SCATOLE VUOTE E SCATOLE PIENE – utopia ed antiutopia

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SCATOLE VUOTE E SCATOLE PIENE – utopia ed antiutopia

Non è trascorso mica tanto tempo, ma a volte (sarà un preannuncio dell’Alzheimer?) non riesco a ricordare le date con precisione: forse febbraio, marzo? dello scorso anno. Ma ci si incontrava e, forse sull’onda del “successo” dei Comitati del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, si discuteva, ci si confrontava, si producevano documenti, a partire da una Carta di Intenti e da uno Statuto. Gruppi di lavoro erano riusciti a produrre materiali costitutivi essenziali: la campagna referendaria e la persistenza di obiettivi comuni avevano prodotto un humus virtuoso facendo decantare anche i reciproci sospetti che fino a poco più di un anno prima sembravano essere una possente “palla al piede” di un’Idea comune.
Era nata “Alternativa 2019” trasformata poi (siamo nella città toscana nota per i tessuti ed i cinesi) in “Prato A Sinistra”. Poi, in apparenza inspiegabilmente, c’è stato – a Prato e non in tante altre città – una lunga “stasi”, una fase prolungata di “stanchezza” che ha portato al fallimento di ogni sforzo precedentemente profuso. L’estate ha aiutato con la tradizionale “dispersione” vacanziera ad allentare la tensione (questa attitudine tipicamente nostrana è ancora più forte in Toscana che in altre realtà: sarà per questo che il grande Goldoni ambientò dalle parti di Livorno la famosa “Trilogia della Villeggiatura”!). E a Prato poi “settembre” è mese sacro per la sua “Fiera” e non si muove foglia……….!
Il dubbio che il fallimento fosse proprio in quella connotazione “A Sinistra” inserita a maggioranza è venuto man mano crescendo con “l’apparir del vero” di alcuni “gruppi” che a tutta evidenza “tenevano” come si dice a Napoli “’o serpone dint’’o manecone”. Per non essere alla pari, parlo di coloro che – pur partecipando ad un consesso che operava per costruire l’Alternativa al Partito Democratico – intendevano privilegiare il rapporto di “collateralità” con quel Partito, aderendo a Campo Progressista. Questo scollamento ovviamente ha prodotto una dispersione di energie i cui effetti negativi si sono poi riversati sul futuro assetto in vista delle elezioni politiche. Non è stato solo quella “ambiguità” protratta a fare rompere il fronte delle Sinistre a livello nazionale con riflessi drammatici sulle realtà locali, ma è stato molto forte il suo contributo in quella direzione.
Contemporaneamente si era dato vita all’esperimento del Brancaccio cui guardavo – e non solo io – con una certa attenzione, anche se con cautela, essendo interessato ad un’operazione politica di tipo governativo rappresentativo e non essesnzialmente ideologica testimoniale. Dall’ideologia preferisco trarre i valori fondamentali irrinunciabili e fermarmi a declinarli pragmaticamente; non sono interessato ad un ruolo quasi statico e sterile, essenzialmente improduttivo di cambiamenti con una funzione di testimonianza.

Le utopie sono stupende scatole, decorate in modo variopinto ma è molto importante che non siano vuote ed al loro interno bisogna che vi siano progetti realizzabili oltre che coraggiosi e rivoluzionari. La migliore rivoluzione è nella messa in pratica dei progetti tesi a rendere la vita delle nostre popolazioni meno difficile, affinchè si possa lentamente guardare al futuro con minore preoccupazione.

Joshua Madalon

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16 marzo 1916 – 16 marzo 2018 mio padre oggi avrebbe 102 anni

16 marzo 1916 – 16 marzo 2018 mio padre oggi avrebbe 102 anni
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Sì questa è una data importante per le mie radici; 102 anni fa nasceva mio padre, Raffaele. Una persona umile, riservata, dedita alla sua piccola famiglia (sono stato figlio unico), alla quale debbo tantissimo. Non credo di essere l’unico a ricordarlo così. Per anni, forse ancora oggi, attendevo una sua telefonata di sera, dopo la sua morte.
Lo ricordo attraverso una metanarrazione in “Procida l’eterno ritorno” allegro e divertente, baldanzoso ma anche molto serio. Un uomo affidabile, a ben vedere, che pur non avendo conseguito il diploma minimo di scuola elementare era in grado di far di conto discorrendo con geometri ed ingegneri nei calcoli del cemento armato. Un uomo di altri tempi, nei quali la Cultura era pane quotidiano formazione di vita, vera e propria Scuola di Lavoro.

