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LE STORIE 20 – per la parte 19 vedi 12 marzo

Proseguendo nella pubblicazione di alcuni documenti, quella che segue è la “Dichiarazione” (la scesa in campo) di disponibilità da parte di Massimo Carlesi a candidarsi a Sindaco di Prato per la legislatura 2009/2014

1.3. I COMPITI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PER LA SCUOLA

Come abbiamo già rilevato in precedenza, l’impatto della Legge Gelmini finirebbe per acutizzare, anziché risolvere, alcune criticità nel compito dell’Amministrazione Comunale a mantenere il livello dei servizi di sua competenza, con un conseguente impatto negativo nella vita dei bambini e delle loro famiglie.

1.3.1. I servizi alla scuola

Nella nostra città, infatti, i servizi alla scuola (mensa, trasporto, pre-post scuola) hanno ormai raggiunto un alto livello di qualità, incontrando la soddisfazione della maggioranza delle famiglie che ne usufruiscono.

Ad esempio, per il servizio mensa sono state operate delle scelte significative volte a riorganizzare e migliorare la qualità dei pasti forniti, come l’introduzione di “menù biologici”. In questo senso, si potrebbe verificare anche la possibilità nelle scuole di coltivare un piccolo orto, grazie al coinvolgimento di pensionati volontari, i cui prodotti potrebbero essere consumati alla mensa scolastica.

Anche per l’edilizia scolastica, nel suo complesso, si segnala una situazione generale di buona conservazione; tuttavia occorre un’azione di sistematica di verifica per valutare e pianificare gli interventi strutturali necessari (ad es.  la “Pier Cironi” ha bisogno di particolari attenzioni). Vi è ormai l’estrema necessità di creare o completare l’edilizia scolastica all’interno delle nuove aree di insediamento abitativo che si sono sviluppate nelle zone periferiche. Sicuramente andrebbe maggiormente potenziato l’utilizzo dei locali anche al di fuori dell’orario scolastico, da destinare ad attività di animazione socio-culturale, indirizzati anche a giovani e adulti.

Tutto questo potrebbe cambiare in modo radicale nel caso ci trovassimo di fronte a dei forti tagli dei trasferimenti statali che costringerebbero l’AC a riversare gran parte del costo di tali servizi sulla cittadinanza (direttamente o indirettamente).

1.3.2. Le alternative al Tempo Pieno

Innanzitutto, è giusto sottolineare che il Tempo Pieno risponde da anni a due ordini di bisogni: quello dei bambini di vivere quotidianamente all’interno di un contesto significativo sia da un punto di vista educativo che relazionale; quello dei genitori di delegare ad un’agenzia educativa affidabile la custodia e l’educazione dei propri figli durante il tempo trascorso al lavoro, che, data la situazione, richiede sempre maggior quote della giornata ad entrambi i genitori per far fronte alle necessità di “sopravvivenza”. Vi è dunque motivo di temere per la sua cancellazione o drastica riduzione a mero “trattenimento” pomeridiano nei locali della scuola.

Lo Schema di Regolamento pubblicato nel dicembre 2008 ammette le varie possibilità di scelta, per le famiglie, tra 24, 27, 30 e 40 ore di frequenza, ma non transige sulla necessità di far sparire la compresenza degli insegnanti, che finora ha permesso di gestire tante problematiche come le difficoltà di apprendimento o comportamentali, le difficoltà linguistiche degli stranieri, l’insufficiente copertura oraria dei docenti di sostegno e persino la copertura del servizio in caso di assenza improvvisa, dato che le supplenze risultano sempre più difficilmente attivabili. Così anche se il tempo passato all’interno della scuola dai bambini non dovrebbe subire riduzioni, ciò che diminuirà sarà invece la qualità dell’offerta educativa in esso realizzata.

Perciò, anche se nella scuola primaria la scelta del tempo corto (24 ore) e del maestro unico sembra sia una prerogativa della famiglia e non un’imposizione dall’alto, permangono forti dubbi sulla possibilità, da parte della scuola, di continuare ad offrire il servizio del Tempo Pieno così come ad oggi lo abbiamo conosciuto ed a chiunque ne faccia richiesta.

30 ottobre – PRATO IN COMUNE – prove di ripartenza

30 ottobre – PRATO IN COMUNE – prove di ripartenza

Chi ha potuto farlo, ha partecipato ad un primo incontro convocato attraverso mail per la sera del 27 ottobre. Avevamo molte cose da dirci e naturalmente non siamo riusciti a farlo del tutto. Provo a mettere in ordine alcuni degli aspetti che sono emersi. Se ne dimentico qualcuno, verrete in aiuto. A breve cercheremo di rivederci, forse il 18 novembre.

