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VERSO IL REFERENDUM

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VERSO IL REFERENDUM

Lo so molto bene che sulla questione “sì o NO al referendum di autunno” non sarà facile interloquire tra fans dell’una e dell’altra posizione.


Chi è per il “sì” appoggia la sua scelta sulla necessità di velocizzare i processi legislativi superando il bicameralismo “perfetto” e porta a sostegno il dibattito più che cinquantennale di illustri politici e giuristi, aggiungendo che così facendo si procederebbe anche ad un sostanzioso risparmio delle spese della Politica.

Chi è per il “NO” rileva che, con le proposte avanzate dal Parlamento ma contrassegnate da una firma ben precisa e riferibile al Governo e segnatamente al suo Capo, non si velocizzi affatto il procedimento legislativo, non si risparmi come si dovrebbe sulle spese della Politica e non si rivitalizzi il processo di partecipazione democratica arrivando addirittura ad avere un Parlamento di “nominati” apparentemente eletti.

Ora, l’una e l’altra posizione appaiono accecate da un odio reciproco, dovuto essenzialmente alla figura del leader che questo “scontro” ha voluto e vuole riproporre. Ed è dunque inevitabile che su questo personaggio ci si confronterà più che sul merito della proposta. Ed è logico che in particolare dall’interno del PD verranno gli scontri più cruenti sul piano politico, per cui la domanda che ha rivolto Bersani alla maggioranza non è affatto peregrina: un Partito già squassato, nel quale vi è una maggioranza – molti lo pensano pochi lo dicono – sempre più “liquida” (composta da pochi fedelissimi, tra i quali però qualche Bruto pure ci sara, ma da moltissimi tra quelli che hanno usufruito dell’ascesa renziana per sistemarsi, ma che saranno ben pronti a saltare su altri carri laddove questi si palesassero), non ha affatto bisogno di altre scaramucce, guerriglie e battaglie. Forse occorrerebbe da una parte tollerare il dissenso, senza minacciare sfracelli e vendette, e dall’altra evitare una personalizzazione che non si comprende del tutto e che porterebbe, a valle di un confronto democratico di altissimo valore, ad una dissoluzione pericolosa la cui responsabilità tuttavia sarebbe accreditata proprio a chi questo scontro ha creato.
D’altronde anche la vicenda BREXIT, valutate le differenze, sta ad insegnarlo.

Ritorno alla proposta del NO, rilevando che chi – come me – la sostiene, considera la proposta irricevibile in quanto non corrisponde per niente a quanto sia effettivamente necessario al nostro Paese. Penso ad un Parlamento eletto democraticamente che svolga attività a sostegno delle esigenze dei cittadini italiani “tutti”, monocamerale con un controllo costante da parte di una Corte costituzionale svecchiata ed eletta che possa contenere rappresentanti “regionali” e che abbia il compito di indirizzare l’azione legislativa. Penso anche ad una riduzione ed una revisione significativa dei benefici economici e pensionistici per coloro che si occupano di Politica con un limite “per tutti” della permanenza in quella attività e modalità di accesso che facciano abbandonare l’idea che far Politica possa rendere dal punto di vista economico.
Coloro che – difendendo la scelta attuale della Riforma – agitano spettri di disastri ed ingovernabilità laddove questa non passasse al vaglio “democratico” stiano tranquilli: avremo semplicemente scampato il pericolo di trovarci di fronte ad una Costituzione che interpreta la “governabilità” come possesso assoluto del Potere per riuscire a realizzare scelte che non rispondono alle necessità della gente ma soddisfano i desideri della parte più ricca del nostro Paese, soprattutto gli imprenditori che si stanno molto impegnando a sostegno del “sì”.

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reloaded FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO

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FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO – tra il SI ed il NO al referendum di tardo autunno

1. Non è la migliore in assoluto ma è la migliore possibile
2. Non mi piace ma la voto
3. Sì, è davvero un testo “confuso” ma…meglio di niente

E, allora, invece di votare SI con un atto di fede, proviamo davvero ad entrare nel “merito”!

