reloaded post del 23 aprile u.s. – ad uso costante

Avevo preparato un post che ho deciso di pubblicare nelle prossime ore – intanto ripropongo un altro mio post del 23 aprile nel quale parlavo di Orlando – in questi giorni altre “foglie di fico” agiscono. Lo fanno per il bene del nostro Paese? lo fanno per limitare la possibile sconfitta del Centrosinistra? forse questo è un nobile agire, mentre invece sarebbe oltremodo opportuno lavorare per costituire una forza di Sinistra che metta in evidenza i limiti ormai acclarati della leadership renziana

Non abbiamo bisogno di foglie di fico…che celino le nudità del sovrano di turno.

Da che mondo è mondo ci provano ed alla fine dei conti una parte ci casca: per canalizzare gli scontenti, per normalizzare i dissidenti, si inventano “alternative” per drenare una parte delle acque ribelli e riportarle nell’alveo, imprigionandole con blandizie e promesse al solo scopo di neutralizzare quella che il potere considera un pericolo per il mantenimento dei suoi benefici.
Le chiamo “foglie di fico” come quelle che al tempo della post-Controriforma venivano apposte alle divinità ed ai personaggi scolpiti o dipinti così come “mamma” li aveva confezionati.
Ovviamente molti ci cascano e credono che davvero si possa produrre un cambiamento nel corpo vile delle forze politiche. Non me ne intendo di quelle di Destra ma sono abbastanza esperto di quelle della Sinistra, che non ha ancora imparato a rispettare le persone”libere”, anzi si diverte a dileggiarle, riservando loro a volte ipocriti “coccodrilli” positivi in loro morte. Che pena mi fece quel consesso comunale allorquando, fresco di nomina elettiva al Consiglio, fui partecipe dell’orazione funebre per uno dei Sindaci della città di Prato più galantuomo che essa ricordi. Ma, lo si sa, così va il mondo: molto male, infatti, esso continua ada andare!

Ieri pomeriggio davanti ad un importante Supermercato di Montemurlo ho incontrato due rappresentanti del Comitato pro-Orlando impegnati a portare acqua al mulino del proprio candidato alle Primarie del Partito Democratico che si svolgeranno il prossimo 30 aprile. Saluto cordiale come di norma si fa in un contesto civile di rapporti umani, ma declino l’invito a partecipare alle Primarie, in quanto non-elettore del Partito Democratico. Mi invitano a mettere da parte il dissenso e a dare un contributo con il mio voto ad una “minoranza”; “con il cuore spezzato” dico io “non posso partecipare, in quanto “non posso” dichiararmi “elettore” di quel Partito. “…che hai fondato…” mi si dice; e questo rende ancora più seria e grave la mia scelta.
Il fatto è che io considero completamente conclusa la storia di quel Partito che ho contribuito a fondare; e ritengo che soprattutto la figura di Orlando sia una delle “foglie di fico” per ricondurre a più miti consigli i recalcitranti “di bocca buona”, quelli che appartengono al classico “buonismo caciottesco” all’italiana. Mi viene ricordata la figura di Fabrizio Barca, come mio amico, sostenitore di Orlando in questa fase ed a me sovviene che lo stesso Barca sia a conti fatti stato al tempo in cui sembrava poter incarnare un vero rinnovamento (ci eravamo “cascati”, forse?) un’altra classica “foglia di fico” visto la parabola della sua azione politica.
E poi, a proposito di “foglie di fico”, andate a vedere chi c’è tra i sostenitori eccellenti di Orlando: figure “grigie” da quando erano giovani!
Non c’è vita su Marte! e non c’è vita nel PD: solo ectoplasmi plaudenti ad un gruppo di potere che continuerà il suo viaggio verso il baratro.

My name is Joshua

HO FATTO UN SOGNO 17 aprile 2008

17 aprile 2008 Ho fatto un sogno.

Ne voglio scrivere prima che mi passi di mente, come sempre accade.
Ho visto un Palazzo molto lontano. Mi sono avvicinato. Fatiscente, cadente, con le mura scrostrate, le finestre e le porte sconnesse e divelte.
Davanti alla Porta principale due gendarmi vecchio stile impedivano l’ingresso a chicchessia; da dentro si avvertivano in modo indistinto voci alterate ed esagitate.
Intorno al Palazzo vi era un giardino; nel sogno il giardino mi è parso immenso e senza confini e steccati ma fondamentalmente trascurato mentre il Palazzo a tratti svaniva nei fumi delle dense nebbie…
Avvertivo un odore sgradevole di muffa ed il terreno era arido e grigio, gli alberi spogli.
In un angolo ho visto alcuni arnesi con i quali ho cominciato a lavorare e subito dopo mi è parso nel sogno che i grigi si trasformassero in colori più vivaci e che l’odore di muffa e di sporco sparisse lasciando pieno campo ai profumi.
Dal Palazzo che avvertivo sempre più assente indistinto nella sua lontananza venivano ancora urla, scambi di offese, sberci ed atteggiamenti minacciosi indistinti. Ma non ero nè angosciato nè preoccupato; avvertivo in un me che vedevo come in uno specchio una grande serenità. Avevo davanti un campo ampio, aperto, arioso nel quale avrei potuto invitare tutte le amiche e gli amici che avessi voluto.
Ho fatto un sogno e lo avverto come un vero e proprio invito a coltivare nuovi fiori, nuove pianticelle da far crescere, a seminare, a curare gli alberi più forti e sostenere quelli più deboli. Lo sento come una sollecitazione a trascurare il Palazzo e scegliere l’aria più libera.