Joshua Madalon

Una “Maddalena” del Terzo Millennio – intro e prima parte

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Una “Maddalena” del Terzo Millennio – intro e prima parte

Sarà forse la “selva oscura” o una delle tante modalità con cui noi maschi sperimentiamo la nostra sessualità, mettiamo in gioco il nostro “appeal”, o ancor più intraprendiamo una ricerca quasi all’interno di un gioco di ruolo che nella conduzione “correct” dell’esistenza è considerata rischiosa, proibita; sarà tutto o in parte questo, ma forse sarà il bisogno naturale di aprirsi a nuove esperienze….e così nel finire dell’inverno come una marmotta o un ghiro ancora insonnolito che si risveglia ai tepori Claudio lancia un’occhiata a quegli annunci particolari attraverso i quali donne per lo più giovani si lanciano alla ricerca di maschi proponendo prestazioni meravigliose ed orribili allo stesso tempo, alcune delle quali per Claudio, che ha consapevolezza della sua forza e dei suoi limiti, sono praticamente impossibili. “Alla mia età” egli pensa a voce alta “ non bastano promesse di quel tipo, non ce ne vogliono di più, ne abbisognano di diverse!”. E allora si dà sotto a sfogliare le pagine con le offerte, gustandosi in senso estetico alcune forme femminili rotondeggianti e sinuose, scoprendo l’esistenza di sorprendenti cadeaux verso i quali Claudio prova immediato rigetto, fino a quando la sua attenzione non si sofferma sull’unica foto di un annuncio stringato e cortese nel quale una persona decide di farsi apprezzare attraverso un semplice scorcio anonimo di cosce in posizione più che casta e pudica…………………………………………..

1. A chi abitualmente ricerca “sesso” su quei siti difficilmente quelle immagini possono bastare; ed anche l’”annuncio” nella sua stringatezza ed essenzialità dignitosa non risulta per niente carico di promesse allettanti. Claudio come un esperto giocatore di poker decide di “vedere” ma più che altro, vista l’unica foto, di sapere qualcosa di più. Innanzitutto si affida ad un indirizzo mail che non garantisce la verifica della ricezione del suo messaggio.
Infatti passano alcuni giorni, durante i quali Claudio è preso dai suoi impegni ed ha del tutto dimenticato di controllare la sua mail riservata ed anonima, o meglio contrassegnata da un nickname improbabile; lo fa raramente anche perché vuole tenere per sè quelle storie, laddove si verifichino. Ha anche dimenticato che nel contatto da lui richiesto ha lasciato un numero di un cellulare, anche quello riservato, che non utilizza mai ed a volte lo smarrisce, dimenticandolo nel fondo di un cassetto. E quando se ne ricorda e lo recupera, dopo aver digidato la password gli appare un messaggio laconico: “Contattami. Ci sono! Laura”. Claudio capisce che si tratta di quella ragazza: le parole e l’immagine che la presentano si congiungono. Il messaggio, però, è della sera avanti, lo ha inviato alle 23.31 ed ora sono le 19.40 del giorno dopo. Che fare? Claudio recupera il numero contando sul fatto che anche lei, Laura, avrà memorizzato il suo. E’ una domenica sera; c’è una certa tranquillità in casa: “Ciao. Sono Gil. Laura?” “Sì” “Ti disturbo?” “Niente affatto. Sono, però…a casa di amici e…non posso parlare troppo. Mi richiami?” “…Scusami. Non accendo questo cellulare così spesso…certo che ti richiamo” “Allora sentiamoci anche più tardi verso le 23 quando sarò a casa, sola!”

fine prima parte

Joshua Madalon

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PRIMA GLI ITALIANI! Un’introduzione socio-antropologica al tema….

PRIMA GLI ITALIANI! Un’introduzione socio-antropologica al tema….

Questi sono “inevitabilmente” giorni di riflessione conseguenti ai risultati elettorali. E’ per questi motivi che ho utilizzato come titolo il proclama-mantra di larga parte della Destra, che per qualche breve rigo di questo post condividerò.
Le compagne ed i compagni della Sinistra stiano tranquille/i. O, meglio, si preoccupino anche loro di quel che dirò, perché siamo tutti coinvolti: ve la ricordate la “Canzone del Maggio” di Fabrizio De André?
E siamo coinvolti in quanto italiani! Mio Dio, non vorrei che ci si riferisse ad uno stereotipo generico come ve ne sono a iosa: il napoletano, il siciliano, il calabrese, il toscano, il genovese, il milanese ed il veneto. Ciascuno certamente rappresenta nella vulgata antropologica diffusa un tipo, un carattere, una predilezione quasi sempre pittoresca e oggetto di maldicenze simpatiche. C’è qualcosa che ci accomuna, tutti: oltre alla simpatia, alla giovialità scoppiettante, si rileva un difetto che consiste nella induzione alla trasgressione con naturalezza estrema. E questa la si rileva in particolare tra coloro che dovrebbero far rispettare le regole prescritte, sancite in precedenza attraverso atti legislativi, con una forma di eccessivo lassismo che crea nell’applicazione pratica una generale anarchia intervallata da interventi istituzionali a volte isterici ed improduttivi.
Porterò esempi concreti semplicissimi anche allo scopo di mettere in evidenza come si possa partire dal “basso” per profilare un “cambiamento”.

Il primo. Alla fine dello scorso anno all’interno della Legge di Bilancio del Ministero dei Trasporti è stato approvato un emendamento per sanzionare non solo chi telefona al volante, ma anche chi lo sta semplicemente consultando ad un semaforo rosso con multe salatissime e sospensione della patente in modo progressivo alla reiterazione dell’infrazione. Si è data poi una roboante pubblicità durata due tre settimane relativamente ai controlli “serrati” da parte di agenti – alcuni dei quali anche in borghese; dopodichè tutto è calato nell’oblio. Basta osservare mentre si cammina o si guida quante persone continuano pericolosamente per sè e per gli altri a trasgredire.