Siamo stati – chi più chi meno – condizionati dalla tragedia della pandemia in questi ultimi due anni (“poco più poco meno”, e quest’ultima condizione sta a noi ridurla o protrarla, al netto dell’andamento della pandemia, che tarda a lasciare il “campo”). Qualcuno tra noi (spero, oltre a chi scrive, molti altri) ha avvertito l’esigenza di ripartire. Spero non si voglia negare che, anche l’avventura di “Prato in Comune” è stata fortemente voluta, pervicacemente portata avanti, da un piccolo gruppo, di cui faccio parte; lo stesso in fin dei conti che “oggi” sta cercando di riprendere in mano i fili di una storia, che ha preso il via con l’obiettivo di unire quella parte della Sinistra che è oltre i confini del Partito Democratico. “Oltre i confini” ha un sottile significato nella sensazione di essere equiparati – all’interno di un giudizio in qualche modo discriminatorio – agli “stranieri”. Fa parte di questa “sensazione” quel comportamento denunciato da Mirco Rocchi da parte del primo cittadino “pro tempore” di questa città. Nondimeno va preso in considerazione in questa fase che ci si trovi di fronte ad un cambio di orizzonte politico dovuto alla prorompente pericolosa avanzata delle Destre nel Paese, richiamata da Paolo Balestri.

Per questo motivo principalmente abbiamo il dovere di rimettere in moto le nostre energie, cercando di farle crescere attraverso il più ampio confronto con le diverse realtà associative che condividono gli stessi nostri valori e che, separate le une dalle altre, non possono che contare sulle proprie identità, sulle individualità. Anche per noi di “Prato in Comune”, questo,  deve essere un obiettivo prioritario per superare la nostra orgogliosa solitudine. Ciò non può – e non deve – significare una convergenza strutturale verso la maggiore forza politica dalla quale pensiamo essere diversi, ma alla quale intendiamo porre fondamentali interrogativi intorno a tutta una serie di tematiche sulle quali marchiamo molto spesso distanze significative per noi, di Sinistra, incomprensibili: per citarne solo una parteil Lavoro, la Salute, l’Istruzione, le modalità di Partecipazione, gli interventi urbanistici, lo sviluppo del territorio, la Mobilità, i Diritti.

Abbiamo un’ottima piattaforma programmatica da cui riprendere a far Politica.                                                

Ripartiamo dunque da dove eravamo rimasti nel febbraio del 2020: la costituzione di un’Associazione politico culturale i cui aderenti si propongano di partecipare alla costruzione di un Progetto di città per i prossimi anni.

. “What Salvini is saying now is that there are simple answers to complex problems.”

“What Salvini is saying now is that there are simple answers to complex problems.”

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Lo scorso 5 dicembre il New York Times ha pubblicato un lungo reportage su Prato e sulle ragioni per le quali la Lega va acquisendo, pur immeritatamente, larghi consensi.
Per farvene un’idea – forse diversa dalla mia, leggetelo https://www.nytimes.com/2019/12/05/business/italy-china-far-right.html

Il titolo è The Chinese Roots of Italy’s Far-Right Rage

Il sommario è The country’s new politics are often attributed to anger over migrants. But the story begins decades ago, when China first targeted small textile towns.

Una delle frasi, quella di Riccardo Cammelli è

“What Salvini is saying now is that there are simple answers to complex problems.”

E’ la sintesi di quel che accade, che comprende ogni aspetto, ivi compreso il nuovo epifenomeno delle “sardine”: la semplificazione dei temi complessi. Basta urlare “in modo più composto e civile” alcune tematiche per ravvivare le passioni ed avviare forme virtuose? Ne dubito da tempo.

Il quadro che emerge dall’articolo del New York Times è desolante ed indubbiamente spinge chi, come il Sindaco di Prato, è chiamato a rappresentare la città in primissima fila, ad indignarsi nel considerare superficiale e desueta l’analisi. Pur tuttavia non si può non sottolineare che, al di là di ogni fallace percezione, la realtà che quotidianamente noi tocchiamo con mano è deprimente e molto più vicina a quella descritta da Peter S. Goodman ed Emma Bubola. Lo sciovinismo autocelebrativo può essere anche giustificabile ma poi occorre agire di conseguenza ed in questa città nella quale vivo consapevolmente la seconda legislatura di Matteo Biffoni non sembra destinata alla gloria. L’amministrazione è ingessata in un processo di autoreferenzialità insopportabile e larga parte della città non ha avuto rappresentatività ed ascolto. E continua a non averla.
Molto diversamente da quanto scrive il Sindaco su “La Nazione” di oggi 8 dicembre, Prato ha smarrito proprio quella “capacità di essere comunità, di costruire il proprio futuro” e non sembra più “una città forte e coesa”, e forse non lo è da un po’ di tempo in qua, malgrado non siano mancati gli allarmi che parti della Sinistra hanno più volte lanciato in questa direzione.