J.M.

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IL DEGRADO SOCIO-POLITICO DEL PARTITO DEMOCRATICO: un esempio

IL DEGRADO SOCIO-POLITICO DEL PARTITO DEMOCRATICO: un esempio

Una profonda indignazione: è ciò che provo da uomo di Sinistra alla vista della catasta di oggetti di bassissima qualità ammucchiati davanti a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria, alla presenza del Sindaco Nardella e del capo dei Vigili Urbani di Firenze, entrambi sorridenti per la foto ed entrambi soddisfatti per l’impresa. Non si tratta di una installazione artistica, anche se probabilmente diventerà un’icona del degrado socio-politico-culturale che sta attraversando la nostra società. Sono balzati alla mente altre cataste, non solo quella dei libri nel 1933 ad opera dei nazisti (Bücherverbrennungen) ma anche quella dei cacciatori di avorio e di animali esotici: nei protagonisti lo stesso ghigno ad espressione della raggiunta felicità e degli obiettivi prefissatisi.

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Nardella, e questo sottilmente mi fa piacere, qualche dubbio sulla connotazione di tale impresa deve averlo avuto se a “La Nazione” ha dichiarato (“excusatio non petita”) di essere di Sinistra (e qui riporto integralmente quanto scritto: “Il sindaco di Firenze ha infine rivendicato queste affermazioni in quanto «uomo di sinistra: questa è la mia parte politica, e penso che il tema della legalità sia una grande conquista che la sinistra ha compiuto in questi anni»). Non c’è alcun dubbio, signor Sindaco della città di Firenze, feudo renziano, questa è un’operazione che fa solo l’occhiolino alla Destra, e prosegue quella deriva populistica e demagogica che il Partito Democratico “renziano” ha imboccato “senza se e senza ma” come piace a voi dire.

Ed il rilievo principale che vi si addebita non è che non vada colpito il commercio abusivo (forse qualche lezione in tal senso ve la potrebbe impartire la stessa Destra che volete imitare in modo superficiale). Ma è semplicemente che, con tali azioni, non lo si colpisce affatto e se ne perpetua il corso, semmai spostando solo di qualche metro il palcoscenico su cui esso si pratica.
Gli uomini dell’ordine pubblico ed in particolare quelli che sono al servizio della città dovrebbero ben conoscere le fonti di approvvigionamento di questi venditori abusivi, che peraltro quasi sempre non usufruiscono dei proventi ma ricevono semplicemente la carità dai passanti. Diciamoci il vero: anche questa pratica andrebbe limitata ma andando a colpire il racket che vi sta a monte. Ed invece si sceglie l’azione mediatica solo allo scopo di farsi propaganda raccogliendo (è questo l’ordine “politico”?) qualche voto da Destra. Non ve ne viene dubbio, pidioti, neanche leggendo i sondaggi (che, sì, non sono attendibili del tutto, ma…), che a votare uno che si dice di Sinistra quelli della Destra non ci pensano nemmeno? A meno che non vi illudiate che davvero i connotati di Destra e di Sinistra non abbiano più senso: ci state provando da tempo anche voi, pidioti, volete autoconvincervi e convincere il mondo attraverso i vostri aedi che siano finite le “sane” ideologie.
Vi piacerebbe, eh!?

E così rispondo anche a quel “gentiluomo” di Pisapia: il PD non è mio nemico (l’ho fondato!) ma questo PD con questi leaders non è certamente ciò che mi rappresenta e ciò che dovrebbe rappresentare l’obiettivo della SINISTRA. Sappilo te e lo sappiano tutte/i coloro che sostengono questa idea.

Post scriptum:
Aggiungo che l’attacco principale che fa il Sindaco, dopo avere spiegato che “quei materiali sono stati sequestrati nei negozi che approvvigionano i venditori ambulanti abusivi”. è rivolto “ESCLUSIVAMENTE” a questi ultimi, che sono evidentemente l’anello debole. Forse non sanno (!?) i tutori dell’ordine e gli amministratori che quei prodotti potrebbero essere il risultato residuale degli stessi oggetti di marca realizzati in ateliers che utilizzano lavoro nero ed a basso costo al servizio di grandi marchi? Anche un imbecille potrebbe comprendere che i “materiali” utilizzati in quella che si chiama “merce contraffatta” spesso sono della stessa ottima qualità degli “originali”. E non solo: a volte sono anche di “migliore qualità”! La qual cosa dovrebbe far riflettere sui costi insostenibili degli “originali”!!!

J.M.

un post breve, così forse lo leggeranno anche i ciechi – ENIGMA D’ESTATE 2017 – c’è una sola direzione! A Sinistra!