La proposta di modifica non abolisce affatto il SENATO che – leggete l’art.70 – ha legittimità ad occuparsi di discutere ed approvare moltissime proposte di legge con tempi contingentati “sulla carta” (diranno che i tempi però sono indicati espressamente, ma tutti sanno in quale modo la CARTA è stata rispettata ed applicata finora), con l’aggravio però che i Senatori saranno “scelti” non dai cittadini ma dalla “casta” politica intesa nella sua complessità e non avranno soltanto l’incarico senatoriale ma anche quello che proviene dalle rispettive origini (Consiglieri regionali e Sindaci). Insomma un “guazzabuglio” che non risolve il problema della lunghezza dei procedimenti legislativi e rischia ancor più di allungarne gli esiti creando fratture ancor più velenose (Camera e Senato potrebbero avere – ma quasi certamente avranno – maggioranze diverse).

I costi di questa operazione non saranno ridotti in modo significativo, permanendo intatta la struttura del Senato e considerando le spese di permanenza dei “nuovi Senatori” nella sede romana.

Chi è critico nei confronti della proposta di modifica e continua a dire che la sosterrà, aggiungendo che “poi” la si potrà modificare “mente quasi certamente sapendo di mentire” è un mistificatore dilettante o di professione. Ricordo a tutti i convinti assertori del SI che – vincesse la loro proposta – a prescindere dalle critiche che anche loro hanno tenuamente avanzato – dovrebbero farsi promotori delle “modifiche” ulteriori. Ma su questo non voglio contare, perché è impossibile che lo facciano. I “vincitori” canterebbero vittoria ed andrebbero avanti convinti delle loro ragioni. Questa è una delle modalità della vecchia Politica che finirebbero per ben rappresentare.

Aggiungo che – in uno dei post dei mesi scorsi – ho detto (e qui lo confermo) – che il Governo non avrebbe dovuto dimettersi se vince il NO, ma procedere per attuare il giudizio del popolo, che non è stato preascoltato, e che avrà valore doppio proprio per questa sciatteria intrisa di presunzione e di arroganza. Anzi, per questo motivo, sarebbe atto apprezzabile che il Governo si dimettesse se vince il SI, per segnare un “punto e a capo” così come pomposamente vorrebbe essere la nuova idea di Carta costituzionale.

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Tentativi di EUGENETICA CONTEMPORANEA – alcuni casi

Tentativi di EUGENETICA CONTEMPORANEA – alcuni casi

Negli ultimi mesi ho avuto esperienze dirette della “malasanità” di questo Governo, supportata anche dalla “malasanità” della Regione Toscana; spesso, quando non si hanno esperienze dirette non se ne comprende pienamente la gravità; e vi sono episodi aberranti – molto vicini a forme di eugenetica “moderna” – passiva o attiva essa sia – come quello del richiedere a persone bisognose di cure e con pensioni minime dopo il compimento dei 70 anni il pagamento di ticket (10 euro) “onerosi” per loro per cure di prevenzione primaria. Ed a proposito di “pensioni” cosa dire del prolungamento “necessitato” da varie questioni dell’attività lavorativa tale da ridurre progressivamente il periodo usufruibile della “quiescenza” (requiescat in pace)?
Non solo, ma che dire del lesinare “esenzioni” anche a chi ne ha diritto giustificandole con una nuova severità “punitiva” verso coloro che – pur non avendone diritto – attraverso canali clientelari continuano ad ottenerne (falsi ciechi, falsi handicap che consentono anche di usufruire di diritti immeritati).
E’ mai possibile che il risultato peraltro “positivo (in terminologia medica significa “negativo”!)” di una mammografia fatta il 15 febbraio 2016 sia stato comunicato a fine giugno? La persona di cui parlo si è rivolta allo IEO di Milano, disconoscendo la validità della Sanità toscana. Penso abbia fatto molto ma molto bene!

