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DOMENICA 30 APRILE VADO AL MARE

DOMENICA 30 APRILE VADO AL MARE

…e sì, vado a rinfrescarmi la memoria sugli inviti che Renzi rivolse – ipocritamente senza dirlo in modo esplicito come aveva invece fatto prima Craxi – al tempo non così lontano del famoso referendum sulle trivelle (se lo sono ricordato senzaltro una parte di quel 60% di italiane e italiani che ne hanno bocciato soprattutto l’arroganza lo scorso dicembre). Vado al mare e non seguo gli accorati inviti di quel gruppo di persone che credono che, partecipando, possono arginare il “fenomeno” ed aiutare la nostra “democrazia”; ho detto loro che è proprio mostrando la pochezza e la autoreferenzialità di questa leadership con il non partecipare al voto che si forniscono elementi utili per superarla; e non possono chiedere, a chi ha più e più volte sanzionato la partecipazione di elementi “anomali” (non elettori o elettori strumentali del PD) alle Primarie delle due tornate a questa precedenti, di recarsi ai Circoli per partecipare e, pur non sentendosi più “elettore” nemmeno potenziale di quel Partito, dichiararne, sottoscrivendola, l’adesione.
C’è pura follia a chiederlo e scarso rispetto a pensarlo.
Tra le altre cose in questo giochino nemmeno tanto intelligente dell’uno contro tutti, sarebbe logico che gli sconfitti facessero come al tempo dei tiranni greci, allorchè si votava e gli sconfitti erano ostracizzati: non di certo passati per le armi (in quella modalità cruenta del “non fare prigionieri”!) ma costretti all’esilio. Lo fecero anche illustri nostri contemporanei non politici come James Joyce o poeti come Pablo Neruda: non mi paragono di certo a questi, anche se avverto la sindrome dell’esiliato, di colui che appartiene ad un territorio neutro. Non suggerisco nulla di preciso, se non di utilizzare la coerenza: come si fa a dire tutto il peggio sulla gestione del Partito da parte di Renzi (lui fa così, io farei….) e rimanere poi al suo interno?
La Sinistra ha bisogno di chiarezza, di autonomia, di schiettezza: c’è spazio di manovra, il lavoro non manca.

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PERCHE’ (ancora) NO! Lettera all’amico Fabrizio (Fabrix)

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PERCHE’ (ancora) NO!
Lettera all’amico Fabrizio (Fabrix)

Carissimo
ho avuto la sensazione di non avere spiegato a fondo le motivazioni per cui “non posso” essere parte di un Gruppo che si richiama in modo espresso e diretto al Partito Democratico.

Innanzitutto non ritengo da tempo ormai e l’ho espresso in tantissime occasioni che quel Partito che ho contribuito a fondare esista più. A mio parere, quella che è adesso quella forma che ci si ostina a chiamare PD è soltanto un pallido ectoplasma proiettato su un telone ammuffito.

In seconda battuta non intendo compromettermi ad alcun titolo con soluzioni atte a mantenere un eventuale piede sinistro in un Partito che, per “coinvolgere” parti della società che ancora sono disposte a credere che “Cristo sia morto di sonno”, si inventano una “foglia di fico” che nasconda le aberrazioni di Centrodestra dell’attuale (ma anche del futuro) PD a guida renziana con la candidatura di Orlando. Ci sono ancora verosimilmente dei creduloni che possano accettare tali condizioni, pur di mantenere in piedi la baracca. Addurre a giustificazione di tali scelte a livello locale il fatto che ci si debba occupare del territorio è segno di profonda debolezza; per far questo basterebbe un Comitato, e ce ne sono stati e ce ne possono essere a iosa. Non è necessario un Circolo di Partito.

Peraltro nel cancellarmi da quel Gruppo che fa riferimento ad un Partito che NON voterò, verso il quale ho espresso una profonda disistima, non ho inteso – e questo lo sottolineo – sottrarmi, rifiutarmi in relazione al mio impegno civile. L’ho dimostrato ed evidenziato in più occasioni: me ne darai atto, non potrai negarlo!
Auguro un buon lavoro a te ed a quelle persone che ancora riescono a credere che, in buona fede, si possa riportare il Partito Democratico nell’ambito delle politiche del centroSinistra.

