reloaded “LA COERENZA”

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LA COERENZA

La coerenza è quasi sempre la copertura per tutte le nostre azioni.
Ma c’è un limite alla decenza che dovrebbe eseere applicato: se chi ha degli obiettivi e per perseguirli piega gli eventi a tale scopo, è di certo “coerente” sempre con se stesso, ma non può paragonare la “sua” coerenza a quella di coloro che agiscono senza pensare che quel che dicono o fanno sia o meno vantaggioso per i propri fini.

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Un suggerimento programmatico a “Liberi e Uguali” per un aspetto urgente che manca: l’emergenza abitativa

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Un suggerimento programmatico a “Liberi e Uguali” per un aspetto urgente che manca: l’emergenza abitativa

Il tema della povertà incombente a causa di una crisi prolungata non è solo “locale”. Ma a Prato è ancora più urgente intervenire.

Pochissime settimane fa, il 18 gennaio, a Prato le tre maggiori sigle sindacali locali hanno rivolto un appello al primo cittadino per richiedere con urgenza l’avvio di una fase di confronto sulla stesura del bilancio di previsione 2018. A tale richiesta, formulata con l’auspicio di un’attenzione che nel corso degli anni, dopo la sottoscrizione nel settembre del 2014 di un protocollo d’intesa, è venuta man mano mancando, si attende un riscontro.
Il protocollo d’intesa è ancora oggi considerato dalle forze sindacali “utile alla definizione di un sistema di regole condivise per l’attivazione di procedure di informazione, consultazione e concertazione relative all’attività cui è chiamato Istituzionalmente il Comune medesimo, ovvero gli atti che attengono a tematiche che possono interessare tutti i cittadini del territorio, nell’intento di favorire un più fattivo e costruttivo rapporto e di dare luogo ad un metodo di confronto tra Amministrazione Locale ed Organizzazioni Sindacali.”

Le forze sindacali nella stessa lettera esplicano le motivazioni fondamentali nell’intento di rappresentare nella loro contrattazione in particolare “interventi di politiche di welfare territoriale ispirati a criteri di equità e solidarietà”.

A corredo di questa corrispondenza veniva inviato anche un documento sintetico, ma chiaro e lucido nella sua esposizione drammatica. Il suo titolo è “Piattaforma provinciale per la contrattazione sociale” e questo è l’incipit:

“Nel distretto industriale pratese la crisi economica internazionale si è stratificata su quella precedente, senza soluzione di continuità, aggiungendo ad un più generale problema di
disoccupazione uno specifico fenomeno di precarizzazione e di conseguenza un aumento complessivo della povertà e delle diseguaglianze ed un impoverimento dei ceti medi, con un continuo ricorso al sistema degli ammortizzatori sociali ed a misure di sostegno al reddito…..”.

Il tema della “povertà” con una forbice sempre più divergente tra chi molto e chi meno o nulla possiede si collega anche alle problematiche connesse al settore abitativo. Nel corso degli ultimi anni sempre più famiglie hanno dovuto lasciare la loro abitazione a causa di morosità incolpevole che ha portato a pignoramenti o provvedimenti di sfratto, eseguiti o in esecuzione.
Prato risulta poi essere, a causa delle successive e succitate crisi, in testa ai dati toscani per rapporto tra provvedimenti e famiglie residenti. Allo stesso tempo la città è al penultimo posto per numero di unità immobiliari di Edilizia Residenziale Pubblica.

Sarebbe opportuno affrontare tale problematica in modo politico, avanzando proposte, in attesa di interventi legislativi che riaprano il comparto dell’Edilizia Residenziale Pubblica per aggredire l’emergenza abitativa con una valutazione generale sulla presenza in città di numerose unità abitative invendute e non affittate. Sarebbe quanto meno opportuno fare uno “screening” il più accurato e scientifico possibile anche sugli spazi pubblici e su immobili abbandonati per valutare le migliori soluzioni, senza trascurare il social housing particolarmente riferito a soggetti anziani, soprattutto singoli ed autosufficienti; così come potrebbero essere utili i progetti di “Abitare solidale” che coordinano interventi su realtà sovradimensionate mettendo in relazione bisogni diversificati.

Ovviamente, occorreranno mediazioni utili al soddisfacimento delle reciproche esigenze, rispettando i bisogni di chi necessita di un’abitazione a costi calmierati e con specifici interventi sociali e coloro che ne sono proprietari che non possono rinunciare alla garanzia di un rispetto del loro bene, nella cura e nel giusto riconoscimento economico.

In relazione stretta all’impoverimento generale progressivo della popolazione andranno necessariamente e con urgenza calibrati gli interventi in materia di Sanità pubblica, ma di questo tema tratteremo nelle prossime ore.

Joshua Madalon

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dal Programma di “LIBERI E UGUALI” – CON LA CULTURA SI VIVE

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dal Programma di “LIBERI E UGUALI” – CON LA CULTURA SI VIVE

Proseguo nell’analisi “personale” del Programma di “Liberi e Uguali”. Sorprende la posizione quasi defilata del tema “CULTURA”. Sarà una mia fissazione: ma la CULTURA dovrebbe essere al primo punto dell’agenda politica.