Joshua Madalon

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ERCOLANO – Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 8 e finale

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Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 8 e finale

Non sempre le app funzionano e non sempre chi legge le app le interpreta per quel che veramente dicono.
E così, di fretta, senza poter osservare di nuovo gli ambienti per poterne cogliere aspetti non evidenziati all’andata ed approfondire altri già riscontrati, procediamo verso la stazione di Portici. Utilizziamo i pochi e ristretti spazi di ombra, anche se la canicola ferragostana è lenita da una brezza marina piacevole ma ingannatrice. E mentre scendiamo lungo il Corso Umberto I° ad una verifica ugualmente rapida ma poco più accurata – alla ricerca di una conferma – ci si rende conto che il treno – oggi 15 agosto – non c’è. Dobbiamo dunque attendere un paio d’ore. Scendiamo in modo più lento verso la stazione. Sarà l’occasione, pensiamo all’unisono, per visitare altre parti della città. A partire dal porto e dal lungomare. Ci si inoltra giù passando sotto la strada ferrata costeggiando alcuni ristoranti che hanno soprattutto la presenza di famiglie festanti e chiassose: gli ultimi posti liberi lungo la parte esterna di un marciapiede a ridosso degli esercizi vengono occupati; i clienti vengono acconciati alla meglio sotto un ombrellone incerto ma utile all’occasione. Arrivati sul porto, la baia è quasi deserta e sonnacchiosa; c’è un varco che di norma conduce le imbarcazioni alle pratiche del varo o del metterle a secco. Il caldo spinge soprattutto Mary ad immergere piedi e gambe nell’acqua, ma il fondo è scivoloso e occorre molta prudenza. A lato del varco c’è un canale nel quale scorre acqua limpida, forse proveniente da una sorgente. E’ particolarmente fresca e Mary seduta sul bordo della banchina vi immerge i piedi e massaggia le gambe. Io preferisco osservare il sito senza allontanarmene: due giovani sono impegnati in una pesca con la canna senza grande fortuna ma trascorrono il loro tempo a discutere di temi senza senso. Su un marciapiede rialzato poco distante una coppia si dibatte in uno scontro verbale a tratti minaccioso. Ritorno da Mary ed insieme a lei facciamo un giro sul molo anche per poter godere del panorama dell’entroterra vesuviano, dove per l’appunto torreggia minaccioso il vulcano. Sulla scogliera solitari uomini felliniani prendono il sole. Non ci curiamo del fatto che siamo stati costretti a rimanere ancora per un paio d’ore; avevamo in animo di pranzare a casa anche se fosse stato nel tardo pomeriggio: alla nostra età basta nutrire il corpo con pochi cibi e acqua abbondante e quest’ultima non ci mancava. Ne avevamo di non più fresca negli zaini e ci bastava. Nondimeno un gelato lo avremmo volentieri gustato. Lascio Mary nel suo bagnetto marino privato e faccio un giro; non vendono gelati e, quindi, di ritorno decidiamo di andare verso la Stazione, dove c’è un barettino. Niente di che! Gelati ve ne sono ma sono di una forma industriale che non ci convince e decidiamo di farne a meno. Prendiamo solo una bottiglietta d’acqua più fresca. E ci sediamo sulle scale antistanti la stazione. Tra una ventina di minuti il treno arriva; vado a fare anche il biglietto di reintegro da Portici a Pietrarsa per sanare perlomeno l’illegalità dell’andata e, per davvero, il costo ci appare come una vera e propria contravvenzione. Ne trarremo un buon consiglio, la prossima volta. Ad ogni modo il treno arriva in orario e torniamo a casa, con il proposito di fare ritorno prima possibile da queste parti semmai in autunno o in primavera.

Joshua Madalon

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 7

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 7


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Un altro settore nel quale la Circoscrizione ha operato con ruolo di primo piano nella città è stato quello della produzione culturale sia di racconti (“Giallo come un li…bro” era stato preceduto da una serie di incontri culturali sul libro giallo) sia di fumetti, sia di poesie. Interessanti sono stati i raduni periodici dei poeti pratesi, durante i quali ciascuno di loro leggeva alcune poesie; allo stesso tempo, la Circoscrizione ha dato vita ad una collana di poesie al femminile “Poesia sostantivo femminile” che ogni anno vengono lette in diretta in una serata organizzata nell’ambito della Festa della Donna. Queste iniziative che si sono ormai consolidate, sia per i costi esigui sia per la valenza sociale e culturale sia per la grande partecipazione che l’hanno caratterizzate in modo progressivo, rimangono di certo fra gli obiettivi principali di questa Circoscrizione.
Così come, superando qualche difficoltà incontrata nel corso della precedente legislatura, andrebbe ripreso il progetto di “Poesie da viaggio”, un foglio con racconti brevi e poesie, oltre a brevi informazioni ai cittadini, da distribuire sulle LAM che attraversano il nostro territorio.

