DA GIOVANE – due post di fine marzo scorso…. riprendiamo il cammino

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DA GIOVANE – due post di fine marzo scorso…. riprendiamo il cammino

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 1

Da giovane. In tante altre pagine su questo Blog ho celebrato “Il mio Cinema”. Ho dedicato a quella passione una parte importante della mia vita. Anche in questi giorni continuo ininterrottamente a guardare film attraverso i mezzi domestici. Ma il titolo del post rimanda a quel che facevo quando avevo l’età dell’Alighieri all’inizio del suo viaggio nell’aldilà. Ero ancora a Feltre, dove insieme ad alcuni giovanissimi amici, cinephiles anche loro, avevamo fondato un Circolo di Cultura Cinematografica. Ne ho già parlato in altri post.
Per recuperare quella memoria trascrivo in questa ottava parte alcuni articoli scritti per una rivista del Nordest, “AREANORD”, curata da altri giovani.
In quegli anni alla fine della scuola frequentavo come “critico” alcuni Festival come quello di Pesaro, quello di Cattolica, quello di Venezia.
Gli articoli che vi presento riguardano Pesaro. La Mostra Internazionale del Cinema Nuovo era soprattutto un’occasione di studio sulle cinematografie. Per averne un’idea vi riporto il link dal quale potete recepire pur epidermicamente le caratteristiche.
Nel 1982 venne approfondita la cinematografia magiara e quella jugoslava. Era da poco morto il maresciallo Tito e di lì a breve si sarebbe dissolto il Paese in una guerra civile sanguinosa.

1.
La XVIII edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (12-20 giugno 1982) era quest’anno dedicata a due cinematografie poco presenti nelle nostre sale, quella magiara e quella jugoslava. La programmazione dei films presentati è stata suddivisa in quattro parti: nella stessa giornata, in perfetta concomitanza, venivano proiettati films e videonastri in quattro diversi punti. Questo ha comportato ovviamente nello spettatore una scelta da compiere di volta in volta e la conseguenza di tutto ciò è che si sono perse delle incredibili occasioni per seguire filmetti a dir poco mediocri. Poichè, da quel che si è visto, il cinema che è apparso più interessante è stato quello ungherese, ci sembra giusto, dopo le consuete e meritate lodi al Direttore della Mostra, Lino Miccichè, noto critico de L’Avanti!, formulare delle critiche nei confronti dell’organizzazione per quanto riguarda la scelta dei temi da trattare, delle cinematografie da presentare. Ci è apparsa infatti pretestuosa, e almeno non pienamente motivata la decisione di affrontare il duplice impegno del cinema ungherese e jugoslavo e non riescono a convincerci neanche le motivazioni riportate nell’introduzione fatta alla Mostra. Sarebbe bastato infatti dedicare questa edizione soltanto al cinema ungherese per offrire un’occasione “unica” ed irripetibile agli studiosi ed al grande pubblico: su 128 films presentati, ben 82 appartenevano all’Ungheria e 46 erano invece jugoslavi.
Quest’ultima cinematografia ha deluso, sia per la quasi totale bassa qualità del prodotto(escluso alcuni titoli che ricorderemo più avanti), sia per l’assenza forse di carattere opportunistico o per scelta, del cinema d’animazione, noto ed apprezzato in tutto il mondo, peraltro annunciato nel programma e non presentato: è probabile che, essendosi aperto negli stessi giorni il Festival di Zagabria (dedicato proprio a quel settore), gli organizzatori di quell’evento abbiano preferito tenere “in casa” le pellicole più importanti. Complessivamente, dunque, il cinema jugoslavo ha deluso ed anche il seminario che lo riguardava è stato meno seguito di quello ungherese.

…ottava parte – 1…continua

Joshua Madalon

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 2

intro: L’avvio dell’articolo postato il 27 marzo (mercoledì scorso) aveva una serie di difetti, in primo luogo la ridondanza, la prolissità e poi di conseguenza la pesantezza della struttura. Lo riconosco, anche se non posso per una sorta di scientificità che consenta di comprendere le varie fasi della mia esistenza esimermi dal pubblicarlo. In effetti, poi, le parti successive dello stesso articolo risultano più sciolte, grazie anche alla varietà dei prodotti filmici analizzati.

Chi è che canta laggiù

2.
Fra i film presentati ve n’erano alcuni di buona qualità, che a ragione potrebbero trovare posto nella programmazione delle sale cinematografiche italiane senza perdere nel confronto con i più diffusi e spettacolari prodotti statunitensi. Parliamo del divertente “Koto Tamo Peva” (Chi è che canta laggiù) di Slobodan Sijan, che, dopo il successo ottenuto al Festival di Cannes, potremo vedere nella prossima stagione cinematografica; di “Usijanje” (Incandescenza”) di Boro Draskovic; di “Specijalno Vaspitanje” (Educazione speciale”) di Goran Markovic, un delicato film sull’educazione e sul problema del recupero dei ragazzi emarginati, disadattati, spesso costretti a scoprire la violenza all’interno ed a contatto con le istituzioni. Il ritmo dell’inchiesta che appare dalla visione del film mette in evidenza il precedente lavoro del regista, che aveva prodotto, prima di questo, che è il suo film lungometraggio d’esordio, un numero notevole – una cinquantina – di documentari per la televisione jugoslava. Buona la recitazione di Bekim Fehmiu (il già famoso “Ulisse” televisivo di Franco Rossi) nell’interpretazione di Zarko, un moderno educatore alle prese con dei giovani delinquenti; bravo anche Slavko Stimac nel ruolo del giovane Pera, protagonista della storia narrata. Complessivamente un film che è piaciuto; questo però ci impone una precisazione: i moduli stilistici adottati lo avvicinano notevolmente alle cinematografie occidentali, la recitazione e la vicenda, che si svolge in maniera perfettamente ellittica, lo fanno ritenere un prodotto “industriale” di largo consumo. Il film che ci ha maggiormente entusiasmato è stato “Samo Jednom Se Ljubi” (Si ama una volta sola), terzo film di Rajko Grlic. Speriamo di poterlo rivedere: ci ha ricordato il cinema del compianto Fassbinder, in particolare “Il matrimonio di Maria Braun” (lo stesso Grlic,ammettendo di aver visto “Maria Braun” solo dopo la realizzazione del suo film, vi ha notato delle consonanze). C’è forse la stessa atmosfera drammatica che ha caratterizzato dappertutto, nel dopoguerra, la fase della ricostruzione, foriera di mille e più speranze, ma portatrice di altrettante disillusioni. Ciò che ci ha impressionato di più è stata la capacità di narrare una vicenda sentimentale, senza cadere nel fumettone romantico, ambientata in un momento di intenso dibattito politico, senza per questo incappare in un’opera di agiografia filo-socialista. Anzi, nel rapporto fra i due protagonisti della vicenda narrata, Tomislav (eroe della Resistenza, membro dell’Ufficio Speciale della Milizia Popolare) e Bebèe (danzatrice di balletto classico, appartenente ad un ceto medio-borghese), la politica non è mai preponderante rispetto all’amore.

fine parte ottava – 2….continua

Post dell’autore: Nel prossimo blocco termineremo l’articolo sul cinema jugoslavo e continueremo con quello magiaro.

Joshua Madalon

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