Ho molti dubbi a proposito e credo che dovremo avere nuove occasioni di confronti elettorali significativi come quello del 4 dicembre 2016 per far comprendere a quanti ancora oggi si ostinano a sostenere il PdR che si possa davvero cambiare. Solo attraverso il voto sapremo: oggi i sondaggi ci dicono che il PdR non è il primo Partito (la colpa ovviamente è di coloro che ne sono usciti, MAI di coloro che ancora sostengono aberrazioni destrorse in un corpo che dovrebbe rappresentare la Sinistra nel centro!). Hai riflettuto, ad esempio, su quel che è avvenuto a Roma? Il disastro della Giunta Raggi è responsabilità del PD e di Renzi; in quella città avevamo un Sindaco che aveva (ed ha) una valenza internazionale ed anche se aveva commesso degli errori non erano molto diversi da quelli che aveva commesso a Firenze un altro Sindaco. Si è voluto metterlo in difficoltà artatamente; non si sono voluti attaccare i veri “poteri forti” malavitosi che pure hanno avuto un ruolo ed una funzione nel PD della Capitale (tanto che i “buoni” Orfini e Barca avevano avuto il loro da fare per “ripulire” il Partito, con scarsi veri risultati finali) ma si è giubilato Marino con un atto inedito davanti ad un Notaio.

Bel risultato! Questo è il PD a cui tu credi? Accomodati.

Te lo dico da “vero amico”! A Prato poi la scelta che ho fatto – io ed altri (ma, lo sottolineo, la maggioranza del Circolo con i criteri statutari “interni” che ci eravamo dati) – è stata più volte suffragata da atteggiamenti di compromissione con parti di Destra della nostra città e di sottomissione ai “diktat” di Firenze e della Regione Toscana.

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RITORNO A CASA – extra

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RITORNO A CASA – extra

Il viaggio è stato da parte mia dedicato al silenzio ed all’ascolto per circa 4/5 di esso; solo dopo Formia con relativa quiete ho parlato con i miei compagni occasionali di viaggio, o meglio quelli che erano rimasti e non per mia scelta ma per caso: gli altri erano usciti anticipatamente per scendere ad Aversa. Due parole lungo tutto il viaggio in Intercity, però, le avevo dette: “Orvieto” e “Latina” per indicare ai presenti, ignari ed inconsapevoli viaggiatori distratti, dove eravamo. “Viaggiatori” autoctoni meridionali che vivono senza meritarne il pedaggio…………….per oggi è così!

LA SINISTRA VERSO SAN PAOLO – cosa penso!

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LA SINISTRA VERSO SAN PAOLO – cosa penso!

