.

Avevamo infatti poi scelto di soggiornare in quell’abitazione vicino alle strutture della Fiera. Inattiva per il lockdown e per le conseguenze successive ad esso, la Fiera mostrava con fierezza le sue “donne celebri” di cui ho parlato nel blocco 4 e 5 del 28 settembre e 10 ottobre u.s.

Della “casa” prescelta ho trattato il 31 ottobre u.s. Ci siamo stati bene ed abbiamo anche ospitato i nostri figli perlomeno per metà del tempo. In realtà era troppo grande per noi due, Mary ed io, ma l’abbiamo scelta anche perché ci faceva piacere condividerla con altri, amici e parenti. Nonostante il giudizio molto ma molto positivo (la consiglierei a chi fosse un po’ meno “zingaro” di noi) non ci ritorneremo, per il motivo unico che ho già in parte rivelato: siamo “esploratori” in modo quasi naturale e “primitivo”. Ci piace cambiare, sperimentare nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, fino a quando ne avremo la possibilità. Già nel mese di luglio 2020 girando per le cittadine più vicine al mare (Venturina non dista molto da esso ed è luogo “centrale” per scegliersi poi la destinazione per una visita o per un tuffo) Mary ed io ci soffermavamo a scrutare le offerte sia di affitto che di vendita di qualche immobile; le nostre preferenze erano (e sono tuttora) orientate su piccoli quartierini anche per andarci nei mesi primaverili o autunnali tiepidi.

Il caso ha voluto che nostra figlia Lavinia abbia tentato, ai primi del mese di questo febbraio 2021, di prenotare la sua somministrazione di vaccino (ne aveva diritto pur essendo giovane perché temporaneamente in servizio come ricercatrice presso lo EUI di Fiesole) e nel momento in cui è entrata sul sito era disponibile il Centro vaccinale allocato presso i Padiglioni della SEFI proprio accanto alla Fiera di Venturina. Lavinia non guida pur avendo la patente e dunque il 14 di febbraio ho dovuto accompagnarla. Ci siamo muniti dell’autocertificazione (si era in zona arancione ed era interdetto lo spostamento fuori dai confini comunali: noi abitiamo a Prato e Venturina è in provincia di Livorno) e siamo partiti con qualche preoccupazione perché laddove ci avessero fermati avremmo dovuto comunque giustificare le ragioni ed il modo con cui si procedeva. Siamo stati però molto fortunati…e ligi al nostro compito. Dopo la somministrazione ci siamo semplicemente fermati a mangiare un panino che Mary aveva preparato e poi siamo ripartiti per tornare a casa.

Siamo poi tornati per il richiamo, ma stavolta è stato possibile anche andarci con Mary. E così qualche giorno fa il 9 maggio siamo ritornati a Venturina. Con alcune differenze: siamo in zona gialla, si può circolare senza doversi giustificare non solo fuori dal Comune ed in altra Provincia della stessa Regione e tra Regioni dello stesso livello di colore. Inoltre la sorpresa è stata non trovare molte delle effigi femminili lungo il perimetro esterno ai padiglioni di via della Fiera. Che fine hanno fatto? L’altra “sorpresa” è stata la possibilità di poter anticipare dalle 14 alle 12 l’inoculazione del vaccino e ciò ci ha consentito di fermarci a San Vincenzo per due passi sulla spiaggia, semivuota ma non troppo, e di pranzare al Ristorante “Lupo Càntero” seppure in un turno di primo pomeriggio ma non tardi, verso le 14. Vale la pena, il menù è straordinariamente ricco, esclusivamente di pesce; i gestori sono gentilissimi e la preparazione è accurata anche per il “senza glutine”. Non è fuori luogo aggiungere che si spende il giusto: e per tutti questi – e tanti altri – motivi, consiglio agli amici di farci una capatina, se vi trovate da quelle parti. Oppure, suvvia, andateci lo stesso!

