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NAPOLI E I CAMPI FLEGREI – la grande bellezza

Festival PozzuoliRione Terra 2casina

 

 

LA GRANDE BELLEZZA  di G. M.

ringrazio le amiche e gli amici che mi hanno accolto e quellei che vorranno accogliermi nelle prossime iniziative comuni – ringrazio Luigi Zeno per la pazienza che ha mostrato, Maria Teresa Moccia Di Fraia per le iniziative che abbiamo realizzato insieme a Peppe Borrone (ringrazio anche lui) e ringrazio Angela Schiavone ed il suo “staff” che mi sta coinvolgendo nella bellissima avventura del Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Libri di Mare libri di Terra che si svolgerà dal 26 al 28 settembre.

ringrazio Claudio Correale per il bel video “Aeris” della sua splendida inestimabile Associazione “Lux in Fabula”

pozzuoli

 

Non è del film che intendo parlare ma dei tantissimi aspetti positivi che ritrovo ogni volta che torno a Napoli e nei miei Campi Flegrei. La “mia” Napoli (ci sono nato nel febbraio del 1947) ed i miei Campi Flegrei (ci sono vissuto fino al 1974 ininterrottamente) sono luoghi “magici” affascinanti e pieni di Storia e di Cultura. In effetti, quando mi dolgo delle attuali condizioni che non sempre contribuiscono a valorizzare questi territori non lo faccio con spirito solo critico. Lo vogliamo chiamare utilizzando termini fiscali come un “tardivo ravvedimento”? diciamo di sì, a patto che non si voglia addossare sulle spalle di chi si è impegnato, si è formato ed ha formato generazioni di allieve ed allievi “extra moenia”, la responsabilità dell’incuria “amministrativa” dei decenni passati anche quelli in cui ero ancora presente in quelle realtà. Nello spostarmi da un posto all’altro ho imparato una lezione che vorrei trasmettere, al di là di sospette aspirazioni personali che vorrei fugare immediatamente: a Feltre ed a Prato le competenze “in fieri”, in formazione”, del sottoscritto e quelle di altre persone “straniere” (“terroni” – a Feltre; “marocchini” a Prato come spesso siamo stati chiamati) sono state accolte e valorizzate come una grande ricchezza aggiunta, un “valore aggiunto”. A Feltre, per raccontarla molto ma molto in breve ho animato culturalmente la città con l’organizzazione di attività cinematografiche (Seminari e Cineforum), fondando anche un Circolo di Cultura Cinematografica; ho operato nella Politica e nel Sociale (Sindacato e Consultori) e, quando sono andato via per trasferirmi in Toscana se la sono davvero presa a male. A Prato ho operato nell’ARCI e nel PCI con tutte le sue “appendici”, fondando nel 1984 il Cinema Terminale d’Essai; ho avuto l’onore di essere Consigliere Comunale e Consigliere Circoscrizionale con delega alla Scuola ed alla Cultura, riuscendo anche ad organizzare momenti significativi dal punto di vista dello Spettacolo (nel corso della mia esperienza comunale ho contribuito in prima persona alla nascita ed allo sviluppo del Teatro Stabile della Toscana, il “Metastasio”. Sono stato Presidente dell’Associazione Film-Video Makers toscani ed ho organizzato tre grandi Rassegne dedicate agli autori giovani della Toscana). Ho realizzato anche alcuni film, soprattutto ma non solo documentari. Negli ultimi anni mi sono occupato della nascita del Partito Democratico ed ho curato gli aspetti culturali di un Circolo politico molto importante del territorio pratese. Per ricordare ed onorare la mia terra ho fondato nel 2008 un’Associazione di Cultura e Politica democratica che ho chiesto (ed ottenuto) di chiamare “Dicearchia 2008”. Ed ora negli ultimi tempi “ritorno a casa” anche se non in modo definitivo, un po’ alla volta.
Quello che ho fatto l’ho certamente prodotto per orgoglio personale; chi mi conosce e mi ha rivisto ha potuto notare che l’attivismo giovanile non si è attenuato e che “una ne faccio e cento ne penso”; chiaramente con l’esperienza diventa più facile elaborare rapidamente dei progetti. Ma è proprio la pratica che poi mi spinge a rallentare senza fermarmi, a riflettere mentre agisco e tutto questo ha solo bisogno che si capisca che poco o nulla si fa da soli ed è necessario da una parte avere una buona compagnia e dall’altra essere disponibili ad insegnare il “mestiere” ad altri, semmai, perché no, giovani.
Ho detto ad amici “sono a disposizione”. L’ho detto con modestia; vorrei non fosse considerata (perché non lo è davvero) falsa. Lo vorrei dire come messer Machiavelli che nella nota lettera XI a Francesco Vettori chiedeva ai Medici (vi risparmio la lezione storica) di poter perlomeno “voltolare un sasso”. Intendeva quel che ho inteso dire io: “sono qua, ho imparato delle cose, poche ma concrete; utilizzatemi! Sono a disposizione!”

