CORAGGIO!!! con i miei AUGURI di Buon Natale

Io sono nato qui

CORAGGIO!!! con i miei AUGURI di Buon Natale

Parlando di “giocatori” De Gregori ne “La leva calcistica della classe ‘68” diceva

“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.”

E chissà che non si riferiva ad altri “giocatori”, quelli che si occupano di Politica e che affollano e poi disertano proprio per mancanza di “coraggio” le Aule del Parlamento.

Ecco, ci vuole coraggio, altruismo e fantasia in coloro che si propongono di interpretare nelle prossime contese elettorali i bisogni, le esigenze generali del popolo italiano ben al di là di quanto non venga fatto emergere da subdoli mestatori, demagoghi e populisti ad uso dei più bassi istinti primordiali.
Ci vuole quel coraggio che forse è mancato del tutto al Partito Democratico, che negli ultimi tempi ha percorso sempre più chiaramente strade non dissimili da quelle, dichiarate e non, del Movimento pentastellato degli ameni commedianti; la ricerca spasmodica di recuperare terreni perduti, migliaia di iscritti, circoli ridotti al lumicino o chiusi del tutto ed in ogni caso inattivi ha portato a compiere errori su errori, sostenendo riforme de-formi innaturali in corpi chiaramente proletari che hanno prodotto uno sconquasso inenarrabile ai nostri predecessori se solo fosse dato loro di ritornare in vita.

Successivamente si andava proponendo la riforma della Carta costituzionale che, pur non prevedendo modifiche della prima parte, ne precostituiva successive alterazioni inserendo piccole ma fondamentali variazioni nella seconda.
Per fortuna qualcuno ha avuto il giusto “coraggio” e quel tentativo di scardinare l’ordine costituzionale è stato sventato democraticamente il 4 dicembre del 2016.

Ci vuole “coraggio”, dicevo.
E certo potrebbe benissimo averlo quella parte che ancora oggi staziona nei pressi o dentro il Partito Democratico; avrebbe potuto averlo lo stesso leader nel riconoscere gli errori ma lui è fatto così: bullo, arrogante, spocchioso da sempre. Basta vederlo procedere nella sua prossemica!

Piace così a chi ha approfittato dei suoi effimeri consensi: non di certo alla maggioranza del popolo italiano, quell’ ”accozzaglia” che ha rigettato la Riforma sua e della sua cara amica Mariele, che – ad essere buoni – non è in grado di distinguere tra cosa sia opportuno e cosa sia una “pressione” (quando si incontrava con i vertici bancari non era certo la figlia del pizzicagnolo all’angolo).
E piacciono così, presuntuosi ed irriverenti nei confronti di chi ha una lunga storia, fatta anche di insuccessi ma fortemente ricca di umanità, ma che non si piega ai loro progetti: piacciono così finché fa comodo. Forse, si spera non per molto tempo!
Ma se non c’è “ora” più aria là dentro per loro, quell’aria che è mancata a tanti altri “prima”, sappiano che non ci potrà essere “dopo”, quando – l’ho scritto già in altre occasioni – la loro fuga saprà di “opportunismo” come quando i “topi” scappano dalla nave che naufraga.

Saranno contenti di non aver avuto il coraggio di trattare, discutere, cercare di convincere e poi alla fin fine “rischiare” anche di perdere, di essere considerati alla pari degli xenofobi a giorni alterni e di quelli costanti che non ci arrivano con la loro intelligenza e sparano cifre a caso, utilizzando ogni frammento di “stampa” per diffondere ignoranza e non comprendere che la ricchezza della nostra “nazione” (quella che piace tanto alle Destre chiamarla così) è data anche da una profonda accettazione consapevole delle differenze, un’accettazione che non è subordinazione ma condivisione e raccordo virtuoso basato sulla Cultura e sulle Culture.
Fin quando avremo al comando del nostro Paese questa gente non faremo passi avanti! Coraggio!

Joshua Madalon

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LETTERINE DI NATALE con gli auguri per il nuovo Anno

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LETTERINE DI NATALE con gli auguri per il nuovo Anno

Troppi gli “eventi” delle ultime ore che non possono passare sotto silenzio. L’ultimo è questa sciatteria complessiva dei senatori della nostra sempre più martoriata Repubblica. Significativa è l’assenza di tutti i pentastellati, quasi un messaggio al buon Bersani che se ne faccia una ragione ma lo “streaming” umiliante non andrà ripetuto, anche perché quei bravi ragazzi oscillanti ed affetti da strabismo divergente non sono affidabili e con molta onestà (suvvia, ce lo hanno anche gridato in faccia più volte) ce lo vogliono vieppiù ribadire.
Cosa dire? Se non proseguire su una via di alternativa netta verso un progetto di Sinistra di lotta, rinnovamento e di Governo di cui c’è un grande immenso bisogno?
Forse che le Destre siano in grado di appianare le differenze di condizione umana? Forse che abbiano dimostrato nei non brevi periodi di governo di riconoscere i meriti e valorizzare le professionalità a scapito dei protetti e dei favoriti? Hanno forse valorizzato il “lavoro onesto”? Hanno distribuito il surplus di ricchezze tra i lavoratori dipendenti?