30 maggio – SUCCEDEVA A PRATO, ma non solo – cronache pandemiche di un anno fa

SUCCEDEVA A PRATO

Era facile, anche se a qualcuno oggi questa affermazione può apparire ingenerosa ed inveritiera, era facile governare la città nel periodo più duro della pandemia. Tutto sommato la vita era sotto controllo, sotto l’autocontrollo della stragrande maggioranza dei cittadini e sotto il controllo delle forze dell’Ordine. Per lunghi giorni e settimane non ci si muoveva se non che per necessità; e l’indicazione di massima era che ci si allontanasse per non più di duecento metri dalla propria abitazione e che ci si servisse dei negozi di vicinanza. C’è stato un boom di ordinazioni on line e quando si derogava dai duecento metri “a piedi” ci si muoveva come dei ladri notturni, scegliendo le stradine meno frequentate nel timore che qualche pattuglia potesse interrogarci e sanzionarci. Nulla di importante si andava a fare: si sceglieva eventualmente un supermercato che non era proprio il più vicino ma forse era il più fornito e conveniente e ci si caricava di vettovaglie da portare a casa. Poche volte si è utilizzata l’auto caricandola all’inverosimile per spese che fossero più che settimanali, ma anche in quel caso ci si muoveva portandosi dietro il Modulo d’ordinanza, assicurandosi che fosse quello giusto, e sobbarcandosi a lunghe file di attesa. Nell’auto la benzina – ma non c’era il pieno – è durata oltre la prima decade di maggio: è stata quasi del tutto ferma per molte settimane. Parlo della mia famiglia ma posso confermare che, dall’alto del mio sesto piano da cui osservo il Duomo di Firenze, tutta la piana verso il Montalbano e Quarrata, e Pistoia con la sua schiera di colline sfumanti verso il mare, non vedevo muoversi quasi nulla: l’aria era tersa, le api al lavoro, le industrie (la Santo Stefano, ad esempio) non erano fumanti, c’era un grande straordinario silenzio, potevi ascoltare i versi dei vari volatili, che si avvicinavano peraltro più fiduciosi a noi umani. C’era angoscia diffusa per tanti, il timore di leggere notizie non rassicuranti sulla salute dei cittadini. La cronaca locale non si occupava d’altro: bollettini quotidiani aggiornati (contagiati, ricoverati, deceduti e via dicendo ogni giorno) e qualche notiziola qua e là legata agli interventi delle autorità (risposte a domande, ricerca di soluzioni alla sofferenza materiale indotta da una situazione già emergenziale ben prima dello scoppio della pandemia) alle sollecitazioni delle famiglie, soprattutto quelle con figli “piccoli” e scarsi spazi a disposizione, che hanno dovuto di punto in bianco riorganizzarsi in assenza del servizio scolastico, alle spinte del mondo imprenditoriale che avrebbe riaperto tutto già nella seconda metà del mese di marzo. C’erano le nuove povertà cui fornire rapide risposte. Ma tutto questo era inserito all’interno di un contesto molto ben definito: ecco perché, lo ripeto, non era difficile affrontarne le criticità. Bastava solo resettare una parte della struttura amministrativa in quella direzione, preparandosi tuttavia a quando molto di quello che era “fermo” si sarebbe mosso in modo molto repentino ed a quel punto non facilmente governabile.
Non essersi preparato a questo, che era nel novero delle possibilità più certe, è un grave segno di incapacità amministrativa. Ed ecco che non si è in grado di reggere la spinta giovanile a riappropriarsi degli spazi “perduti”, che per dare risposte apparentemente sollecite ai genitori si inventano riaperture scolastiche che non essendo state “programmate” quando lo si poteva fare si caratterizzano come forme demagogiche. Verrebbe il dubbio che lo si faccia semplicemente per occultare la propria incapacità amministrativa.
Joshua Madalon

28 maggio – IN RICORDO Del “poeta” PIER PAOLO PASOLINI – parte 5 (per la parte 4 vedi 25 aprile)

Parla il Professor Maddaluno – Presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Est:

<< Devo dire ringrazio immediatamente subito l’Assessore Giugni della Provincia, precisando invece una cosa che evidentemente Paola si è dimenticata, ma anche l’iniziativa di novembre era una iniziativa collegiale. Io ringrazio. La visibilità è chiaro che ce l’ho in massima parte io rispetto agli altri Perché poi lo porto avanti, però rispetto a quello che tu dicevi in relazione ai tagli, noi, come Presidenti delle Commissioni Cultura delle Circoscrizioni, abbiamo evidenziato e dimostrato che si possono fare incontri, giornate di studio o addirittura iniziative come quelle di novembre utilizzando le risorse in maniera, non lo dico Perché l’ho fatto io, intelligente nel senso che cercare di fare le cose più belle possibili con le risorse disponibili e quindi con quello che riusciamo a mettere insieme. Voi vedete che in effetti c’è una collegialità di enti, associazioni ecc, che partecipano a questa iniziativa ciascuno con il proprio contributo. Ecco, quindi io ringrazio l’Assessore Paola Giugni delle sue parole, sono convinto che bisognerà continuare a fare, a mettere in piedi iniziative di questo genere. La prendo come una disponibilità per le prossime occasioni. Passo la parola all’Assessore alla Cultura del Comune di Prato, Professor Andrea Mazzoni. Grazie. >>