LA POETICA DELLE INTERCAPEDINI – “E’ DI VETRO QUEST’ARIA” di Monica Pareschi

 

 

 

Pareschi
e' DI VETRO QUEST'ARIA
CAMPI FLEGREI

 

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI
“E’ di vetro quest’aria” di Monica Pareschi – LA POETICA DELLE “INTERCAPEDINI”
Dopo aver letto un libro, per poterlo comprendere,entro i miei limiti, a pieno, ho la necessità di fermarmi e di riflettere. A volte come in questo periodo nel quale leggo tantissimo, dopo aver finito una lettura ne avvio subito un’altra. A qualcuno questo metodo non piace perché, dice, gli crea confusione. Io sono fatto così: voglio apprezzare la diversità fra uno stile e l’altro, fra un autore e l’altro, fra una storia e le altre, ed è così che mi aiuto in quest’impresa.
“E’ di vetro quest’aria” di Monica Pareschi – edizioni Italic Pequod 2014 appartiene a quei libri (agili nella forma tascabile e non corposi nella stesura di poco più di un centinaio di pagine suddivise in sette racconti brevi – solo uno dei quali – “Il Progetto” – è più esteso) che già prima di finirli vorresti riprendere a leggere.
Lo stile non è di quelli semplici e piani, il livello è colto ed alto e la “rilettura” ti aiuta ad entrare meglio in sintonia con l’autrice. La prosa si avvale di un’esperienza letteraria internazionale, acquisita nel tempo attraverso la traduzione di grandi classici contemporanei (Doris Lessing, Bernard Malamud, James Ballard); la narrazione si caratterizza forse anche per questi riferimenti autoriali per essere calata in luoghi “estranei” alla nostra Cultura, mai banali, mai volgari, di certo elitari e raffinati; le ambientazioni sono gelide, nordiche, anonime, spesso “scialbe ed incolori” come le albe del protagonista de “Il progetto”. La forza della prosa di questo libro risiede nell’incisività, nell’asciuttezza, nel realismo, in una certa magistrale crudezza, una forma di cinismo e di estraneità che spesso porta ad uno sguardo freddo ed esterno rispetto alle vicende narrate. Lo scorrere della vita si realizza nei diversi racconti ed in diversi modi attraverso momenti unici difficilmente comprensibili nell’immediato (ecco perché necessitano di una rilettura). I racconti appaiono come tessere spaiate di diversi puzzle che non riescono ( e se lo faranno, dureranno fatica) a comporsi; sono infatti “tranches de vie”, attimi e sequenze, osservate e seguite con la freddezza di chi si lascia coinvolgere con parsimonia; c’è una quotidianità portata all’eccesso ed esaltata con bravura a livelli letterari sublimi (solo per riferire degli esempi si legga la parte finale di “Corpo a corpo” pag. 34; oppure quella, anche questa conclusiva del già citato “Il progetto” e l’intero coinvolgente racconto “Come in autunno sul boulevard” con le sue atmosfere che non possono essere nascoste ad un cinefilo.
Non esistono, come i più attenderebbero, dei percorsi che si concludono. Gli eventi importanti sono “prima” forse “dopo”. E’ come se si privililegiassero gli “spazi vuoti”, cio che esiste “tra” non ciò che accade “in”. E’ la poetica delle ”intercapedini”.
Leggetelo e rileggetelo, vi farà bene!

