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DUE INDIZI – L’OVVIETA’ E LA PAURA prima parte – CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 13 con PRATO IN COMUNE

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DUE INDIZI – L’OVVIETA’ E LA PAURA prima parte

CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 13 con PRATO IN COMUNE

In queste ultime ore a Prato sono accadute un paio di cose che inducono ad avviare una riflessione più attenta e profonda di quanto non sia finora avvenuto.
Un illustre storico esponente forzaitaliota di questa città, uno di quelli che ambiscono giustamente per l’esperienza accumulata ad ottenere riconoscimenti nazionali, ed a buon diritto li hanno conquistati, ha deciso di lasciare il gruppo politico del partito berlusconiano per confluire, credo provvisoriamente, nel Gruppo Misto. La motivazione è abbastanza curiosa anche se rivelatrice di un qualcosa che è per me una conferma di “indizio”:

“Non accetto più di sentirmi dire dagli amici e sostenitori di una vita che su molti temi, siamo diventati come il Pd, testuali parole”. E proseguendo: “Amici cari, con tutto il rispetto, metà di noi oggi incarnano una linea che assomiglia più a quella di Matteo Renzi che non a quella che, con impegno e dedizione, impostammo insieme ormai oltre un decennio fa, quando eravamo noi a trainare la coalizione del centrodestra e non a esser trainati….”.

Parlavo di “indizio” e mi riferisco essenzialmente al fatto che alcuni di noi, come me, quel ragionamento che oggi (4 maggio 2019) fa Giorgio Silli lo avevano già da un altro punto di vista, da SINISTRA, avviato alcuni anni fa. Lasciare il PD inserendosi in una ”terra di mezzo” è stata una scelta inevitabile, quando abbiamo cominciato ad essere convinti che le scelte di quel Partito così faticosamente fatto nascere non si distinguevano da quelle di un Centro-Centrodestra-Destra più abituato a costruire progettualità fortemente a favore dei ceti potenti e ricchi lasciando a ceti medi e poveri le briciole di una caritatevole benevolenza. Un cumulo di errori che ha in definitiva prodotto la distruzione della Sinistra, ridotta ai margini per l’incapacità di reagire razionalmente affidando la propria azione essenzialmente ai capisaldi ideologici improduttivi e dunque anch’essa colpevole del disastro che ha condotto oggi una forza della Destra ad essere considerata capace di interlocuzione proprio con quella parte più debole e negletta del Paese.
Dunque, Silli dalla sua parte (solo) oggi riesce a comprendere come Forza Italia e PD siano simili.
Capisco sempre meno quelle compagne e compagni (le/i chiamo ancora così) che continuano a sostenere quelle scelte che anche a Prato il Partito Democratico ha continuato a percorrere rincorrendo la Destra per ottenere consensi attraverso scelte ambigue in ogni senso, dal ni o so all’Aeroporto (per non scontentare nè i Comitati nè gli imprenditori nè tantomeno i colleghi di Firenze), agli annunci di un Piano operativo come ambientalista ma allo stesso tempo infarcito di promesse verso gli imprenditori edili incapaci di riconvertire la propria attività, alla gestione disastrosa della Sanità e del Sociale le cui responsabilità non possono essere solo accollate alla Regione, alla mancanza di un Piano per l’Edilizia pubblica semmai concordato con i proprietari di centinaia di immobili invenduti e sfitti. E l’elenco potrebbe continuare.
La scelta del deputato azzurro pratese potrebbe diventare un elemento di riflessione per coloro che non hanno ancora operato quel collegamento che già qualche anno fa ho compiuto.
Benvenuto Silli nella “terra di mezzo”.

Io, però, l’ho già lasciata per quel progetto di recupero di una Sinistra capace di rivedere i propri errori e le proprie contraddizioni basate su letture solo ideologiche e costruire un futuro anche qui, in questa città, con “PRATO IN COMUNE”.

…fine prima parte….(il primo indizio)…..

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PATRIMONIO CULTURALE E DEMOCRAZIA: QUALE FUTURO? reloaded di tre miei post del maggio 2015, in attesa di incontrare Tomaso Montanari qui a Prato insieme a MIrco ROCCHI candidato Sindaco per Prato in Comune

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…ripropongo tre miei post di fine maggio 2015 redatti in occasione di un incontro da me organizzato a Bacoli nei Campi Flegrei…..
Avremo occasione di incontrarci nuovamente con Tomaso Montanari tra pochi giorni (6 maggio ore 18.00 presso il Ridotto del “Metastasio”) per discutere, insieme a Mirco ROCCHI candidato Sindaco 2019 per Prato in Comune, i temi della Cultura dell’Arte e dell’Ambiente nei nostri territori. In quell’occasione il tema era “Patrimonio culturale e Democrazia: quale futuro?” Da allora penso che la realtà sia vieppiù peggiorata. Perché non riprendere proprio quei temi?

TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – MAGGIO DEI LIBRI – MERCOLEDI’ 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00 – VILLA CERILLO – BACOLI

Patrimonio Culturale e Democrazia: quale futuro?

In chiusura del suo libro “Le pietre e il popolo – Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane” Edizioni Minimum Fax marzo 2013 Tomaso Montanari scriveva: “Se torneranno ad essere governate dai cittadini per i cittadini, le nostre cosiddette “città d’arte” possono ancora resuscitare la loro funzione plurisecolare: possono di nuovo dare forma e alimento a una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.
Le nostre città, e la loro arte, non servono a trasformarci in turisti, ma a farci cittadini sovrani, e a farci tutti uguali.
E’ ancora possibile: dipende da noi.”

Immagine.Tomaso-Montanari

Come potete ben vedere, era il marzo 2013 e Renzi era ancora sindaco di Firenze. Quel che è accaduto dopo non è di certo migliore di quanto il futuro Presidente del Consiglio abbia compiuto nel capoluogo toscano e, nel libro “Le pietre e il popolo” le sue “imprese” vengono seguite dettagliatamente. Cosa possiamo augurarci per il futuro? Forse, purtroppo, il futuro grigio-nero è già qui insieme a noi. Cosa possiamo fare? E’ ancora possibile? Dipende da noi? Ma quando ci si risveglia?

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – VILLA CERILLO DI BACOLI – mercoledi’ 27 maggio ore 17.00

Tomaso Montanari ed il suo libro “ISTRUZIONI PER L’USO DEL FUTURO . Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” edito da Minimum fax e pubblicato nel marzo del 2014 riporta sulla copertina una riflessione che a leggerla oggi può apparire nefastamente profetica: “Solo la Repubblica può permettere al patrimonio di svolgere la sua vera funzione, quella stabilita dalla Costituzione. Che non è assicurare il riletto privato di pochi, ma alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, strumento per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Una via per rimanere umani, un mezzo per rovesciare la dittatura del mercato.”
Il libro si snoda attraverso un “vocabolario differente, un alfabeto rivoluzionario: un altro modo per guardare alla funzione della cultura. Un modo che riprenda le parole e lo spirito della Costituente: e soprattutto che ne riprenda lo sguardo felicemente presbite, e cioè libero dall’angoscia del presente e capace di guardare lontano…” E la parte introduttiva da cui ho ripreso queste frasi si conclude: “..le nostre città, i nostri musei, il nostro paesaggio non contengono solo cose belle: contengono valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un’idea dell’uomo e un’idea di comunità che ci permettano di costruire un futuro diverso.”
Perché ho scritto “nefastamente profetica” parlando della riflessione iniziale? In effetti avendo letto il libro per intero mi riferivo ad altre parti di esso: in particolare alle conclusioni del capitolo “O” (non “zero”) “ORGANIZZAZIONE” nel quale si accenna alla Commissione per la riorganizzazione del Ministero per i Beni culturali voluta dal Ministro Massimo Bray della quale Montanari ha fatto parte, sulla quale il giudizio espresso è positivo. Quella “Sezione” si conclude tuttavia con un tragico dilemma “Mentre scrivo queste righe (sono gli ultimi giorni del 2013) – scrive Montanari – non è chiaro se Bray, o addirittura l’intero governo Letta, sopravviveranno all’avvento di Matteo Renzi, ben deciso a occuparsi in prima persona di cultura….”. Per coloro che soffrono di “amnesie” ed in questo Paese sono la maggioranza ricordo che Enrico Letta fu invitato dall’attuale Primo Ministro a “stare sereno” con una forma di “fratricidio” senza sangue che tuttavia sta producendo un appannamento della Democrazia a favore di una dittatura del mercato e dei poteri finanziari.

Tra l’altro le “imprese” dell’ex Sindaco di Firenze sono drammaticamente elencate nel precedente libro di Montanari “Le pietre e il popolo”. Ma, lo si sa, Montanari è un “talebano”: “Così, in Italia, è chiamato non chi distrugge l’arte del passato…ma chi tenta di salvarla. La posizione “ideologica” sarebbe quella di chi vuole applicare la Costituzione, non quella di chi la calpesta in nome dell’ideologia neoliberista. La stessa retorica vuole che la difesa del patrimonio culturale sia sintomo di passatismo, misoneismo, mancanza di coraggio: e che il suo sfruttamento economico sappia invece di nuovo, di moderno.” (pag.116 Z come ZENIT in “Istruzioni per l’uso”)

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“PRIVATI DEL PATRIMONIO” incontro con TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – BACOLI – VILLA CERILLO – 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00