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E non è stato solo un caso! Me ne sono stati segnalati altri…..
Presto partirà una denuncia circostanziata per richiedere i danni!

reloaded UNA PROFONDA VERITA’ perché voterò NO al referendum

reloaded UNA PROFONDA VERITA’ perché voterò NO al referendum

UNA PROFONDA VERITA’

SE E’ VERO – COME E’ VERO – CHE LA PRIMA PARTE DELLA COSTITUZIONE (QUELLA INTOCCABILE – e vorremmo vedere!) NON E’ MAI STATA APPLICATA O – TUTT’AL PIU’ – E’ STATA PIEGATA AGLI INTERESSI PARTICOLARI DELLE CLASSI DIRIGENTI – CHE FIDUCIA PUO’ AVERE IL POPOLO ITALIANO CHE LE NUOVE REGOLE PROPOSTE CON IL REFERENDUM AUTUNNALE (per il quale il Governo chiede di votare SI, considerandole essenziali per il suo personale concetto di “Democrazia”) POSSANO DAVVERO ESSERE APPLICATE?

LE PROPOSTE REFERENDARIE CHE CI VENGONO SOTTOPOSTE ABBASSANO ULTERIORMENTE E MORTIFICANO IL LIVELLO DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA

Io non rispondo – risponda il POPOLO

VOTATE NO

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VERSO IL REFERENDUM AUTUNNALE – VOTA “NO” – Un ennesimo “ricatto morale”

VERSO IL REFERENDUM AUTUNNALE – VOTA “NO”

Un ennesimo “ricatto morale”

Utilizzo la “sintesi” per aprire una discussione: mentre si va verso il Referendum di autunno i proponenti del SI accusano una parte dei fautori del NO che appartengono a quelli che considerano della loro stessa area (Sinistra o Centrosinistra) di volersi “apparentare” alla Destra di FI e ai “demagoghi” del M5S. Sono “patetici” ed “ipocriti” oltre che “ricattatori morali”: non si scandalizzavano affatto quando stringevano accordi con Berlusconi nel cosiddetto “Patto del Nazareno” e non si scandalizzano troppo di avere dalla loro parte Denis Verdini; e non si scandalizzerebbero affatto se una parte della Destra o del M5S votasse SI: lo considererebbero del tutto “normale”.

La maggioranza del Partito Democratico sta imponendo sui suoi un ennesimo ricatto morale attraverso una proposta di riforma costituzionale che limita in modo irreparabile l’esercizio della Democrazia. Sento già le voci delle “comari” gracchianti sottolineare la presunta eresia da me profferita, ma è del tutto evidente che l’attuale legislatura “renziana” sia stata contrassegnata da un’assenza progressiva di “partecipazione diffusa” come sarebbe stato naturale attraverso gli organismi territoriali fino a pochi anni fa, tanto è che i dati numerici degli aderenti al PD sono in calo progressivo.
Devo tuttavia aggiungere che non mi fido dei miei attuali “compagni di viaggio” (la Destra ed il M5S) di cui non riesco ancora ad intravedere un vero e proprio impegno nei diversi Comitati per il NO.

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GIL O DELL’AMORE E PASSIONE – parte 5

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GIL O DELL’AMORE E PASSIONE – parte 5

Lisa era una ragazzina minuta che dimostrava meno dei suoi diciotto anni; si entusiasmava raramente ma quando ciò accadeva era un vero e proprio “innamoramento” che si esplicitava in una “tempesta” che coinvolgeva tutti. …e l’incontro di quella mattina l’aveva fatta scatenare già all’uscita da scuola, parlandone con Leo e con Bruno, i suoi amici più cari, maschi, perché lei odiava con profonda eleganza ma con estrema chiarezza la maggior parte delle sue compagne di classe, che chiamava semplicemente “oche giulive”… ed a loro aveva espresso, tornando verso casa, con entusiasmo e passione insolita il suo giudizio su quel giovane docente che si era affacciato nella loro classe. Giudizio condiviso ma con moderazione dai suoi due amici, che sorrisero increduli ammiccando tra loro immaginando che la “piccolina” avesse preso una vera e propria “sbandata”. E forse era proprio così, almeno lo sarebbe apparso a chicchessia.
E quella sera, a cena, con la stessa passione, Lisa rappresentò a sua madre ed alla sua sorellona quel che era accaduto quella mattina a scuola.