Non penso a quella CULTURA legata agli eventi ed a ciò che gira intorno ad essi, legati essenzialmente al business. Quella è in linea di massima una forma di subcultura, sottomessa al mercato ed a quello collegato indissolubilmente. Quella Cultura non può interessare il processo civile del Paese, non può avere status di attenzione particolare per una formazione politica di Sinistra che voglia rinnovare, cambiare dalle fondamenta la vita delle nuove generazioni.
Quel che noi “oggi” osserviamo e giudichiamo negativamente della nostra società (lo scarso rispetto delle regole, la valorizzazione dell’apparire, il disprezzo per il merito, l’umiliazione verso i deboli) deriva dalla scarsa considerazione verso le tematiche culturali, del sapere e della conoscenza che nel corso dei decenni una classe dirigente spesso incolta e famelica di potere ha prodotto. Ne sono segnali incontestabili il degrado progressivo della contesa politica con l’apparire di movimenti che hanno finito per valorizzare personaggi populistici e demagogici (non solo quelli afferenti al M5S).

Sarebbe altresì importante approfondire un’analisi severa sulle ragioni per cui si vanno riproponendo in modo crescente formazioni che afferiscono alle Destre più aggressive e razziste.

La CULTURA, dunque, sia al centro del Progetto politico dei prossimi anni. Una grande Rivoluzione Culturale non necessariamente configurata come alcune di quelle che abbiamo conosciuto come “imposte” dall’alto! Una grande Rivoluzione Culturale che riprenda idealmente il percorso, ad esempio, delle straordinarie esperienze delle 150 ore (anche in questo caso non mi riferisco ad una riproposizione di quei momenti e di quel periodo, essendo passati più di quaranta anni da allora). Mi piacerebbe che la parola CULTURA venisse abbinata a “del Lavoro”, dell’Ambiente”, “della Salute”, “del Sapere e della Conoscenza”, “della Legalità”, “dei Diritti”, “delle Differenze” e “dell’Umanità”.

Con la cultura si vive


Con la cultura si mangia, si vive, si lavora: nutrendo il corpo e la mente. Sviluppando diritti e cittadinanza attiva. L’Italia è cultura, il made in Italy è cultura, la nostra storia e tradizioni sono cultura, la nostra quotidianità è cultura e il sistema produttivo culturale e creativo occupa il 6% del totale dei lavoratori. Per questo una valorizzazione moderna che tuteli pienamente e insieme promuova è la sfida che ci pone il nostro tempo.
Serve una strategia che abbiamo perso: riguarda le biblioteche che devono tornare ad essere centri di aggregazione e scoperta; il sistema dei musei che si devono riempire di narrazione e visitatori; il patrimonio artistico e archeologico la cui gestione faccia tesoro delle migliori iniziative che vengono dalla società introducendo pratiche di co-gestione che coinvolgano le comunità locali, che tendano a socializzare i benefici e a creare valore condiviso.
Un percorso di valorizzazione che si estenda alle periferie – anche grazie ad esperienze di cittadinanza attiva ed autorganizzata – alle zone degradate e alle aree interne del nostro Paese anche per nutrire un turismo di qualità che soprattutto nel Sud Italia può rappresentare una formidabile risorsa di sviluppo sostenibile capace di iniziare a colmare il gap con il resto del Paese.
Occorre avviare un processo serio per il riconoscimento delle professioni culturali e interventi per garantire la qualità e stabilità del lavoro. Troppe sacche di precariato e di sfruttamento. Va regolamento anche il volontariato culturale che non deve essere sostitutivo del lavoro. Lo stesso va detto anche dell’uso del servizio civile con fondi statali, che a volte rischia di apparire sostitutivo rispetto a vuoti in organico.

Ho apprezzato il riferimento alle “periferie” cuore pulsante della vita di ogni città, piccola, media e grande, soprattutto per le ultime due categorie. Negli ultimi decenni si è avuta maggiore attenzione per i centri storici, lasciando alle periferie le briciole dell’attenzione politica, spesso collegate ad interessi personalistici e senza una vera e propria progettualità che ne affronti le emergenze, il degrado, l’abbandono.

Continuerò nella mia analisi del programma di “Liberi e Uguali” in modo sintetico nei prossimi giorni.

Joshua Madalon

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Un chiarimento necessario (soprattutto per me).

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Un chiarimento necessario (soprattutto per me).

Ho l’abitudine di scrivere, innanzitutto sul mio volto e, poi, anche sui fogli di carta, quelli che sono i miei veri pensieri. Ho mandato a quel paese un po’ di gente senza tante chiacchiere e l’ho fatto spesso in controtendenza, cioè quando meno mi faceva comodo. E, anche per questo, passo per essere un fesso! Ma alla fin fine posso discutere a testa alta con chi mi parla di “coerenza” accreditandosene qualche briciola in più. Sono forse un anarchico, un libero pensatore, ma non ho mai piegato il capo ad una convenienza, comportamento che in Politica è modalità rara.