Ciò che è grave è che dopo il ventennio (anno più anno meno) berlusconiano del quale si ricordano le “olgettine” ed il “bunga bunga” solo le chiacchiere di nuovi venditori di tappeti hanno segnato il cambiamento. In realtà nulla è cambiato; anzi, anche – ma non solo – a causa di una grave crisi, forse la più grave, la vita della parte più debole della società italiana è peggiorata di gran lunga. E questo grazie a quelle riforme tanto strombazzate che hanno reso più ricchi i più ricchi e più poveri i più poveri. Il Partito Democratico con Renzi ed i suoi amici (compagni, per carità, riservatelo a ben altre persone: queste somigliano fin troppo ai protagonisti dell’era berlusconiana) ha prodotto uno slittamento progressivo verso Destra rendendo tutto più liquido, convincendo un po’ di brave persone che Destra e Sinistra non esistessero più. Ma va? Vuoi vedere che anche io sono d’accordo? Infatti ho detto da tempo che in Italia non c’è più un vero Partito della Sinistra. Tra l’altro le forze politiche che potrebbero pure aspirare ad interpretarne il pensiero si vergognano di utilizzare quel termine: ecco che nascono forze come il Partito Democratico o come il recente Liberi e Eguali che pretenderebbero di assumere la guida delle Sinistre senza neanche farlo sapere per bene a chi dovrebbe poi sostenerne il progetto.

Alla fin fine, come confessavo prima, ciò che si diceva essere di Sinistra si è rivelata una forma di Destra truccata con un debole tratto di un rosa pallido pallido che fingeva di essere rosso.
All’estero invece accanto a forme reazionarie revanchiste anche di destra estrema (loro, le destre anche in Italia, mica si vergognano di dirselo, che sono di Destra) vi sono fulgidi esempi come Jeremy Corbyn. Qui invece si osannano figure poco più che anonime elevandole a icone della Sinistra. Ma forse anche qui c’è un fake ed è alto il rischio che ci prendano per i fondelli. Ma una via di mezzo tra quelli che occhieggiano verso il PD, che non vogliono proprio tradire del tutto e quelli che vogliono dare potere al popolo ma non si propongono come “governativi” rimanendo nel ruolo di “rivoluzionari ad ogni costo” non la possiamo cercare?

Joshua Madalon

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– pubblicato il 19 dicembre su paeseseraonline- Anniversari 2017 Danilo Dolci, il Gandhi italiano

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– pubblicato il 19 dicembre su PAESESERAONLINE –

Anniversari. Danilo Dolci, il Gandhi italiano

Tra qualche giorno, il 30 dicembre, ricorreranno 20 anni dalla morte di uno dei più grandi intellettuali mondiali, riconosciuto per la sua attività non-violenta come il Gandhi italiano (riconoscimento che egli divide con un altro grande personaggio a lui contemporaneo, Aldo Capitini).
Straordinaria figura di antifascista naturale, Danilo Dolci nasce nel 1924 a Sesana nell’immediato entroterra triestino.

Durante il periodo fascista sviluppa un’avversione totale verso il regime e rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale, finendo per essere arrestato dai nazifascisti a Genova. Riesce rocambolescamente a fuggire e trova riparo sugli Appennini abruzzesi presso una famiglia di pastori.

Danilo Dolci libro LaterzaAbbandonati gli studi di Architettura nel dopoguerra, Danilo Dolci Conosce don Zeno Saltini e condivide con lui per qualche tempo l’esperienza di Nomadelfia, una comunità di accoglienza ai bambini privi di genitori, nata a Fossoli nell’ex campo di concentramento nazista non lontano da Carpi, in Emilia. Dopo questa esperienza estremamente formativa decide di recarsi in Sicilia, a Trappeto laddove il padre ferroviere di origini siciliane in una delle sue molteplici trasferte era stato capostazione. Nei suoi ricordi quella terra, le donne e gli uomini di quei poveri miseri borghi avevano bisogno di essere risollevati moralmente e realmente. In quelle realtà egli, anche grazie a tante altre persone che lo seguiranno da lontano e poi anche da vicino.

Nel gennaio del 1956, a San Cataldo, oltre mille persone danno vita ad uno sciopero della fame collettivo per protestare contro la pesca di frodo, tollerata dallo Stato, che priva i pescatori dei mezzi di sussistenza.

Di questa esperienza Danilo Dolci parla in uno dei libri più intensi sia dal punto di vista letterario che da quello socio-antropologico e sociologico. Il punto di partenza è soprattutto quello di ristabilire una giustizia sociale che consenta ai poveri pescatori di poter svolgere regolarmente la propria attività. Il titolo del libro, “Banditi a Partinico”, è significativamente collegato a quanto Danilo Dolci successivamente subirà. Il banditismo era stato ormai quasi debellato ma la tendenza alla ribellione ed alla violenza permanevano come unico sbocco alla rabbia cui il Potere mafioso e statale spingevano gli incolti contadini senza terra e pescatori senza mare.
La Prefazione al libro “Banditi a Partinico” è di Norberto Bobbio.

“Vorrei che queste pagine fossero lette da tutti coloro che, in Italia, hanno una cattedra o un pulpito, e se ne servono per esaltare glorie nazionali magari remote o per flagellare terribilmente i vizi dei cattivi cristiani. Sono pagine che scuotono sia la pigra sicurezza dei ripetitori compiaciuti di formule patriottiche sia il sussiego moralistico degli accusatori secondo le leggi stabilite. Sarebbe pure da augurarsi che le leggessero gli ideologi che pretendono di conoscere, essi soli, i segreti dell’ottima repubblica. Sono pagine che costringono a rivedere i principi troppo alti, le sintesi troppo ambiziose, le dichiarazioni troppo solenni.”

