IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – e il senso di responsabilità

Dopo che la classe politica del Partito Democratico (anche e non solo, ma a me interessa particolarmente ciò che “non” fa la compagine partitica che ho contribuito a fondare) ha mostrato di non avere a cuore un ampliamento partecipativo generalizzato nell’avvicinarsi di un appuntamento elettorale significativo, i suoi leader (e i servi sciocchi “pappagalli”) si ostinano a richiamare l’elettorato di suo “presunto” riferimento al “senso di responsabilità”. Accade ciclicamente e quasi mai in periodi non esclusivamente connessi alle elezioni. Mai che si sia avvertito un ripensamento o un annuncio di presa in carico responsabile delle problematiche collegate alla profonda crisi di credibilità che quella forza poltica sta portando a conseguenze che possono essere pericolose per l’assetto democratico di questo nostro Paese, che ha già conosciuto periodi bui, che davvero non vorremmo far rivivere ai nostri figli e nipoti.

Per la verità da più parti partendo da singoli cittadini e gruppi spontanei si era più volte sollecitato un atto formale di revisione dei percorsi, che fosse andato oltre la ritualità congressuale, costruito con obiettivi rigenerativi ricostituenti rifondativi con uno sguardo alle origini dei percorsi della Sinistra costituzionale, PCI PDS DS. Era tutto diventato molto più difficile con la scalata alla Segreteria di Matteo Renzi e suoi fidi, attraverso cordate più o meno al limite della irregolarità (che si aprivano al contributo di larga parte di figure locali appartenenti alle Destre). I dati elettorali avevano cominciato a segnalare questo stato comatoso ma non vi erano stati segnali di resipiscenza.

Lo stesso avvento alla Segreteria di Nicola Zingaretti, dopo le dimissioni di Renzi e l’interregno di Martina, che aveva creato delle speranze, si rivelava giorno dopo giorno come una delle tante utopie, fino a quando il Segretario non decise di “sbattere la porta” mettendo a nudo le “trame” interne del Partito Democratico. Ricorderete quel che scrisse Nicola Zingaretti il 4 marzo 2021 sui social prima di formalizzare quella scelta:

….Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.

Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere…..Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.

…..Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.

Se quelle parole avevano un senso, di certo confermavano quel che da alcuni anni, alcuni di noi andavano denunciando.

Nel prossimo post tratterò nuovamente i temi della “responsabilizzazione” politica, che ha valori etici, al di là delle “ipocrisie” purtroppo tipiche del mondo politico.