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Il rottamatore impenitente verso il declino

Il rottamatore impenitente

Avrei desiderato fare a meno di scrivere intorno a questo tema, ma finisco per cedere alla provocazione inferta al Paese da quel personaggio davvero inqualificabile nel senso peggiorativo del termine che non si è posto alcun riguardo verso una realtà sempre più emergenziale le cui responsabilità non possono essere addebitate in modo esclusivo o prevalente al Governo ed al suo attuale Premier.

Non sono stato tenero e silente sulle manchevolezze dell’Esecutivo, pur riconoscendo oggettivamente (non sarebbe molto difficile comprovare quel che in tantissimi hanno affermato) che non vi fosse  – e non vi sia – un’alternativa migliore. Chi oppone critiche molto spesso populistiche nel senso peggiore di questo termine al lavoro del Governo non ha mostrato di possedere le qualità per affrontare la crisi pandemica: in qualche caso le “proposte” (oscene) dell’Opposizione apparivano ed appaiono di gran lunga molto – ma molto – più pericolose per la Salute pubblica. Tra costoro sarebbe stato logico non ci fosse stato alcun rappresentante della coalizione al Governo.  Invece l’impazienza e una profonda incapacità politica che fa impallidire lo stesso ceppo di provenienza del protagonista di tali esternazioni, e cioè quel comportamento tipicamente “democristiano” cinico e spietato, a “qualcuno” non sono mancate. Le battaglie politiche si sono da sempre svolte in campo aperto anche in modo crudo ma si usciva dai consessi con visioni unitarie, in modo particolare nei periodi più difficili della nostra storia repubblicana.

Sbagliato lo stile, sbagliato il modo, sbagliato il “tempo” e soprattutto l’esito.

C’è un coro unanime di disapprovazione ed il riconoscimento di una profondissima irresponsabiità, che è stata utilizzata per scopi incomprensibili se non attinenti ad una prevalenza egoistica di poter “finalmente” ritornare “in auge”(!) sulla scena politica. Indubbiamente il signor “poco più che nulla” c’è riuscito e probabilmente così facendo sembra si stia anche giocando una parte dello scarsissimo consenso che aveva “acquistato”(!).

In queste ore si avverte una forma tardiva di resipiscenza, anche se si potrebbe semplicemente trattare di un escamotage per mantenere compatto il gruppetto di parlamentari; mostrare disponibilità  a rivedere le proprie posizioni  giocando semmai su qualche virgola o punto e virgola di cui poter vantare, a ragione o “a torto”, la primogenitura.

Ad ogni modo, poiché ho notato che anche nel Partito Democratico la sortita non è piaciuta, spero proprio che sia stato, questo degli ultimi giorni, se non proprio l’ultimo, uno degli ultimi tentativi di truccare le carte del gioco nobile della Politica da parte dell’Infante recalcitrante e rottamatore “fallito”.

…e continuo a riproporre un mio post del 12 dicembre u.s….segue nuovo post in giornata

dopo l’attacco virulento e fuori misura di Matteo Renzi al Premier Conte ripropongo tre miei post con un Preambolo

DENTRO IL LOCK DOWN riprendiamo a parlare dei rischi per la tenuta democratica

In questi ultimi giorni si è intensificato lo scontro all’interno della coalizione governativa; in realtà è stata una “parte” minima, ma essenziale dal punto di vista numerico, ad alzare la voce, il tiro contro il Presidente del Consiglio.  Il suo leader, Matteo Renzi, lo ha fatto con quell’impeto e quella tracotanza che lo hanno reso odioso alla maggioranza del popolo italiano. Sembra quasi provare una certa invidia nei confronti del Premier, che mostra ampia resilienza in un tempo orrendo come quello che stiamo passando. Conte mantiene un aplomb invidiabile ma mostra di avere una profonda empatia condivisiva e non divisiva e scostante verso i problemi della gente più debole, che in questo momento è sempre più numerosa.

Il leader di “Italia Viva” non ha proprio nulla da recriminare: laddove fosse reale la preoccupazione che mostra dovrebbe ben riconoscere che in quel tentativo di sovvertimento che aveva proposto con un nuovo impianto costituzionale sonoramente bocciato nel referendum del 4 dicembre 2016 egli aveva messo in campo ben più di quanto oggi il Presidente del Consiglio Conte nel suo “Governo di emergenza nazionale” potrebbe attuare.