NON E’ TEMPO DI NOSTALGIA – JOSEPH FARRELL INTERVISTA FRANCA RAME

 

Farrell e Rame

 

 

Joseph Farrell è uno studioso scozzese (là dove il prossimo 18 settembre si terrà una consultazione referendaria storica) Professo Emeritus di Italianistica, dal 2005 per meriti attinenti all’Italia è Cavaliere della Repubblica. Ha una passione particolare per la Storia della cultura siciliana e per il Teatro italiano, ragion per cui si è avvicinato a due protagonisti importanti del nostro Teatro, Dario Fo e Franca Rame, riconoscendo in loro uno dei pochi esempi moderni ma anche archetipici della costruzione e della pratica teatrale. La storia di Franca Rame (Dario Fo in questo volumetto è visto essenzialmente come il compagno che Franca ha voluto fosse al suo fianco) mantiene le sue forti radici nella Commedia dell’Arte. Franca già dai primi giorni di vita viene portata sul palcoscenico e quindi annusa gli odori e condivide le difficoltà di una vita necessariamente raminga per i paese della Bassa Val Padana. Burattinai e marionettisti, di fronte al mutamento della società coll’avvento della televisione, riconvertono le loro attività in un Teatro improvvisato che si basa sulle vicende reali dei luoghi e dei personaggi, che in questi luoghi agiscono, paese dopo paese con una tecnica, quella dell’ascolto, che era praticata dai teatranti del Seicento. La giovanissima Franca Rame acquisisce questa capacità sul campo, sulle tavole e nei luoghi pubblici frequentati dalle persone vere. Il libro, nel quale Joseph Farrell riporta un’intervista (l’ultima o forse una delle ultime) a Franca Rame, parte per l’appunto dall’esperienza che parte dal basso di un TeatroVita (sociale, civile, politica in senso altolato) che ha caratterizzato la forma mentis della grande attriceautrice scomparsa. Si tratta di “Non è tempo di nostalgia” edito nel 2013 da DELLAPORTA editori. Nella Storia di Franca si inserisce poi con modalità che lei stessa descrive rocambolesche la Vita ed il Genio di Dario Fo. Joseph Farrell ha scritto anche “Dario e Franca. La biografia della coppia Fo – Rame attraverso la storia italiana”. Il titolo è ovvio ma significativo, in quanto seguendo le vicende di questa coppia di artisti si viene a conoscenza di parte notevole della nostra Storia (dal Fascismo all’Antifascismo, dalla Liberazione agli anni del dopoguerra contrassegnati dalla supremazia della Democrazia Cristiana e caratterizzati da un perbenismo diffuso e da una censura pressante, dagli anni di piombo al sequestro Moro, dal femminismo al post-femminismo, dagli anni del Centrosinistra craxiano a quelli del berlusconismo inframmezzati da Mani pulite fino ai giorni nostri). Un libro di Storia, dunque, del Teatro ma anche della Società; della Società ma inevitabilmente del Teatro italiano. E’ piacevole leggere Farrell ed è un piacere ascoltare Franca Rame. Il libro, dopo una breve introduzione di Farrell, si suddivide in 6 parti (1. Figlia d’arte; 2. A nous deux, maintenant!” La prima compagnia Fo-Rame; 3. I giullari del proletariato; 4. Il monumento Dario Fo; 5. Scrittura a quattro mani; 6. Religione di una non credente).

Vorrei chiudere con la parte conclusiva dell’ Introduzione di Farrell che rende onore a Franca Rame per la sua sensibilità civile: “Franca Rame si impegnata, fuori dal teatro, con esseri umani a disagio in questo mondo – i detenuti e le loro famiglie, i disabili, i giovani con problemi di droga. Spesso ha sostenuto che fare l’attrice in fondo non le piace e che se fosse nata in una famiglia di idraulici, sarebbe diventata idraulica. Può darsi, ma quel che è più significativo è il fatto che grazie al lavoro fatto, è riuscita anche a portare avanti le altre cose in cui crede. E questo non è poco. Invece di cercare di moltiplicare varie Franca Rame forse possibili, è meglio celebrare quella che c’è, con le convinzioni e le esperienze esposte da Franca in questa intervista.” BUONA LETTURA