Parla il Professor Andrea Mazzoni – Assessore alla Cultura del Comune di Prato:

<< Grazie Giuseppe. Buongiorno a tutti. Anch’io mi unisco subito ai ringraziamenti al collega Maddaluno, collega per lo siamo di scuola, per l’impegno che ha profuso nell’organizzazione di questa intensa

serie di iniziative su Pier Paolo Pasolini a trent’anni dalla sua scomparsa. Spesso ci viene da domandarci se sia giusto utilizzare gli anniversari, i decennali, i ventennali e così via per ricordare, per riportare alla memoria, ogni tanto c’è qualcuno che su questo diciamo ci riflette in maniera critica, ma insomma io credo che, anche per dirla proprio con l’etimologia latina, il ricordo è comunque un ritornare al cuore. Le cose che ritornano al cuore e credo che ci siano sicuramente delle questioni, dei momenti, delle vicende, dei personaggi che è bene che ritornino al cuore. Quindi ben vengano anche diciamo le occasioni “rituali” degli anniversari per riportare al cuore e riandare in qualche modo al cuore delle cose.

Quindi un ringraziamento per tutto questo lavoro, questo impegno. Anch’io sono andato ieri sera a vedere un po’ per curiosità su questo sito di pagine, fra l’altro ho visto appunto quel lungo elenco di iniziative che hanno caratterizzato questi mesi pratesi, pensando un po’, parafrasando un po’ anche il titolo del lavoro di Bertolucci e Gifuni, il nostro è stato una specie di serpentone lunghissimo possiamo dire di iniziative, ma credo che sia stato utile importante averle fatte e anche continuare vedremo in che modo questo tipo di riflessione.

Una riflessione, che concordo anch’io con Maddaluno, che è bene che superi un po’ questo vezzo ozioso, diceva Giuseppe, di chiedersi che cosa avrebbe detto Pasolini. Però intanto è significativa che questa domanda venga fatta al di là della sua oziosità su cui concordo. Perché indubbiamente Pasolini era uno che le cose le diceva e questo tema della parola, del dover prendere posizione, credo che sia indubbiamente il lascito più importante, almeno uno dei lasciti più importanti di Pasolini. Quindi è vero che è ozioso, ma in qualche modo forse su Pasolini si giustifica di più Perché eravamo abituati, insomma io ero molto giovane avevo 18 anni quando Pasolini è morto, già noi che cominciava da tre quattro anni a seguire le vicende della politica del nostro paese ecc, a sentire nella voce di Pasolini un punto di riferimento, a chiedersi che cosa ha detto, che cosa ha scritto.

26 maggio – Può darsi, ma… – 3

Che il signor Draghi non sia un vero e proprio “neofita” della Politica l’ho sempre pensato. Molti che conoscono la Politica dei “bar” e dei “marciapiedi”  se la sono bevuta, la fola che Draghi sia un tecnico. Corretto sarebbe dire che è “anche” un tecnico; ma se fate attenzione a quel che ho scritto ieri (“molti “forse” non sanno che i veri “maestri” della Pubblica Amministrazione non sono i Ministri….ma i funzionari, i tecnici della macchina pubblica”), capirete che molto spesso – se non quasi sempre – chi regge tutti i fili della spesa pubblica sono proprio i “ministeriali”, dagli uscieri ai capi dirigenti massimi. E Draghi è stato uno di questi ultimi, non i penultimi si intende, a reggere le sorti della BCE.