Non sono affatto pentito  – mai come ora e davanti a questo teatrino della Politica – di aver lasciato il Partito Democratico “dell’era Renzi”; quello attuale è ancora infettato da supporter vecchi – e qualche “nuovo” – di quel personaggio, i cui consensi  oscillano tra il poco meno del 3 e poco meno del 4 per cento. Tali risultati attestano con grande evidenza che una parte dei sostenitori “renziani” sono rimasti all’interno del Partito Democratico pronti a far contare posizioni “esterne”.

Non stimo Renzi e non stimo coloro che lo hanno supportato. Ciò nonostante confermo di avere espresso  la stessa critica in modo accorato ma pacato e ragionevole con le mie “preoccupazioni” collegate al fatto che, finito il tempo dell’emergenza, non si riuscisse a fare a meno di scelte estreme.

Ho pubblicato nei giorni scorsi tre post collegati tra loro con un titolo chiaro:    I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi 

Parte 1

In questi giorni ho trattato in modo quasi quotidiano i temi del lockdown e le mie riflessioni hanno oscillato tra pessimismo ed ottimismo, anche se i miei punti cardinali di riferimento sono stati e rimangono Gramsci e Pasolini.

Non mi ripeto e per questo oggi il pendolo si piega verso il negativo, il pessimismo.

A indurmi in tale impantanamento hanno contribuito un virologo ed una “compagna” di avventure politiche.

Mi spiego meglio, superando il cripticismo.

Esistono pochi, anche se a volte ci appaiono in tanti, che hanno veementemente professato il loro rifiuto verso l’utilizzazione di vaccini; allo stesso tempo esistono alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia. Ai primi non ho mai dato credito, perchè forte è stato il controllo sugli esiti dalla somministrazione dei prodotti a salvaguardia di alcune diffuse e terribili patologie e non vi è stato alcun riscontro intorno alla loro pericolosità. Ai secondi ho riservato invece una forma di scetticismo, motivato dalla consapevolezza dell’esigenza di interventi pur temporanei che fossero rigorosi energici e risoluti ancor più di quanto non sia poi stato attuato.

Questo, in sintesi, quel che ho creduto fino a pochi giorni fa: verso i secondi sono stato molto più prudente di quanto non abbia fatto con i primi, ai quali proseguo ad assegnare degradanti patenti.

Pur tuttavia, quando l’altro giorno un autorevole virologo ha cominciato a nutrire qualche dubbio sull’efficacia dei vaccini così rapidamente a quasi-diretta disponibilità delle masse, ho avviato una riflessione, che va oltre: mi sono chiesto e non trovo risposte adeguate se fossero state svolte le opportune necessarie verifiche su fasce di età diversificate scientificamente ed in particolare su possibili interazioni nocive tra vaccino antinfluenzale e quelli che dovranno contrastare il Covid19.

Collegato a quel che potrà significare, con esiti positivi, l’inoculazione del vaccino contro il Coronavirus19, ho allargato la mia visione “pessimistica” al fatto che, dovendosi trattare di un prodotto estremamente necessitato per la “vita” di tutti, nessuno escluso  – a partire dai più anziani e più deboli (che notoriamente sono categorie affini), la disponibilità potrebbe variare a seconda della qualità economica del mercato.

Apparentemente quel che ho scritto qui sopra è di una eccezionale gravità e si potrebbe ascrivere ad uno stato di prostrazione pessimistica eccezionale. Ma di tanto in tanto mi è capitato di sentire di peggio e di sentirlo non in modo furtivo ma con dichiarazioni esplicite. Spero siano solo mie “voci di dentro” malevoli. Ma quando fuori ai nosocomi nelle grandi città ci sono file di ambulanze in attesa e nei corridoi gli ammalati attendono di poter essere collocati a seconda della gravità delle loro condizioni allorquando non vi sono alternative logistiche a disposizione ed è assai urgente intervenire, si procede ad una scelta drammatica.