Franca Rame e Farrell

Incontreremo Joseph Farrell il 26 settembre al FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREIFestival Pozzuoli

 

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI – PREMIO “MICHELE SOVENTE” TERZA EDIZIONE

CAMPI FLEGREIFestival Pozzuoli 

Dal 26 al 28 settembre si svolgerà nei Campi Flegrei il Festival della Letteratura – tra Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida scrittori e critici artistici e letterari si confronteranno – è prevista anche l’assegnazione di Premi (in particolare il Premio Sovente dedicato al poeta scomparso nel 2011) – qui in calce troverete il Bando per la partecipazione al Concorso. Con questo “post” intendo contribuire alla conoscenza di Michele Sovente, di cui sono stato amico negli anni del Liceo Classico (lui era in Seminario, io frequentatore laico). Ci siamo allontanati (in verità, sono stato io ad andare via dai Campi Flegrei nel 1974 per lavoro) ed io l’ho incontrato nuovamente nel 2001 alla presentazione di uno dei libri di Ernesto Salemme , “Sogno di un teatro” al Cinema “Sofia”.

Per consentire ai nostri lettori di avere un’idea su quale fosse il livello della poesia di Michele Sovente, utilizzo alcuni video.

 

http://festivaldellaletteraturalibridimarelibriditerra.wordpress.com/bando-di-concorso/

LUX IN FABULA – POZZUOLI NEI CAMPI FLEGREI

Lux in fabulaCAMPI FLEGREI

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mAREY 2MAREY 3CORREALE

 

 

 

Con Claudio Correale c’è sintonia; dopo il primo incontro in questo Agosto 2014 ci siamo incontrati altre due volte e poi ci siamo sentiti a telefono. Al secondo incontro, nel quale Claudio mi aveva preannunciato la proiezione di due video, arrivo da solo: “dov’è la “banda”? mi dice. Ed io, scherzosamente: “mi ha abbandonato”! Il filmato, che presenta in una stanza nella quale, mi dice, di solito si tengono gli incontri culturali: presentazione di libri, proiezioni, discussioni pubbliche, riguarda Etienne Jules Marey, pioniere del pre-Cinema ma soprattutto studioso dei movimenti. La stanza è occupata, oltre che da noi, da un gruppo di giovani che svolgono il servizio civile presso l’Associazione Lux in Fabula e continuano a lavorare, mentre le immagini scorrono, scannerizzando libri rari e procedendo alla loro archiviazione digitale. Fra loro riconosco Alessandra, una giovane laureata in Filologia moderna che presta il servizio civile e che avevo conosciuto ad un “gazebo” dei Giovani Democratici in Piazza della Repubblica un paio di anni fa; con Alessandra si parla, dunque, ma brevemente, di Politica. Il filmato raccoglie molti degli esperimenti fotografici realizzati da Marey a Napoli alla Stazione Zoologica “Anton Dhorn” ancora attiva nella sede della Villa Comunale di Napoli alla Riviera di Chiaia; le immagini sono intervallate da commenti scritti che, oltre a fornirci dati storici e scientifici sulla presenza di Marey a Napoli per alcuni anni, ci riportano anche le impressioni della gente comune che, osservando questo curioso signore utilizzare uno strano strumento molto simile ad un “fucile”, lo etichettarono come “lo scemo di Posillipo”. In effetti si trattava di un “fucile” ma era quello “fotografico”: Marey lo puntava in alto seguendo il volo degli uccelli, ma questo non produceva alcun botto né si vedevano gli uccelli cadere. Era quasi ovvio che il “popolo” naturalmente ignorante lo identificasse come “matto”. Fra le immagini in movimento, oltre a quelle degli animali e dei pesci (Marey utilizzò l’acquario del Dhorn) ci fu quella famosissima dell’onda, quasi certamente riferita ad uno scoglio sotto la costa di Posillipo a pochi passi dall’abitazione del fisiologo e cardiologo francese. Il documentario che Claudio mi mostra è un lavoro specifico dell’Associazione “Lux in Fabula” che è stato presentato anche in sedi importanti come “Città della Scienza” di Bagnoli ed il Museo PAN. Colgo l’occasione per suggerire a Claudio di contattare il mio amico Carlo Montanaro che possiede un Archivio a Venezia e si occupa soprattutto di pre-Cinema. Ma “Lux in Fabula” come ormai già detto in altri articoli si occupa di immagini a tutto tondo e le archivia, utilizzandole per documentare la realtà storica, paesaggistica e culturale soprattutto quella di Pozzuoli e dei Campi Flegrei. Ed utilizza anche nuove e più avanzate tecnologie. Claudio mi mostra un recente documentario sulle bellezze dei nostri territori realizzato con l’uso di droni. Lo guardo e ne apprezzo la qualità; tuttavia mi dice che non può divulgarlo in quanto la musica che fa da sottofondo è tutelata dai diritti autoriali. Prima di lasciare la sede, prometto a Claudio di ritornare; ho in mente di proporre qualche evento in autunno e gliene voglio parlare. Il tempo è breve ed ho bisogno anche di portare delle documentazioni che non ho.
Le produzioni di Lux in Fabula le troviamo su Youtube. E ad ogni modo se volete contattare l’Associazione potete consultare il sito www.luxinfabula.it o scrivere alla mail info@luxinfabula.it Su Facebook trovate anche “Città Vulcano” dove vengono raccolti molti dei materiali su cui i giovani dell’Associazione lavorano ed, ovviamente, anche l’account “Lux in Fabula”.
Ho accennato un velo di “polemica” rilevando nei giorni scorsi che l’Amministrazione comunale di Pozzuoli, sollecitata da Claudio attraverso richieste scritte per usufruire di uno spazio pubblico dignitoso, non ha mai fornito risposte in merito (ciò è quanto mi dice Claudio Correale, ed io gli credo!);qualcuno la chiama “polemica” ma diventerebbe semplicemente uno “stimolo” qualora il Sindaco o l’Assessore alla Cultura avvertisse l’esigenza (io lo chiamerei “dovere”) di dare risposte chiare in merito. Se sono disinformato ditemelo pure!