“La religione del mercato sta imponendo al patrimonio culturale il dogma della privatizzazione. Ma se l’arte e il paesaggio italiani perderanno la loro funzione pubblica, tutti avremo meno libertà, uguaglianza, democrazia. L’alternativa è rendere lo Stato efficiente. Ma non basta: dobbiamo costruire uno Stato giusto.” Questa “sintesi” la si legge sulla copertina del libro “Privati del patrimonio” pubblicato alla fine del 2014 per Einaudi da Tomaso Montanari.
Il docente di Storia dell’Arte Moderna sarà mercoledì 27 maggio alle ore 17.00 ospite de “Il Maggio dei libri” a Villa Cerillo di Bacoli in provincia di Napoli – con lui sarà presente ed interverrà anche la Soprintendente ai Beni Archeologici dei Campi Flegrei e Pompei dott.ssa Costanza Gialanella. I temi che saranno affrontati saranno ovviamente quelli che Montanari ha trattato e continua a trattare nelle sue pubblicazioni ( libri e Blog ). Abbiamo già parlato di “Le pietre e il popolo” e di “Istruzioni per l’uso” entrambi pubblicati nel 2013 ed inizio 2014 per Minimum fax. Oggi accenneremo a “Privati del patrimonio” dove la parola “Privati” è volutamente ambigua e sottintende sia la connotazione della scelta prevalente che il Governo italiano in questo ultimo trentennio ha favorito (la concessione dei beni culturali e paesaggistici comuni alle imprese private) sia la condizione nella quale i cittadini vengono portati con la effettiva “priva(tizza)zione” di essi.
Come sempre l’analisi del prof. Tomaso Montanari è lucida e sintetica pur nella complessità degli esempi numerosissimi che egli porta a sostegno della sua denuncia.
Purtroppo la battaglia è dura ed è sempre più difficile da condurre in un ambiente che si è vieppiù appiattito ed omologato fino a perdere delle connotazioni che non necessariamente devono essere ideologiche ma che a mio parere devono comunque mantenersi legate a valori ed ideali civili di primaria importanza, quei valori ed ideali che sono riportati all’interno del dettato costituzionale. Fin quando per accedere al Potere sarà inevitabile stringere accordi con il Capitale (società private, Lobby, Aziende, etc…) non sarà possibile non pagare “pegno” e lo stato finirà definitivamente per abdicare ai suoi “doveri” costituzionali.
Illuminante è quanto scrive Montanari nel capitolo settimo, il cui titolo è “Un altro privato”. In esso si sottolinea come vi sia nel nostro Paese la “consapevolezza di quella superproprietà collettiva …sfociata nell’art.9 della Costituzione… che definisce “della nazione” tutto il patrimonio, non solo quello pubblico. Il patrimonio privato è un bene privato di interesse pubblico, o, se si preferisce, è privato solo l’oggetto, mentre è sempre pubblico il valore immateriale del suo essere appunto “bene culturale”: e si potrebbe dire che nel caso del patrimonio culturale la “funzione sociale” cui l’articolo 42 della Costituzione condiziona il riconoscimento della proprietà privata è rappresentata proprio dall’esercitare comunque una funzione pubblica.”

Sarà importante chiedere al prof. Montanari quali siano le reali prospettive, le vie d’uscita da questa situazione aberrante che egli denuncia. Penso al ruolo del volontariato “organizzato” e senza fini di lucro. Mio riferimento è la “Magna Charta Volontario per i Beni culturali” approntata dal CESVOT Toscana di cui tuttavia non conosco gli esiti. Occorre riappropriarsi del ruolo “pubblico” di questi beni, portando avanti delle battaglie “comuni”. E’ urgente farlo mentre, mi dispiace notarlo, i segnali di “abbandono” sono dilaganti. Tra l’altro ci ritroviamo in una fase estremamente ambigua dal punto di vista politico ed è necessario che il “cittadino” democratico e progressista faccia sentire la sua voce, svegliandosi da questo torpore “mortale”.

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – MAGGIO DEI LIBRI – MERCOLEDI’ 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00 – VILLA CERILLO – BACOLI

Patrimonio Culturale e Democrazia: quale futuro?

In chiusura del suo libro “Le pietre e il popolo – Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane” Edizioni Minimum Fax marzo 2013 Tomaso Montanari scriveva: “Se torneranno ad essere governate dai cittadini per i cittadini, le nostre cosiddette “città d’arte” possono ancora resuscitare la loro funzione plurisecolare: possono di nuovo dare forma e alimento a una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.
Le nostre città, e la loro arte, non servono a trasformarci in turisti, ma a farci cittadini sovrani, e a farci tutti uguali.
E’ ancora possibile: dipende da noi.”