….a questo punto  interrompo il mio “scriptum” e riporto uno degli articoli dai quali si rileva che le mie parole non sono personali “ubbìe” di vecchio decrepito:

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 09-12-2020 Roma, Italia Politica Senato – informativa del Presidente del Consiglio su Consiglio Europeo e MES Nella foto: Mateo Renzi IV Photo Mauro Scrobogna /LaPresse December 09, 2020  Rome, Italy Politics Senate – information from the President of the Council on the European Council and the ESM In the photo: Mateo Renzi IV

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 09-12-2020 Roma, Italia Politica Senato – informativa del Presidente del Consiglio su Consiglio Europeo e MES Nella foto: Mateo Renzi IV Photo Mauro Scrobogna /LaPresse December 09, 2020  Rome, Italy Politics Senate – information from the President of the Council on the European Council and the ESM In the photo: Mateo Renzi IV

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_09/coronavirus-scegliamo-chi-curare-chi-no-come-ogni-guerra-196f7d34-617d-11ea-8f33-90c941af0f23.shtml


Questa è una “situazione di guerra”.

2.

Mi sono fermato perchè era giusto che si comprendessero meglio le mie preoccupazioni. In realtà non sono solo mie: occorre mantenere alta la guardia. Non sarà tutto vero ma non bisogna mai sottovalutare qualche dubbio; non si può far prevalere una sorta di correttezza istituzionale mentre qualcuno sotto traccia potrebbe meditare reazioni e rivincite antidemocratiche, liberticide. Potrebbe! E se può, utilizzando la sua “libertà” contro quella dei tanti, fiaccando le menti, colpendole ai fianchi quotidianamente con bollettini di guerra continuativi, bisogna attrezzarsi. Questa pandemìa furiosa sta piegando le forze, indebolendo le energie, mortificando le forme associative, limitando il dibattito civile se non quello che si va svolgendo sui social. Cosa devo raccontarvi, cosa aggiungere che non sappiate già?!

Ritornando al primo gruppo dei “no vax” o assimilati ai quali come ho scritto non credo nella maniera più assoluta sono qui anche a spiegare il motivo per cui ne ho parlato e poi apparentemente ho svicolato sul tema. La mia preoccupazione maggiore è sulla qualità dei vaccini e sui suoi costi effettivi, quelli che andranno a carico delle popolazioni. Penso di essere ancora abbastanza fortunato, insieme a tante persone che vivono in questa parte del Mondo che si chiama Occidente, in quanto vi è la certezza della disponibiità delle necessarie dosi di quel prodotto, che con il passare dei giorni, delle settimane e probabilmente di qualche mese potrà far emergere anche gli aspetti meno positivi, laddove – come ci si preoccupa – questi esistessero davvero. Ho accostato il tema della non disponibilità per tutti – pensando ai paesi poveri dove i dati del contagio non sono mai stati attendibili e stimolano gli osservatori a congetturare scenari davvero cupi e pericolosi per il resto dell’umanità (“il virus non si è modificato” è quel che si dice, ma ciò non toglie che non possa in seguito accadere, finendo per provocare accanto ad una devastazione di tipo ecologico ambientale un’ecatombe di tipo planetario).  Questo è lo scenario apocalittico che dobbiamo esemplarmente tenere d’occhio; se la scelta della produzione di massa dei “vaccini” non si pone l’obiettivo della gratuità a vantaggio del fruitore finale, soprattutto i più deboli e poveri, i diseredati della Terra, non farà altro che destinare il Pianeta ad una autodistruzione.

Non avrà alcun valore il livello di Civiltà raggiunto nè il grado di Governo del Mondo.

Non potremo raccontarcelo.

E ritorno a trattare dei “secondi”, ovvero quegli “alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia”. Abbiamo subito pensato che fossero “fuori luogo”, ed in realtà lo erano, perché scendevano in piazza, negando fossero reali i numeri delle vittime, quelle scene strazianti delle “camere di terapia intensiva” dove esseri ormai irriconoscibili lottavano tra il poco di vita che rimaneva e la morte che avanzava, e quelle lunghe file di camion militari con salme che non potevano essere accompagnate dagli affetti più cari. Visionari, dunque? Forse soltanto inopportuni; anche perché con tutto quello che sta ancora oggi accadendo e tutto quello che si annuncia per le prossime settimane e forse mesi e mesi ancora una preoccupazione io la manterrei ben desta.