Anche quest’ultima sortita, non solo quella sulle “tasse di successione” ma soprattutto quella del “blocco dei licenziamenti”, il cui tema sta superando in audience quello emerso nel “siparietto” Letta-Draghi, agisce da cartina di tornasole per comprendere come il “cuore” del Premier batta più a destra che a sinistra, come di norma accade tra i comuni mortali. Capiamoci meglio; sicuramente il tema della sospensione delle procedure di licenziamento merita attenzione ed un giusto approfondimento. Vorrei da subito però capire perché mai quel discorso (“Ma questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli. L’economia è ancora in una situazione di recessione e grande disoccupazione.”) valga per un argomento e non venga tirato fuori di nuovo anche per l’altro tema. Da questo raffronto così ravvicinato emerge ulteriormente il carattere “classista” del Premier e la più netta consonanza con i settori della Finanza e del mondo imprenditoriale.  Nondimeno sono d’accordo con il “dare” piuttosto che con il “prendere” ma devono esserci livelli diversificati a seconda dell’intervento che si mette in campo. Tuttavia, però, sono questi ultimi, soprattutto quelli strutturali che, se oggi prendono, domani devono rendere ciò che hanno preso, a dover essere privilegiati.

Un ulteriore rilievo va indirizzato al Premier che ha solennemente annunciato che il suo “ministero” avrebbe avuto due obiettivi, quasi esclusivi: innanzitutto il contrasto alla diffusione della pandemìa e poi lo sviluppo e la messa in pratica dei progetti strutturali presentati all’Europa all’interno del Recovery Plan. Per il primo obiettivo ha ottenuto una cooperazione largamente diffusa, che non ha voluto ascoltare le sirene della Lega e di Fratelli d’Italia, e quindi – grazie a questo – dovrebbe andare positivamente in porto; per il secondo, c’è qualche timore ben fondato per la riuscita. Qui poco vale – e varrà – la cooperazione popolare. Saranno i “pezzi grossi” della Politica e dei Poteri forti dell’Economia a far sentire le loro voci. A noi, popolo, rimarrà la funzione di “spettatori” in una arena nella quale si confronteranno interessi molto lontani dai nostri, quelli che tenderanno a far aumentare la ricchezza dei pochi e diminuire ulteriormente il reddito dei molti.

E, per capire anche la “qualità” di chi ci rappresenta in Parlamento c’è dell’altro!

…3…

25 maggio – Può darsi, ma…. – 2 (“Non è il momento”?!?)

Può darsi, ma…. – 2 (“Non è il momento”?!?)

C’è un “mantra” insopportabile che mi frulla nelle orecchie e che contrassegna in modo inequivocabile la pratica politica a tutti i livelli. Quello che meglio conosco è il livello “locale”, ma a salir su di grado (provinciale, regionale e nazionale, forse anche oltre) non c’è molta differenza, a parte le posizioni di Potere. “Non è il momento!” me lo sono sentito dire tutte le volte in cui qualche idea “innovativa” avrebbe contribuito a sconvolgere i piani “politici” dell’apparato; c’è una “disciplina” ed una “gerarchia” che hanno molto poco di diverso rispetto all’organizzazione militare. Mi è accaduto anche quando, di fronte a palesi ingiustizie denunciate, ci si rifugiava in una forma di prudenza che assomigliava molto al consociativismo tra chi ne era responsabile e chi avrebbe potuto tentare di intervenire, provarci semmai, anche sapendo che si sarebbero persi voti, perché tutti sanno perfettamente bene che dietro le ingiustizie, quando non vengono perseguite, vi sono connivenze di carattere “pubblico”. Lo Stato dovrebbe tutelare i più deboli, ma spesso difende i più forti. Perchè i più deboli non hanno capacità contrattuale e spesso sono portati alla disperazione e finiscono per comportarsi “male”, pur avendo mille ragioni da difendere.

Comincio a rendermi conto dell’inadeguatezza di Mario Draghi; anche gli italiani, peraltro, continuano a preferire il precedente Premier, quel bistrattato Giuseppe Conte che nel sondaggio dell’istituto di ricerca Quorum/You Tren per Sky Tg24 che è apparso in queste ultime ore precede con il 34.7% il Premier Draghi che raccoglie il 32,8% (e questo risultato è assegnato ben prima della scadenza dei “primi 100 giorni”, la classica “luna di miele”).

In realtà Draghi non ha fatto molto. Si è trovato, come si dice a Napoli “O cocco ammunnato e buono” con un Piano vaccinale che sembrava non funzionare solo perché mancava la “materia prima”; e un Recovery Fund, praticamente già redatto e solo da rifinire. D’altra parte molti “forse” non sanno che i veri “maestri” della Pubblica Amministrazione non sono i Ministri (che pure possono dare il loro contributo, non c’è dubbio) ma i funzionari, i tecnici della macchina pubblica. Draghi di certo ha portato la “sua” esperienza e quella dei suoi, donne ed uomini, di fiducia; ma nel precedente Governo vi erano personalità di spicco, che ben conoscevano la materia giuridico economica, come Gualtieri e lo stesso Giuseppe Conte.