Il secondo. Altro esempio “pratico” e verificabile nella città di Prato: la raccolta differenziata “porta a porta”. ASM (poi sostituita come sigla da ALIA) nel far partire il progetto distribuisce ai cittadini un opuscolo nel quale viene indicata la modalità di conferimento delle varie qualità di rifiuti. Si legge: “Esporre sacchi e contenitori fronte strada dalle 21.00 del giorno precedente ed entro le 5.00 del giorno di raccolta” in italiano, in inglese, cinese e arabo. Parte la raccolta porta a porta e a volte durante le prime settimane sul cassonetto condominiale viene apposto un modulo plastificato ed adesivo con una sorta di “avviso di sanzione” per evidenti trasgressioni. Dopodichè tutto è nell’oblio. Nè altre apposizioni minacciose nè sanzioni. Caos e sporcizia diffuse in tutta la città senza rispetto minimo delle regole.

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Un terzo. Ora, in attesa di un nuovo Governo, siamo “alle porte coi sassi” sulla questione “vaccini”. Il tempo è scaduto e si contano molti inadempienti; passerà tutto “in cavalleria”? forse no perchè il tema “appare ed è” serio; ma non auguriamoci che ciò accada soltanto a causa dello scoppio di una mini-epidemia (me la augurerei, se ci fosse, molto “mini”). Le “regole” anche quando a qualcuno non piacciono vanno rispettate e, come ho detto in altre occasioni, eventualmente modificate, annullate in modo democratico e responsabilmente, accollandosi poi le conseguenze, con la speranza che siano ottime.

…continua…

Joshua Madalon

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CLOUDY SUN – UN METARACCONTO IN MEMORIA DI Stephen Kawking

CLOUDY SUN – UN METARACCONTO IN MEMORIA DI Stephen Kawking

1. Professionalmente avveduto o un perfido insolente? L’impiegato della ditta di mezzi pubblici delle linee che partono da Stansted non aveva nemmeno chiesto conto dell’età della signora che si trovava di fronte e l’aveva già accreditata come anziana fornendole biglietti scontati. Londra aveva accolto Giulietta ed Armando con un cielo terso del tutto insolito per quelle latitudini; c’era anche un vento abbastanza sostenuto freschino per i turisti che arrivano dal Sud ma gradevole, quasi estivo, per gli autoctoni. Eh già! gli autoctoni che, quando il cielo è coperto, lo identificano con cloudy sun, ovvero “sole nuvoloso”. Avevano programmato quel viaggio per incontrare degli amici che si erano trasferiti da qualche anno a Cambridge, dove si occupavano di materie davvero particolari per un’Università straniera ritenuta di certo a torto anglofonocentrica, retorica latina e papirologia araba. Giulietta ed Armando erano in pensione, mentre Lucio e Francesca, più giovani di loro di circa 10 anni, erano in piena attività e giravano il mondo: erano stati anche a Roma (erano entrambi però originari della Calabria) dove si erano conosciuti ed avevano conosciuto Giulietta ed Armando durante un Seminario organizzato dal Dipartimento Scienze dell’antichità dell’Università della Sapienza. Sarebbero andati a casa loro, all’interno di un College che metteva a disposizione delle stanze anche per gli ospiti dei docenti per un tempo limitato. Né Armando né Giulietta erano stati mai a Cambridge e le aspettative erano alte; ne avevano letto e sentito parlare come di un luogo davvero particolare, costruito quasi esclusivamente per gli “studi avanzati e specialistici”, come Oxford o Harvard che prese il nome dal suo fondatore che apparteneva ad un gruppo di emigrati inglesi che fondarono una nuova città chiamata Cambridge, presso Boston. Ne parlavano identificando quel territorio come un grande parco inframmezzato da nuclei abitativi e strutture universitarie. Il viaggio da Stansted a Cambridge durò circa un’ora; si attraversava un’autostrada, la bretella n.8, con scarsissimo traffico senza vedere nemmeno un centro abitato ed, anche a ridosso della città di Cambridge, c’erano solo case basse – tipo terratetto – inframmezzate da vaste porzioni di verde. La fermata del bus era a ridosso di un Parco frequentato da un po’ di gente seduta sui prati, malgrado il vento, che ai “nostri” apparve anche un po’ freddino. Lucio era venuto incontro ai suoi amici e dopo i saluti cordialissimi si erano avviati verso il College; avevano attraversato il grande Parco e si erano inoltrati su una strada abbastanza trafficata; poi per una stradina laterale erano giunti sul Cam ed erano entrati, dopo aver attraversato un piccolo ponte in legno, in un sentiero ciclopedonale in mezzo ad un Parco di cui non si scorgeva la fine. Arrivarono dopo qualche minuto ad un caseggiato dietro una fitta boscaglia composta da alberi di alto fusto e videro venir loro incontro Francesca, sorridente e splendida in una di quelle gonne plissettate lunghe fino ai piedi con disegni floreali: l’avresti detta già una tipica donna “british” solida e ben piantata. Il tempo era cambiato e, portati dal vento, grigi nuvoloni si erano addensati e già poco prima di arrivare a casa degli amici iniziava a cadere una pioggerellina sottile sottile. Quella sera nel cottage del College, formato da stanze basse e piene di mobili che emanavano insieme al legno del parquet un intenso odore misto di pulizia e di antico, dopo una lunga chiacchierata a cena e dopo cena, Armando e Giulietta si erano ritirati nella loro camera e ben presto si erano addormentati al tepore di un piumone accogliente. Era luglio inoltrato ed in Italia di certo stavano soffrendo l’afa. Il giorno dopo avrebbero potuto visitare, da soli, perché Lucio e Francesca erano impegnati nei loro Dipartimenti, la città di Cambridge.