Non sono però affetto da dogmatismo, checché ne dica mia moglie, la più severa critica delle mie attività politiche, e forse questo è il limite all’interno del quale ci si imbatte in incomprensioni anche con alcuni dei miei interlocutori politici e culturali. Rimango fortemente convinto che fare Politica non significhi esclusivamente affermazione del “proprio” pensiero ma più propriamente il confrontarsi anche aspramente in modo dialettico sulle vie d’uscita da tracciare.

Ho una visione disincantata che mi allontana spesso da coloro che presumono senza interrogare gli altri di avere già le ricette preconfezionate per tutto: ve ne sono tuttora – e tanti, e forse troppi – sul mio cammino.

E negli ultimi tempi, con la maturità degli anni – il loro cumulo non le saggezze –questo mio scetticismo mi provoca un’apparente assenza, una sonnolenza catatonica che tuttavia supero nella forza che mi sopravviene con l’ottimismo della volontà che sopravanza il pessimismo della ragione. Nulla a che vedere con la vita straordinaria di Rolland e Gramsci; la mia è quella di una persona men che normale.

In tutto questo tempo mi sono impegnato a sostenere le minoranze, anche se all’interno di forze di maggioranza – al solito o un primo o secondo Partito per numero di voti – ma non penso di averlo fatto consapevolmente. Se non altro questo mio atteggiamento è stato dovuto proprio a quella libertà di pensiero assoluto che mi ha condizionato dalla nascita. Chi avesse voglia e tempo da perdere può ricercare i miei tragitti; ripongo nei miei lettori – poco meno o poco più dei classici “manzoniani” – la massima fiducia in quel che scrivo (cioè le mie stesse affermazioni di principio poste in alto).

Ed è con tale spirito che, muovendomi in questo bailamme di contesto elettorale, disconoscendo da tempo l’appeal renziano, dagli albori per l’appunto, ho avviato insieme ad altre persone un progetto di alternativa di Sinistra, specificandone le caratteristiche con l’accezione per me necessaria “di Governo”. Qualche dubbio mi è sopraggiunto ma l’ho fugato con la prassi democratica, proponendo che quel contenitore nuovo avesse già nel nome la parola così vituperata, cioè “Sinistra”. Non c’è glamour né appeal nel popolo, i sondaggi non sono favorevoli a sentire quella parola, che certamente suona da sempre come “sventurata” e “nefasta”. Ma è nella nostra storia e dobbiamo portarcela dietro come una Croce per il Cristo.

Con queste modalità di rinnegazione della propria Storia (o che ci sia un inganno?) i due nuovi contenitori che dichiarano una propria appartenenza alla Sinistra ne rifiutano il nome. Per le motivazioni presenti nel secondo capoverso di questo mio scritto ho aderito a partecipare da indipendente e con riserva (per le prospettive dichiarate) alla campagna elettorale di “Liberi e Uguali”. L’ho scritto e l’ho detto. L’ho detto e l’ho scritto.

Intendo lavorare per la creazione di un soggetto unico ed alternativo al PD, che già prima dell’avvento di Renzi ha mostrato scarsa attenzione all’ascolto delle minoranze, soprattutto quelle appartenenti alla Sinistra. Vorrà pur significare qualcosa? Le ambiguità che appaiono con una certa cadenza ossessiva in relazione ad accordi successivi da parte degli esponenti di LeU con il PD, una volta sfiduciato l’attuale leader e leadership, vanno fugate. Diversamente il mio apporto si limiterà all’attuale campagna elettorale.
Confermo la mia chiarezza espressa in alto, assumendomene per intero le responsabilità.

