PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – terza parte

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – terza parte

La storia del film che ho fatto e di come l’ho fatto andrebbe raccontata a parte: un giorno forse lo farò (si pensi soltanto che tutti quelli che ho intervistato sono venuti qui a Prato e sono stati con me qualche giorno; si pensi che Gillo Pontecorvo è stato intervistato all’Hotel ‘Flora’ mentre la CNN trasmetteva le prime immagini della ‘Guerra del Golfo’; si pensi che mentre giravamo ci lasciò per sempre il nostro caro amico Franco Morbidelli; si pensi che, purtroppo, alcuni di questi personaggi da me coinvolti – come Roberto Giovannini e Gracco Giustini – oggi non ci sono più).
Le testimonianze trascritte e raccolte in questo libretto furono rese dai protagonisti proprio in occasione di quel lavoro.

Questa raccolta di testimonianze e articoli vari costituisce il secondo impegno della ‘Mediateca della Memoria’ ed è dedicato ad Armida Gianassi, la Giovanna di Gillo Pontecorvo.
Continua, dunque, l’impegno da parte della Circoscrizione Est nel recuperare parti della ‘memoria’ della nostra collettività.
Si ringraziano per la collaborazione il Sindacato CGIL di Prato, la rivista ‘Azione Sindacale’ e, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

Giuseppe Maddaluno
Presidente Commissione Cultura
della Circoscrizione Prato Est

Da qui iniziano le testimonianze dei “protagonisti” – questa è la prima parte dell’intervista a Gillo Pontecorvo di cui si parla qui sopra.

Gillo Pontecorvo, regista

Sei arrivato al cinema dopo tante esperienze. Quali sono gli elementi ti hanno condotto a fare cinema?
Il fatto che io sia arrivato al cinema dopo tante esperienze differenti credo dipenda un po’ dal caso. Comunque all’inizio di tutto c’era una componente molto precisa, cioè un interesse per la realtà, un interesse per l’uomo, per la condizione umana, e quindi il tentativo di approfondirla. E questo mi ha spinto ad aver voglia di fotografare, di scrivere, di fare i film.
C’è inoltre un’altra componente che non c’entra nulla con questo ed è la mia passione per la musica. Io però per ragioni economiche non ho potuto studiare composizione. Avevo appena cominciato e ho dovuto smettere subito, e forse anche questo mi ha portato verso il cinema, perché io credo che il cinema risponde a molte delle esigenze di chi vuole comporre. Non solo, ma io penso che nel cinema la componente sonora è importantissima. So che c’è molta gente che non è d’accordo con questo, ma se il cinema fosse stato non sonoro, senza musica, io non avrei fatto questo mestiere, o l’avrei fatto con molta meno passione. Per me il film è un contrappunto immagine visiva – immagine sonora, dove non sempre l’immagine visiva e più importante di quella sonora.
Poi l’attività politica, in quanto è interesse per la condizione umana, e quindi è una spinta a interessarsi a quella e a fare qualcosa per migliorarla. Ecco, credo che siano queste le componenti che mi hanno portato al cinema.

fine terza parte – continua…

PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO

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PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO

A più di qualcuno di certo sembra un modo buffo di chiamarsi, conoscendo il mio vero nome. In effetti, solo pochi conoscono l’origine di questo – diciam così – “pseudonimo” che ho voluto utilizzare quando ho chiesto a mio figlio di avviarmi un BLOG dal quale potermi esprimere. Ebbene, vi racconterò in un prossimo post le origini di Joshua Madalon che risalgono alla fine degli anni Sessanta…………e partiamo da un fatto “oggettivo”: mia moglie ed i miei amici di Pozzuoli (ma anche alcuni fra quelli di Prato, come Nicola Verde e Lucio La Manna), mi chiamano Giosuè!

PRATO – UN GRANDE PARCO ATTREZZATO PER RILANCIARE LA CULTURA E LA CONOSCENZA

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UN GRANDE PARCO ATTREZZATO PER RILANCIARE LA CULTURA E LA CONOSCENZA

Questo è quel che potrebbe essere lo spazio che a Prato va dal Cimitero della Misericordia alla Tangenziale, superata la quale potrebbe proseguire fino alle porte di Galciana. La costruzione di edifici per l’edilizia industriale o abitativa è ormai da tempo arrivata alla saturazione; occorre dunque costruire il futuro, utilizzando il passato e valorizzando il presente. Non dunque piccoli spazi sparsi qua e là nel territorio di San Paolo ma un grande parco attrezzato per rilanciare la cultura e la conoscenza, anche per rispondere ad esigenze che non sono state soddisfatte finora per la miopia progettuale che ha caratterizzato le classi dirigenti passate ed attuali. Vorrei pensare – o sperare – che le giovani generazioni politiche siano meno legate ad interessi parziali ed osservino la realtà con sguardo proiettato in avanti.