Durante la legislatura 1999\2004 la sede della Circoscrizione è stata spostata dalla sede de La Querce in via Firenze ai “Lecci” in Viale De Gasperi. Collegato alla sede anagrafico – istituzionale è lo spazio che abbiamo voluto dedicare a “don Lorenzo Milani”. La scelta di intitolarlo al priore di Barbiana è da collegare proprio alla volontà di fare di quello spazio un luogo per la formazione delle giovani generazioni, possibilmente al di fuori dei soliti vincoli, sia burocratici che ideologici, e schematismi. Era ed è ancora una vera e propria sfida, difficile da realizzarsi, ma possibile umanamente con l’impegno di noi tutti, e soprattutto dei giovani amministratori che in questa legislatura si sono affacciati alla ribalta.

Abbiamo accennato al contatto con le due grandi Istituzioni culturali pubbliche cittadine; con il Teatro Stabile c’è un rapporto di ottimo livello: al Metastasio diamo collaborazione nel periodo della campagna abbonamenti sia con un front office in Circoscrizione sia con iniziative di promozione culturale sul Cartellone. Nel corso dell’anno poi di tanto in tanto ma sempre con una precisa programmazione prepariamo incontri con le compagnie, ospitandole in luoghi della Circoscrizione (di solito Scuole o Circoli), a volte offrendo ai nostri cittadini delle vere e proprie performances. Nel corso degli ultimi mesi, insieme alle altre Circoscrizioni, abbiamo avviato un percorso di primissimo livello culturale, che prevede un lavoro di ricognizione, seguito da un tutor, collegato al tema della memoria da farsi in cinque diverse realtà (ogni Circoscrizione dovrà cercarne una all’interno del proprio territorio) e poi la rielaborazione dei risultati operata da un esperto di scrittura teatrale e la messinscena finale realizzata con il contributo diretto dei cittadini protagonisti. Il tutto dovrebbe svolgersi in una biennalità suddivisa in parti uguali nelle due fasi prima descritte. La nostra Circoscrizione, avendo svolto già un lavoro di ricognizione sulla interessantissima ed unica nel suo genere realtà del Cantiere, aveva avuto la possibilità di saltare il primo anno e diventare punto di riferimento delle altre Circoscrizioni per le modalità già attivate, preparandosi subito alla realizzazione finale. Il progetto ha ricevuto uno stop comprensibilissimo, connesso alle fasi pre elettorali che sono state, come tutti sanno, piuttosto lunghe e difficoltose. Nel corso di questi prossimi anni l’idea va ripresa soprattutto all’interno del Coordinamento delle Commissioni Cultura.

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Joshua Madalon

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 6

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COSA ERANO E COSA FACEVANO LE CIRCOSCRIZIONI A PRATO – da un’esperienza diretta – parte 6

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Da quell’anno il 30 novembre è rimasta una delle date fondamentali in cui le Circoscrizioni, ma soprattutto la nostra, preparano delle iniziative: quest’anno l’argomento, molto interessante come sempre, è “Bambini in guerra ed in pace”.

Fra gli obiettivi che la Circoscrizione si era data all’inizio della legislatura vi era quello della ulteriore valorizzazione del territorio, sia utilizzando alcuni spazi già a disposizione sia creandone di nuovi. E’ stata data grande importanza dunque ai luoghi deputati canonicamente alla socializzazione (Circoli, Parrocchie, Associazioni, Scuole) e si sono cercati nuovi spazi soprattutto nelle piazze dei diversi borghi da cui è formato il nostro territorio (si pensi al Cantiere, a Gonfienti, alla Castellina, allo spazio Tenda a Mezzana): i risultati, anche se bisognerà migliorare, sono molto interessanti, ed in questa legislatura occorrerà consolidare l’utilizzazione di questi luoghi e valorizzarne qualche altro (si pensi a Pizzidimonte, ma anche ai Giardini di via Picasso a Mezzana ed ai Giardini di pertinenza della Scuola Media “Pier Cironi”, così come previsto dai progetti di Urbanistica Partecipata, di cui già prima si è detto). In effetti il lavoro della Circoscrizione ha coinvolto anche una parte del territorio che non era mai stato interessato: si parla di alcune Ville signorili (“Giardini segreti”) come la Rospigliosi, la Gherardi e la Rucellai; allo stesso tempo è stato utilizzato lo splendido spazio antistante i locali dell’Interporto a Gonfienti laddove c’era l’antico Mulino Ginori – Aldobrandini.

