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IL BAMBINO NON RESTITUISCE LA PALLA!

Il 23 maggio del 2016 pubblicavo un post dal titolo “LA FAVOLETTA DELA BAMBINO E DELLA PALLA” – ve ne ripropongo una piccola parte (in corsivo), quella sostanziale, dalla quale poi far discendere un commento attuale.

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LA FAVOLETTA DEL BAMBINO E DELLA PALLA

Qualche anno fa, era d’estate, mi trovavo sulla riviera della Versilia più o meno all’altezza della Versiliana a Marina di Pietrasanta; ero là per espletare le mie funzioni di Presidente di una Commissione di Esami di Stato, quelli detti “di Maturità” ed incontrai, tra le altre persone lì presenti, una signora fiorentina, della provincia di Firenze, e più precisamente di Rignano sull’Arno, che raccontò a me e ad un amico che era passato a trovarmi alcuni suoi ricordi degli anni in cui sua figlia era piccola e con lei si recava ai giardinetti della Parrocchia a passare i pomeriggi primaverili e della prima estate. In quegli anni (erano i primi anni Ottanta) erano molti i bambini che trascorrevano il loro tempo in quegli spazi ed alcuni di loro, soprattutto i maschietti ma anche qualche bambinetta come sua figlia, sceglievano di giocare con il pallone, scimmiottando i loro beniamini della “Viola” (erano gli anni di Antognoni, Graziani e Galli). Tra questi ve n’era uno, particolarmente aggressivo e volitivo, molto accentratore e pieno di sè, di quei bambini che a volte ti risultano odiosi “a pelle” (è grave dirlo, ma sfido chiunque a negare che dentro di noi non emerga in quelle situazioni un po’ di Erode). Arrivava con il suo pallone e pretendeva già all’età di cinque anni di scegliersi i compagni di squadra, di solito quelli più bravi (amava vincere, ovviamente, gli interessava ben poco trascorrere il suo tempo giusto per rimanere là in un posto così bello ed ameno a divertirsi come di solito fanno tutti i bambini e le bambine di questo mondo); ma non sempre gli andava bene: a volte accadeva che la “squadretta” da lui scelta non funzionava e gli toccava rischiare di perdere. E allora? ehhhh, e allora – diceva la simpatica signora – prendeva il pallone e scappava via!
Ora, come ho scritto sopra nel titolo, questa sembra una “favoletta” ma è la realtà. E non è una realtà molto lontana: d’altronde dagli anni Settanta ad oggi sono passati poco più che quaranta anni; quel bambino ne ha infatti più o meno tanti, di anni. Ed ama (o forse, amava) dire che “lui” no, non porterà via il “pallone” quando avesse perso qualche battaglia politica. E sì, perché è proprio di “lui” che si parlava!

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Si era in una lunga fase pre-referendaria e la battaglia campale non era ancora pervenuta alle ultime conseguenze, nefaste soprattutto per il leader ed il suo Governo. Ancora oggi Renzi si rammarica del fatto che il “suo” referendum sia stato sonoramente bocciato e va descrivendo delle “magnifiche sorti e progressive” che l’approvazione avrebbe potuto produrre. Ne approfitta perché gli italiani “forse” continuano ad essere un po’ labili di memoria. Il Segretario del PD, che era (?!?) poi lo stesso Renzi, davanti a quei risultati rinunciò alla Presidenza del Consiglio e si arroccò, anche allora al tramonto del 2016, nella sua turris eburnea del 40%, illudendosi che tutti quelli che avevano votato SI fossero suoi elettori. E qualcuno ci abboccò, cullando insieme a lui l’idea che potesse essere confermato alle Politiche del 2018 quel risultato delle Europee del 2014 così esaltante (40,8%) a fronte di un calo dei votanti, mai così pochi (57,22%).
Ora siamo di fronte ad una debacle, peraltro annunciata, conseguente ad un atteggiamento “cesaristico” che è stato sanzionato anche pubblicamente da uno dei suoi ex mentori. Il suo atteggiamento non è cambiato: la responsabilità non è sua e dei suoi fedeli sostenitori; se il “popolo” avesse ben compreso il valore del referendum oggi sarebbe “tutta un’altra storia”. Ed il bambino cresciuto fisicamente ma non del tutto mentalmente continua a portar via la palla e se ne sta a guardare.

Joshua Madalon