Lo sciopero della fame tra l’altro viene presto sciolto dalle autorità, con la motivazione paradossale che «un digiuno pubblico è illegale». La protesta organizzata da Danilo Dolci prosegue Il successivo 2 febbraio a Partinico, con un’altra forma non violenta, lo sciopero alla rovescia. Alla base c’è l’idea che, se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, un disoccupato può scioperare invece lavorando. Così centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata; ma i lavori vengono fermati dalla polizia e Dolci, con alcuni suoi collaboratori, viene arrestato. L’episodio suscita indignazione nel Paese e nel mondo (da Norberto Bobbio ad Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm) mentre una parte della società italiana lo dileggia e lo considera come pericoloso sovversivo. Dolci viene successivamente scagionato, dopo un processo che ha enorme risalto sulla stampa: a difenderlo è il grande giurista Piero Calamandrei.

In un prossimo post continueremo a parlare di Danilo Dolci e della sua opera, a partire proprio da questo ultimo documento, testo di altissimo valore giuridico universale.

Giuseppe Maddaluno

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…con i miei auguri di Buon Natale….

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…con i miei auguri di Buon Natale….

Quando eravamo piccini, a Natale scrivevamo la letterina che nascondevamo sotto il piatto, o sotto la tovaglia in corrispondenza di quello, di nostro padre ed era di solito un elenco di “confessioni” e di “promesse” solitamente banali e quasi sempre “ripetibili” ad ogni festività successiva. Già nell’approssimarsi dell’adolescenza quella pratica veniva abbandonata. Altre promesse e confessioni, dichiarazioni d’amore spesso lasciate al vento dei primi palpiti ci coinvolgevano.
E poi l’arrivo della giovinezza e l’impegno sociale, civile, politico che ci spingeva sulle piazze e nelle sezioni fumose per diversi motivi ad arrovellare i nostri cervelli correndo dietro alle utopie ed ai progetti di qualche furbastro che giocava con le nostre passioni. E noi continuavamo a scrivere e ad urlare, ad urlare ed a scrivere, i nostri desideri, sempre correndo dietro alle ragioni che ci spingevano verso il cambiamento generazionale di metodi e di pratiche, contestando con veemenza il passatismo di coloro che erano lì, e prima di noi avevano prodotto mutazioni nelle quali non riconoscevamo più gli elementi fondativi del nostro contratto iniziale.

Quegli anni sono passati e nel nostro bagaglio di esperienze abbiamo accumulato momenti di gioia e di sconforto, di soddisfazioni e delusioni, di “sogni e di chimere” accompagnati allo stesso tempo da crudo realismo e consapevolezza dei limiti e delle forze, e l’esperienza ci affina a riconoscere le falsità e le ipocrisie così come siamo in grado di accogliere le amicizie che durano e scansare quelle che ti rincorrono per soddisfare semplicemente i loro interessi.

E’ così: siamo ad un nuovo Natale e quasi certamente bisognerà scrivere ancora una volta, all’età dei settanta, una lettera. La rivolgeremo agli amici veri sapendo di non essere delusi ed a quelli falsi, il cui valore intrinseco è proprio in quella loro incapacità di convincerti, che è per noi una vera e propria fortuna. Siamo in una fase cruciale della nostra vita civile e politica: abbiamo bisogno di tirare le somme.
Sì, in definitiva, sarebbe bene farlo tutti almeno una volta all’anno nell’approssimarsi del 31 dicembre. Un consuntivo, come le “confessioni” dell’infanzia espresse nella letterina, ed un “preventivo” come le “promesse”. E’ una fase, questa, nella quale non possiamo esimerci di cercare anche qualche errore nei meccanismi che abbiamo creduto di conoscere sempre bene e che a volte ci hanno tradito. Forse saperlo fare, ed il volerlo, ci consente di recuperare quell’umanità di cui anche il mondo politico ha urgente bisogno.

Non siamo perfetti, ma non lo sono nemmeno coloro che non ci piacciono e pretendono di condizionarci sopravvalutando se stessi. D’ora in avanti, con dignità e senso di responsabilità non ci piegheremo alle condizioni ed alle pretese di chi vuole strumentalizzare il nostro operato ed utilizzare a proprio vantaggio la nostra intelligenza.

Joshua Madalon

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BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi – 7 – LE DONNE COSTITUENTI parte 3

BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi – 7 – LE DONNE COSTITUENTI parte 3

TERZO GRUPPO

Abbiamo presentato il 13 dicembre le prime cinque – in ordine alfabetico – delle 21 rappresentanti femminili nell’Assemblea Costituente – ed il 17 sempre di questo mese successive altre cinque; oggi ne aggiungeremo altrettante.

