UTILE PROMEMORIA /3

UTILE PROMEMORIA /3

Ho trovato queste note, le prime potrebbero essere di Eleonora Ciardi, anche se non ne sono sicuro; le seconde appartengono ad un Comunicato stampa di incerta attribuzione; il terzo passo è invece “firmato” Mario ed è di Mario Bettocchi; il quarto è redazionale, in linea di massima mi appartiene come “sintesi” di uno dei dibattiti organizzati nell’ambito della “PALESTRA DELLE IDEE” proposta dal Circolo (allora PD) San Paolo di via Cilea.
Anche “queste note” servano a far comprendere la distanza siderale tra quel che noi facevamo e le “trame oscure” che si tessevano nelle conventicole politiche che andavano aprendo la strada al reazionario nuovo raggruppamento intorno alla figura di Renzi. Chi dice che non vi sia altra strada per il futuro della SINISTRA se non quella di un accordo con il PD, non sa – forse ma non ne sono sicuro – quale profondo errore stia facendo.

Joshua Madalon

1) Basta guardare le cifre per capire che Prato attirava in percentuale un numero molto alto di emigranti: la media annuale dal 1951 al 1971 è di 4500 immigrati; la crescita della popolazione in quegli anni in seguito al fenomeno immigrazione, è stata dell’84%,mentre altre città comeTorino e Milano, la cui attrazione sugli emigranti era comunque forte, non andavano oltre il 62 e il 48%. Quella di Ciasullo è statacomunque un’esperienza positiva:grazie alla mentalità commerciale tipica dei pratesi, tutta volta all’apertura verso l’esterno – come sottolineato da Franco Martini nella prefazione al libro -, l’inserimentodegli immigrati è stato molto rapido ed ha trovato nel lavoro e nel sindacato due importanti momenti di aggregazione. Alessandro Lucarini, che ha scritto un saggio,che completa il libro, parla non di una storia dell’emigrazione a Prato, ma di una vera e propria storia della nostra città vissuta attraverso il racconto vivo, vissuto e commovente di Ciasullo. Si tratta diuna storia emblematica che trova facilmente la sua attualità nei problemi dell’attuale immigrazione extracomunitaria. Nel mio saggio tento un’utopistica proiezione verso un futuro che, più che di tolleranza, intesa come mera `sopportazione’, deve essere fatto di `condivisione’. L’ideale sarebbe una sintesi di diverse civiltà che porti ad una crescita globale, pur nel rispetto delle singole identità. Le considerazioni finali sono spettate a Giuseppe Gregori, segretario della Camera del Lavoro, il quale ha individuato nel dato “lavoro” la grande differenza tra l’immigrazione `interna’ degli anni’60-’70 e l’attuale immigrazione extracomunitaria, sta nella diversa possibilità di impiego: “Abbiamo detto che il lavoro è stato in passato un grosso elemento di integrazione; oggi invece il mercato purtroppo è saturo echi arriva a Prato è destinato a vivere per lungo tempo ai margini della società. Inoltre, mentre chi proveniva dal sud era abituato a battersi a fianco dei sindacati per ottenere maggiori diritti sul lavoro e si è subito avvicinato alle organizzazioni sindacali, gli extracomunitari sono su questo punto molto diffidenti e rischiano di trasformarsi in possibile concorrenza `sleale’,malvisti quindi dagli altri lavoratori”. Nell’anno dell’integrazione razziale questo libro darà sicuramente un valido aiuto alla comprensione delle esigenze dei nuovi immigrati.

2) «Una figura del popolo, uno dei tanti immigrati arrivati a Prato, che hanno contribuito col loro impegno, a difesa dei lavoratori, allo sviluppo civile della nostra comunità. Mi piace ricordare così Luigi Ciasullo, una di quelle figure che con la loro abnegazione, la loro passione, il loro alto senso della vita pubblica e sociale, hanno determinato il progresso delle nostre genti e il diritto ad una vita migliore». E’ questo il ricordo del sindaco Marco Romagnoli di Luigi Ciasullo, scomparso oggi. Una vita spesa per il sindacato e dalla parte dei lavoratori, Ciasullo fu infatti segretario degli operai tessili della Cgil da metà degli anni Settanta del secolo scorso fino all’iniziò degli anni anni ’80, per poi passare nella segreteria regionale della Filtea Cgil. Comunista, per il Pci ricoprì il ruolo di assessore comunale all’economato dal 1965 per l’intero arco della legislatura. Dopo lo scioglimento del Pci aderì al Pds e negli ultimi anni è stato attivo nella Federconsumatori della Cgil. Il sindaco ha scritto un telegramma di condoglianze alla moglie Maria Concetta e alle figlie Anna e Michela. Il Gonfalone del Comune sarà presente fin dal mattino di domani alla camera ardente allestita presso le cappelle del commiato della Pubblica assistenza e alla cerimonia funbebre che si terrà alle 18,00 in p.zza Mercatale alla Camera del lavoro.

3) Grazie per l’interessamento, ma non sono in grado di produrre un’abstract del mio intervento. Ho letto il documento “Un’altra idea di integrazione” appena prima di prendere la parola. La cosa che tuttavia mi è balzata agli occhi è che negli obiettivi del patto (fogli 9-10) manca l’idea di un maggior sostegno alla scuola nel suo ruolo do costruttrice di correlazioni interculturali (Massimo ne ha comunque parlato). I luoghi di gran lunga principi sono infatti lavoro e scuola, (il lavoro più per gli uomini, la scuola più per le famiglie e i bambini). Nel caso della comunità cinese il lavoro come luogo di correlazione interculturale è andato via via a sfumarsi con il superamento del primo approccio con il distretto che li vedeva come terzisti e che li vede ora più indipendenti. Rispetto a questa comunità, quindi, la scuola rischia quasi di essere isolata. Per questo sarebbe importante a livello locale e territoriale creare altre forme di interscambio culturale.
Credo inoltre che se è vero che la legge deve essere uguale per tutti, non credo che le varie comunità abbiano gli stessi problemi. Alcune associazioni solidaristiche sono molto utilizzate dalle comunità di immigrati è possono rappresentare un nostro segno di accoglienza, ma non è così per tutte. Ad esempio per la comunità più fedele all’islam, e a quella cinese. Probabilmente bisognerebbe studiare insieme ai sindacati qualche altra forma di testimoniare umana solidarietà.
Ho trovato molto stimolante il termine introdotto da un partecipante: “welfare-fai-da-te” (che, nel breve periodo, funziona rimandando al futuro tutti i costi sociali). Vi segnalo più di un caso dove un ex-artigiano affitta (in parte a nero) il suo stanzoncino per pagare, a nero, la sua badante. Non ho dati scientifici per valutare la numerosità di situazioni simili, ma se consideriamo che nello stesso periodo che i cinesi sono passati da 1 a 15.000, gli artigiani tessili sono passati da più di 13.000 a meno di 1.000, dovrebbe risultare chiara la probabile destinazione d’uso dei 13.000 stanzoncini liberati.