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– posto queste mie riflessioni che ripetono e confermano la mia idea per il futuro della Sinistra –

ENIGMA D’ESTATE 2017 – c’è una sola direzione! A Sinistra!

Negli ultimi mesi sempre più persone avrebbero dovuto accorgersi che quell’ “Al lupo! Al lupo!” lanciato dai cattivi “sinistri” verso la mutazione antropologica prima in atto e poi in definitiva realizzazione nel corpo del Partito Democratico era reale e concreto. Ma lo si sa, esistono anche coloro che non vedono e non sentono anche se in possesso pieno di quei sensi. E lo fanno in piena consapevolezza semplicemente per acquisire un credito presso il “padrone”: “se non si ripete la stessa sorte delle precedenti esperienze, questa volta forse qualche cosa di meglio si raccatta” potrebbe essere il sottile retropensiero di costoro.
E sì! perchè in precedenza qualcuno di loro ha già sbattutto il grugno ed al termine della corsa è stato buttato giù dalla carrozzella comune; e se è andata bene cadendo a terra ha raccolto le poche briciole che da bordo gli lanciavano.
Qualcuno me lo ricorderà (e ne ha tutto il diritto) che mi ripeto all’inverosimile. Lo faccio perché quasi certamente, se non è l’ultima, è la penultima e non di più occasione per costruire un forte Partito della Sinistra (e la si smetta – il mio urlo è questo – di continuare ad affermare che la parola “Sinistra” debba essere “rottamata”!) con un suo progetto per alleggerire progressivamente il peso della crisi sulle spalle dei più deboli, un progetto che non si basi su affermazioni generiche ed ipocrite ma che fornisca serie rassicurazioni sul fatto che i suoi alfieri lo difenderanno strenuamente.

Tale progetto non può in alcun modo essere condizionato da chi continua apertamente e sotterraneamente a trattare con il PD.

J.M.

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UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017

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UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017

E’ il 21 luglio, oggi. Ieri ho cominciato a scrivere un racconto-apologo sul concetto di “benessere” da qualche punto di vista diversificato.

Protagonisti due figure di mezza età che si incontrano casualmente alla cassa di un supermercato.
Uno dei due è un signore, un lucano di Avigliano, che prima di congedarsi si palesa come tale dietro la richiesta di Joe; egli stesso, in precedenza, in avvio della conversazione inattesa, aveva scherzato con Joe sulle loro origini comuni, seguendo i fonemi espressi intorno ai pubblicizzati economici cerotti curativi a base di arnica. “Lei non è di certo alto-atesino” gli aveva detto e Joe gli aveva scherzosamente risposto che invece lo era, mentendo e sapendo di farlo, e aveva giocato su quella parola alludendo al fatto che un cerotto non sarebbe stato in grado di cedere “benessere” a chicchessia.

“Sono campano, ma ho vissuto per alcuni anni in Alto Veneto tra l’Alto Adige e il Friuli per cui un po’ mi sono formattato anche in quei luoghi” gli ha poi rivelato, prima di avviarmi verso l’uscita con il carico di frutta varia acquistata in barba alle indicazioni di Mary. Fuori aveva incrociato il cliente post-moderno, con il suo tappetino ricolmo di oggettini di dubbia utilità che tra un Buongiorno ed un Ciao rivela di non aver poi imparato tanto di più della lingua italiana e si è chiesto quale concezione loro, che arrivano nel nostro Paese lasciando miserie inenarrabili e inimmaginabili, abbiano del concetto di “benessere”.

Joe se lo è chiesto ma non lo ha palesato. Ma, dopo aver fatto dono di una delle buste di frutta al custode di turno, che non si aspettava altro che qualche spicciolo e mostra diverso interesse verso quel lascito, è ripiombato nei suoi pensieri, collocandoli nella contemporaneità del suo tempo.

“Certo, dice bene l’amico lucano: la Politica dovrebbe occuparsi del benessere dei deboli, degli ultimi, degli sfruttati, dei senza lavoro per affrontarli e portare i loro problemi – anche se lentamente – a soluzione. Non si chiede mica l’impossibile, mentre da un lato ti ingannano dicendo che sono impegnati in tale direzione e dall’altro ti ingannano ugualmente affermando la loro impotenza e semmai scaricando su altro e su altri la loro inettitudine”.
“Appaiono tutti desiderosi di ottenere consenso, promettendo il loro impegno verso la riduzione delle differenze; ma poi ti accorgi che si corre dietro soprattutto ai desideri dei ricchi”.
“La disoccupazione se non cresce è perchè una parte dei disoccupati sparisce non perché c’è più occupazione; in effetti diminuisce anche il numero dei ricchi! ma non c’è da esultare: è semplicemente perché anche tra loro c’è chi è maggiormente baciato dalla fortuna e diventa più ricco, allontanando da quel consesso prefino qualcuno che poco prima vi apparteneva. Insomma i ricchi diminuiscono e sono sempre più ricchi ed, evviva, i poveri aumentano e sono sempre più poveri. Sembra quasi un giochettino di fisica con i vasi comunicanti. Solo che qui si tratta di donne ed uomini e tanti minori. C’è ben poco da scherzare”.
Joe è preso da questi pensieri ed avverte la sua profonda impotenza; attraversa la città e si dirige alla Mensa dei poveri. Ha sentito un appello nei giorni precedenti: in effetti non cercano cibo o derrate varie, hanno bisogno di braccia. Joe però vi entra non a mani del tutto vuote: porta con sè le buste della spesa. Chiede indicazioni al primo che incontra e, lasciandogli le buste, si mette a disposizione per il lavoro di cui hanno bisogno. Ha già avvertito Mary che non ha comprato nulla e che tornerà dopo pranzo.