3.

Quel che pavento in questi “post” deve essere utile a scongiurare simili scenari apocalittici.

Non basterà che qualcuno lo scriva, che lo dica e che uno sparuto gruppo di supporter lo confermi; bisognerà lavorare sodo per recuperare un “volgo disperso” sofferente al di là di quanto sia oggi possibile immaginare, oltre le privazioni oltre i lutti ben oltre le sofferenze fisiche e morali, psicologiche e reali. Se rimane in noi un lievito di serenità con il quale poter riuscire a concretizzare un pensiero complesso non piegato sulle proprie miserie, dovremo ricostruire il nostro tempo e rimettere in ordine il tutto per il futuro, che non potrà essere del tutto uguale a quel recente passato che in tanti sembrano voler rapidamente, il più velocemente possibile, recuperare.

n questi giorni ferve con intensità il dibattito sulla necessità di riaprire, in qualsiasi modo, molte tra le attività commerciali e turistiche; si rischia di rimettere in moto la circolazione del virus con una velocità ben superiore a quella finora espressa nelle due fasi, la seconda ancora in corso seppur in lieve flessione. C’è in una parte degli imprenditori – come quelli che si occupano delle località turistiche sulla neve – la “giusta” idea che si corrano rischi di impresa cui essi tengono in modo molto netto e specifico e temono “giustamente” per il loro futuro. Hanno tutte le buone ragioni da portare avanti; ma non intendono, ed in realtà non possono nemmeno del tutto, assumersi la responsabilità, considerarsi colpevoli, dei danni altrettanto gravi e oggettivamente incommensurabili che potrebbero provocare, ridando forza alla diffusione della pandemìa. In linea di massima si sarebbe anche potuto mantenere aperte tante altre realtà operative (ristoranti, alberghi, musei, teatri, cinema, centri commerciali, impianti sportivi, ecc…) già nella prima fase; ma sarebbero occorsi alcuni elementi che oggettivamente sono mancati: a questo punto sarebbe stato stato utile una sollecitazione “virtuosa” da parte delle Opposizioni (che in questa fase qui nel nostro Paese afferiscono in modo esclusivo alle Destre) ad utilizzare metodi severi ed energici per tutti con la scelta di regole prescrittive rigorose sia nella fase teorica propositiva sia in quella immediatamente successiva attuativa ed applicativa. Le Destre dovrebbero possedere dentro il loro DNA questa potenzialità; ma in questo Paese purtroppo (! – lo dico a forte ragion veduta) la Destra è semplicemente caratterizzata da una parte dalla voglia di essere “contrari” a prescindere con lo scopo di rosicchiare un po’ alla volta consensi alle forze di Governo, dall’altra parte sostengono posizioni negazioniste oscurantiste, dall’altra ancora si ergono a paladini esclusivi delle parti produttive che, in gran numero, hanno usufruito di vantaggi di carattere economico. E questo modo di essere delle Destre in definitiva “non collaborativo”, in un momento in cui è opportuno  e – forse anche “vincente”,  finisce per  ingenerare un “corto circuito” che sospinge, in un drammatico gioco delle parti, il Governo a produrre scelte ambigue non così forti da poter rapidamente, dopo un periodo di difficoltà, consentire una ripresa dignitosa per l’intero Paese.

dopo l’attacco virulento e fuori misura di Matteo Renzi al Premier Conte ripropongo tre miei post con un Preambolo

dopo l’attacco virulento e fuori misura di Matteo Renzi al Premier Conte ripropongo tre miei post con un Preambolo

DENTRO IL LOCK DOWN riprendiamo a parlare dei rischi per la tenuta democratica

In questi ultimi giorni si è intensificato lo scontro all’interno della coalizione governativa; in realtà è stata una “parte” minima, ma essenziale dal punto di vista numerico, ad alzare la voce, il tiro contro il Presidente del Consiglio.  Il suo leader, Matteo Renzi, lo ha fatto con quell’impeto e quella tracotanza che lo hanno reso odioso alla maggioranza del popolo italiano. Sembra quasi provare una certa invidia nei confronti del Premier, che mostra ampia resilienza in un tempo orrendo come quello che stiamo passando. Conte mantiene un aplomb invidiabile ma mostra di avere una profonda empatia condivisiva e non divisiva e scostante verso i problemi della gente più debole, che in questo momento è sempre più numerosa.