Quello che segue è un fuori tema che il mio prof. Giuseppe Maddaluno non mancherà di rimarcare: sono rimasto colpito, ma non meravigliato, dal fatto che l’unica presenza cinese nel circolo fosse impegnata al videopoker. Vi prego di non leggere questa banale osservazione come critica, capisco le difficoltà economiche del circolo, la mia osservazione vuole solo essere una prima misura sul lavoro da fare; anzi mi suggerisce un possibile problema a comune con la comunità cinese. Dato che Prato è la quarta provincia italiana per somme giocate pro-capite potrebbe essere questo un terreno comune di lotta contro la peggiore delle tassazioni.
Lasciatemi sognare: sarebbe bellissima una richiesta pratese italo-cinese, contro la pubblicità del gioco d’azzardo. Sono convinto che molti cinesi, genitori, comunità buddista, parteciperebbero volentieri ad un dibattito sul gioco d’azzardo e su come creare alternative. Noi ne avremmo bisogno, loro ne avrebbero bisogno.
Scusate il fuori tema e davvero buon lavoro, Mario

4) LA PALESTRA DELLE IDEE – IMMIGRAZIONE\INTEGRAZIONE – LA SCUOLA PRATESE
VENERDI’ 24 MAGGIO 2013 – ORE 21.00 CIRCOLO PD SEZIONE NUOVA SAN PAOLO VIA CILEA 7

A Prato le “Politiche di integrazione” soprattutto nel periodo degli anni Sessanta\Settanta del secolo scorso sono state orientate nei confronti della immigrazione interna ed hanno visto impegnarsi le Amministrazioni comunali di Sinistra per costruire le giuste opportunità nei confronti dei nuovi arrivati (asili nido – scuole elementari – abitazioni – servizi sociali e sanitari): in questo ambito si sono infatti distinte figure di valenti e sensibili amministratrici come Liliana Rossi, Eliana Monarca, Morena Pagliai e Ivana Marcocci, coadiuvate da Sindaci altrettanto attenti e preparati come Roberto Giovannini, Giorgio Vestri e Goffredo Lohengrin Landini. Nell’ultima parte del Novecento sono arrivati a Prato, spinti da diverse particolari motivazioni altri “immigrati” anche extraeuropei meno disposti all’integrazione e la città ha vissuto, nella contemporaneità di nuove cicliche e progressive emergenze, dovute alle crisi economiche che si sono succedute, momenti di difficoltà che sono stati fronteggiati non senza incomprensioni e difficoltà con interventi strutturali soprattutto sul piano dell’alfabetizzazione e dei servizi sociali (Centro di ricerca e servizi per l’immigrazione diretto dalla prof.ssa Antonella Ceccagno senza dimenticare il contributo di Renzo Rastrelli e Maria Omodeo). Grande attenzione è stata rivolta alle problematiche economiche con tentativi sempre parziali e tendenti alla “repressione” dell’Illegalità più che alla “Cultura della Legalità”. Ovvia la riflessione che in un Paese dove l’Illegalità fiscale e contributiva risulta elevatissima sia più complicato pretendere il rispetto delle regole solo dagli “stranieri” (negli altri Paesi europei, “civili”, non è consentito a chicchessia di evadere). La critica verso le scelte amministrative in tale direzione non è rivolta soltanto all’ultimo sciagurato periodo.
Nell’ambito scolastico vi è stato un impegno notevole da parte di Dirigenti ed operatori che si sono preparati quasi sempre “sul campo” di fronte alle “emergenze” ed alle difficoltà; questo è avvenuto in modo prioritario nella Scuola primaria, laddove, partendo da sensibilità specifiche, si è prodotto un personale molto attento alle problematiche e preparato a fronteggiarle. Vogliamo ricordare a questo proposito fra gli altri il maestro Riccardo Consorti. Vogliamo ricordare gli impegni sempre in materia di Alfabetizzazione da parte di gruppi locali come ALP(soprattutto rivolto ai giovani adolescenti) e i Gruppi di Volontariato Vincenziano (genericamente rivolto a persone adulte straniere). Nella nostra realtà di San Paolo è presente un Gruppo di frati francescani che si impegna nell’alfabetizzazione di bambini soprattutto cinesi. Grande difficoltà si evidenzia invece nella scuola secondaria sia di primo che di secondo grado, soprattutto perché molto spesso, dopo un periodo di formazione primaria i giovani stranieri – soprattutto quelli appartenenti alla comunità cinese – tendono a rapportarsi al loro interno cercando di ottenere un’alfabetizzazione parallela vanificando in parte il lavoro della Scuola italiana (ovviamente non si chiede di impedire questa attività ma di tenerne conto nell’analisi dei temi); allo stesso tempo accade che molto spesso i giovani in età scolastica ritornino per diversi motivi al loro Paese di origine per mesi ed anni, dimenticando quasi totalmente quanto appreso in materia linguistica negli anni precedenti in Italia. Ritornano a scuola in età da dover essere inseriti nelle “superiori” di secondo grado insieme anche a quanti per la prima volta – avendo la stessa età – arrivano nel nostro Paese. Su questi vari e complessi problemi vogliamo interrogarci per capire cosa si è prodotto, cosa si produce e cosa sia necessario e possibile fare nei prossimi anni.

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UTILE PROMEMORIA/2

Si era nel giugno 2013 ad un anno dalla riapertura del Circolo San Paolo. Si trattava di un gruppo di cittadine e cittadini che si proponeva in modo serio il “rinnovamento” (pensate un po’: furono considerate/i proto-renziani, anche se non hanno “mai” sostenuto quel personaggio): dalla lettura del testo si può evincere con chiarezza quel che si temeva e quel che si criticava. E’ del tutto chiaro che era (ed è, a conti fatti) un gruppo di Sinistra, che “non” poteva proseguire il suo “viaggio” all’interno di un Partito che con la Sinistra ha ben poco a che fare, ed il cui leader (ed il suo gruppo di sostenitori) rabbrividisce al solo sentirne pronunciare la parola.