J.M.

UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro

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UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro


Nei giorni scorsi ho pubblicato alcuni post “velenosi” ma concretamente riferibili ad una serie di eventi collegati ai temi dell’immigrazione – un’amica mi ha rimproverato di essere stato troppo “tranchant” nei giudizi (credo si riferisse ad alcune accuse di cinismo, ipocrisia e – di converso – criminalità politica); un altro amico invece sembra aver apprezzato i miei interventi riconoscendone il valore civico. A quest’ultimo ho rivelato che “avrei preferito scrivere un racconto”; ecco perché oggi metto insieme impegno civile e passione letteraria e comincio a scriverne uno, senza titolo, semplicemente UN RACCONTO per l’appunto DEL 20 LUGLIO 2017

“Se passi al supermercato, quello vicino alla tua scuola, compra 8-9 pesche gialle. Ieri ne ho prese poche per assaggiarle, il prezzo era molto buono e la qualità anche, per cui….” Mary impartiva indicazioni di spesa a Joe, che stava per uscire a fare fotocopie per il progetto che aveva allestito nelle ultime settimane e si raccomandava che fossero solo 8 – 9 perché non vi era spazio sufficiente nel frigorifero ed il caldo torrido di metà luglio quell’anno non consentiva di mantenere integra la frutta per troppo tempo. Joe in verità non se ne preoccupava perchè sia lui che Mary erano grandi consumatori di frutta e verdura e già pensava dentro di sè che ne avrebbe potute prendere 89 collegando i due numeri dell’ordine trascritto su un foglietto di carta riciclata. E così più o meno fece; con il solito entusiasmo, entrato nel piccolo supermercato rionale, si tuffò sui banchi ed insaccò 9 pesche gialle, un numero pari o di poco superiore di noci pesche e delle buone percoche, dure e corpose; poi adocchiò delle pesche saturnine il cui sapore è incomparabile, rivelando aromi che provengono direttamete dai fiori. Vide anche delle fragole e le comprò, così come delle carote di cui era particolarmente ghiotto sia lui che suo figlio. Insomma caricò un bel po’ di frutta e si avviò alle casse.
“Un prodotto che promette benessere; mah! In effetti se ne ha bisogno di questi tempi!” un signore anziano che lo seguiva in coda volle indicare a Joe una sorta di cerotto medicamentoso che prometteva di acquistare benessere con una sola applicazione, che veniva pubblicizzato ai lati della prima cassa. In effetti era un prodotto a base di arnica e certamente avrebbe lenito il dolore muscolare; quanto a benessere era abbastanza discutibile, soprattutto se l’occasionale interlocutore si riferiva, con quel suo sorriso sardonico di un’arguzia sottile tipicamente meridionale, a quello economico.” Joe sorrise sorpreso ed incerto se rilanciare con qualche battuta la conversazione appena avviata: di solito glissava, considerando queste situazioni nella loro inevitabile provvisorietà. “Di sicuro l’arnica è indicata per affrontare gli stati flogistici” disse senza nascondere la sua professionalità linguistica. “Di solito anche io, e mia moglie, se bisogna curare delle contusioni mostre e dei nostri figlioli utilizziamo una pomata a base di arnica. Questi cerotti saranno ugualmente ottimi ed anche economici, rispetto ad un tubetto di unguento a base di arnica”. Il signore, però, non era affatto interessato a quel prodotto, pubblicizzato in pompa magna e, proseguendo nel suo arguto argomentare: “La Politica dovrebbe avere come obiettivo principale quello di affrontare e risolvere i problemi dei più deboli, ma…”. Ecco! Il tema del “benessere” non era legato a un trauma muscolare o ad una contusione da curare….

… continua ….

ANNIVERSARI 2017 all’ex Cava di Bacchereto (frazione di Carmignano) sabato 22 luglio ore 21.00

ANNIVERSARI 2017 all’ex Cava di Bacchereto (frazione di Carmignano) sabato 22 luglio ore 21.00

ANNIVERSARI è un contenitore ampio, articolato, aperto che utilizza “in primis” alcune suggestioni personali ma è disponibile a misurarsi con quelle di altri, e soprattutto quelle di settori diversi da quelli che in partenza sono i miei preferiti: “miei” perchè da me l’idea, che ha caratteristiche di semplicità assoluta (in senso sia negativo che positivo), è partita. Intendo sottolineare che appassionati di Musica, di Arte, di Fotografia, di Scienze, di Filosofia, di Economia oltre che di Letteratura, Storia e Cinema e/o altro possono senza alcun limite inserirsi in questo contesto in collaborazione oppure in competizione non importa come purché si facciano crescere le conoscenze comuni.