Il leader di “Italia Viva” non ha proprio nulla da recriminare: laddove fosse reale la preoccupazione che mostra dovrebbe ben riconoscere che in quel tentativo di sovvertimento che aveva proposto con un nuovo impianto costituzionale sonoramente bocciato nel referendum del 4 dicembre 2016 egli aveva messo in campo ben più di quanto oggi il Presidente del Consiglio Conte nel suo “Governo di emergenza nazionale” potrebbe attuare.

Non sono affatto pentito  – mai come ora e davanti a questo teatrino della Politica – di aver lasciato il Partito Democratico “dell’era Renzi”; quello attuale è ancora infettato da supporter vecchi – e qualche “nuovo” – di quel personaggio, i cui consensi  oscillano tra il poco meno del 3 e poco meno del 4 per cento. Tali risultati attestano con grande evidenza che una parte dei sostenitori “renziani” sono rimasti all’interno del Partito Democratico pronti a far contare posizioni “esterne”.

Non stimo Renzi e non stimo coloro che lo hanno supportato. Ciò nonostante confermo di avere espresso  la stessa critica in modo accorato ma pacato e ragionevole con le mie “preoccupazioni” collegate al fatto che, finito il tempo dell’emergenza, non si riuscisse a fare a meno di scelte estreme.

Ho pubblicato nei giorni scorsi tre post collegati tra loro con un titolo chiaro:    I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi 

Parte 1

In questi giorni ho trattato in modo quasi quotidiano i temi del lockdown e le mie riflessioni hanno oscillato tra pessimismo ed ottimismo, anche se i miei punti cardinali di riferimento sono stati e rimangono Gramsci e Pasolini.

Non mi ripeto e per questo oggi il pendolo si piega verso il negativo, il pessimismo.

A indurmi in tale impantanamento hanno contribuito un virologo ed una “compagna” di avventure politiche.

Mi spiego meglio, superando il cripticismo.

Esistono pochi, anche se a volte ci appaiono in tanti, che hanno veementemente professato il loro rifiuto verso l’utilizzazione di vaccini; allo stesso tempo esistono alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia. Ai primi non ho mai dato credito, perchè forte è stato il controllo sugli esiti dalla somministrazione dei prodotti a salvaguardia di alcune diffuse e terribili patologie e non vi è stato alcun riscontro intorno alla loro pericolosità. Ai secondi ho riservato invece una forma di scetticismo, motivato dalla consapevolezza dell’esigenza di interventi pur temporanei che fossero rigorosi energici e risoluti ancor più di quanto non sia poi stato attuato.

Questo, in sintesi, quel che ho creduto fino a pochi giorni fa: verso i secondi sono stato molto più prudente di quanto non abbia fatto con i primi, ai quali proseguo ad assegnare degradanti patenti.

Pur tuttavia, quando l’altro giorno un autorevole virologo ha cominciato a nutrire qualche dubbio sull’efficacia dei vaccini così rapidamente a quasi-diretta disponibilità delle masse, ho avviato una riflessione, che va oltre: mi sono chiesto e non trovo risposte adeguate se fossero state svolte le opportune necessarie verifiche su fasce di età diversificate scientificamente ed in particolare su possibili interazioni nocive tra vaccino antinfluenzale e quelli che dovranno contrastare il Covid19.

Collegato a quel che potrà significare, con esiti positivi, l’inoculazione del vaccino contro il Coronavirus19, ho allargato la mia visione “pessimistica” al fatto che, dovendosi trattare di un prodotto estremamente necessitato per la “vita” di tutti, nessuno escluso  – a partire dai più anziani e più deboli (che notoriamente sono categorie affini), la disponibilità potrebbe variare a seconda della qualità economica del mercato.