Come si fa a dirsi di SINISTRA ed a voler stringere accordi, ad ogni livello (dal locale al nazionale) con simili soggetti? NON SAREBBE L’ORA DI IMPARARE A COSTRUIRE LA SINISTRA IN QUESTO PAESE?

Riflessioni ad un anno dalla nascita del nostro Circolo

Il Circolo di via Cilea compie un anno di attività dal momento del suo riconoscimento ufficiale avvenuto con un Congresso svoltosi il 9 giugno 2012. Già in quell’occasione il Circolo motivò le ragioni della sua esistenza, affermando con decisione la volontà di interpretare l’impegno politico sul territorio come stimolo nei confronti di una leadership locale che non andava dimostrando di saper costruire un Progetto politico per recuperare i forti ritardi accumulati nei decenni passati, ritardi che avevano contribuito alla sconfitta cocente del 2009.
Il Circolo di via Cilea conferma questa sua propensione ad essere propositivo anche e soprattutto con un ruolo ed una funzione critica verso la Politica locale a partire dal Partito Democratico; a tale proposito si vuole precisare che, pur criticando sempre più aspramente l’attuale Segreteria PD non si è pentito di averla sostenuta, in quanto ha da sempre considerato che l’alternativa sia stata e sia assolutamente insufficiente ed incapace a fare meglio, visto anche che ad essa va addebitata la massima responsabilità della sconfitta del 2009; e fa una certa sensazione sentire affermare da alcuni di quei Dirigenti come si intenda avviare una riflessione su quelle vicende quasi in tono serio e minaccioso… ma poi tutto si blocca perché ci si sente dire che forse non è il momento…. Qualche ulteriore riflessione e valutazione andrebbe fatta sul problema che sempre ha portato la nostra base a scegliere una elite di comando che di volta in volta è stata anche diversa, ma ha in definitiva utilizzato i voti per fini propri pensando alla propria “superiore intelligenza”.Altrettanto paradossale è quel che emerge, leggendo alcuni nostri documenti del 2006 e 2007 all’alba del pre-PD e del PD; sembra non sia passato nemmeno un giorno da allora. EIl Partito è malato, seriamente e gravemente; non ha prodotto gli effetti innovativi necessari; beninteso, non va rifondato: va aggiustato e riportato sui binari giusti. La stessa vicenda di Prodi e dei 101 balordi travestiti da “democratici” è il segno inequivocabile che quel Partito così come lo volevamo realizzare non esiste e non che non esiste più, non esiste ancora! Anche la difesa ad oltranza dell’attuale finanziamento dei Partiti o la “melina” eterna sulla Legge elettorale è un brutto segnale che si vuole nascondere andando semmai all’attacco del “populismo” e delle “demagogie” e così continuiamo a farci del male.
Il circolo di via Cilea si rifiuta di riconoscersi in questo “sistema”! Sembra strano? A noi sembra strano invece che ancora non emerga il meglio che noi abbiamo, che è la base del nostro Partito. A proposito che fine ha fatto quella richiesta formulata dai coordinatori dei Circoli del territorio di affrontare la questione dei contributi non versati da parte di alcuni fra gli eletti ed affini afferenti al Partito Democratico? Sembra tutto ritornato nella “nebbia”! eppure vi è un Regolamento finanziario ed uno Statuto che vanno fatti rispettare.
Il Circolo di via Cilea proseguirà con il suo impegno di discussione ed elaborazione progettuale, anche con una forte attenzione verso le tematiche della Formazione e della Cultura e verso tutto quello che potrà venirci in mente per superare il gap culturale che ci fa pensare che ai grandi problemi del paese non potremmo mai fornire idee utili.
Lo “sperimentalismo democratico” di cui parla Fabrizio Barca dovremmo cominciare a farlo partire da qui.
Il Circolo di via Cilea è aperto a tutti, ha messo in piedi con le sue capacità organizzative un percorso come la “Palestra delle Idee” al quale tutti possono partecipare e ci si sente dire che “vogliamo chiuderci, vogliamo lavorare come fanno alcuni gruppi autoreferenziali che si riferiscono a questo o a quel personaggio, a questo o a quel “candidato””. Queste critiche le rigettiamo, sono pretestuose e false e sono segno della profonda incapacità delle leadership che non riescono ancora ad indicare vie di uscita credibili. Bisogna cambiare velocemente aprendosi a tutti ma nell’alveo della Sinistra e senza strizzare l’occhiolino a Destra. Vanno recuperati essenzialmente e prioritariamente gli elettori delusi della Sinistra: a Prato ci lavoriamo ma non pensiamo di essere i soli, e non vogliamo esserlo. E ci lavoriamo senza pensare che poiché ci lavoriamo pretendiamo poi di avere “posti” di potere: ci interessa la buona Politica, quella che propone buoni ed ottimi cambiamenti a vantaggio di tutti e non di pochi.

Al vostro servizio

UTILE PROMEMORIA/1

Ripropongo un “Documento” del 2013 (al Circolo San Paolo ci preparavamo alle “amministrative del 2014) all’interno del quale vi sono aspetti utili ancora oggi per tutti noi, se non altro come spunto di partenza per dibattiti successivi. Il fatto che allora noi si era nel Partito Democratico ed ora si lavori per costituire un’Alternativa di SINISTRA deve essere significativo. Chi era – ed è – di SINISTRA non può continuare ad essere nel PD. Chi vi rimane lo fa a suo rischio e pericolo per se stesso e per la sua salute
(j.m.)