Nel programma di Social Cava di questo luglio 2017 la proposta rievocativa di alcuni temi, di alcuni eventi e di alcuni personaggi si occuperà inevitabilmente di Antonio Gramsci attraverso la lettura di un suo testo classico dal titolo “Oppressi ed oppressori” che il filosofo sardo, rinchiuso nelle galere fasciste per ordine di Mussolini, compose al termine dei suoi studi liceali nel 1910. Seguendo il pensiero di Gramsci è davvero impossibile non pensare a don Milani ed alle sue vicende che, pur da un altro versante, forse apparentemente lontano da quello laico dell’uomo politico, si occupa degli ultimi, dei diseredati, degli emarginati, dei figli dei contadini che lui chiama “Gianni”contrapponendoli ai Pierini, figli di papà. Nell’ ex cava di Bacchereto sabato 22 dalle ore 21.00 leggeremo alcuni brani da “L’obbedienza non è più una virtù” e da “Esperienze pastorali”, rilevandone gli aspetti rivoluzionari che permearono le menti dei partecipanti alle assemblee della contestazione studentesca e del movimento operaio tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Anniversari poi dedicherà uno spazio anche al ricordo di Carlo Rosselli, fondatore di “Giustizia e Libertà” del quale leggeremo uno stralcio da “Oggi in Spagna domani in Italia”, un discorso pronunciato alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936, in piena guerra civile spagnola, palestra per i futuri disastri mondiali. Ci affideremo poi di nuovo a Gramsci per ricordare un altro personaggio della letteratura e del teatro, come Pirandello, del quale ricorre il centenario dalla nascita: avremmo potuto utilizzare anche Camilleri con la sua acutezza ma il tempo a disposizione non ci consente di farlo ma lo riproporremo in autunno in una delle serate dedicate ad ANNIVERSARI da LeftLab.
Il 1917 è un anno che ha impresso una svolta drammatica alla Storia del mondo: lo ricorderemo con un breve brano di Gabriele D’Annunzio che descrive l’atmosfera cupa che caratterizzò le vicende che precedono la rotta di Caporetto. Allo stesso tempo daremo voce a John Reed, cronista di levatura mondiale che seppe descrivere i fatti che portarono alla Rivoluzione d’ottobre in quello stesso drammatico glorioso anno.
ANNIVERSARI darà voce, utilizzando alcuni stralci da suoi discorsi e lettere (fortemente significativa è quella sotto forma di testamento indirizzata ai figli) anche ad uno dei simboli della lotta di liberazione dei popoli, Che Guevara, ucciso 50 anni fa il 9 ottobre 1967.

Alla fine dell’anno dovremo ricordare un uomo ed un evento fondamentali per tutti noi, collegati a tutto il resto, a ciò che ci importa prioritariamente, a quelli che sono i nostri fondamentali valori di riferimento. L’uomo è Danilo Dolci, così simile, pur nella sua diversità storica, antropologica, sociologica ed umana, a Gramsci e don Milani. Icona del pacifismo, della non violenza che lo fece accomunare secondo Aldo Capitini al Mahatma Gandhi, scelse di dedicare dagli anni cinquanta la sua esistenza ai contadini diseredati dell’entroterra palermitano (Trappeto e Partinico), organizzando una presa di coscienza che non poteva passare inosservata tra i potenti ed i malavitosi, che gli resero difficile la permanenza e l’azione. Di lui leggeremo un breve brano da “Racconti siciliani”, testimonianze raccolte direttamente in carcere, dove per breve tempo egli fu rinchiuso all’indomani dello “sciopero alla rovescia” organizzato per denunciare le condizioni di sottosviluppo di quella parte del nostro Paese. In quell’occasione egli fu mirabilmente difeso da Piero Calamandrei, altro punto di riferimento del nostro impegno: avremmo voluto leggere a Bacchereto anche un brano tratto da quel suo autorevolissimo intervento, ma abbiamo deciso di farlo in altra occasione dedicata appositamente a questo. Il brano ridotto tratta un altro tema molto importante, che è quello della “tortura”, che poi ritorna nel testo che chiuderà la serata e che è collegato ad altri anniversari: uno meno tondo rispetto agli altri è quello del G8 di Genova del 21 luglio 2001, l’altro tondo e significativo è quello dell’approvazione della nostra Costituzione. A questi argomenti è dedicata la lettura di un racconto, a conclusione della serata di ANNIVERSARI 2017 a Bacchereto frazione di Carmignano sabato 22 luglio 2017 ore 21.00.

A leggere i brani saranno Stefania Colzi, Serena Di Mauro, Luca Mori, Tommaso Chiti e Giuseppe Maddaluno.

Siete tutte/i invitate/i a partecipare.

J.M.