Ritornando a quanto stavo dicendo nel precedente blocco di questo post, devo dire che non mi sarei mai aspettato da parte dell’attuale Premier una risposta come quella “odiosa” della Politica d’accatto con cui ci siamo trovati a confrontarci quotidianamente: “Non è il momento!”

Caro Premier, non è che per te “non è il momento” significa che stai pensando che, prima o poi, a pagare i costi di questa crisi, debbano essere ancora una volta i soliti bischeri che da sempre, pur con qualche incolpevole omissione (che, pur lieve, viene però sempre fatta pagare!), continuano a mantenere in piedi la baracca? …2….

24 maggio – Può darsi, ma…. —-1

24 maggio – Può darsi, ma…. —-1

L’altro giorno il “teatrino della Politica” ha vissuto una nuova “puntata”.

Ad una domanda  (“Cosa pensa della proposta di Enrico Letta, Segretario del PD, di intervenire sulla tassa di successione per i patrimoni superiori al milione di euro per finanziare misure in favore dell’occupazione giovanile?”) di un giornalista, Roberto Mania, de “La Repubblica” nel corso della Conferenza stampa sul Decreto Sostegni bis del 20 maggio 2021, il Premier Mario Draghi ha risposto “Non ne abbiamo mai parlato e non abbiamo guardato la proposta. Ma questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli. L’economia è ancora in una situazione di recessione e grande disoccupazione. Tutti i provvedimenti fiscali faranno parte della riforma del fisco”.

Si è sollevata, a questo punto, una polemica che ha avuto il merito di confermare alcune posizioni e rivelarne in modo lampante altre: le prime, quelle di Destra (Lega, Forza Italia) le seconde quelle di Italia Viva le cui dichiarazioni sono altrettanto secche.

https://www.ilfoglio.it/politica/2021/05/20/video/da-giorgetti-a-italia-viva-tutti-contro-letta-no-alla-tassa-di-successione–2423867/

Oltre alla Lega, con il Ministro Giorgetti che liquida tutto con una battuta, da segnalare l’intervento di Malan di Forza Italia (“Così facciamo scappare i veri capitali all’estero”!) che pone in evidenza l’inefficienza dei controlli sui movimenti di capitali ed in pratica rivela il fallimento di questa classe politica (i capitali sono scappati sempre e ciò è accaduto anche quando a governare c’erano le Destre; forse ancor di più, visto i tanti condoni da loro attivati proprio per un rientro che non si è mai verificato in modo consistente: e quest’ultimo aggettivo è un vero e proprio “eufemismo”); vergognosa ed aberrante, indegna è la chiusa di Malan sulla possibilità che “i giovani” (poi si corregge solo parzialmente con “alcuni”) possano utilizzare la “dote” proposta da Enrico Letta per acquistare droghe, visto che se ne vuole liberalizzare l’uso.

Manifesta è la posizione di “Italia Viva” sempre più omogenea al Centrodestra: “Siamo contrari a mettere nuove tasse in questa fase di recessione”.

Ho espresso anche io commentando alcuni post di sostegno alla proposta del PD alcuni dubbi. L’ho fatto soprattutto in relazione al contesto in cui tale progetto ha avuto la sua esplicitazione: una Conferenza stampa su un Decreto, che eroga sostegni alle attività che hanno subìto gravi danni dalla pandemìa. “Domanda secca, risposta altrettanto sintetica” è stato il mio saggio responso. Draghi non avrebbe potuto aggiungere molto di più, anche se quel “Tutti i provvedimenti fiscali faranno parte della riforma del fisco” lascia aperte molte soluzioni, compreso quella di un’applicazione integrale dell’art.53 della Carta costituzionale “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Ovviamente tutti sappiamo che non è così, non lo è stato e tutto finirebbe per rimanere così come è, se – di fronte ad una crisi così ampia che ci fornisce la possibilità di rivedere gran parte dei meccanismi amministrativi pubblici, con la Riforma della Pubblica Amministrazione e le altre previste dal Recovery Fund – i nostri governanti e rappresentanti politici opponessero molte distinzioni solo allo scopo di ficcare le loro bandierine sul corpo esanime del nostro Paese.