Come per le altre due precedenti presentazioni introduco l’argomento in modo generico:

Avrei voluto intitolare questo post “Le “madri” costituenti” operando u n parallelo con quel generico “padri costituenti” con cui si indicano gli eletti (556) all’Assemblea costituente. Ma poi ho pensato che con quella dizione si operava un parallelo troppo marcato con il ventennio fascista allorquando la donna veniva ad essere considerata in modo esclusivo “madre esemplare”, animalescamente fattrice tout court. Nel percorso che ho voluto dedicare al settantesimo della nostra Carta costituzionale voglio oggi soffermare la mia attenzione sulle “donne”.
Il 2 giugno del 1946 fu una data importante anche per la partecipazione per la prima volta – con diritto di elettorato attivo e passivo – delle donne ad una elezione referendaria e politica. Si trattava di un evento eccezionale come quello della scelta tra Monarchia e Repubblica e la formazione dell’Assemblea costituente.
Le figure femminili elette furono 21 e, anche se rappresentavano solo il 4% dei deputati (556 il numero totale), la loro presenza fu fondamentale; esse avevano vissuto da protagoniste gli anni della Resistenza e della dittatura, molte di loro avevano pagato a caro prezzo il loro impegno politico che risultò essere decisivo per la liberazione del nostro Paese.
Diamo uno sguardo ai nomi di queste donne e tracciamone solo pochi – per brevità di un post – elementi identificativi così come reperiti dalla Rete.

Joshua Madalon

Cominciamo con un’autentica big della storia politica italiana:

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IOTTI (Leonilde) Nilde (PCI) – Collegio di Parma – Segretario Giunta elezioni, Componente Commissione dei 75 (Prima Sottocommissione) e Componente Prima Commissione per esame ddl.
Nata a Reggio Emilia nel 1920 e morta nel 1999 è stata una politica italiana nelle file del Partito comunista italiano, prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei deputati, occupò la poltrona di Montecitorio per tre Legislature conseguendo un primato a tutt’oggi incontrastato.

E proseguiamo in tal senso con un’altra grande protagonista della nostra Storia:

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Laureata in Filosofia. Insegnante. Radiata dal liceo nel 1938 per essersi ribellata all’ideologia razzista, prosegue gli studi da privatista fino alla laurea. Partecipa alla Resistenza come Comandante di Compagnia nel Fronte della Gioventù. Tra le fondatrici dell’UDI, l’8 marzo 1945 inventa il simbolo della mimosa per la Festa della donna. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 25 anni (la più giovane fra i Costituenti).
Laureata in Filosofia. Insegnante. Radiata dal liceo nel 1938 per essersi ribellata all’ideologia razzista, prosegue gli studi da privatista fino alla laurea. Partecipa alla Resistenza come Comandante di Compagnia nel Fronte della Gioventù. Tra le fondatrici dell’UDI, l’8 marzo 1945 inventa il simbolo della mimosa per la Festa della donna. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 25 anni (la più giovane fra i Costituenti).

MATTEI Teresa (PCI) – Collegio di Firenze – Segretario di Assemblea
Nata a Genova nel 1921 e morta nel 2013 è stata una partigiana e politica italiana nelle fila del PCI.
Donna battagliera e dalla forte personalità si oppose, fin dalla giovane età, al fascismo quando giunse in Costa Azzurra per sostenere economicamente i fratelli. Durante tale viaggio venne arrestata ma fu rilasciata in seguito ad una falsa ammissione di Teresa che dichiarò di trovarsi lì per motivi spirituali; tale episodio non la intimidì affatto, piuttosto la rese ancora più determinata ed orgogliosa.

…ed aggiungiamo a queste anche la prossima:

Laureata in Lingue e letterature straniere. Insegnante, sospesa nel 1926 per aver rifiutato il giuramento fascista. Arrestata più volte per l’attività antifascista, è membro del CLN Alta Italia e dei Gruppi di difesa della donna. Tra le fondatrici dell’UDI. (Promotrice della legge sulla chiusura delle case di tolleranza, l. n. 75/1958; membro del Comitato promotore del referendum sul divorzio, 1974). Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Socialista a 58 anni, membro della III Sottocommissione. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Laureata in Lingue e letterature straniere. Insegnante, sospesa nel 1926 per aver rifiutato il giuramento fascista. Arrestata più volte per l’attività antifascista, è membro del CLN Alta Italia e dei Gruppi di difesa della donna. Tra le fondatrici dell’UDI. (Promotrice della legge sulla chiusura delle case di tolleranza, l. n. 75/1958; membro del Comitato promotore del referendum sul divorzio, 1974). Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Socialista a 58 anni, membro della III Sottocommissione. Porto Viro, 12 novembre 2008.

MERLIN Angelina (PSI) – Collegio Unico Nazionale – Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)
Nata nel 1887 in provincia di Padova e morta nel 1979 fu una insegnante, politica e partigiana italiana.

Laureata in Lettere. Insegnante. Partecipa alla lotta antifascista prima con i Gruppi Badogliani del Piemonte, poi con le Formazioni Garibaldine di Savona. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 26 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Laureata in Lettere. Insegnante. Partecipa alla lotta antifascista prima con i Gruppi Badogliani del Piemonte, poi con le Formazioni Garibaldine di Savona. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 26 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.

MINELLA MOLINARI Angiola (PCI) – Collegio di Genova
Nata a Torino nel 1920 e morta nel 1988 fu una politica italiana nelle fila del PCI.
Originaria di una famiglia benestante la sua vita sarà segnata in modo indelebile dalla morte del padre, direttore generale della Reale Mutua Assicurazioni, caduto in seguito ad un attentato fascista.

Artigiana (sarta). Fin da giovanissima attiva nelle lotte proletarie e nei vertici del PC, emigrata in Francia e poi in Russia alla fine degli anni ‘20, tra il 1936 e il 1938 è in Spagna durante la guerra civile. Rientra in Italia nel Tra le fondatrici dell’UDI. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 51 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Artigiana (sarta). Fin da giovanissima attiva nelle lotte proletarie e nei vertici del PC, emigrata in Francia e poi in Russia alla fine degli anni ‘20, tra il 1936 e il 1938 è in Spagna durante la guerra civile. Rientra in Italia nel Tra le fondatrici dell’UDI. Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 51 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.