Più di qualcuno, a me sembra, si interroga su quali siano i pensieri che mi frullano per la testa in relazione a quanto da me sarà espresso nel corso della riunione della SINISTRA giovedì prossimo al Circolo San Paolo di via Cilea.
Anche in occasione di un precedente incontro (un paio d’anni fa, se la memoria non mi condiziona negativamente) il mio fu un “silenzio” critico. Ebbi però modo di esprimere le mie perplessità di fronte ad un comportamento attendista ed ambiguo di una parte che mi appare (ma sarei assai felice di una smentita in tal senso) ancor oggi predominare in quel variegato “rassemblement” che è la “cosidicasi” SINISTRA.
Ed è così che si perde del tempo prezioso. Comprendetemi, sono anche un “costruttore” di parole scritte, mi dilungo in questa attività utilizzando questo Blog o scrivendo su social come Facebook. Ma – come tante/i altre/i non ho molto più tempo per dedicarmici avendo di fronte prospettive di anni: i miei futuri sono mesi e giorni, giorni e mesi, non anni o decenni, ed è una profezia lapalissiana, incontrovertibile.
Non ho più il tempo di giocare e non è neanche più il tempo di traccheggiare con le tattiche: occorrono scelte strategiche chiare e nette. Poche parole ma che vadano al cuore dei veri problemi del Paese ed enucleino i principali obiettivi da raggiungere, proponendone i percorsi.
Se l’impegno della SINISTRA si sostanziasse nella ricerca di una possibile alleanza con quello che fu il Partito principale della Sinistra, considererei “inutile” il mio “impegno”. Sono invece convinto che il popolo italiano abbia bisogno di avere un interlocutore credibile della SINISTRA, che potrebbe essere FORTE se caratterizzato da PROPOSTE concrete e non pasticciate da compromessi atti ad ottenere solo vantaggi poco più che personali. Personalmente non avrei bisogno di utilizzare tali “scenari”, non avrei certamente bisogno di avvalermi di nuovi “accordi” esterni, visto che da parte del Partito Democratico di San Paolo le porte sono state sempre aperte e l’attuale Coordinatore ha sempre voluto – e di questo lo ringrazio profondamente – conoscere i miei pareri.
Dunque, come è ben chiaro, anche se le “parole” sono già troppe, per me esiste una profonda e netta “pregiudiziale”: se si profilasse anche solo nel sentore una strada che va verso un accordo con quella parte della politica “nostrana” dalla quale sono uscito, non rimarrei un solo attimo a discutere del futuro immediato di questo raggruppamento, considerando tale impegno una vera e propria perdita di tempo.
Se la SINISTRA conta poco è proprio per questo motivo: alcuni dei suoi adepti si lasciano attrarre dalla “sirena” del Potere, molto spesso quello piccolo piccolo locale. In questo modo si tradisce la buona fede di tante/i tra coloro che partecipano all’elaborazione di progettualità democratiche e progressiste.
La SINISTRA nel corso degli anni molto spesso ha tradito le attese concrete di tanta parte del popolo italiano. Ci si corrompe di fronte al Potere (lo ripeto, soprattutto quello piccolo piccolo del sottopotere locale) e si spinge l’elettorato a scegliere forme di populismo che si avvalgono di parole d’ordine ambivalenti.
Le piattaforme sono utili e necessarie e personalmente intendo partecipare alla loro costruzione; ma le trovo “inutili” e dannose se afferenti a progettualità ambigue riguardo ai loro esiti.

GIF con coniglio Alice

LIBERO/A PARTE 1 – 2 – 3

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LIBERO/A parte 1

Isabella quella mattina aveva chiesto a Giovanni, suo marito, di accompagnarla in uno dei discount più variamente forniti della città e fra i più economici. Giovanni aveva brontolato perché era intento a seguire i suoi traffici sul computer: digitava e bazzicava siti non proprio adatti alla sua età che ormai aveva superato di un trentennio i primi “anta”. Ciononostante – come di solito faceva pur con riprovevoli ritardi – annuì e si preparò rapidamente ad accompagnare la moglie.

“Scendo in garage a prendere l’auto” le disse e si avviò. Durante il tragitto per il discount Giovanni non mancò di osservare con attenzione tutte le donne, soprattutto le più giovani, che incrociava. Le loro forme lo attraevano naturalmente anche se il suo era un semplice riflesso condizionato, antropologicamente consolidato. Nulla di più. Un’attrazione mentale. Isabella lo capiva ma da tempo non avvertiva gelosia per questa patente predilezione del marito. Anzi lo osservava con una certa pena, anche perché da parte sua da tempo ormai non coltivava rapporti che non fossero di consolidata convivenza, e diversamente da Giovanni aveva una predilezione per la libertà incondizionata, meditando di ritornare da sola nella casa di sua madre.

Giovanni bofonchiò scendendo dall’auto: “Ti aspetto qua…”, non amava quei luoghi ricolmi di oggettini di bassa qualità, cineserie e chincaglierie di dubbio gusto e preferiva astenersi dallo sgomitare in corridoi angusti e di dover seguire i percorsi tortuosi alla ricerca di questo o quel prodotto. “Anzi, ne approfitto e mi fermo a fumare una sigaretta qua fuori….Fai con calma: la giornata è bella e si sta bene a girellare. Se non mi vedi, puoi anche cercarmi al cellulare: ce l’hai il tuo? E’ carico?”.
Isabella annuì senza entusiasmo e si avviò verso l’ingresso del negozio.