…1…

17 maggio 2021 – LA CARICA DEI 101 – un’aggiunta a “Perché la Destra sta vincendo nel Paese” pubblicato ieri UN DOCUMENTO DEL 17 MAGGIO 2013

UN DOCUMENTO DEL 17 MAGGIO 2013 – A FUTURA MEMORIA PER CAPIRE PERCHÉ MAI QUASI TUTTI I SUOI SOTTOSCRITTORI NON SONO PIÙ NEL PD

Il testo è stato redatto dagli iscritti del PD nel Circolo San Paolo di Prato – c’erano stati i 101 (non quelli della simpatica “carica” disneyana); Bindi e Bersani si erano dimessi dalle loro cariche di Presidente e Segretario del PD, Napolitano era stato riconfermato Presidente della Repubblica, Letta (Enrico) era stato nominato Presidente del Consiglio, Epifani aveva assunto la carica di Segretario del PD, Renzi scalpitava pregustando la sua rivincita rispetto alle Primarie del 2012.
Tale testo rappresenta con chiarezza gli obiettivi ideali di una “base” e quello che è accaduto da allora ad oggi ha purtroppo confermato i dubbi, le perplessità sul futuro di quel Partito.
Non è un mistero che la maggior parte dei sottoscrittori di questo documento siano fuori dal Partito Democratico e operano per la costruzione di un Partito alternativo di SINISTRA “vera” e c’è molto poco da ironizzare sull’aggettivo “vera” in quanto non ne è rimasta traccia alcuna nel PD.

Joshua Madalon

Noi siamo donne ed uomini in carne, nervi ed ossa; non siamo dei burattini, né automi, robot replicanti alla “Blade Runner” e siamo davvero incazzati per la superficialità con la quale una parte considerevole dei nostri rappresentanti politici ha voluto affrontare le problematiche legate alla elezione del Capo dello Stato ed alla susseguente formazione del Governo.
Poche parole bastano a far intendere che non abbiamo più intenzione di sostenere a scatola “quasi” chiusa tutte le decisioni dei Dirigenti del nostro Partito sia a livello nazionale che a livello locale.
Troppo spesso si dice che occorra “rinnovarsi” ma altrettanto più spesso ci si trova a doverci imbattere in vecchie logiche non più condivisibili; si dice anche che la Politica è cambiata ma i nostri rappresentanti non se ne sono accorti; così come non si sono accorti – e vomitano fiumi di vuote ed insulse parole – della sofferenza morale e materiale che colpisce da tempo la gente, sia quella più propriamente da considerare “nostra” che tutto il resto di essa.
Noi abbiamo dovuto sopportare già più di un anno di Governo dei tecnici che non volevamo ma ci siamo adattati cercando di calmare le ansie e le delusioni dei “nostri”.
Ora basta!
A questo punto anche se è vero che non si possa andare – in un momento così delicato – ad una crisi di Governo che potrebbe avere esiti drammatici noi chiediamo che
il nostro Partito si faccia garante di
1) intervenire con urgenza sui temi dell’Economia e del Mercato del Lavoro;
2) di andare rapidamente a scegliere una nuova Legge elettorale (meno urgente è l’impalcatura costituzionale) semmai passando attraverso un ddl che abolisca quella attuale;
3) applicare per i nati in Italia da genitori stranieri immediatamente lo “ius soli”.
Solo di fronte a queste tre scelte assolute noi dichiariamo di essere disposti a riprendere la tessera 2013 del Partito, verso il quale portiamo un profondissimo rispetto (per alcuni di noi è il Partito che abbiamo fondato, per altri è stato il primo ed unico Partito) tale da non voler nemmeno pensare a strapparne la tessera come è purtroppo avvenuto in qualche caso eclatante.
E’ per questo che non ritireremo la tessera 2013 nel nostro Circolo, pur dichiarando che continueremo ad operare per il bene del Paese a partire dal nostro territorio e lotteremo per raggiungere i migliori risultati possibili nelle prossime competizioni lavorando non sui personaggi e sui candidati ma sui Progetti sia nella fase Congressuale futura (sosteniamo in ciò pienamente la richiesta formulata dal gruppo che fa riferimento ai recenti fuoriusciti dalla Segreteria) sia in quella amministrativa del 2014, laddove non vogliamo tornare a perdere.
Siamo profondamente delusi dalla leadership sia nazionale che locale e ne chiediamo il rinnovo attraverso i Congressi nel minor tempo possibile: il Paese non può attendere!

signature_4

16 maggio – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 1

PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare)

Intro – Nel corso degli anni abbiamo accumulato centinaia di documenti scritti dai quali si rileva lo stato di crisi della Sinistra – abbiamo parlato ma anche scritto tanto – e ciò è a disposizione di quanti vogliano studiare questo tratto di storia, anche se “minima” perché in qualche modo “locale”, ma la Storia si fa anche partendo da qui.