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TURN OVER – un auspicio (dopo aver riflettuto)

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TURN OVER – un auspicio (dopo aver riflettuto)

Ieri ho pubblicato un post nel quale sottolineavo l’assurdità di un’Amministrazione a guida PD che, attraverso uno dei suoi rappresentanti più autorevoli (il Vice Sindaco), dichiara la propria incapacità a gestire le problematiche connesse alla presenza di immigrati nelle strutture territoriali; a detta di un’amica sono stato duro, fin troppo duro con attacchi inconsueti (accuse di cinismo, ipocrisia, criminalità). Ho dichiarato, messo alle strette di tale critica, che lo avevo fatto intenzionalmente per segnare la profonda differenza etica tra chi si presenta all’interno di un contenitore di Sinistra ma nei fatti adotta comportamenti, non solo atteggiamenti formali, tipicamente delle Destre e chi da Destra afferma posizioni addirittura più ragionevoli e disponibili ad un confronto. Al netto della strumentalizzazione occasionale, dovuta agli ultimi sbandamenti, che dimostrano l’incapacità del Governo e del Partito Democratico nell’affrontare per cercare di risolvere le questioni più urgenti collegate al fenomeno dell’immigrazione extracomunitaria, trovo addirittura condivisibili alcune ironiche sottolineature che, nel corso del dibattito consiliare del 13 luglio c.a., uno dei rappresentanti più in vista della destra pratese, Giorgio Silli, ha mosso nei confronti dell’inutile imbarazzante eloquio del viceSindaco Faggi, nell’atto di rispondere ad un question time che chiedeva conto degli ultimi eventi cittadini relativi all’espulsione da uno dei centri Sprar di Prato di alcuni stranieri. Ecco, dopo aver sentito le argomentazioni del ViceSindaco Faggi, non provo più alcun rimorso morale nell’aver affermato che vi sia un comportamento “pilatesco” cinico, ipocrita, criminale nel non occuparsi civicamente della sorte di quegli extracomunitari che, nel rispetto di una legislazione carente nella previsione di vie d’uscita controllate, dopo essere stati espulsi per ragioni discutibili dal punto di vista sostanziale, non vengono seguiti. Le affermazioni di Faggi sono allucinanti; dopo aver ammesso che il sistema fa acqua da tutte le parti (ma il suo Partito governa il Paese da un po’ di anni), parla intanto di strutture che sul territorio accettano più persone di quante ne possano accogliere, accenna poi con “cinismo” alla sorte di coloro che vengono espulse “dai centri sprar” rilevando con sottile soddisfazione “con sollievo” che “lasciano il nostro territorio, vanno verso Firenze dove è più facile trovare una sistemazione in luoghi “occupati” senza poi lasciarsi sfuggire che alcuni di questi luoghi poi vengono liberati da interventi degli agenti di Polizia. Da notare la soddisfazione del suddetto ammimnistratore con la quale si nota che da qualche giorno insieme a Prato è impegnato sulla stessa lunghezza d’onda anche la città di Pistoia (da ricordare che dopo i ballottaggi di fine giugno Pistoia è amministrata da un Sindaco di Fratelli d’Italia).
Ieri a Prato una serie di associazioni facenti riferimento a “Sulla stessa barca” ha presentato un esposto alla Prefettura per chiedere “l’interruzione della messa in atto di revoche arbitrarie, al fine di garantire agli ospiti la permanenza nei percorsi di accoglienza e salvaguardare la convivenza plurale e pacifica dalle crescenti diseguaglianze”.

J.M.

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TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

E’ allucinante nella sua forma di cinismo criminale l’affermazione che l’Assessore al Sociale del Comune di Prato – Amministrazione PD renziano – ha formulato, parlando di turn over. E’ come se non sapesse che per il riconoscimento dello status di rifugiato i tempi sono più che biblici. Ed è così che ad attivare un possibiole turn over ci pensano regole che delineano con chiarezza i doveri e glissano sui diritti universali.
Ecco la notizia così come riportata da diverse testate:

https://poppi.virgilio.it/notizielocali/prato_ha_raggiunto_il_numero_massimo_di_richiedenti_asilo_ospitati_faggi_non_ne_accettiamo_di_nuovi_se_non_in_turn_over_video-52422255.html

