VOTO AMMINISTRATIVO 2017

VOTO AMMINISTRATIVO 2017

Ho la certezza che sia buona norma attendere qualche ora per riflettere meglio su quel che accade dopo una tornata elettorale. In tanti, dopo le vicissitudini politiche degli ultimi mesi, ne attendevano gli esiti. La difficoltà di amministrare città complesse come Roma e Torino da parte del M5S, le fratture e le miniscissioni all’interno del Partito Democratico, le prove di coalizione nel Centrodestra, la battaglia per trovare l’accordo su una nuova legge elettorale, la ricerca di una strada unitaria per la Sinistra; insomma, uno scenario in grande movimento che tende ad avanzare e/o arretrare ma che si va componendo in forme diverse, è quello che ha di fatto preceduto questo appuntamento “parziale” ma fortemente significativo proprio per il momento in cui esso si colloca.
Intanto, va rilevato che nelle Amministrative il riferimento è a figure che abbiano una particolare attrattiva personale: spesso non si vota il Partito ma la donna o l’uomo, al di là delle caratteristiche ideologiche. A livello locale, specie nei piccoli Comuni, spesso ci si trova di fronte a liste civiche formate senza un vero e proprio riferimento ideologico e ciò non produce alcuno scandalo nell’elettorato diretto, che ne comprende il senso pragmatico. Così nei Comuni più grandi il “personaggio” a volte attrae voti a prescindere dalle posizioni, oppure ci si trova di fronte ad un voto verso il “meno peggio” piuttosto che non esercitare il proprio diritto o ci si dirige verso una formazione che catalizza il voto di protesta quando non ci si riconosce più in quelle forze politiche classiche vecchie e nuove.
A conti fatti ed a due giorni dalle elezioni provo ad elaborare il mio pensiero: il quadro politico generale è in movimento e quel che è accaduto l’11 giugno non sposta di una virgola la certezza che senza un’unità della SINISTRA, questa finirebbe per essere solo in parte inglobata nel Partito Democratico, smarrendo completamente la sua identità, disperdendosi per il resto in più rivoli insignificanti.
Occorre il coraggio rivoluzionario; non si tratta di distruggere ma di costruire. Chi lo avrà, come leader che sa fare un piccolo passo indietro per permettere a “tutti gli altri” di fare dei “piccoli passi avanti”, dimostrerà di essere saggio e potrà rivendicare in modo ideale il merito di aver consentito l’avvio di questa “rivoluzione”.
In sintesi: affidare ad un voto “amministrativo” prospettive nazionali è un errore, tipica espressione di una Politica d’accatto, che non merita rispetto, anche se proprio per la sua vacuità antropologica va analizzata e studiata. Vittime del loro orgoglio, nessuno dei leaders politici, se volesse smentirlo, affermerà tale assunto, per non essere accusato oggettivamente di sottovalutare il giudizio elettorale.

My name is Joshua