2. La colazione inglese è abbondante e ricca di grassi e non mancavano di certo il burro, né le uova né il bacon; ma caffè, latte e biscotti vinsero su tutti la mattina del giorno dopo l’arrivo di Giulietta ed Armando. Lucio e Francesca li lasciarono organizzarsi più lentamente con comodo ed uscirono, raccomandandosi solo di chiudere la porta, senza chiavi, solo per evitare che qualche rettile di piccola taglia potesse introdursi; non temevano incursioni di furti o rapine; a Cambridge non capitava quasi mai: al massimo poteva scoppiare qualche rissa fra studenti ubriachi nel fine settimana. E, poi, comunque il cottage era frequentato a tutte le ore dal personale dell’Università addetto alle pulizie del giardino e dei luoghi comuni, ed erano tutte persone fidate. Armando era già pronto appena all’esterno mentre Giulietta tardava alla ricerca di un ombrello; lo aveva riposto nella valigia ma non si aspettava di doverlo utilizzare così presto. Poi uscirono e ripercorsero il viale ciclopedonale. Pioveva a vento anche se in modo leggero e i due tenevano l’ombrello un po’ obliquo, proseguendo il loro cammino. Non c’era anima viva su quel sentiero e camminavano a passo lento ma deciso quando si accorsero che dietro di loro anche se ancora lontano sopravveniva un ciclista che sembrò scansarli dieci metri prima deviando sul prato che non era motoso costituito da un’erba morbida che lo teneva sodo. Giulietta si voltò proseguendo nei suoi passi insieme al compagno ma avvertirono un tonfo: l’ombrello si era bloccato davanti ad un tronco? Sollevarono l’ombrello e si ritrovarono ad essere fissati da un occhio abnorme bovino. Eh sì erano andati proprio a cozzare contro una mucca, docile, tranquilla, ma ben piantata sul sentiero. Il giovane ciclista non riuscì a trattenere una risata tuttavia composta e si espresse in un linguaggio che, soprattutto ad Armando che non capiva quasi niente di inglese, era davvero arabo (e chissà che quel giovane non lo fosse per davvero, vista la presenza di studenti provenienti da tantissime parti del mondo!). Superato lo stupore, avendo del tutto esclusa la speranza che quell’essere animale si spostasse, lo superarono aggirandolo come aveva fatto il ciclista di prima. Intanto non pioveva più e decisero di andare a visitare il Museo Fitzwilliam che non distava molto da lì; a pranzo erano attesi al Dipartimento per andare insieme a mensa con gli amici.

3. Seppero da loro, quando raccontarono gli eventi della mattinata che ogni College a Cambridge possiede degli animali che considera quasi sacri. E le mucche vagano in piena libertà nei parchi e sono abituate a convivere con la gente, quasi non se ne curano e solo se infastidite possono essere pericolose. In effetti, quella mattina l’avevano infastidita di certo, la mucca; ma era andata bene! Quel pomeriggio, dopo il lunch in un ambiente che ricordava in modo quasi perfetto i grandissimi saloni utilizzati come locations nei film di Harry Potter (ma poi seppero da Lucio che proprio in uno di quelli al King’s College erno state girate alcune scene di quei film) con un servizio inappuntabile ed una cucina di livello internazionale, visto che il cielo era ritornato limpido (sembrava di essere in un mese come quello di marzo con le sue mattane climatiche) e gli amici erano liberi da impegni tutti insieme andarono per negozi e centri commerciali che, a parte i prezzi, apprezzarono notevolmente soprattutto per l’ordine e il gusto; anche le Charity erano ordinate in modo impeccabile ed erano molto invitanti. Giulietta vi comprò molti piccoli oggetti per donarli agli amici in Italia.

4. La giornata stava terminando: si fermarono in un pub sul Cam per consumare un pasto locale ed apprezzarono a vederla quella che in fondo era una patata gigante aperta e ricca di carne macinata in salsa piccante con contorno di fagioli. Ne ordinarono quattro e con queste anche delle birre in boccaloni giganteschi. La serata era fresca, al termine della cena, ma non si stava male all’aperto e sul Cam c’erano le classiche imbarcazioni che ora ritornavano dalle escursioni col punt fatto avanzare con il palo infisso sul fondo melmoso. Fecero una passeggiata verso il centro rasentando alcuni fra i college più importanti come il King’s ed il Trinity. Lucio annunciò che il giorno dopo, era un giorno di festa, i College sarebbero stati aperti ai visitatori e che loro due avevano la possibilità di accompagnarci gratuitamente nella visita. Ritornarono al cottage, con Giulietta ed Armando stanchi ma pieni di ricordi.