Per chiarezza e completezza va detto che da tempo alcune strutture hanno accolto un numero superiore alla loro effettiva capienza, sollevando alcuni dubbi sulle possibilità di sufficiente risposta alle richieste minime da garantire, ivi comprese quella esigenza primaria di alfabetizzazione. La menziono proprio in quanto una delle regole che è prevista in modo restrittivo dalla legislazione attuale, pena l’allontanamento-espulsione dalla struttura, è la partecipazione ai corsi per la conoscenza della lingua italiana.
Mi considero moderatamente esperto in tal senso, avendo da alcuni anni messo a disposizione parte del mio tempo libero per le attività della San Vincenzo de Paoli in quel di san Bartolomeo.
Non è facile affrontare la varietà di punti di partenza per muovere i primi passi in una lingua straniera: c’è chi viene da persorsi scolastici diversificati (3 – 5 – 8 – 10 anni) e chi è in assoluto analfabeta totale della sua lingua e di quelle lingue (francese ed inglese) che nelle loro terre sono considerate a volta anche alla pari. Non è strano aggiungere che, come accade con i nostri allievi italiani, vi sono menti aperte e disponibili ed altre che evidenziano tante diverse difficoltà di apprendimento. Gli stranieri, così come gli italiani, non sono degli automi, nè possono essere considerati “argille” da modellare, quanto alla conoscenza, a proprio piacimento.
E allora cosa succede, che i “lucignoli” stranieri a volte si sottraggono a questi supplizi (ve lo dico in un modo esplicito: “si scocciano”, “sia ammorbano” di fronte ad insegnanti che sono incapaci di fornire loro le conoscenze pratiche e si ostinano ad insegnarela “grammatica” per filo e per segno, ivi comprese le regolette che farebbero imbestialire anche i nostri figli e nipoti) e per questi motivi vengono allontanati.
Dove vanno? Come funziona questo turn-over? E’ da ipocriti criminali operare in tal senso in questo contesto! Gli espulsi non vengono accolti in altri centri dove “eventualmente” l’accoglienza culturale sia migliore. Non ci si chiede il perchè e si va dritti in modo ottuso: io, lo dico davvero, proverei ad espellere dal loro ruolo questi amministratori.
Ho posto una domanda: dove vanno gli espulsi dai Centri Sprar? Chi li segue? Chi li controlla?
Nei prossimi giorni proveremo a farlo capire.

J.M.

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TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato- a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato
– a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

Una forza politica, ancorchè piccola (ma solo i “piccoli” possono crescere), che si occupi della “cosa pubblica” e che si candidi ad interpretare da protagonista il futuro della Cultura nella città di Prato non può fermarsi a delle informazioni a dir poco velenose, critiche sì ma negativamente declinate.
Amo ed ho amato il Teatro “Metastasio” sostenendone il riconoscimento di “Stabile” negli anni in cui mi sono direttamente occupato della Cultura nella città di Prato. Con pochi altri e molti detrattori, forse oggettivamente impauriti dalla titanicità dell’impresa, nella seconda parte degli anni Novanta, allorquando era Direttore del teatro il grande Massimo Castri,

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mi sono impegnato a far sì che si avviasse il procedimento per la richiesta formale al Ministero. Ricordo allora, come se fosse oggi, la fatica che ci costò vincere il braccio di ferro con l’Amministrazione, della quale facevamo parte integrante, ed in particolare l’ostilità dell’Assessore alla Cultura di quel tempo, che frappose veti che stavano portando alla scadenza dei termini se non avessimo, con un blitz, imposto all’Ordine del giorno della quinta Commissione l’approvazione della richiesta al Ministero del riconoscimento di Teatro Stabile della Toscana. Come oggi, anche allora, Prato aveva avviato un processo che evidenziava tutti i parametri per ottenere quel riconoscimento a fronte dell’inesistenza di tali caratteristiche da parte degli altri teatri, anche di quelli altrettanto famosi dell’area fiorentina.
Poco è cambiato da allora, se non una Politica che ha spostato i suoi equilibri di Potere verso la Firenze di Renzi e Nardella e la Pontedera di Rossi; anche oggi (intendo dire nel 2015) come allora la rinuncia ad avviare l’istruttoria per il riconoscimento di Teatro Nazionale è un segno di profonda debolezza culturale, di sottomissione politica.
Ecco, piuttosto che attaccare l’attuale Direttore Franco d’Ippolito e la Presidenza, occorrerebbe segnalare questo dato “politico” incontrovertibile ed impegnarsi a riprendere il dibattito su “Quale futuro per la Cultura a Prato e quali le prospettive per le grandi Istituzioni che insistono sul suo territorio”.
Venendo al Comunicato di Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato non posso non notare che sia di una pochezza estrema la sottolineatura dei dati numerici relativi al non raggiungimento degli obiettivi. Che dire? Sembra quasi che vi sia un “dentino avvelenato” con delle forme di personalismo inefficace ad affrontare le problematiche reali, innanzitutto la riduzione degli interventi pubblici a sostegno del Teatro, che stanno a dimostrare ulteriormente la scarsa considerazione che la produzione di Cultura mantiene nell’Amministrazione comunale: non si possono di certo fare “le nozze con i fichi secchi”. E’ chiaro che il “peccato originale” risiede in quella rinuncia di cui sopra. Ed è su questo che occorre dirigere l’impegno di una Sinistra che intenda in modo alternativo occuparsi delle tematiche culturali in questa città.

In coda riporto il Comunicato al quale mi riferisco, aggiungendo che, prima di scriverlo, sarebbe stato opportuno di certo sentire il parere del Direttore d’Ippolito, le cui competenze nel settore culturale sono state e sono importanti e riconosciute, oltre che politicamente riconoscibili.

Piuttosto che criticare, ascoltiamo ed offriamo il nostro impegno per il futuro, quello prossimo, semmai.

J.M.

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Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato
METASTASIO CALA il SIPARIO.

Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.