Grande spazio è stato dato ad un lavoro di recupero della memoria; si è cercato il coinvolgimento dei cittadini, si è avviato un lavoro di ricerca che, nel primo anno (il 2000), si è dedicato in particolare ai centenari. Il primo prodotto, che ha avuto anche il ruolo di essere promozionale è stato quello dedicato ad Eugenio Tinti (E.T.) che ha conosciuto tre secoli; poi ne sono venuti degli altri (Giovanna, costruito con il contributo del Sindacato CGIL, la Fiera, in collaborazione con le maestre ed i bambini della Scuola “Carlo Alberto Dalla Chiesa” nell’ambito del lavoro scolastico da noi finanziato, quello sui testi scolastici del Fascismo, con la collaborazione di alcuni insegnanti del Liceo “Livi” e di tanta tanta gente comune) e già ce ne sono alcuni che incalzano. Anche per rimanere in questo ambito la Circoscrizione è stata molto attenta a partecipare alla Giornata della Memoria – 27 gennaio, organizzando incontri con gli studenti, in particolare con quelli che ogni anno riescono ad andare a visitare i luoghi dove si svolse la tragedia delle deportazioni e dell’annientamento nel periodo della seconda guerra mondiale. E’ un impegno concreto che va mantenuto, affinché davvero la memoria continui ad avere un filo diretto con le nuove generazioni.

Alle giovani generazioni, nel complesso di questo termine, la Circoscrizione ha voluto dare molta attenzione: non è stato facile, anche perché la differenza generazionale fra noi e loro è notevole. Importante in questa legislatura, che per fortuna si prospetta meglio rispetto a quella precedente, è unire le forze giovanili presenti per costruire un progetto strategico che, partendo dalle magre risorse a nostra disposizione, ma puntando nel contempo ad utilizzare tutto quanto sia possibile a costo zero (si pensi a tutta l’esperienza di Officina Giovani, si pensi alla disponibilità di spazi cui la Circoscrizione può accedere), ponga le basi per una politica culturale a misura dei giovani. Molto importante è il confronto con realtà, come ad esempio quella del Centro “Michele Ventrone” a S.Giusto (circoscrizione Centro), dove le politiche giovanili hanno trovato, pur tra difficoltà e contrasti, terreno fertile per esprimersi.

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Joshua Madalon

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4 agosto si ritorna all’isola della Gaiola

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4 agosto si ritorna all’isola della Gaiola.

Ad accompagnarci Oriana e Rachele. Oriana illustra in modo sintetico e concreto oltre che appropriato nei contenuti e nella forma le “storie” legate alla costruzione dell’ampio e lungo (ottocento metri circa) condotto che porta da Coroglio al complesso archeologico Pausilypon; le competenze sono multidisciplinari e vanno dalla Storia alla Geologia, dall’Ingegneristica alla Antropologia, dall’Archeologia all’Ecologia. Rachele ci segue per documentare foytograficamente la presenza di un gruppo che ha scelto di partecipare ad una escursione culturale chiamata “Terra Mare” perchè comprende anche un percorso su un battello la cui base è formata da un vetro trasparente.
E’ la terza volta che visito con parte della famiglia il sito “terrestre”. E’ la prima invece per la parte “marina”.
Una giornata indimenticabile nonostante il caldo africano. Complimenti all’Associazione che si occupa di tenere viva l’attenzione su questi temi così importanti, informando e divertendo.

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PROCIDA

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Qualche anno fa ebbi modo di interloquire con una intellettuale che mi sollecitò a dire chi io fossi, relativamente alla mia origine flegrea ed in parte, per linea materna, procidana. A quell’isola su questo blog ho dedicato pagine segrete ma anche pagine molto chiaramente ispirate. Il dialogo si aprì e si chiuse con queste righe che seguono