5. Il giorno dopo lo vissero in modo altrettanto intenso visitando i College più importanti con i loro ambienti interni ed esterni, la loro Storia e, dopo il lunch lussuoso e goticamente affascinante come quello del giorno prima, volendo consentire un po’ di libertà ai loro ospiti, Giulietta, che intanto si era fornita di cartina topografica, disse che lei ed Armando quel pomeriggio sarebbero andati da soli ad esplorare gli ambienti; e così fecero. Attraversarono alcuni parchi e si inoltrarono nel Midsummer Common arrivando fino alle rive del Cam ma dall’altra parte rispetto a quella dove abitavano i loro amici. Di là l’acqua era bassa e consentiva esclusivamente ai punt, barconi piatti, di percorrere il corso del fiume; di qua era navigabile ed infatti c’erano delle meravigliose barche “case galleggianti” dotate di molti comfort, alcune delle quali erano anche in vendita. Su molte di esse c’erano animali di affezione, soprattutto gatti e qualche cagnolino. Lungo il corso del fiume si allenavano squadre di canottaggio al ritmo che urlava il capo voga ed a riva si snodava una ciclopedonale che, a quel che si leggeva dalle guide, arrivava fino al mare toccando altri centri importanti, come la medievale Ely. Ripresero la strada del ritorno dopo aver acquistato dei dolcini e del buon vino francese a Sainsbury e, dopo aver attraversato il Cam, notarono un insolito assembramento di persone ma anche di fotografi e poliziotti. Insolito perché, anche se erano lì solo da due giorni, per Giulietta ed Armando era chiaro che a Cambridge non c’erano grandi movimenti e sembrò tutto abbastanza straordinario. Si dovettero avvicinare, anche perché la gente sostava proprio sul percorso obbligato che dovevano fare per ritornare al cottage; ed Armando si ritrovò ad essere coinvolto da una signora con un profluvio di parole incomprensibili; Giulietta capì ma non poté evitare che Armando ingenuamente accompagnasse quello sfogo con dei sorrisini. La signora si allontanò sdegnata dal suo comportamento; le aveva confessato ritenendolo uno del gruppo, che, mentre era lì a partecipare a quel sit-in, perché di questo si trattava, le avevano trafugato la bicicletta. Ma come mai quelle persone così per bene stavano lì? L’Hotel Hilton che affaccia proprio sul Cam aveva presentato alla Town Hall un progetto di ampliamento verso il Coe Fen, un appezzamento di terra incolto alle spalle del Fitzwilliam. Questo, dunque, il motivo per cui protestavano. Poi, ad un certo punto, i pacifici poliziotti e gli attenti fotografi si spostarono verso un gruppettino di persone (due-tre) che spingevano un anziano signore in una carrozzina pluriattrezzata. Lo compresero ben presto sia Giulietta che Armando: era Stephen Hawking, l’astrofisico più famoso del mondo per via dei “buchi neri” e altro, condizionato solo nel fisico da una malattia invalidante per i movimenti. Hawking apparve a suo agio in mezzo a quella folla pacifica ma estremamente chiara nelle vertenze proposte. Giulietta ed Armando si mescolarono ad essa, partecipi della protesta, si fecero addirittura fotografare dai reporter e, quando la sera rientrarono al cottage, ne parlarono a lungo con i loro amici. Il giorno dopo dovevano ripartire e, così, dopo la cena, rigorosamente italiana con un’eccezionale “carbonara” ed un arrosto con contorni vari, Giulietta rientrò in camera da sola per preparare le valigie, mentre Lucio, Francesca ed Armando continuarono a discutere su come fosse la vita a Cambridge e su quanto mancasse l’Italia ai due studiosi; esclusero però nella maniera più assoluta di ritornare per loro volontà, vantando i servizi di altissima qualità della fu “perfida” Albione e denunciando le profonde difficoltà della Cultura italiana e le colpe della Politica che non dà spazio al merito e umilia le giovani generazioni che ha contribuito a formare. Francesca parla di “genocidio della Cultura” ed Armando non può che darle ragione, amaramente ragione. Lucio sollecita Armando a ritornare ancora per qualche giorno, per più giorni; gli chiede anche perché non si trasferisca insieme a sua moglie, visto che sono soli – le case costano anche meno che a Milano o a Roma – e potrebbero curare la loro sete di conoscenza in un ambiente ricchissimo di stimoli. Ma Armando non se la sente e sa che anche Giulietta è con lui: il Paese – dice – con un lieve rammarico ma anche con una profonda consapevolezza – ha bisogno di antichi testimoni. Il giorno dopo partiranno, portandosi dietro il ricordo di tre splendide giornate a Cambridge.

6. Il mattino dopo la BBC, come di consueto, trasmette le previsioni meteorologiche: sul Regno Unito c’è “cloudy sun”, un sole nuvoloso: il tempo, soprattutto per gli inglesi è bello così.

