“VINICIO SPARAFUOCO detto TOCCACIELO” DI Vincenzo Gambardella – Edizioni “Ad Est dell’Equatore”
Avrò altre occasioni (e mi impegnerò in questa direzione) per incontrare Vincenzo Gambardella, l’autore di uno dei libri più sorprendenti e straordinari che mi siano capitati di leggere in questi ultimi mesi.
Al “Festival della Letteratura nei Campi Flegrei” lo attendevamo ma non è riuscito ad essere presente.
Scrivendone, mi dispiacerebbe anche lontanamente dare la sensazione di stare a costruire un commento “positivo” ad hoc.
Non è così!
“Vinicio Sparafuoco detto Toccacielo” è un autentico capolavoro di letteratura “popolare”, intendendo con questo ultimo attributo, riconoscerne l’alto valore culturale che riesce a rappresentare; una Cultura che parte dal mondo contadino di un Sud nel quale alla diffusa povertà si contrappone la incommensurabile ricchezza umana dei suoi abitanti. Leggendolo, mi ha riportato alla memoria pagine cinematografiche di quel Neorealismo rosa di cui sono protagonisti Renato Castellani con “Due soldi di speranza” (1952), Luigi Comencini di “Pane amore e fantasia” (1953) e Dino Risi di “Pane, amore e…” (1954) e “Poveri ma belli” (1957). Allo stesso tempo mi hanno ricordato alcune pagine del Neorealismo letterario e un fumetto “Li’l Abner” di Al Capp degli anni Trenta americani non tanto per l’ambientazione in Alabama ma per le caratteristiche linguistiche delle espressioni dei protagonisti nostrani, riportate dal “narratore”.
Gambardella si esprime sintatticamente nelle forme tipiche del linguaggio di base, ricorrendo ad una narrazione in prima persona costellata di frequenti ripetizioni, così come parlerebbero i suoi personaggi se fossero veri e vivi.
Il libro più che da leggere sarebbe per davvero da sentire, come narrato in quegli ambienti patriarcali contadini nelle serate calde nelle aie (int’’o ricietto) d’estate (o nella tradizione veneta sempre contadina e montanara dei “filò”).
Dentro il narrato in prosa si scopre una metrica che rimanda a quella altrettanto ritmica dei fuochi d’artificio (in una pagina don Blandino accenna “la metrica del fuoco…Perché ci sta una metrica, nu ritmo ‘na musica che fa uscire i fuochi a tempo, che li fa uscire a catena, non uno dietro l’altro come fossero pecore…”). C’è dunque una vera e propria musicalità che trova il suo sbocco poi nella presenza del maestro Cammarota (meridionale trapiantato in Lombardia) e nella innata propensione di Toccacielo ad inventare musiche nella sua testa.
I personaggi principali sono tutti ben delineati nelle loro funzioni narrative e nelle loro differenze; oltre al “cuore semplice e gioioso” del protagonista Vinicio si ritrovano le figure di don Blandino, “’o masto”, un prete fuochista (“nu palo, ‘na pertica, secco secco com’è, allampanato e vuoto nella camicia, fatto d’aria, tutto nervi e tendini, tutto spiritato”) che da Bacoli viene trasferito lontano in Lombardia, a Baranzate (nord di Milano) e che rappresenta una figura protettiva nei confronti della “compagnia”, in modo particolare verso il “chierichetto” (“lo chiamavano Magnesio. Magnesio qua, Magnesio là, mentre il suo vero nome era Costanzo, perciò lo soprannominavano Costanzo-Magnesio, oppure Magnesio-Costanzo, ovverosia ‘o chierichetto, ‘o fraticello.”).
Vinicio Pierro invece non ha bisogno di protezione; ha una sua forza d’animo interiore che non lo fa mai deprimere, anche se tante delle sue vicissitudini fermerebbero molti altri. Nel corso delle vicende nell’occasione dei campionati annuali di fuochi d’artificio a Mugnano il piccolo gruppo (Vinicio, don Blandino e Magnesio) incontra “nu lombardo di Trescore”, Michele Strogofio, che creerà un percorso di avvicinamento verso la nebbiosa Lombardia. Qui dopo un’iniziale adattamento rapidamente Vinicio, raggiunto i suoi amici, scopre che il mondo nordico non è (al di là della nebbia e del freddo) molto diverso da quello merdionale quanto ad “umanità”. Dopo alcuni episodi che non posso raccontare (non solo per lo spazio ma soprattutto per il rispetto che porto ai “lettori”) i nostri “andarono a sparare sempre più a nord” (Svizzera, Austria, Germania e sempre più su). Nel finale vi è poi il ritorno in Campania nei festeggiamenti di Santa Trofimena, a Minori (Costiera amalfitana) dove il gruppo si amplia con nuovi insperati innesti (o ritorni?).
Non sono in grado di andare oltre; l’ho appena riletto, cogliendone altri nuovi aspetti che non aveva considerato. La lettura è scorrevolissima e gradevolissima.
Vincenzo Gambardella ha scritto anche altri libri, prima di questo e non appena li avrò letti ne pubblicherò un commento.
Per ora è confermato l’incontro all’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli (vedi sotto).
presentazione del libro Vinicio Sparafuoco detto Toccacielo di Vincenzo Gambardella.
Con l’autore interverranno: Antonella del Giudice, Carlo Pellegrino.
Venerdì 14 novembre ore 17, Istituto Italiano di Studi Filosofici, Via Monte di Dio 14 – Palazzo Serra di Cassano – 80132 Napoli – tel.: 081.7642652.