Gil d’altra parte aveva seguito gli sguardi attenti e curiosi di quei ragazzi e non gli erano sfuggite le dinamiche della classe attraverso gli sguardi ed i conflitti non evidenti ai più, soprattutto quelli di genere ed in particolare le competizioni femminili. Anche a lui non erano peraltro piaciute alcune delle ragazze che erano apparse più interessate a rappresentarsi per valorizzarsi fisicamente piuttosto che coltivare seriamente le proprie curiosità culturali.
“Allora, com’è andata stamattina?” già prima che Gil si avvicinasse al tavolino di uno dei caffé nella piazza più importante della piccola cittadina, Federico, pieno di curiosità, gli andava chiedendo.
E Gil: “Calma, calma, è andata tutto bene….meglio di quanto io stesso credessi e forse anche di quanto tu…” e andò con la memoria ad altri momenti scherzosi che insieme avevano organizzato, come quando Federico lo aveva mandato a casa di un’amica per denunciare una “scappatella” del marito: Gil doveva “interpretare” il fratello della ragazza-amante che, disperata, aveva anche minacciato il suicidio. Ma questa è davvero un’altra storia e “forse” la racconteremo più in là…..

….continua…

reloaded A FUTURA MEMORIA “Non è più come prima. Non si può pensare di fare Politica come qualche anno fa. Tutto è cambiato. Siete vecchi!”

Foto mia

Ce lo siamo sentiti ripetere come un “mantra” e ce lo ripeteranno ancora per sottolineare la distanza dalla realtà di coloro che voteranno NO al referendum – Questo è un articolo di POLITICSBLOG aprile 2014 qui riprodotto

“Non è più come prima. Non si può pensare di fare Politica come qualche anno fa. Tutto è cambiato. Siete vecchi!”