Carissime\i
Il nostro Circolo ha proposto un percorso pre-programmatico chiamandolo “La Palestra delle Idee” con la volontà di porre in evidenza netta la supremazia dell’idea, del Progetto nei confronti dei personalismi che, pur legittimamente, si vanno proponendo in “rivoli distinti” già da alcuni mesi: li chiamano “caminetti” ma, di questi tempi, appaiono davvero fuori luogo. Tutte (tante, troppe) persone apprezzabili ma tutte con un evidente grosso difetto: si autopropongono a pochi intimi o da pochi intimi vengono proposti, esulando da ciò che è ancor più necessario in questa città. Una proposta per uscire dignitosamente dalla crisi. Chi scrive sa anche bene che non tocca esclusivamente ad un Sindaco né alla sua Giunta questo specifico “onere” ma di certo a queste Istituzioni compete la capacità di saper e poter rendere meno dura la vita. Per fare questo, non occorrono le “belle parole” che affabili oratori saprebbero profferire ma un Programma dettagliato e corposo (da rendere esplicito in poche sintetiche righe) che dia risposte convincenti ma concretamente realizzabili. Per far questo noi abbiamo detto che per ogni materia occorre chiamare al capezzale del malato i migliori dottori che la città offre; abbiamo cominciato a parlare dei temi dell’Immigrazione declinandola con Integrazione e con la Legalità ed analizzando il ruolo che l’Istituzione scolastica ha svolto e può svolgere (vedasi report qui sotto *); abbiamo continuato con l’Urbanistica collegando tale tema all’Ambiente e non abbiamo concluso tale percorso, ed infatti – vedasi il report qui sotto ** – sono emerse molte domande che richiedono approfondimenti. Abbiamo festeggiato il nostro primo anno di vita “ufficiale” parlando di !Lavoro! ed anche da quell’incontro si è avuta la certezza che non bastava l’intera mattina per capirci qualcosina. Prato potrebbe, volendolo i protagonisti del mondo del lavoro (le mani e le menti), dare un segnale all’intero Paese: lo ha già fatto in tempi non lontani; perché non lo può fare ancora? Abbiamo avviato colloqui preparatori sul tema del CREAF ed abbiamo cominciato a raccogliere opinioni in tal senso: a settembre dedicheremo una prima serata a questo argomento. Abbiamo anche attivato una serie di contatti per preparare una seduta de “La Palestra delle Idee” sui temi de “La Famiglia” aggiungendo ad essi quello delle “nuove povertà” e della necessaria revisione del Welfare. Pensiamo di svolgere questo tema in un altro Circolo. Quindi ci muoveremo “per adesso” su questi argomenti: alla Direzione del Partito Democratico abbiamo avanzato una proposta. Non ci aspettiamo che sia la sola ma, se lo desiderano, come è sempre stato, tutti i membri della Segreteria e della Direzione possono venire a partecipare ai nostri incontri, dire ciò che pensano e contribuire a preparare sia il Programma del Partito sia gli orientamenti da affidare a chi sarà il candidato più convincente alla carica di Sindaco che emerga nei prossimi mesi (ormai prossime settimane). E, soprattutto, organizzando “La Palestra delle Idee”, abbiamo pensato a tutte quelle persone che in questi ultimi anni hanno esclusivamente esercitato la loro funzione dall’interno del PD ad attaccare i Dirigenti e a non impegnarsi. Noi abbiamo continuamente ed apertamente criticato la Segreteria ma ci siamo fatti conoscere per un impegno mai di parte. Ora sarebbe il momento di dire: “Basta”! e di far emergere il gioco di “squadra”: lo diciamo anche ai “candidati(!)” alle Primarie possibili ma non tassative: “pensate davvero al Bene Comune” non al vostro e, scusate la nostra ovvietà, se vi ripetiamo che “divisi si perde ed uniti si può vincere!”:

**Circolo PD Sezione Nuova San Paolo
LA PALESTRA DELLE IDEE
31 maggio 2013 Ambiente, territorio, urbanistica
Sintesi dell’incontro

E’ stato un momento di ascolto reciproco fra tecnici, politici, economisti, ambientalisti e cittadini e una premessa ad un futuro lavoro di approfondimento.
Le sfide che la città di Prato ha di fronte nel suo presente e nel suo futuro prossimo sono sintetizzabili in alcune domande: come si gestiscono le diversità senza che diventino separazione ?
Come si riempiono gli spazi vuoti e pieni della ex-città fabbrica ?
Come si applicano i principi di equità (intesa come riduzione delle distanze sociali e fisiche) alla gestione del territorio ?
Come si privilegia la dimensione sociale nella progettazione urbanistica ?
Come si preparano le decisioni attraverso percorsi di partecipazione ?
Come si può aumentare la qualità della mobilità territoriale confrontandosi con le scelte di privilegiare quella di lunga percorrenza (come tangenziali e l’incombente nuovo aeroporto di Peretola) ?
Come fare di Prato una città accogliente per coloro che arrivano e per i giovani ?
Come possono le istituzioni essere la guida dei cambiamenti ?
A tutte queste domande si è iniziato a rispondere. Il punto di partenza è avere in mente gli obiettivi
politici, quale città potrà essere Prato partendo dalle sfide che sono state lanciate, secondo principi di sostenibilità sociale, attenzione ai giovani, consumo territorio zero, riqualificazione energetica.
Partendo dalla consapevolezza che le risorse economiche scarseggiano trovare strumenti di presenza e azione nel territorio da parte delle istituzioni a costi bassi ma ad alta efficacia, mobilitare le risorse risucchiate dalla rendita per renderle produttive, favorire la “mescola” delle diversità che sono un’opportunità non un problema, riferirsi a modelli virtuosi di città nel mondo con storie e rapporti sociali simili a Prato.
Utilizzare i “pieni e i vuoti” della città per la politica di alta-formazione, il co-working, l’edilizia sociale e gli spazi pubblici, sviluppare le aree ecologiche e micro-produttive agricole.
Affrontare in modo serio i problemi aperti dalla costruzione del nuovo ospedale e riqualificare il vecchio ospedale. Azzerare il “piano strutturale” approvato e gestire e controllare secondo criteri di trasparenza e partecipazione le varianti al piano.
*Alcuni punti fermi dopo i primi due incontri su Immigrazione ed Integrazione ne “LA PALESTRA DELLE IDEE”:
1. Necessità di produrre un Documento più agile rispetto a quello iniziale che contenga i principi generali di riferimento cui ci ispiriamo: legalità, rispetto reciproco della persona umana, patto di con-cittadinanza;
2. Conoscersi meglio (studiarsi) per rispettarsi reciprocamente;
3. Integrazione è termine ambiguo (come “tolleranza”) e non va “imposta” a nessuno, ma va proposta semplicemente come “opportunità” all’interno di un mondo globalizzato che non ritornerà indietro;
4. Nella “Scuola” ricercare la massima convergenza delle diverse agenzie formative e delle “individualità” professionali per fornire le basi “strutturali” le più “uguali” per tutti;
5. La “Scuola” deve essere luogo di formazione pre- ed in-itinere per gli operatori, ai quali va riconosciuto uno specifico “status”. Dobbiamo sconfiggere l’”abbandono scolastico” così elevato.
6. Valorizzare in modo concreto quanto fin qui realizzato (in alcune occasioni frutto di impegno volontario pionieristico malamente riconosciuto; in altre legato a professionalità di altissima levatura) dalle diverse Istituzioni;
7. Immigrazione ed Integrazione – come Cultura e Formazione – non possono essere elementi separabili dagli altri settori e devono nella maniera assoluta essere inseriti in modo trasversale nei Progetti politici ed amministrativi;
8. Contattare le Comunità per co-lavorare insieme.