Joshua Madalon

13 marzo “il dito che indica la luna”

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13 marzo “il dito che indica la luna”

Il rischio che si sta correndo è che, dopo la sconfitta del PD e il risultato deludente di LeU e di PaP ciascuno di questi Partiti, liste o movimenti che siano si fermi ad osservare “il dito che indica la luna” in maniera molto parziale consolatorio autogiustificatore.
In realtà quel che sta accadendo nelle ultime ore nel PD – anche a livello locale – sembra davvero limitarsi a rilevare il ruolo “malefico” degli scissionisti, sferrando ancora una volta all’indomani del 4 marzo (proseguendo, dunque, il mantra che le hanno precedute) durissime critiche verso i dirigenti di LeU che, pur avendo puntato sul recupero dei potenziali elettori PD in uscita verso il M5S, non sono riusciti a cogliere in sostanza quell’obiettivo.
Già prima, ma anche durante la campagna elettorale nei miei post politici avevo toccato tutta una serie di problematiche che erano alla base dell’allontanamento di gran parte degli elettori del PD da quel Partito. Etichettato come gufo e rosicone dalla maggioranza renziana posso assicurarvi della profonda concretezza di quelle analisi partendo da me stesso, fortemente attratto dal sostenere quel Movimento pur consapevole della pochezza soprattutto politica e culturale della gran parte dei suoi leaders. Oltre a me stesso credo di potermi riferire a molte altre persone che ho incontrato in questi mesi e che avevano espresso un certo interesse per quella parte: qualcuno, a partire da me, si è in qualche modo recuperato ma molti altri – alcuni dei quali non si erano neanche esposti – no.
Ritornando a chi in queste ore si applica incessantemente e prioritariamente a ricercare i responsabili dei loro insuccessi sembra che non vedano molto oltre le loro strette stanze. C’è davvero ben poco da guardare fuori da esse. Poichè non sarà possibile cambiare le linee politiche senza cambiare le donne (che privilegio stavolta di essere menzionate per prime, forse indesiderato!) e gli uomini che quelle linee hanno incarnato, sono fortemente pessimista sugli esiti immediati e prossimi futuri.
Mi sorprendo a leggere comunicati da parte di chi è stato all’opposizione nel PD, scoprendo notevoli somiglianze con quanto affermavamo noi (del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo) che eravamo pungolo critico al tempo in cui molti di questi dirigenti erano nella maggioranza del Partito. Per fortuna nostra abbiamo conservato la memoria “scritta” di quegli atti ed è sorprendente come la Storia ripaghi delle sottovalutazioni e delle offese “morali” ricevute. Oggi si ri-parla di cambiare i metodi, di parlare ai territori, alle periferie: perchè mai deve accadere che ci debba essere una tale sconfitta per comprenderlo?

Non c’è più tempo e non vi è spazio alcuno per ritornare indietro.

Il futuro potrebbe essere ancora più fosco di quanto si creda.

Bisogna guardare avanti e progettare una profonda rigenerazione totale. Ognuno lo faccia all’interno di contenitori separati. Ad ogni buon conto qualora vi siano delle possibili convergenze, augurabile è un incontro.

Joshua Madalon

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12 marzo – post programmatico in vista del futuro della Sinistra (quella vera) a Prato

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12 marzo – post programmatico in vista del futuro della Sinistra (quella vera) a Prato

Preferirei “davvero” scrivere racconti, ed infatti ieri mattina su questo Blog ho avviato un racconto che avevo già abbozzato un paio di anni fa, mentre l’altro ieri ho inserito tre post che anticipavano una metanarrazione come quelle che spesso hanno caratterizzato i miei interventi, per così dire “letterari”. Ma poi accade che dopo le elezioni politiche emerga la necessità di una riflessione complessiva intorno sia ai risultati sia alle modalità di proseguimento del nostro impegno politico.
Chiunque abbia seguito il mio Blog sa molto bene che, rammaricandomi di non seguitare ad occuparmi specificamente di Cultura, ho impegnato molto dello spazio del mio tempo ed il tempo del mio spazio intorno a questioni amministrative e politiche.
E’ stato molto chiaro, presumo fortemente, il mio orientamento qui sentitizzato: 1) avvertire con forza la necessità di una pratica politica di Sinistra; 2) non riconoscere più il ruolo di Sinistra nel Partito Democratico; 3) puntare verso la creazione – a Prato – di un nuovo soggetto politico di Sinistra.