Gentilissima signora

Cercherò di esserle utile! Comincio subito:
Sono nato a Napoli (semplicemente perchè mia madre, Ruocco Assunta, procidana di Ciraccio, che aveva sposato un puteolano, ebbe la necessità di partorire in clinica, diversamente dalla maggior parte delle donne che abitualmente era assistita direttamente da un’esperta – “la vammana” – in casa). Ma fin dai primissimi giorni di vita, una delle mie zie procidane, Agnese, la più energica ed attiva, veniva a prenderci a Pozzuoli e si attraversava il mare per portarci molto spesso alla casa dei nonni materni in via Flavio Gioia.
La famiglia materna era soprannominata “Mainardo”; è un’abitudine frequente e diffusa da quelle parti.
Di mio nonno Vincenzo ricordo vagamente e lontanamente come un’ombra i contorni; avverto ancora ora la sua presenza patriarcale e mi rivedo sollevato dalle sue braccia. Mia nonna Rachele la ricordo invece molto bene perchè, al contrario di mio nonno è venuta meno quando ero negli anni della pubertà e di lei rammento il periodo della senilità durante il quale aveva problemi di memoria e suscitava in noi nipoti una certa irriverente ilarità.
Fra gli episodi più significativi che io ricordi vi erano quelli che ponevano mia nonna in rapporto alle tecnologie di comunicazione (parlo delle radioline a transistor – il televisore arrivò successivamente alla sua morte in quella casa) per le quali non solo non riusciva a comprendere il funzionamento – e sarebbe stato normale per tutti noi – ma non si capacitava che qualcuno parlasse e lei non riuscisse a vederlo; e per questo lo cercava sempre dietro agli strumenti………..

Ho detto che iniziavo; parlerò di molto altro fino a quando lei vorrà.

Copio e incollo per mantenere la memoria (tenga presente che mentre scrivevo avevo dimenticato il soprannome della famiglia di mia madre e solo grazie a questo esercizio me ne sono ricordato; non è più il tempo di aspettare per fermare i ricordi; la ringrazio per la sollecitazione).
Un saluto affettuoso

Giuseppe Maddaluno

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Perchè sono pratese, ancor più quando vado giù a Napoli, dove sono nato e vissuto per molti anni

Perchè sono pratese, ancor più quando vado giù a Napoli, dove sono nato e vissuto per molti anni

Per 25 anni sono stato puteolano (Pozzuoli è la città dei miei genitori; io sono nato a Napoli), per cinque anni sono stato feltrino (Feltre è stata la città nella quale ho svolto il mio primo impegno collettivo: docente, sindacalista, politico, cinefilo), per tutto il resto della mia vita (trenta e più anni dal 1982 ad oggi) sono stato pratese.

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A Feltre sono tornato un paio di volte, ma ci manco da venti anni ed ho contatti solo attraverso un paio di amici che qualche volta tornano a trovarci qui a Prato. Altri li sento sporadicamente attraverso i moderni canali di comunicazione (i social) ma non ci vediamo da tempo.

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A Prato ho lavorato in una sola scuola, il “Dagomari”, e mi capita molto spesso di incontrare miei allievi, che si sono impegnati nella costruzione di una loro identità e provo un grande piacere nell’essere stato parte, pur minimamente, della loro formazione. Quando sono arrivato in questa città portavo con me l’esperienza bellunese, quel complesso di cui sopra sinteticamente accennavo. In via Frascati c’era il PCI, in via Pomeria l’ARCI, in Piazza Mercatale la CGIL. Furono i luoghi di un altro periodo formativo. Scuola, Politica, Sindacato, Cinema: tutto insieme. L’impegno nell’UCCA, in prosecuzione del lavoro svolto a Feltre con la fondazione di un Circolo di Cultura Cinematografica “La Grande Bouffe” (un omaggio a Ferreri), l’impegno nel PCI e nella CGIL sui temi di raccordo tra “Cinema e Lavoro”, la fondazione del Cinema “TERMINALE Movies”, prima vera e propria “sala d’essai polivalente” della città, l’attenzione avuta verso il mondo del lavoro con l’esperienza indiretta delle “150 ore” a Feltre insieme ad un grande compagno il cui cognome impropriamente richiama una delle iatture della nostra recente storia repubblicana, Renzi (ma se ben ricordo lui si chiamava – è da tanto tempo che non ci si sente – Saverio). Con il PCI ho poi operato mantenendo per un breve periodo la conduzione della Commissione Scuola e Cultura sotto la segreteria di Daniele Panerati. Ho fatto per un breve periodo anche delle “prove” di giornalismo nella fase di partenza della redazione cittadina de “Il Tirreno”. Ho realizzato anche alcuni video coordinando vari gruppi. Ho collaborato a costruire eventi come “Film Video Makers toscani”. Ho prodotto format culturali come “La Palestra delle Idee”, “Il Domino letterario” e “Poesia sostantivo femminile”.
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Sono stato in Consiglio comunale per cinque anni dal 1994 al 1999 e Presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Est dal 1999 al 2009. In questo ultimo ambito sono stato coordinatore delle Commissioni Cultura delle cinque Circoscrizioni. E di sicuro dimentico qualcosa.

Con questo complesso di attività, mentre la famiglia cresceva, ho avuto modo di conoscere tante persone. A Prato che pure rispetto a Feltre e Pozzuoli è una metropoli (pur sempre è la terza città più popolosa dell’Italia centrale) mentre cammino incontro gente che conosco ed essendo “animale sociale” ne provo piacere: non ho ancora il desiderio di isolarmi completamente dal mondo, che tanti miei coetanei hanno scelto di intraprendere.