Certamente è così: ad essere “vecchi” tutti si invecchia progressivamente: è nell’ordine delle cose: i capelli bianchi e le rughe si diffondono, il passo ed i riflessi rallentano, la vista e l’udito diminuiscono, le passioni si smorzano; il domani diventa più incerto, il futuro di certo più corto.
In effetti è molto vero che, per i nostri “centri di interesse individuali”, c’è qualcosa che si va inceppando ma in Politica c’è posto per tutti, a patto che essa non sia o divenga la fondamentale o, peggio, unica sola ragione di vita. L’elemento principale è proprio questo: se qualcosa più di altre doveva cambiare per migliorare il rapporto consunto fra Politica e cittadini avrebbe dovuto (dovrebbe, perché c’è ancora tempo – a dispetto di chi parla di “ultime spiagge”, per riparare a questo) essere proprio la rinuncia a considerare la Poltica come un “mestiere” o, sia concesso, una “professione”.
Invece si preferisce ricorrere al “mantra” della “rottamazione” senza essersi assicurati che il veicolo “nuovo” possa funzionare pienamente. E, quindi, al “tutto è cambiato, non lo avete capito” non c’è alternativa che tenga; non c’è alternativa credibile! Perché sui territori al “vecchio” che viene rottamato non c’è sostituzione ed il cittadino comune è esclusivamente in balia dei mass-media sempre più asserviti a centri di Potere e del tam-tam populistico e demagogico di movimenti d’opinione e lobbies eterodirette nonché dalla maggior parte dei mezzi di informazione sempre più asserviti a chi detiene il Potere politico ed economico.
I Circoli d’altra parte non producevano da tempo un’elaborazione politica autonoma degna di questo nome; all’interno di questi, piccoli gruppi, dove esistevano ovviamente, autoreferenziali riuscivano a malapena a promuovere una loro rappresentanza nei diversi organismi territoriali. Nulla è cambiato con gli ultimi eventi che hanno cambiato però la “geografia politica” utilizzando forme strumentali di per sé originali come le Primarie aperte. Al contempo si osservino i dati della partecipazione alle diverse iniziative congressauli, compreso le Primarie “riservate” agli iscritti e si avrà il quadro del declino; del quale però non si vuole rendere pubblico conto fino alla scelta per ora ventilata di annullare per l’anno 2014 qualsiasi forma di tesseramento: nei Circoli infatti accanto alla delusione politica dei militanti storici non si è verificata la fidelizzazione di una nuova leva di militanza politica. Sotto questo aspetto è evidente in modo chiaro lo stato di sofferenza del Partito Democratico e di riflesso il grado elevato di invecchiamento e di stanchezza che pervade i Circoli. Ma il toccasana per superare tutto questo a nostro parere non sono di certo le modalità con cui negli ultimi tempi si è fatto e si fa tuttora Politica. L’esaltazione del web cui pure noi siamo legati non tiene conto che la società italiana per diversissime e molteplici ragioni non è in grado di accedere all’uso sufficientemente utile del web mostrando percentuali elevatissime di analfabetismo totale o parziale sull’uso dei mezzi informatici come strumento di conoscenza e di elaborazione culturale di base. Le “vecchie” modalità di fare Politica attiva sui territori hanno fatto per l’appunto il loro tempo ma possono meglio funzionare nei territori ben circoscritti ed organizzati.
Tuttavia per comodità di coloro che dovrebbero sostituire le “vecchie” guardie si privilegia la postazione “unica” ed agile del computer e del cellulare Android per mezzo dei quali attraverso mailing list e social network raggiungono rapidamente centinaia se non migliaia di interlocutori. In effetti, poiché non vi è la certezza che il tutto funzioni fino a quando poi non si arriverà alla resa dei conti (ad esempio, l’apertura delle urne ed il conteggio dei voti oppure il numero di iscritti al Partito), queste modalità del tutto teoriche servono eslusivamente a mettere in pace la coscienza delle “nuove (e vecchie) leve” politiche ma non garantiscono alcun vantaggio rispetto al lavoro “vecchio” del “porta a porta”, del “confronto diretto” fatto anche di momenti dialettici piuttosto forti.
E’ di certo, quello cui stiamo assistendo negli ultimi tempi uno scontro prevalentemente generazionale. E questo è uno dei grossi limiti che viene edulcorato da messaggi che utilizzano in modo del tutto strumentale il “cambiamento” come rivoluzionario nascondendo gran parte degli obiettivi veri, primo fra tutti la gran voglia di sostituirsi al Potere vigente, scalzando i “vecchi”, a loro volta di certo responsabili di un immobilismo perlomeno trentennale. Si promettono alcune “riforme” spacciandole per significative ed epocali ma nei fatti non si toccano se non in modo parziale i “privilegi” più importanti ed i benefici di un ruolo che dovrebbe essere, come accade nella migliore Europa, esclusivamente “civico”. I cittadini, solo per fare l’ esempio più eclatante non potranno scegliere nulla al di là dei contenitori (il contenuto continuerà ad essere scelto dai gruppi dirigenti) e, se non verranno affrontati i nodi strutturali del “lavoro”, non avranno nulla di meglio in cambio; anzi anche i lievi vantaggi economici annunciati e, sembra per ora, confermati si ridurranno con la progressiva perdita di posti di lavoro sicuri, nella migliore delle situazioni scambiati con posti di lavoro precario o con interventi provvisori di sostegno economico.
Forse qualche intervento un po’ diverso e più coraggioso anche nella struttura istituzionale poteva essere avanzato: ad esempio, l’abolizione del “vitalizio” per i parlamentari sostituita da un computo “vantaggioso” (due anni per uno) dei contributi pensionistici (alla pari dei lavoratori del settore pubblico di livello dirigenziale in missione temporanea all’estero) per gli anni trascorsi a servire lo Stato sulla base della retribuzione certa o presunta del lavoro precedentemente svolto; a tale proposito vi sarebbe l’esigenza che, per accedere ad un ruolo istituzionale parlamentare (Parlamento, Governo o Regione), occorra avere a monte un lavoro al quale, dopo un massimo di due\tre legislature per tutti, si possa ritornare, o perlomeno si debba prevedere un’ “exit strategy” istituzionalizzata che non preveda tuttavia sperequazioni inique a svantaggio dei comuni cittadini. Forse una soluzione diversa ma radicale nel settore centrale dal punto di vista politico ed umano del “Lavoro” ci poteva stare: la proposta di un “salario minimo garantito di cittadinanza” a tutti, a partire dalla disponibilità ad entrare nel mondo del lavoro regolarizzato in modo equo, con il termine “equità” rispettato ed osservato da regole ferree che condizionino tutte le parti in gioco (gli interessi degli imprenditori e la dignità dei lavoratori).
Giuseppe Maddaluno
Leggere
http://www.fabriziobarca.it/viaggioinitalia/wp-content/uploads/2013/06/Left-22-giugno_BARCA.pdf