Partiamo dal primo punto, con il negare l’assunto di coloro che negano l’esistenza (negazionisti ideologici) di una Destra e di una Sinistra; peraltro lo fanno in contraddizione con se stessi, allorquando inneggiano da una parte a formazioni come “CasaPound” e “Forza Nuova” dall’altra quando riconoscono l’esistenza di “Potere al Popolo” o ancora allorchè affermano che il “Movimento 5 Stelle” è di Sinistra oppure ne tracciano la complessità (Destra-Centro-Sinistra). In questo “punto” (il primo) inserisco tuttavia un’ulteriore riflessione: è certamente necessario prevedere un nuovo “tagliando” all’accezione “Sinistra” affrontando una volta per tutte le profonde contraddizioni espresse nella pratica quotidiana relativamente al rispetto delle regole (che non può essere operazione caratteristica della Destra) ed il riconoscimento dei “meriti”. La Sinistra non può continuare a presentarsi come “alfiera” della deregulation e deve provvedere a valorizzare percorsi democratici diffusi soprattutto nelle periferie.
Il secondo punto, da me trattato nel corso degli ultimi sei anni, partendo prima di tutto da critiche “interne” al PD sempre inascoltate, è a tutt’oggi estremamente attuale. Non ritengo sia possibile, anche dopo il risultato poco esaltante del 4 marzo che fa seguito all’insuccesso del referendum del 4 dicembre 2016, modificare le caratteristiche del PD, ormai deteriorato definitivamente, nemmeno dopo le dimissioni di Renzi. Quel Partito ha acquisito una forma che lo ha reso molto più vicino alle idee neoliberiste schierate a difesa degli interessi specifici delle classi borghesi e capitaliste e sempre più lontane dai bisogni primari della gente più debole (lavoro, ambiente, istruzione, sanità) alla quale riservare trattamenti ottocenteschi caritatevoli (bonus e redditi di inclusione). Il PD ha smesso peraltro di attivare un metodo democratico di coinvolgimento e condivisione diffusa sui territori, umiliando ed impoverendo le periferie.
Il terzo punto attiene a quel che donne ed uomini sensibili ed intelligenti possono costruire insieme su questi territori. Già all’inizio dello scorso anno si era avviato un percorso progettuale che, assemblearmente, abbiamo chiamato “PRATO A SINISTRA”. Le vicende turbinose e caotiche della fase pre elettorale hanno condizionato il suo percorso; nondimeno ha contribuito ad affossare quel progetto la differente visione strategica espressa peraltro già nel momento della scelta del nome da chi era ad esso contrario, nel tentativo forse del voler annacquare la caratterizzazione del gruppo, condizionandolo ad un rapporto molto stretto con il Partito Democratico. Quella fase è in linea di massima superata, ma è ancor più urgente affrontare i problemi. Dopo la fase di LeU, alla quale ho partecipato con alcune riserve sempre chiaramente espresse, propongo di dar vita ad un nuovo soggetto politico di Sinistra, unico ed alternativo al PD, non un insieme di liste civiche, con un Programma di Governo della città di Prato per il prossimo appuntamento amministrativo del 2019.

Joshua Madalon

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Una “Maddalena” del Terzo Millennio – introduzione

Foto di Agnese Morganti

Una “Maddalena” del Terzo Millennio – introduzione

Sarà forse la “selva oscura” o una delle tante modalità con cui noi maschi sperimentiamo la nostra sessualità, mettiamo in gioco il nostro “appeal”, o ancor più intraprendiamo una ricerca quasi all’interno di un gioco di ruolo che nella conduzione “correct” dell’esistenza è considerata rischiosa, proibita; sarà tutto o in parte questo, ma forse sarà il bisogno naturale di aprirsi a nuove esperienze….e così nel finire dell’inverno come una marmotta o un ghiro ancora insonnolito che si risveglia ai tepori Claudio lancia un’occhiata a quegli annunci particolari attraverso i quali donne per lo più giovani si lanciano alla ricerca di maschi proponendo prestazioni meravigliose ed orribili allo stesso tempo, alcune delle quali per Claudio, che ha consapevolezza della sua forza e dei suoi limiti, sono praticamente impossibili. “Alla mia età” egli pensa a voce alta “ non bastano promesse di quel tipo, non ce ne vogliono di più, ne abbisognano di diverse!”. E allora si dà sotto a sfogliare le pagine con le offerte, gustandosi in senso estetico alcune forme femminili rotondeggianti e sinuose, scoprendo l’esistenza di sorprendenti cadeaux verso i quali Claudio prova immediato rigetto, fino a quando la sua attenzione non si sofferma sull’unica foto di un annuncio stringato e cortese nel quale una persona decide di farsi apprezzare attraverso un semplice scorcio anonimo di cosce in posizione più che casta e pudica…………………………………………..

…fine introduzione…..

