Al di là della mera ritualità, oltre i “sogni”

Al di là della mera ritualità

Di tanto in tanto chi si occupa (chi crede di occuparsi….) di temi politici, avverte il bisogno di mostrare come è in grado di ascoltare il parere della società diffusa (quella parte che la Politica non la pratica, pur avendone specifiche competenze settoriali), pur essendo consapevole che le soluzioni sono più o meno già delineate, all’interno di una serie di “confini” dove i “bisogni” vengono ad essere limitati dagli interessi non sempre per diversi buoni o meno buoni motivi espressi chiaramente. Questa forma di falsa Democrazia è praticata costantemente, soprattutto nella Sinistra. Nella realtà, tutto questo “palcoscenico” serve a costruire provvisorie condivisioni, con una naturale selezione basata su adesioni strumentali, poco utili alla costruzione di una programmazione di media e lunga durata, quella che era (ed è) necessaria per costruire un futuro di cambiamento percepibile realisticamente. Se si vuole rivolgere una critica a chi scrive, vi tolgo dall’imbarazzo: sono perfettamente consapevole che questi meccanismi li ho utilizzati anche io. Anche se, come molti sanno, li ho criticati e denunciati da alcuni decenni. E chi mi segue sul Blog può rendersene conto: sono considerato un polemico ma ne ho ben donde, visto che dopo venti anni a Prato si discute di edilizia scolastica e di dispersione, argomenti che potevano essere affrontati (seriamente) e avviati a soluzione già alla fine del secolo scorso e nei primi anni del nuovo. Nel frattempo, complice anche la pandemia, che ha reso tutto più difficile, si è buttato all’aria tutta la storia del Decentramento. E, questo, per ora, solo per soffermare molto sinteticamente sulle tematiche scolastiche (il Decentramento ha una valenza “universale” ed è la massima interpretazione di volontà democratica partecipativa, a patto che sia riconosciuta sul serio). Poi tratterò dei temi collegati al Lavoro, con particolare attenzione alla “crisi” del Sindacato.

Non basta, ora, riavviare i motori, come se nulla fosse accaduto: occorrerebbe ma è per davvero inimmaginabile che ciò accada, riconoscere gli “errori”, le sottovalutazioni ammantate da un “falso perenne ascolto”. Lo dovrebbero fare quelli che c’erano prima, alcuni dei quali ancora oggi rimangono in sella e lo dovrebbero affermare quelli che vogliono cambiare. Bisogna fare un bagno nell’Umiltà: finora abbiamo ascoltato dichiarazioni e su queste ci si è sperticati in elogi; ma la sostanza tarda a farsi strada, ancor più  se permangono ostacoli alla realizzazione dei “sogni”.

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