Giovanni si accese la sua Multifilter Philip Morris Slim Blu e continuò sul suo cellulare il lavoro che aveva abbandonato poco prima a casa………

2.
Non aveva colto l’alternativa di quella elettronica, rimanendo affezionato al profumo aromatico delle antiche sigarette: fino a venti anni prima aveva preferito le Pall Mall il c ui aroma lo attraeva non appena scioglieva la striscia di plastica che avvolgeva la confezione.
Nel mentre si andava accendendo la sua sigaretta, aveva osservato di sottecchi Isabella che si avviava verso l’ingresso del discount, una porticina molto piccola rispetto all’enormità degli spazi interni. La osservò attentamente mentre in modo automatico e a tutta evidenza pratico accendeva e aspirava la prima boccata di fumo, divertendosi come un bambino a riprodurlo in graziose volute. La osservò e notò le sue forme ancora piacevoli nonostante gli “anta” di poco inferiori ai suoi: Isabella aveva mantenuto un fisico asciutto e quella mattina indossava un abitino che, sebbene “vintage”, la rendeva attraente. Per un attimo Giovanni si sentì Bogart così come lo aveva apprezzato nei suoi film, come “Casablanca”, ed immaginò che la sua donna fosse come la Bergman e così mentre ancora guardava Isabella provava a tenere la sua sigaretta a destra un po’ penzolante. Isabella poi – guarda la coincidenza – aveva scelto quella mattina di coprirsi il capo proprio con un cappellino grigio a larghe tese, che aveva recuperato in uno dei mercatini dell’usato nei quali si serviva ed ai quali spesso portava in beneficenza alcuni vecchi abiti dismessi ma in ottime condizioni: quel cappellino tra l’altro ricordava quello della grande attrice svedese nello stesso film.
Giovanni si immerse poi in quella ricerca di alternative mentali che lo aveva impegnato quella mattina al suo computer di casa. Aveva un cellulare che gli permetteva accessi incondizionati alla rete e ne approfittava. E così appoggiato alla sua Nissan GTR 35 cominciò a smanettare, spippolare ma non ne ebbe modo perchè i suoi occhi furono attratti da una donna “in carne ed ossa” che indossava un abitino del tutto simile a quello di Isabella con un cappellino a larghe tese grigio identico ed un paio di occhialoni da sole che gli ricordavano quelli della Audrey Hepburn di “Colazione da Tiffany”. Notò subito dopo che si rivolse ad un giovane ivoriano forse o senegalese che là fuori vendeva oggetti di uso comune a poco prezzo e questo le portarono un grazioso cane maltese, bianco, al guinzaglio. Lei lo ringraziò con una mancia, prese il guinzaglio e si avviò con alcuni pacchettini verso il parcheggio laterale, non quello dove era Giovanni – che intanto la osservava con grande attenzione, distraendosi dall’impegno avviato.

3.

E sì, si distrasse proprio Giovanni!
Perché, ve la ricordate Malèna, la Monica Bellucci quando ‘ntrocoliandosi sul lungo mare e sul corso del paesello faceva girare gli occhi a tutti gli uomini? Non era proprio la stessa cosa ma poco poco ci mancava. Fatto sta che gli occhi di Giovanni si distrassero ed anche i suoi impegni furono distolti, non solo quelli contingenti dei suoi giochini erotici ma anche quelli connessi al suo legame con Isabella. In verità, uno degli aspetti che aveva attratto Giovanni era una certa somiglianza con la moglie: quella donna possedeva una silhouette abbastanza simile a quella di Isabella quando l’aveva conosciuta. Ora qualcosa si poteva intravedere nella sua indole civettuola di portare graziosi cappellini ma non vestiva più in modo attillato: l’età non glielo consentiva dal punto di vista della sua dignità. E così Giovanni guardando quella donna, decisamente più giovane e chiaramente più attraente della sua compagna, aveva per un attimo fatto andare la mente a rincorrere i ricordi di giovinezza e si era messo a seguirla prima con gli occhi e poi con le gambe.
La signora era appena arrivata davanti alla sua Mini Countryman e Giovanni si accorse della sua difficoltà a tenere insieme il guinzaglio ed i pacchetti, tanto che alla ricerca della chiave per aprire il portabagagli fece cascare ogni cosa a terra e perse anche il controllo del suo cagnolino maltese. Aria matura, eleganza e cortesia non mancavano a Giovanni che in un baleno fu a soccorrere la donna: innanzitutto le recuperò il guinzaglio e poi si chinò a raccattare un paio di pacchetti, mostrando a dispetto dell’età anche una discreta capacità atletica……