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Come potete ben vedere, era il marzo 2013 e Renzi era ancora sindaco di Firenze. Quel che è accaduto dopo non è di certo migliore di quanto il futuro Presidente del Consiglio abbia compiuto nel capoluogo toscano e, nel libro “Le pietre e il popolo” le sue “imprese” vengono seguite dettagliatamente. Cosa possiamo augurarci per il futuro? Forse, purtroppo, il futuro grigio-nero è già qui insieme a noi. Cosa possiamo fare? E’ ancora possibile? Dipende da noi? Ma quando ci si risveglia?

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – VILLA CERILLO DI BACOLI – mercoledi’ 27 maggio ore 17.00

Tomaso Montanari ed il suo libro “ISTRUZIONI PER L’USO DEL FUTURO . Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” edito da Minimum fax e pubblicato nel marzo del 2014 riporta sulla copertina una riflessione che a leggerla oggi può apparire nefastamente profetica: “Solo la Repubblica può permettere al patrimonio di svolgere la sua vera funzione, quella stabilita dalla Costituzione. Che non è assicurare il riletto privato di pochi, ma alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, strumento per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Una via per rimanere umani, un mezzo per rovesciare la dittatura del mercato.”
Il libro si snoda attraverso un “vocabolario differente, un alfabeto rivoluzionario: un altro modo per guardare alla funzione della cultura. Un modo che riprenda le parole e lo spirito della Costituente: e soprattutto che ne riprenda lo sguardo felicemente presbite, e cioè libero dall’angoscia del presente e capace di guardare lontano…” E la parte introduttiva da cui ho ripreso queste frasi si conclude: “..le nostre città, i nostri musei, il nostro paesaggio non contengono solo cose belle: contengono valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un’idea dell’uomo e un’idea di comunità che ci permettano di costruire un futuro diverso.”
Perché ho scritto “nefastamente profetica” parlando della riflessione iniziale? In effetti avendo letto il libro per intero mi riferivo ad altre parti di esso: in particolare alle conclusioni del capitolo “O” (non “zero”) “ORGANIZZAZIONE” nel quale si accenna alla Commissione per la riorganizzazione del Ministero per i Beni culturali voluta dal Ministro Massimo Bray della quale Montanari ha fatto parte, sulla quale il giudizio espresso è positivo. Quella “Sezione” si conclude tuttavia con un tragico dilemma “Mentre scrivo queste righe (sono gli ultimi giorni del 2013) – scrive Montanari – non è chiaro se Bray, o addirittura l’intero governo Letta, sopravviveranno all’avvento di Matteo Renzi, ben deciso a occuparsi in prima persona di cultura….”. Per coloro che soffrono di “amnesie” ed in questo Paese sono la maggioranza ricordo che Enrico Letta fu invitato dall’attuale Primo Ministro a “stare sereno” con una forma di “fratricidio” senza sangue che tuttavia sta producendo un appannamento della Democrazia a favore di una dittatura del mercato e dei poteri finanziari.

Tra l’altro le “imprese” dell’ex Sindaco di Firenze sono drammaticamente elencate nel precedente libro di Montanari “Le pietre e il popolo”. Ma, lo si sa, Montanari è un “talebano”: “Così, in Italia, è chiamato non chi distrugge l’arte del passato…ma chi tenta di salvarla. La posizione “ideologica” sarebbe quella di chi vuole applicare la Costituzione, non quella di chi la calpesta in nome dell’ideologia neoliberista. La stessa retorica vuole che la difesa del patrimonio culturale sia sintomo di passatismo, misoneismo, mancanza di coraggio: e che il suo sfruttamento economico sappia invece di nuovo, di moderno.” (pag.116 Z come ZENIT in “Istruzioni per l’uso”)

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“PRIVATI DEL PATRIMONIO” incontro con TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – BACOLI – VILLA CERILLO – 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00