  1. Negli ultimi mesi si va sorprendentemente imponendo, grazie all’attenzione mediatica, uno di quei personaggi della moderna “commedia all’italiana”, che, sospinto da una ὕβϱις (1) smisurata e sempre più incontrollata e mal riposta, ha contribuito a produrre un autentico sconquasso nella realtà politica amministrativa e governativa italiana. Ho già in altre occasioni rilevato quanto la presenza di un tale individuo ha significato, in modo particolare, la distruzione totale del maggiore Partito di (Centro)Sinistra del Paese. Mi fermo un attimo per precisare cosa si intenda per “totale”, avendo io la certezza che molti stiano ancora a pensare che tale affermazione sia esagerata e motivata da personale livore. “Totale” significa che la macchina non funziona più; e allora occorre perlomeno che un gruppo di meccanici con gli attributi (di Sinistra, ovviamente) si porti al suo “capezzale” ed avvii una ricognizione sulle parti da aggiustare e su quelle da cambiare.

MI (ri)frulla nella testa quella idea che ritenni immediatamente balzana, non appena si andò facendo strada nella mente di alcuni membri degli apparati dem, che si impegnarono non poco a diffonderla nelle altre “menti” e giù a cascata verso il “popolo”, quello indistinto, pronto a gareggiare per sostegni ai potenti che abbiano il coraggio di affermare la propria appartenenza alla Sinistra o a ciò che tale sarebbe potuto assomigliare, diciamo pure un Centrosinistra moderato, ma non poco. “Con costui di sicuro faremo dimenticare il Cavaliere!”. Matteo Renzi aveva già dato ampiamente prova delle sue capacità e delle sue doti caratteriali e, forse, proprio su quelle che venivano considerate “punti di forza” i dirigenti dell’apparato puntavano. Machiavelli ne avrebbe potuto fare un dotto studio, fosse stato nostro contemporaneo. D’altra parte i segnali li avevamo già avuti nel corso delle seconde Primarie, allorquando alcuni registri per l’iscrizione degli aspiranti alla partecipazione a quell’appuntamento erano stati “traslocati” in sedi inappropriate frequentate da persone molto più vicine al Centrodestra, mentre la loro collocazione “legale” (mi fa sorridere il termine, visto che “in realtà” erano veramente in una sede molto affine a pratiche legali) sarebbe stata un Circolo PD. (Chi “promosse”(!) quell’operazione spero si sia pentita, ma non per convenienza). Era il dicembre del 2013: quella data segna l’inizio del viaggio agonico di un Partito nato con mille problemi ma con idee e progetti fondamentalmente di Sinistra. La passione e l’entusiasmo di tante compagne e compagni, che in tanti casi si avvicinavano per la prima volta alla Politica e camminavano al fianco di quanti si prefiggevano di costruire una forza moderna autenticamente di Sinistra (nella Margherita e nei DS c’era una forte presenza di Sinistra soprattutto nelle basi), furono smorzate dalla “necessità” di dover mantenere un “blocco” di dirigenti, di funzionari e di amministratori molto preoccupati dalla possibilità che quella spinta innovativa in qualche modo “in gran parte nuova ed esterna anche se genuina” potesse far crescere una classe dirigente giovane poco incline alla burocrazia ed alla ipocrisia di una gestione compromissoria con blocchi locali e non solo di potere, preesistenti e bisognosi di vedere soddisfatti personali obiettivi.

(1) Riporto integralmente da Wikipedia Hybris (ˈhyːbris, in greco antico: ὕβϱις, hýbris) è un topos (tema ricorrente) della tragedia greca e della letteratura greca. Significa letteralmente “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” o “prevaricazione”. Si riferisce in generale a un’azione ingiusta o empia avvenuta nel passato, che produce conseguenze negative su persone ed eventi del presente. È un antefatto che vale come causa a monte che condurrà alla “catastrofe” della tragedia.