J.M. (G.M.)

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – seconda parte

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – seconda parte

Dal settembre di quell’anno divenni pratese con una certa continuità, anche se anagraficamente e per motivi di lavoro sono residente dal 1983. Prato mi accolse con grande calore e grande affetto; fui sentito subito come una ricchezza per quel che avrei potuto fare e dare ed entrai subito a far parte della struttura ‘fondativa’ del Terminale che si aprì poi nel 1984. Là dove c’è quel cinema c’era una volta un Circolo (per la verità una parte c’è ancora adesso) dove i giovani andavano a ballare, il famosissimo Circolo ‘Rossi’.
Occupandomi dunque di cinema e della programmazione del Terminale, molti compagni, fra i quali ricordo Anna Fondi e Pietrino Vannucci, mi chiedevano di cercare un film che tutti ricordavano con particolare affetto: Giovanna di Gillo Pontecorvo. Con molta onestà devo dire che non ne conoscevo l’esistenza prima di allora ma mi presi l’impegno di cercarlo attraverso quelli che erano i nostri canali privilegiati, la Cineteca Nazionale, la Cineteca Italia-Urss e qualche privato, come l’architetto Carlo Montanaro di Venezia con il quale avevo già organizzato delle rassegne straordinarie in quel di Feltre.
Trovai una pellicola piuttosto malandata, persa fra le tante in possesso di Gastone Predieri: “Giovanna” era lì fra gli altri episodi de “La rosa dei venti” e, quando lo proiettammo, praticamente fu difficile capire bene dove cominciasse, fra i diversi episodi, il film di Gillo Pontecorvo, “Giovanna”, e la pellicola era così fragile che si sgretolava negli ingranaggi del proiettore: quella non fu certamente una grande serata per me, ma per tutti quelli che erano convenuti chiamati dal Sindacato e dal Partito l’iniziativa era riuscita; continuarono perciò a parlare fra di loro, a ricordare quegli anni, nel pieno della Guerra Fredda e degli scontri sociali, nei quali ciascuno di loro aveva vissuto più o meno la giovinezza.
Fu alla fine degli anni ottanta, poi, che ritornarono alla carica, chiedendomi un nuovo impegno e, poiché da qualche tempo avevo cominciato anche a maneggiare videocamere e centraline di montaggio, ad organizzare i ‘film video makers toscani’ per i quali costruii qui a Prato tre grandi rassegne, mi venne in mente di ‘scrivere’ un film su “Giovanna” di Gillo Pontecorvo, un film che fosse tutto incentrato sulla figura di Giovanna ma senza di lei, perché ormai tutti (spero che la signora Armida Gianassi sappia fare gli scongiuri), tutti, la davano per dispersa e qualcuno addirittura per morta (si legga ad esempio l’intervento di Paola Scarnati su ‘Annali’ n.3 del 2000 dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico dedicato a ‘filmare il lavoro’).
Avendo io avuto un po’ di pazienza, il film ebbe anche nella sceneggiatura un percorso diverso: nella ‘ricerca di Giovanna’ attraverso le testimonianze di moltissimi che avevano a vario titolo ed in vario modo collaborato a quell’iniziativa avemmo anche noi, come Pontecorvo e company nel 1955, una certa fortuna. Chi ci diede l’indicazione giusta non era affatto coetanea di Giovanna, ma ricordava di essere stata da bambina molto attratta da quella signora che ‘aveva fatto l’attrice’ e che, a volte, l’aveva presa in collo. Adesso quella bambina è una splendida donna, una brava amministratrice, dopo essere stata anche un’eccellente sindacalista: si tratta appunto di Ambra Giorgi che, un giorno, mi chiamò e mi disse come avrei potuto trovare Giovanna (anche per ringraziarla nel film Ambra Giorgi c’è, simbolicamente in testa ad una manifestazione di donne). Il film, dunque, che doveva chiamarsi “Alla ricerca di Giovanna” cambiò titolo e cambiò anche inevitabilmente struttura. Lo chiamammo “Giovanna. Storia di una donna” perché nel corso delle riprese ci accorgemmo che certamente eravamo attratti dal personaggio cinematografico, ma lo eravamo ancora di più nei confronti della donna che avevamo di nuovo scoperto, che avevamo di nuovo, come dire, ‘portata alla luce’.