MONTAGNANA TOGLIATTI Rita (PCI) – Collegio di Bologna
Nata a Torino nel 1895 e morta nel 1979 è stata una esponente della politica italiana e parlamentare del Partito comunista italiano.

Nel prossimo post chiuderemo l’elenco con le ultime sei straordinarie figure femminili, le “madri” costituenti.

….fine parte 3….continua

“CARTOLINE DA CHINATOWN” di Federica Zabini

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“CARTOLINE DA CHINATOWN” di Federica Zabini

Da un paio di anni, molto più di prima, ho tra I miei allievi nel Corso di alfabetizzazione della lingua italiana, organizzata dalla San Vincenzo de Paoli nei locali della Parrocchia di San Bartolomeo in Piazza Mercatale, molte donne cinesi. Ed è un’esperienza straordinariamente stimolante, anche perchè sono tra le allieve più curiose di apprendere e si divertono moltissimo, rendendo piacevole il mio impegno volontario. Da loro apprendo molto più di quanto loro apprendano da me e credo che sia proprio questa empatia bidirezionale a far scattare l’armonia nell’intero gruppo di lavoro formato da centro e sudamericane, da africani del nord e da pachistani.
Ho già segnalato in altri post la variegata provenienza etnica dei frequentatori di quei corsi ma non potevo non riferirmi a questa mia contingente avventura culturale volendo parlare del libro, piccolo ma denso, di Federica Zabini: “Cartoline da Chinatown”. Ne avevo sentito parlare; a dire il vero, avevo anche letto della sua presentazione al caffè Bacchino lo scorso 29 ottobre ma le mie corse frenetiche tra un evento e l’altro, molto spesso organizzati da me stesso, mi impediscono troppe volte di cogliere occasioni interessanti come quella. Poi tra una chiacchiera e l’altra in previsione di approfondimenti culturali, sociali antropologici e… politici qualcuno mi riparlò di Federica Zabini e di questo suo “Cartoline da Chinatown”. La Rete fa miracoli e mi capita spesso di raccordarmi con persone che non conosco, ma di cui mi si parla, in un battibaleno attraverso i social.
Stuzzico Facebook e scrivo, peraltro di fretta con errori di battitura: ottengo rapida risposta con indicazione su dove poter trovare il libro. “Mondi paralleli” è una piccola libreria gestita da compagni che conosco e con i quali mi incrocio soprattutto allo Spazio Aut di via Filippino ma non la frequento: graphic novel, fumetti vari non sono più da tempo libri che riescano ad occupare uno spazio tra le mie letture. Mi ci fiondo, deciso a portare in dirittura di partenza il possesso del libro. Mi aspettano già, preavvertiti dall’autrice, che evidentemente ha avuto fiducia in me. Questo è accaduto quasi un mese fa, agli inizi di dicembre: il libro l’ho letto rapidamente in due notti (è il periodo nel quale da un po’ preferisco svolgere questa funzione) e poi l’ho lasciato decantare……….
Federica Zabini è un’acuta osservatrice, attenta a cogliere i palpiti del mondo che la circonda. Ella sa trasmetterci la realtà di una popolazione che si è insediata in modo particolare in uno spazio ormai obsoleto e degradato, fondamentalmente rivitalizzandolo. La crisi del settore tessile sarebbe stata inarrestabile in tutte le sue fasi se ad un artigianato ed un’imprenditoria che aveva perso la passione (quella che ti fa sopportare i sacrifici e le incertezze dell’impresa) non fosse subentrata l’intraprendenza e la capacità di reggere la fatica per ore ed ore. Ai piccoli e modesti artigiani-industriali pratesi i cinesi hanno da insegnare…e questo è apparso insoffribile. Da qui nasce l’astio verso questa comunità che parte proprio da settori medio-borghesi e si diffonde tra la popolazione di scarsa cultura.
Nel libro formato da 15 bozzetti alcuni un po’ più corposi altri in forma mignon prevale lo sguardo infantile del puro di cuore su una realtà che si eleva da un prosastico lastrico ad un cielo poetico, a partire dal primo dei raccontini, “L’albero del pop corn”. Ed i mondi che vengono osservati sono quelli della produzione oppure quelli del consumo come il ristorante di Liu, o ancora quelli pubblici, come le Poste o la Farmacia oppure le strade e le piazze, uno studio di agopuntura, il fiume, la fiera. Tra tante storie non poteva mancare quella più tragica nella quale l’umanità prevale e si riducono le differenze. Federica Zabini ci mette di fronte ad un mondo intero che rimarrà parallelo fino a quando non riusciamo a comprendere che dall’alto della loro riservatezza (ma vi assicuro, cominciano davvero a sciogliersi e lo fanno in primo luogo le donne: anche quelle cinesi così come le nostre stanno prendendo coraggio) i cinesi ci riserveranno grandi positive sorprese.
E ci inconteremo. Anche se tra le due comunità maggiori di questa città, quella legittimamente autoctona (I’ so’ di Prato!) e quella cinese, è quest’ultima ad essere la più seria e matura, compatta, e forse per questo motivo viene percepita come pericolosa. D’altronde come ben si sa i vuoti tendono a colmarsi.

