LE STORIE 20 – per la parte 19 vedi 12 marzo

Proseguendo nella pubblicazione di alcuni documenti, quella che segue è la “Dichiarazione” (la scesa in campo) di disponibilità da parte di Massimo Carlesi a candidarsi a Sindaco di Prato per la legislatura 2009/2014

1.3. I COMPITI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PER LA SCUOLA

Come abbiamo già rilevato in precedenza, l’impatto della Legge Gelmini finirebbe per acutizzare, anziché risolvere, alcune criticità nel compito dell’Amministrazione Comunale a mantenere il livello dei servizi di sua competenza, con un conseguente impatto negativo nella vita dei bambini e delle loro famiglie.

1.3.1. I servizi alla scuola

Nella nostra città, infatti, i servizi alla scuola (mensa, trasporto, pre-post scuola) hanno ormai raggiunto un alto livello di qualità, incontrando la soddisfazione della maggioranza delle famiglie che ne usufruiscono.

Ad esempio, per il servizio mensa sono state operate delle scelte significative volte a riorganizzare e migliorare la qualità dei pasti forniti, come l’introduzione di “menù biologici”. In questo senso, si potrebbe verificare anche la possibilità nelle scuole di coltivare un piccolo orto, grazie al coinvolgimento di pensionati volontari, i cui prodotti potrebbero essere consumati alla mensa scolastica.

Anche per l’edilizia scolastica, nel suo complesso, si segnala una situazione generale di buona conservazione; tuttavia occorre un’azione di sistematica di verifica per valutare e pianificare gli interventi strutturali necessari (ad es.  la “Pier Cironi” ha bisogno di particolari attenzioni). Vi è ormai l’estrema necessità di creare o completare l’edilizia scolastica all’interno delle nuove aree di insediamento abitativo che si sono sviluppate nelle zone periferiche. Sicuramente andrebbe maggiormente potenziato l’utilizzo dei locali anche al di fuori dell’orario scolastico, da destinare ad attività di animazione socio-culturale, indirizzati anche a giovani e adulti.

Tutto questo potrebbe cambiare in modo radicale nel caso ci trovassimo di fronte a dei forti tagli dei trasferimenti statali che costringerebbero l’AC a riversare gran parte del costo di tali servizi sulla cittadinanza (direttamente o indirettamente).

1.3.2. Le alternative al Tempo Pieno

Innanzitutto, è giusto sottolineare che il Tempo Pieno risponde da anni a due ordini di bisogni: quello dei bambini di vivere quotidianamente all’interno di un contesto significativo sia da un punto di vista educativo che relazionale; quello dei genitori di delegare ad un’agenzia educativa affidabile la custodia e l’educazione dei propri figli durante il tempo trascorso al lavoro, che, data la situazione, richiede sempre maggior quote della giornata ad entrambi i genitori per far fronte alle necessità di “sopravvivenza”. Vi è dunque motivo di temere per la sua cancellazione o drastica riduzione a mero “trattenimento” pomeridiano nei locali della scuola.

Lo Schema di Regolamento pubblicato nel dicembre 2008 ammette le varie possibilità di scelta, per le famiglie, tra 24, 27, 30 e 40 ore di frequenza, ma non transige sulla necessità di far sparire la compresenza degli insegnanti, che finora ha permesso di gestire tante problematiche come le difficoltà di apprendimento o comportamentali, le difficoltà linguistiche degli stranieri, l’insufficiente copertura oraria dei docenti di sostegno e persino la copertura del servizio in caso di assenza improvvisa, dato che le supplenze risultano sempre più difficilmente attivabili. Così anche se il tempo passato all’interno della scuola dai bambini non dovrebbe subire riduzioni, ciò che diminuirà sarà invece la qualità dell’offerta educativa in esso realizzata.

Perciò, anche se nella scuola primaria la scelta del tempo corto (24 ore) e del maestro unico sembra sia una prerogativa della famiglia e non un’imposizione dall’alto, permangono forti dubbi sulla possibilità, da parte della scuola, di continuare ad offrire il servizio del Tempo Pieno così come ad oggi lo abbiamo conosciuto ed a chiunque ne faccia richiesta.