Apparentemente quel che ho scritto qui sopra è di una eccezionale gravità e si potrebbe ascrivere ad uno stato di prostrazione pessimistica eccezionale. Ma di tanto in tanto mi è capitato di sentire di peggio e di sentirlo non in modo furtivo ma con dichiarazioni esplicite. Spero siano solo mie “voci di dentro” malevoli. Ma quando fuori ai nosocomi nelle grandi città ci sono file di ambulanze in attesa e nei corridoi gli ammalati attendono di poter essere collocati a seconda della gravità delle loro condizioni allorquando non vi sono alternative logistiche a disposizione ed è assai urgente intervenire, si procede ad una scelta drammatica.

….a questo punto  interrompo il mio “scriptum” e riporto uno degli articoli dai quali si rileva che le mie parole non sono personali “ubbìe” di vecchio decrepito:

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 09-12-2020 Roma, Italia Politica Senato – informativa del Presidente del Consiglio su Consiglio Europeo e MES Nella foto: Mateo Renzi IV Photo Mauro Scrobogna /LaPresse December 09, 2020  Rome, Italy Politics Senate – information from the President of the Council on the European Council and the ESM In the photo: Mateo Renzi IV

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_09/coronavirus-scegliamo-chi-curare-chi-no-come-ogni-guerra-196f7d34-617d-11ea-8f33-90c941af0f23.shtml

Questa è una “situazione di guerra”.

2.

Mi sono fermato perchè era giusto che si comprendessero meglio le mie preoccupazioni. In realtà non sono solo mie: occorre mantenere alta la guardia. Non sarà tutto vero ma non bisogna mai sottovalutare qualche dubbio; non si può far prevalere una sorta di correttezza istituzionale mentre qualcuno sotto traccia potrebbe meditare reazioni e rivincite antidemocratiche, liberticide. Potrebbe! E se può, utilizzando la sua “libertà” contro quella dei tanti, fiaccando le menti, colpendole ai fianchi quotidianamente con bollettini di guerra continuativi, bisogna attrezzarsi. Questa pandemìa furiosa sta piegando le forze, indebolendo le energie, mortificando le forme associative, limitando il dibattito civile se non quello che si va svolgendo sui social. Cosa devo raccontarvi, cosa aggiungere che non sappiate già?!

Ritornando al primo gruppo dei “no vax” o assimilati ai quali come ho scritto non credo nella maniera più assoluta sono qui anche a spiegare il motivo per cui ne ho parlato e poi apparentemente ho svicolato sul tema. La mia preoccupazione maggiore è sulla qualità dei vaccini e sui suoi costi effettivi, quelli che andranno a carico delle popolazioni. Penso di essere ancora abbastanza fortunato, insieme a tante persone che vivono in questa parte del Mondo che si chiama Occidente, in quanto vi è la certezza della disponibiità delle necessarie dosi di quel prodotto, che con il passare dei giorni, delle settimane e probabilmente di qualche mese potrà far emergere anche gli aspetti meno positivi, laddove – come ci si preoccupa – questi esistessero davvero. Ho accostato il tema della non disponibilità per tutti – pensando ai paesi poveri dove i dati del contagio non sono mai stati attendibili e stimolano gli osservatori a congetturare scenari davvero cupi e pericolosi per il resto dell’umanità (“il virus non si è modificato” è quel che si dice, ma ciò non toglie che non possa in seguito accadere, finendo per provocare accanto ad una devastazione di tipo ecologico ambientale un’ecatombe di tipo planetario).  Questo è lo scenario apocalittico che dobbiamo esemplarmente tenere d’occhio; se la scelta della produzione di massa dei “vaccini” non si pone l’obiettivo della gratuità a vantaggio del fruitore finale, soprattutto i più deboli e poveri, i diseredati della Terra, non farà altro che destinare il Pianeta ad una autodistruzione.

Non avrà alcun valore il livello di Civiltà raggiunto nè il grado di Governo del Mondo.

Non potremo raccontarcelo.