Benaugurale è la dedica, profetica financo. Non farebbe di certo male, da qui a poco, pensare che Prato possa avere una guida amministrativa cinese. Dopotutto, abbiamo avuto un papa polacco e ne abbiamo uno che “viene da lontano”.

Joshua Madalon

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Pasolini, don Milani, Gramsci e Danilo Dolci sarebbero degli “incompresi” (anche) oggi con una riflessione finale (a sorpresa – ma non troppo)

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Pasolini, don Milani, Gramsci e Danilo Dolci sarebbero degli “incompresi” (anche) oggi

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L’affermazione è semplice, forse una delle tante banalità cui il web ci ha abituati, ma continuando a leggere e rileggere le pagine di questi grandi uomini del secolo scorso e praticando le piattaforme dei social mi rendo sempre più conto che questi personaggi “incompresi” nel loro tempo avrebbero il fiato corto anche oggi, di fronte ad una società sempre più immiserita culturalmente, sempre più imbarbarita nei rapporti umani e sociali, incapace di risollevarsi da una crisi epocale che ha fatto smarrire artificiosamente la bussola delle ideologie, rendendo tutto nebbia, melma, fanghiglia indistinta. Essendo poi inevitabilmente protagonisti dell’attualità, non necessariamente di primo piano e non solo, portiamo la stessa responsabilità di tutti quelli che noi accusiamo: il mondo politico, quello culturale, quell’altro dell’impresa e della finanza rappresentano questo degrado nel quale noi nuotiamo. La frammentazione politica, collegata alle pretese poco più che personali di quadri dirigenti cresciuti esclusivamente per concorrere a carriere proprie e dei propri “grandi” sostenitori sta creando un brodo di coltura di gruppi reazionari che non promette nulla di buono per il futuro (fascisti, neonazisti, oltranzisti di sinistra); la Cultura, complice una Politica scolastica sempre più burocratica e meno umana, sempre più legata alla formazione di futuri “schiavi”, sta divenendo un semplice strumento mercantile ad uso di lobbies finanziarie ed industriali.
Di fronte a tutto questo proviamo una certa consolazione mentre, nel chiuso delle nostre aule o dei nostri studi privati, scorriamo le pagine dei “grandi” del secolo scorso. In esse la denuncia di un “disastro”, un’apocalisse prossima ventura della quale non siamo riusciti a comprendere la gravità.
Forse non tutto è perduto, ma occorrerebbe che il personale politico rinsavisse e facesse lo stesso il mondo della Cultura.
Non mi riferisco purtroppo per ora a nessuna delle forme partitiche vecchie e nuove che si sono profilate negli ultimi giorni o che lo faranno nei prossimi. Occorre uno sforzo immane di generosità, una capacità di fare qualche passo indietro personale per consentire di fare qualche passo avanti collettivo.

Non avverto tuttavia ancora questa consapevolezza e mi fanno paura soprattutto più le “ipocrisie” degli annunci che i “silenzi”!

Quel che è particolarmente strano, forse lo è per me ma non per tanti altri, è l’occasione che mi ha sollecitato a scrivere questo post: non ci avevo pensato fino a questo tardo pomeriggio.
Ho letto un’intervista che il giovane e bravo giornalista Stefano Feltri fece a Fabrizio Barca nel 2013: è pubblicata in apertura del libro “La traversata – Una nuova idea di partito e di governo” edito da Feltrinelli nella collana Serie Bianca”.
Da quel tempo è passata un’eternità: eppure sono appena quattro anni. Archeologia politica che ha tuttavia una funzione straordinariamente illuminante su quel che si poteva fare, su quel che si è fatto. Si poteva costruire una Sinistra nuova, si è distrutta quel poco che c’era.
Rileggendo quelle pagine si può comprendere molto del disastro che ha compiuto Renzi e tutte/i coloro che lo hanno sostenuto pensando al proprio tornaconto o inconsapevolmente. Soprattutto a queste/i ultime/i inconsapevoli consiglio vivamente di procurarsi il libro e rendersi conto di quanto è avvenuto.

A presto con riflessioni politiche e culturali

Joshua Madalon

ANNIVERSARI 2017 – Gramsci e la Rivoluzione russa PAESE SERA TOSCANA 12 dicembre 2017 Giuseppe Maddaluno

Con questo articolo pubblicato lo scorso 12 dicembre ha inizio la mia collaborazione con PAESE SERA Toscana – on line

www.paesesera.toscana.it/

Joshua Madalon

ANNIVERSARI 2017 – Gramsci e la Rivoluzione russa
12 dicembre 2017 Giuseppe Maddaluno
Tutti ormai sanno che nel novembre del 1917 (il 7 – 8 di quel mese) si concludeva con l’assalto al Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo il percorso che aveva condotto Lenin e la sua frazione bolscevica dei socialisti rivoluzionari russi ad assumere il potere in quella parte d’Europa. In molti hanno ricordato quelle vicende organizzando iniziative culturali. Il progetto di ANNIVERSARI 2017 ha trattato temi come quello della pedagogia donmilaniana nel cinquantenario dalla scomparsa del prete di San Donato a Calenzano e di Barbiana (intorno ad esso abbiamo incontrato sia Mario Lancisi per due volte, a Prato ed a Calenzano, sia Eraldo Affinati che Sandra Gesualdi). Abbiamo anche dedicato due incontri alla figura di Antonio Gramsci ad ottanta anni dalla sua morte invitando il professor Angelo d’Orsi, straordinario studioso e cultore della vita e dell’opera gramsciana, autore dell’ultima nuova biografia, edita da Feltrinelli. E sempre con il d’Orsi ci siamo incontrati a Montemurlo per parlare del 1917 e della Rivoluzione russa: lo abbiamo fatto a completamento di altre due iniziative sullo stesso argomento curate dal gruppo di Altroteatro di Firenze.