Joshua Madalon

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Un circolo virtuoso

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Un circolo virtuoso

“C’è un buon clima!…” mormora Mario. “Sì, c’è un buon clima!…” di rimando affermo.
Lo so bene che l’intendimento è più che altro un’ enunciazione in forma di auspicio non asseverante. Siamo partiti da un’idea territoriale per le insoddisfazioni politiche locali, quelle stesse che generano allontanamenti e divisioni a livello nazionale dal Partito Democratico e dagli altri corpuscoli sinistroidi incapaci di progettare un’idea di Governo. Ci siamo ritrovati in un contesto obbligato dopo il fallimento di un’ipotesi collettiva, creata da reciproche difficoltà, che avrebbero potuto essere superate – senza oggettive garanzie – dopo lunghi e snervanti confronti: non ce n’era il tempo. Incalzavano le “politiche” del 2018 ed il Governo ha anticipato di qualche mese la sua scadenza e, di rincalzo, l’indizione dei nuovi plebisiciti.
Una campagna elettorale è ad ogni modo impegnativa; ancor di più lo è per un Progetto “nuovo” che avrebbe la necessità di rodarsi un po’ per volta.
Correremo per poter arrivare al traguardo finale del 4 marzo per poi essere operativi subito dopo, qualunque sia il risultato. Le affermazioni di uno “sguardo lungo” non siano solo strumentali all’impegno di queste prossime quattro settimane. Neanche l’insuccesso mi farebbe ritrarre dall’obiettivo delle “amministrative” del 2019.
In queste ultime ore i nostri candidati formalmente ci chiedono di essere aiutati a costruire Programmi che abbiano come punto di riferimento la nostra area. Ieri mattina (4 febbraio) ho scritto un post sul tema delle politiche di accoglienza; contestualmente ho ripubblicato un paio di post di luglio e agosto 2017. Uno di questi ha titolo “UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA” e tratta di una serie di episodi di xenofobia travestita da perbenismo che, complice l’estate, “forse” è passata sotto silenzio.
Quelle vicende ci aiutano a capire quali siano le esigenze concrete da analizzare: è innanzitutto una “PROFONDA MANCANZA DI CULTURA”, poi c’è una grande incapacità politica generale nell’affrontare le questioni dell’accoglienza a livello locale, sia nei settori della sicurezza che in quelli del decoro urbano.
La centralizzazione progressiva dei processi partecipativi, che di quando in quando poi strumentalmente vengono riportati nelle periferie, quando per lo più le scelte sono state già fatte, ha imbarbarito il contesto socioantropologico, facendo venir meno il confronto virtuoso. Tali scelte sono state giustificate dai costi amministrativi senza tuttavia valutare soluzioni diverse che riuscissero a valorizzare le forme di partecipazione che i Quartieri prima e poi le Circoscrizioni erano riuscite a costruire. Si è pensato a quanto si sarebbe risparmiato a danno di quanto umanamente si è andato deteriorando e perdendo.
Noi dovremmo riproporre la costituzione di Comitati civici diffusi, coordinati da personale amministrativo a ciò preposto, ma sostanzialmente afferenti a strutture preesistenti territoriali (i Circoli, le Parrocchie, le Associazioni) e strutturati sulla base della partecipazione volontaria. La mia idea è quella di costituire frontiere culturali periferiche che affrontino in modo diretto l’analisi dei bisogni materiali e ideali del cittadino.
Non siamo all’Anno Zero. Già nel 2014 ne avevo scritto insieme a compagne e compagni del Circolo San Paolo in quella “Memoria” ad uso dei “Luoghi idea(li)” dal titolo “DALLA CULTURA DELLA CONOSCENZA ALLA CREAZIONE DI UNA PERCEZIONE DI SICUREZZA SUI TERRITORI” dove tra l’altro si paventavano i danni che sarebbero venuti con la fine dell’esperienza delle Circoscrizioni dal 2013. Leggere quel testo sarebbe ben utile al netto della mia personale soddisfazione.
Ecco cosa intendo per “CIRCOLO VIRTUOSO” da ricreare.

Joshua Madalon

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dal Programma di “LIBERI E UGUALI” – La giustizia uguale per tutte e tutti

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dal Programma di “LIBERI E UGUALI” – La giustizia uguale per tutte e tutti.

Uno dei temi più urgenti su cui un Governo dovrà intervenire è l’intero comparto della Giustizia. Non ce lo chiede un “popolo” di parte ma il desiderio comune di una Giustizia non vendicativa ma equilibrata negli esiti che non siano aleatori e discriminatori a seconda della qualità degli imputati e dei loro difensori. Allo stesso tempo per reati contro la persona non dovrebbe esistere il ricorso al patteggiamento con la riduzione delle pene. La certezza della pena non deve essere soltanto oggetto di soddisfazione per i familiari ma un procedimento di giustizia reale. In materia di reati finanziari ed economici occorrerà intervenire anche sul mondo bancario con una legislazione che comporti responsabilità in solido – con opportune garanzie – per i dirigenti nel caso di fallimento dovuto a cause direttamente dipendenti da scarsa cura, superficialità nell’informare i correntisti sui rischi. Allo stesso tempo occorre scoraggiare la pratica del “fallimento” pilotato allo scopo di evadere il fisco, istituendo per le nuove ditte un deposito cauzionale pari ad un biennio di prevista imposta fiscale, riconoscendo al termine del biennio un congruo e vantaggioso sconto “virtuoso” sul dovuto. Il deposito cauzionale potrebbe essere poi prorogato di biennio in biennio. Quest’ultimo caso è collegato all’abbattimento di un biennio di imposta fiscale per le “nuove” ditte, come purtroppo accade sui nostri territori (ma ovviamente non solo).

Questo è una tranche dal PROGRAMMA di “LIBERI E UGUALI”

La giustizia uguale per tutte e tutti

“Il problema principale della giustizia è quello dell’efficienza e della produttività….
….In tema di processo civile occorre ridurre la lunghezza dell’istruzione della causa, assicurando tempi certi e celeri per l’emissione della sentenza. Anche in tema di giustizia penale fondamentale è il problema della durata dei processi, da affrontare ponendosi l’obiettivo di avere una sentenza nel tempo più breve possibile, avere una sentenza giusta, avere una certezza dell’effetto risarcitorio e/o riabilitativo della condanna, recuperando la funzione rieducativa della pena e rafforzando le misure alternative.
……intervenire sulla tracciabilità dei pagamenti per contrastare i molteplici reati dalla corruzione al riciclaggio anche valutando la reintroduzione di una soglia più bassa all’uso del contante. La lotta alle mafie deve essere una priorità e va continuamente alimentata, stante l’ampiezza delle infiltrazioni e la loro ramificazione non solo nazionale. Da questo punto di vista educare i giovani alla legalità rappresenta un impegno prioritario. Il regime del carcere duro per i mafiosi che mantengano un rapporto con i propri territori d’influenza non va mitigato e vanno tutelati i testimoni e i collaboratori di giustizia nei processi di mafia.
È urgente un intervento sul sistema carcerario e una riforma dell’ordinamento penitenziario per garantire il rispetto della dignità della persona, anche quando detenuta. Il numero di suicidi in carcere è un dato che non può essere più ignorato.
Va modificata la normativa, pur approvata dal nostro Parlamento di recente, sul delitto di tortura secondo le indicazioni che ci provengono dall’ONU e dagli organismi europei.”

