NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE

NEBBIA CHE SCENDE NEBBIA CHE SALE

“A che ora pensate di avviare la presentazione?” lo andava chiedendo ripetutamente il Presidente del circolo ARCI dove Gipo e Rosaria quella sera avrebbero presentato un collage di immagini e letture sul tema del “Cibo” con assaggi gastronomici.
Erano le 20.40; Gipo, che era di casa e si era presentato sul posto in anticipo, aveva sistemato i materiali tecnici per la performance ed apparecchiato i tavoli dai quali i suoi collaboratori avrebbero poi letto e recitato alcune poesie sull’argomento.
Gipo era a Prato da più di trenta anni e proveniva dalla zona flegrea; si era sempre occupato di Cultura, sia nella sua professione di docente sia nella sua attività politica sia ancora in quella di tipo amatoriale ora che era in pensione.
Rosaria era molto più giovane di Gipo e quasi certamente l’incontro tra i due era stato aiutato dalla loro provenienza dai luoghi del mito classico, da cui è nata la principale tradizione storica del nostro Paese.
Lei era di Bacoli, lui di Pozzuoli.
Era stato un puro caso a farli incontrare: quella sera di settembre inoltrato sui gradoni del Serraglio, dove si svolgeva un happening di letture, Gipo aveva in un primo tempo scelto un brano da “Le ceneri Gramsci” di Pasolini ma si era trovato in un programma dove di norma tutti sceglievano liberamente ed in tanti altri avevano proprio privilegiato il poeta friulano; Gipo aveva però previsto – lo faceva sempre con la consapevolezza dell’imprevisto – di leggere qualcosa d’altro ed aveva con sè una gustosissima poesia di Raffaele Viviani, autore al quale aveva dedicato molto nella sua giovinezza partenopea. E la lesse, intonandola in modo tale che potesse essere, con l’aiuto della mimica facciale, più comprensibile possibile a tutto l’uditorio in gran parte toscano.
Al termine della serata, Rosaria si fece avanti, complimentandosi con l’anziano Gipo ed utilizzando quella inflessione molto particolare dei “bacolesi” non facilmente ripetibile nelle trascrizioni: “Sei stato molto bravo, anche la mia amica che è di qui, ha capito la descrizione del vicolo napoletano”. Altri si complimentarono chiedendo che vi fossero occasioni ulteriori per risentire quelle gustosissime descrizioni popolari degli ambienti napoletani.

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Erika quella mattina di ottobre prendeva il treno dei pendolari: era una giovanissima ragazza dai lunghi capelli biondi ed un sorriso smagliante. Gipo non ricordava quando l’aveva conosciuta; probabilmente durante gli happening poetici da lui proposti per anni e anni, ma non ne era sicuro. Tuttavia Erika aveva una passione fortissima verso il teatro e si era già cimentata egregiamente in un “musical”. Gipo accompagnava a quell’ora la figliola alla stazione ed il binario era stracolmo di gente varia, tante sconosciute e qualche faccia nota, qualcuna da salutare, qualche altra da schivare. E quel giorno c’era anche Rosaria, alla quale, dopo averla salutata amichevolmente, Gipo presentò la figliola. Erika non si era accorto di Gipo ma, non appena lo vide, gli si avvicinò. “Che piacere! Sei anche tu qui a quest’ora. Cosa stai combinando con il teatro?”. Erika sorrise e spiegò a Gipo che aveva avviato un progetto con una residenza per anziani autosufficienti e che aveva scritto un suo testo e lo stava preparando con gli ospiti di quel luogo per le feste di Natale. Fece anche il nome di altri suoi collaboratori che Gipo ben conosceva e poi: “Avrei bisogno di una figura femminile matura. Ne hai – gli chiese, consapevole dell’esperienza del suo interlocutore – qualcuna da suggerirmi?”

….nebbia che scende nebbia che sale…. fine parte 1…….continua

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RIFLESSIONI sulla Sinistra

RIFLESSIONI sulla Sinistra

Stiamo lavorando per costruire una nuova formazione più che civica nell’ambito della Sinistra, una Sinistra nuova che guarda anche a quella società “di Sinistra” che non riconosce più la sua appartenenza a quella che fu nella seconda parte del primo decennio del nuovo secolo la costruzione del Partito Democratico; una Sinistra che impari dagli errori suoi e da quelli delle altre forze che declinano il proprio operato mantenendo alla base di esso i valori fondamentali della giustizia sociale, della libertà, della laicità, della Democrazia.
Abdicare a riconoscersi apertamente nella Sinistra anche soltanto nella denominazione andando alla ricerca di un termine che sia un amo da lanciare ed un surrogato da propinare è un atto fondamentalmente “ipocrita”, costruito soltanto per limitare, senza approfondirne le ragioni, il pregiudizio spesso fondato verso una forma di elaborazione politica che non va molto al di là della “professione di fede”, e ne evidenzia denunciandolo spesso in modo schizofrenico l’aspetto utopistico ed autoreferenziale.

Per valutare il valore dell’attuale Sinistra pratese e per operare un raffronto scientificamente corretto occorre riferirsi agli ultimi risultati delle Amministrative del 2014.
Andateli a guardare e capirete intanto quanto valga una forza politica che si appiattisca su un carrozzone guidato dal Partito Democratico; allo stesso tempo andate a guardarne i programmi: nulla di nuovo e diverso rispetto a proclami generici che utilizzano parole che hanno una forza meramente ideologica e per niente innovativa: non si dialoga ma ci si parla addosso.
Sono convinto che da questo punto di vista occorrerà partire dalla gente; va benissimo la fase di costruzione della nuova formazione all’interno di gruppi ristretti, ma non possiamo continuare a parlare tra di noi rimanendo fermi nei nostri centri “di gravità permanente”, lo so, nè più nè meno così come per ora vado facendo io.

Di certo occorrerà attenuare i personalismi: ce ne sono fin troppi. Porto un esempio concreto.

Seguo le chat con grande difficoltà, ma partono treni a tutte le ore, inseguendo semplicemente le urgenze. E non c’è un senso comune che le coordini, le diriga, ne riesca a sanzionare gli eccessi, a indirizzarne le risorse e valorizzarne i meriti.
In verità, se c’è un’egemonia è quella della “confusione” che non può essere tollerata: la “Democrazia” non è “Anarchia”, anche quando si aggiunga loro la caratterizzazione ideologica “di Sinistra”.
E’ di certo il limite delle tecnologie contemporanee.

Infine, chiudo (il post deve avere una sua brevità) chiedendo a coloro che hanno considerato “tranchant” il mio giudizio sull’attuale Sinistra di Prato (ma non è diversa la realtà altrove) o che non si sono detti d’accordo con me di spiegare meglio il loro pensiero, sostanziandolo di pragmatismo. Le mie critiche non sono originate dalla volontà di sostituire chicchessia: piuttosto – lo dico con chiarezza – la mia preoccupazione è che si valga ancora una volta come il “due di picche” e che non si riesca a contare in questa città, in questo Paese se non come appendice inutile di altre forze politiche. La mia preoccupazione è che si vada a sterilizzare una parte di elettorato “fastidioso” e che poi siano sempre i soliti ad occuparsi della “cosa pubblica”.

My name is Joshua