Gramsci una nuova biografia_

Antonio Gramsci seguiva con grande attenzione le vicende russe. A Torino, giovane studente universitario, aveva impegnato molto del suo tempo nella vita culturale e politica del Partito Socialista ed era diventato la punta di diamante della redazione de “Il Grido del popolo” e dell’ “Avanti!”. Su questi aveva pubblicato molti articoli che trattavano delle vicende russe.

100 anni fa il 1° dicembre del 1917 egli pubblicava su “Il Grido del Popolo” un articolo dal titolo “La Rivoluzione contro il Capitale” nel quale tra le altre cose diceva:

La rivoluzione dei bolscevichi si è definitivamente innestata nella rivoluzione generale del popolo russo. I massimalisti che erano stati fino a due mesi fa il fermento necessario perché gli avvenimenti non stagnassero, perché la corsa verso il futuro non si fermasse, dando luogo ad una forma definitiva di assestamento, … si sono impadroniti del potere, hanno stabilito la loro dittatura, e stanno elaborando le forme socialiste su cui la rivoluzione dovrà finalmente adagiarsi per continuare a svilupparsi armonicamente, senza troppi grandi urti, partendo dalle grandi conquiste già realizzate.

La rivoluzione dei bolscevichi è materiata di ideologie più che di fatti… Essa è la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, più che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necessità che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un’era capitalistica, si instaurasse una civiltà di tipo occidentale, prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua riscossa, alle sue rivendicazioni di classe, alla sua rivoluzione. I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico. I bolscevichi rinnegano Carlo Marx, affermano con la testimonianza dell’azione esplicata, delle conquiste realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono così feroci come si potrebbe pensare e come si è pensato…

La predicazione socialista ha messo il popolo russo a contatto con le esperienze degli altri proletariati. La predicazione socialista fa vivere drammaticamente in un istante la storia del proletariato, le sue lotte contro il capitalismo, la lunga serie degli sforzi che deve fare per emanciparsi idealmente dai vincoli del servilismo che lo rendevano abietto, per diventare coscienza nuova, testimonio attuale di un mondo da venire. La predicazione socialista ha creato la volontà sociale del popolo russo. Perché dovrebbe egli aspettare che la storia dell’Inghilterra si rinnovi in Russia, che in Russia si formi una borghesia, che la lotta di classe sia suscitata, perché nasca la coscienza di classe e avvenga finalmente la catastrofe del mondo capitalistico? Il popolo russo è passato attraverso queste esperienze col pensiero, e sia pure col pensiero di una minoranza. Ha superato queste esperienze. Se ne serve per affermarsi ora, come si servirà delle esperienze capitalistice occidentali per mettersi in breve tempo all’altezza di produzione del mondo occidentale…

ANNIVERSARI 2017 continuerà nel corso di questo mese ad occuparsi di Gramsci, di Danilo Dolci e della Rivoluzione russa per poi inoltrarsi nel settantennale dalla entrata in vigore della Costituzione italiana (1° gennaio 1948).

Joshua Madalon

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BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi – 6 – LE DONNE COSTITUENTI parte 2

BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi – 6 – LE DONNE COSTITUENTI parte 2

SECONDO GRUPPO

Abbiamo presentato l’altro giorno le prime cinque – in ordine alfabetico – delle 21 rappresentanti femminili nell’Assemblea Costituente – oggi ne aggiungeremo altrettante.

Avrei voluto intitolare questo post “Le “madri” costituenti” operando u n parallelo con quel generico “padri costituenti” con cui si indicano gli eletti (556) all’Assemblea costituente. Ma poi ho pensato che con quella dizione si operava un parallelo troppo marcato con il ventennio fascista allorquando la donna veniva ad essere considerata in modo esclusivo “madre esemplare”, animalescamente fattrice tout court. Nel percorso che ho voluto dedicare al settantesimo della nostra Carta costituzionale voglio oggi soffermare la mia attenzione sulle “donne”.
Il 2 giugno del 1946 fu una data importante anche per la partecipazione per la prima volta – con diritto di elettorato attivo e passivo – delle donne ad una elezione referendaria e politica. Si trattava di un evento eccezionale come quello della scelta tra Monarchia e Repubblica e la formazione dell’Assemblea costituente.
Le figure femminili elette furono 21 e, anche se rappresentavano solo il 4% dei deputati (556 il numero totale), la loro presenza fu fondamentale; esse avevano vissuto da protagoniste gli anni della Resistenza e della dittatura, molte di loro avevano pagato a caro prezzo il loro impegno politico che risultò essere decisivo per la liberazione del nostro Paese.
Diamo uno sguardo ai nomi di queste donne e tracciamone solo pochi – per brevità di un post – elementi identificativi così come reperiti dalla Rete.

Joshua Madalon

delli-castelli

DELLI CASTELLI Filomena (DC) – Eletta nel Collegio di L’Aquila
Nata a Pescara nel 1916 e morta nel 2010 fu un’insegnante e parlamentare della Democrazia Cristiana.
Appartenente ad una famiglia di umili origini con il padre emigrato in America si diplomò alle magistrali e proseguì gli studi in lettere e filosofia all’università Cattolica del Sacro Cuore a Milano dove, per mantenersi, iniziò a fare l’insegnante.