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ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI DI SINISTRA) – parte 3

Come ti vorrei

ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI DI SINISTRA) – parte 3

Abbiamo dunque argomentato che “i giovani facciano i giovani” intendendo che essi mantengano la freschezza e l’entusiasmo, la passione e l’intraprendenza che sono caratteristiche dell’età giovanile. E lo scrivo ancora una volta con spirito critico nei confronti di coloro che furono punto di riferimento della mia militanza politica “giovanile” (lo ricordo perfettamente come fosse oggi: andai in Sezione a Pozzuoli e chiesi di tesserarmi; trovai un ambiente energicamente positivo, con gente indaffarata che era attenta alle nuove adesioni). Sottolineo questo aspetto in modo “critico” avendo avuto contrarie esperienze relative alle nuove “leve” del PD; alcuni allievi della mia scuola mi mettevano a parte del loro “sconcerto” allorquando baldanzosi e speranzosi di potersi impegnare bussavano alla porta del Partito “giovanile” trovando apatia, insofferenza, menefreghismo, sciatteria tra i bivaccanti in ambienti fumosi e carichi di giochini elettronici ed a quel punto facevano finta di niente: “Scusate, ho sbagliato! scusate!” E si allontanavano, semmai, trovando spazio per le loro energie dietro altre “porte” maggiormente ricettive. Non c’è molto da scandalizzarsi! I giovani molto spesso (e meno male) hanno bisogno di “ideali” e sono attratti da chi quegli ideali li fa crescere, maturare,
E’ un paradosso, certo. Lo è. Ma è anche la realtà. Amante del paradosso quale io sono e non temendo – per chiara consuetudine – di essere considerato “destrorso” mi viene da dire che sono parimenti (ed a volte più) rispettabili quei giovani che si “impegnano” in Politica all’interno di contenitori a noi avversi, lontanissimi dalle nostre sensibilità sociali, ma con la consapevolezza di non poter raggiungere nè poltrone nè strapuntini comunque comodi, che sono invece tante volte gli obiettivi di quegli altri “giovanotti”. Ricordo quel che disse un carissimo ragazzo circa venti anni fa, all’approssimarsi delle elezioni comunali: “Sono iscritto da dieci anni: mi toccherà qualcosa?”. Questa è la “passione” di alcuni giovani rampolli della sedicente Sinistra. Ecco: non la voglio così, la Sinistra: a prescindere dai “bollini” accumulati deve valere il vero “merito”! Ma questo ovviamente accade soprattutto quando vi è l’opportunità di “andare a governare”! Non più tardi di tre anni fa la corsa alle poltrone nelle comunali ha visto vincitori e vinti e tra questi ultimi anche qualcuno che faceva parte della Segreteria: niente “poltrona” niente “impegno a bischero”! Questo sarà stato il ragionamento che ha spinto qualcuno a disertare.
Quel che ho detto – lo ripeto – è paradossale ma lo ritengo comunque illuminante e significativo di ciò che per me non deve essere la SINISTRA e nel contempo di ciò che DEVE ESSERE LA SINISTRA.

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…parte 3…..

UNA LETTERA DAL CARCERE DI ANTONIO GRAMSCI

UNA LETTERA DAL CARCERE DI ANTONIO GRAMSCI

Antonio Gramsci

Lettere dal carcere

6 marzo 1933 *

Carissima Tania,

ho ancora vivo il ricordo (ciò non sempre mi capita piú in questi ultimi tempi) di un paragone che ti ho fatto nel colloquio di domenica per spiegarti ciò che avviene in me. Voglio riprenderlo per trarne alcune conclusioni pratiche che mi interessano.