Al vostro servizio

reloaded OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA – Carlo Rosselli – ANNIVERSARI 2017 ( 9 GIUGNO 1937 )

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OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA – Carlo Rosselli – ANNIVERSARI 2017 ( 9 GIUGNO 1937 )

Il 9 giugno del 1937 – 80 anni fa – in Francia dove era rifugiato politico a Bagnoles-de-l’Orne Carlo Rosselli insieme al fratello Nello vennero uccisi da una squadra di “cagoulards”, miliziani della “Cagoule”, formazione eversiva di destra francese, su mandato dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vennero fatti scendere dall’automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un’arma da taglio. I corpi vennero trovati due giorni dopo.

NOI DI ANNIVERSARI PER RICORDARLI riportiamo uno dei discorsi più intensi e significativi di Carlo Rosselli, fondatore di “Giustizia e Libertà” (1931 a Parigi), nell’ambito della sua partecipazione alla guerra civile di Spagna

Discorso pronunciato alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936

Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana. formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano.
Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio. dalla Svizzera, dalle lontane Americhe.

Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria.Anche dall’Italia oppressa partono volontari.
Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che,a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria.
Ascoltate, italiani. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Un secolo fa, l’Italia schiava taceva e fremeva sotto il tallone dell’Austria,del Borbone, dei Savoia,dei preti. Ogni sforzo di liberazione veniva spietatamente represso. Coloro che non erano in prigione, venivano costretti all’esilio. Ma in esilio non rinunciarono alla lotta. Santarosa in Grecia,Garibaldi in America, Mazzini in Inghilterra, Pisacane in Francia, insieme a tanti altri, non potendo più lottare nel paese, lottarono per la libertà degli altri popoli, dimostrando al mondo che gli italiani erano degni di vivere liberi. Da quei sacrifici,da quegli esempi uscì consacrata la causa italiana. Gli italiani riacquistarono fiducia nelle loro forze.
Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell’antica, ci opprime. Non è più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il piede sul collo da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del privilegio tiene in ceppi la classe lavoratrice ed il pensiero italiani.

Ogni sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale. Ma noi non perdiamo la fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuna parlerà più domani di Mussolini. E’ come nel Risorgimento, nell’ epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto.
E’ con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. 0ggi qui, domani in Italia.
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona.
Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.
La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra ogni giorno di più nel profondo della vita del popolo rinnovando istituiti, raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di popolo arginava l’invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia rivoluzionaria che fino ad ora era “No pasaran” è diventato ” Pasaremos”,cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo.
La Catalogna, Valencia, tutto il litorale mediterraneo, Bilbao e cento altre città, la zona più ricca, più evoluta e industriosa di Spagna sta solidamente in mano alle forze rivoluzionarie.

Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle officine non comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di fabbrica e sindacati. Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un estenuante lavoro nell’interesse altrui. Il contadino è padrone della terra che lavora, sotto il controllo dei municipii.Negli uffici,gli impiegati,i tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di figli di papà, ma ad una nuova gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta. Obbediscono, o meglio collaborano, perché‚ nella Spagna rivoluzionaria, e soprattutto nella Catalogna libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno rispettando la personalità dell’uomo e l’autonomia dei gruppi umani.
Comunismo, si, ma libertario. Socializzazione delle grandi industrie e del grande commercio, ma non statolatria: la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio è concepita come mezzo per liberare l’uomo da tutte le schiavitù.
L’esperienza in corso in Ispagna è di straordinario interesse per tutti. Qui, non dittatura, non economia da caserma, non rinnegamento dei valori culturali dell’Occidente, ma conciliazione delle più ardite riforme sociali con la libertà. Non un solo partito che, pretendendosi infallibile, sequestra la rivoluzione su un programma concreto e realista : anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani collaborano alla direzione della cosa pubblica,al fronte, nella vita sociale. Quale insegnamento per noi italiani!
Fratelli,, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull’altra sponda del Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo. E’ la riscossa antifascista che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perchè la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’ inerzia e di abbandono, di riprendere in in mano il loro destino.
Fratelli italiani che vivete nella prigione fascista,io vorrei che voi poteste, per un attimo almeno, tuffarvi nell’ atmosfera inebriante in cui vive da mesi,nonostante tutte le difficoltà, questo popolo meraviglioso. Vorrei che poteste andare nelle officine per vedere con quale entusiasmo si produce per i compagni combattenti;vorrei che poteste percorrere le campagne e leggere sul viso dei contadini la fierezza di questa dignità nuova e soprattutto percorrere il
fronte e parlare con i militi volontari. Il fascismo,non potendosi fidare dei soldati che passano in blocco alle nostre file, deve ricorrere ai mercenarii di tutti i colori. Invece,le caserme proletarie brulicano di una folla di giovani reclamanti le armi. Vale più un mese di questa vita,spesa per degli ideali umani,che dieci anni di vegetazione e di falsi miraggi imperiali nell’Italia mussoliniana.
E neppure crederete alla stampa fascista che dipinge la Catalogna,in maggioranza sindacalista anarchica, in preda al terrore e al disordine. L’anarchismo catalano è un socialismo costruttivo sensibile ai problemi di libertà e di cultura. Ogni giorno esso fornisce prove delle sue qualità realistiche. Le riforme vengono compiute con metodo, senza seguire schemi preconcetti e tenendo sempre in conto l’esperienza.
La migliore prova ci è data da Barcellona, dove, nonostante le difficoltà della guerra, la vita continua a svolgersi regolarmente e i servizi pubblici funzionano come e meglio di prima.
Italiani che ascoltate la radio di Barcellona attenzione. I volontari italiani combattenti in Ispagna, nell’interesse, per l’ideale di un popolo intero che lotta per la sua libertà, vi chiedono di impedire che il fascismo prosegua nella sua opera criminale a favore di Franco e dei generali faziosi. Tutti i Giorni areoplani forniti dal fascismo italiano e guidati da aviatori mercenari che disonorano il nostro paese, lanciano bombe contro città inermi, straziando donne e bambini. Tutti i giorni, proiettili italiani costruiti con mani italiane, trasportati da navi italiane, lanciati da cannoni italiani cadono nelle trincee dei lavoratori.
Franco avrebbe già da tempo fallito, se non fosse stato per il possente aiuto fascista.Quale vergogna per gli italiani sapere che il proprio governo,il governo di un popolo che fu un tempo all’avanguardia delle lotte per la libertà,tenta di assassinare la libertà del popolo spagnolo.
Che l’Italia proletaria si risvegli. Che la vergogna cessi. Dalle fabbriche, dai porti italiani non debbono più partire le armi omicide. Dove non sia possibile il boicottaggio aperto, si ricorra al boicottaggio segreto. Il popolo italiano non deve diventare il poliziotto d’Europa.
Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona, in nome di migliaia di combattenti italiani.

Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari.E se per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna.
Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa.

PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO – L’emergenza rifiuti

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PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO – L’emergenza rifiuti

Una città allo sbaraglio: non parlo della Capitale, dove la responsabilità del degrado è antica e non può essere addebitata esclusivamente alla Giunta in carica, sulla quale ho espresso forti critiche soprattutto in relazione ai livelli culturali ed alla possibilità di discostarsi da quelle precedenti per rinnovare in meglio quei territori. Parlo di Prato, la cui realtà penso di poter conoscere meglio in modo diretto, vivendoci da circa 35 anni ed avendo ricoperto incarichi politici ed amministrativi di secondo livello a cavallo del passaggio di secolo per tre quinquenni.
Nelle prossime settimane tratterò altri aspetti del degrado urbano da diversi punti di vista. Oggi mi soffermo sull’emergenza rifiuti.
Da alcuni mesi è stato completato gradualmente nell’intera città il progetto di raccolta porta a porta dei rifiuti solidi urbani. La partenza ha rilevato grossolane sottovalutazioni dal punto di vista educativo in larga parte della città, insieme ad una profonda incapacità gestionale complessiva delle esigenze reali. Come spesso accade, le critiche in partenza si sono dirette sui classici “capri espiatori” rappresentati dagli “stranieri”, in primis la comunità cinese. Ci sta che possa anche essere parte “rilevante” della verità, visto il degrado che caratterizza l’habitat di larga parte di quelle comunità, condizionate dal “mercato” a vivere in ambienti del tutto insufficienti sia per spazio che per igiene. E quindi occorreva una riflessione globale che colpevolmente sarebbe far partire a posteriori, consolandosi con un “meglio tardi che mai”.
E’ così: manca la “progettazione” e si viaggia a tentoni, facendosi prendere da isterismi vari, come quel punitivo infantile rifiuto di far svolgere una delle manifestazioni culturali più riuscite che coinvolgeva realtà locali con la comunità cinese, la “Festa delle luci”.
Andando “oltre” le comunità straniere destinatarie dei primi “strali” popolari, cavalcati dalla Destra e dalla pseudo-Sinistra di governo, il degrado appare diffuso a tappeto in tutta la città, essendo chiaramente insufficiente il servizio di raccolta porta a porta programmato dalla società ALIA che ha inglobato Asm. Occorrerebbe un intervento progettuale che crei intanto una profonda intensa “cultura del riciclo”, coinvolgendo il tessuto complessivo della società, creando semmai sovrastrutture e strutture territoriali umane coinvolgenti. Non è certamente inutile sottolineare come nell’ultimo quinquennio sia venuto a mancare completamente l’apporto della sovrastruttura amministrativa, denominata Circoscrizione, che non è stata sostituita nemmeno da un livello volontaristico riconoscibile e riconosciuto.
In alcune parti della città più che in altre il degrado è evidente; le abitazioni nel centro storico o nell’immediata periferia sono state costruite in assenza di vincoli specifici per garantire il rispetto dell’igiene: tante di esse non hanno spazi sia interni che esterni in grado di sopportare il “lezzo” dell’organico nell’attesa del turno di raccolta ed il “package” esagerato richiesto da un “mercato” assolutamente impermeabile a rinnovarsi, adeguarsi alle nuove esigenze non consente di essere raccolto in spazi esigui senza creare problemi di convivenza nella comunità dei condomini. E quindi che dire? Non vale la pena stare a discutere dei massimi sistemi senza rendersi conto che è dalle nostre radici, dai piedi, dalla terra che calpestiamo che bisogna partire.

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NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE parte 5

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE parte 5

La giornata era splendida; il sole dalle colline flegree non aveva ancora fatto capolino ma nel cielo c’erano poche nuvole e tutte di piccola consistenza. Il golfo era splendido, dietro le palazzine che si affacciavano sul porto c’era la collina di sant’Antonio ed oltre questa si intravedeva la fascia esterna del vulcano di Cigliano, quella del Monte Gauro e poi giù giù verso la nostra sinistra quella del Monte Nuovo che sormontava la spiaggia di Lucrino, oltre la quale si intravedeva nitida come le altre la Sella di Baia, il porto, il Castello Aragonese e via via la bassa linea abitata di Bacoli. Partiti da Pozzuoli, la costeggiammo prima di arrivare e doppiare il capo Miseno per inoltrarci nel canale di Procida.
Dall’altra parte c’era la costa che partiva dal Rione Terra e proseguiva attraverso via Napoli per la Pietra e Bagnoli, prima di incontrare il promontorio di Posillipo con il Parco virigiliano e l’isolotto di Nisida. Napoli era celata alla vista ma si intravedeva il Vesuvio ed i Monti Lattari con la costa sorrentina che si piega verso la Punta della Campanella per inabissarsi come una vera e propria sirena che vi si inchina nella prospicienza dell’Isola di Capri proprio sotto il complesso tiberiano. Attraversato il canale, si lascia a sinistra l’isola di Graziella, mentre a destra si abbandona, allontanandosene, il masso del Monte di Procida con l’Acquamorta e l’isolotto di San Martino. E da lì si andava al largo di Ischia in mare aperto, un mare, quel giorno, che era poco più di una “tavola” piatta: giornata calda più che mai ma gradevole e piacevole per chi sul ponte godeva la brezza artificiale del viaggio.