E ritorno a trattare dei “secondi”, ovvero quegli “alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia”. Abbiamo subito pensato che fossero “fuori luogo”, ed in realtà lo erano, perché scendevano in piazza, negando fossero reali i numeri delle vittime, quelle scene strazianti delle “camere di terapia intensiva” dove esseri ormai irriconoscibili lottavano tra il poco di vita che rimaneva e la morte che avanzava, e quelle lunghe file di camion militari con salme che non potevano essere accompagnate dagli affetti più cari. Visionari, dunque? Forse soltanto inopportuni; anche perché con tutto quello che sta ancora oggi accadendo e tutto quello che si annuncia per le prossime settimane e forse mesi e mesi ancora una preoccupazione io la manterrei ben desta.

3.

Quel che pavento in questi “post” deve essere utile a scongiurare simili scenari apocalittici.

Non basterà che qualcuno lo scriva, che lo dica e che uno sparuto gruppo di supporter lo confermi; bisognerà lavorare sodo per recuperare un “volgo disperso” sofferente al di là di quanto sia oggi possibile immaginare, oltre le privazioni oltre i lutti ben oltre le sofferenze fisiche e morali, psicologiche e reali. Se rimane in noi un lievito di serenità con il quale poter riuscire a concretizzare un pensiero complesso non piegato sulle proprie miserie, dovremo ricostruire il nostro tempo e rimettere in ordine il tutto per il futuro, che non potrà essere del tutto uguale a quel recente passato che in tanti sembrano voler rapidamente, il più velocemente possibile, recuperare.

n questi giorni ferve con intensità il dibattito sulla necessità di riaprire, in qualsiasi modo, molte tra le attività commerciali e turistiche; si rischia di rimettere in moto la circolazione del virus con una velocità ben superiore a quella finora espressa nelle due fasi, la seconda ancora in corso seppur in lieve flessione. C’è in una parte degli imprenditori – come quelli che si occupano delle località turistiche sulla neve – la “giusta” idea che si corrano rischi di impresa cui essi tengono in modo molto netto e specifico e temono “giustamente” per il loro futuro. Hanno tutte le buone ragioni da portare avanti; ma non intendono, ed in realtà non possono nemmeno del tutto, assumersi la responsabilità, considerarsi colpevoli, dei danni altrettanto gravi e oggettivamente incommensurabili che potrebbero provocare, ridando forza alla diffusione della pandemìa. In linea di massima si sarebbe anche potuto mantenere aperte tante altre realtà operative (ristoranti, alberghi, musei, teatri, cinema, centri commerciali, impianti sportivi, ecc…) già nella prima fase; ma sarebbero occorsi alcuni elementi che oggettivamente sono mancati: a questo punto sarebbe stato stato utile una sollecitazione “virtuosa” da parte delle Opposizioni (che in questa fase qui nel nostro Paese afferiscono in modo esclusivo alle Destre) ad utilizzare metodi severi ed energici per tutti con la scelta di regole prescrittive rigorose sia nella fase teorica propositiva sia in quella immediatamente successiva attuativa ed applicativa. Le Destre dovrebbero possedere dentro il loro DNA questa potenzialità; ma in questo Paese purtroppo (! – lo dico a forte ragion veduta) la Destra è semplicemente caratterizzata da una parte dalla voglia di essere “contrari” a prescindere con lo scopo di rosicchiare un po’ alla volta consensi alle forze di Governo, dall’altra parte sostengono posizioni negazioniste oscurantiste, dall’altra ancora si ergono a paladini esclusivi delle parti produttive che, in gran numero, hanno usufruito di vantaggi di carattere economico. E questo modo di essere delle Destre in definitiva “non collaborativo”, in un momento in cui è opportuno  e – forse anche “vincente”,  finisce per  ingenerare un “corto circuito” che sospinge, in un drammatico gioco delle parti, il Governo a produrre scelte ambigue non così forti da poter rapidamente, dopo un periodo di difficoltà, consentire una ripresa dignitosa per l’intero Paese.