Nel 2015 il Comune di Prato decise di rinunciare a compilare la domanda ministeriale che avrebbe consentito al Teatro Metastasio Stabile della Toscana di assumere il ruolo di Teatro Nazionale.
Un titolo che gli sarebbe spettato di diritto, per la sua storia e perché possedeva tutti i requisiti tecnici richiesti dal ministero. Quella rinuncia regalò il ruolo di Teatro Nazionale – e molti soldi per la sovvenzione – alla Pergola di Firenze e al Teatro di Pontedera, affiliatosi politicamente all’iniziativa fiorentina.
Di fatto il Metastasio, sesto teatro in Italia per giornate lavorative e uno dei primi per attività territoriali, ha rinunciato a un suo diritto e a una straordinaria opportunità.

E tutto questo nonostante il sindaco Matteo Biffoni avesse promesso, a gran voce, l’esatto contrario e avesse fatto del Teatro Metastasio/ Teatro Nazionale lo slogan del programma
culturale della sua campagna elettorale. E quindi avesse preso l’impegno a fare del Met una delle strutture teatrali più importanti d’Italia.

E oggi ci troviamo un teatro depotenziato,sia sul piano della produzione culturale, quanto su quello economico.
Nelle ultime dichiarazione ad alcuni quotidiani locali del direttore Franco D’Ippolito vengono infatti riportate cifre che intendono presentare come un successo di gestione quello che a noi pare un vero insuccesso.
Parlando della stagione appena conclusa, il direttore mette sul piatto un aumento del 12% degli spettatori e parla di 22.000 presenze totali con un aumento degli incassi che passano da 182.000 euro a 187.000, omettendo di dire però che sul testo di presentazione della stagione 2016/2017 lui stesso si era posto l’obiettivo di raggiungere i 26.000 spettatori. Una scommessa persa.

Ma le cose stanno molto peggio, soprattutto se andiamo a verificare gl’incassi da botteghino dei bilanci del 2014 e del 2015.
Leggendoli ( i bilanci sono pubblici) si evince che nel 2014 il totale degli incassi fu di 232.338 e nel 2015 di 238.066.
Di quale aumento stiamo parlando allora? E rispetto a che cosa?

È chiaro che invece di aumento sarebbe onesto parlare di un gravissimo calo di pubblico rispetto alla precedente gestione.
La domanda da porsi è dunque semplice: fra la stagione teatrale 2015 e quella dell’anno successivo quel disavanzo al botteghino di 56.066 euro, quanti spettatori conta? E quanti sono gli
spettatori del Festival Contemporanea?
Quanto incide il Festival sul Bilancio del Teatro e quanti spettatori ha? Quanti paganti?
Forse, in nome della trasparenza, sarebbe importante dare qualche cifra anche su questo.

Ma le note negative non finiscono qui. Passiamo al disavanzo: nella stagione passata le Tournee di Porcile, Danza Macabra e Utoya , tutte produzioni della precedente gestione, sono state il centro distributivo del Teatro Meastasio da novembre a marzo, quindi fortemente determinanti per il raggiungimento dei parametri necessari all’accesso al contributo ministeriale, vitali per la sopravvivenza del teatro stesso.

Eppure il Direttore nella sua intervista attribuisce il disavanzo di 196:000 euro proprio a queste produzioni.
Ma come? E’ ovvio inoltre che i costi di queste produzioni fossero stati messi a suo tempo a bilancio .

A questo punto sarebbe forse importante che i sindaci revisori del teatro si esprimessero pubblicamente in merito al disavanzo. Altrimenti le affermazioni del direttore a riguardo sarebbero davvero gravi.
Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.
Basta guardare le ultime stagioni teatrali per capire che l’attività di produzione è passata in secondo piano rispetto agli spettacoli ospitati.

Il punto di forza delle future produzioni è basato su molti autori che sono stati *storici* pilastri nell’impalcatura costruita costruita dalla precedente direzione: Stein, Binasco, Veronesi,per fare alcui nomi.

Non solo: il Metastasio ha rinunciato ad un programma che lo distingueva per ecletticita* nei suoi progetti, alla sua vocazione di Teatro europeo.
Che ne è stato dei rapporti con le reti internazionali?
Che ne è stato dei rapporti con i Festival e i Teatri esteri costruiti negli anni?
E delle attività di formazione in collaborazione con Teatri e professionisti a livello europeo?
Non se ne parla più. Si è cancellata anche l’esperienza innovativa (per l’Italia) di una compagnia stabile. Una scelta legittima, ci mancherebbe. Anche se si sarebbe potuto ammettere che l’idea era ottima e offriva grandi opportunità.

Ci sarebbero potuto essere un ricambio degli attori, ma
cancellare con un tratto di penna tutto il lavoro fatto perché?
Attraverso la compagnia era stato possibile approfondire il lavoro sul territorio in molte direzioni soprattutto riguardo la formazione, con le scuole di ogni grado . E tutto questo proprio nel momento in cui il Ministero richiama all’obbligo delle attività in sede e altri teatri stanno imitando quella esperienza.

Un teatro senza attori all’interno è come un auto senza motore.
È un contenitore che viene messo a disposizione dei burocrati che lo abitano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E non sempre dunque, le scelte che vengono definite in discontinuità con il passato, rappresentano degli avanzamenti.
E purtroppo, il Met, non se la passa bene.