Molto diversamente mi accade quando torno a Pozzuoli. Lì riconosco purtroppo sempre meno persone. Il mio tempo si è fermato agli anni settanta del secolo scorso. Le generazioni successive non le ho incrociate; anche quando si ritornava con i bambini il nostro tempo era dedicato esclusivamente alla famiglia ed agli immediati rapporti di vicinanza. Quando ci ritorno può accadere di rivedere amici di un tempo, ma è raro ed a volte la memoria non mi aiuta e provo grande difficoltà (anche ieri un caro amico mi ha scritto: “Quando torni?” ho risposto la verità: “Non lo so”).
E, dunque, che dire? Sono “pratese” storicamente.

Joshua Madalon

CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – con PRATO IN COMUNE – Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO come candidato di PRATO IN COMUNE di Joshua Madalon

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CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – con PRATO IN COMUNE

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO come candidato di PRATO IN COMUNE
di Joshua Madalon

Non conoscevo il Mirco autore del film “La ballata del sacco di Prato” fino a quando, insieme a tante altre persone, non si è avviato un percorso ricognitivo intorno alla Sinistra dispersa in mille rivoli tra gruppi organizzati e singole figure (la cosiddetta “società civile”) alla ricerca di un nuovo approdo. Dopo l’esperienza del referendum del 2016 – 4 dicembre – quella galassia che aveva ritrovato una unità prima non praticata provò sin dalle prime albe del 2017 a riproporsi come un nuovo possibile soggetto politico. E fu, dunque, nelle stanze dello Spazio Aut ed in alcuni Circoli (San Giusto, San Paolo, Paperino) che, lavorando intorno a questa nuova idea, ebbi l’occasione di incontrare Mirco Rocchi e, conoscendolo, di apprezzare le sue doti umane, artistiche, culturali. Fu lui a preparare alcune bozze per il simbolo di quel Progetto che alcuni di noi volemmo, ascoltati da una straordinaria maggioranza assembleare, chiamare “Prato A Sinistra”.
Da quella “storia” sono emerse molte riflessioni di valore politico che ci hanno accompagnato per alcuni mesi. L’idea che ci sorreggeva era riferita alle Amministrative del 2019 ma “Prato A Sinistra” naufragò sulle scogliere delle elezioni politiche del 2018, 4 marzo. Ci si divise, a Prato con naturalezza senza polemiche, tra Liberi e Uguali e Potere al Popolo. Mancò la possibilità di una decisione diversa da quella nazionale, dato che quel rassemblement detto “Brancaccio”, il cui scopo era proprio lo stesso che aveva animato “Prato A Sinistra”, nel novembre del 2018 chiuse definitivamente I battenti.
A Prato alcuni di noi, rappresentanti soprattutto del “civismo”, avendo ormai da tempo abbandonato l’appartenenza a forme partitiche, decisero di rimanere ai margini, pur preferendo agire in modo collaterale all’interno di un percorso più moderato e disponibile ad un dialogo basato su un confronto dialettico. Si sceglieva LeU pur rispettando PaP, i cui aderenti apparivano tradizionalmente meno disponibili a rimettere in discussione strutture del loro pensiero categorizzate come imprescindibili. In un certo senso, l’assolutizzazione del pensiero rendeva impossibile un dialogo, anche se la speranza di una possbilità futura ci sorreggeva.
Ad ogni buon conto la presenza di alcuni, come me, all’esterno di LeU, poneva una condizione sine qua non per la quale non sarebbe stato accolta una scelta di appoggio al Partito Democratico, in particolar modo a quel Partito che non rimettesse in discussione molte delle scelte centriste e molto più consone ad un’Amministrazione di Centrodestra.
L’implosione di LeU, successiva all’esito catastrofico del 4 marzo ed in vicinanza del nuovo appuntamento amministrativo locale del 2019, è stata provocata proprio da questa profonda ambiguità.