Ti ho detto su per giù cosí: – immagina un naufragio e che un certo numero di persone si rifugino in una scialuppa per salvarsi senza sapere dove, quando e dopo quali peripezie effettivamente si salveranno. Prima del naufragio, come è naturale, nessuno dei futuri naufraghi pensava di diventare… naufrago e quindi tanto meno pensava di essere condotto a commettere gli atti che dei naufraghi, in certe condizioni, possono commettere, per esempio, l’atto di diventare… antropofaghi.

Ognuno di costoro, se interrogato a freddo cosa avrebbe fatto nell’alternativa di morire o di diventare cannibale, avrebbe risposto, con la massima buona fede, che, data l’alternativa, avrebbe scelto certamente di morire. Avviene il naufragio, il rifugio nella scialuppa ecc. Dopo qualche giorno, essendo mancati i viveri, l’idea del cannibalismo si presenta in una luce diversa, finché a un certo punto, di quelle persone date, un certo numero diviene davvero cannibale.

Ma in realtà si tratta delle stesse persone? Tra i due momenti, quello in cui l’alternativa si presentava come una pura ipotesi teorica e quella in cui l’alternativa si presenta in tutta la forza dell’immediata necessità, è avvenuto un processo di trasformazione «molecolare» per quanto rapido, nel quale le persone di prima non sono piú le persone di poi e non si può dire, altro che dal punto di vista dello stato civile e della legge (che sono, d’altronde, punti di vista rispettabili e che hanno la loro importanza) che si tratti delle stesse persone.

Ebbene, come ti ho detto, un simile mutamento sta avvenendo in me (cannibalismo a parte). Il piú grave è che in questi casi la personalità si sdoppia: una parte osserva il processo, l’altra parte lo subisce, ma la parte osservatrice (finché questa parte esiste significa che c’è un autocontrollo e la possibilità di riprendersi) sente la precarietà della propria posizione, cioè prevede che giungerà un punto in cui la sua funzione sparirà, cioè non ci sarà piú autocontrollo, ma l’intera personalità sarà inghiottita da un nuovo «individuo» con impulsi, iniziative, modi di pensare diversi da quelli precedenti.

Ebbene, io mi trovo in questa situazione. Non so cosa potrà rimanere di me dopo la fine del processo di mutazione che sento in via di sviluppo […].

BUON ANNO NUOVO 2017

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BUON ANNO NUOVO 2017

Vi riporto tre articoli del mio Blog relativi ai primi tre mesi del 2016

Il primo dedicato a Franco Casaglieri

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GENNAIO 2016
http://www.maddaluno.eu/?p=4009

Il secondo dedicato al Centro storico di Prato

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FEBBRAIO 2016
http://www.maddaluno.eu/?p=4050

Il terzo dedicato a mio padre

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MARZO 2016
http://www.maddaluno.eu/?p=4127

IO VOTO NO – Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

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Chi piega la Carta alla lotta politica

Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

Caro Eugenio Scalfari, ieri mi hai chiamato in causa due volte a proposito del mio orientamento pro-No sul referendum prossimo venturo e, la seconda volta, invitandomi a ripensarci e a passare dalla parte del Sì. La “pessima compagnia”, in cui tu dici ch’io mi trovo, dovrebbe indurmi a farlo, anche se, aggiungi, sai che non lo farò. Non dici: “non so se lo farà”, ma “so che non lo farà”, con il che sottintendi di avere a che fare con uno dalla dura cervice.

I discorsi “sul merito” della riforma, negli ultimi giorni, hanno lasciato il posto a quelli sulla “pessima compagnia”. Il merito della riforma, anche a molti di coloro che diconono di votare Sì, ultimo Romano Prodi, appare alquanto disgustoso. Sarebbero piuttosto i cattivi compagni l’argomento principale, argomento che ciascuno dei due fronti ritiene di avere buoni motivi per ritorcere contro l’altro.