LA FAVOLETTA DEL BAMBINO E DELLA PALLA – con una serie di suggerimenti collegati alle responsabilità istituzionali di un leader

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LA FAVOLETTA DEL BAMBINO E DELLA PALLA

Qualche anno fa, era d’estate, mi trovavo sulla riviera della Versilia più o meno all’altezza della Versiliana a Marina di Pietrasanta; ero là per espletare le mie funzioni di Presidente di una Commissione di Esami di Stato, quelli detti “di Maturità” ed incontrai, tra le altre persone lì presenti, una signora fiorentina, della provincia di Firenze, e più precisamente di Rignano sull’Arno, che raccontò a me e ad un amico che era passato a trovarmi alcuni suoi ricordi degli anni in cui sua figlia era piccola e con lei si recava ai giardinetti della Parrocchia a passare i pomeriggi primaverili e della prima estate. In quegli anni (erano i primi anni Ottanta) erano molti i bambini che trascorrevano il loro tempo in quegli spazi ed alcuni di loro, soprattutto i maschietti ma anche qualche bambinetta come sua figlia, sceglievano di giocare con il pallone, scimmiottando i loro beniamini della “Viola” (erano gli anni di Antognoni, Graziani e Galli). Tra questi ve n’era uno, particolarmente aggressivo e volitivo, molto accentratore e pieno di sè, di quei bambini che a volte ti risultano odiosi “a pelle” (è grave dirlo, ma sfido chiunque a negare che dentro di noi non emerga in quelle situazioni un po’ di Erode). Arrivava con il suo pallone e pretendeva già all’età di cinque anni di scegliersi i compagni di squadra, di solito quelli più bravi (amava vincere, ovviamente, gli interessava ben poco trascorrere il suo tempo giusto per rimanere là in un posto così bello ed ameno a divertirsi come di solito fanno tutti i bambini e le bambine di questo mondo); ma non sempre gli andava bene: a volte accadeva che la “squadretta” da lui scelta non funzionava e gli toccava rischiare di perdere. E allora? ehhhh, e allora – diceva la simpatica signora – prendeva il pallone e scappava via!
Ora, come ho scritto sopra nel titolo, questa sembra una “favoletta” ma è la realtà. E non è una realtà molto lontana: d’altronde dagli anni Settanta ad oggi sono passati poco più che quaranta anni; quel bambino ne ha infatti più o meno tanti, di anni. Ed ama (o forse, amava) dire che “lui” no, non porterà via il “pallone” quando avesse perso qualche battaglia politica. E sì, perché è proprio di “lui” che si parlava!

Per la cronaca l’attuale Presidente del Consiglio (p.g.r.) lo ha dichiarato il 19 novembre del 2012

http://www.affaritaliani.it/toscana/tra-renzi-e-bindi-un-nuovo-scontro191112.html?refresh_cens

“Io dico che se perdiamo non porterò via il pallone, ma alcuni amici di Rignano mi hanno mandato email dicendomi che non è vero, perché quando perdevo da piccolo nel campo della parrocchia portavo via il pallone”

Ora si è infilato in una battaglia “politica” campale intorno alle questione referendarie sulle modifiche costituzionali e va dicendo che, se perde, torna a casa insieme alla sua compagine. Eh no, caro, troppo comodo! Non camuffare tale scelta come forma di responsabilità, altrimenti rendi evidente che le scelte che hai difeso e continui a difendere sono di natura “personale” o rispondono ad “ordini” esterni di gruppi di potere (quegli stessi che “governano” la Finanza internazionale ed i mezzi di comunicazione di massa). Se, come io spero, vince il NO responsabilità governativa – di fronte ad espressione popolare – sarebbe quella di ascoltare le critiche ed agire da Capo di un Governo degno di questo ruolo.
Se è vero che non vuoi più portar via “la palla” ascoltaci! Vai avanti ed assumi come tue le scelte che il popolo democraticamente (se è il SI a vincere, comportati da persona sensibile ed attenta anche a chi ha dissentito ed ha perso; se è il NO accogli le critiche e procedi nel “cambiamento”. Non è da una sola parte – quella “tua” che viene la richiesta di cambiare. Non imbrogliare le “carte”! Non tutti coloro che criticano questo tuo disegno istituzionale vogliono che si torni indietro; forse, ma è questo che a me sembra tu non voglia (ed i motivi per cui non vuoi non attengono a mancanza di intelligenza), chiedono anche maggiore coraggio nell’affrontare la questione: abolizione del Senato “tout court”, una revisione dei rapporti Stato-Regioni e delle competenze esclusive di queste ultime, regole molto dettagliate e severe per l’accesso alla Politica e permanenza in questa con incarichi retribuiti.