Joshua Madalon

Un breve post 10 marzo 2018

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Un breve post 10 marzo 2018

Una delle poche previsioni che abbiamo fatto e che hanno corrisposto pienamente alla realtà dei fatti è l’ “ingovernabilità” derivate dalla Legge elettorale. Tra le “vergogne” politiche da addebitare al PD ed alla Destra per la scorsa legislatura questa è una delle più gravi.
Come si vuole riparare? Rendendo necessario un accordo “bipartisan”, dopo un logoramento degli sforzi che quasi certamente metteranno in campo sia il M5S che la Lega, entrambi forze politiche intestatarie di un “successo” purtroppo parziale e quindi inutile. Un accordo, o un inciucio, tra parte della Destra e del PD costretti a collaborare per il “bene” del Paese. Avevano visto bene i Partiti della maggioranza spuria e composita della 17° legislatura quando avevano fatto fallire le ipotesi di una Legge elettorale che prevedesse il secondo turno: non avendo risolto molte delle questioni “popolari”, non avendo dato risposte alle problematiche urgenti della parte meno tutelata del Paese, era per tutti forte la preoccupazione che un’ondata di protesta avesse premiato il populismo demagogico del Movimento 5 Stelle e l’unico modo per tenere fuori questa parte era costruire una Legge elettorale che ne impedisse in qualche modo il successo.
Quel che oggi è ancor più drammatico è che la proposta del M5S che, sovvertendo le aspettative di PD e Destra, è risultato vincitore, è fuorviante ed inattuabile. Lo è non tanto formalmente, perchè “tutto” può essere realizzato, a patto che “antropologicamente” sia stata portata avanti un’analisi scientifica sui soggetti collettivi destinatari di quella scelta. Quello che è accaduto, in parte forse inventato ma realistico, con l’avanzamento immediato della richiesta di ottenere il tanto desiderato “reddito di cittadinanza” è già una risposta che preannuncia l’assommarsi di altri urgenti problemi nella parte più povera del nostro Paese, che ha creduto in quella promessa.
Non sarà facile sbrogliare la matassa; anche perché la rabbia ed il senso di impotenza di quella parte di popolazione che ha prodotto l’adesione ai pentastellati potrebbe sfociare in gesti di disperazione nichilistica molto drammatici e pericolosi per la tenuta democratica.
La richiesta che Di Maio va facendo è un “grido di allarme”: si attendeva certo un successo ma non si era preparati a fronteggiarne gli esiti. La frittata è fatta; ma può essere indigesta!

Joshua Madalon

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DOPO L’8 MARZO è sempre “festa”! Alla ricerca di “Giovanna”!

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DOPO L’8 MARZO è sempre “festa”! Alla ricerca di “Giovanna”!

La memoria comincia a tradirmi, anche se…in parte! Ancora una volta – di tanto in tanto mi capita – mi chiedono di parlare del film “Giovanna” e allora ricordo quei giorni del 1991 durante i quali avevamo ricercato in modo rocambolesco la donna che aveva interpretato il personaggio principale che dà il titolo al corto di Gillo Pontecorvo. Ad un certo punto ci fermammo perché, leggendo i resoconti di un Convegno, organizzato a Firenze dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD) insieme a Laboratorio Immagine Donna nel 1985, avevamo letto che la protagonista del film era morta.
Nei mesi precedenti il nostro impegno era stato intensissimo, perché come accade nei “paesi” molti ci fornivano notizie che si rilvelavano del tutto infondate anche se un briciolo di verità emergeva.
Mi sembra di sentire le battute dei soggetti umani che Amadeus tutte le sere ci presenta su Rai 1 nella trasmissione “I soliti ignoti”: “No, non sono io….però….”. Infatti era una vera e propria “catena di S.Antonio” quella che ci ha coinvolto in quell’impresa “Alla ricerca di Giovanna”. La memoria dei nostri informatori non era più incisiva di quella mia di ora – vedi sopra – ed i punti di riferimento erano le “Feste de l’Unità” durante le quali in questa zona d’Italia con prevalenza di Sinistre – ed in particolar modo del PCI – vi era una parte dedicata alle “Miss” (sì, proprio così: io stentavo a crederci ma il femminismo non era ancora radicato tra le compagne). E le indicazioni andavano proprio in quella direzione: si sottintendeva che chi fosse stata “disponibile” per fare il Cinema dovesse essere una sorta di “starlette” come la Mangano, la Bosè, la Loren, la Lollo.
E quel “…però!” pronunciato dai “testimoni” di turno apriva altre porte, a loro volta anticipatrici di un nuovo “No, non sono io….però!”. La ricerca intanto si era bloccata alla notizia che “purtroppo non c’era più Giovanna”.
Come noi la si ritrovasse l’ho raccontato in altre occasioni, l’ho anche scritto su questo Blog negli scorsi anni.
Questa volta nel riprendere il filo dei ricordi avevo una piccola amnesia: tre anni fa andai a cercare Armida nella sua abitazione di via Fra’ Bartolomeo. Non era cambiata, eppure erano passati circa venticinque anni dall’intervista e Armida aveva già quasi ottanta anni.
Negli ultimi tempi, avevo sentito che intanto si era trasferita, era ritornata dalle sue parti, nel Mugello.
Avevo pensato però, per informare tutti dell’evento programmato per l’8 marzo, di far riferimento ad una delle sue ragazze (Armida ha avuto due figlie) che, sapevo, lavorava in Comune qui a Prato; ma…non ricordavo il cognome del marito di Giovanna (eh già sempre quel “nome” appiccicato a lei, Armida Gianassi) e non sapevo come fare. L’unico modo che avevo per risolvere questo inghippo era quello di recarmi in via Fra’ Bartolomeo. Sotto la pioggia che scioglieva il manto nevoso con un tempo da lupi ci sono andato: con un po’ di fatica ed un pizzichino di cialtroneria investigativa, sollevando un’etichetta ho riportato alla mia memoria il cognome, che “ovviamente” non posso svelarvi.

Joshua Madalon

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