“TRA LE MACERIE” DI DAVIDE D’URSO – FESTIVAL DELLA LETTERATURA DEI CAMPI FLEGREI

Davide D'Urso 2Festival Pozzuoli

Ho finito da poche ore la lettura di “Tra le macerie” di Davide D’Urso, che incontreremo al Festival della letteratura nei Campi Flegrei – Libri di mare libri di terra a fine settembre. La narrazione scorre ed è piacevole anche se la trama è “inevitabilmente” conchiusa in poche parole. Inevitabilmente in quanto la storia che il nostro autore narra è collegata alle difficoltà enormi che le giovani generazioni incontrano per inserirsi nel mondo del lavoro. Che ai nostri giorni è andato sempre più parcellizzandosi venendo sempre più incontro agli interessi delle aziende e riducendo sempre più il potere contrattuale sia delle organizzazioni sindacali sia dei singoli. Ho utilizzato “inevitabilmente” anche per far comprendere a chi leggerà quelle pagine che si ritroverà di fronte ad un universo fatto di profonde incertezze e che l’autore non inventa (tranne che nel capitolo 29 che è a tutti gli effetti un’Appendice anche se non si tratta del capitolo conclusivo ma del penultimo) storie che non siano “purtroppo” verificabili soltanto a guardarsi intorno e non troppo lontano dal nostro raggio d’azione. In verità, il mondo del lavoro è cambiato notevolmente e continua a cambiare sempre più, peggiorando la qualità della nostra vita, rendendoci sempre più frustrati ed isterici anche quando l’attesa di una “sentenza” di licenziamento è solo potenziale e non reale. La tiritera del “posto fisso” che non c’è più ormai è quasi cosa vecchia, ci abbiamo fatto il callo; così come l’accusa verso i giovani di essere dei “bamboccioni”: e cosa potrebbero fare in queste condizioni le giovani generazioni se non appoggiarsi ai parenti pensionati, al nido paterno e materno? I sogni che si portano dietro dall’infanzia e dalle età successive finiscono vieppiù – quasi per tutti – per infrangersi e la disperazione pervade l’ esistenza delle giovani generazioni. E’ quello che accade a Marco, il protagonista del romanzo “Tra le macerie” scritto da Davide D’Urso; dopo la laurea tenta varie strade (il suo sogno sarebbe quello di diventare “saggista” e ci prova ma con le difficoltà che chi conosce le vicende editoriali non farà fatica a comprendere), qualche concorso, scrive recensioni per un giornale, lavora in una libreria nel periodo più intenso delle vendite di libri scolastici, si inserisce stabilmente (è un paradosso limitato al tempo del romanzo) in un call-center, dove riesce ad emergere con la sua cultura e costruisce delle solide amicizie. La vita privata di Marco è tranquilla e serena; ha una ragazza bella, elegante e comprensiva, figlia della borghesia ricca della città (siamo a Napoli, non l’ho ancora detto?); con Valeria vive in un quartierino in affitto sui Quartieri spagnoli. Ha pochissimi amici; come accade di norma, dopo i percorsi universitari ognuno ha cercato la sua strada ed a Marco che stenta ad imboccarne una dignitosa sembra che quella degli altri sia di gran lunga la migliore. Ma i tempi, quasi per tutti, sono cambiati. In effetti, sono peggiorati, perché già ai miei tempi (consentitemi questo personalismo!), e siamo negli anni Settanta del secolo scorso, la strada più rapida per inserirsi nel mondo del lavoro senza che si avessero canali speciali e privilegiati era quella del Nord. Ed infatti i vecchi “amici” si incontrano per una cena e scoprono di avere sempre meno cose in comune su cui confrontarsi (viene in mente anche all’autore il film di Scola “C’eravamo tanto amati”!): finisce quasi male. E no, finisce proprio male! Marco trascina la sua esistenza lenta, ormai disperando sul suo futuro di “scrittore”, nel call-center fin quasi alla fine del romanzo.
Non intendo svelarvi il finale che è nella maniera assoluta la parte più intrigante del libro che rende comprensibile ed affascinante la prima parte che, forse per mia personale difficoltà, ho trovato più lenta, un po’ ovvia. Ma il fatto è che una Storia di un giovane ai nostri giorni è fatta di stremanti attese, di disperazioni, di frustrazioni, di umiliazioni e, leggendo quelle pagine, ho avvertito la responsabilità di tutto questo. NOI sessantenni e via dicendo abbiamo davvero fatto così poco per i nostri figli ed i nostri nipoti; non dico singolarmente, ma “collettivamente”, politicamente e socialmente.
Per tutto questo e altro che sottolineerò quando ci vedremo a fine settembre nei Campi Flegrei invito a leggere il libro di Davide D’Urso “Tra le macerie”.  (J.M.)

Davide D'Urso

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – 26-28 SETTEMBRE 2014

Davide D'UrsoDavide D'Urso 2

Vado concludendo la lettura del libro di Davide D’Urso – fra qualche ora lo recensirò – “Tra le macerie” racconta vicende fondamentalmente ahimè normali di un gruppo di giovani e di uno in particolare, Marco, in una Napoli contemporanea oppressa come gran parte del nostro paese da una profonda crisi lavorativa (nessuno si salva, anche i suoi amici, coetanei tutti trentenni, apparentemente fino a poco tempo prima più fortunati). Alcuni capitoli si inoltrano nell’universo dei call-center con le sue gerarchie e le sue atmosfere da GF orwelliano. Ma le passioni prevarranno? uno spiraglio sembra annunciarsi.  Il “domani è un altro giorno” della Rossella di Mitchell e Fleming verrà anche per Marco? Finisco la lettura e ve lo dico.