Nei prossimi post inserirò altre tematiche. A presto

Joshua Madalon

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reloaded luglio 2017 – UN RACCONTO MORALE

Free meals are served in a "soup kitchen" run by the Sant'Egidio Christian community in Rome September 17, 2008. The euro zone's third largest economy, Italy has been one of its most sluggish performers for more than a decade, and has suffered more than most of its partners from surging oil prices, a strong currency and the international slowdown. Statistics show that Italy is growing older and poorer while the economy underperforms its European peers.    To match feature FINANCIAL-ITALY/POOR     REUTERS/Tony Gentile        (ITALY)
Free meals are served in a “soup kitchen” run by the Sant’Egidio Christian community in Rome September 17, 2008. The euro zone’s third largest economy, Italy has been one of its most sluggish performers for more than a decade, and has suffered more than most of its partners from surging oil prices, a strong currency and the international slowdown. Statistics show that Italy is growing older and poorer while the economy underperforms its European peers. To match feature FINANCIAL-ITALY/POOR REUTERS/Tony Gentile (ITALY)

reloaded luglio 2017 – UN RACCONTO MORALE

UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro

Nei giorni scorsi ho pubblicato alcuni post “velenosi” ma concretamente riferibili ad una serie di eventi collegati ai temi dell’immigrazione – un’amica mi ha rimproverato di essere stato troppo “tranchant” nei giudizi (credo si riferisse ad alcune accuse di cinismo, ipocrisia e – di converso – criminalità politica); un altro amico invece sembra aver apprezzato i miei interventi riconoscendone il valore civico. A quest’ultimo ho rivelato che “avrei preferito scrivere un racconto”; ecco perché oggi metto insieme impegno civile e passione letteraria e comincio a scriverne uno, senza titolo, semplicemente UN RACCONTO per l’appunto DEL 20 LUGLIO 2017

“Se passi al supermercato, quello vicino alla tua scuola, compra 8-9 pesche gialle. Ieri ne ho prese poche per assaggiarle, il prezzo era molto buono e la qualità anche, per cui….” Mary impartiva indicazioni di spesa a Joe, che stava per uscire a fare fotocopie per il progetto che aveva allestito nelle ultime settimane e si raccomandava che fossero solo 8 – 9 perché non vi era spazio sufficiente nel frigorifero ed il caldo torrido di metà luglio quell’anno non consentiva di mantenere integra la frutta per troppo tempo. Joe in verità non se ne preoccupava perché sia lui che Mary erano grandi consumatori di frutta e verdura e già pensava dentro di sé con naturalezza che ne avrebbe potute prendere 89 collegando i due numeri dell’ordine trascritto su un foglietto di carta riciclata. E così più o meno fece; con il solito entusiasmo acquisito dai tempi della propria vita autonoma, entrato nel piccolo supermercato rionale, si tuffò sui banchi ed insaccò 9 pesche gialle, un numero pari o di poco superiore di noci pesche e delle buone percoche, dure e corpose; poi adocchiò delle pesche saturnine il cui sapore è incomparabile, rivelando aromi che provengono direttamete dai fiori. Vide anche delle fragole e le comprò, così come delle carote di cui era particolarmente ghiotto sia lui che suo figlio. Insomma caricò un bel po’ di frutta e si avviò alle casse.

“Un prodotto che promette benessere; mah! In effetti se ne ha bisogno di questi tempi!” un signore anziano che lo seguiva in coda volle indicare a Joe una sorta di cerotto medicamentoso che prometteva di acquistare benessere con una sola applicazione, che veniva pubblicizzato ai lati della prima cassa. In effetti era un prodotto a base di arnica e certamente avrebbe lenito il dolore muscolare; quanto a benessere era abbastanza discutibile, soprattutto se l’occasionale interlocutore si riferiva, con quel suo sorriso sardonico di un’arguzia sottile tipicamente meridionale, a quello economico.
Joe sorrise sorpreso ed incerto se rilanciare con qualche battuta la conversazione appena avviata: di solito glissava, considerando queste situazioni nella loro inevitabile provvisorietà.
“Di sicuro l’arnica è indicata per affrontare gli stati flogistici” disse senza nascondere la sua professionalità linguistica. “Di solito anche io, e mia moglie, se bisogna curare delle contusioni nostre e dei nostri figlioli utilizziamo una pomata a base di arnica. Questi cerotti saranno ugualmente ottimi ed anche economici, rispetto ad un tubetto di unguento a base di arnica”.
Il signore, però, non era affatto interessato a quel prodotto, pubblicizzato in pompa magna e, proseguendo nel suo arguto argomentare: “La Politica dovrebbe avere come obiettivo principale quello di affrontare e risolvere i problemi dei più deboli, ma…”.