“La religione del mercato sta imponendo al patrimonio culturale il dogma della privatizzazione. Ma se l’arte e il paesaggio italiani perderanno la loro funzione pubblica, tutti avremo meno libertà, uguaglianza, democrazia. L’alternativa è rendere lo Stato efficiente. Ma non basta: dobbiamo costruire uno Stato giusto.” Questa “sintesi” la si legge sulla copertina del libro “Privati del patrimonio” pubblicato alla fine del 2014 per Einaudi da Tomaso Montanari.
Il docente di Storia dell’Arte Moderna sarà mercoledì 27 maggio alle ore 17.00 ospite de “Il Maggio dei libri” a Villa Cerillo di Bacoli in provincia di Napoli – con lui sarà presente ed interverrà anche la Soprintendente ai Beni Archeologici dei Campi Flegrei e Pompei dott.ssa Costanza Gialanella. I temi che saranno affrontati saranno ovviamente quelli che Montanari ha trattato e continua a trattare nelle sue pubblicazioni ( libri e Blog ). Abbiamo già parlato di “Le pietre e il popolo” e di “Istruzioni per l’uso” entrambi pubblicati nel 2013 ed inizio 2014 per Minimum fax. Oggi accenneremo a “Privati del patrimonio” dove la parola “Privati” è volutamente ambigua e sottintende sia la connotazione della scelta prevalente che il Governo italiano in questo ultimo trentennio ha favorito (la concessione dei beni culturali e paesaggistici comuni alle imprese private) sia la condizione nella quale i cittadini vengono portati con la effettiva “priva(tizza)zione” di essi.
Come sempre l’analisi del prof. Tomaso Montanari è lucida e sintetica pur nella complessità degli esempi numerosissimi che egli porta a sostegno della sua denuncia.
Purtroppo la battaglia è dura ed è sempre più difficile da condurre in un ambiente che si è vieppiù appiattito ed omologato fino a perdere delle connotazioni che non necessariamente devono essere ideologiche ma che a mio parere devono comunque mantenersi legate a valori ed ideali civili di primaria importanza, quei valori ed ideali che sono riportati all’interno del dettato costituzionale. Fin quando per accedere al Potere sarà inevitabile stringere accordi con il Capitale (società private, Lobby, Aziende, etc…) non sarà possibile non pagare “pegno” e lo stato finirà definitivamente per abdicare ai suoi “doveri” costituzionali.
Illuminante è quanto scrive Montanari nel capitolo settimo, il cui titolo è “Un altro privato”. In esso si sottolinea come vi sia nel nostro Paese la “consapevolezza di quella superproprietà collettiva …sfociata nell’art.9 della Costituzione… che definisce “della nazione” tutto il patrimonio, non solo quello pubblico. Il patrimonio privato è un bene privato di interesse pubblico, o, se si preferisce, è privato solo l’oggetto, mentre è sempre pubblico il valore immateriale del suo essere appunto “bene culturale”: e si potrebbe dire che nel caso del patrimonio culturale la “funzione sociale” cui l’articolo 42 della Costituzione condiziona il riconoscimento della proprietà privata è rappresentata proprio dall’esercitare comunque una funzione pubblica.”

Sarà importante chiedere al prof. Montanari quali siano le reali prospettive, le vie d’uscita da questa situazione aberrante che egli denuncia. Penso al ruolo del volontariato “organizzato” e senza fini di lucro. Mio riferimento è la “Magna Charta Volontario per i Beni culturali” approntata dal CESVOT Toscana di cui tuttavia non conosco gli esiti. Occorre riappropriarsi del ruolo “pubblico” di questi beni, portando avanti delle battaglie “comuni”. E’ urgente farlo mentre, mi dispiace notarlo, i segnali di “abbandono” sono dilaganti. Tra l’altro ci ritroviamo in una fase estremamente ambigua dal punto di vista politico ed è necessario che il “cittadino” democratico e progressista faccia sentire la sua voce, svegliandosi da questo torpore “mortale”.

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 1

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 1

Da giovane. In tante altre pagine su questo Blog ho celebrato “Il mio Cinema”. Ho dedicato a quella passione una parte importante della mia vita. Anche in questi giorni continuo ininterrottamente a guardare film attraverso i mezzi domestici. Ma il titolo del post rimanda a quel che facevo quando avevo l’età dell’Alighieri all’inizio del suo viaggio nell’aldilà. Ero ancora a Feltre, dove insieme ad alcuni giovanissimi amici, cinephiles anche loro, avevamo fondato un Circolo di Cultura Cinematografica. Ne ho già parlato in altri post.
Per recuperare quella memoria trascrivo in questa ottava parte alcuni articoli scritti per una rivista del Nordest, “AREANORD”, curata da altri giovani.
In quegli anni alla fine della scuola frequentavo come “critico” alcuni Festival come quello di Pesaro, quello di Cattolica, quello di Venezia.
Gli articoli che vi presento riguardano Pesaro. La Mostra Internazionale del Cinema Nuovo era soprattutto un’occasione di studio sulle cinematografie. Per averne un’idea vi riporto il link dal quale potete recepire pur epidermicamente le caratteristiche.
Nel 1982 venne approfondita la cinematografia magiara e quella jugoslava. Era da poco morto il maresciallo Tito e di lì a breve si sarebbe dissolto il Paese in una guerra civile sanguinosa.