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Mirco Rocchi nel frattempo continuava ad occuparsi della sua attività principale, lo spettacolo, il teatro, il cinema ma non ci si perdeva del tutto di vista. Di tanto in tanto ci si sentiva a telefono, a volte ci si incrociava in qualche occasione “culturale”. Intanto, alcune ed alcuni di noi ci si organizzava per riproporre quel percorso unitario alternativo ad un PD che aveva progressivamente perduto (è la mia idea, non condivisa da quanti ritengono che non l’abbia mai posseduta) la sua visione democratica di una Politica al servizio dei più deboli. Abbiamo lavorato insieme, in modo intenso nella seconda parte del 2018, rappresentanti ufficiali di un mondo politico strutturato di Sinistra, come Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista (Potere al Popolo forse osservava ma non partecipava), e singoli appartenenti ad ex forze politiche e persone sensibili elettrìci senza mai avere aderito ad alcuna compagine.
Il 6 ottobre abbiamo presentato il nostro Manifesto in un incontro al Cinema “Terminale”. In quell’occasione sia Andrea Martinelli che io chiamammo Mirco. Ricordavo che sui temi della Cultura aveva preparato un suo intervento articolato e connotato da una visione originale dei temi già ai tempi di Prato A Sinistra ed avendone un file lo ristampai, chiedendogli di proporlo all’Assemblea. Mirco venne ed intervenne con la sua straordinaria capacità comunicativa, aggiungendo nuove elaborazioni ai contenuti del documento di un anno prima.
Da quell’incontro poi presero il via alcuni Gruppi di Lavoro e sulla Cultura, pur avendo io delle esperienze pregresse e mai del tutto abbandonate, pensammo di affidarne la guida a Mirco, che tuttavia era spesso in giro per I suoi impegni lavorativi. Su quei temi infatti abbiamo tardato. Ci siamo occupati di Urbanistica, di Scuola, di Welfare, di Democrazia partecipata, di Lavoro e di tante altre questioni. Sulla Cultura pensavamo sempre che se ne dovesse occupare Mirco Rocchi e così a metà dicembre 2018 convocammo un primo incontro organizzativo sulle tematiche culturali al Circolo ARCI di Coiano. In quell’occasione – con Mirco e Marzio, unici presenti oltre me – emerse l’idea di organizzare un vero e proprio evento programmatico sul tema “Le Culture nella città che vogliamo”, proponendo a Mirco di condurlo. Avremmo noi strutturato, attraverso il coinvolgimento di altre figure rappresentative delle varie forme di Cultura (quella giovanile, quella di genere, del mondo del lavoro, antroposociologica, sportiva, artistica, teatrale, e altro) quella serata, che si svolse con grande partecipazione e successo il 16 gennaio del 2019 presso il Circolo “Curiel”. L’idea, che si è rivelata vincente era che la Cultura sia elemento fondamentale dell’attività amministrativa e che dovesse sostanziare di contenuti ogni altra tematica.

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A quell’incontro del 16 gennaio era stata invitata anche un’altra persona, una giovane donna rappresentativa anche dell’universo culturale e civile della Sinistra, alla quale avevamo mostrato interesse affinchè fosse lei a guidare la lista (o le liste, nell’eventualità che si fosse costruita una coalizione) del nostro soggetto politico. Non c’era stato un rifiuto anche se non c’era stato nemmeno un assenso: diciamo che il nostro era, come si suol dire, un “cauto ottimismo” verso un’accettazione di questa proposta. Non ho una documentazione certa su come davvero siano andate le cose, ma sono molto sicuro invece sul fatto che la sua candidatura venisse letta da una parte come “escludente” rispetto a quel che erano le attese di “una parte” minoritaria che aveva già in modo separato una propria candidatura da proporre. Anche per questo motivo, come potete ben capire, taccio sull’identità della nostra prima proposta.
Di fronte al naufragio di una proposta che consideravamo “sintesi” del Progetto di Prato in Comune, alcuni di noi hanno pensato a Mirco, con il quale avevamo nel frattempo instaurato un rapporto molto più denso e continuativo. La storia di Mirco cominciavamo a conoscerla un po’ alla volta e ci convinceva vieppiù la sua appartenenza ad una realtà culturale che metteva insieme tutta una serie di elementi politici ad una parte di noi molto vicini (essere lui un chiaro appartenente agli immigrati interni, avere sostenuto con il voto sempre forze di Sinistra senza mai avere aderito ad un Partito, guardare alla realtà pratese con uno sguardo libero da pregiudizi annosi, occuparsi dei giovani in modo specifico attraverso il Teatro, il Cinema e l’Arte collaborando con l’Università, essere particolarmente attento ai temi ambientalistici, urbanistici e sociali), la qual cosa ci aiutava a realizzare al meglio l’obiettivo di creare un collegamento con il mondo al di là delle forze partitiche strutturate e quello di aprirsi a quella parte della Sinistra delusa dalle politiche neocentriste ed ambigue, dal punto di vista ideologico, del Partito Democratico.
Mirco Rocchi è una persona che possiede una preparazione culturale derivante dalla sua apertura mentale e grande disponibilità al confronto. Sin da subito, dopo aver accettato di partecipare alla sfida insieme a noi, si è messo a lavoro, facendo contemperare i suoi numerosi impegni lavorativi, prevalentemente artistici, a quelli nuovi ai quali noi con un “tour de force” incessante lo stiamo sottoponendo.

Joshua Madalon

simbolo PRATO in Comune