DOLORI E GIOIE – ritorno nei Campi Flegrei – LUX IN FABULA (prima parte)

Rione Terra 2Rionew TerraAulitto giardinoCORREALE

DOLORI E GIOIE

Era stata una scusa anche abbastanza evidente, quella di chiedere il permesso di pubblicare sul mio Blog alcuni video. Nelle settimane precedenti già in almeno due post avevo utilizzato quel materiale; ma avevo in animo già da qualche mese, da quando ero ritornato sui miei antichi passi, sulle orme giovanili, e si potrebbe dire “per le antiche scale” scomodando Tobino, che tuttavia trattava argomenti un tantinello più seri, di incontrare i responsabili di “Lux in Fabula”, associazione che ha sede proprio lungo le scale delle Rampe dei Cappuccini a Pozzuoli. Di “Lux in Fabula” avevo sentito, dopo le mie prime re-incursioni in terra flegrea, parlare molto bene (e lo avevano confermato i materiali abbondanti e significativi che avevo compulsato ininterrottamente scrivendo su Pozzuoli e la sua storia contemporanea) ma, allo stesso tempo, sentivo dire da amici che, per mancanza di fondi (la sede in cui l’Associazione risiede è in affitto), il rischio di chiusura era incombente. Questa ipotesi mi sollecitava ancor più a prendere contatto con chi in questi anni si è adoperato per costruire e far crescere “Lux in Fabula”. Sono naturalmente curioso ma, in questo caso, avvertivo la profonda necessità intellettuale di incontrare Claudio Correale; un messaggio un po’ ipocrita sulla chat di Facebook “posso utilizzare le immagini del documentario da voi realizzato sul bradisismo del 1970”? E da qui il contatto si è aperto; è arrivata l’”autorizzazione”, ho chiesto di incontrarli e nel giro di poche ore ho anche fissato. Estate 2014, non troppo calda, anzi davvero “irregolare” come tante delle vicende che si accavallano ai nostri tempi; stavolta vengo giù con mia moglie Mariella e ci raggiungeranno poi i figli Lavinia e Daniele. L’estate è quasi sempre avara di contatti umani: di solito le amiche e gli amici rincorrono le loro attività programmate per le vacanze – il mare, la barca, i viaggi. Ma i tempi stanno cambiando e la crisi ci permette di mantenere o riprendere antiche amicizie. E non è un caso che, arrivati sotto il portone freschi di un viaggio che ha avuto i momenti più difficili proprio sulle strade campane e flegree. abbiamo incrociato un amico “storico”, Enzo Aulitto, ed abbiamo cominciato a progettare, come spesso ci è capitati di fare in passato senza entusiasmi da parte mia, consapevole delle distanze e dell’asincronia che costringeva a non impegnarmi. Ma ora abbiamo ritrovato una sintonia diversa; gli parlo di “Lux in Fabula” e dell’appuntamento già preso e lui come al solito rilancia e mi parla di suoi progetti per i quali chiede la mia collaborazione. Ne parleremo. Intanto si fissa per andare da Claudio Correale due pomeriggi dopo…… L’appuntamento con Enzo è nella campagna della casa materna; la presenza della madre è palpabile pur nella sua corporea assenza, ne vedo sul figlio chinato a raccogliere ed ordinare sterpaglie l’ombra eterna, diafana, incorporea ma comunque presente e viva. Filmo le immagini con la mia piccola agile Toshiba sia nel campo disordinato ma fertile (non è dal “caos” che è iniziata la “Vita”?), che per un