reloaded giugno 2014 – Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive” SONO IN EFFETTI AMBIGUE

Sono passati due anni ma l’analisi che pubblicai è ancora viva ed attuale – per la STORIA

Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive”
SONO IN EFFETTI AMBIGUE

Occorre fare “Rete” e deve essere a maglie larghe in nome della Libertà e della Democrazia. Quello che serve è superare il muro di silenzio che i “mass media” ( al di là di qualche “strumentale” dissenso da parte di pochissime testate ) stanno imponendo a tutti coloro che esprimono dissenso nei confronti del “conformismo” dilagante che ha visto accrescere il sostegno all’azione di “rinnovamento” a tappe forzate proposto dall’attuale Segretario del PD.
Non è facile dissentire di fronte ad un sostegno così apparentemente ampio, anche perché si rischia di apparire dei conservatori ideologici arroccati nel mantenere posizioni e rendite. Di certo sembra che questo possa essere l’obiettivo giusto della “critica”, ma sta di fatto che la maggior parte di coloro che quelle rendite e posizioni le vogliono “conservare” sono nel “mucchio” dei sostenitori del “rinnovamento”. Occorre ad ogni modo fare attenzione su quanto è accaduto negli ultimi mesi all’interno del Partito Democratico partendo da quanto noi conosciamo in maniera più diretta, che sono alcune realtà locali. Poniamoci una domanda utilizzando la “matematica”: come si attua un “rinnovamento” quando l’80% della vecchia guardia di un gruppo dirigente si ritrova a sostenere il “vincitore” ed i suoi non sempre “vergini” sodali: se dovessi usare un termine “storico” più che rinnovamento scriverei “restaurazione”. E senz’altro anche la Restaurazione di inizio XIX secolo apparve ad una parte considerevole degli Stati europei una scelta rivoluzionaria! Ecco dunque l’ambiguità della terminologia: chi dissente dal “rinnovamento” fatto in queste modalità viene considerato “ideologico e superato” oltre che conservatore, difensore dello “status quo”. E sono terminologie, se vogliamo esser seri, parimenti incentrate su un significato ideologico che nulla di più e di meglio può aggiungere per contribuire ad un vero positivo cambiamento. Il “cambiamento” non c’è stato e non ci può essere se al mutare delle sembianze (identità ed età) non corrisponde un coerente mutamento delle metodologie di approccio ad i temi che valorizzino la Democrazia. Ed infatti la maggior parte di coloro che hanno affollato con entusiasmo e passione – e con un po’ di sana rabbia – i “gazebo” delle Primarie alzando i toni della contesa “rivoluzionaria” si sono, in nome di un mondo nuovo rispetto al “vecchio” da alcuni militanti d’annata rappresentato, ben guardati dall’assumere un impegno più concreto nei Circoli. L’utilizzo del web sembra la panacea ad alcuni di loro ma non tengono conto dell’invecchiamento della popolazione e del relativo analfabetismo tecnologico diffuso su tutti i territori; accanto a questo va aggiunto che la maggior parte dei cybernauti sono “giovani” e, per ragioni molto serie, sono arrabbiati con chi governa perché lo ritengono (abbiano ragione o meno, in questo momento poco importa) responsabile del “disagio” collegato alla perdita di posti di lavoro ed alla non creazione di nuove e concrete opportunità lavorative. E così corrono dietro la “rabbia” di chi si oppone in modo strumentale: i dati statistici sono chiarissimi riguardo all’attenzione con cui la maggioranza dei “giovani” guarda al M5S, guidato da demagoghi populisti rivoluzionari catastrofisti. Il web dunque è già occupato e lo spazio residuale è scarso. Chi si oppone all’interno del PD ha pochi spazi in questo appiattimento generale sulle posizioni fortemente maggioritarie ed è visto come chi, rimanendo fermo sulla riva di un fiume, attende i passaggi dei cadaveri degli avversari. Non possiamo dare questa impressione, conoscendo il nostro attivismo critico; ed allora ecco che emerge la necessità di mettere in piedi un Gruppo che accolga i “Democratici” convinti che l’attuale Dirigenza non sia idonea a rappresentare in modo coerente i principali valori fondanti del Partito.
Se tuttavia continuiamo solo a dircelo fra di noi e non lo esprimiamo rivelando le contraddizioni che sono all’interno dello stesso percorso piegato ad una “democrazia” di comodo non riusciremo mai a far emergere queste nostre posizioni che, se da una parte non vogliamo siano strumentalizzabili, dall’altra desideriamo non accantonare nemmeno temporaneamente come “per necessità contingente”(non è mai il momento e dobbiamo turarci le narici e procedere malgrado) ci viene richiesto. Non vogliamo e non possiamo confonderci con chi a suo esclusivo vantaggio va sbandierando il vessillo della Democrazia contro l’Oscurantismo oppure quello della Speranza contro la Disperazione o quello del Fare contro il Disfare. Lasciamo a costoro il tempo della loro Propaganda Politica e lavoriamo per il “dopo”! non è mica vero che siamo all’ultima spiaggia; questo è il vero “catastrofismo”! come a dire “o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Non abbiamo bisogno di balie; sappiamo ragionare e condividiamo molti aspetti della critica alle istituzioni che, negli ultimi mesi, sembra essere unico appannaggio di chi governa. Se si deve mettere mano agli sprechi lo si faccia con una scelta “costituente” che ridisegni nel complesso o non a pizzichi e bocconi il quadro istituzionale con regole nuove e stringenti. Ma lo si faccia partendo dalla base dei Circoli non dai gruppi dirigenti che penserebbero prioritariamente ai propri interessi.