Laureata in Lettere. Professore di Italiano e Storia. Giornalista. Da sempre attiva nelle ACLI, è la prima presidentessa del Centro Italiano Femminile. Impegnata nella Resistenza dal Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 46 anni, membro della III Sottocommissione. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Laureata in Lettere. Professore di Italiano e Storia. Giornalista. Da sempre attiva nelle ACLI, è la prima presidentessa del Centro Italiano Femminile. Impegnata nella Resistenza dal Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 46 anni, membro della III Sottocommissione. Porto Viro, 12 novembre 2008.

FEDERICI AGAMBEN Maria (DC) – Eletta nel Collegio Unico Nazionale e Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)
Nata a L’Aquila nel 1899 e morta nel 1984 è stata una insegnante, una partigiana italiana e una deputata della Democrazia Cristiana.

Funzionaria di partito (PC). Condannata dal Tribunale speciale militare francese a Tunisi nel 1941 per l’attività antifascista. Tra le fondatrici dell’UDI (1945). Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 30 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Funzionaria di partito (PC). Condannata dal Tribunale speciale militare francese a Tunisi nel 1941 per l’attività antifascista. Tra le fondatrici dell’UDI (1945). Eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista a 30 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.

GALLICO SPANO Nadia (PCI) – Eletta nel Collegio di Roma
Nata a Tunisi nel 1916 e morta a Roma nel 2006 è stata una politica italiana e deputata del Partito comunista italiano.
Originaria di una famiglia laica di ebrei italiani, poco prima della seconda guerra mondiale sposa il comunista e rivoluzionario Velio Spano, esule sardo ricercato dalle polizie di tutta Europa.

Laureata in Lettere. Insegnante. Attiva nella FUCI, partecipa alla Resistenza come crocerossina, impegnata nelle trattative per lo scambio tra ostaggi civili e soldati tedeschi. Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 41 anni, membro della I Sottocommissione dal febbraio Porto Viro, 12 novembre 2008.
Laureata in Lettere. Insegnante. Attiva nella FUCI, partecipa alla Resistenza come crocerossina, impegnata nelle trattative per lo scambio tra ostaggi civili e soldati tedeschi. Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 41 anni, membro della I Sottocommissione dal febbraio Porto Viro, 12 novembre 2008.

GOTELLI Angela (DC) – Eletta nel Collegio di Genova – Componente Commissione dei 75 (Prima Sottocommissione)
Nata nel 1905 ad Albareto e morta nel 1996 è stata una insegnante, una politica italiana e deputata della Democrazia cristiana.

Laureata in Lingue e letterature slave. Ispettrice del lavoro. Tra le pioniere del sindacalismo femminile, partecipa alla lotta clandestina come organizzatrice del movimento femminile della DC. Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 49 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.
Laureata in Lingue e letterature slave. Ispettrice del lavoro. Tra le pioniere del sindacalismo femminile, partecipa alla lotta clandestina come organizzatrice del movimento femminile della DC. Eletta all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana a 49 anni. Porto Viro, 12 novembre 2008.

GUIDI CINGOLANI Angela Maria (DC) – Eletta nel Collegio di Roma – Componente di Commissione speciale per il ddl sull’elezione Senato della Repubblica e Commissione speciale per esame bozzetti emblema della Repubblica

fine parte 2

Saro’ breve!

cèvitasinistra

Sarò breve!

Ho lavorato in quest’ultimo scorcio di tempo (da un paio di anni ad oggi) con lo scopo di contribuire alla nascita di un organismo politico genuinamente di Sinistra, non quella però autoreferente radicale e dogmatica, ma quella aperta alla condivisione democratica dei bisogni spesso primari ma non solo di tutta quella parte di popolazione che negli ultimi anni ha subìto più forte l’attacco del mondo borghese imprenditoriale plutocratico collegato agli interessi finanziari multinazionali.

Quella Sinistra che dopo un’analisi delle realtà e l’ascolto attento e rigoroso delle necessità sappia assumersi la responsabilità di governare, partendo oltretutto dalle profonde contraddizioni esistenti anche in quelle parti che afferiscono in modo più netto al mondo del lavoro, Sindacati – Partiti – Organizzazioni varie.

In questa direzione intendo continuare il mio impegno.

In questa fase tre forze politiche (MDP-Art.1, Sinistra Italiana e Possibile) hanno avviato un percorso per la costituzione di una lista e la formazione di un nucleo unico – LIBERI E UGUALI – che si proponga come nuova aggregazione democratica di Sinistra: ho salutato con favore questa scelta, ho partecipato a diversi momenti, assumendo in modo volontario anche il ruolo di promotore di un piccolo nucleo a San Paolo.
Svolgerò il ruolo di “promotore” scegliendo tuttavia una posizione “esterna” alla nuova formazione: intendo continuare il mio impegno di costruzione di un soggetto unico della Sinistra alternativo al PD in vista delle prossime elezioni amministrative comunali. Per poter fare questo devo essere in grado di interloquire anche con quelle forze e quei soggetti “unici” che guardano con attenzione a questa possibilità e con loro (le forze ed i soggetti unici) voglio già avviare – o proseguire in molti casi – un dialogo ed un confronto senza steccati.

Joshua Madalon

ARCI 1984