Ecco! Il tema del “benessere” non era legato a un trauma muscolare o ad una contusione da curare….

… continua ….

seconda parte

UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017

E’ il 21 luglio, oggi. Ieri ho cominciato a scrivere un racconto-apologo sul concetto di “benessere” da qualche punto di vista diversificato.

Protagonisti due figure di mezza età che si incontrano casualmente alla cassa di un supermercato.
Uno dei due è un signore, un lucano di Avigliano, che prima di congedarsi si palesa come tale dietro la richiesta di Joe; egli stesso, in precedenza, in avvio della conversazione inattesa, aveva scherzato con Joe sulle loro origini comuni, seguendo i fonemi espressi intorno ai pubblicizzati economici cerotti curativi a base di arnica.

“Lei non è di certo alto-atesino” gli aveva detto e Joe gli aveva scherzosamente risposto che invece lo era, mentendo e sapendo di farlo, e aveva giocato su quella parola alludendo al fatto che un cerotto non sarebbe stato in grado di cedere “benessere” a chicchessia.
“Sono campano, ma ho vissuto per alcuni anni in Alto Veneto tra l’Alto Adige e il Friuli per cui un po’ mi sono formattato anche in quei luoghi” gli ha poi rivelato, prima di avviarmi verso l’uscita con il carico di frutta varia acquistata in barba alle indicazioni di Mary. Fuori aveva incrociato il “cliente” post-moderno, con il suo tappetino ricolmo di oggettini di dubbia utilità che tra un “Buongiorno” ed un “Ciao” rivela di non aver poi imparato tanto di più della lingua italiana e si è chiesto quale concezione loro, che arrivano nel nostro Paese lasciando miserie inenarrabili e inimmaginabili, abbiano del concetto di “benessere”.
Joe se lo è chiesto ma non lo ha palesato. Ma, dopo aver fatto dono di una delle buste di frutta al custode di turno, che non si aspettava altro che qualche spicciolo e mostra diverso interesse verso quel lascito, è ripiombato nei suoi pensieri, collocandoli nella contemporaneità del suo tempo.
“Certo, dice bene l’amico lucano: la Politica dovrebbe occuparsi del benessere dei deboli, degli ultimi, degli sfruttati, dei senza lavoro per affrontarli e portare i loro problemi – anche se lentamente – a soluzione. Non si chiede mica l’impossibile, mentre da un lato ti ingannano, dicendo che sono impegnati in tale direzione e dall’altro ti ingannano ugualmente, affermando la loro impotenza, semmai scaricando su altro e su altri la loro inettitudine”.

“Appaiono tutti desiderosi di ottenere consenso, promettendo il loro impegno verso la riduzione delle differenze; ma poi ti accorgi che si corre dietro soprattutto ai desideri dei ricchi”.

“La disoccupazione se non cresce è perché una parte dei disoccupati sparisce, non perché c’è più occupazione; in effetti diminuisce anche il numero dei ricchi! ma non c’è da esultare: è semplicemente perché anche tra loro c’è chi è maggiormente baciato dalla fortuna e diventa più ricco, allontanando da quel consesso perfino qualcuno che poco prima vi apparteneva. Insomma i ricchi diminuiscono e sono sempre più ricchi ed, evviva, i poveri aumentano e sono sempre più poveri. Sembra quasi un giochettino di fisica con i vasi comunicanti. Solo che qui si tratta di donne ed uomini e tanti minori. C’è ben poco da scherzare”.

Joe è preso da questi pensieri ed avverte la sua profonda impotenza; attraversa la città e si dirige alla Mensa dei poveri. Ha sentito un appello nei giorni precedenti: in effetti non cercano cibo o derrate varie, hanno bisogno di braccia: i ricchi volontari vanno in vacanza, i poveri si moltiplicano. Joe però vi entra non a mani del tutto vuote: porta con sè le buste della spesa. Chiede indicazioni al primo che incontra e, lasciandogli le buste, si mette a disposizione per il lavoro di cui hanno bisogno.

Ha già avvertito Mary che non ha comprato nulla e che tornerà dopo pranzo.

J.M.

LIBERI E UGUALI – il Programma (da “L’uguaglianza nei diritti”)

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LIBERI E UGUALI – il Programma (da “L’uguaglianza nei diritti”)

