VADEMECUM di una fine d’anno 2018 – alcune riflessioni

VADEMECUM di una fine d’anno 2018 – alcune riflessioni

Non è da meravigliarsi se l’attuale scompagine governativa pur non riuscendo a realizzare le variegate e multiformi dissonanti promesse elettorali non arretra di un millimetro nei consensi complessivi. Sembra che si confermi quella regoletta matematica che tutte/i noi abbiamo imparato sin dalla tenera età e cioè la proprietà commutativa “Cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia”.

Non è complicato nella necessaria semplificazione di un post, che non pretende di essere un trattato socio antropologico, comprendere che una stragrande parte della popolazione italiana trasversale per cultura e posizione geografica (la proprietà commutativa può essere applicata anche in questo ambito) aveva raggiunto un punto di non ritorno in relazione alla prosopopea della classe politica egemone in un periodo governativo che data perlomeno dalla fine di quella che è stata etichettata come “Prima Repubblica”. Il culmine di tale atteggiamento, che si collegava in modo stretto al berlusconismo rampante (epigono della “Milano da bere” o “primum vivere” craxiano), si è verificato al tempo del Referendum costituzionale che ha prodotto una profonda lacerazione all’interno proprio del mondo intellettuale progressista e democratico. La febbre del Potere non ha consentito di far intravedere a quella leadership sconfitta la necessità di fare non un solo passo indietro, ma molti di più. Ed andavano in quel momento assunte tutte le opportune strategie per un cambio rivoluzionario di metodo, che partissero dalla piena consapevolezza di non aver saputo ascoltare la parte più sana ed onesta del Paese, la parte migliore di esso. Allo stesso tempo, rincorrendo i Poteri che pur singolarmente a volte deboli costruiscono la loro Forza nel mettersi insieme in lobbies e cartelli, si è acuito il divario tra coloro che si arricchiscono a dismisura ed immeritatamente e coloro che invece vivono ai margini della società, alcuni barcamenandosi per sopravvivere, altri non riuscendo neanche più a farlo dignitosamente, altri ancora che hanno visto man mano calare progressivamente i loro redditi. Tutti insieme però hanno costituito un blocco pericoloso per la tenuta democratica: i primi, preoccupati di ricercare un approdo più sicuro per difendere i loro Poteri, i secondi, angosciati per il futuro destino proprio e quello dei loro figli e nipoti.

Quel che non è stato fatto da chi ieri governava e non è stato peraltro neanche formulato da chi era all’opposizione sia di Destra che di Sinistra, che hanno proseguito a mantenere una forma di elaborazione politica tutto sommato ideologica e testimoniale (del tipo “i più belli siamo noi, e ce ne frega del mondo!”), va avviato ora!

Non possiamo permetterci di consegnare il Paese a forze retrogade populiste e violente, antilibertarie e razziste (un razzismo diffuso che comprende le diversità, oltre che l’appartenenza a popoli); ma per poterlo fare bisognerà saper ascoltare e poi proporre declinate con i fondamentali democratici le nostre idee.

Per poterlo fare occorre, come dicevo appena qui sopra, “saper ascoltare, non presumere di sapere, avanzare proposte chiare e concrete nella loro fattibilità”.

Joshua Madalon

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