NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE p. 2

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE p. 2

(la prima parte è stata pubblicata il 17 maggio u.s.)

E Gipo non ci pensò su due volte. “Erika, ti presento Rosaria. Potrebbe essere la persona giusta!” La prescelta si schermì sorridendo, ma Erika non le diede scampo. “Allora, scambiamoci il numero di cellulare. Stasera ti chiamo e fissiamo”. Era una ragazza pimpante e decisa, non era facile dirle di no. Ovviamente, se Rosaria avesse accettato poteva farlo anche con Gipo, che aveva in animo di costruire un gruppo per una modalità di teatro fatto di letture su temi sempre diversi o per supportare presentazioni di libri. E così accadde che di lì a poco il telefono di Rosaria ricevette, dopo quella di Erika, la proposta di Gipo.

“A che ora pensate di avviare la presentazione?” lo andava chiedendo ripetutamente il Presidente del circolo.

Erano già le 21.15 e mancavano all’appello Rosaria e Flo: Manlio, il quarto della compagnia, era già arrivato poco prima e si andava preparando in un angolino della sala, ripetendo gesti ed intonazioni in forma silente, bisbigliando come le “beghine” tra i banchi delle chiesette. Arrivando aveva annunciato che c’erano state delle difficoltà nel pur breve viaggio (abitava a un paio di chilometri dall’altra parte della città) a causa di una nebbia che stava calando, a causa della quale c’era stato anche qualche piccolo incidente. Prato non ha quasi mai conosciuto la nebbia, essendo collocata allo sbocco di una vallata appenninica dalla quale spira sempre un gran vento; e nessuno ci è abituato. In effetti sembrava anche strano che di pubblico a quell’ora non ce ne fosse: l’argomento non era di certo ostico, nè filosofico nè politico nè tantomeno scientifico a livello di grande ricerca; e poi il gruppo era anche conosciuto ed era seguito, in altre sedi aveva ben funzionato. Erano le 21.30 e solo a quell’ora arrivarono Rosaria e Flo accompagnate da Satore, il marito di Rosaria, che ci salutò: “C’è una gran nebbia; non si vede quasi più nulla. Abbiamo dovuto procedere a passo d’uomo o forse molto meno”. Il pubblico a quell’ora era composto dalla compagnia “allargata”, dal Presidente del Circolo e da due componenti del Consiglio, che normalmente operavano lì.
Che fare? Gipo si sedette chiedendo agli altri di fare lo stesso e poi, con il telecomando, avviò la proiezione di alcuni spot pubblicitari intorno al tema del Cibo, abbassando però al massimo il sonoro e senza spegnere le luci. Lo fece così tanto per aspettare nella speranza che a quell’ora, ormai erano le 21.45, qualcun altro arrivasse. Chiese poi a Rosaria e Manlio di leggere nel frattempo qualcosa, a mo’ di prova aperta, senza necessariamente mantenere l’ordine della scaletta sulla quale si erano preparati. Alle 22.00 poi ci si guardò negli occhi e concordemente si decise che si poteva annullare il tutto, chiedendo però al Presidente se ci poteva portare qualcosa da mangiare e da bere: lo avevamo concordato in cambio del nostro impegno, ma Gipo aggiunse: “Ovviamente, ciascuno di noi contribuirà alle spese”.

…fine parte 2…. continua

Nebbia_in_città