1.
La XVIII edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (12-20 giugno 1982) era quest’anno dedicata a due cinematografie poco presenti nelle nostre sale, quella magiara e quella jugoslava. La programmazione dei films presentati è stata suddivisa in quattro parti: nella stessa giornata, in perfetta concomitanza, venivano proiettati films e videonastri in quattro diversi punti. Questo ha comportato ovviamente nello spettatore una scelta da compiere di volta in volta e la conseguenza di tutto ciò è che si sono perse delle incredibili occasioni per seguire filmetti a dir poco mediocri. Poichè, da quel che si è visto, il cinema che è apparso più interessante è stato quello ungherese, ci sembra giusto, dopo le consuete e meritate lodi al Direttore della Mostra, Lino Miccichè, noto critico de L’Avanti!, formulare delle critiche nei confronti dell’organizzazione per quanto riguarda la scelta dei temi da trattare, delle cinematografie da presentare. Ci è apparsa infatti pretestuosa, e almeno non pienamente motivata la decisione di affrontare il duplice impegno del cinema ungherese e jugoslavo e non riescono a convincerci neanche le motivazioni riportate nell’introduzione fatta alla Mostra. Sarebbe bastato infatti dedicare questa edizione soltanto al cinema ungherese per offrire un’occasione “unica” ed irripetibile agli studiosi ed al grande pubblico: su 128 films presentati, ben 82 appartenevano all’Ungheria e 46 erano invece jugoslavi.
Quest’ultima cinematografia ha deluso, sia per la quasi totale bassa qualità del prodotto(escluso alcuni titoli che ricorderemo più avanti), sia per l’assenza forse di carattere opportunistico o per scelta, del cinema d’animazione, noto ed apprezzato in tutto il mondo, peraltro annunciato nel programma e non presentato: è probabile che, essendosi aperto negli stessi giorni il Festival di Zagabria (dedicato proprio a quel settore), gli organizzatori di quell’evento abbiano preferito tenere “in casa” le pellicole più importanti. Complessivamente, dunque, il cinema jugoslavo ha deluso ed anche il seminario che lo riguardava è stato meno seguito di quello ungherese.

…ottava parte – 1…continua

Joshua Madalon

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PRATO IN COMUNE – il viaggio è iniziato e prosegue

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PRATO IN COMUNE – il viaggio è iniziato e prosegue

Fino ad ora, solo saltuariamente, il mio Blog è stato dedicato all’esperienza di Prato in Comune – Da oggi proseguendo gli interventi di questi ultimi due giorni accanto a post miei personali (testi, racconti, riflessioni) pubblicherò anche parti del programma di “PRATO IN COMUNE” spiegando anche le motivazioni che hanno condotto alla scelta del candidato Sindaco MIRCO ROCCHI

Quello che segue è il testo del Manifesto presentato al Cinema Terminale il 6 ottobre 2018

Riteniamo che la maggioranza delle cittadine e dei cittadini pratesi abbia voglia di un cambiamento reale.
La città ne ha bisogno, la città lo merita.

Il territorio di Prato è da anni in piena transizione.
La crisi del sistema “distretto”, la terziarizzazione dell’economia, la composizione sociale e culturale degli abitanti della città con circa 35mila stranieri residenti sono solo alcuni elementi che raccontano la trasformazione della città laniera negli ultimi 20/30 anni. Trasformazione non supportata da un progetto complessivo e da un’idea avanzata di città: non ne sono stati capace chi, con maggioranze di centrosinistra o centrodestra ha governato Prato negli ultimi 10/20 anni.

La terza città dell’Italia centrale non può continuare ad essere ostaggio di finte alternative che si copiano in buona parte fra loro su politiche sociali e sanitarie territoriali insufficienti, derive securitarie e autoritarie che aizzano e fomentano le paure, il solito sentir ripetere di grandi opere spesso non prioritarie e comunque rimaste (o destinate a rimanere) in buona parte lettera morta.
Dobbiamo provare tutte e tutti insieme ad invertire la tendenza che isola i singoli in una condizione che non è capace di dar loro un futuro – sociale, lavorativo, affettivo – e che ha desertificato quel senso di comunità che era la vera forza di Prato.

Riteniamo sia necessario rimettere al centro i temi della casa, del sostegno al lavoro e del reddito , dell’inclusione sociale e della valorizzazione delle diversità. È necessario dare priorità ad infrastrutture che si caratterizzino per un’utilità reale a favore di tutti e non di pochi, alla tutela del territorio e facciano della valorizzazione dell’ambiente il faro su cui impostare il progetto politico.

Proponiamo questo sapendo che anche Prato non è “fuori dal mondo”, ma che si inserisce – tanto più alle prossime amministrative quando si voterà anche per le elezioni europee –
in un quadro nazionale che ci pone di fronte ad una alternativa insopportabile e pericolosa per la democrazia: o la barbarie delle forze della Destra variamente declinata o PD & co., difensori dei poteri forti, delle politiche di austerità e dell’attacco ai diritti sociali degli ultimi anni.

Non possiamo rassegnarci a consegnare la città a tutto questo.
Ne uscirebbe in ogni caso la riproposizione di un film già visto. Una consapevolezza che – a partire da tante realtà in Europa, in Italia ed in Toscana che si sono dimostrate alternative vincenti o comunque non marginali – si sta in queste settimane diffondendo anche a livello nazionale.