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PASSI VERSO IL FUTURO – una bozza sintetica di proposta per l’area SAN PAOLO – MACROLOTTO ZERO di Prato – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE

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PASSI VERSO IL FUTURO – una bozza sintetica di proposta per l’area SAN PAOLO – MACROLOTTO ZERO di Prato – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE

Ci possono essere interessi “comuni” e non personali; cioè, intendo dire non orientati ad un vantaggio economico di coloro che nel promuovere “progetti” li difendono? e caratterizzati per l’appunto da vantaggi sociali (da cui inevitabilmente scaturiscono effetti positivi anche economici) che coinvolgano la gente nel modo più ampio possibile? E’ allo stesso tempo evidente che chi propone questa progettualità per così dire “ideale” troverà anche sostegno da parte di coloro che subodorano un loro “personale” vantaggio, così come da parte di coloro che “idealmente” appoggeranno quei progetti, ma dovranno fare i conti con coloro che, ammantandoli di presunti idealismi, ne proporranno altri “alternativi” che semmai tendano soprattutto a difendere interessi parziali.
Osservando la realtà di San Paolo, qui a Prato, non posso che rilevare la fondamentale importanza di questo territorio nell’avviare un ridisegno urbanistico dell’intera città con valenze elevatissime di tipo sociologico ambientale antropologico, con una possibilità immensa di far ripartire a livelli stratosferici il dibattito CULTURALE sui destini futuri di Prato. Non è un caso che abbia utilizzato le maiuscole per scrivere la bella parola che in sé contiene il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti e di tantissime generazioni. Quel FUTURO è nelle mani nostre e di coloro che riusciranno gestendo il loro POTERE a costruire con la risistemazione di tante aree di questo territorio (San Paolo e Macrolotto Zero) della città di Prato a modificarne l’assetto senza indulgere verso le pretese costruttive degli immobiliaristi e dei palazzinari, ai quali bisogna con fermezza rivolgere l’invito (con fermezza una volta per tutte) ad impegnarsi nel settore delle messe a norma e nella ristrutturazione ad uso sociale dell’intera area.
Vasti spazi a verde che solo in parte sono coltivati dovrebbero poter essere impegnati a scopo didattico sempre però all’interno di progetti condivisi e coordinati dalle Istituzioni e dalle amministrazioni.
Trasformare un’area postindustriale in una serie di spazi utilizzabili per la Cultura e la Conoscenza (si pensi anche alle sorti di quell’incredibile CREAF) rendendo questa parte periferica di Prato un “PARCO UNICO con servizi” alla stregua delle migliori e più accoglienti città europee.

Nelle prossime ore se ne parlerà al nuovo “CIRCOLO LIBERA AGGREGAZIONE DEMOCRATICA – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE di SAN PAOLO” e quando sortirà il Documento finale lo pubblicizzeremo.

Intanto possiamo dire con limitata soddisfazione (per ora solo PAROLE, si attendono a breve i FATTI!) che l’iniziativa che avevamo intrapreso sul DISTRETTO SANITARIO ha ottenuto PAROLE per ora “convincenti” di possibili soluzioni da parte del Sindaco e della Società della Salute. Vigileremo!

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CUL DE SAC

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CUL DE SAC

La sobrietà di cui dispone il nuovo Presidente della Repubblica ha ben poco a che vedere con la forza rivoluzionaria espressa da Papa Bergoglio; avremo con Mattarella un Presidente della Repubblica silenzioso e triste che rischierà di far rimpiangere qualcuno dei predecessori. Il mio entusiasmo è pari a zero facendo pari e patta con il rischio ben maggiore di avere altre figure in quel ruolo: penso ad Amato o a Veltroni; e, con buona pace delle filo-donne, alla Finocchiaro. Quindi, come ben capite, non mi sembra proprio una bella scelta quella di Renzi ed anche il gradimento attuale nei confronti dei due leader della “balena bianca” d’antan è un fuoco di paglia che caratterizza il popolo italiano facile ad infiammarsi ed a dimenticare gli obbrobri ma allo stesso tempo in grado di fare lo stesso con i propri facili entusiasmi. Credo che non sia assolutamente cambiato nulla anche con l’acquisizione degli otto transfughi di Scelta Civica; anzi, e mi rivolgo a chi si dice di “Sinistra”, è la cartina di tornasole della modificazione genetica di cui, non solo io, vado parlando da tempo, e che caratterizza quello che doveva essere un Progetto progressista e che chiamavamo “Democratico”. Di quel PD rimane poco.
J.M. (G.M.)