Lontano nel mare alto nulla più circondava il gruppo umano che si divertiva a cantare o a discutere di facezie inutili, pettegolezzi vari sulle tresche tra docenti e su particolari predilezioni del docente di filosofia….”. E così mentre Rosaria continuava a raccontare, Gipo e gli altri seguivano la narrazione con diversa attenzione: Flo non conosceva i luoghi e quindi non possedeva i giusti collegamenti; Manlio, che tra l’altro era non solo degli stessi luoghi ma addirittura un provetto marinaio, si chiedeva dove Rosaria andasse a parare…
Gipo a quel punto alzò la mano, non per chiedere di parlare ma “per” parlare: “Rosà, se permetti questa storia la finisco di raccontare io”.

fine parte 5… continua

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LA SINISTRA Peter Pan

LA SINISTRA Peter Pan

Crescere è uno degli effetti naturali dell’esistenza, anche se non sempre il passare degli anni ci migliora; eppure l’esperienza dovrebbe essere d’aiuto così come la conoscenza dei fatti storici, da quelli recenti a quelli più lontani, riportati dai testi di Storia o raccontati da testimoni diretti.
Essere adulti significa anche sapersi staccare dai cordoni ombelicali, quelli reali e quelli ideali; vale a dire quelli della famiglia di appartenenza (dal punto di vista prettamente esistenziale è un fattore naturale) e quelli dei gruppi con cui ci si è accompagnati per un periodo della vita (quelli dell’infanzia, della scuola, dell’adolescenza e via via, fino ad andare alle passioni comuni, sportive, ricreative, sentimentali, culturali e…politiche). Bisogna sapere accettare come ineludibili questi distacchi, elaborando più rapidamente possibile i lutti.
Alla difficoltà dei distacchi contribuisce con forza anche l’avvertimento di una grande “sicurezza” nel grembo materno e familiare, che molto spesso concede vantaggi di ogni tipologia, dalla sensazione di poter essere protetti dagli attacchi esterni (il “gruppo” come branco) alla certezza di poter ottenere dei vantaggi anche economici che, uscendo da quel “grembo”, non proteggerebbero più i transfughi.
Il dibattito sulla SINISTRA mi intriga ma mi angoscia allo stesso tempo.
La SINISTRA deve crescere, non solo numericamente, ma psicologicamente. Deve staccarsi dal cordone ombelicale di una forza politica che non si è impegnata e non si impegna a rispettare una parte considerevole di se stessa. Anche per questo, madre-matrigna, merita di essere abbandonata. Una forza politica, quella beninteso sedicente Democratica, che ha sempre meno a che fare con le posizioni di SINISTRA. E’ necessario dunque prendere il largo staccando le gomene, alzando le vele. Occorre sapere costruire una vera ALTERNATIVA; la parola deve avere un suo significato preciso: occorre costruire un PROGETTO, partendo dalla gente, con la quale bisogna parlare, facendosi riconoscere come ALTERNATIVI nel vero senso della parola. La gente, il popolo non ha più fiducia nella Politica; e come dar loro torto! Tanti ciarlatani girano il nostro mondo parlando bene ma poi sottomettendosi a dei compromessi che mettono in dubbio le loro parole, a cominciare dal termine “Democrazia”.
E fino a quando la SINISTRA non impara a fare la SINISTRA, della quale c’è un immenso bisogno (e lo possiamo comprendere tutti i giorni), finirà per contare davvero poco. Ai “soloni” che prefigurano la “necessità” di fare accordi con la forza politica maggioritaria lancio l’invito a farsi da parte ed a bussare direttamente (fanno prima, no?) a quella porta. Forse temono di ricevere “in anticipo” pugni sui denti e calci nel culo? Perché è quello il destino poi di una SINISTRA servile. Perché un elettore dovrebbe votare per un “leccaculo”? Personalmente, o mi asterrei, o voterei l’originale o mi rivolgerei ad altra forza che mi attragga nell’imminenza del voto. Ecco: chiediamoci come mai una forza fondamentalmente “ruspante” dal punto di vista culturale di infimo livello (si piglia quel che passa il “convento” del web!) come il M5S riesca a competere in questo panorama politico dei nostri giorni
La SINISTRA ha praterie ampie, sconfinate, ma non ha mai imparato a crescere.

OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA – Carlo Rosselli – ANNIVERSARI 2017 ( 9 GIUGNO 1937 )

OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA – Carlo Rosselli – ANNIVERSARI 2017 ( 9 GIUGNO 1937 )

Il 9 giugno del 1937 – 80 anni fa – in Francia dove era rifugiato politico a Bagnoles-de-l’Orne Carlo Rosselli insieme al fratello Nello vennero uccisi da una squadra di “cagoulards”, miliziani della “Cagoule”, formazione eversiva di destra francese, su mandato dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano; con un pretesto vennero fatti scendere dall’automobile, poi colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un’arma da taglio. I corpi vennero trovati due giorni dopo.

NOI DI ANNIVERSARI PER RICORDARLI riportiamo uno dei discorsi più intensi e significativi di Carlo Rosselli, fondatore di “Giustizia e Libertà” (1931 a Parigi), nell’ambito della sua partecipazione alla guerra civile di Spagna

Discorso pronunciato alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936

Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana. formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano.
Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio. dalla Svizzera, dalle lontane Americhe.

Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria.Anche dall’Italia oppressa partono volontari.
Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che,a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria.
Ascoltate, italiani. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Un secolo fa, l’Italia schiava taceva e fremeva sotto il tallone dell’Austria,del Borbone, dei Savoia,dei preti. Ogni sforzo di liberazione veniva spietatamente represso. Coloro che non erano in prigione, venivano costretti all’esilio. Ma in esilio non rinunciarono alla lotta. Santarosa in Grecia,Garibaldi in America, Mazzini in Inghilterra, Pisacane in Francia, insieme a tanti altri, non potendo più lottare nel paese, lottarono per la libertà degli altri popoli, dimostrando al mondo che gli italiani erano degni di vivere liberi. Da quei sacrifici,da quegli esempi uscì consacrata la causa italiana. Gli italiani riacquistarono fiducia nelle loro forze.
Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell’antica, ci opprime. Non è più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il piede sul collo da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del privilegio tiene in ceppi la classe lavoratrice ed il pensiero italiani.

Ogni sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale. Ma noi non perdiamo la fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuna parlerà più domani di Mussolini. E’ come nel Risorgimento, nell’ epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto.
E’ con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. 0ggi qui, domani in Italia.
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona.
Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta.
La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra ogni giorno di più nel profondo della vita del popolo rinnovando istituiti, raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di popolo arginava l’invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia rivoluzionaria che fino ad ora era “No pasaran” è diventato ” Pasaremos”,cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo.
La Catalogna, Valencia, tutto il litorale mediterraneo, Bilbao e cento altre città, la zona più ricca, più evoluta e industriosa di Spagna sta solidamente in mano alle forze rivoluzionarie.

Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle officine non comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di fabbrica e sindacati. Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un estenuante lavoro nell’interesse altrui. Il contadino è padrone della terra che lavora, sotto il controllo dei municipii.Negli uffici,gli impiegati,i tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di figli di papà, ma ad una nuova gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta. Obbediscono, o meglio collaborano, perché‚ nella Spagna rivoluzionaria, e soprattutto nella Catalogna libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno rispettando la personalità dell’uomo e l’autonomia dei gruppi umani.
Comunismo, si, ma libertario. Socializzazione delle grandi industrie e del grande commercio, ma non statolatria: la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio è concepita come mezzo per liberare l’uomo da tutte le schiavitù.
L’esperienza in corso in Ispagna è di straordinario interesse per tutti. Qui, non dittatura, non economia da caserma, non rinnegamento dei valori culturali dell’Occidente, ma conciliazione delle più ardite riforme sociali con la libertà. Non un solo partito che, pretendendosi infallibile, sequestra la rivoluzione su un programma concreto e realista : anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani collaborano alla direzione della cosa pubblica,al fronte, nella vita sociale. Quale insegnamento per noi italiani!
Fratelli,, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull’altra sponda del Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo. E’ la riscossa antifascista che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, cosi vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perchè la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’ inerzia e di abbandono, di riprendere in in mano il loro destino.
Fratelli italiani che vivete nella prigione fascista,io vorrei che voi poteste, per un attimo almeno, tuffarvi nell’ atmosfera inebriante in cui vive da mesi,nonostante tutte le difficoltà, questo popolo meraviglioso. Vorrei che poteste andare nelle officine per vedere con quale entusiasmo si produce per i compagni combattenti;vorrei che poteste percorrere le campagne e leggere sul viso dei contadini la fierezza di questa dignità nuova e soprattutto percorrere il
fronte e parlare con i militi volontari. Il fascismo,non potendosi fidare dei soldati che passano in blocco alle nostre file, deve ricorrere ai mercenarii di tutti i colori. Invece,le caserme proletarie brulicano di una folla di giovani reclamanti le armi. Vale più un mese di questa vita,spesa per degli ideali umani,che dieci anni di vegetazione e di falsi miraggi imperiali nell’Italia mussoliniana.
E neppure crederete alla stampa fascista che dipinge la Catalogna,in maggioranza sindacalista anarchica, in preda al terrore e al disordine. L’anarchismo catalano è un socialismo costruttivo sensibile ai problemi di libertà e di cultura. Ogni giorno esso fornisce prove delle sue qualità realistiche. Le riforme vengono compiute con metodo, senza seguire schemi preconcetti e tenendo sempre in conto l’esperienza.
La migliore prova ci è data da Barcellona, dove, nonostante le difficoltà della guerra, la vita continua a svolgersi regolarmente e i servizi pubblici funzionano come e meglio di prima.
Italiani che ascoltate la radio di Barcellona attenzione. I volontari italiani combattenti in Ispagna, nell’interesse, per l’ideale di un popolo intero che lotta per la sua libertà, vi chiedono di impedire che il fascismo prosegua nella sua opera criminale a favore di Franco e dei generali faziosi. Tutti i Giorni areoplani forniti dal fascismo italiano e guidati da aviatori mercenari che disonorano il nostro paese, lanciano bombe contro città inermi, straziando donne e bambini. Tutti i giorni, proiettili italiani costruiti con mani italiane, trasportati da navi italiane, lanciati da cannoni italiani cadono nelle trincee dei lavoratori.
Franco avrebbe già da tempo fallito, se non fosse stato per il possente aiuto fascista.Quale vergogna per gli italiani sapere che il proprio governo,il governo di un popolo che fu un tempo all’avanguardia delle lotte per la libertà,tenta di assassinare la libertà del popolo spagnolo.
Che l’Italia proletaria si risvegli. Che la vergogna cessi. Dalle fabbriche, dai porti italiani non debbono più partire le armi omicide. Dove non sia possibile il boicottaggio aperto, si ricorra al boicottaggio segreto. Il popolo italiano non deve diventare il poliziotto d’Europa.
Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona, in nome di migliaia di combattenti italiani.

Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari.E se per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna.
Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa.

VI ASPETTIAMO MERCOLEDI’ 7 GIUGNO ALLO SPAZIO AUT CON “NINA i sogni fuori e noi nel cassetto” di ANNA PALMERI ore 20.00 l’aperitivo (che pagherete voi) ed ore 21.00 la presentazione del libro

VI ASPETTIAMO MERCOLEDI’ 7 GIUGNO ALLO SPAZIO AUT CON “NINA i sogni fuori e noi nel cassetto” di ANNA PALMERI ore 20.00 l’aperitivo (che pagherete voi) ed ore 21.00 la presentazione del libro

QUELLO DI ANNA PALMERI – NINA i sogni fuori e noi nel cassetto – è un libro spumeggiante, frizzante, allegro, genuino, diretto così come la protagonista “Nina” – un testo adatto ai “giovani” non solo quelli che hanno dai 15 ai 30 anni: anche quelli come me che gli “anta” li hanno già visti passare alcune volte.
E poi oltre lo “stile”, vi è la “struttura” (e la “sovrastruttura”, parola che abbiamo imparato accostandoci alla filosofia ed a Gramsci): che dire? L’è modernissima, tecnologica, attuale, forse nel tentativo (riuscito) di strizzare gli occhietti ai cybernauti (io, vecchietto di 70, sono della partita) ed ai nativi digitali (che non potrò mai essere io, che scrivevo a mano ed era un lusso farlo con la mitica Lettera 22 portatile).
Scorrevole nella forma, lineare, gustoso. Oh! che aspettate? Venite mercoledì 7 giugno allo Spazio AUT a leggerne con noi insieme a Mauro Fondi, Roberto Caccamo ed alla bellissima e coinvolgente autrice, ANNA PALMERI.

Vi aspettiamo fin dalle ore 20.00 con un aperitivo (lo pagate voi, però, eh?) allo SPAZIO AUT di via Filippino a Prato (una stradina alle spalle di Piazza Duomo: per chi si trova in quella piazza e guarda l’ingresso del Duomo si inoltri appena su via Magnolfi e, dopo cinque metri svolti a sinistra (SINISTRA, avete capito bene!), quella è via Filippino: ci sono molte etnie in quelle strade ed in tutta Prato, ma quella via non è “dedicata” ad una sola di esse).

Ci sarò anche io, a fare da “tessitore”!

Joahua Madalon