L’obbiettivo è costruire uno spazio aperto, pubblico che unisca – nella chiarezza dell’alternativa a formule fallite come centro destra e centro sinistra – forze politiche della sinistra, il municipalismo di sinistra, l’associazionismo diffuso, i movimenti DEMOCRATICI – e che faccia della pluralità e della partecipazione reale e incisiva dei cittadini il suo metodo di far politica ed il suo punto di forza.
Un impegno che tutti noi abbiamo già perseguito in molte occasioni, a cominciare dal referendum contro lo stravolgimento della Costituzione del 2016, che ci ha visto difendere un patrimonio che era anche un’idea di società che combatte le disuguaglianze, le quali oggi sono invece accettate da tutti gli altri come un dogma intoccabile. Per noi quello è un ineludibile spartiacque.

Per ribadire tutto questo terremo una prima assemblea pubblica di lancio di questo percorso a Prato, il prossimo SABATO 6 ottobre, in stretta connessione con altri che si vanno definendo anche in Toscana su queste linee, e cominceremo a lavorare in maniera aperta e partecipata per la costruzione di una proposta di governo per la città in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera.

Il resto, il dibattito che interessa più i rappresentanti che i rappresentati, lo lasciamo al vecchio a cui confermiamo di essere chiaramente alternativi.

Per sottoscrivere il manifesto:
pratoincomune2019@gmail.com

Joshua Madalon

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…eppur si muove!

…eppur si muove!

Sono ritornato dalle vacanze con un po’ di stanchezza. Indubbiamente, non sono state le solite vacanze ma semplicemente una sorta di trasloco temporaneo tra quella che è la casa della nostra famiglia e quella dei nostri genitori. Chi ha seguito le mie “chiacchiere” a ruota libera dal buen retiro flegreo sa che abbiamo vissuto una quotidianità anche colta ma lontana dall’agone politico che invece ho ritrovato tornando a casa. A Prato. E così con la giusta e necessaria lentezza stiamo costruendo “Prato in Comune”, ispirata con desiderio di distinguersene, alle Città in Comune già avviate. Dopo l’avvio del 6 ottobre stanno per partire alcuni Gruppi di lavoro. Avranno una caratteristica “aperta” di ascolto. Solo una breve introduzione e poi attraverso la richiesta di partenza ciascuno è invitato a portare un contributo di idee. Lo slogan potrebbe essere “Sei invitata/o a partecipare non (solo) per ascoltare ma (soprattutto) per analizzare e proporre”.
Non sono previsti sproloqui; sono utili e sufficienti anche gli stimoli. I Gruppi di lavoro cominceranno il loro percorso per enucleare un programma amministrativo alternativo di Sinistra. Di tanto in tanto poi si svolgeranno momenti assembleari per compattare le idee espresse attraverso i tavoli di Lavoro.
Questi sono i temi. Non troverete la “summa” di ogni argomento. Ve ne sono alcuni essenzialmente trasversali, come ad esempio il classico riferimento ai “giovani”.

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1)Intercultura. Accoglienza, inclusione. Nuova cittadinanza. Giustizia sociale: si riunisce martedì 23 ottobre ore 21 al circolo di Cafaggio – Via del Ferro Referente Tommaso Chiti 3334671628

2) Sanità pubblica e sociale. Casa e nuove povertà. Verrà comunicato a brevissimo quando e dove sarà convocato.

3) Modello di città. Urbanistica. Piani operativi. Ambiente. Servizi locali. Mobilità sostenibile. Si riunisce venerdì 26 ottobre ore 21 presso il circolo arci di Viaccia – referente: Leonardo Becheri 3332450963

4) Lavoro. Sistema produttivo. Si riunisce mercoledì 24 ottobre ore 21 presso il circolo Arci di San Giusto – Piazza Gelli – referente Andrea Martinelli 3392277903

5) Cultura. Formazione continua. Scuola. Sport. Verrà comunicato a brevissimo quando e dove sarà convocato.

6) Decentramento e Democrazia partecipata. Patti di collaborazione. – si riunisce mercoledì 26 ottobre ore 21 presso il circolo Arci di San Paolo, Via Cilea – Referente: Giuseppe Maddaluno 3465259722

J.M.

2487,0,1,0,369,256,304,1,0,104,48,0,0,100,0,1968,1968,2177,496024
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da giovane: “Iscritto alla Democrazia Cristiana?” – parte prima

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da giovane: “Iscritto alla Democrazia Cristiana?” – parte prima

“Iscritto alla Democrazia Cristiana?” con mia sorpresa quando qualcuno me lo disse, ma non ricordo chi!
Sospettai di un gruppo di amici che avevano interpretato in modo abbastanza personale la mia bonomia e che, nell’aggregare tessere su tessere, di quelle mai consegnate, avevano aggiunto il mio nome a quello di qualche morto; era una macabra abitudine per accaparrarsi crediti facili nei Congressi a partire da quelli locali.