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO di Giuseppe Maddaluno

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO di Giuseppe Maddaluno

La via Carlo Marx fino a qualche anno fa era chiamata Via della Romita, e in quel luogo c’era una fabbrica. I proprietari della “Romita” erano i Vannini, una famiglia nota anche per i suoi ideali democratici. La fabbrica era molto grande e vi si svolgeva una lavorazione a ciclo completo: nel 1955 vi fu girato il film “Giovanna”. Esso fu il primo mediometraggio (circa cinquanta minuti) a soggetto di Gillo Pontecorvo, un episodio del lungometraggio La rosa dei venti prodotto da un’associazione della Rdt, la Defa (Federazione internazionale democratica delle donne), che aveva commissionato al grande documentarista Joris Ivens la realizzazione di un film sui problemi delle donne. Ivens mise insieme, per dirigere i diversi episodi, un gruppo di registi internazionali: Cavalcanti, Viany, Gerasimov, Bellon, Vuo Kuo Yn.
Per l’episodio italiano, attraverso il produttore Gaetano Giuliano De Negri, venne scelto Pontecorvo; e quest’ultimo chiese la collaborazione dell’amico Franco Solinas, poi partì per Prato, dove riteneva esistessero obiettivamente le condizioni ambientali ottimali per la realizzazione del suo progetto. La Camera del Lavoro fu uno dei punti di riferimento fissi per Pontecorvo e con lui collaborarono fra gli altri Anna Fondi, Pietro Vannucci, e l’allora sindaco della città Roberto Giovannini. La troupe che operò era di altissimo livello ed anche se composta da pochi elementi, erano tutti molto affiatati fra loro; accanto al regista, oltre ai personaggi già menzionati, si trovarono Franco Giraldi, Giuliano Montaldo, Mario Caiano, Enzo Alfonsi, Erico Menczer, Elena Mannini, Enzo Ciruzzi. Tutti si adoperarono per cercare fra la gente comune le protagoniste e Giovanna sarà una vera giovane operaia, scoperta per caso, in puro stile neorealistico, in un pomeriggio danzante al Circolo Rossi, dal regista e dal produttore, ai quali la presentò Roberto Giovannini.
Il film Giovanna è la storia di una giovane operaia tessile e della sua maturazione, della sua presa di coscienza totale al contatto con le prime esperienze di lotta e di emancipazione; si tratta di un film ingiustamente dimenticato ed escluso immediatamente dalla normale circolazione, per motivi politici ed ideologici legati anche al periodo storico: sono, quelli, anni duri di ‘guerra fredda’, gli anni di Scelba, del centrismo e della ‘legge-truffa’. Ma la storia di Giovanna è stata stranamente dimenticata anche da gran parte della sinistra democratica, dai giovani movimenti delle donne: quella figura di donna ‘integrale’ ancora oggi può essere un punto di riferimento importante per le attuali e future generazioni e può fornire storicamente un interessante momento di partenza ed una chiave di lettura per ricostruire la storia delle donne dagli anni cinquanta ai giorni nostri.

Quando, nel 1982, partendo da Pozzuoli e passando per Feltre, arrivai a Prato, mi portavo dietro il retaggio di un’esperienza decennale fra teatro e cinema sia dal punto di vista ideativo che organizzativo; avevo contribuito a realizzare alcune importanti iniziative ed avevo messo in piedi un ‘collettivo teatrale’ a Pozzuoli ed un’associazione di cultura cinematografica a Feltre, ‘La Grande Bouffe’; ero entrato in modo quasi travolgente nel direttivo nazionale dell’UCCA, l’ Unione dei Circoli Cinematografici dell’ARCI. La prima tappa, messo piede a Prato, fu la Federazione del PCI in via Frascati; subito dopo passai all’ARCI in via Pomeria ed al Sindacato Scuola di Piazza Mercatale: ricordo anche che mi incontrai con Andrea Coveri che già si occupava, era il luglio del 1982, della programmazione cinematografica al Castello dell’Imperatore. Prato aveva da poco festeggiato il suo campione mondiale ‘Pablito’ Paolo Rossi. Quella sera, un 14 luglio, era in programmazione La donna del tenente francese ed un acquazzone concluse la proiezione con un fuggi fuggi generale.