attimo mi viene da paragonare alla manzoniana “vigna di Renzo” cap.XXXIII dei Promessi Sposi, sia nelle stanze del “Sancta Sanctorum” della produzione artistica nel suo atelier al primo piano. Da lì ci spostiamo a piedi – saranno cinquecento metri tutti in discesa – verso la sede di “Lux in Fabula”. Negli anni precedenti c’ero passato tante volte ed avevo sempre riflettuto su cosa significasse quella scritta su una tavoletta di legno sospesa sul braccio portante di un lampione in una delle curve pianeggianti delle Rampe Cappuccini, presupponendo si trattasse dell’opera di un burlone, non più di questo. Ora sapevo, invece! Si arriva alla porta e si scopre che non esiste un campanello come in tutte le nostre case ma, un po’ all’antica, occorre utilizzare le nocche per annunciarsi. Ci apre una giovane sorridente che sa del nostro appuntamento e ci invita ad entrare. La sede, già dall’ingresso è angusta e vetusta ed è resa ancor più stretta dalla presenza di oggetti vari al di fuori dei mobili già colmi (lo scopriremo dopo) di scatole metalliche contenenti pellicole, oggetti vari utili per lavorare sulle pellicole, strumenti che ricostruiscono i percorsi del pre-cinema. Nella sala principale (presumibilmente un soggiorno), la più luminosa, sedie e tavoli ricolmi di strumenti e di libri con cui i giovani, che poi sapremo impegnati nel “servizio civile”, operano, utilizzando tecnologie moderne per digitalizzare documenti e libri rari mettendoli a disposizione della collettività. Ci accolgono con grande cordialità e ci annunciano a Claudio che dopo pochi secondi è lì con noi. E’ chiaro – almeno per noi – che vogliamo sentire lui, che ci parli dell’Associazione, che ci illustri le attività, dalle più lontane alle più recenti e, soprattutto, ci spieghi quali sono le difficoltà e le prospettive. Claudio è, come tante altre persone e forse più, un fiume in piena nel raccontarci i progetti realizzati e quelli da realizzare ma è anche una persona provata dall’insensibilità (vi prego, cari Amministratori, di credere che vorrei essere smentito!) degli Enti pubblici locali nei confronti del lavoro suo e di tanti giovani cooperanti nel provvisorio “servizio civile”. Il lavoro di “Lux in Fabula” è utilmente sussidiario a quello di un Ente pubblico come un Archivio, una Biblioteca e va difeso e tutelato, soprattutto poi quando alla fin fine ha costi molto limitati. E Claudio, che trovo giustamente “depresso” e demotivato a continuare la sua battaglia in questa realtà, annuncia che quasi certamente si sposterà a Napoli, se la richiesta di essere ospitato in qualche locale dell’ex Albergo dei Poveri andrà a buon fine. Con Napoli ha attivato iniziative in particolare sul “Pre-Cinema” in ambienti prestigiosi come il PAN e “Città della Scienza” e “Lux in Fabula”  è quindi ampiamente accreditata e titolata. Ma a Pozzuoli e nei Campi Flegrei ha costruito un ricco Archivio Audiovisivo e Documentale soprattutto – ma non solo – sugli anni del bradisismo. Gli chiedo di rivederci a breve; Claudio vuole farmi vedere alcune produzioni importanti su Etienne Jules Marey, antesignano del pre-Cinema,  e sui Campi Flegrei ripresi con il supporto di tecniche che utilizzano i droni. Ne parlerò prossimamente.