Un topos machiavellico è che in politica il fine giustifica i mezzi, cioè che per un buon proposito si può stare anche dalla stessa parte del diavolo. Non è questo. Quel che a me pare è che l’argomento della cattiva compagnia avrebbe valore solo se si credesse che i due schieramenti referendari debbano essere la prefigurazione d’una futura formula di governo del nostro Paese. Non è così. La Costituzione è una cosa, la politica d’ogni giorno un’altra. Si può concordare costituzionalmente e poi confliggere politicamente. Se un larghissimo schieramento di forze politiche eterogenee concorda sulla Costituzione, come avvenne nel ’46-’47, è buona cosa. La lotta politica, poi, è altra cosa e la Costituzione così largamente condivisa alla sua origine valse ad addomesticarla, cioè per l’appunto a costituzionalizzarla. In breve: l’argomento delle cattive compagnie, quale che sia la parte che lo usa, si basa sull’equivoco di confondere la Costituzione con la politica d’ogni giorno.

Vengo, caro Scalfari, a quella che tu vedi come un’ostinazione. Mi aiuta il riferimento che tu stesso fai a Ventotene e al suo “Manifesto”, così spesso celebrati a parole e perfino strumentalizzati, come in quella recente grottesca rappresentazione dei tre capi di governo sulla tolda della nave da guerra al largo dell’isola che si scambiano vuote parole e inutili abbracci, lo scorso 22 agosto. C’è nella nostra Costituzione, nella sua prima parte che tutti omaggiano e dicono di non voler toccare, un articolo che, forse, tra tutti è il più ignorato ed è uno dei più importanti, l’articolo 11. Dice che l’Italia consente limitazioni alla propria sovranità quando – solo quando – siano necessarie ad assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni. Lo spirito di Ventotene soffia in queste parole. Guardiamo che cosa è successo. Ci pare che pace e giustizia siano i caratteri del nostro tempo? Io vedo il contrario. Per promuovere l’una e l’altra occorre la politica, e a me pare di vedere che la rete dei condizionamenti in cui anche l’Italia è caduta impedisce proprio questo, a vantaggio d’interessi finanziario-speculativi che tutto hanno in mente, meno che la pace e la giustizia. Guardo certi sostegni alla riforma che provengono da soggetti che non sanno nemmeno che cosa sia il bicameralismo perfetto, il senato delle autonomie, la legislazione a data certa, ecc. eppure si sbracciano a favore della “stabilità”. Che cosa significhi stabilità, lo vediamo tutti i giorni: perdurante conformità alle loro aspettative, a pena delle “destabilizzazioni” – chiamiamoli ricatti – che proprio da loro provengono.

Proprio questo è il punto essenziale, al di là del pessimo tessuto normativo che ci viene proposto che, per me, sarebbe di per sé più che sufficiente per votare No. La posta in gioco è grande, molto più grande dei 47 articoli da modificare, e ciò spiega l’enorme, altrimenti sproporzionato spiegamento propagandistico messo in campo da mesi da parte dei fautori del Sì. L’alternativa, per me, è tra subire un’imposizione e un’espropriazione di sovranità a favore d’un governo che ne uscirebbe come il pulcino sotto le ali della chioccia, e affermare l’autonomia del nostro Paese, non per contestare l’apertura all’Europa e alle altre forme di cooperazione internazionale, ma al contrario per ricominciare con le nostre forze, secondo lo spirito della Costituzione. Si dirà: ma ciò esigerebbe una politica conforme e la politica ha bisogno di forze politiche. E dove sono? Sono da costruire, lo ammetto. Ma il No al referendum aprirà una sfida e in ogni sfida c’è un rischio; ma il Sì non l’aprirà nemmeno. Consoliderà soltanto uno stato di subalternità.

Questa, in sintesi, è la ragione per cui io preferisco il No al Sì e perché considero il No innovativo e il Sì conservativo.

Ti ringrazio dell’attenzione. A cose fatte avremo tempo e modo di ritornare su questi temi con lo spirito e lo spazio necessari.

Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

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