Negli anni precedenti – primi anni Sessanta – avevo un incarico importante ottenuto sul campo dell’Azione Cattolica. Ero iscritto nella sede della Parrocchia Santissima Annunziata (‘ncopp’’Annunziata) perchè, abitando in via Campana, era il luogo di aggregazione più importante e più vicino e i miei genitori, cattolici credenti ma praticanti alla bisogna, avevano indirizzato le mie energie in quel luogo, dove avevo conosciuto sia un maestro di Canto che apprezzava il mio impegno (”Ha un’ottima propensione e una voce interessante!” aveva detto a mia madre un giorno che lo incrociammo sui gradoni che scendendo verso il porto conducono a via Ragnisco) che un giovane aiutante del Parroco don Giovanni Moio, Mario Izzo, che negli anni Settanta poi decise di ritirarsi a vita da asceta sulle pendici del Monte Gauro con un nobile scopo, quello di ricostruire la Chiesa diroccata di San Michele Arcangelo proprio sulla vetta di quell’altura vulcanica dalla quale si gode la vista di un panorama mozzafiato.
Tra le altre attività mi attraeva quella filodrammatica strutturata alla stregua della Commedia dell’Arte somigliante alle contese attuali, i Match che appassionano i giovani talenti del nostro tempo. Il promotore era Nunzio Matarazzo, operaio specializzato dell’Olivetti, che dedicava con estrema serietà tutto il suo tempo libero a noi ragazzi vogliosi di apparire con le nostre potenzialoità canore e teatrali.
Nunzio mi è stato maestro ed ha segnato la mia esistenza sotto molti punti di vista. Infatti, oltre al Teatro, vide in me un collaboratore speciale quando mi chiese di essere Segretario del Centro Sportivo Italiano di Pozzuoli, la cui sede in quegli anni era sul Rione Terra, all’interno del Palazzo Diocesano accanto all’abitazione del Vescovo e dell’Archivio ricchissimo di stimoli per uno come me la cui aspirazione già da allora era diretta verso gli studi letterari. Nunzio era allora (ed è rimasto poi per lungo tempo ancora) Presidente di quell’organizzazione. Lì nelle stanze quasi sempre buie colme di libri polverosi e attaccati da muffe e pesciolini d’argento, con una Remington Sperry Rand imponente, scrivevo lettere memorabili congiungendo stile all’inventiva incuriosendo soprattutto i latori delle missive molto spesso nella sede centrale di Roma (“ma chi è che scrive quelle lettere?” avevano chiesto a Nunzio in molte occasioni). Non ero certo un burocrate e non lo sono mai stato, nel bene e nel male, arrivando a declinare l’invito di una mia Dirigente scolastica che negli anni Novanta sollecitava ad avviarmi alla sua stessa carriera, contando a tutta evidenza nelle mie competenze organizzative. Proprio queste ultime avevo cominciato ad affinare in quella sede vescovile, andando a contattare di persona tutte le strutture associative del Centro Sportivo Italiano nell’ambito della Diocesi.
“Democristiano? però no!” quando, qualche anno dopo avere anche smesso il mio incarico al CSI per gli impegni più gravosi nello studio e nell’attività sportiva alla quale mi ero dedicato con il Gruppo del Liceo, scoprii di esserlo diventato a mia insaputa ne parlai con alcuni amici che ritenevo potessero essere responsabili anche di quell’inserimento e chiesi di essere cancellato. Non ne seppi più niente ma quel che avvenne dopo non era di certo meglio.

….fine prima parte…..

Joshua Madalon

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POVERA ITALIA, MODESTA SVEZIA

POVERA ITALIA, MODESTA SVEZIA

L’esclusione della Nazionale italiana di calcio dal prossimo campionato mondiale 2018 in Russia è semplicemente la certificazione conclusiva di un lungo percorso costellato da successi fortuiti e caratterizzato da un gioco prettamente difensivo che poteva poi sfociare in rapidi contropiedi vincenti. Raramente ho potuto in questi anni assistere a match divertenti ed aperti: quelle rarità si riferiscono a partite nelle quali le squadre avversarie lasciavano spazi aperti senza pressare, squadre tipo il Brasile che giocava e lasciava giocare.
Con la nazionale svedese l’Italia ha trovato una compagine che aveva ben imparato il classico “gioco all’italiana”, dimostrando altresì di possedere qualità fisiche superiori. Niente da recriminare, dunque. La Svezia è stata superiore dal punto di vista tattico e merita di superare il turno.

j.m.