 
Ho inserito questa riflessione nella serie di “Gioie e dolori” nel far ritorno alla mia terra perché trovo sconvolgente che una classe dirigente sia così miope dal non impegnarsi a valorizzare il lavoro di persone e di Associazioni che si occupano della “memoria” dei nostri territori e costituiscono l’asse portante della Cultura moderna riuscendo ad interessare e coinvolgere realtà anche lontane, ma sensibili e curiose verso la Conoscenza. Bisognerebbe essere in grado di superare le invidie e le gelosie ed osservare senza questi vincoli le diverse realtà operanti; e, per farlo, occorrerebbe guardare questo mondo con occhi primitivi, ingenui e scevri da quelle sovrastrutture che pesano enormemente per consentire a chi si occupa del “bene pubblico” di poter bene operare.

FESTIVAL DELLA LETTERATURA LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – CAMPI FLEGREI (NA) 26-28 SETTEMBRE 2014

libro di antonella-cilento

 

cilento

 

Questa è solo un’anticipazione; ho finito ieri sera di leggere il libro di Antonella Cilento, “Lisario o il piacere infinito delle donne”. Non mi capita da molto tempo di sentire il desiderio di percorrere le pagine l’una dopo l’altra incuriosito dagli eventi narrati. Il libro è piacevole, avvincente, coinvolgente. E’ una grande gioia per me seguire le storie narrate e sarà un grande piacere poter conoscere l’autrice che dimostra una notevole maestria, portando a compimento le sue “lezioni” di scrittura creativa. Antonella Cilento sarà a Pozzuoli e nei Campi Flegrei (Baia, Bacoli, Fusaro) fra il 26 ed il 28 settembre ospite del Festival della Letteratura organizzato da “Il Diario del Viaggiatore” e da Angela Schiavone.

Nelle prossime ore scriverò una recensione più articolata sull’opera, che consiglio vivamente per la lettura.