Poche parole chiare sul tema dell’Immigrazione nel suo complesso nel progetto programmatico di “Liberi e Uguali”.
Un avvio di riflessione ad uso comune per un progetto della Sinistra unita che si occupi delle problematiche connesse all’incessante movimento di popoli dai Paesi più poveri e martoriati dalla povertà e dalle guerre che ne sono causa e conseguenza è urgente. Viviamo in un Paese all’interno del quale siamo protagonisti, a volte involontari, di contraddizioni stridenti tra una parte che con generosità promuove accoglienza volontaria ed una parte che ha creato intorno a queste tragedie il proprio tornaconto, il “business”. E poi ve ne è un’altra di parte, che di fronte a questi scenari, aiutata sospinta da scelte inadeguate dei Governi a fornire le dovute necessarie risposte alla legittima richiesta di legalità, utilizza forme di razzismo indistinto, che finiscono per creare drammi. Diventa urgente una serie di interventi legislativi che, mettendo al centro la dignità di ciascun “uomo”, garantiscano la convivenza civile nel pieno rispetto di tutti i cittadini, sia quelli autoctoni che quelli in transito che vogliano partecipare civilmente alla crescita culturale ed economica del nostro (che possa essere da subito considerato “il loro”) Paese. Occorre superare le ambiguità e le sottovalutazioni reali connesse al sistema degli SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Gruppi di migrati riuniti per l'identificazione dalle forze dell'ordine a Lampedusa, oggi 29 marzo 2011. Nell'isola i migranti presenti sono 6.200, il dato e' fornito dall'ufficio della Regione siciliana. ANSA / FILIPPO VENEZIA
Gruppi di migrati riuniti per l’identificazione dalle forze dell’ordine a Lampedusa, oggi 29 marzo 2011. Nell’isola i migranti presenti sono 6.200, il dato e’ fornito dall’ufficio della Regione siciliana. ANSA / FILIPPO VENEZIA

“Sulle politiche di accoglienza è aperta una faglia in tutta Europa. Dobbiamo rigettare accordi con Paesi in cui non siano garantiti i diritti umani, promuovere reali occasioni di sviluppo nei Paesi di provenienza e non permettere che si continui a depredarli.
Dobbiamo gestire le migrazioni con razionalità, abolendo la Bossi-Fini, introducendo un permesso di ricerca lavoro e meccanismi di ingresso regolari, promuovendo la nascita di un unico sistema di asilo europeo che superi il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio.
Va costruito un sistema di accoglienza rigoroso, diffuso e integrato, sulla base del modello Sprar, adeguatamente dimensionato, superando la gestione straordinaria che troppi scandali e distorsioni ha generato in questi anni, stroncando ogni forma di speculazione e invece generando nuove opportunità di inclusione e sviluppo.
Con la stessa forza va affermato che riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri, o è arrivato in Italia da piccolo e ha completato almeno un ciclo di studi, non è un atto di solidarietà, ma un riconoscimento doveroso che si deve a chi nei fatti è già italiano.”

Occorre cooperare in modo sinergico tra le nostre comunità, ivi compresi rappresentanti delle autorità civili (Comune, Regioni e Prefetture, Associazionismo laico e non) e religiose (Parrocchie, Curie), per costituire una rete propositiva di reciproco riconoscimento, che sia in grado di recuperare il tempo perduto, che allontani la parte più debole degli immigrati dalla pratica dell’illegalità e della violenza. Tale propensione, come peraltro accade nelle nostre aree periferiche con tanti dei nostri giovani (vedansi a tale scopo il fenomeno delle “baby gang” che di recente ha avuto spazio nelle cronache) è accentuata soprattutto dalla emarginazione culturale.

Joshua Madalon

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La strada verso casa

La strada verso casa

“Avevo smarrito la strada…ma oggi sento di essere vicino a ritrovarla!” è quanto alcuni cittadini avvertono quando, orfani di una collocazione che possa apparire soddisfacente, lo vanno affermando negli ultimi tempi.
“Si è parlato – penso e spero a vanvera – di rottamazioni!” e già il termine è odioso, assimilabile pur lontanamente a quella “soluzione finale” orribile e vituperata in modo evidentemente ipocrita. Dimenticando che è nell’ordine delle cose l’alternarsi di giovinezze e maturità e non occorre l’eliminazione, l’epurazione per succedere a chi non potrebbe poi per affievolirsi delle energie vitali appartarsi in un “buen retiro” da lui stesso scelto ed ambito. In mancanza di coraggio delle proprie pulsioni in un mondo per fortuna democratico, dove nei guanti non si cela più l’ago velenoso delle trame, è del tutto naturale che l’accantonato leader possa con la sua intelligenza riprendere vigore con modalità di rivalsa, “occhio per occhio…dente per dente”.
E così come altri leaders di provincia avvertono di essere sul punto di ricollocarsi, dopo l’avvertimento di essere stati allontanati con modalità improvvide, diseducative per le giovani generazioni che hanno assimilato quegli esempi ed hanno imparato a mescolare le naturali passioni giovanili per una pragmatica deleteria benchè foriera di soddisfazioni. Si dimentica che la Politica può essere una nobile arte nella quale si cimentano i cittadini, alcuni dei quali diventano strumenti per la realizzazione di quanto emerge da una partecipazione collettiva.
Ed è così che, quando invece le scelte vengono decise al di fuori dei consessi partecipativi, si creano le fratture, gli allontanamenti progressivi dai luoghi del confronto, i piccoli, i medi ed i grandi. Ed è così che, quando poi si avverte una nuova possibilità, un nuovo inizio che “possa” significare una ripresa della dialettica, pian piano con delle riserve soggettive ed oggettive ci si avvia a riappropriare di vecchie e nuove relazioni, con prudenza e via via con rinnovato entusiasmo.
E’ questo che va detto a coloro che, pur criticando da tempo le modalità politiche della leadership “pidiota”, si lasciano ancora una volta di più ingannare disconoscendo la deriva centrodestrista di quella formazione. Qualcuno di loro ha ancora l’idea che si possa ritornare indietro dopo che “la nottata sia passata”, ma non ha lo sguardo “lungo” (non quello solo in avanti, ma anche quello all’indietro) per capire che il “degrado” di quella che fu una Sinistra democratica che avrebbe potuto affrontare e risolvere alcune delle problematiche che già emergevano negli anni Ottanta del secolo scorso, si era evoluto malignamente con un accordo progettuale con la peggiore – non la migliore come si auspicavano – la più famelica parte del Centro.
Bisogna essere consapevoli che per riprendere – o forse avviare dall’inizio – un cammino che riporti al centro l’Uomo e la sua dignità senza ipocrisie vi saranno ostacoli difficili da sormontare, forse un nuovo passaggio di centrodestra forse una esperienza certamente non esaltante. Ma dobbiamo impegnarci a costruire qualcosa di nuovo intorno ad una Sinistra democratica di Governo che analizzi contestualmente i bisogni e ne enuclei le vie d’uscita.
“Forse” la strada è già segnata.