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GLI ESAMI NON FINIRANNO MAI

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Anche quest’anno sono stato a presiedere una Commissione di Esami di Stato, ma dal punto di vista dell’Amministrazione questa è l’ultima volta, anche se diversamente dai tanti colleghi che ho incontrato e che sognano in questo periodo di andare soprattutto in vacanza vorrei che un’esperienza come questa non mi venisse negata nei prossimi anni. Ma dovrò fare i conti anche con l’età e con la freschezza che verrà a mancare, inevitabilmente.
Non è certamente la volontà di spargere complimenti che mi spinge a ricordare che in simili occasioni si vanno costruendo rapporti qualitativamente alti ed interessanti con persone che – diversamente – non avrei alcuna possibilità di incontrare e di conoscere così bene: e parlo non solo dei colleghi ma anche degli allievi, dai quali entrambi colgo ogni volta lezioni di umanità straordinarie che mi fanno aprire la mente verso nuove conoscenze culturali.
Sarebbe difficile, e rischierei di dimenticare qualcuno di loro, menzionare tutti gli allievi ed i colleghi ma mi sento di ringraziarli collettivamente per la splendida esperienza vissuta tra i corridoi austeri del Convitto Cicognini

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e le stanze più antiche e ricche di storia del Conservatorio San Niccolò.

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Parlerò di questa esperienza in qualcuna delle mie narrazioni antropologiche nei prossimi giorni.