fine 1a parte

NO ALLA CHIUSURA DEL DISTRETTO SANITARIO DI VIA CLEMENTI A PRATO

Distretto sanitario Ovest

Nella vicenda relativa alla annunciata chiusura del Distretto Sanitario di via Clementi a Prato Ovest (zona San Paolo) si metterà alla prova anche l’Amministrazione comunale, che non può tirarsi fuori dalle responsabilità (è assurdo affermare che “non ci si possa far molto” e che la responsabilità unica sia dell’Azienda Sanitaria). Occorre – forse questo sì – coraggio ed anche le forze politiche come il Partito Democratico forte del consenso ottenuto in recenti competizioni elettorali dovrà mostrare gli attributi, se li possiede; e quando parlo del PD mi riferisco di certo al Sindaco Biffoni ma anche al Segretario Bosi, perché è questa un’altra occasione da non perdere come quella per ora “persa” della vicenda Aeroporto di Firenze-Peretola. I cittadini elettori di San Paolo avranno da riflettere nell’occasione delle prossime tornate elettorali; le scelte politiche regionali volute da Rossi e compagnia bella vanno in controtendenza rispetto all’assunto che chi si occupa di Politica lo faccia per difendere gli interessi “comuni”, anche perché nel caso in oggetto finiranno per avvantaggiarsi solo le strutture “private” che già ora hanno di che festeggiare, visto che anche l’Ospedale NUOVO non è in grado di erogare gli stessi servizi già parecchio limitati di quello VECCHIO. Le stesse promesse di poter utilizzare strutture convenzionate a supporto della riduzione oggettiva dei servizi non sono state mantenute.

I cittadini di una realtà la più popolosa, la più anziana e la più “povera” di Prato non possono veder ridursi il loro già “basso” tenore di vita; è forse il tempo di far sentire la loro voce: c’è una sola unica soluzione!

BLOCCARE LA CHIUSURA E PROVVEDERE A RICERCARE SUL TERRITORIO DI SAN PAOLO UNA STRUTTURA IDONEA AD OSPITARE TUTTI I SERVIZI FINORA EROGATI INCENTIVANDOLI ULTERIORMENTE!!!

RIPRENDIAMO A PARLARE DI SAN PAOLO di Prato – un reloaded

Ripubblico il mio intervento di un paio di mesi fa. Nulla è cambiato! E’ assolutamente necessario che la popolazione di San Paolo (e non solo quella di San Paolo) si mobiliti. STANNO DISTRUGGENDO LA SANITA’ PUBBLICA CON LA COMPLICITA’ DI PRESUNTI DEMAGOGHI DI SINISTRA IN COMBUTTA CON LE STRUTTURE PRIVATE che trarrebbero enormi vantaggi dalle scelte antipopolari della Regione Toscana. In tutto questo vi è l’inazione della POLITICA locale che finge di non avere alcuna possibilità di praticare strade che consentano soprattutto ai ceti più deboli (ed in essi – a parte il reddito – inserisco i bambini e gli anziani) di poter di poter disporre di strutture adeguate: è un diversivo quello che ci viene raccontato da tempo sull’inadeguatezza e l’inidoneità del Distretto di via Clementi; tutte le promesse non tangibili sono inutili. In pratica l’unica soluzione attuale è quella di mantenere in piedi la struttura di via Clementi e ricercare immediatamente “in loco” una nuova sede. TUTTO IL RESTO E’ “FUFFA” che fa rima con “truffa”.