…1…

14 maggio – riprendere “A SINISTRA” ma non quella snob e intransigente verso l’ascolto di posizioni diverse non necessariamente “avverse”

PERCHE’ “A SINISTRA”!

riprendere “A SINISTRA” ma non quella snob e intransigente verso l’ascolto di posizioni diverse non necessariamente “avverse”

Cosa significa “riprendere”? Quel che si è palesata negli ultimi decenni (stanno diventando “fin troppi”!) è una pseudo-sinistra, una modalità di spartirsi le “spoglie” tra campi avversi in una sorta di pacificazione. Alla fine del “gioco” l’essere “pensante” si rifugia in una sua dimensione sempre più solitaria, anche se non sempre appagante. A prevalere sono i “peggiori” che appariranno i migliori, gli eletti, quelli che penseranno a tutto, a tutti, ma soprattutto a se stessi. “Riprendere?” significa rendersi conto che va posta una maggiore attenzione per fronteggiare questa deriva, oggi, che è già abbastanza “tardi” prima che la libertà ci venga sottratta del tutto.

Quel che segue (il “riprendere”) è un testo che ho scritto in un momento di “speranza”; ne sono seguiti altri cui non c’è stata alcuna reazione positiva. E questo quasi certamente farà la stessa fine!

Troppe volte sento tra molti (non la maggioranza, ma molti) di coloro che si vanno impegnando a costituire una nuova aggregazione politico-culturale (invertirei volentieri i due aggettivi, scrivendo “cultural-politica”) un pregiudizio verso il termine “Sinistra”. Eppure, l’incredibile è che sono poi dei veri e propri protagonisti della Sinistra locale. Giustificano questa forma di pregiudizio rincorrendo le ubbie antistoriche di quella parte di popolazione, colta ed incolta, che strumentalizza ad uso e consumo proprio quel pensiero; dicono “la Sinistra è vista come fonte di divisioni, occorre aggregare anche coloro che non la apprezzano, non la amano ma sono in ogni caso nall’area progressista e democratica, sarebbe dunque meglio non utilizzare quella parola!”. Ed infatti cosa era accaduto nel preparare la piattaforma delle idee per la nuova aggregazione? Non si trovava nelle due dense pagine neanche una volta la parola “Sinistra”. A maggioranza l’abbiamo inserita nella prima affermazione come punto di partenza, di riferimento costante da mantenere. Allo stesso modo a maggioranza l’abbiamo voluta nel nome dell’aggregazione che dunque si chiama “A SINISTRA”. I distinguo però non terminano e continuo ad avvertire una particolare sensibilità quando si pronuncia quella parola; democraticamente è accettabile che vi sia qualcuno che non la ami. Ma è del tutto evidente che proprio quella critica da cui si evidenzia il pregiudizio debba essere il nostro punto di riferimento come obiettivo da superare. Il nostro Paese ha bisogno della Sinistra: è quella che manca, non la si ritrova più. E la responsabilità è anche di coloro che potrebbero farla crescere ed invece rincorrono le ubbie di una parte della società e preferiscono situazioni più comode di compromesso al ribasso, semmai continuando ad occuparsi di problematiche della Sinistra ma….senza dare troppo fastidio ai manovratori.

Guardate il nostro mondo, quello che ci gira intorno, camminando per le strade; non sostate nei vostri circoli, nelle vostre stanze fumose e piene di idee che galleggiano come nuvolette nell’aria, nelle vostre camere a chattare scrivendo i vostri aulici pensieri che finiscono negli spam del web, si disperdono anch’essi nell’etere. C’è una moltitudine, solo a volte riconoscibile ma più spesso silente, che mostra la sua sofferenza: gli sfruttati, i poveri di ogni etnia chiedono giustizia in una società sempre meno giusta. Noi cosa facciamo? Come rispondiamo a questi bisogni?

La Sinistra ha questo compito; non basta il pietismo caritatevole che tampona solo temporaneamente le urgenze. Occorrono interventi strutturali che riconoscano i bisogni, valorizzino i meriti, costruiscano un futuro nel quale la redistribuzione delle ricchezze abbia una funzione di riconoscimento della dignità dell’Uomo.
Se continuiamo però soltanto ad interrogarci, ad approfondire le problematiche (fase importante ed essenziale ma non risolutiva) ma non avviamo anche contestualmente – pur con la possibilità di sbagliare – una fase progettuale, quella che è l’urgenza ci sfuggirà di mano e non saremo in grado di avanzare proposte perché nel frattempo ci troveremmo di fronte ad altre nuove incomprensibili emergenze.