Joshua Madalon

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PRODI “stai sereno”, Renzi e l’amnesia con l’Esercito della Salvezza

PRODI “stai sereno”, Renzi e l’amnesia con l’Esercito della Salvezza

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E’ del tutto evidente che Romano Prodi sia una persona che non porta rancore; mica come tante e tanti di noi che ne siamo accusate ed accusati solo perché non c’è stata condivisione, ascolto e rispetto. Lui forse finge di non ricordarsi (qualcuno maligno parla di Alzheimer) tutta la vicenda dei 101: eh sì la colpa, lo si sa, è di D’Alema, che c’entra Renzi?

Poi quel fetentone di Quagliariello che in “Scena e retroscena di una legislatura spericolata” (Rubbettino), lo riporto dal “Corriere della Sera”, non di certo un “giornaletto scandalistico”,

“rivela un particolare inedito che rischia di rinfocolare le polemiche sui 101 franchi tiratori del Pd. «Tra i grandi elettori non c’è Renzi — si legge a pagina 26 —. Il giovane virgulto è però attivissimo… In un capannello in Transatlantico, Alfano ci racconta di averlo sentito al telefono e di aver ascoltato una voce beffarda assicurare che avrebbe dato tutto il suo contributo alla giubilazione di Prodi». La prova, per il fondatore di Idea, che i renziani presero parte all’agguato contro l’ex presidente della Commissione europea, su ordine del «giovane rampante di Rignano sull’Arno».”

E allora? I dubbi c’erano e si erano divisi tra D’Alema e Renzi, ma sembravano una spartizione di odio tra i vari supporters. Sia cosa sia, forse il Professore avrebbe potuto risparmiarsi questo endorsement, che personalmente ritengo ininfluente e, forse, un segnale deleterio dell’imbarbarimento generale nel quale si va coinvolgendo lo stesso Prodi. Al netto del fatto che ci ha provato a mettere insieme parti che si erano appena allora “scollegate” ma non c’è riuscito, perché le condizioni reciproche erano in assoluto deteriorate. Mancava il collante, non c’era feeling, i soggetti prioritari non dialogavano, tutti sordi alla chiamata. I problemi erano resi difficili dal fatto che in questi anni si erano desertificati i luoghi di discussione, di partecipazione a vantaggio dei “caminetti” personali dei vari big minuscoli medi e di spessore rinchiusi nelle stanze del Potere. Era necessaria dunque la fondazione di una sorta di “Esercito della Salvezza” che provvedesse a reincollare i cocci, non tutti ma abbastanza da evitare ulteriori tracolli. Ci ha provato Pisapia, Fassino e Prodi ma non è riuscita. Fassino ha cercato di dialogare ma ha depresso ulteriormente le possibilità di riuscire.
Si è cercato di mettere in piedi una proposta unitaria delle Sinistre, ma c’erano parti intransigenti che non accettavano un dialogo su come affrontare e risolvere le contraddizioni della Sinistra per portarla ad essere una forza di Governo non solo testimoniale. E si è rotto l’accordo quasi subito, anche perché c’era il rischio di non riuscire ad organizzare una forma di lista credibile prima delle scadenze (i meccanismi devono essere ben oliati, c’è il rischio di fare in fretta e creare sconquassi) ed è per questo motivo che si è dato vita a “Liberi e Uguali”, una lista dalla quale dovrebbe nascere un nuovo Partito che dialoghi con le Sinistre, ivi comprese quelle residuali del “Brancaccio” (Potere Al Popolo) e quella parte che ancora si ostina, forse in attesa di briciole (difficilmente per un mutamento di orizzone politico), a stazionare nel Partito Democratico.
Riparleremo di questo tema, ma ora analizziamo le varie parti del Programma di Governo di “Liberi e Uguali”.

Joshua Madalon

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