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Un Paese iniquo perché i loro “leader” sono tendenzialmente iniqui non può essere “riformato”.
La parola “equità” è semplicemente un “boccone avvelenato” offerto al popolo assetato di giustizia. La si prepara come fosse una “torta” per propinarla agli affamati; soprattutto gli ultimi Governi – da Monti a Renzi – hanno utilizzato come arma impropria il timore di interventi “esterni” sull’Economia per andare ad intaccare nel profondo più di quanto sia necessario il “welfare” soprattutto quello della “povera gente” sempre più povera e sempre più affollata (anche la classe media è toccata dalla crisi economica). I detentori della “ricchezza” sono sempre più ricchi; prevale la furbizia della “legalità”, ovverosia la capacità di utilizzare a proprio vantaggio le pieghe delle leggi sempre più costruite a favore dei “potenti” dai loro fedeli servitori. Di fronte agli scandali miliardari che hanno caratterizzato la storia recente e nei quali sono state coinvolte in maniera diretta donne ed uomini che della Politica hanno fatto il loro unico e redditizio “mestiere” si è voluto diffondere l’unico obiettivo di stringere i cordoni della borsa pubblica ma non si è proceduto nel contempo ad una vera e propria moralizzazione. Le forze politiche cui quegli “illustri” esponenti facevano (e fanno) riferimento non hanno per niente avvertito il dovere di operare un reale cambiamento al loro interno ma si sono impegnati fortemente ad intervenire sulla “spesa pubblica” tagliando le risorse ad essa destinate, sostenute in verità in questo loro intento da un’ opinione pubblica passionalmente sospinta nella richiesta di “giustizia ed equità”. Di fatti sta accadendo che gli interventi sulla “spesa pubblica” finiscono per mortificare gli onesti mantenendo inalterata la forza dei disonesti. Ne è prova certa l’intervento sulla Sanità che riducendo gli spazi “pubblici” per la Medicina di base e preventiva incentiva l’intervento “privato” anche per quelle fasce di reddito medio-basse, escludendo del tutto e relegandole verso le agenzie e gli organismi caritatevoli quelle sulla soglia ed oltre della miseria.

E’ quello che accade dappertutto ed un esempio ne è la scelta scellerata della Regione Toscana. In nome della “spending review” si chiudono alcuni Distretti sanitari ed il caso di Prato sollevato da questo BLOG ne è l’esempio. Qui di seguito quello che scrivevo l’11 novembre; subito dopo alcuni cittadini membri di un’Associazione locale ed altri membri del CIRCOLO ARCI di via Cilea si sono impegnati a raccogliere delle firme per una petizione.

Venerdì 6 febbraio alle ore 21.00 presso il Circolo ARCI Borgonuovo in via Lorenzo da Prato ci sarà un’iniziativa dei cittadini per chiedere che la Regione faccia TOTALMENTE marcia indietro.

SMANTELLIAMO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE in nome e per conto dell’Austerity
– PRATO DUE ESEMPI LOCALI –

Capita, e sì che capita, che in una certa parte della nostra vita si abbia più bisogno di cure, analisi, medicine e via dicendo, si abbia maggior bisogno della Sanità. E di certo ne hanno ancor più bisogno coloro che non sono vissuti negli agi e nella ricchezza; coloro che hanno tribolato, arrancato nelle loro attività lavorative e si trovano nella parte discendente della loro vita, semmai rinunciando ai costosi mezzi di trasporto personali, con difficoltà progressive nella deambulazione. La società anziana e sempre più povera con la crisi crescente subirà nuovi attacchi alla qualità della sua vita con altri interventi che si assommano a quelli già in atto. Per quel che riguarda la Toscana e Prato utilizzo due esempi concreti sui quali intenderei avere anche sostegni e risposte.
Il primo riguarda ciò che è già in atto e che appare un vero e proprio attacco al Servizio Sanitario Nazionale; non so se quel che accade qui in Toscana avvenga anche altrove, ma capita che per tantissime persone, sia per la mancanza di servizi adeguati sulla diagnostica (soprattutto radiografie, TAC e Risonanza Magnetica) sia per i costi, sia maggiormente conveniente servirsi di strutture private. In questo modo si profila il depauperamento del SSN ed il conseguente arricchimento dei “privati”.
Il secondo esempio ha caratteristiche locali. A Prato, a breve, il Distretto Sanitario Prato Ovest in via Clementi – San Paolo chiuderà i battenti. Qualcuno potrebbe dire che da pochi mesi a due passi c’è il “nuovo” Ospedale, ma già si sentirebbero opporre la certezza che quella struttura, per ampiezza (si fa per dire; è più piccolo di gran lunga rispetto al “vecchio”) e per competenze esplicate non ha alcuna possibilità di supplire alla operatività del Distretto di via Clementi. Qualcun altro potrebbe dire che gli ambienti di via Clementi sono angusti ed inadatti ad ospitare tali funzioni; bene! se i politici e gli amministratori si fossero guardati meglio intorno si sarebbero accorti che vi sono decine, forse centinaia di capannoni inutilizzati proprio in quell’area e che, dunque, prima di decidere lo smantellamento dei servizi, si attivassero sullo stesso territorio di San Paolo a trovare soluzioni utili per la collettività.
Il territorio di San Paolo e zone limitrofe è abitato densamente da una popolazione anziana e la chiusura del Servizio Sanitario di via Clementi apporterà un ulteriore arretramento della loro “qualità della vita”.
Il Circolo ARCI San Paolo di via Cilea si fa promotore di una raccolta firme a sostegno del “provvisorio” mantenimento dei servizi sanitari di via Clementi in attesa che venga reperito uno spazio più ampio e dignitoso dove espletarlo in futuro.

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DONNA CREOLA E GLI ANGELI DEL CORTILE di Floriana Coppola – edizioni “La vita felice”

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Semplice vuol dire lineare, sciolto, chiaro, comprensibile, adatto anche ai giovani lettori. E tutto questo per me che sono stato a contatto con giovani di diverse età e generazioni vale un apprezzamento estremamente positivo. Il libro si legge bene dalla prima all’ultima pagina, anche se a quel punto, quell’ultimo punto, appaiono irrisolte molte delle problematiche avviate e relative a qualche personaggio, ad esempio Ercole, per il quale si avverte la necessità di un ampliamento; non sono affatto un patito della meticolosità e della pignoleria ed apprezzo perciò la sintesi e la possibilità che viene offerta ai lettori di elaborare percorsi personali, ed anche per i grandi personaggi della letteratura la cui vita non si estingua con la parola “fine” non è dato di sapere cosa accada di loro. E d’altra parte trovo doveroso rispettare l’impegno dell’autrice del romanzo (ah, già, sono a commentare “Donna Creola e gli angeli del cortile” di Floriana Coppola, edizioni La vita felice) perché la creazione le appartiene e noi abbiamo il compito di valutare ed apprezzare quel che ci propone. In molte pagine si respira la predilezione lirica di Floriana, che rende fortemente emotiva e gradevole la lettura. La narrazione è diretta e riesce a far emergere una speciale capacità di entrare in sintonia con chi legge. Non conoscendo la prima stesura del romanzo pubblicata dieci anni fa, essendone quest’ultima, a detta della stessa autrice, una riscrittura “più fluida e comprensibile” non sono in grado di darne conto nel commento. Conosco, però, la sua poesia e ne rilevo un assaggio di alto valore nei versi che precedono l’avvio del romanzo, “Dolceamaro / il tuo sapore in me…”, nonché in quelli che ella lesse all’interno della Dragonara il 28 settembre scorso nel reading di poeti in occasione di “Letteraturainfestival Libri di mare libri di terra”. Ricordo anche di averla incontrata in una delle mie prime re-incursioni partenopee ad “Evaluna – Libreria delle donne” in Piazza Bellini in occasione della presentazione del libro “Le donne della cattedrale” e di averne scritto come di autrice di versi poetici e collage di poesia verbovisiva. “Donna Creola” è un personaggio centrale in questo percorso di formazione che vede protagonista il piccolo Lino alle prese con gli interrogativi esistenziali tipici dell’età post-infantile e pre- adolescenziale. E’ Lino il narratore delle vicende che coinvolgono ed intrecciano le “storie minime” di un comune condominio; sono storie di solitudini tragiche, che noi tutti cogliamo nelle nostre osservazioni, inserite in un tempo indefinito e fuori da contesti storici evidenti. Insieme a lui troviamo mamma Rosa, levatrice, che custodisce terribili segreti sul concepimento del figlio Lino; la signora Gina che vive con il marito Agostino, ubriacone e traditore con un debole verso donna Creola, ed il rozzo figlio Beppe; il professor Farnese, misogino assoluto ed intransigente; l’avvocato Ettore Siano, bello ed elegante, e l’infelice moglie Concetta con le figlie gemelle Elisa ed Elvira; Tina Sacchi , altra donna infelice ed insoddisfatta, ed il marito, disoccupato che si dà da fare in mille mestieri, e le loro figlie Titina e Melina, amiche di Lino (in questo contesto all’improvviso appare un nuovo “angelo”, Cesarino). Le vicende si snodano e si intrecciano contribuendo a creare un “idillio” complessivo all’interno del quale si compone la “Storia” di una piccola comunità, che metaforicamente ne rappresenta la Forma universale della Vita, la nostra Vita, quella che più di tutti conosciamo.

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